INTERVENTO alla XV ASSEMBLEA DIOCESANA AC
23 FEBBRAIO 2014
1. Poiché tutto è provvidenza, non possiamo passare sotto silenzio la Parola di Dio che oggi è
risuonata per noi e non riconoscerla come un appello per la nostra vita personale e per la
nostra Associazione. E’ dalla Parola di Dio, infatti, che dobbiamo trarre gli orientamenti per il
nostro agire ed intravvedere anche le possibili strade per il futuro che ci attende.
Le parole di riferimento fondamentali sono tre:
- Nella prima lettura: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio sono santo” (Levitico
19,2)
- Nella seconda lettura: “Siete tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in voi” (1Cor 3,16)
- Nel Vangelo:“Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Mt
5,48)
“Dio è santo”. Cosa intendiamo con questa espressione? La ripetiamo in ogni s.Messa, con
una citazione di Isaia: “Santo, santo, santo il Signore Dio dell’universo!”
Dio è santo (1^ lettura): la santità è un termine che rivela la sua trascendenza e la sua
radicale differenza da noi, ma nello stesso tempo è espressione di Colui che è totalmente a
noi vicino. La santità di Dio si manifesta all’esterno non tanto nella sua trascendenza, ma
nella sua misericordia. La misericordia è espressione più piena della sua essenza divina.
Imitare la santità divina non è possibile all’uomo senza lo Spirito Santo. Per grazia noi siamo
tempio dello Spirito Santo (2^lettura), cioè da quando abbiamo ricevuto il Battesimo e la
Cresima: da essi abbiamo in noi la forza che ci rende partecipi della santità di Dio. Con
l’Eucaristia diventiamo con corporei di Cristo. Partecipando della sua umanità glorificata,
anche noi possiamo vivere la nostra vita umana come testimoni del Dio santo, che si è fatto
visibile e pienamente uomo in Cristo. Dentro la nostra umanità (e non fuori!) possiamo
testimoniare la santità divina, diventando così anche noi, come Dio, operatori di misericordia.
“Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Vangelo): non dimentichiamo che la
perfezione divina consiste nella sua misericordia! Non si tratta di una perfezione morale, ma
di una caratteristica che il discepolo riceve in dono e che deve custodire e fruttificare.
2. Quale conseguenza per noi, a livello personale e a livello associativo, la chiamata a
diventare santi?
Siamo chiamati a imbarcarci in un rinnovato impegno nel cammino di santità e di amore, a
tendere verso “quella misura alta” della vita cristiana che ci permette di testimoniare la
misericordia divina, vivendo fino in fondo ciò che è umano, introducendoci come fermento
di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi ambiente, dentro e fuori la comunità
cristiana, dando il nostro tempo con gioia e offrendo la vita mediante un amore gratuito e
disinteressato.
L’Associazione è un mezzo, uno strumento quanto mai necessario, per vivere con impegno
una vita che è tutta donata. “Abbiamo bisogno, ci ricorda Papa Francesco, e l’Azione
Cattolica serve proprio per questo, di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori
pastorali, luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù Cristo crocifisso e risorto, in cui
condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui
discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di
orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali” (Evangelii Gaudium, 77 –
citazione dal messaggio della XIV assemblea nazionale alla Chiesa e al Paese, 2011)
In un momento in cui la società è sorretta da un forte individualismo (pensare
esclusivamente a noi stessi), ci espone a un forte isolamento (per il vuoto di valori), in un
tempo in cui è difficile vivere la vita come servizio e dono (che invece è vocazione e compito
dei discepoli di Gesù), appartenere all’Azione Cattolica significa sperimentare la fortuna di
una guida consolidata e sicura, la possibilità di usufruire di un metodo di vita personale ed
ecclesiale che fa toccare con mano come “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera
di coloro che si incontrano con Gesù” (EG 1)
Fortunate quelle parrocchie che riconoscono l’Azione Cattolica come una ricchezza che lo
Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa per evangelizzare i diversi ambienti e settori. Le
parrocchie che ne sono prive, si ritrovano di fatto più povere, perché non possono usufruire
di quella ricca tradizione ecclesiale che evita loro di sentirsi autoreferenziali e di “cadere
preda di una specie di introversione ecclesiale”(EG27).
3. Far parte dell’Azione Cattolica significa immettersi in un cammino di Chiesa che ha come
scopo missionario quello di contribuire all’evangelizzazione di ogni ambiente, a partire dalla
famiglia, senza tuttavia aspettare di essere perfetti prima di incominciare ad offrire la
propria testimonianza. Papa Francesco ci ha suggerito di non tardare nel mettersi all’opera,
di non esitare, ma di proporsi con coraggio e disponibilità. “Preferisco una Chiesa incidentata
che una Chiesa malata per chiusura”. Troppi programmi, riunioni e convegni fanno poi fatica
a tradursi in attività concrete, dove si incontrano le persone nella loro storia umile e
quotidiana, con il loro vissuto e le loro domande più vere. Fate in modo di essere propositivi,
anche a costo di sperimentare qualche inevitabile difficoltà.
Chi ha incontrato Cristo ed ama veramente la Chiesa sa trovare i tempi e i modi per proporsi,
per aiutare nuove parrocchie a sperimentare la presenza dell’Azione Cattolica, per favorire
l’accoglienza di nuovi associati, che vogliono essere aiutati nel loro cammino di fede da un
metodo di vita così vicino alla sensibilità dei ragazzi, dei giovani, delle famiglie di oggi. Non si
tratta di un reclutamento di persone, ma di libere adesioni, frutto di un’ attrazione interiore,
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avendo sperimentato sul volto di quanti seguono Cristo una gioia intensa e una convinzione
profonda.
Per tendere insieme verso quel cammino di santità che non è solo individuale ma anche
comunitario, vi invito perciò a non ripiegarvi su voi stessi, rinunciando al pessimismo,
nemmeno davanti a possibili resistenze, come ci raccomanda Papa Francesco: “Una delle
tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma
in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una
battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha
perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti.”(EG 85).
4. Con l’elezione dei nuovi responsabili, è venuto il tempo per una nuova ripartenza per
assumere con rinnovato entusiasmo il “mandato missionario” che rende capaci di
partecipare attivamente alla corresponsabilità nella Chiesa e testimoni di fede nella società.
Per realizzare quest’opera straordinaria, che impegni non solo a compiti intra ecclesiali, ma
inglobi anche l’applicazione del Vangelo alla dentro la società in cui viviamo, è necessario:
a) un impegno serio in vista della formazione di nuovi educatori: questo è un compito
primario. Senza di essi sarà impossibile pensare per un prossimo futuro a presenze incisive e
profetiche dentro la Chiesa e la società. Gli educatori non dovranno temere di dire le proprie
convinzioni, di attestare i propri valori, di offrire le proprie ragioni: saranno in grado di
trasmetterli solo se susciteranno la cordiale comprensione e l’adesione personale da parte
dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, se saranno capaci di suscitare il fascino per una vita
riuscita nell’annuncio del Vangelo e nel servizio dei fratelli.
Vi ricordo una felice annotazione di Antoine de Saint Exupery:
“Se vuoi costruire una nave non richiamare prima di tutto gente che procuri la legna, che
prepari gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non organizzare lavoro. Prima risveglia
negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro
questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave!”.
b) In secondo luogo: Occorre assicurare il passaggio delle diverse età, soprattutto dall’ACR ai
giovanissimi, dai giovanissimi ai giovani, ecc. perché non si disperda ciò che si è seminato
con tanta generosità, anche per essere vicini agli adolescenti nelle difficoltà relative al loro
periodo di particolare subbuglio interiore, periodo in cui spesso sono lasciati soli. So bene
che lavorare con gli adolescenti oggi è opera impegnativa e ardua, ma è affascinante
compito di carità, perché là dove è richiesto più impegno, lì è più urgente un supplemento di
amore.
c) La nostra Chiesa cremasca, in questi mesi in ricerca di nuove vie di evangelizzazione,
soprattutto nel cammino della iniziazione cristiana, si aspetta un ricco e fecondo contributo
dall’Azione Cattolica, come di altre Associazioni, per la stesura di un solido “progetto di vita”
che accompagni bambini, ragazzi con le loro famiglie e giovani. I metodi educativi dell’Azione
Cattolica, collaudati a livello nazionale, così come i diversi sussidi, possono essere
intelligentemente applicati alla situazione reale del nostro ambiente e resi disponibili perché
tutti se ne possano appropriare. So che alcuni di voi sono già all’opera, con l’intento anche di
far partecipare in prima persona anche i ragazzi.
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d) Auspico che i giovani comprendano la bellezza e la ricchezza della chiamata a far parte
dell’Azione Cattolica. E poiché se grande è il dono, più grande deve essere la risposta
responsabile, vorrei che ai giovani di Azione Cattolica fosse richiesto molto di più di quanti,
per esempio, frequentano solo l’oratorio! Vorrei augurare loro di essere più visibili dentro le
Comunità, più incisivi anche per le risposte vocazionali, che non possono solamente essere
rimandate a momenti più felici, più propositivi dentro i cammini delle nostre parrocchie.
Oggi è la vostra ora; oggi la Chiesa e la società hanno bisogno di voi! Non accontentatevi di
una vita mediocre, senza slancio e senza scelte profetiche!
e) poichè la fede esige anche il dialogo fecondo con la ragione, l’Azione Cattolica, come sua
emanazione, può trovare nella FUCI un punto sicuro di riferimento e di piena collaborazione.
f) Grandi energie richiede la cura degli adulti, soprattutto attraverso nuovi gruppi di
spiritualità familiare, anche solo a livello parrocchiale o zonale. Faccio mie le parole del
Papa : “Oggi la famiglia è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere
quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi, …accompagnare gli
sposi in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”. (Papa
Francesco, 20 febbraio 2014)
A conclusione di questo mio intervento, non posso dimenticare di esprimere un vivo
ringraziamento a quanti in questi anni si sono impegnati nella conduzione dell’AC diocesana,
in speciale modo il presidente Francesco Galimberti con gli altri responsabili di settore
e
l’assistente unitario, don Mario Botti.
Auguro altresì a quanti saranno chiamati a proseguire l’impegno del coordinamento che lo
possano svolgere con una generosa dedizione, ma anche con tanta fiducia. In attesa dei
nuovi responsabili laici, annuncio di aver incaricato don Angelo Pedrini come assistente dei
giovani e di aver nominato don Remo Tedoldi come nuovo assistente unitario.
Maria di Nazareth,la Madre del bell’amore, sia la Stella sicura che guida con sicurezza i vostri
passi incontro al Signore.
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