Oltre la Crisi: l`Economia Solidale può essere l`economia prevalente

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Oltre la Crisi: l’Economia Solidale può essere l’economia prevalente del futuro?
Aniello de Padova, Campagna DePILiamoci
E' possibile immaginare un sistema economico basato su principi diversi da quelli del profitto e
dalla creazione di valore attraverso la produzione e di benessere attraverso la distribuzione del
reddito?
Cioè di una economia in cui le imprese e le organizzazioni (profit e non) abbiano lo scopo di essere
volano della generazione di un valore e di una ricchezza (ovviamente non "mercantile") altra
rispetto a quelli tradizionali?
Di non accontentarsi cioè del valore e della ricchezza (prevalentemente mercantile) generati
direttamente in termini di fatturato (produzione) e occupazione (reddito)?
Una economia in cui cioè l'impresa tipo sia wikipedia, dove l'organizzazione, il lavoro retribuito, le
infrastrutture e i "fattori produttivi" sono solo strumento per consentire che il valore (in questo caso
un patrimonio di conoscenza universalmente e gratuitamente fruibile) si generi attraverso essi?
L'esempio più strutturato di economia (e di imprese) oggi è rappresentato da quella che va sotto il
nome di Economia Solidale, cioè di tutte quelle esperienze che hanno come fine ultimo quello di
generare valore e ricchezza (relazioni, conoscenza, consapevolezza, felicità, sicurezza sociale,
giustizia, equità, ecc.) attraverso l'attività mercantile che quindi non é fine in se ma mezzo di
raggiungimento del benessere individuale e collettivo.
Ma possono imprese di questo tipo essere la norma oppure la loro esistenza e la loro sopravvivenza
é legata alla esistenza ed alla prosperità dell'economia "tradizionale"?
Tra le due guerre mondiali Adriano Olivetti aveva intrapreso efficacemente questo percorso e
chiunque entrava in contatto con la sua impresa (lavoratori, fornitori, clienti, istituzioni, ecc.)
otteneva dei benefici, si "arricchiva", ben oltre il rapporto mercantile di scambio fra
merce/prestazione e danaro.
Ma quelli erano tempi di grande espansione e resta il dubbio che, comunque, anche in condizioni di
crescita a due cifre quel modello non potesse essere generalizzato.
Quanto esperienze come quelle dell'attuale ES dipendono per la loro sopravvivenza dall'economia
tradizionale? Quanto cioè queste esperienze dipendono dai finanziamenti pubblici che a loro volta
dipendono dalle risorse drenate dallo stato dall'Economia Tradizionale?
Quali sono le norme che più fortemente ostacolano l'espansione di questo tipo di imprese e di
economie e come andrebbero modificate? Quanto ad esempio è vero che le norme favoriscono le
imprese più grandi a detrimento di quelle piccole e piccolissime?
Quali sono le differenze fra i modelli di funzionamento delle imprese come quelle in questione e
quelle dell'Economia Tradizionale? Cosa accadrebbe se queste si diffondessero e ad esempio se vi
fossero sostanziali mutamenti nei meccanismi di tutela del patrimonio intellettuale e dei brevetti?
Come si caratterizza l'occupazione (in termini di numero di occupati e di ore dedicate al lavoro
retribuito, quantità di reddito) nelle imprese cosiddette solidali? E' sostenibile un sistema socioeconomico in cui questo modello sia quello dominante?
Quali conseguenze ci sono nei comportamenti umani quando il denaro non ha più il ruolo centrale
che l'economia tradizionale le dà e tornano ad essere centrali i valori e i bisogni/necessità/desideri di
comunità e relazioni? Cosa accadrebbe alla società se questi mutamenti diventassero diffusi?
Come esempio concreto di “filiera” ci si potrebbe chiedere: come si caratterizza il rapporto fra
l'essere umano e la sua salute (fisica e psichica) nelle comunità in cui si pratica una economia
diversa da quella oggi dominante? Cosa accadrebbe al sistema farmaceutico ed a quello della
ricerca sanitaria in un mondo dominato da questo “nuovo” modo di fare impresa ed economia?
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