EMISSIONI
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2 GRADI
DI SEPARAZIONE
di CARLO CARRARO * ED EMANUELE MASSETTI*
I leader delle maggiori economie mondiali (Major Economies Forum, MEF),
riuniti a L’Aquila in occasione del G8
presieduto dall’Italia, si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura terrestre causato dall’effetto serra al di sotto
dei 2°C e per raggiungere questo obiettivo hanno proposto un
piano di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GHGs)
che mira al dimezzamento di tali emissioni nel 2050. Ma è davvero possibile limitare l’incremento di temperatura nel corso di
questo secolo a soli 2 gradi? E se possibile, l’impegno di dimezzare le emissioni di GHGs nel 2050 è sufficiente a raggiungere
tale obiettivo? E se non sufficiente, come dovrebbe essere disegnata una politica climatica realistica ed efficace? Sebbene esistano ancora molte incertezze, gli scienziati dell’Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC) hanno definito intervalli di confidenza che mostrano quale sarà il probabile aumento della temperatura in funzione di diversi livelli di concentrazione di GHGs nell’atmosfera. Per contenere l’aumento della
temperatura al di sotto dei 2°C con certezza, le concentrazioni
di GHGs non dovrebbero eccedere il livello di 380-390 ppm
CO2eq. invece è molto improbabile che la temperatura si alzi
meno di 2°C se le concentrazioni superano i 550 ppm CO2eq.
Poiché le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno
ormai raggiunto i 430 ppm CO2-eq, è impossibile raggiungere
con certezza l’obiettivo dei 2°C, per il quale, come detto, sono
necessari al massimo valori di 380-390 ppm CO2eq. Una forte
azione di riduzione delle emissioni può contenere l’intervallo
entro il quale la temperatura si muoverà, ma non è in grado di
escludere un aumento pari a 2,5-3°C. Anche quest’ultimo obiettivo è comunque difficilmente realizzabile. Per raggiungerlo le
emissioni di gas serra dovrebbero essere ridotte praticamente
a zero sin dai prossimi anni, in tutto il Pianeta. Cosa altamente improbabile e forse nemmeno auspicabile per gli elevati costi
che comporterebbe. La difficoltà di raggiungere livelli di
emissioni molto bassi è stata
implicitamente riconosciuta a
L’Aquila. L’obiettivo di dimezzare le emissioni di GHGs al
2050, sebbene molto ambi-
zioso, non garantisce infatti che non si superino i +2°C.
Curiosamente i due obiettivi, quello di lungo periodo in termini di aumento di temperatura e quello di medio periodo in termini di riduzione delle emissioni, sono incoerenti fra loro: con
i tagli delle emissioni programmati a L’Aquila sarà possibile contenere il riscaldamento globale a un livello pari a +2.5°C / + 3°C.
Si tratta di risultati che sono stati ottenuti usando il modulo climatico MAGIC contenuto nel modello di valutazione delle politiche climatiche WITCH: Bosetti, V.,C. Carraro, M. Galeotti, E.
Massetti and M. Tavoni (2006). “WITCH: A World Induced
Technical Change Hybrid Model,” The Energy Journal,
December 2006: 13-38.
Emissioni negative
Solamente assorbendo su larga scala i GHGs già presenti
ora nell’atmosfera, intervenendo quindi sullo stock e solo sul
flusso e sotterrandoli per sempre in depositi geologici, si potrà
contenere con certezza il riscaldamento globale al di sotto dei
2°C. Metodo che, in via ipotetica, permetterebbe di raggiungere qualsiasi livello di concentrazioni in atmosfera, per cui il problema della mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra,
del flusso quindi, sarebbe poco rilevante. Su piccola scala è già
tecnicamente possibile assorbire lo stock di emissioni di GHGs.
Per esempio, se si usassero biomasse per alimentare centrali
elettriche equipaggiate con sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, si potrebbero avere emissioni negative.
Durante la crescita, le biomasse assorbono anidride carbonica
che viene catturata durante, prima o dopo il processo di combustione, e immessa poi nel sottosuolo. Ma replicare queste
operazioni su una scala colossale come quella richiesta per avere
un impatto sensibile sulle concentrazioni globali è, allo stato
presente della tecnologia, impossibile. Si pensi che ancora non
è chiaro se si riuscirà a stoccare annualmente anidride carbonica proveniente dalla combustione del carbone in apposite
centrali su una scala di alcuni milioni di tonnellate all’anno.
Quando, per raggiungere i più ambiziosi obiettivi di stabilizzazione dei gas serra, la quantità di emissioni negative
necessarie sarebbe di almeno
20-30 miliardi di tonnellate.
Il quadro descritto finora
si basa su ipotesi ottimistiche
sulla tempistica dell’interven-
IMPROBABILE L’OBIETTIVO
DEI 2 GRADI. DEVE ESSERE RIPENSATA
LA POLITICA CLIMATICA GLOBALE
NOVEMBRE/DICEMBRE 2009
EMISSIONI
22
TABELLA 1
to di politica climatica e sul
CONCENTRAZIONI DI GAS SERRA E VARIAZIONI DELLA TEMPERATURA
livello di cooperazione interCONCENTRAZIONI
LIVELLO MASSIMO
LIVELLO SUPERATO
INTERVALLO
nazionale. Abbiamo infatti
DI
GAS
SERRA
DI
PROBABILITÀ
CON
PROBABILITÀ
DI
CONFIDENZA
assunto che le decisioni relati(PPM
CO2-EQ)
MAGGIORE
DEL
90%
AL 66%
ve alla riduzione di GHGs
350
1.0
0.5
0.6-1.4
siano immediate e su scala
450
2.1
1.0
1.4-3.1
globale. Il venire meno di una
550
2.9
1.5
1.9-4.4
sola di queste due condizioni
650
3.6
1.8
2.4-5.5
renderebbe molto difficile
750
4.3
2.1
2.8-6.4
contenere l’aumento della
1000
5.5
2.8
3.7-8.3
temperatura al di sotto dei 2,51200
6.3
3.1
4.2-9.4
3°C. Basterebbe un ritardo di
F
ONTE: IPCC Fourth Assessment Report, WG I, Chapter 10, Table 10.8.
venti anni nel mettere in pratica un piano globale aggressivo di riduzione delle emissioni per rendere poi impossibile sta- se i Paesi non-OECD decidessero di comportarsi in maniera
bilizzare le concentrazioni a 550 ppm CO2-eq. Allo stesso non cooperativa. Anche nel caso molto ottimistico in cui i Paesi
modo, una cooperazione internazionale solo parziale avrebbe non-OECD decidessero di ridurre le proprie emissioni al 2050
del 50% rispetto allo scenario BaU, le emissioni dei Paesi OECD
simili implicazioni.
Nella Figura 1 abbiamo rappresentato con la linea verde il dovrebbero ridursi a zero a partire dal 2052. La Tabella 2 riassentiero che le emissioni globali devono seguire per garantire sume queste informazioni e mostra, per ogni ipotesi di riduziola stabilizzazione dei GHGs in atmosfera a 550 ppm CO2-eq. ne delle emissioni nei Paesi non-OECD, l’anno nel quale i Paesi
Le linee in diverse tonalità dell’arancio indicano invece le emis- OECD devono ridurre le emissioni a zero se vogliono mantesioni dei paesi non-OECD, con diverse ipotesi sulle loro future nere aperta la possibilità di raggiungere l’obiettivo dei 550 ppm
riduzioni di GHGs. La linea superiore, più scura, descrive il sen- CO2-eq (che, ricordiamo, corrisponde a 2,5-3°C di incrementiero delle emissioni che con ogni probabilità questi Paesi segui- to della temperatura). È quindi evidente quanto anche questo
rebbero in uno scenario senza politica climatica. Con obiettivi obiettivo sia difficilmente raggiungibile.
di riduzione al 2050, le emissioni si riducono progressivamente rispetto allo scenario di riferimento (Business as Usual, BaU).
Dall’analisi di queste traiettorie di emissioni è evidente che, già
In pratica, sarà necessario uno sforzo cooperativo di tutte
dal 2030, i Paesi OECD dovrebbero avere emissioni pari a zero le principali economie mondiali per raggiungere obiettivi stringenti di stabilizzazione. India
FIGURA 1
e Cina, in particolare, non
potranno essere escluse e il
TRAIETTORIE DI EMISSIONI DI GAS SERRA NEI PAESI NON-OECD
loro intervento, seppur differenziato per tener conto dei
loro bisogni di sviluppo e della
loro diversa responsabilità, è
necessario sin dai prossimi decenni. Coalizioni di Paesi ampie, che includano Paesi sviluppati e in via di sviluppo, sono però molto difficili da costruire e da mantenere in vita,
per i forti incentivi a comportarsi in maniera non cooperativa nel caso, come quello del
controllo dei cambiamenti climatici, in cui debba essere fornito un bene pubblico globale.
La storia delle negoziazioni sul
clima è un’evidente prova di
queste difficoltà. Riassumendo, l’obiettivo “non più di 2°C”
che i leader del MEF hanno
Inclusione
NOVEMBRE/DICEMBRE 2009
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EMISSIONI
TABELLA 2
fissato a L’Aquila non è ragRIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA DEI PAESI NON-OECD AL
giungibile con certezza, a
2050, RISPETTO ALLO SCENARIO BAU
meno di una gigantesca ope0%
-10%
-20%
-30%
-40%
-50%
razione di assorbimento e
ANNO
NEL
QUALE
LE
EMISSIONI
DI
GAS
stoccaggio dei gas serra dall’atSERRA DEI PAESI OECD DEVONO ESSERE
mosfera nel sottosuolo.
AL MASSIMO PARI A ZERO
2030
2033
2036
2040
2045
2052
L’obiettivo “non più di 2°C” ha
FONTE: WITCH MODEL
una buona probabilità di essere raggiunto solo attraverso
uno sforzo di riduzione delle emissioni praticamente immedia- energetico, agricolo-forestale e turistico, tutti settori chiave per
to, di notevole entità e globale (e inevitabilmente costoso). Ma il sistema economico italiano. Sono probabili, a partire dalla
queste condizioni sono a loro volta improbabili. Ne consegue metà del secolo, rilocalizzazioni delle attività turistiche, sopratche è invece probabile un aumento della temperatura media tutto a causa dell’innalzamento del livello del mare e degli
globale superiore a 2°C e vicino a +2,5-3°C. Da tutto questo non impatti di eventi estremi sulle zone costiere o per lo spostamenconsegue che dovremmo ridurre l’impegno globale a control- to delle precipitazioni nevose. Sono anche probabili modifiche
lare le emissioni di gas serra. Anzi. La situazione sta diventan- delle colture agricole, causa riduzione delle risorse idriche nelle
do sempre più grave e interventi coordinati e globali sono sem- zone meridionali, e una maggior variabilità, dovuta all’impatto
pre più necessari. Allo stesso tempo, riconoscere che la tempe- di eventi estremi, della produzione agricola. Sarà quindi necesratura aumenterà di più di due gradi, provocando notevoli sario intervenire per proteggere le zone costiere, sopperire al
variazioni nei nostri sistemi di vita, nella localizzazione delle deficit di risorse idriche e alla ridotta produttività in campo agriattività produttive e di parte della popolazione (migrazioni), colo, prevenire fenomeni migratori insostenibili, migliorare l’efnella produttività di alcuni settori economici, nella vulnerabi- ficienza energetica, modificare le tecniche di gestione della
lità dei sistemi urbani a eventi climatici estremi, ci deve spin- terra. A questa conclusione si può arrivare per molte aree ad
gere a considerare da subito politiche di mitigazione associate alta vulnerabilità, spesso caratterizzate da situazioni di sottosviluppo economico. Ecco quindi che gli investimenti per il cona politiche di adattamento.
I settori che subiranno gli impatti più rilevanti sono quelli trollo dei cambiamenti climatici diventano investimenti per
favorire lo sviluppo economico di quelle aree. L’adattamento ai
cambiamenti climatici è oramai inevitabile parchè inevitabile è
l’aumento della temperatura. Ma questa può diventare una
grande opportunità per favorire e migliorare lo sviluppo economico di importanti aree del Mondo attraverso forme nuove
di cooperazione economica.
Le politiche di riduzione delle emissioni di gas serra e di
adattamento ai cambiamenti climatici possono essere realizzate in gran parte attraverso comportamenti virtuosi del settore
privato, anziché attraverso politiche pubbliche. Questo può
avvenire se i mercati trasmettono i segnali di prezzo appropriati. Perché ciò succeda è necessario che a livello politico, possibilmente a Copenhagen a Dicembre 2009, venga identificato un
obiettivo di lungo periodo di riduzione delle emissioni. E siano
poi attivati mercati dei permessi delle emissioni in gran parte
delle regioni del Mondo. Non è necessario un unico mercato e
quindi un accordo globale, sono sufficienti regole di collegamento tra i vari mercati (anche solo attraverso un più efficiente Clean Development Mechanism – CDM - il meccanismo che
attraverso progetti nei Paesi in via di sviluppo permette di conseguire riduzioni delle emissioni al costo più basso). In questo
modo, le riduzioni di emissioni potranno essere effettuate in
maniera efficiente e allo stesso tempo si metteranno in moto
quei processi di innovazione tecnologica, soprattutto per l’uso
dell’energia solare, che sono essenziali per una transizione rapida verso una low carbon society. ■
*Università di Venezia e Fondazione Eni Enrico Mattei
NOVEMBRE/DICEMBRE 2009