Il fronte….. Per andare oltre! - De Pinedo

Giornale di cultura meteorologica
Il fronte….. Per andare oltre!
Numero
L’avventura continua
APRILE 2016
Giornalino scolastico
Tra una difficoltà e l’altra,
l’avventura continua! In
questo numero
esordiscono un po’ di
collaborazioni...ex studenti
che , ancora legati alla
scuola che li ha formati,
accettano le nostre
richieste e inviano i loro
racconti. Nasce la prima
rubrica: Meteoplanet,
tenuta dal dott. Fanelli,
che ci illuminerà sulle
atmosfere di altri pianeti e
curiosità tratte dal mondo
dell’astrofisica.
Poi i primi articoli della
redazione e la
presentazione del lavoro
di raccolta dati svolto dalle
studentesse del Nautico,
Clarissa e Tiziana, con
l’aiuto del prof. Fiorini.
Un lavoro in fermento che
porterà lontano, se
naturalmente ci sosterrete
e farete sentire la vostra
voce.
Siamo su internet
all’indirizzo:
WWW.ALBOSCUOLE.
IT/174833/
E potete, eventualmente,
anche scaricare la versione
virtuale di questo giornale
dalla home page del sito
della scuola…..Inoltre
potete contattare i
componenti della
redazione, leggere e
commentare i loro articoli
online.
Saremmo lieti di poter
raccogliere,
eventualmente, vostri
spunti di riflessione o
consigli su cosa migliorare
o eliminare.
Il giornalino è della scuola
e , in quanto tale, può
essere utilizzato anche da
docenti che volessero
pubblicare qualche loro
articolo.
Fatevi avanti!
A cura degli studenti
I.I.S. "De Pinedo Colonna"
Sommario:
La registrazione dei dati
Meteoplanet
2
Il temporale: I parte
3
Intervista a Emiliano
4
Intervista a Ulisse
5
Il temporale: II parte
6
Il WIND CHILL
7
L’altitudine di densità
8
Da qualche settimana alla sezione Nautico abbiamo iniziato a raccogliere dati
meteorologici , grazie agli strumenti che abbiamo messo a punto. Il prof. Fiorini e le
due studentesse si sono già occupati di ripristinare gli strumenti, sistemarli, caricarli e
metterli in funzione. E l’impresa è già stata ardua. Ma non finisce qui…..tra qualche
giorno andranno a prelevare le misure effettuate in automatico, le analizzeranno e ne
elaboreranno dei grafici per visualizzare l’andamento dei parametri atmosferici. Il
passaggio successivo prevede il confronto dei dati registrati con altri Enti per
verificarne l’attendibilità e l’immissione in rete dei dati in automatico, così da renderli
disponibili a chiunque voglia utilizzarli. Seguiremo l’andamento dei lavori da vicino e
ne riporteremo gli sviluppi nel prossimo numero. Naturalmente l’auspicio è che
questo lavoro possa continuare nei prossimi anni ed essere aggiornato nel tempo, al
fine di poter raccogliere dati a sufficienza per poter realizzare un database ,
strumento indispensabile per i lavori di ricerca degli studenti, anche in previsione
delle tesine dell’esame di stato.
A ER ONA U TIC O
- R MTB 1 070 13
- Via F. M ora ndin i, 3 0
- 001 42 R o ma
NA U TI CO
- R MT H10 701 Q
- Via S . Pin c he rle , 20 1 - 001 46 R o ma
- Te l . 061 21 127 000
- Te l . 065 96 006 00
IL FRONTE….. PER ANDARE OLTRE!
Pagina 2
Meteo planet!
Vi siete mai chiesti come possa
essere una passeggiata con un tramonto azzurro o navigare a
bordo di una nave che solca onde di metano liquido? E
perché non immaginare un pic-nic su distese sconfinate di
vari metalli, sperando che non venga a piovere ferro (in tal
caso sarebbe opportuno immaginare anche un ombrello più
resistente!).
pianeta. Cosa accadrebbe?
Venti che qui sulla Terra sarebbero supersonici, nuvole di
ammoniaca, piogge di metalli e tramonti con due o più Soli
(parliamo di Tatooine?); non avremo bisogno di utilizzare
l'immaginazione, sui pianeti extrasolari succede questo e
molto di più. Grazie allo studio della meteorologia della
Per prevedere i fenomeni meteorologici in generale bastano
nostra atmosfera potremo fare una predizione sulle
pochi ingredienti: una fonte di calore e una sfera o buccia
atmosfere dei pianeti esterni e chissà, magari imbatterci in
sferica contenente fluidi ad una certa distanza: nel nostro
pianeti abitabili e fare delle predizioni su i tipi di vita che
caso, la fonte di calore è il Sole e l'atmosfera terrestre è la
potrebbero svilupparvisi.
buccia sferica contenente i fluidi (gas) che ci riguardano,
principalmente azoto, ossigeno e in minore quantità (ma non
per questo meno importanti!) acqua e anidride carbonica.
Ora il gioco è fatto (beh, si fa per dire!): L'atmosfera essendo
Vi lascio con un quesito che riprenderemo la prossima volta:
avete mai sentito parlare della Grande Macchia Rossa di
Giove? Non assomiglia forse ad un fenomeno terrestre che
conosciamo molto bene?
confinata in un volume sferico viene riscaldata in modo
differente dal Sole, che sarà più calda all' equatore e meno ai
Alla Prossima!
poli; inoltre il moto di rotazione intorno al proprio asse
inclinato rende ancora più movimentate le cose, che tra una
differenza di pressione e una differenza di temperatura
rende la rincorsa all'equilibrio da parte dell'atmosfera
inarrivabile. Ed ecco qui che abbiamo i nostri flussi d'aria che
viaggiano e si spostano sulle nostre teste, si espandono, si
raffreddano e ritornano nei fiumi e nei mari per poi rievaporare e andare a costituire i cicli dell'acqua che
conosciamo.
Ma cosa succede se andiamo a cambiare uno o più di questi
ingredienti? Per esempio, cambiamo stella, ne prendiamo
una più fredda come una nana rossa, e cambiamo gli
elementi dell'atmosfera, mettiamoci che ne so, un po' di
ammoniaca e del metano al posto dell'azoto e del CO2. Cosa
può succedere? Ci saranno sempre mari e fiumi? E se ci sono,
da cosa saranno composti? E se rendessimo la rotazione
Vi piace questa nuova rubrica???
L’abbiamo costruita ad arte, ed è un vero
privilegio per la ns redazione avere il
supporto del dott. Cristiano Fanelli !
sincrona con il moto di rivoluzione (= rotazione intorno alla
stella) così da “illuminare” sempre la stessa faccia del
Ne leggerete delle belle…..
NUMERO APRILE
Pagina 3
Il temporale: innesco nube temporalesca
Il meccanismo che innesca lo sviluppo
di una nube temporalesca inizia dal
sollevamento di aria umida a quote
molto elevate dove il raffreddamento
permette la condensazione del vapore acqueo in goccioline. La grande
quantità di calore liberata nella condensazione fornisce la spinta per far
arrivare la nuvola verso l’alto. Il cumulonembo sprigiona tre tipi di
temporali: orografici dati dal sollevamento di aria verso l’alto, frontali
dati dai moti convettivi al di sopra di
un suolo caldo e i temporali di calore
tipicamente estivi. Vi sarà capitato di
osservare in estate scie di aria calda
sprigionarsi da un suolo molto caldo,
questo effetto può rappresentare la
base di un temporale. Basta un po’ di
vento perché la bolla d’aria calda si
distacchi e inizi ad andare verso
l’alto. Questa colonna al terreno ha
un diametro di 50m ma verso quote
più alte il diametro diventa di 500m.
Queste correnti sono dette moti
convettivi. Le correnti al suo interno
si raffreddano di 1° ogni 100m oltre a
queste correnti fredde, l’aria calda in
ascesa deve essere umida affinché si
possa trasformare il vapore acqueo in
goccioline. Se l’aria è poco umida la
termica si esaurisce rapidamente
perché le correnti interne si raffreddano più lentamente della bolla
d’aria. Se la corrente convettiva è
molto umida il raffreddamento porta
il vapore acqueo alla formazione di
un CB con una forte immissione di
aria calda nella termica. A questo
punto la termica riprende a salire e i
processi di espansione favoriscono il
flusso di calore nella nube.
cellule. Alle nostre latitudini, in estate, la parte più bassa della nube
raggiunge gli 0 °C per poi decrescere
sempre di più. Nonostante la temperatura
le
goccioline
d’acqua
rimangono liquide mentre a quote
più alte diventano cristalli di ghiaccio.
Durante la salita entrambi si ingrossano per poi arrivare al top del
cumulonembo e ricascare perché non
sono più sorrette dalle updraft ma
mentre ricascano vengono rispedite
in alto dalle correnti ciò avviene fino
a che non arrivano a 4-10mm di
diametro. Ora sono troppo grandi per
essere sorrette dalle updraft e cadono a terra sotto forma di pioggia
torrenziale o grandine. Ora affronteremo i fenomeni che si scatenano
nella fase di massima violenza della
nube temporalesca. La colonna calda
ascendente tende a divergere
orizzontalmente facendo assumere la
classica forma ad incudine al cumulonembo. Alla base della nube le
gocce
mentre
precipitano
attraversano entrainment laterale ciò
favorisce l’evaporazione della piog-
gia. Il conseguente raffreddamento
da evaporazione è così intenso che
l’aria divenuta molto densa precipita
a terra con la pioggia sotto forma di
venti violenti che divergono in tutte
le direzioni. La microraffica si trasforma in una vera e propria nube e nel
caso più comune, microraffica umida,
la pioggia evapora rapidamente
provocando un forte raffreddamento
dell’aria che come detto prima precipita verso il suolo.
La microraffica secca avviene al di
sotto delle nubi nate dal surriscaldamento di un suolo umido così
l’aria secca trasportata all’interno
della nube favorisce l’evaporazione
della pioggia e il raffreddamento così
cade al suolo. Quest’ultima è molto
pericolosa perché sotto la nube non
ci sono segni del pericoloso getto
d’aria. Le correnti una volta giunto il
suolo si propagano lateralmente
dando vita a macroraffiche molto
violente. Nello stadio iniziale delle
macroraffiche le correnti si trasformano, in prossimità del suolo, in
La colonna calda smette di salire
quando trasforma in precipitazioni
tutto il vapore acqueo al suo interno.
La nube appena formata ha un
sviluppo di appena 3km molto piccola rispetto ai 30km di una cellula
temporalesca e perciò non può fornire il vapore acqueo per alimentarla.
Se la formazione del CB fosse affidata
solo al vapore acqueo la nube avrebbe 10 minuti di vita risultando inadeguato il rifornimento di vapore
scomparirebbe per evaporazione.
Mentre la corrente di aria calda
alimenta la nube il rimescolamento
laterale fornisce un flusso aggiuntivo.
La termica parte da una zona più
avanzata rispetto al temporale e
entra nella nube con una direzione
opposta rispetto al movimento della
stessa. La corrente alimentatrice si
suddivide in vari rami tanti quanti le
venti orizzontali il cui fronte di
avanzata si comporta come un mini
fronte freddo. Pian piano che il temporale inizia a dissolversi le
macroraffiche raggiungono la massima espansione orizzontale ma si
riduce la dimensione verticale del
rotore. All’impatto al suolo le correnti
fredde determinano una brusca
caduta della temperatura e un aumento della pressione atmosferica.
L’inizio della precipitazione e della
corrente fredda segna il momento di
massima espansione del temporale
mentre le correnti discendenti portano alla soppressione della corrente di
aria calda. Per questo la nube tende
ad arrestare i processi di condensazione del vapore acqueo: il vero
motore delle up-draft. Di conseguenza si attenuano le piogge e le correnti
discendenti. Il cumulonembo prima
imponente ora si assottiglia, per
l’evaporazione delle goccioline, arrivando a dissolversi completamente.
Articolo di
Matteo Matera
3A _sez. Aeronautico
IL FRONTE….. PER ANDARE OLTRE!
Pagina 4
Ciao a tutti,
sono un ex allievo nautico diplomato nel 2012. In seconda media, ancora non sapevo cosa avrei dovuto fare della mia
vita e del mio futuro, avevo una grande passione per tutto ciò che viaggiava e girava in mare, ma non credevo che
questa passione potesse tramutarsi in un futuro mestiere; lo vedevo solamente come un gioco. Nell’estate a cavallo
tra seconda e terza media andai in vacanza a Vulcano (isola che si affaccia sulla Sicilia) e conobbi un ragazzino poco più
grande di me.
Tra una chiacchierata e l’altra disse che frequentava l’istituto tecnico nautico:”non sapevo dell’esistenza di un istituto
del genere”.
Tornai dalle vacanze e cominciai a cercare se esistesse a Roma una scuola di questo tipo; la trovai, e dopo un anno
circa mi ritrovai a frequentare il primo anno del MARCANTONIO COLONNA.
L’ambiente era socievole, i ragazzi del primo interagivano con quelli del quinto anno, non eravamo in molti, i grandi
spronavano i piccoli a frequentare attività extra-scolastiche e si facevano tante di quelle belle cose che era diventato
piacevole anche andare a scuola.
Alti e bassi arrivai all’ultimo anno di scuola, mi diplomai con un buon esito.
Dopo essermi diplomato arrivò il momento di decidere cosa avrei dovuto fare da grande,tra il 2009 ed il 2012 ci fu un
drastico calo delle richieste degli allievi ufficiali di coperta
da parte delle compagnie di navigazione, spedii
curriculum vitae a più non posso a tutte le possibili e
immaginabili società senza mai ricevere risposta.”
A dirvela tutta, credevo veramente fosse facile trovare un
lavoro in questo settore”; non fu così avevo una buona
votazione, corsi STCW 95 alle spalle per poter iniziare il
percorso senza gravare economicamente su chi mi
avrebbe assunto.
Finita l’estate 2012 provai i concorsi dell’accademia della
Marina Mercantile di Genova e della Fondazione Caboto
di Gaeta ma purtroppo non riuscii a passare in nessuna
delle due.
Nel frattempo continuai ad inviare CV ma sempre con
aspettative negative. Cominciai quindi a pensare che non
era questa la vita che dovevo intraprendere. Mi
accontentai di piccoli lavoretti per un periodo limitato di
tempo,ma il mio chiodo fisso rimanevano sempre le navi,
quindi, dopo un periodo di sconforto e delusione dovuto
al fatto che non riuscivo a coronare il mio sogno, decisi di
riprendere in mano la situazione e di riprovare il concorso
a Gaeta ( Fondazione Caboto).
Studiai giorno e notte e finalmente riuscii ad entrare. Nel
2013 iniziai un percorso tutto nuovo, dopo tre mesi di
studio con i professori, dove finalmente si parlava
solamente di navi e della vita di bordo, arrivò il primo
imbarco: destinazione Brasile. Ansia, gioia, un turbinio di
emozioni e allo stesso tempo tanta paura di non essere
all’altezza della situazione.
Immaginate una nave di 180 metri, una gassiera alta più
di 40 metri, un gigante…Un’equipaggio di 21 persone, di
cui 18 di nazionalità filippina, con cui condividere 4 mesi
di imbarco e una prima avventura in mare. Mi sentivo
veramente strano.
Salito a bordo,tutto spettacolare, la sala carico, il locale
macchine, le cabine e soprattutto il ponte... La visione
dell’orizzonte da quell’altezza mi faceva sentire
realizzato.
Non pensate però che non esistano momenti di sconforto
perché dopo un primo periodo di conoscenza del lavoro
e della vita di bordo la lontananza dagli affetti
(famigliari,ragazza e amici) si fa sentire molto forte.
Tutto ciò aiuta a crescere personalmente e a non
scoraggiarsi mai e tenere sempre duro in ogni situazione.
Ora sono in attesa del terzo ed ultimo imbarco da allievo,
il consiglio che vi posso dare dopo questa poca e bella
esperienza e di tenere sempre ben saldo il vostro
obiettivo e non permettere a nessuno di distruggere il
vostro sogno. Guardate il mare e vi darà le risposte che
cercate. VENTO IN POPPA A TUTTI NOI !
NON CHI COMINCIA MA QUEL CHE
PERSEVERA
Articolo di
Emiliano Rizzo
Ex allievo sez. Nautico
NUMERO APRILE
Pagina 5
Buon giorno,
Articolo di
Ulisse Pavalache
Ex allievo sez. Nautico
Mi chiamo Ulisse ed ho 26 anni. Mi sono diplomato presso il
nautico nel 2010 , sezione Capitani per aspirare a diventare
Ufficiale di navigazione, ed ho preso l’IMO da ufficiale nel
2013. Appena diplomato pensavo di aver finalmente chiuso
con la scuola e lo studio, ma ho scoperto ben presto che mi
sbagliavo, perché nella vita non si finisce mai di studiare e di
imparare. Ero convinto di aver scelto un lavoro privilegiato in
quanto mi dicevano che appena uscito dal nautico l’imbarco è
quasi garantito, e che questo settore non conosce crisi ed è in
piena espansione. Anche qui ho scoperto che non era tanto
vero. Ho cominciato a navigare un anno dopo il diploma su
una petroliera di bandiera italiana ,come allievo ufficiale. Ho
visto gli ufficiali italiani mano a mano essere sostituiti con
quelli indiani, e quando era arrivato all’ultimo imbarco da
allievo, a bordo gli italiani erano in minoranza rispetto agli
indiani. Sentivo quindi che questo mestiere non è tanto
privilegiato come eravamo abituati a credere . Anche oggi nel
chiamare l’ufficio personale delle varie compagnie marittime
mi dicono nella maggior parte dei casi; ci dispiace ma noi
preferiamo terzi e secondi Ufficiali stranieri, indiani e filippini.
Se non siete appassionati di questo mestiere e convinti al
100% allora io sinceramente vi sconsiglio di intraprendere
questa strada. Preparatevi a lavorare 12 ore al giorno,
dormire 5, a fare manovre di ormeggio spesso e volentieri di
notte ,sotto la pioggia e neve ,soprattutto nei porti russi,
dove sicuramente andrete se navigherete sulle petroliere, ed
a vivere con equipaggi misti come indiani, croati,
bulgari ,rumeni e filippini. Trovare lavoro anche nel nostro
campo è difficile! I privilegi sono altrettanto grandi però, a soli
20 anni un ufficiale guadagna 3000€ al mese , uno stipendio
che a terra sicuramente è riservato a pochi. Se siete forti e
determinati e passionati per il mare allora sicuramente
potete farcela nonostante tutti gli ostacoli. Il primo imbarco
da ufficiale è stato il più duro in assoluto ma anche il più
bello, sei responsabile della guardia sul ponte e le decisioni
sono tue ma cominciano ad arrivare anche le soddisfazioni
nel vedere che finalmente hai centrato l’obiettivo e che sei
all’altezza degli altri ufficiali, è come andare in bicicletta per
la prima volta, sono momenti che rimangono per sempre
nella tua memoria come un’esperienza fantastica.
IL FRONTE….. PER ANDARE OLTRE!
Pagina 6
I temporali: II parte
Sulla Terra, ogni giorno, scoppiano circa 50 000 temporali. La
potenza sviluppata da un temporale può rivelarsi
impressionante, quando pioggia, grandine e violente raffiche
di vento si scatenano insieme a bagliori accecanti, ai quali
seguono tuoni assordanti. Perché si formi un temporale sono
necessari tre ingredienti principali: umidità, instabilità e
correnti ascensionali. Tre sono anche gli stadi evolutivi del
fenomeno: sviluppo, maturità e dissipazione. La fase di
sviluppo ha inizio quando aria calda e umida si solleva
nell’atmosfera. Via via che la massa d’aria ascendente si
raffredda, avviene la condensazione e la formazione della
nube. Se la convenzione, associata all’instabilità atmosferica,
è abbastanza intensa, il cumulo continua a crescere fino a
raggiungere lo stadio “congestus”, ed eventualmente si
sviluppa ulteriormente fino a trasformarsi in un
cumulonembo. Il cumulonembo si estende verticalmente per
diverse migliaia di metri e la sua sommità può raggiungere la
tropopausa, dove la nube è costretta ad appiattirsi
assumendo la caratteristica forma a incudine. A queste
quote la temperatura è di diverse decine di gradi sotto zero,
pertanto la nube è formata quasi esclusivamente formata da
cristalli di ghiaccio. Alla sommità del cumulonembo l’aria si
raffredda e, divenuta più densa, si dirige verso il suolo con
forti raffiche discendenti che scendono insieme alle
precipitazioni di pioggia o grandine. Il temporale entra
dunque nello stato di maturità. Un temporale maturo può
produrre anche 100 mm di pioggia in un’ora, grandinate e di
intense raffiche di vento causate dalle correnti discendenti.
Proprio il graduale intensificarsi delle correnti fredde
discendenti determina l’inizio della fase di
dissipazione del temporale. Le raffiche
fredde
si
espandono
al
suolo
interrompendo l’alimentazione di aria
calda e umida verso la sommità del cumulonembo, che si
indebolisce. Tuttavia, a volte, le raffiche d’aria fredda
discendente, espandendosi al suolo verso le zone circostanti
al temporale, possono provocare una veloce sollevamento
dell’aria calda preesistente, portando alla formazione di altre
celle temporalesche. La nube che è sinonimo di temporali è il
cumulonembo. Il cumulonembo per eccellenza è il
cumulonimbus incus, una torre di milioni di tonnellate
d’acqua, avente la caratteristica forma a incudine. Ma lo
stadio precedente del cumulonimbus incus è rappresentato
dal cumulonimbus calvus, avente una forma a cavolfiore.
Talvolta, in seguito alla formazione del cumulonimbus calvus,
può formarsi una nube a forma di cuffia denominata
“pielus”. Infatti, quando l’aria si solleva rapidamente, con
moti verticali di 30/50 km/h, il moto ascendente associato al
cumulonimbus calvus può spingere verso l’alto uno strato
d’aria calma posto oltre la sommità della nube; il vapore
acqueo contenuto in questa massa d’aria, raffreddata per
l’ascesa forzata, si condensa e forma questa particolare nube
a forma di cuffia. Man mano che il cumulonembo cresce, la
sua sommità raggiunge il pielus, che lentamente si fonde con
il resto della nube. I cumulonembi costituiscono sempre un
rischio per la navigazione aerea, a causa della forte
turbolenza e della grandine che può danneggiare il velivolo.
Articolo di Enrico Macinilik
4G _sez. Aeronautico
Pagina 7
NUMERO APRILE
Effetto WIND CHILL
Cari lettori,
Oggi parliamo di “wind chill”. Il medesimo termine sta a significare quel fenomeno per il quale, in presenza di vento,
la sensazione di temperatura percepita dal nostro organismo risulta essere inferiore rispetto alla temperatura
effettiva dell'aria.
Il valore di “wind chill”, quindi, altro non è che un
indice di raffreddamento. Naturalmente, lo si calcola
conoscendo i valori della temperatura dell'aria e
dell'intensità del vento. La scoperta di questo
fenomeno risale al lontano 1941 per merito di alcuni
ricercatori in Antartide.
Il corpo umano, come sappiamo, è molto complesso.
Diversi infatti sono i fattori che influenzano la
sensibilità alla temperatura: età, corporatura, stato di
salute ed indumenti indossati.
L'importanza di tale indice è notevole. Infatti alle
popolazioni che vivono in ambienti freddi ed ostili la
necessità di evitare eccessivi raffreddamenti del corpo
è fondamentale. Se così non fosse si andrebbe
facilmente incontro ad eventi
dannosi o addirittura letali.
anatomicamente
Alle nostre latitudini viene generalmente utilizzato
nei periodi freddi con temperature inferiori ai 10
gradi centigradi. E' un “meccanismo” necessario per
stabilire il grado di disagio che potremmo avvertire
durante la giornata rendendo possibile la scelta di
indumenti adatti per una più efficace protezione.
Questo indice darà quindi la temperatura percepita e
non quella reale che è quella registrata dalle
centraline di rilevamento. Ciò significa che se
quest'ultima è, per esempio. cinque gradi centigradi
ma la presenza di vento determina “wind chill” di
meno tre gradi centigradi state pur certi che l'acqua
non ghiaccerà. Di seguito la tabella che permette di
calcolare il “wind chill”.
Articolo di Dario Fanelli
3A _sez. Aeronautico
L’altitudine di densità
L'altitudine di densità misura
l'effettiva densità dell'aria ed è
perciò un fattore critico nel
calcolo delle prestazioni di un
aeromobile. Se la temperatura
è superiore alla temperatura
standard, l'altitudine di
densità è superiore
all'altitudine di pressione e
viceversa. Se ad esempio si
assume che un aeroporto si
trovi a 3.000 piedi (914 m) sul
livello del mare e l'altimetro
sia regolato su 29,92 (1.013,2
millibar), se la temperatura è
di 32 °C, l'altitudine di densità
varrà 5.592 piedi (1.705 m). Un aeromobile che decolli da tale aeroporto si comporterà come se si trovasse a
quasi 5.600 piedi (1.705 m). Il motore svilupperà minore potenza, l'elica sarà meno efficiente e le ali
creeranno minore portanza. L'aeroplano dovrà usare più pista per raggiungere la velocità di decollo e salirà a
Il nomogramma di KOCK
Fornisce una stima
dell’influenza delle
condizioni
meteorologiche
sulle prestazioni di
un aeromobile, in
termini di corsa al
decollo e rateo di
salita.