Anno XIX - Mese 1° - Giorno 14° APPUNTI NAUTICI Davy Jones Horyone Giliath “parole di mare solcano fogli bianchi” LE PARTI DI UNA NAVE ALBERI L’Albero è la parte principale dell’attrezzatura di propulsione, secondo il tipo di imbarcazione saranno presenti uno o più alberi. Ciascun albero è composto a sua volta da più fusi, che formano la struttura verticale, interconnessi da diversi elementi di giunzione. L’Albero viene fissato con la sua parte inferiore all’interno dello scafo della nave, attraversando il ponte principale, il sotto ponte e infine la stiva. La sua funzione è quella di sorreggere le strutture verticali a cui sono inferite le vele, elemento principale della propulsione di ogni nave. Bompresso: albero a estrema prua, presente sulle navi di grandi dimensioni, come da classificazione navale sotto riportata, presenta una forte inclinazione, è quasi orizzontale e fuoriesce dalla prua; esso permette uno spiegamento di vele latine, al di sopra, connesse all’albero di prua, ed una o più vele quadre, al di sotto, secondo il tipo di imbarcazione. Albero a prua: armato di vela latina o vele quadre di media grandezza, inferite su pennoni di diversa lunghezza a scalare verso l’alto. Albero di mezzo: albero centrale e più alto in ogni imbarcazione; è utilizzato per portare le vele più grandi a disposizione ed è armato di vela latina o vele quadre, inferite su pennoni di diversa lunghezza a scalare verso l’alto. Albero a poppa: albero posto a poppavia dell’Albero di mezzo, di cui la principale funzione è nel sostegno alle manovre di virata e mantenimento della rotta. E’ presente dalla Classe Dhow in su e sulle navi militari Sciabecchi. Armato con vele più piccole che variano secondo il tipo di imbarcazione: vela latina, quadra e vela steccata nella Giunca. Nelle imbarcazioni di grandi dimensioni si possono riscontrare due ordini di vele: inferiore e superiore. Albero a estrema poppa: armato di vela latina inferita su un pennone obliquo; esso è presente sul Veliero e sulla Caracca. STRUTTURA Scafo: è una delle parti fondamentali dell'imbarcazione e ne definisce il suo comportamento in mare. Esso è il risultato fornito dagli elementi di giunzione e di compartimentazione, ovvero, la suddivisione in più spazi del volume interno dello stesso scafo. E’ composto da elementi orizzontali (ponti) e da elementi verticali (paratie), che hanno anche la funzione di irrobustire lo scafo e assicurare il galleggiamento, anche in caso di falla. E’ suddiviso longitudinalmente da una parte immersa, carena, e una parte emersa. La forma generica completa è basata su una parte più larga nella zona centrale e su due parti più affilate a prua e a poppa. Tali partizioni danno originie alla capacità di galleggiamento e risposta alla propulsione. Le compartimentazioni ottenute, nel primo piano orizzontale (sottocoperta), dispongono dei seguenti spazi: a mezza nave, sala comune, cucina, alloggi per ufficiali e passeggeri; a poppa, alloggio e cabina comando per il capitano; a prua, alloggi per l’equipaggio. Man mano che si scende di livello, secondo il tipo di imbarcazione, si trovano gli altri ponti utilizzati per le scorte alimentari, per l’attrezzatura e le merci. Chiglia e Fasciame: compongono lo scheletro interno di una nave. Esso è formato dalla “chiglia”, una grossa trave che costituisce l’asse strutturale di ogni nave, posta longitudinalmente al centro dello scafo, da poppa a prua, e dal “fasciame”, formato da elementi posti trasversalmente rispetto alla chiglia, e fissati sulla stessa per mezzo di incastri. Tali elementi, chiamati: “ordinate” o “costole”, vengono costruiti con un’angolatura precisa e proporzionalmente costante, inoltre, le costole sono connesse alla chiglia da diverse travi orizzontali, sia all’interno che all’esterno, contribuendo a formare il piano calpestabile, all’interno, e le paratie, all’esterno. Castello di prua: è un piano soprelevato al ponte di coperta, esso si estende dall’estrema prora fino all'albero di prua, in alcuni casi lo comprende. Cassero: è un piano soprelevato rispetto al ponte di coperta, si estende dall'estrema poppa fino all'albero di poppa, a volte lo comprende. La sua parte anteriore è guarnita di ringhiera e costituisce il ponte di comando della barca, dove è situato il timone. Timone: strumento tramite il qualche si imposta la rotta e la direzione. Tramite l’assetto velico e con il Timone tenuto in linea con l’asse longitudinale della nave, si può correggere la deviazione laterale dalla rotta, per effetto del vento o del moto ondoso. Esso è formato da una parte situata sotto il Cassero, parzialmente immerso, in linea con la chiglia, detta Pala del Timone, collegata con una o più assi che attraversano l’area sottostante al cassero e, a mezzo di cime, allacciata al Timone sul Cassero, detto Ruota del Timone. Nelle imbarcazioni più modeste, spesso la Ruota del Timone è assente e sostituita da un asse orizzontale, detto “Barra del Timone”, collegato direttamente alla Pala del Timone. Ponte di coperta: è il ponte superiore che vede il cielo, esso si estende per tutta la lunghezza della nave ed è parte integrante della sua struttura, concorrendo alla sua robustezza e resistenza. Pertanto è il "ponte principale". Può essere internamente scoperto oppure sottostare ad altri ponti parziali, come il castello di prua e il cassero. Sottocoperta: ponte inferiore, vi si accede dai boccaporti (sportelli di apertura collocati sul ponte di coperta) ; comprende alloggi, mensa e stiva che spesso è situata al livello inferiore. Scialuppa: piccola imbarcazione ausiliaria, utilizzata per trasferire le persone dalle navi alla terraferma, oppure da nave a nave, per il recupero di un essere a mare e per il salvataggio dell’equipaggio e passeggeri in caso di naufragio. La Classe dell’imbarcazione: è determinata dalle caratteristiche e dalla dimensione dell’imbarcazione stessa. Quanto segue illustra tali peculiarità e il nome assegnato, in conformità alle leggi riconosciute nel Granducato di Extremelot. Veliero Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza: 40 braccia Larghezza: 10 braccia Bompresso: vela quadra (1 o 2) o latina (1 o 2) Albero a prua: vela quadra (3) Albero di mezzo: vela quadra (3) Albero a poppa: vela latina o quadra Albero a estrema poppa: vela latina Castello di prua: si Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 3 unità Boccaporti: 3 Caracca Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza: 38 braccia Larghezza: 8 braccia Bompresso: vela quadra (1) o latina (1) Albero a prua: vela quadra (1) Albero di mezzo: vela quadra (2) Albero a poppa: vela latina Albero a estrema poppa: vela latina Castello di prua: si Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 2 unità Boccaporti: 3 Cocca Anseatica Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 30 braccia Larghezza - 7 braccia Bompresso: vela quadra (1) o latina (1) Albero a prua: vela quadra (1) Albero di mezzo: vela quadra (2) Albero a poppa: vela latina Albero a estrema poppa: no Castello di prua: si Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 2 unità Boccaporti: 2 Caravella Redonda Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 25 braccia Larghezza - 7 braccia Bompresso: vela quadra (1) o latina (1) Albero a prua: vela quadra (1) Albero di mezzo: vela quadra (1) Albero a poppa: vela latina (1) Albero a estrema poppa: no Castello di prua: si Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 2 unità Boccaporti: 2 Caravella Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 21 braccia Larghezza - 6 braccia Bompresso: no Albero a prua: vela latina (1) Albero di mezzo: vela latina (1) Albero a poppa: vela latina (1) Albero a estrema poppa: no Castello di prua: si Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 1 unità Boccaporto: 1 Giunca Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 22 braccia Larghezza - 8 braccia Bompresso: no Albero a prua: vela steccata (1) Albero di mezzo: vela steccata (1) Albero a poppa: vela steccata (1) Albero a estrema poppa: no Castello di prua: no Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: no Boccaporti: 2 Dhow Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 20 braccia Larghezza - 6 braccia Bompresso: no Albero a prua: no Albero di mezzo: vela latina (1) Albero a poppa: vela latina (1) Albero a estrema poppa: no Castello di prua: no Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: no Boccaporto: 1 Tartana Classe: specificare se mercantile, da esplorazione, da trasporto, da pesca, da diporto Lunghezza - 15 braccia Larghezza - 3,5 braccia Bompresso: piccola asta, presente latina tesa all`albero di mezzo. Albero a prua: no Albero di mezzo: vela latina (1) Albero a poppa: no Albero a estrema poppa: no Castello di prua: no Cassero: no Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: no Boccaporto: 1 Non compresi nella Classificazione sono gli Sciabecchi poiché navi appartenenti soltanto all’Armata Ducale. Nave Militare Sciabecco Classe: militare Lunghezza - 33 braccia Larghezza - 6 braccia Bompresso: vela latina (1) Albero a prua: vela latina grande Albero di mezzo: vela latina grande Albero a poppa: vela latina grande Albero a estrema poppa: no Castello di prua: no Cassero: si Ponte di coperta: si Ponte sottocoperta: stiva, mensa e alloggi Scialuppa: 2 unità Boccaporti: 2 SCIALUPPA o LANCIA lunghezza - 4 braccia larghezza - 2 braccia Le scialuppe vanno calate in acqua a nave ferma con le apposito braccio, carrucole e cime. L’ammaino della scialuppa avviene in tre tempi: - in una prima fase l’imbarcazione, riposta con la chiglia verso il cielo, viene capovolta sul ponte, e viene agganciata alle apposite cime collegate alle carrucole del braccio (solitamente fissato all’albero di mezzo) adibito alla messa in acqua della scialuppa, - in una seconda fase viene fatto ruotare il braccio e la scialuppa viene portata fuoribordo, - in una terza fase, viene calata in acqua, facendo scorrere le cime, che vengono sganciate subito dopo. ATTREZZATURE DELLE IMBARCAZIONI Cime di bordo Ognuna delle “corde” a bordo è definita secondo la sua funzione e, in generale, vengono chiamate Cime o Cavi. Drizza E’ la cima che serve per sollevare, per issare un oggetto e in modo particolare per issare le vele. Le drizze prendono il nome dalla vela e dagli alberi a cui sono dedicate. Si hanno così la drizza delle vele Quadre alte, centrali e basse, dell’Albero di Prua, di Mezzo, di Poppa e del Bompresso. Nel caso della vela triangolare, avremo la drizza della Latina, con eventuale precisazione dell’Albero a cui è posta. Sartie Sono funi che dallo scafo o da un’altra robusta struttura, come ad esempio una coffa, vengono tese a un albero per sostenerlo lateralmente, impedendo che si fletta durante il rollio. Esse vengono tese anche tra un Albero e l’altro, alla loro estremità superiore. Griselle Tra le sartie vengono tese orizzontalmente e annodate altre funi più piccole, fino a formare scalette in corda, dette Griselle, che permettono ai marinai di salire ai vari pennoni degli Alberi. Scotta Cima che serve a spiegare una vela al vento, lascandola e tesandola per porla nella voluta posizione. Le Scotte partono dall’angolo inferiore verso poppa delle vele latine e dai due angoli inferiori delle vele quadre e vengono fissate a opportuni ritegni chiamati Bitte di Bordo; ogni scotta prende nome dalla vela che manovra. Braccio Designazione specifica di ogni sistema di funi connesso alle estremità di ciascun pennone. Per mezzo dei “bracci”, si mantengono i pennoni nella posizione richiesta. Dopo l’orientamento e la relativa rotazione del pennone, si tendono i bracci verso poppa e si fissano alle bitte di bordo, così da modificare l’andatura della nave, e far portare, conseguentemente, il vento alla vela. Il Nodo usato per fissare le Scotte alle Bitte di Bordo è il “Nodo a Otto”, esso si fa alla cima della scotta, perché non si sferisca; consiste nel far passare la scotta intorno al collo della Bitta di Bordo, poi trarla sulla parte superiore formando un otto o più di uno; se si vuole fissare meglio, basta far scorrere la cima della scotta nell’ultimo anello dell’otto formato e tesare. Marciapiedi Cime fissate al di sotto dei pennoni, per permettere ai marinai di sbrogliare, imbrogliare o ridurre la velatura. Sagola E’ una corda sottile, di diametro di circa 2 cannelle. È utilizzata principalmente per gli strumenti di bordo, per le bandiere della nave e per servizi di vario genere, come fissare i piccoli carichi o gli oggetti sul ponte e nella stiva. Gomena Cima di sezione cospicua destinata all'ancoraggio. VELE E PENNONI Pennone Lunga e robusta asta connessa alla sua metà a un albero tramite uno snodo, e destinata a sostenere superiormente le vele quadre, su un lato quelle latine, e su due quelle trapezoidali (auriche). Ogni pennone a sua volta, prende il nome dalla vela che sostiene. Ciascun pennone viene issato tramite le drizze, e orientato tramite i bracci. Vela Quadra Si chiama così perché è di forma rettangolare, e opera ad angolo retto rispetto al moto della nave. E' costruita cucendo vari teli di canapa, rinforzata con corde al suo perimetro e teli doppi nei punti di maggiore sforzo; mantenendo così la forma prodotta dai telai. Sono poco adatte a risalire il vento sotto costa, e traggono maggiore efficacia nelle correnti e nei venti del mare aperto. Vela Latina La vela latina è così chiamata a causa della sua forma triangolare (vela “alla trina”, con tre angoli, cioè a triangolo) per distinguerla dalle vele cosiddette "alla quadra". E’ fissata a un Pennone Obliquo issato diagonalmente sull’albero che la sostiene per tutta la lunghezza del lato più lungo dei due lati corti del triangolo. Alla base, verso poppa, l’angolo è libero di essere manovrato dalla coperta con una scotta. Ogni vela è composta da strisce di tessuto cucite tra loro. Terzaroli Essi corrispondono a ciascuna delle porzioni della vela che si possono sottrarre al vento per diminuire la superficie esposta, ripiegando la tela lungo il pennone, ovvero su sé stessa, poi, assicurandone le pieghe con piccole e corte sagole, cucite a intervalli regolari su ambedue le facce della vela, in file parallele al ponte. Tali porzioni sono distinte in mani, numerate nell'ordine in cui avviene la riduzione, tramite l'operazione di terzarolare. Ogni Terzarolo è rinforzato trasversalmente da una banda cucita alla tela e fornita di occhielli, atti ad accogliere le piccole sagole apposite per Terzarolare. E’ necessario ridurre la superficie velica quando il vento è talmente forte che rischia di stracciare la vela o comporta un elevato scarroccio. Vela Steccata La vela steccata è in generale soggetta a meno usure e risulta più duratura, sia per quanto riguarda la tenuta del tessuto, sia la forma, inoltre, le stecche sulla vela portano un aumento della resistenza. E’ più agevole da ammainare e imbrogliare essendo sostenuta dalle stecche che possono fungere da punti stabili dove afferrarla. Vela di Tempesta E’ Inferita sull’albero a estrema prua, il Bompresso, e può essere sia quadra che latina, dipende dal tipo di imbarcazione. Non è presente sulle piccole imbarcazioni ed è una vela usata nei casi di burrasca, dato che stabilizza molto la barca e riduce il rollio. MOVIMENTI DELLA NAVE Beccheggio Il termine Beccheggio indica l’oscillazione di un’imbarcazione intorno al proprio asse longitudinale, ovvero la nave si “inclina” verso poppa e poi verso prua, per effetto del moto ondoso. Rollio Il termine Rollio indica l’oscillazione di un’imbarcazione intorno al proprio asse trasversale, ovvero la nave si “piega” su un lato e poi sull’altro, per effetto del moto ondoso. Scarroccio Deviazione laterale dalla rotta per effetto del vento o del moto ondoso. È massimo nell'andatura di bolina, mentre si annulla nell'andatura col vento in poppa. LA ROSA DEI VENTI Il vento gonfia le vele, sospinge le barche, regala la volontà di tracciare una rotta, a volte è freddo e altre caldo, tiepido, fresco, può giungere teso, forte, fortissimo o delicata brezza, se scompare all’orizzonte è bonaccia, implacabile calma che lascia in sospeso qualsiasi domanda o diviene artefice di ogni risposta. Il vento si disperde sul Grande Blu, ma nasce e il punto cardinale da dove ha origine lo distingue. vento da Nord è Tramontana vento da Sud è Ostro, oppure, Mezzogiorno vento da Nord-Ovest è Maestrale vento da Nord-Est è Grecale vento da Sud-Ovest è Libeccio vento da Sud-Est è Scirocco LE ANDATURE Il termine “Andatura” indica il modo di procedere di una imbarcazione a vela in relazione all’angolo che la direzione del vento forma con la linea della chiglia, ovvero con l’asse longitudinale della nave. Le andature sono le stesse, ovvero speculari, sia che la barca abbia la murata destra esposta al vento, sia che abbia la murata sinistra esposta al vento. Controvento L’imbarcazione è ferma. E’ una posizione compresa nell’Angolo Morto, ossia un angolo retto, in cui la barca non viene sospinta in avanti, poiché orientata nella direzione di provenienza del vento; in questo caso le vele sbattono in modo disordinato, poiché ricevono il vento frontalmente, cosa che può sospingere, addirittura, l’imbarcazione all’indietro, o nei casi peggiori, farla ruotare su se stessa fino ad abbatterla su una fiancata. Bolina Andatura mantenuta quando il vento batte su un lato della prua, ovvero quando la nave procede con un moto quasi contrario alla direzione del vento, formando il minimo angolo possibile tra il suo asse longitudinale e la direzione del vento. Questa andatura prende il nome dalla le cime di manovra, usate per distendere il lato sopravvento di una vela. Riferendoci alle vele Quadre, quando il vento batte sul lato destro della prua, si tendono le scotte di sinistra, quindi sottovento, e si lascheranno quelle di destra, di sopravento, fino a cazzare, tendere, le vele. La medesima manovra eseguita al contrario vale quando il vento batte sul lato sinistro. Per le vele Latine, l’angolo inferiore dove è legata la scotta, andrà sempre ruotato verso il vento, in modo che la vela si gonfi accogliendolo. In questa andatura le vele sono quasi totalmente esposte per l’intera superficie, ma la velocità sarà in parte ridotta dalla forza del vento diagonalmente opposto. Traverso Il vento giunge dal lato dell’imbarcazione, destro o sinistro. La direzione del vento è quindi perpendicolare all’asse longitudinale della nave. Bracciando i pennoni, facendoli ruotare alla massima possibilità degli snodi, le vele saranno totalmente esposte al vento e quindi forniranno una velocità maggiore. Tecnicamente riferendoci alle vele Quadre, quando il vento batte sul lato destro, si teseranno le scotte di sinistra e verranno lascate quelle di destra, fino a cazzare le vele quasi in linea con l’asse longitudinale della nave. La manovra contraria sarà effettuata quando il vento batte sul lato sinistro della nave. Le vele Latine andranno mantenute in linea con l’asse longitudinale dell’imbarcazione e quindi l’angolo dove è legata la scotta andrà portato all’estrema poppa. Poppa Il vento batte sulla poppa della nave, quindi la sua direzione è in linea con l’asse longitudinale della nave, in questa andatura, che è tra le più veloci, sarà fondamentale l’Albero di mezzo, con il suo carico di vele quadre. Ma è anche un’andatura estremamente pericolosa, perché una variazione del vento può portare a una rotazione involontaria della nave. Tecnicamente riferendoci alle vele Quadre, quando il vento batte sulla poppa, verranno orientate perpendicolarmente all’asse longitudinale della nave, quindi le scotte saranno fissate a circa uguale lunghezza da entrambi i lati. Le vele Latine dovranno essere ruotate fino a portare l’angolo a cui è legata la scotta, in posizione estrema laterale, a formare un angolo retto con l’asse longitudinale della nave. Il lato verso cui effettuare la manovra è a discrezione del marinaio, che ascolterà il vento e percepirà una lieve forza maggiore da destra o sinistra. Tuttavia, in questa posizione, le vele latine sono poco efficaci, per la poca superficie da offrire al vento. Bordeggiare Navigare con il vento alternativamente a destra e a sinistra, in modo da procedere verso la parte da cui esso spira. Il bordeggio è indispensabile se occorre risalire nella direzione del vento, perché c’è un settore, pari all’estensione di un angolo retto, centrato nella direzione di provenienza del vento, in cui è impossibile veleggiare, in quanto la vela, anche se ben cazzata, non porta, ma sbatte. LA VIRATA Virare significa far ruotare la nave intorno l suo asse verticale, in modo che essa venga a essere investita dal vento dalla parte opposta alla precedente. Virata di Prua Si definisce “virata di prua” quando il vento giunge sulla prua, sinistra o destra, della nave in andatura di Bolina. Questa virata prevede una ripresa della velocità, dato che nell’angolo morto, la nave avrà una pausa nella propulsione. Da sinistra verso destra. Ponendo che la navigazione sia in Bolina con il vento che batte sulla murata di destra; per cambiare direzione, si ruota il Timone verso sinistra, allontanando la prua dalla direzione del vento. Quando l’abbrivio è sufficiente per la manovra, il timone va ruotato sottovento, a destra, in modo da portare la prua in direzione del vento; le vele quadre si sgonfieranno e sbatteranno; l’equipaggio dovrà lascare il lato sinistro e tesare il lato destro, cambiando l’inclinazione dei pennoni, bracciandoli, e quindi anche delle vele, rispetto all’asse longitudinale della nave. La vela Latina sarà manovrata lascando a destra, l’angolo della scotta e fissandolo a sinistra, cazzando la vela. La prua della nave attraverserà l’angolo morto di 90 gradi, ovvero l’angolo contro vento in cui è impossibile procedere. Da destra verso sinistra. Ponendo che la navigazione sia in Bolina con il vento che batte sulla murata di sinistra, si ruota il Timone verso sinistra, incontro al vento, la manovra sarà identica alla precedente invertendo l’ordine dei lati, verranno quindi bracciati i pennoni e cazzate le vele, lascando il lato destro e tesando quello sinistro. La vela Latina sarà manovrata lascando a sinistra, l’angolo della scotta e fissandolo a destra, cazzando la vela. Virata di Poppa In caso di inversione della rotta o di impossibilità di virare, come per esempio una costa sottovento, bisogna virare di poppa. Far ruotare, cioè, la nave intorno al suo asse verticale in modo che sia investita dal vento sul lato opposto rispetto al precedente e in modo che nell'evoluzione mantenga la poppa verso la direzione del vento. Così facendo si supera la direzione dalla quale la nave è venuta e molto di più, ruotando di poppa in un vasto cerchio sottovento fino ad avere il vento in poppa, continuando a ruotare per portarlo, infine, sull'altro lato fino alla direzione desiderata. PRECEDENZE Una barca che procede a vela deve dare la precedenza a una barca che procede a remi. Le barche che escono da un porto devono dare precedenza alle barche che entrano in porto. In porto, in prossimità dei pontili o dei moli, si tiene la destra. Tra due imbarcazioni, che procedono in mare aperto, ha la precedenza quella su cui il vento batte sulla murata destra. Tra due imbarcazioni che procedono con il vento che batte sulle stesse murate, ha la precedenza quella con l'andatura piu' stretta, ovvero, la bolina ha precedenza rispetto al traverso e questo ha precedenza sull’andatura di poppa. La manovra deve essere decisa e precisa in modo da non lasciare dubbi sulla sua esecuzione alle altre imbarcazioni. CAMBIO ANDATURA La variazione di andatura comporta la regolazione delle vele e la manovra va eseguita con coordinazione altrimenti non riesce. Nelle andature con il vento alle spalle, le vele devono essere maggiormente aperte, invece, nelle andature verso il vento le vele devono essere maggiormente strette. Da Bolina a Poppa Virando a sinistra Vele Quadre - si lascheranno le scotte di sinistra e si teseranno quelle di destra, fino a cazzare le vele con le scotte di uguale lunghezza da entrambi i lati. Vele Latine – si lascherà la scotta dell’angolo della vela verso poppa e si porterà al lato estremo, cazzando la vela, o a destra o a sinistra. Virando a destra – manovra opposta. Da Bolina a Traverso Virando a sinistra Vele Quadre – si teseranno al massimo le scotte di sinistra e si lascheranno al massimo quelle di destra. Virando a destra – manovra opposta. Vele Latine – si ruoterà la vela portandola in linea con l’asse longitudinale della nave, quindi fissando la scotta dell’angolo verso l’estrema poppa. Da Poppa a Bolina Virando a sinistra Vele Quadre – si lascheranno le scotte di sinistra e si teseranno quelle di destra. Vele Latine – si porterà l’angolo della scotta verso il vento, ovvero a sinistra. Virando a destra – manovra opposta. Da Poppa a Traverso Virando a sinistra Vele Quadre – si lascheranno le scotte di sinistra e si teseranno al massimo quelle di destra. Virando a destra – manovra opposta. Vele Latine – si ruoterà la vela portandola in linea con l’asse longitudinale della nave, quindi fissando la scotta dell’angolo verso l’estrema poppa. Da Traverso a Poppa Virando a sinistra Vele Quadre – si lascheranno le scotte di sinistra portandole a circa uguale lunghezza di quelle di destra. Vele Latine – si lascherà la scotta dell’angolo della vela verso poppa e si porterà al lato estremo, cazzando la vela, o a destra o a sinistra. Virando a destra – manovra opposta. Da Traverso a Bolina Virando a sinistra Vele Quadre – si lascheranno le scotte di sinistra e si teseranno quelle di destra, fino a cazzare le vele. Vele Latine – si porterà l’angolo della scotta verso il vento, ovvero a sinistra. Virando a destra – manovra opposta. SCHEMA RIASSUNTIVO RELATIVO ALLA POSIZIONE DELLE VELE E DEI PENNONI IN RELAZIONE A OGNI ANDATURA SUPPONENDO LA DIREZIONE DEL VENTO DA NORD A SUD TRAMONTANA inizio: BOLINA destra a seguire: TRAVERSO - murata destra POPPA TRAVERSO - murata sinistra BOLINA sinistra LE BALISTE NAVALI Dati in conformità alle leggi riconosciute nel Granducato di Extremelot. Le Baliste Navali presenti a bordo sono corredate da regolare certificazione in possesso del proprietario della nave. Per ogni tipo di imbarcazione, secondo le dimensioni della stessa, è concesso un determinato numero di Baliste, in questo ordine: n.2 baliste - Veliero, Caracca, Cocca Anseatica, Sciabecchi Militari. n.1 balista - Caravella Redonda, Caravella, Giunca. nessuna balista, date le dimensioni di tali imbarcazioni - Dhow, Tartana. Il montaggio delle Baliste è previsto soltanto sul castello a prua e sul cassero a poppa delle navi, in base alla struttura delle imbarcazioni a cui sono destinate; una balista infatti occupa spazio e richiede un’area di movimento di rotazione che non deve interferire con le manovre e con le vele. CARATTERISTICHE DELLE BALISTE NAVALI Descrizione: la balista è una grande macchina d`assedio che lancia grandi dardi o pietre sferiche singolarmente o per piccoli gruppi, secondo il tipo di modello. Costruita in legno, con qualche parte costruita o almeno rivestita di metallo, utilizza corde o tendini di animali come tensori. Quest`arma a torsione è formata da una parte superiore costituita da un telaio in legno e da un treppiede, per mezzo del quale poggia a terra. Le ruote, nel caso siano presenti nelle Baliste da assedio, possono essere bloccate con eventuali perni da ancorare fra il terreno e le ruote. All`estremità del riquadro superiore si trovano gli alloggiamenti, rivestiti in metallo, delle due matasse, posizionate verticalmente, alle cui estremità vengono inserite due robuste braccia in legno. Fra le matasse trova posto il carrello di propulsione, un piano di invito per i proiettili, sul quale si tende la corda che unisce le due braccia, aumentando nel contempo la torsione delle matasse. Uso: quando la corda raggiunge la tensione desiderata, si fissa il proiettile e, agendo su di uno scatto, la si libera. Il rilascio della corda non è dovuto alla sua elasticità ma al fatto che è collegata alle braccia in legno inseriti nelle matasse e che, liberati dalla tensione, tendono a ritornare violentemente ed automaticamente al loro posto, imprimendo alla corda una forza tale da sospingere il carrello d`armamento e quindi anche il proiettile in avanti. Il telaio è orientabile in altezza e può ruotare su se stesso, consentendo una notevole libertà di manovra per quelle fisse. L`orientamento, per quelle d`assedio, è determinata dallo spostamento delle ruote. Praticamente queste macchine si comportano come grandi archi in cui la flessibilità è sostituita dalla forza di torsione. Uso Navale: La Balista impiegata sulle navi è assicurata a una piattaforma girevole che, a sua volta, è ancorata, con un sistema di fissaggio passante, al tavolato del castello di prua o del cassero di poppa; questo per facilitare le operazioni riguardanti l’uso dell’armamento. Durante la navigazione la piattaforma girevole sarà bloccata a mezzo di una leva posta lateralmente, per evitare scompenso di peso derivante dalla libera rotazione dell’armamento; la piattaforma stessa verrà sbloccata al momento dell’uso. MANOVRE DI AVVICINAMENTO IN MARE AL FINE DI SOCCORRERE O INTRAPRENDERE UNA BATTAGLIA NAVALE POSIZIONE DELLE NAVI Se si voglia giungere allo scontro bellico tra due navi, è necessario che esse siano relativamente vicine per coprire la gittata delle Baliste, pari a 250 braccia, e , in caso di arrembaggio, vengano accostate le murate per consentire il salto da un ponte all’altro. La nave attaccante userà dei Rampini per agganciare la nave attaccata e fare in modo che le murate si accostino il più possibile. Le cime dei rampini dovranno essere fissate alle Bitte di Bordo molto saldamente. La velocità sulle onde è di fondamentale importanza, essa determina la possibilità di manovrare in minor tempo e raggiungere la posizione voluta rispetto all’obiettivo, ovvero l’imbarcazione da raggiungere e avvicinare. L’abilità nel manovrare è altrettanto importante, è necessario essere in grado di scegliere la rotta più conveniente, calcolando la direzione e l’intensità del vento rispetto alla propria posizione e a quella dell’obiettivo. Una virata eseguita troppo presto o in ritardo, potrebbe stabilire l’esito negativo dell’intento. Se l’attacco viene disposto a distanza usando le Baliste, vanno valutati i punti nevralgici verso cui mirare, le vele sono indispensabili a bordo e questo fa di esse il primo bersaglio da colpire con frecce o dardi incendiari, poi si punta alla ruota del timone, senza di essa la nave è ingovernabile, ogni altro danno causato agli alberi e allo scafo è a sua volta rilevante. In caso di arrembaggio, si impugneranno le armi e si terrà conto che una nave subisce i movimenti di beccheggio e rollio, quindi si dovrà continuamente cercare equilibrio fisico prima di sferrare ogni colpo. La gente di mare è abituata a compiere tale controllo ed è quindi più abile rispetto a un combattente avvezzo al terreno immobile. MANOVRE A VELA Il Sopravento La posizione più vantaggiosa per controllare l’obiettivo è quella che consente di prendere il vento in maggior quantità, quindi di guadagnare il “sopravento”. Per ottenere tale vantaggio, si fa rotta tra il vento e l’obiettivo, ovvero si interpone la propria imbarcazione tra il punto cardinale da dove soffia il vento e l’imbarcazione da avvicinare. Le virate possono essere varie, dipende dalla rotta che si percorre in quel mentre, rimane il fatto che il “corridoio” da imboccare resti il medesimo, sia che lo si affronti da un lato o dall’altro, rispetto alla stessa rotta che sta percorrendo la nave da avvicinare, la stessa procedura può avvenire anche in senso contrario, e, in questo caso, la murata della propria imbarcazione sarà l’opposta rispetto a quella della nave da avvicinare, ma saranno comunque parallele tra loro. Accostare o rallentare la nave fino a fermarla Supponendo che la nostra nave stia procedendo in piena andatura, il Capitano, avvistato l’obiettivo a circa 100 braccia, darà ordine di virare per portarsi sul lato sopravento dell’imbarcazione da avvicinare. A circa 50 braccia di distanza, il Capitano impartirà l’ordine di terzarolare le vele, per iniziare a rallentare, questa fase di transizione permette di riprendere l’andatura e manovrare, nel caso in cui la nave da avvicinare compia una virata imprevista cercando di sfuggire. In questo caso saranno sciolti i terzaroli e l’inseguimento continuerà. Altrimenti, a circa 20 braccia dall’obiettivo, le vele dovranno essere lascate, libere di fileggiare (sbattere) senza più dare moto alla nave che si fermerà. In questo lasso di tempo la nave procederà con la forza impressa dall’andatura precedente (abbrivio) che servirà ad accostare senza entrare in collisione diretta. ORMEGGIO AL PONTILE O AL MOLO Affiancamento al Pontile o Molo. E’ molto importante riconoscere la direzione e l’intensità del vento e, inoltre, fare attenzione affinché vi sia spazio sufficiente alle manovre senza danneggiare altre imbarcazioni già ormeggiate. I Mozzi addetti dovranno dirigersi alle cime d’ormeggio predisposte sulla barca, a poppa e a prua. Quando si raggiunge una distanza tale da poter continuare il moto con il solo abbrivio, i Marinai dovranno lascare le scotte delle vele di mezzo e di prua, lasciandole libere al vento. In supporto al timone verrà usata solo la vela latina di poppa. Si esaurisce l’abbrivio, ovvero la spinta sulle onde dello scafo che rimane dopo l’andatura percorsa, e, ad avvicinamento quasi ultimato, si pone la prua al vento per fermare la barca e affiancarsi al molo in corrispondenza dell’ormeggio voluto. Nel caso in cui si volesse ormeggiare di poppa o di prua, l’avvicinamento al molo è identico, si regolerà la posizione finale della barca agendo sul timone al termine della manovra. Imbarcazioni grandi. Sulle imbarcazioni tipo: Veliero, Caracca, Cocca Anseatica, Caravella Redonda, Caravella e Giunca, sono disposte a bordo delle cime in matassa, legate alle bitte di bordo adibite all’ormeggio, una a poppa e una a prua; la cima verrà lanciata a terra sul molo, affinché dal personale di terra venga legata al capo della gomena fissata alla bitta del molo, successivamente, a mezzo della cima, la gomena verrà issata a bordo e legata alla bitta di bordo, identica manovra, sia a prua che a poppa. Prima di effettuare il nodo si teserà quanto più possibile la gomena, spegnendo l’abbrivio della barca, se necessario. Imbarcazioni piccole. Sulle imbarcazioni tipo: Dhow e Tartana, si sceglie l’ormeggio osservando il molo, un Mozzo si prepara a saltare con la matassa in mano, a prua o a poppa, per andare a legarla alla bitta del molo. Nel qual caso fosse presente a bordo soltanto il Capitano, si avvarrà del personale di terra a cui lancerà la cima attendendo che sia legata alla bitta del molo. Prima di effettuare il nodo si teserà quanto più possibile la cima d’ormeggio, spegnendo l’abbrivio della barca, se necessario. Imbarcazioni di ogni tipo. Quando la barca è ormeggiata si “ imbrogliano” le vele, ovvero si radunano ripiegandole a contatto dei pennoni e si legano ad essi. PRENDERE IL MARE DAL MOLO Si mollano gli ormeggi e si procede con le manovre, la latina di poppa serve per prima per allontanarsi dal molo, seguita in tempo breve dalle quadre di mezzo e di prua per percorrere la rotta con l’andatura appropriata secondo la direzione del vento. ORMEGGIO ALLA FONDA, DARE FONDO ALL’ ANCORA Si usa lo Scandaglio per valutare la profondità del fondale e quindi dedurre se è possibile gettare l’ancora senza rischiare che non lo raggiunga o, al contrario, che la chiglia possa incagliarsi. L’ ancora è affibbiata sul lato della prua, al di sotto della balaustra del Castello, e fissata attraverso dei ganci metallici removibili dalla parte interna del Castello stesso. Nel momento della caduta, le ancore sono collegate ad una spessa gomena. Quando l'ancora tocca il fondale, e la cima smette di filare, viene bloccata con il fermo. Le scotte delle vele di prua e di mezzo vanno lascate e le vele lasciate libere al vento, mentre la latina di poppa servirà da supporto al timone. Importantissima è la distanza dalla costa, perché l’imbarcazione non resterà ferma ma girerà secondo la spinta del vento sullo scafo in uno spazio circolare determinato dalla lunghezza della cima dell’ancora, praticamente disegnerà una ruota che avrà per centro la posizione dell’ancora sul fondale. L’ancora, infatti, non è un freno a un’imbarcazione, ma è piuttosto un ostacolo al suo progredire in una direzione o in un’altra. E per le grandi navi ne sono necessarie almeno due. Per non andare a finire con la poppa verso eventuali scogli o altre barche, si calcola questo “giro di ruota” e ci si porta con la prua al vento per fermare la barca sul punto precedentemente individuato per dare fondo all’àncora. Essendo posta la prua al vento, la barca, dopo essersi fermata andrà indietro e questo servirà per distendere la cima sul fondale. Può capitare che il peso della barca trascini l’ancora sul fondo, come fa un aratro sul campo, ebbene quando la barca si sposterà a sinistra o a destra, significherà che l’ancora ha fatto presa. In caso di tempesta e forte vento, questa manovra andrà eseguita molto velocemente per evitare che la barca messa con la prua contro vento, possa girarsi su un lato o sull’altro. Se l’ancora dovesse incagliarsi tra gli scogli, vi sono due possibilità: o si taglia la cima liberando la nave e perdendo l’ancora, o si chiede l’intervento di un angelo, demone o vampiro affinché si tuffi e la liberi, queste tre razze non respirano e sono forti abbastanza per sopportare il peso della pressione dell’acqua e liberare l’ancora, anche se l’operazione si protrae nel tempo. SALPARE L’ANCORA Usando una vela, solitamente la latina di poppa, si procede verso il punto in cui si trova l’ancora. La cima connessa all'ancora sommersa, viene agganciata all'argano per permettere a quest'ultimo di sollevare l'ancora, avvolgendo la cima su se stessa in spire. La gomena rientra, grazie all'azione dell'argano, chiamato in questo caso “cabestano”, mentre un gruppo di marinai dispone a spire la cima, man mano che sale al di sotto del Castello. Per aiutare il sollevamento dell'ancora, sulle grandi navi (la Cocca Anseatica e il Veliero) la fune adibita alla manovra, viene supportata da un grosso paranco (formato da una robusta trave e da un sistema di cime) sospeso all'esterno del lato di prua e destinato a issare l'ancora fino a livello della murata. L'ancora si solleva, fino a essere perpendicolare al fondale, liberando la nave che comincia a muoversi. L’argano continua a sollevare l’ancora che verrà disposta orizzontalmente in modo da poterla agganciare ai fermi. STRUMENTI DI NAVIGAZIONE Il Capitano è a conoscenza dell’uso e dell’impiego di ogni strumento dedicato alla navigazione, ma alcuni di questi strumenti vengono usati solitamente dal Nostromo e altri dai Marinai, che daranno voce una volta accertato il risultato dell’impiego. I Mozzi si riveleranno preziosi collaboratori, quando ci sarà una sagola da sbrogliare o da arrotolare a matassa per essere riposta. Scandaglio Atto alla misurazione dei fondali marini e a stabilirne la natura (se sabbiosi o rocciosi) , è composto da un peso di circa quattro rubbi in ferro o pietra e da una sagola lunga 200 braccia, per segnare ogni braccio viene fatto un nodo. Nella base dello scandaglio invece, si trova un incavo, nel quale verrà apposto del grasso. Per misurare la profondità del mare in quel punto, si butta in acqua il peso, è necessario farlo a poppa, per non fare impigliare la sagola sotto lo scafo o nella pala del timone, poi si lasca la sagola e si contano i nodi al livello della superficie dell`acqua fino a quando lo scorrimento della sagola cessa. Una volta issato a bordo si potrà stabilire la natura del fondale dai detriti che restano impigliati al grasso sito nell`incavo della base. Si ritiene uno strumento utilissimo e fondamentale per evitare che le imbarcazioni possano arenarsi su secche di natura sabbiosa o incagliarsi su scogli che risalgono verso la superficie fino, a volte, ad affiorare, provocando danni a chiglia e prora. Solcometro Altrimenti detto: Solcometro a barchetta, serve a misurare la velocità dell’imbarcazione e quantifica l'unità di misura chiamata nodo. E’ formato da un galleggiante a forma di barchetta e da una sagola segnata con dei nodi a uguale distanza, ovvero 15 braccia e 43 cannelle, questa lunghezza corrisponde alla distanza che percorrerebbe una nave in trenta sessantesimi di granello di clessidra se si muovesse a un miglio nautico all`ora si lancia la barchetta a poppa e si contano i nodi che scorrono nel lasso di tempo indicato, ogni nodo corrisponde a un miglio all'ora. Mostrarombi Serve a determinare in modo approssimato il percorso fatto dalla nave; è una tavoletta di legno a forma circolare su cui è disegnata la rosa dei venti, unitamente a una sequenza di trentadue rombi. in ogni rombo ci sono otto fori, corrispondenti agli otto mezzi giri di clessidra dei turni di guardia, e altrettanti se ne trovavano in serie numerate poste al di sotto di essa e corrispondenti alle velocità in nodi; dopo mezzo giro di clessidra di navigazione si mette uno dei piccoli perni appositi nel primo dei fori del rombo della rotta intrapresa e un altro pernetto nel primo dei fori relativo alla velocità della barca; dopo un giro di clessidra si compiono le stesse operazioni ma mettendo un pernetto nel secondo foro dello stesso rombo nel caso che la rotta fosse la medesima, oppure di un altro rombo se si fosse mutata la rotta, così pure per la velocità, lo stesso foro se non fosse mutata, un altro se fosse cambiata; alla fine dei quattro giri di clessidra o degli otto mezzi giri , si annotano i dati risultanti. Cannocchiale Ingrandisce la visione di oggetti lontani; la sua struttura è composta da un tubo, di legno o di metallo e da due lenti, l`oculare e l`obiettivo. L'oculare, è una lente posta all'estremità visiva, esso ha la funzione di ingrandire l'immagine che si forma nel piano focale dell'obiettivo: per questo è posizionato in modo che il suo asse e quello dell'obiettivo coincidano. Spesso per l'obiettivo o l'oculare vi sono più di una lente, a formare un gruppo di lenti. Il tubo può essere fisso o allungabile e regolabile, in tal caso si tratta di tubi montati sullo stesso asse e con scorrimento relativo al medesimo asse. Bussola Serve a individuare i punti cardinali, solitamente circolare, riporta infatti i quattro punti cardinali opposti tra essi: nord, sud ed est, ovest, al centro è fissato su un perno un ago calamitato libero di ruotare , questo indica sempre il nord, quindi basterà ruotare il cerchio fino a far coincidere la punta dell'ago con il nord indicato e si potrà dire di aver orientato la bussola e individuato i punti cardinali. con l'aiuto di una meridiana si può conoscere l`ora solare di giorno, osservando l`ombra prodotta dalla barra, perpendicolare all`ago posizionato verso Nord. Compasso Serve per calcolare rotte e distanze in mare sulle carte durante la navigazione. Le gambe dello strumento presentano una parte semicircolare e una rettilinea terminante a punta. La pressione delle dita sulle parti ad arco consente di effettuare l’apertura del compasso con una sola mano. Effemeridi Nautiche Le Effemeridi rappresentano uno strumento fondamentale per lo studio delle costellazioni. Esse si basano su pergamene riportanti dati astronomici di riferimento. Da queste pergamene si ricavano le effemeridi astronomiche, ovvero tabelle in funzione del tempo e della data, che riportano, ad intervalli regolari, gli elementi variabili degli astri durante il corso dell’intero anno. Tali elementi sono: la posizione degli astri nella volta celeste e le loro dimensioni apparenti dedotte a nuda vista. Le effemeridi nautiche permettono di calcolare, in un preciso momento qualsiasi e per l’anno in cui si riferiscono, le coordinate apparenti degli astri osservabili a bordo di una nave. cartografia Quadrante E’ uno strumento che può essere utilizzato per misurare l'altezza angolare di un corpo celeste rispetto alla linea dell'orizzonte. Esso ha una forma di quarto di cerchio, per misurare il valore di un angolo retto. lo strumento può ruotare in modo che con uno dei suoi due lati sia possibile traguardare l'astro, e quindi leggere l'angolo rispetto a un filo a piombo, utilizzato come "lancetta" di misurazione. Se si punta una stella attraverso i mirini della struttura, risulta possibile leggere il valore dell'angolo verticale (altezza astronomica) che il filo a piombo indica nella parte curva del settore contrassegnata da una gradazione compresa in un angolo retto. Grafometro I grafometri sono cerchi metallici graduati semicircolari posti ai due lati della barca. Sono dotati di un sistema di mira che consente di misurare l'angolo sul piano orizzontale compreso tra la linea di mira di un dato punto cospicuo e l'asse longitudinale della barca. Lo zero corrisponde alla prua della nave ed è munito di una alidada rotante, attorno al proprio centro, atta a traguardare il punto di cui si vuole effettuare il rilevamento: la contemporanea lettura alla bussola del valore della prora della nave permette di avere il rilevamento vero da tracciare sulla carta nautica. Il grafometro è quindi lo strumento mediante il quale vengono presi rilevamenti positivi se presi a dritta e negativi se presi a sinistra. In barche di dimensioni inferiori il grafometro è una ghiera graduata circolare posta al centro della barca, nel qual caso il corrispondente rilevamento è misurato in modo assoluto, ovvero positivo e negativo, rispetto alla prua della barca. Per ogni rilevamento è essenziale segnare anche l'ora in cui viene preso e la rotta della barca in quel momento. Il grafometro sotto forma di corona circolare munita di alidada, può essere posto sulla bussola, consentendo così la lettura diretta del rilevamento dell’oggetto. Ottante Consente di misurare la distanza tra due punti e l`altezza del sole o degli astri sull`orizzonte, da qui con apposite tavole numeriche si deduce la latitudine. Dispone di una scala pari ad 1/8 di circonferenza ed è dotato di ottiche di puntamento, L`utilizzo dell`ottante è analogo e del tutto similare a quello del sestante. Sestante Misura l`altezza degli astri sopra l`orizzonte e le coordinate geografiche, cioè il punto nave; ha la forma di un settore circolare ampio quanto un sesto del cerchio, al vertice del settore viene imperniata un`alidada mobile cui è fissato uno specchio; sulla parte posteriore dello specchio si trova un cannocchiale che punta su un secondo specchio per metà argentato, in tal modo si possono vedere: l'orizzonte e l'astro puntato che viene riflesso sia sul primo specchio fissato all'alidada e sia sul secondo specchio dalla parte argentata. Regolando la posizione dell'alidada si giunge a far coincidere la linea dell'orizzonte con quella dell'astro e leggendo la scala graduata incisa sul settore circolare, se ne ricava la misura dell'angolo fra l`orizzontale e l`astro. Il sestante sfrutta il principio della doppia riflessione: se un raggio luminoso subisce una doppia riflessione sullo stesso piano, l'angolo di deviazione è il doppio dell'angolo formato dalle superfici riflettenti. La scala del sestante è pari a 1/3 di un angolo piatto ma e graduata in maniera doppia in modo da leggere direttamente il doppio dell'angolo formato dai due specchi. Rispetto all'astrolabio il sestante ha il vantaggio di rendere possibile traguardare un oggetto rispetto all'orizzonte, piuttosto che in relazione allo strumento, consentendo una misura più precisa. Armillary o Armillare Il nome deriva dal termine "armilla" che originariamente assumeva il significato di cerchio o braccialetto. E’ uno strumento astronomico formato da un apparato meccanico complesso, la cui struttura è composta vari cerchi metallici graduati e imperniati in un centro comune, che rappresentano le orbite dei corpi celesti, collegando tra loro i seguenti riferimenti: - i poli - due punti diametralmente opposti individuati dall'intersezione dell'asse di rotazione del pianeta con la sfera celeste; - l'equatore - circonferenza massima del pianeta perpendicolare all’asse di rotazione e quindi equidistante dai poli; - l'eclittica - percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto allo sfondo della sfera celeste; più esattamente, è l'intersezione della sfera celeste con il piano geometrico su cui giace l'orbita terrestre (piano eclittico, o piano dell'eclittica). Il nome deriva da eclissi, poiché le eclissi avvengono naturalmente o su di essa o in stretta prossimità di essa. - i meridiani - una qualsiasi circonferenza massima ottenuta dall'intersezione tra la superficie del pianeta e un ipotetico piano passante per l'asse di rotazione del pianeta stesso. Più precisamente, tale circonferenza massima si compone di due meridiani diametralmente opposti (meridiano e antimeridiano): in altre parole ciascun meridiano forma un immaginario arco che congiunge il Polo Nord terrestre con il Polo Sud. - i paralleli - linee immaginarie utilizzate per stabilire la posizione esatta di una determinata località sulla superficie del pianeta, poiché ne rileva la latitudine. I paralleli, che devono il loro nome poiché sono geometricamente paralleli all'equatore, formano sul pianeta delle circonferenze immaginarie perpendicolari all'asse del pianeta, via via più piccole mano a mano che si avvicinano ai due poli opposti. Al centro dell’Armillare è posta una sfera che rappresenta il nostro pianeta, e viene usata per mostrare il movimento delle stelle nella volta celeste. Le sfere armillari furono tra i primi apparati meccanici complessi. Il loro sviluppo portò a miglioramenti nelle tecniche e nella progettazione di tutti gli strumenti meccanici. Astrolabio Permette di calcolare il giro di clessidra in corso in base alla posizione delle stelle è costituito da parti fisse e mobili montate una sull'altra e tenute ferme da un perno centrale che costituisce anche il centro di rotazione dello strumento. Sulla parte superiore vi è un anello che permette di sospendere lo strumento in posizione verticale per la misura delle altezze degli astri. Alla base si trova la “madre” sul cui bordo sono impressi i 24 giri di clessidra del giorno, l'apice è in alto sotto l'anello e qui vi è anche una scanalatura per alloggiare la prominenza della “lamina” secondo disco appoggiato sulla madre. Le incisioni della lamina riportano la proiezione della sfera celeste locale per una determinata latitudine; esistono più lamine con diverse incisioni dipendentemente dalla posizione utile. Il “timpano” è una sottile lastra dove sono incise le coordinate delle stelle in funzione della latitudine del particolare luogo di osservazione. La “rete” è un disco traforato dello stesso diametro della lamina e rappresenta la posizione delle stesse fisse; al suo interno si trova l'eclittica. L’indice, simile a una lancetta, permette di registrare la posizione di Sol sul cerchio graduato dell'eclittica incluso nella rete. L' alidada, imperniata al centro dello strumento, presenta due mire, che permettono di puntare un oggetto attraverso i fori in essi praticati. Il bordo mostra sulla scala l'angolo fra la linea di vista dell'oggetto mirato e la verticale del luogo d'osservazione. La “chiavetta” è il perno che permette alle parti principali dello strumento, ovvero: l'alidada, la rete e l'indice, di ruotare liberamente attorno al centro comune della madre e del timpano. Per determinare l'ora si misura l'altezza di una stella conosciuta con l'alidada, si cerca la punta, nella rete corrispondente nell'astrolabio, si ruota la rete fino a che la linea del timpano corrispondente all'altezza misurata si trova sulla stella, mediante l'alida si misura la distanza angolare tra il sole a mezzogiorno, e la stella prescelta, per questo ci si serve di una scala graduata sul bordo della rete. La stessa operazione si può fare di giorno, misurando l'altezza del sole e facendo corrispondere la posizione di questa sull'eclittica corrispondente al giorno nel quale ci si trovava con la linea dell'altezza e misurando l'angolo tra la posizione del sole a mezzogiorno e quella nel momento misurato Nell'astrolabio sono rappresentate le posizioni delle stelle più luminose del firmamento e la posizione di Sol nel corso dell'anno. Notturlabio Serve a determinare l`ora approssimata durante notte conoscendo la posizione di tre stelle, ovvero la Stella Themis e la costellazione Multiforme formata da due stelle, i Puntatori ,Graal e Yulma, le quali sono sempre allineate con la stella Themis, e la loro linea compie un giro completo ogni giorno. Di notte le stelle ruotano intorno alla stella di Themis per un tempo di poco inferiore ai 24 giri di clessidra e per questa differenza, il giorno dopo, le stelle appariranno leggermente più a ovest; conoscendo la loro posizione durante tutta la rotazione che avviene intorno alla stella di Themis, si può stabilire, in modo approssimato, il giro di clessidra in corso. Modo d’uso Si fa ruotare il Timpano in modo che il relativo indice intercetti sul calendario sottostante, impresso nel bordo della Madre, la tacca del giorno corrente. La Ruota delle Clessidre viene così orientato rispetto le stelle. Si ruota infine il secondo indice, ovvero l’Alidada, disponendolo in modo che, guardando la costellazione detta ’Multiforme’ (che a Lot prende il nome di ’Coppa’ o ’Fiore’ o ’Falce’ o ’Corona di Durin’ a seconda delle razze che la osservano), ne sfiori le prime due stelle ovvero Graal e Yulma. Quindi lo sguardo fisserà le due stelle e visivamente metterà sotto queste il bordo dell’Alidada. A questo punto l’Alidada, allineata a questa due stelle, intercetta sulla Ruota delle Clessidre il giro di clessidra (dopo l’apice di Sol del giorno passato o prima dell’apice di quello venturo) che è trascorso fino a quel momento della notte. Struttura E’ composto dall'impugnatura; da un cerchio esterno detto “madre” su cui sono riportati i giorni dell'anno; da un cerchio più piccolo interno provvisto di una punta indicatrice, dove sono riportati i 24 giri di clessidra del giorno e da una lancetta detta “alidada”. Si fa ruotare il cerchio più piccolo in modo che la punta indichi la data corrente e si punti la Stella di Themis attraverso il foro centrale, centro dei due cerchi; si mantenga lo strumento perpendicolare alla visuale; si muova poi la lancetta in modo da allinearla con le due stelle della Multiforme, ovvero i Puntatori; la linea dell’alidada indicherà sul disco orario il corrispondente giro di clessidra in corso.