Green Building Council Italia e l`impegno dell`Università di Ferrara

Green Building Council Italia e l’impegno dell’Università
di Ferrara
di Marco Mari
Il nostro paese si trova in questo momento a dover fronteggiare contemporaneamente numerose sfide: rilanciare l’economia e recuperare competitività; favorire il rilancio qualificato dell’occupazione; allineare le
proprie iniziative con le indicazioni internazionali, e in particolare europee, in materia di politiche ambientali; risanare città e territori dai rischi ambientali e dal declino sociale, economico e culturale. Esiste un ambito di intervento che consente di rispondere contemporaneamente a
queste sfide: la rigenerazione urbana e territoriale. In tale ottica il Green
Building Council Italia, Associazione non-profit, che fa parte di una rete
internazionale, rappresenta un motore di trasformazione del mercato
edile italiano: l’ultimo protocollo, in fase di definizione, pone Ferrara al
centro dell’attenzione, in quanto è guidato da rappresentanti del socio
Università di Ferrara, e dal relativo Dipartimento di Architettura.
L’uscita da questa crisi profonda e pervasiva dipenderà anche dalla capacità di aggiornare i paradigmi di riferimento del mercato immobiliare
e dello sviluppo urbano; dalla capacità di introdurre elementi innovativi
nel prodotto edilizio e nell’offerta urbanistica, dalla seria considerazione
dei temi ambientali ed energetici, dalla trasparenza dei processi e dalla capacità dei territori di coinvolgere tutti i soggetti attivi interessati a realizzare interventi basati sulla centralità della qualità del progetto, la certezza
dei tempi e la valutazione e certificazione degli effetti e delle qualità delle
trasformazioni.
La qualità “certificabile” dell’intervento non è e non sarà più una questione di nicchia, ma una condizione indispensabile a richiamare gli investimenti di imprese e famiglie la cui propensione e capacità di spesa sarà
sempre più vincolata alla ricerca di investimenti sicuri.
Come dimostrano le esperienze di altri molti paesi europei, e alcuni
casi italiani, la rigenerazione urbana e territoriale è un ambito dove
l’azione congiunta di pubblico e privato può sviluppare vantaggi economici e sociali di assoluta rilevanza rimettendo in circolo patrimoni edilizi
e territoriali sviluppati in particolare nel dopoguerra che oggi versano in
condizioni di degrado per le loro inadeguate caratteristiche strutturali, ti-
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Dalla crisi a nuovi
orizzonti dello
sviluppo urbano
Cogliere le
opportunità che
ci indica e ci offre
l’Europa
pologiche, energetiche e ambientali. In questo ambito non si può trascurare l’importanza della propria cultura, delle proprie radici culturali e peculiarità. Sopratutto per l’Italia il tema degli “edifici storici” è di cruciale
importanza. Se consideriamo la composizione del patrimonio edilizio italiano, è interessante notare come circa il 30% del parco immobiliare italiano è stato costruito prima del 1945 e costituisce un’area particolare di
interesse in relazione sia ad interventi di sostenibilità, sia di restauro e conservazione, rivestendo un grande patrimonio storico-culturale. Oltre il 45%
è invece costituito da edifici costruiti dopo il 1945, dunque senza particolari accorgimenti alla sostenibilità o anche al solo tema energetico per
limitare i consumi; il consumo medio di questi immobili è stimato in circa
160 kWh/mq anno. Entrambe le categorie di edifici costituiscono una reale
problematica, o se vogliamo, una incredibile opportunità di miglioramento, qualora si volesse agire coerentemente alle indicazioni provenienti
dall’Europa.
L’Europa sta rilanciando la stagione della rigenerazione urbana e ambientale.
Il pacchetto per il clima e la Direttiva per l’efficienza energetica1 degli edifici spinge verso edifici e città a zero emissioni e nella recente proposta di aggiornamento2 votata il 13 settembre 2012, introduce misure obbligatorie, tra le quali: obiettivi per la riqualificazione degli edifici pubblici
dell’ordine del 3% della superficie totale degli edifici climatizzati posseduti ed occupati dal Governo centrale di ogni stato membro; piani di risparmio energetico per le aziende pubbliche; audit energetici per tutte le
imprese di grandi dimensioni.
La Carta di Lipsia impegna la Commissione EU e gli Stati Membri a
sviluppare risanamento delle periferie, con politiche integrate che sappiano
coniugare ambiente, società, economia, cultura. I programmi di investimento europeo si concentrano sull’edilizia e sulle città: da programmi
come JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in
City Areas), ai fondi strutturali per il recupero di efficienza energetica e
di coesione sociale, agli investimenti della BEI per le città che firmano il
Patto dei Sindaci per il Clima o che si impegnano a sviluppare Smart grid.
Ancora una volta possiamo dire di avere una situazione italiana con
(1) Nello specifico si faccia riferimento alla Direttiva 2010/31/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia, Recast
della direttiva 2002/91/CE DEL Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre
2002 sul rendimento energetico nell'edilizia.
(2) Nello specifico si faccia riferimento alla Proposal for a Directive of the European Parlament and of the Council on energy efficiency e repealing Directives 2004/8/EC e
2006/32/EC.
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“ampi spazi di miglioramento”, difatti, la normativa italiana in termini di
rendimento ed efficienza energetica in edilizia non è conforme alle disposizione relative ai certificati energetici, secondo quanto indicato dalla
Corte di Giustizia della Commissione Europea. Vari sono stati i richiami,
le multe ed i provvedimenti di infrazione avviati già nel 2006, basti pensare che, in merito agli attestati di certificazione energetica, la legislazione
comunitaria prevede che le trattative di compravendita immobiliare permettano ai futuri acquirenti di tracciare un quadro completo delle prestazioni dell’edificio e dei relativi costi. Attualmente la normativa italiana non
contempla questo requisito per tutti gli edifici e comprende inoltre deroghe
all’obbligo di certificazione che non sono previste dalla Direttiva europea.
In questo contesto la rigenerazione urbana e ambientale, che si è già
affermata negli ultimi vent’anni come uno degli assi principali dell’attività urbanistica ed edilizia in tutto il mondo, in Italia assume il ruolo di
una strategia fondamentale per riportare qualità e identità nelle nostre città;
un’opportunità straordinaria per rispondere alle sfide delle trasformazioni
socio-economiche in corso, dei cambiamenti climatici e degli inderogabili impegni in campo energetico.
L’Italia ha una importante tradizione di rigenerazione urbana attuata negli ultimi quaranta anni nei centri storici e nelle aree dismesse, ma la dimensione di questa opportunità è ancora lontana dalle necessità di oggi.
Il campanello d’allarme sul molto lavoro che resta da fare suona nei
dati che illustrano i forti cambiamenti sociali in corso nelle aree urbane
centrali (perdita di funzioni e abitanti), la continua occupazione di nuovo
suolo sino alla saturazione di alcuni ambiti territoriali (fondovalli, zone
costiere e aree periurbane), la delocalizzazione delle attività produttive e
di servizio, la crescita continua dei comuni di cintura, che non riuscendo
a riprodurre le qualità della città storica e consolidata (pluralità di funzioni,
relazioni complesse, spazi pubblici funzionali, ecc) rischiano di rimanere
periferie.
Il modello di crescita adottato nel secondo dopoguerra ha causato un
peggioramento della qualità ambientale di città e quartieri, dove si sono
perse bellezza e identità tipiche della nostra storia, costruendo quartieri
sempre più soffocati dalle auto, privi di spazi pubblici dove incontrarsi o
camminare, dove l’inefficienza energetica delle case si è trasformata in ulteriore carico economico per fasce sociali più deboli. Per non parlare della
cancellazione di importanti ambienti naturali e agricoli di pregio.
Il Green Building Council Italia (GBC Italia) è un’associazione no profit Partecipata da una pluralità di attori pubblici e privati rappresentativi
della filiera dell’edilizia sostenibile, aperta e inclusiva e basata sulla valorizzazione della partecipazione dei Soci.
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La rigenerazione
urbana:
da intervento
puntuale a strategia
di sviluppo
sostenibile
Green Building
Council: un motore
di trasformazione
Nasce in Italia nel 2008 e fa parte della rete internazionale dei GBC;
è membro del World GBC cui aderiscono ad oggi oltre 90 associazioni per
oltre 120 paesi, e partner di USGBC. Con queste associazioni condivide
gli obiettivi di:
• favorire e accelerare la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile, guidando la trasformazione del mercato;
• sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’impatto che le modalità di progettazione e costruzione degli edifici hanno sulla qualità
della vita dei cittadini;
• fornire parametri di riferimento chiari agli operatori del settore;
• incentivare il confronto tra gli operatori del settore creando una community dell’edilizia sostenibile.
GBC Italia promuove un processo di trasformazione del mercato
edile italiano: il sistema di certificazione legato al marchio LEED stabilisce, infatti, un valore di mercato per i “green building”, stimola la competizione tra le imprese sul tema delle performances ambientali degli edifici e incoraggia comportamenti di consumo consapevole anche tra gli
utenti finali.
GBC Italia è un’organizzazione in grado di mettere in rete le più competitive imprese italiane ed internazionali operanti nel segmento dell’edilizia sostenibile e di facilitare il dialogo tra le comunità professionali
più qualificate
Grazie a un accordo di partenariato con USGBC, GBC Italia adatta alla
realtà italiana e promuove il sistema di certificazione indipendente
LEED® – Leadership in Energy and Environmental Design – e definisce
per l’Italia i protocolli di certificazione, i cui parametri stabiliscono precisi criteri di progettazione e realizzazione di edifici salubri, energeticamente efficienti e a impatto ambientale contenuto.
Dopo la realizzazione del protocollo Leed Italia NC 2009 per la certificazione delle nuove costruzioni e delle grandi ristrutturazioni3, nel
marzo 2012 è stato lanciato il protocollo Gbc Home per l’edilizia residenziale, e l’associazione sta lavorando al fine di completare l’offerta con
la trasposizione di principali protocolli statunitensi, tra questi è ormai
avanzata la realizzazione di Gbc Quartieri, che verrà rilasciato entro la fine
del 2012 ma anche quella del protocollo dedicato alla gestione e manutenzione degli edifici esistenti – adattamento dell’americano Leed
Eb:O&M – in merito, GBC Italia sta operando nel progetto Leed international di U.S.GBC in seno al World GBC, con l’obiettivo di sviluppare
(3) Con il termine grande ristrutturazione si intende un intervento che impatti perlomeno
su involucro ed impianti.
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un protocollo per gli edifici esistenti dedicato al mercato europeo, progetto
che abbiamo l’onore di presiedere.
Nell’ambito della certificazione in tema di edilizia sostenibile l’evoluzione è incredibile e si sta facendo molta strada. In tale contesto,
LEED®4 è un sistema di protocolli dedicati alla valutazione e certificazione della sostenibilità degli edifici più diffuso al mondo per il quale si
contano oltre 600 milioni di metri quadrati di opere per i progetti certificati o registrati per ottenere la certificazione. In Italia, per esempio, oltre
2 milioni di mq sono in via di certificazione con i protocolli Leed-GBC,
per un valore totale stimabile in 3 miliardi di euro. Sempre nel nostro
Paese, abbiamo già tre casi esemplari che hanno ottenuto la classificazione
‘platinum’ –ovvero il maggiore livello raggiungibile all’interno del sistema
di certificazione Leed – e numerosi altri esempi che dimostrano come il
buon costruire italiano sia in grado di raggiungere livelli di eccellenza.
I protocolli introducono nell’edilizia un innovativo e concreto processo
di controllo che rappresenta una garanzia per tutti gli operatori, dalla proprietà, agli inquilini, agli utenti. Sono strutturati per permettere la misura
oggettiva delle performance dell’edificio mediante un rigoroso processo
di certificazione in fase progettuale, realizzativa e di utilizzo.
Il sistema di certificazione è volontario e basato su esperienze internazionalmente validate che hanno come risultato non solo edifici ecocompatibili ed economicamente vantaggiosi sotto il profilo energetico, di
minore produzione dei rifiuti e ridotto uso di acqua potabile, ma portatori
di un insieme di esternalità positive: maggiore comfort e salubrità degli
ambienti interni, servizi tecnologici integrati, ricorso alla mobilità alternativa e una maniera responsabile di contribuire in prima persona alla salvaguardia ambientale.
Il sistema di certificazione LEED rappresenta un quadro flessibile che
permette ai gruppi di progettazione e costruzione di valutare la strategia
che ottimizza il rapporto tra edificio ed ambiente circostante, tenendo
conto di sette aree:
• Sostenibilità del sito
• Gestione delle acque
• Energia e atmosfera
• Materiali e risorse
• Qualità ambientale interna
• Innovazione nella progettazione
• Priorità regionale.
(4) LEED è l’acronimo di «Leadership in Energy and Environmental De-sign»,
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I protocolli di
certificazione
LEED-GBC
Italia
Il protocollo
Historic Building
e l’impegno
dell’Università
di Ferrara
Partecipazione
dei soci attraverso
i Comitati.
Le politiche europee degli ultimi anni confermano la volontà di procedere verso la realizzazione di interventi di qualità che nello stesso
tempo tutelino le caratteristiche peculiari degli edifici esistenti rispetto alla
realizzazione di nuove costruzioni. Riflettendo sui dati di composizione
del patrimonio immobiliare italiano e sul binomio culturale-storico che da
sempre caratterizza il nostro paese, risulta chiara la sfida intrapresa da
GBC Italia: definire un nuovo protocollo di valutazione della sostenibilità delle ristrutturazioni di edifici storici. Tale scelta trova fondamento,
oltre che nelle premesse, anche nel voler confrontare e integrare due diverse culture: da un lato i criteri di sostenibilità del sistema LEED e dall’altro il patrimonio di conoscenze del restauro storico e conservativo italiano. Uno standard innovativo, che mira a promuovere la cultura della
conservazione sostenibile e favorire il dialogo tra i soggetti istituzionali
e il mondo della progettazione.
In tale contesto, GBC Italia oltre a lavorare sulla trasposizione di protocolli già esistenti ed utilizzati a livello mondiale, detiene il primato di
essere il primo e unico attore aderente alla community del world Green
Building Concil a lavorare alla realizzazione del primo sistema di rating
per edifici storici, il protocollo Historic Building (HB), progetto al quale
abbiamo dato avvio a Venezia lo scorso 22 giugno 2012 in un meraviglioso
evento a Palazzo Ducale.
l cuore dell’associazione consiste nella struttura a “Comitati”, all’interno dei quali i soci possono esprimere le specifiche competenze nel
campo dell’edilizia, valorizzare l’individualità all’interno della comunità
attraverso la creazione di sinergie, influenzare il mercato mediante aggregazioni dei singoli e individuare e implementare le scelte strategiche
per GBC Italia. Dunque è doveroso sottolineare che tutti i risultati conseguiti dalla associazione GBC Italia sono possibili grazie alla collaborazione dei Soci aderenti all’associazione, che forniscono su base volontaria un nutrito gruppo di esperti, oltre che alla collaborazione tecnica dello
staff della associazione. Il comitato che sta procedendo alla realizzazione
del nuovo protocollo HB è guidato da rappresentanti del socio Università
di Ferrara, e dal relativo Dipartimento di Architettura. Fanno parte del comitato un nutrito gruppo di esperti, tra i quali un Referente del Ministero
dei Beni Culturali.
Come ogni protocollo appartenente al sistema LEED, il protocollo
GBC Italia Edifici Storici (HB) parte da una consistente base scientifica
ed è strutturato tenendo in considerazione il fatto che il mercato del recupero e del restauro coinvolge una realtà internazionale: il nuovo protocollo HB è dunque correlato alle peculiarità tipiche dell’area italiana ma
legato alle dinamiche europee e mondiali al fine di definire uno strumento
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valido e verificato da esportare, utilizzabile sia da parte delle autorità preposte alla tutela sia dagli operatori coinvolti nei singoli interventi di recupero, in Italia ma anche dagli operatori internazionali.
Ai fini della comprensione del protocollo GBC Italia Edifici Storici,
è importante comprendere cosa si intende per edificio storico: “Qualsiasi
manufatto edilizio antecedente al 1945 che presenta un processo edilizio
pre-industriale (in termini di fasi, operazioni e operatori), materiali e tecniche costruttive pre-industriali (spontanee e locali) ed elementi tecnici
realizzati attraverso processi pre-industriali.”
Ogni protocollo LEED ha, ai fini dell’applicazione, delle condizioni essenziali, nel caso di HB queste possono essere riassunte in quattro macro
direttrici:
1) Periodo di costruzione:l’edificio deve essere stato costruito prima del
1945 per una porzione pari ad almeno il 70% (in m2 di superficie frontale) degli elementi tecnici esistenti; sono esclusi dalla valutazione tutti
gli impianti di fornitura servizi, infissi interni ed esterni;
2) Destinazione d’uso: l’edificio deve avere una destinazione d’uso, che
nel caso può essere residenziale, commerciale, istituzionale, ricettiva,
artigianale, religiosa o mista, fatte salvo le funzioni produttive o assimilabili (industria pesante, spazi a condizioni ambientali controllate);
3) Intero edificio: i manufatti edilizi oggetto dell’applicazione del protocollo devono prevedere l’intervento su almeno un edificio nella sua
interezza, inteso come particella catastale, costituita dalla totalità dei
relativi subalterni (uno o più);
4) Ristrutturazione: i manufatti edilizi oggetto dell’applicazione del protocollo devono essere sottoposti a interventi di conservazione, riqualificazione o recupero/integrazione di edifici esistenti, ovvero riguardare le ristrutturazioni importanti, intese come interventi che
coinvolgono elementi rilevanti degli impianti di climatizzazione e il
rinnovo o la riorganizzazione funzionale degli spazi interni, valutando le possibilità di miglioramento prestazionale dell’involucro edilizio, compatibilmente con la salvaguardia dei caratteri tipologici e costruttivi dell’edificio esistente. L’edificio deve rispettare un “indice
quantitativo minimo di conservazione degli elementi tecnici esistenti”
del fabbricato all’interno del progetto, come di seguito specificato;
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Il protocollo GBC Italia Edifici Storici si basa sul protocollo LEED® 2009
Italia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni. Poiché i protocolli della famiglia LEED® sono strutturati in aree tematiche (SS, GA, EA, MR, QI,
IP e PR), anche nel caso del protocollo per edifici la situazione è similare,
nello specifico, il protocollo prevede l’inserimento di una nuova area tematica, denominata “Edificio Storico”, all’interno della quale convogliare i temi specifici riguardanti gli aspetti inerenti il processo di conservazione, riqualificazione, recupero e/o integrazione degli edifici storici.
Le peculiarità del nuovo protocollo sono molte; a titolo di esempio si riporta di seguito un elenco non esaustivo di tematiche inerenti gli edifici
storici.
• Indagini preliminari (indagini storico – documentali; lettura morfo-tipologica; analisi delle tecniche costruttive; analisi dei caratteri stilistici).
• Indagini diagnostiche sui materiali e sulle forme di degrado.
• Indagini diagnostiche sulle strutture.
• Valorizzazione dei sistemi esistenti per il controllo del comfort termico
outdoor (Esempio: portici, vegetazione, spazi aperti coperti, ecc.).
• Valorizzazione dei sistemi esistenti per il controllo del comfort termico
indoor (Esempio: massa termica, buffer space, sistemi di ventilazione).
• Integrazione degli impianti in modo compatibile con l’edificio esistente
(Esempio: attenzione alla presenza di superfici decorate o elementi architettonici di pregio e agli elementi strutturali dell’edificio).
• Compatibilità fisico-chimica dei materiali integrati (Esempio: utilizzo
di malte compatibili, metalli compatibili, ecc.).
• Reversibilità dell’intervento (Esempio: uso di tecnologie reversibili).
• Minimo intervento (Esempio: privilegiare una progettazione volta al
minimo intervento, nell’ottica di far convergere i principi di sostenibilità
con quelli del restauro).
• Valorizzare i sistemi esistenti per il controllo delle acque meteoriche,
promuovendo una gestione efficiente (ad esempio, cisterne, sistemi di
allontanamento delle acque piovane).
Il piano di marcia per il rilascio del nuovo protocollo vede un primo passo
entro fine 2012 con il rilascio definitivo delle linee guida, sulla base delle
quali, il comitato, oltre alla produzione tecnico-scientifica, potrà focalizzarsi sulla sperimentazione delle singole scelte mediante il supporto di casi
studio. Ovvero, interventi, a livello di progetto o in fase di cantiere, in cui
la committenza è interessata a verificare la corrispondenza della propria
opera a un sistema di rating non ancora completamente applicabile in
quanto ancora in via di elaborazione nella sua versione definitiva. La versione definitiva del protocollo è prevista per primavera 2013.
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