Le infezioni virali sono molto comuni nel cavo orale: >90% popolazione umana affetto in qualche momento della vita Possono causare modificazioni patologiche molto varie Alcune si risolvono, altre possono causare danni permanenti PRINCIPALI AGENTI VIRALI reperibili nel CAVO ORALE DNA • Papillomavirus • Herpesvirus • Enterovirus; Rhinovirus RNA • Virus del morbillo • Virus della parotite • Virus influenza • Virus epatite • HIV (AIDS) Papillomavirus (HPV) Famiglia Papillomaviridae (in precedenza famiglia Papovaviridae = PApillomavirus + POlyomavisrus + Vacuolating Agent (simian SV40) Virione icosaedrico senza envelope Genoma dsDNA, circolare, piccolo (5 Kb) Oltre 100 tipi: diversi tipi = diverse lesioni Classificazione HPV Distinti in oltre 100 tipi su base filogenetica. Dal punto di vista delle patologie, distinti in: •HPV cutanei •HPV mucosali HPV CUTANEI: VERRUCHE, classificate come volgari (dita, mani), plantari (pianta piede) o piane (volto, braccia, ginocchia). Trasmesse per contatto. In individui predisposti si può sviluppare EPIDERMODISPLASIA VERRUCIFORME (verruche diffuse a tutto il corpo), con tendenza a trasformazione neoplastica maligna (CARCINOMA SQUAMO-CELLULARE) HPV MUCOSALI: CONDILOMI (mucose genitali) o PAPILLOMI (mucose respiratorie, orali, congiuntiva). Trasmissione sessuale. Alcuni tipi mucosali non formano condilomi ma provocano tumori (causa primaria del cancro cervice uterina)(HPV16, 18, 31, 33, e altri). Meccanismo patogenesi HPV Infettano lo strato basale della cute/mucosa. Replicano nell’epitelio squamoso, inducendone la proliferazione → verruca, condiloma, papilloma (risultato della stimolazione virale della crescita cellulare indotta dalle proteine precoci del virus E6 e E7). La replicazione virale è associata al differenziamento cellulare. Le verruche si sviluppano in 3-4 mesi. Meccanismo oncogenesi HPV Alcuni tipi di HPV mucosali invece di causare lesioni benigne provocano tumori: quale è la differenza? Il genoma del virus si integra nel DNA della cellula eucariotica: ciò porta alla espressione incontrollata dei geni virali responsabili della proliferazione cellulare (E6 e E7), che causano perciò la trasformazione della cellula infettata. DIAGNOSI: clinica, conferma citologica (Pap-test, tipizzazione mediante PCR). TERAPIA: rimozione chirurgica, interferone (papilloma laringeo), vaccino. In Italia a febbraio 2007, è stato introdotto il primo vaccino contro HPV, diretto contro 4 tipi: HPV 16, HPV 18, HPV 6, HPV 11 (tipi 16 e 18 responsabili della maggior parte dei tumori). Il vaccino è offerto gratuitamente dalle strutture pubbliche dal 2008 a tutte le bambine all'età di 12 anni. In Italia il tumore del collo dell'utero colpisce circa 3500 donne ogni anno: l’incidenza più elevata si ha attorno ai 45 anni di età, mentre è praticamente assente sotto ai 25 anni. HERPESVIRUS 8 herpesvirus capaci di infettare l’uomo, divisi in 3 sottofamiglie alfa, beta, gamma, in base a caratteristiche biologiche e molecolari Nome Sotto famiglia Malattia Sito latenza HHV-1 HSV-1 α Primaria: gengivostomatite, cheratocongiuntivite, encefalite Riattivazione: herpes labiale Gangli sensori (testa-collo) HHV-2 HSV-2 α Primaria: herpes genitale, infezione neonatale Riattivazione: herpes genitale Gangli sensori (lombosacrali) HHV-3 VZV α Primaria: varicella Riattivazione: Zoster Gangli sensori (tronco) HHV-4 EBV γ Mononucleosi , tumori (linfoma di Burkitt, malattia di Hodgkin, carcinoma nasofaringeo) Linfociti B HHV-5 CMV β Mononucleosi, malattia citomegalica, retinite, polmonite, rigetto d’organo Gh. salivari, rene e altri siti HHV-6 HHV-6 β Sesta malattia (cofattore AIDS?, rigetto d’organo?) Linfociti T, monociti HHV-7 HHV-7 β Sindromi febbrili infantili (altre patologie?) Linfociti T, monociti HHV-8 KSHV γ Sarcoma di Kaposi, e altri rari tumori (PEL, malattia di Castleman) Linfociti, endotelio Neurotropismo α Virus HERPESVIRUS: morfologia • virione di circa 200 nm di diametro • capside icosaedrico. • CORE (materiale elettrondenso racchiuso nel capside: proteine complessate al DNA), circondato da tegumento, circondato a sua volta da pericapside derivato dalla membrana cellulare, con glicoproteine codificate dal genoma virale HERPESVIRUS: biologia Caratteristica Biologica: LATENZA Dopo la risoluzione dell’infezione primaria, il virus permane nell’organismo in cellule specifiche senza replicarsi ed esprimendo solo pochissimi geni virali. In risposta a stimoli di varia natura (stress, immunodepressione, ecc.) il virus si può riattivare, ricominciare a replicarsi e causare una nuova infezione acuta (infezione ricorrente) per poi tornare il latenza. a HERPESVIRUS Herpes simplex tipo 1 Herpes simplex tipo 2 Varicella-Zoster Neurotropismo (alfa), tropismo ampio, replicazione veloce HSV-1 In genere causa infezioni orali, ma può infettare anche il tratto genitale. Trasmissione: contatto (fluido delle vescicole), saliva. Sieroprevalenza: oltre il 90% della popolazione è sieropositiva. Fino al 25% delle persone infettate hanno ricorrenze. Infezione litica: cellule epiteliali (epidermide, mucosa) Infezione latente: cellule nervose (gangli sensitivi) Infezione primaria durante l’infanzia. Può essere asintomatica, se è sintomatica, può causare: Gengivostomatite (15%) Cheratocongiuntivite Encefalite (rara) Danno virale associato all’ effetto citopatico DIRETTO Al termine dell’infezione primaria il virus entra in latenza nei gangli sensitivi (trigemino) risalendo le terminazioni che innervano la zona inizialmente infettata. In seguito a stress, il virus si può riattivare causando una ricorrenza. NB-L’herpes labiale è sempre una recidiva, mai una infezione primaria. HSV-2 Generalmente causa infezioni del tratto genitale, ma anche del cavo orale (trasmesse sessualmente). TRASMISSIONE: contatto con fluido delle vescicole, contatto sessuale, perinatale. SIEROPREVALENZA: presenza di anticorpi specifici in ~ il 20% della popolazione adulta. Infezione litica: cellule epiteliali (epidermide, mucosa) Infezione latente: cellule nervose (gangli sensitivi) Causa l’Herpes genitale, va in latenza nei gangli lombosacrali; le riattivazioni provocano lesioni nella stessa zona genitale. Importante infezione nel neonato: Herpes neonatale da HSV-2: il neonato si infetta attraversando il canale del parto, spesso evolve in infezione disseminata a organi viscerali e encefalite (mortalità >80%, se non trattata). In caso di guarigione, gravi sequele neurologiche. Madre con infezione genitale da herpes attiva (anche se non visibile) vzv Infezione PRIMARIA sintomatica: Varicella, malattia tipica dell’infanzia. Incubazione di 2 settimane. Tipica eruzione cutanea, pruriginosa, prima sul tronco, poi in tutto il corpo. Rash papule vescicole croste. Eruzioni in ondate successive. Sintomi per circa 2 settimane. Guarigione spontanea, rare complicanze (polmonite, meningoencefalite). TRASMISSIONE mediante aerosol respiratorio, contatto (fluido delle vescicole). Decorso della Varicella L’individuo risulta contagioso prima della comparsa dell’esantema, perché VZV infetta anche le cellule della mucosa respiratoria. La trasmissione mediante contatto con il liquido della vescicole non si ritiene possa essere una comune forma di contagio LESIONI ORALI: in alcuni pazienti, prima dell’eruzione cutanea, si manifestano ulcere orali 2-3 mm diametro, dolorose, circondate da anello rosso di infiammazione. Infez. LATENTE nei gangli dorsali di nervi sensitivi, le cui terminazioni arrivano alla cute. Nel 10-15% interessate le branche del trigemino: lesioni orali, nevralgia del trigemino. Infez. RICORRENTE: Herpes Zoster, più frequente nell’adulto. Di solito limitata all’innervazione cutanea di un singolo ganglio sensitivo (dermatomo) dolore intenso vescicole. Complicazione più comune: neuralgia posterpetica (dolore alcuni mesi), più rare encefalite o zoster disseminato. Più grave in immunodepressi. b HERPESVIRUS Human cytomegalovirus (CMV) ROSEOLO VIRUS Human herpesvirus type 6 (HHV-6) Human herpesvirus type 7 (HHV-7) cmv PREVALENZA: circa il 70% nella popolazione adulta. Infezione spesso asintomatica in individui sani. Infezione PRODUTTIVA: cellule epiteliali e altre cellule Infezione LATENTE: linfociti T, macrofagi TRASMISSIONE: sangue, saliva, secrezioni corporee. Le cellule infettate aumentano in dimensione (citomegalia). INFEZIONE PRIMARIA da HCMV Infezione primaria nell’infanzia, di solito asintomatica. Quando sintomatica si ha mononucleosi eterofilo-negativa (senza agglutinazione di globuli rossi di pecora). Nell’ospite immunocompetente rare complicazioni. Negli immunocompromessi: gravi forme sistemiche, polmonite, epatite, encefalite, retinite. Nei trapiantati spesso associato a rigetto; importante determinare lo stato di donatore e ricevente ed il monitoraggio preventivo (carica virale). Malattia nel feto da HCMV: L’infezione primaria della madre in gravidanza può causare la malattia citomegalica del neonato (10% dei casi). La trasmissione è transplacentare. Fatale in circa il 30% dei casi. Nei sopravvissuti gravi compromissioni. Possibili esiti dell’infezione da CMV Il tipo di malattia sviluppata dipende dallo stato immunologico del paziente HhV-6 Infezione PRIMARIA: contratta molto presto (entro 6-24 mesi) SIEROPREVALENZA molto alta (70-90% popolazione adulta) Due specie: HHV-6A e HHV-6B Infezione PRODUTTIVA: linfociti T Infezione LATENTE: linfociti/monociti Presente nelle ghiandole salivari: trasmissione con la saliva. Infezione primaria: VI malattia o Exanthem Subitum, malattia esantematica pediatrica (specie B). Può essere asintomatica. Il quadro patologico indotto dall’infezione di HHV-6 si differenzia molto a seconda dello stato immunologico del soggetto. Associato a patologie gravi in immunodepressi (AIDS, malattie autoimmuni, trapiantati). HhV-7 Isolato nel 1990. Infetta i bambini nella prima infanzia (comunque dopo HHV-6). Virus ubiquitario, la maggior parte della popolazione sana è infettata. Escreto con la saliva. Infezione PRODUTTIVA: linfociti T Infezione LATENTE: linfociti T Patogenesi HHV-7 Causa infezioni asintomatiche, o brevi sindromi febbrili benigne in bambini piccoli. Associazione con rigetto di trapianto soprattutto in età pediatrica (cellule staminali). Sindrome da fatica cronica? Cofattore per CMV? E’ tuttora un virus “orfano” di patologia specificamente correlata. g HERPESVIRUS Epstein-Barr virus (EBV) Human herpesvirus type 8 (HHV-8) ebV (HHV-4) Infezione primaria: mononucleosi infettiva. Infezione PRODUTTIVA: linfociti B e cellule epiteliali dell’orofaringe. Infezione LATENTE: linfociti B. Con capacità oncogena. Mononucleosi infettiva L’infezione si contrae con la SALIVA. Periodo di incubazione lungo (4-7 settimane) con lieve febbre, tonsillite, stanchezza e linfadenopatia. In alcuni casi nella cavità orale (giunzione tra palato duro e molle) si manifestano piccoli grappoli di emorragie petecchiali che unendosi formano una pseudomembrana bianca. Diagnosi basata su osservazioni ematologiche: comparsa in circolo di grossi linfociti T atipici. Autolimitante. EBV = VIRUS ONCOGENO EBV è associato a diversi tumori umani: • Linfoma di Burkitt • Carcinoma nasofaringeo • Malattia di Hodgkin • Linfomi in immunodepressi MECCANISMI ONCOGENETICI: immortalizzazione indotta da EBV favorisce la possibilità che avvengano altri eventi che causano la progressione neoplastica. Nella maggior parte dei tumori associati a EBV c’è una traslocazione 8;14 (stabilizza la trasformazione). TERAPIA EBV No terapia antivirale Terapie anti-tumorali HhV-8 (KSHV) Isolato nel 1994 mediante PCR differenziale in cellule di Sarcoma di Kaposi e detto per questo motivo KSHV = Kaposi’s sarcoma associated herpesvirus. Infezione PRIMARIA: sconosciuta Infezione PRODUTTIVA: linfociti B, cellule endoteliali (epiteliali) Infezione LATENTE: linfociti B, cellule endoteliali (epiteliali) TRASMISSIONE: via sessuale, trapianti, trasmissione verticale, saliva Viene mantenuto sotto controllo immunologico e diventa un problema solo durante immunosoppressione (es: età avanzata, trapiantati, AIDS). Si trova raramente nella popolazione sana (sieroprevalenza ~10% in donatori sani Italia, 35% in omosessuali HIV+; >85% nei pazienti KS) PATOGENESI HHV-8 Kaposi’s Sarcoma: classico, endemico, HIV-associato, trapianto-associato Primary Effusion Lymphomas: rara forma di B-cell linfoma AIDS associato Multicentric Castelman’s Disease: disordine linfoproliferativo in immunodepressi HHV-8 = virus ONCOGENO durante immunosuppressione (AIDS) IMPORTANTE: nelle cellule tumorali il virus si trova in maggioranza allo stato latente, tuttavia per la progressione del tumore sembra cruciale la piccola percentuale (2-5%) di cellule in cui il virus si riattiva. Importanti conseguenze anche per la TERAPIA: Per le neoplasie indotte da HHV-8 (non per EBV) è efficace l’uso di ANTIVIRALI (Ganciclovir in particolare) Bloccando la replicazione produttiva del virus si inibisce la progressione della massa tumorale. VIRUS A RNA(+) DI INTERESSE CLINICO Famiglia PICORNAVIRIDAE – Genere ENTEROVIRUS Virus molto semplici, piccolo, nudi, che replicano principalmente nell’intestino. Stabili a pH acido (a differenza dei Rhinovirus) Capside composto di 4 proteine, VP1, VP2, VP3, VP4 Divisi in 5 gruppi TRASMISSIONE: oro-fecale, per ingestione di acqua o alimenti contaminati. Resistenti a pH acido stomaco, si replicano nel tratto intestinale e eliminati con le feci. IMPORTANZA CLINICA: dopo la replicazione nelle vie di ingresso, si riversano nel torrente circolatorio (viremia) e raggiungono gli organi bersaglio. Oltre i sintomi DIVERSI causati dai vari enterovirus, tutti gli enterovirus possono causare malattie a carico dell’SNC (meningite asettica acuta). poliovirus Clinicamente molto importanti: tropismo per cellule SNC, può dare la MENINGITE VIRALE (75000 casi/anno USA). Invasione dell’ SNC da parte dei Poliovirus POLIOVIRUS - VACCINO 3 tipi sierologici del virus (1, 2, 3): necessaria immunità a tutti e 3 i tipi! Disponibili 2 vaccini, entrambi efficaci: SALK Vaccino inattivato (1957) SABIN Virus vivo attenuato non virulento (1964) attecchisce nella mucosa intestinale provocando un’intensa produzione di Ab e produzione di IgA. Non infetta il SNC. (in Italia obbligatorio dal 1966) rhinovirus Sono la causa del raffreddore comune. Morfologicamente identici agli Enterovirus, differiscono da questi per 2 importanti aspetti: 1. NON acido resistenti 2. si moltiplicano nella mucosa nasale, e hanno una temperatura ottimale di replicazione inferiore a quella degli enterovirus I sintomi simil-influenzali del raffreddore sono molto più lievi di quelli dell’influenza perchè i rhinovirus inducono molto meno IFN dei virus influenzali. coxackievirus Infettano l’intestino (prendono nome dal villaggio vicino a New York dove sono stati isolati per la prima volta nel 1948). Classificati in gruppi A e B e sierotipi numerati. Sierotipi A4, A5, A9 e A16 Malattia della mano, del piede e della bocca: in genere infettati i bambini, ma anche gli adulti possono essere infettati (specie in ospedale). Piccoli focolai epidemici. Dopo 5-7 gg compaiono i sintomi: interessamento bocca, con comparsa di ulcere dolorose rosso brillante. Le lesioni possono anche manifestarsi nelle mani e nei piedi. Decorso autolimitante, guarigione spontanea. Sierotipi A2, A4, A5 e A8 Erpangina: comune nei bambini, spesso non viene diagnosticata. Dopo 2-3 gg sintomi: infiammazione alla parte posteriore della bocca, lesioni papulari molto dolorose, persistono circa 3 gg prima di sparire spontaneamente. Decorso autolimitante, guarigione spontanea. VIRUS A RNA(-) DI INTERESSE CLINICO Famiglia Paramyxoviridae, genere Morbillivirus. Genoma RNA(-) non segmentato, 17-20 Kb MORBILLO: Malattia infettiva virale altamente contagiosa L’uomo è l’unico serbatoio naturale di infezione INCUBAZIONE: circa 10 giorni SINTOMI: prodromi con febbre elevata e comparsa di piccole lesioni nella bocca (macchie di Koplick), piccole, grigio-bluastre, circondate da area rossa, scompaiono in 24 ore; poi si sviluppa il classico esantema del morbillo, con febbre elevata (circa 12 gg dopo esposizione, 3-4 gg dopo prodromi). DIAGNOSI: clinica perché il quadro è caratteristico TERAPIA: di solito non effettuata perché guarisce spontaneamente, anche se ci possono essere complicazioni respiratorie e sistemiche COMPLICANZE Otite media (7-9%) Polmonite (1-6%). Responsabile del 60% delle morti. Polmonite virale primaria o superinfezione batterica (Stafilococco, Pneumococco, H. influenzae) Encefalite acuta (1/1000). PESS (Panencefalite Sclerosante Subacuta)(5-10/milione) Morte (1-3/1000 nei paesi industrializzati; 5-15% nei paesi poveri) Altre complicanze: trombocitopenia, larino-tracheo-bronchite, stomatite, epatite, appendicite, pericardite, miocardite, glomerulonefrite, ecc. La gravità delle complicanze ha indotto a somministrare il vaccino. VACCINO: vivo attenuato. On l’introduzione del vaccino i casi di morbillo e sue complicanze sono diminuiti sensibilmente. PARAMYOVIRIDAE: Virus Parotite Genere Rubulavirus Malattia tipica dell’infanzia, incubazione 2-3 settimane, poi ingrossamento delle parotidi, febbre, poi guarigione spontanea. Complicanze: encefaliti (0,02-0,3%), meningiti (0,5-15%), pancreatite (4%) e sordità (5/100.000 casi). Nei maschi in età post-puberale può causare orchite che raramente causa atrofia testicolare. Trasmissione: Contagio interumano, attraverso la saliva. Vaccino (virus attenuato). FAMIGLIA ORTHOMIXOVIRIDAE: Virus dell’influenza Forma sferica, con envelope. Genoma RNA (-) segmentato (8 segmenti), nucleocapside elicoidale (8) Proteine glicosilate di superficie: emoagglutinina (proteina HA) e neuraminidasi (proteina NA) 3 tipi: Tipo A. Circola sia nell’uomo che in altre specie animali (24 sottotipi isolati finora). Tipo B. Solo nell’uomo (no sottotipi). Tipo C. Generalmente non dà sintomi o solo un comune raffreddore. CICLO: replicazione nel NUCLEO. Il virus si attacca all’acido sialico (recettore) e entra per endocitosi. I segmenti del nucleocapside vengono rilasciati nel citoplasma, quindi vanno al NUCLEO, in quanto la RNA pol-RNA dip del virus ha bisogno di usare mRNA cellulari (cap-5’) come innesco. Gli mRNA virali forniti di “cap” vengono tradotti in proteine nel citoplasma. In seguito viene prodotto l’RNA genomico a polarità (-) che viene poi portato al citoplasma e associato alla polimerasi e alla proteina NP a formare i nucleocapsidi. Questi poi migrano alla membrana, modificata con inserimento di proteine H e N, dove acquisiscono l’envelope. Il rilascio avviene circa 8 ore dopo l’infezione. DECORSO INFEZIONE Incubazione breve; infezione localizzata con sintomi sistemici, dovuti alla produzione di IFN: attacchi febbrili, malessere, mialgia (sintomi flu-like). Guarigione associata alla produzione di IFN e risposta cellulo-mediata. Importante: i virus influenzali mostrano una marcata variabilità antigenica. (a) Deriva antigenica (antigenic drift): GRADUALE modifica della sequenza degli aa che compongono le proteine di superficie N e H. Dovuto a mutazioni puntiformi, avviene sia nei virus A che B, responsabile epidemie stagionali. (b) Sostituzione antigenica (antigenic shift): comparsa di un nuovo sottotipo, si verifica più di rado (ogni 10-20 anni), solo nei virus A, per riassortimento dei segmenti di RNA virale tra virus umani e animali (aviari o suini) o per trasmissione diretta di virus non-umani all’uomo (H5N1 a Hong Kong, 1997). Può essere responsabile di pandemie, che accadono però solo se il nuovo virus è capace di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo (salto di specie). PANDEMIA = quando la popolazione viene infettata da un virus nuovo, per il quale non abbiamo difese immunitarie → epidemia diffusa a tutta la popolazione mondiale. 1918: Spagnola - 20-40% della popolazione mondiale ammalata, oltre 40.000.000 morti Probabilmente ibrido fra virus animali ed umani TERAPIA E PREVENZIONE Trattamento con antivirali che inibiscono la scapsidazione (amantadina, rimantadina) o la neuraminidasi nella fase di rilascio (zanamivir, oseltamivir). Vaccino: contiene Ag dei ceppi che prevarranno nella stagione invernale che sta per iniziare (trivalente). Ogni anno è disponibile un vaccino a virus ucciso (inattivato con formalina) preparato in uova embrionate, o vaccino a subunità costituite da HA e NA. RETROVIRUS Virus con envelope Genoma ssRNA(+), 2 copie identiche Modalità di replicazione unica (RT) Classificati in base alla malattia che causano, tropismo tissutale, spettro d’ospite, morfologia e struttura virione, complessità genetica. Suddivisi in 7 generi: Oncovirus A B C D Lentivirus Spumavirus Virus endogeni (Rous, HTLV-1 e 2) (HIV-1 e HIV-2) HIV Agente eziologico dell'AIDS 1981: identificati i primi casi di una grave sindrome da immunodeficienza (159 casi negli USA), con linfoadenopatia e sviluppo di polmonite da Pneumocystis carinii e di Sarcoma di Kaposi. 1984: due gruppi (R. Gallo, NIH Bethesda e L. Montagnier, Pasteur Parigi) scoprono contemporaneamente HIV. All'inizio colpiti soprattutto maschi omosessuali e bisessuali, in seguito anche emofilici e politrasfusi, tossicodipendenti per endovena: trasmissione per via sessuale ed ematica. Interessati anche i bambini nati da madri affette dalla malattia (trasmissione verticale). 2000: segnalati oltre 43 milioni di persone infettate nel mondo 2005: 5 milioni nuovi casi, 3 milioni morti Nuove infezioni distribuite uniformemente tra uomini e donne (contagio eterosessuale). 95% individui HIV+ vive in paesi sottosviluppati, dove i farmaci sono inaccessibili. AIDS - qualche cifra in Italia 1982: 1° caso 1995: 5.653 casi, con un crescita che è stata costante fino alla metà degli anni novanta. 2010: complessivamente nel nostro Paese i casi totali sono stati circa 62.617 (eterosessuali 40%, tossicodipendenti 32%, omosessuali 20%) La maggior parte dei decessi si è avuta prima del 2003: introduzione della HAART. Attualmente in Italia si stimano ~ 140.000 soggetti contagiati (0.24% della popolazione). In certe città dell'Africa il 20-30% delle persone sessualmente attive sono infettate. Tasso annuale di incidenza per 100.000 residenti Struttura hiv Ciclo HIV Attacco. La gp120 si lega specificamente al recettore CD4 (linf T helper, monociti, dendritiche). Penetrazione. Per l’ingresso è necessario il legame ad un corecettore (per CK): ciò attiva la proteina di fusione gp41 Il genoma viene retrotrascritto (DNA ds) e si integra stabilmente nel DNA della cellula ospite. La trascrizione di mRNA dal DNA provirale avviene se la cellula è attivata. MODALITA’ TRASMISSIONE HIV HIV NON SI TRASMETTE CON: HIV NON si trasmette con sudore, saliva, lacrime, urine. HIV è stato raramente isolato da questi fluidi, ma non si è MAI verificato un caso certo di contagio. Saliva: HIV a volte presente, ma la saliva ne inibisce la replicazione. Respirazione bocca a bocca su pazienti con AIDS, nessuna infezione. (Su 1309 dentisti, 1 infezione, ma si era punto alcune volte con aghi). HIV NON si trasmette mediante l'uso di stoviglie, asciugamani e bagni. NON esistono rischi di infezione nell'ambiente familiare, scolastico, lavorativo. HIV NON si trasmette con punture di insetti. Quando un insetto punge una persona, non inietta sangue, né suo né della vittima precedente. Invece, inietta la propria saliva (ed infatti febbre gialla, malaria, ecc. sono trasmesse dalla saliva di particolari zanzare infettate). HIV sopravvive pochissimo tempo nel corpo di un insetto. HIV non replica negli insetti. PATOGENESI La patologia della malattia è provocata sia dalla distruzione cellulare causata direttamente dal virus (CPE diretto), sia dalla risposta immune dell’ospite verso le cellule infettate dal virus, e infine dalla condizione di immunodeficienza che facilita l’insorgenza di malattie opportunistiche altrimenti rare. A. Effetto citopatico diretto dell’infezione da HIV in linfociti T CD4+. B: controllo non infettato Classico decorso dell’infezione da HIV Di solito inizialmente infettati macrofagi residenti (es: del tratto genitale), poi T CD4+ Viremia fase acuta (viremia alta): sintomi simil mononucleosi Fase di latenza: viremia si riduce per la comparsa dei linf T citotossici+Ab. 90% di HIV provirus silente , ma piccoli picchi viremici. Leenta riduzione CD4+ . Ogni giorno si producono 1011 virioni e 109 cellule T CD4+. AIDS si sviluppa quando il n° di linfociti T CD4+ < 200 cell/l AIDS nello STADIO TERMINALE. a) Diffusione HIV ad altri siti corporei b) Infezioni opportunistiche c) Neoplasie AIDS-associate LESIONI ORALI associate ad AIDS Infezioni batteriche: - gengivite necrotizzante - parodontite necrotizzante - angiomatosi epitelioide bacillare - tubercolosi Infezioni virali: - leucoplachia villosa (EBV) - HSV, VZV, CMV - papillomi (HPV) Infezioni micotiche: - candidosi orale - eritema gengivale lineare Neoplasie: - sarcoma di Kaposi - linfomi Altre: - ulcere aspecifiche - xerostomia - tumefazioni parotidee - pigmentazioni orali - ecc. DIAGNOSI 1. Dimostrazione del virus o dei componenti virali: ricerca del RNA virale o del DNA provirale mediante PCR. Viene misurato il “carico virale” presente in circolo (quantità di RNA virale/ml di plasma). 2. Dimostrazione della risposta immunitaria. La procedura comprende un test ELISA per la ricerca degli anticorpi contro il virus (sieropositività). Di solito viene poi confermato mediante Western blot. TERAPIA HAART = mix di farmaci che inibiscono: attacco, trascrittasi inversa, integrasi, proteasi. Virus dell’epatite I virus che determinano epatiti sono almeno 5 Eccetto HBV che è a DNA, tutti gli altri sono a RNA. Virus dell’epatite + HGV(?) Virus HAV e HBV sono virus epatitici classici. I virus delle epatiti C, E e D (HDV, agente delta) sono detti virus delle epatiti non-A non-B (NANB). TUTTI infettano e danneggiano il fegato, determinando i classici sintomi dell’itterizia e del rilascio degli enzimi epatici (ALT, AST). Diffondono velocemente perché le persone infettate sono contagiose prima della comparsa dei sintomi o anche in assenza di sintomi. EPATITI VIRALI I pazienti infettati inizialmente tendono ad avere sintomi generalizzati similinfluenzali: spossatezza, mialgia e dolori articolari, nausea, diarrea, febbre, ittero*. Con il progredire della malattia compaiono sintomi più specifici: il fegato si ingrossa, le urine si fanno scure e le feci più chiare. Aumenti dei livelli di bilirubina, ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato aminotransferasi) indicano infiammazione del fegato. NB - E’ necessario eseguire test virologici, perché potrebbe essere epatite da alcol, tossicità da farmaco, malattia biliare, ecc * Ittero = Quando le funzioni metaboliche del fegato sono alterate, la bilirubina si accumula nel sangue. La bilirubina deriva dalla distruzione dei globuli rossi e contiene un pigmento giallo. Quando si accumula nel sangue, la pelle e gli occhi tendono a diventare gialli HGV EPATITE A (HAV) PICORNAVIRIDAE, genere Enterovirus, gruppo Heparnavirus Capside icosaedrico NUDO ( 27 nm) Genoma ssRNA(+) (7.4 kb) Si trasmette per via ORO-FECALE Incubazione 15-45 giorni Non causa malattia cronica Resistente: acidi (pH 1), solventi (etere, cloroformio), detergenti, acqua salata, essiccamento, temperatura (4°C per settimane, 56°C per 30 min, 61°C per 20 min). Inattivato da: cloro nell’acqua, formalina, acido peracetico, raggi UV. HAV: PATOGENESI HAV entra per via ORALE → intestino → sangue e da qui raggiunge le cellule bersaglio: epatociti del fegato. HAV replica LENTAMENTE nel fegato senza produrre evidenti effetti citopatici. L’ittero (danno epatico) si sviluppa quando si possono rilevare le risposte immuni cellulo-mediate e Ab contro il virus. HAV causa ~ 40% dei casi di epatite acuta HAV diffonde rapidamente perché la il soggetto è contagioso prima della comparsa dei sintomi SINTOMI: Sintomi iniziali: febbre, affaticamento, nausea, perdita di appetito, dolore addominale. Ittero si manifesta nel 70-80% adulti, mentre nel 10% dei bambini al di sotto dei 6 anni. ALT = alanino aminotransaminasi AST = aspartato aminotransferasi Guarigione completa nel 99% dei casi. Epatite fulminante avviene in 1-3/1000 casi, mortale nell’80%. HAV: prevenzione Si interviene sulla trasmissione del virus per via oro-fecale: evitare acqua o cibi contaminati (molluschi), lavaggio delle mani, trattamento dell’acqua potabile con cloro, PROFILASSI con immunoglobuline sieriche somministrate prima o precocemente durante il periodo di incubazione, è efficace nel prevenire la malattia clinica nell’80-90% dei casi. VACCINO UCCISO specifico approvato da FDA e disponibile per bambini e adulti ad alto rischio (soprattutto viaggiatori in zone endemiche) HAV infetta solo l’uomo ed esiste come unico sierotipo, fattori che aiutano ad assicurare il successo di un programma di immunizzazione. EPATITE B (HBV) Famiglia HEPADNAVIRIDAE Virione, un tempo conosciuto come particella di Dane, costituito da nucleocapside icosaedrico con envelope (42 nm diametro) Genoma parziale dsDNA circolare (3200 nt) Replicazione con intermedio di RNA (RT) Si trasmette per via parenterale, sessuale, perinatale Periodo di incubazione circa 3 mesi con esordio subdolo Causa malattia cronica nel 5-10% HBV: virione Il virione completo (particella di Dane) ha l’antigene HBsAg (antigene Australia) nell’envelope. Nell’organismo infettato vengono però prodotte anche particelle di solo HBsAg (vuote) che sono immunogeniche e che furono utilizzate nel primo vaccino commerciale. HBV: replicazione Classe VII HBsAg si lega al R (sono stati suggeriti diversi recettori: R per transferrina, R per asialoglicoproteina, endonexina.), poi HBV si fonde con la membrana e il core entra nel citoplasma. Il DNA migra al NUCLEO dove viene completato (enzimi cellulari: cccDNA) e trascritto in RNA genomico e messaggeri. mRNA nel citoplasma viene tradotto in proteine. Il core si assembla e il filamento RNA comincia ad essere copiato in filamento DNA- (RT), che poi viene copiato parzialmente in un filamento DNA+. La fuoriuscita del virione avviene prima che si sia completata la sintesi del 2° filamento: dsDNA parziale. HBV: patogenesi HBV può causare una malattia sintomatica o asintomatica, acuta o cronica, Quali di queste situazioni si sviluppa è determinato dalla risposta immune del soggetto. 1% 9% 90% Una delle complicazioni più frequenti della epatite cronica è la CIRROSI. Il danno al fegato (che può essere evidenziato mediante biopsia) provoca insufficienza epatica, con sintomi che includono affaticamento, nausea, perdita di peso, gonfiore alle gambe e addome, ittero. L’evoluzione della patologia può essere letale. Un’altra complicazione è il CARCINOMA EPATOCELLULARE, che può originare da infezioni croniche da virus dell’epatite B o C. I pazienti con epatite cronica devono essere monitorati per la comparsa di tumore: analisi sangue, risonanza magnetica, TAC, ecc possono rivelare la presenza di lesioni nel fegato (area vede della figura), che possono poi essere dignosticate mediante biopsia. I tumori identificati precocemente possono essere trattati chirugicamente. Ma la maggior parte dei tumori al fegato è difficilmente trattabile. HBV: rischio, terapia e prevenzione Vaccino ricombinante a subunità: costituito da HBsAg ricombinante ottenuto in cellule di lievito. In seguito alla somministrazione di 3 dosi, l’immunità dura circa 57 anni o più (controllo periodico titolo Ab). Terapia antivirale con: • IFN-a • Lamivudina (inibitore RT) • Adefovir (inibitore RT) • Entecavir (inibitore RT) EPATITE C (HCV) Famiglia FLAVIVIRIDAE, genere Flavivirus (identificato nel 1989) Capside icosaedrico con envelope (3060 nm diametro) Genoma ssRNA(+) lineare (9.1 kb) Si trasmette soprattutto mediante sangue infetto e per via sessuale Infetta uomini e scimpanzè Viremia 1-3 settimane dopo infezione: dura 4-6- mesi nell’infezione acuta e >10 anni in quella persistente Causa 3 malattie: acuta con guarigione (15%), acuta con cirrosi (15%), persistente (70%) Associata a carcinoma epatocellulare primario HCV: replicazione (Classe IV) Il virus infetta epatociti e monociti. Nei monociti può gemmare nel RE restando associato alle cellule, che non muoiono: persistenza virale. La persistenza nei monociti permette di mantenere il virus al di fuori del fegato. La capacità del virus HCV di restare associato alle cellule favorisce l’infezione persistente. Il principale responsabile per il danno provocato è la reazione immunopatologica cellulo-mediata. Il continuo processo di riparazione del fegato e l’induzione della crescita cellulare durante l’infezione cronica sono fattori predisponenti per il carcinoma epatico. HCV: sindromi cliniche 15% HCV Infezione acuta 70% 15% Guarigione e eliminazione Cirrosi Infezione persistente 40% Asintomatico Epatite cronica 6% Insufficienza epatica 4% 20% Cirrosi Carcinoma epatocellulare HCV: diagnosi, terapia e prevenzione Diagnosi si basa sul ritrovamento di Ab anti-HCV, oppure rilevazione dell’RNA genomico. La sieroconversione avviene entro 7-31 settimane dall’infezione . Pegylated IFN-α, da solo o con ribavirina; la terapia combinata può dare guarigione fino al 50% (Linee guida del National Institute for Health and care Excellence, NICE). Simeprevir e sofosbuvir sono 2 nuovi farmaci raccomandati dal NICE nel 2015. Agiscono bloccando la replicazione del virus. Ci sono anche altri farmaci utilizzabili per l’epatite C, come daclatasvir, ombitasvir e paritaprevir , anche se questi non sono raccomandati dal NICE. Meccanismo azione: inibitori proteasi, complesso di replicazione, ecc. NB – Alcuni funzionano meglio su alcuni sierotipi, altri su altri. EPATITE D (HDV) VIRUSOIDE simile ai VIROIDI delle piante Genoma ssRNA(-) circolare, molto piccolo (1700 nt): codifica per 1 proteina (Ag delta) con cui il genoma è complessato all’interno del virione genoma+Ag delta, circondato da envelope di HBsAg fornito da HBV (35-37 nm) richiede HBV come virus helper per infezione e replicazione HDV: patogenesi HDV può replicare e causare malattia solo in una persona con infezione attiva da HBV. Una persona può essere COINFETTATA simultaneamente dai due virus, oppure SUPERINFETTATA da HDV dopo infezione cronica da HBV. A. Malattia acuta con maggiore probabilità di epatite fulminante B. Aumento progressione malattia cronica, con rischio più frequente di cirrosi, insufficienza epatica, HCC C. Porta a comparsa di epatite acuta grave dopo breve incubazione (che può dare epatite fulminante), che porta nel 70% dei casi a infezione cronica che spesso è di tipo grave Diagnosi: L’infezione da HDV viene di solito diagnosticata trovando l’Ag delta in circolo (vedi Tabella successiva). Terapia: Non è disponibile alcun trattamento, ma i farmaci utili contro HBV sono efficaci anche contro HDV. Prevenzione: Non esiste alcun vaccino specifico, ma il vaccino per HBV protegge anche verso HDV. EPATITE E (HEV) Famiglia CALICIVIRIDAE, genere Hepevirus Capside icosaedrico nudo (circa 30 nm diametro) Genoma ssRNA(+) (circa 7 kb) Si trasmette per via oro-fecale, soprattutto con acqua contaminata Sintomi e decorso simili a quella causata da HAV: solo epatite acuta Infezione grave soprattutto in gravidanza (letale 20%) Diagnosi: Si individua l’RNA virale nelle feci degli individui infetti mediante rtPCR. Terapia e Prevenzione: Non è disponibile alcun trattamento antivirale specifico o vaccino. Prevenzione sul circuito oro-fecale. EPATITE G ? HGV assomiglia per molti aspetti a HCV. HGV appartiene alla famiglia Flaviviridae. Trasmesso attraverso il sangue. EPIDEMIOLOGIA. Virus presente nel 2-5% della popolazione generale. Descritti diversi genotipi con diversa localizzazione geografica. PATOLOGIE. E’ spesso ritrovato in coinfezioni con altri virus, come hepatitis C virus (HCV), hepatitis B virus (HBV), e Human Immunodeficiency Virus (HIV).