Simulazione di lezione. La centralità del predicato

Relazione didattica
Sul rapporto fra struttura minima della frase e centralità del predicato
Nell'insegnamento della grammatica a scuola ciò che conta di più, secondo Lo Duca, è guidare lo
studente passo dopo passo nella scoperta delle forme e delle strutture grammaticali: grazie al
metodo 'induttivo guidato' l'insegnante può in questo modo aiutare lo studente a riscoprire ciò che la
grammatica generativa ha definito nei termini di 'competenza irriflessa'. Questa competenza innata
consiste nella capacità linguistica di produrre enunciati nuovi (cioè mai prodotti prima dal parlante)
sulla base di una conoscenza implicita della grammatica. L'insegnante deve quindi agire sulla
competenza implicita in modo da spingere lo studente a riconoscere e ad esplicitare le regole che
sottendono la produzione degli enunciati. Secondo Lo Duca, queste regole vanno costruite in fieri,
cioè osservando i dati linguistici forniti dall'insegnante, e traendo le ipotesi (regole) da confermare o
smentire attraverso il confronto dei dati. Questo confronto deve svolgersi secondo modalità nuove
di insegnamento basate essenzialmente sulla parificazione dei ruoli: in questo senso, l'insegnante
deve porsi allo stesso livello dell'apprendente, nell'intento pedagogico di favorire una reciprocità nel
dialogo tale da incoraggiare negli studenti il senso critico, l'osservazione e il discernimento.
L'argomento che vorrei affrontare in questa simulazione di lezione è il rapporto che sussiste fra la
struttura minima di una frase e la centralità del predicato.
In genere, si pensa che la struttura minima di una frase dotata di senso compiuto si componga di
soggetto e predicato. Ma prima di procedere in tal senso, proporrei alla classe di riflettere su una
prima distinzione, invitandoli a riconoscere l'accettabilità dei seguenti enunciati:
Marco dorme
Dorme Marco
Il presidente ha deciso
Ha deciso il presidente
In questi casi, la struttura minimale delle frasi può rappresentare un elemento di difficoltà, perché lo
studente può non essere in grado di riconoscere l'accettabilità o meno degli esempi forniti; infatti,
osservando più attentamente, qualcuno degli studenti potrebbe anche avanzare l'ipotesi che Dorme
Marco o Ha deciso il presidente possano costituire esempi di frasi accettabili, da intendersi come
risposte aventi un certo tono. A questo punto inviterei la classe a trovare le domande, quindi le
situazioni comunicative, che giustificano tali risposte. In questa sede, mi limito soltanto a osservare,
come conferma Lo Duca parlando degli elementi frasali sottintesi, che gli enunciati vanno
contestualizzati, messi in situazione: tanto gli elementi sottintesi quanto la strutturazione della frase
sono da considerare in stretta relazione con la situazione comunicativa in cui le frasi ricorrono,
situazioni definite nella loro densità da fattori come il registro, la ridondanza, il ritmo, l'intonazione,
ecc.
Il metodo di studio proposto da Lo Duca si basa su una modalità di osservazione che deve
necessariamente procedere per tappe. Questo modo di procedere, tuttavia, si fonda su uno scopo ben
preciso: ad esempio, nell'esperimento 3 (sulla struttura minima della frase) Lo Duca propone agli
studenti diverse liste di frasi, e procedendo per tappe individua una regola1 che aggiusterà tre volte,
individuando via via la natura composita del predicato verbale.
La complessità del predicato è il vero problema quando si affronta la questione della struttura
minima: ci sono predicati autonomi, che esauriscono il proprio significato in se stessi (zero-valenti),
e predicati aperti, il cui significato si completa attraverso il ricorso a un numero preciso di
argomenti o valenze. Ora, qual è lo scopo di questa simulazione?
1 Una frase minima di senso compiuto si compone di soggetto e predicato.
Lo scopo (iniziale) è focalizzare l'attenzione sulla centralità del predicato/verbo.
Strategicamente proporrei diverse liste di esempi fondate sulle regole dell'esperimento 3, nel quale,
come si diceva, vengono distinti diversi tipi di predicato:
1) Il gatto miagola
La rondine vola
La guerra è finita
2) Il leone mangia la gazzella
L'aereo sorvola il mare
Il soldato uccide il nemico
3) Il cane è mio
Il ragazzo divenne uomo
Il prigioniero sembrava un agnellino
Nella lista 1 qualche studente riconoscerà i verbi intransitivi, nella lista 2 i verbi transitivi con
complemento oggetto, nella lista 3 i verbi copulativi seguiti da nome o aggettivo.
Questa tripla lista di esempi darà ovviamente adito ad obiezioni che costituiranno uno spunto di
riflessione, percorrendo la quale, si riconoscerà che i verbi non hanno struttura né significati fissi.
Prendiamo uno degli esempi citati: La guerra è finita. In questa frase, come avremo concordato con
lo studente, la natura del verbo finire è di fatto intransitiva. Ma è abbastanza probabile che uno degli
studenti, forse il più istintivo e magari, perché no, il più intuitivo, obietterà proponendo un esempio
di questo tipo: Ho finito i compiti. In questo esempio, infatti, bisogna riconoscere che la natura del
verbo è diversa, trattandosi ora di un verbo transitivo. Anche se i significati rimangono per lo più
simili2, in questo caso, come in altri, il verbo ha un comportamento diverso in base alla propria
natura: nel caso dell'intransitivo, infatti, il significato dell'azione non ha bisogno di altri argomenti a
parte il soggetto, mentre nel caso del transitivo il significato si completa facendo ricorso a un
secondo argomento, il complemento oggetto.
L'obiezione sulla variabilità di certe strutture argomentali in relazione alla natura transitiva o
intransitiva del verbo può costituire uno spunto di riflessione ulteriore, da sviluppare soltanto dopo
aver fissato le regole di riferimento: una frase minima si compone del predicato e degli argomenti
(uno, due, tre, quattro) necessariamente richiesti dal verbo.
Le seguenti liste dovrebbero confermare quanto enunciato dalla regola:
1) Il cane abbaia
Il sole risplende
2) Il leone mangia la gazzella
Il cane è mio
Il prigioniero sembrava un agnellino
3) Marco spedisce una lettera a Paolo
Il cane dà la zampa al padrone
4) Mio fratello ha tradotto un romanzo dal
francese all'italiano
Negli esempi proposti troviamo così verbi a uno, due, tre quattro argomenti.
É bene, per facilitare l'osservazione da parte degli studenti, giocare anche sulla ricorrenza di alcuni
esempi per favorire certe associazioni a un livello più alto. Per esempio, nella lista 2 troviamo due
esempi diversi: il primo è un predicato verbale (mangia è verbo transitivo con complemento
oggetto), i secondi sono predicati nominali (dove la copula e il verbo copulativo si uniscono
rispettivamente a un aggettivo e a un nome).
A questo punto, per completare il quadro sulla strutturazione argomentale dei verbi, proporrei tre
liste di esempi, dalle quali dovrebbero emergere due ulteriori considerazioni che andranno ad
arricchire la regola.
2 Finire, intransitivo: giungere alla fine, avere termine; transitivo: portare a conclusione una qualche attività.
1) Piove
Fa freddo
2) La luce inonda le campagne
Cesare è stato ucciso da Bruto
3) Gronda sudore
Cesare è stato ucciso
L'osservazione inizia con un'indicazione offerta dall'insegnante: «Si parte dalla lista centrale, nella
quale, come potete vedere, gli argomenti sono tutti espliciti. Cosa notate nelle liste laterali?».
La prima considerazione cui si accennava consisterà quindi nel tentativo di discernere ciò che è
esplicito da ciò che non lo è. In questo modo, sarà facile per lo studente scoprire che gli esempi
della lista 1 non presentano alcun soggetto: si tratta infatti di fenomeni atmosferici, e i verbi
utilizzati per descriverli sono da considerare verbi zero-valenti, cioè privi di argomento.
Porrei allora la seguente domanda: «i verbi zero-valenti hanno struttura esplicita o implicita?»
È corretto dire che i verbi zero-valenti hanno una struttura esplicita, che consiste nella presenza di
un verbo e nell'assenza di qualsiasi argomento. Fissato questo punto, procederei alla seconda
considerazione, che deriva dall'essersi resi conto del fatto che (quasi per un bilanciamento visivo)
l'implicito di trova dall'altra parte, cioè nella lista 3. Qui, infatti, troviamo un esempio in cui il
soggetto 'manca', essendo in realtà sottinteso, così come è sottinteso il complemento d'agente
assente nel secondo esempio.
Queste ultime osservazioni produrranno così due ulteriori aggiustamenti nella regola individuata
poco sopra: una frase minima si compone del predicato e degli argomenti (zero, uno, due, tre,
quattro) necessariamente richiesti dal verbo. È possibile tuttavia che in determinate circostanze uno
o più di tali elementi siano sottintesi.
FRANCESCO CAPPELLANO