XIX Congresso Italiano della Fibrosi Cistica IX Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica 13-16 Novembre 2013, Hotel Città del Mare, Terrasini (PA) PROGRAMMA 2 CONSIGLIO DIRETTIVO Società Italiana per lo studio della Fibrosi Cistica Presidente: Giuseppe Magazzù Vicepresidente: Carlo Castellani Segretario: Anna Brivio Consiglieri: Silvia Campana, Giuseppe Castaldo, Mirella Collura, Maria Vittoria Di Toppa, Barbara Messore. SEGRETERIA SIFC EAC s.r.l. Via Sannio, 4 20137 Milano Tel. 02 59902320 Fax 02 59900758 [email protected] 3 4 ATTIVITA’ PRECONGRESSUALI mercoledì 13 NOVEMBRE 8.00-12.00 SALA ARCA 136 Direttivo 11.00-17.00 SALA RINALDO Corso Auditor Moderatori: Domenico Tangolo (TO) 11.00 Logica di utilizzo combinato del manuale e della check-list 11.20 Punti di forza e punti di debolezza del manuale e degli altri strumenti 12.50 Discussione 13.50 Revisione dell’impianto del piano visita 14.10 Chiarimenti sulla visita 14.40 Analisi critica del risultato delle visite 15.10 I requisiti del manuale 15.40 Sintesi delle osservazioni sui requisiti del manuale 16.10 Discussione 16.30 Sintesi della giornata: indicazioni per la commissione 12.00-17.30 CORSI E RIUNIONI PRECONGRESSUALI SALA BELVEDERE Gruppo Microbiologi Moderatori: Lisa Cariani (MI) Performance di MALDI-TOF MS per la identificazione routinaria di bacilli Gram-negativi non fermentanti isolati da pazienti con fibrosi cistica.” Vanessa Tuccio (RM) L’utilizzo degli anticorpi anti-Pseudomonas aeruginosa nella diagnosi dell’infezione precoce da Pa Daniela Dolce (FI) 5 mercoledì 13 NOVEMBRE ATTIVITA’ PRECONGRESSUALI 12.00-17.30 CORSI E RIUNIONI PRECONGRESSUALI Valutazione delle tabelle di confronto Eucast/CLSI per definire una comune modalità nell’interpretazione dell’antibiogramma dei microrganismi non fermentanti isolati da pazienti con fibrosi cistica. Lisa Cariani (MI) Discussione organizzativa del progetto “Isolamento di Scedosporium e di altri miceti filamentosi dal tratto respiratorio dei pazienti con fibrosi cistica: comparazione del risultato delle colture con terreni selettivi e non” Silvia Campana (FI) SALA ARCA 137 Gruppo Psicologi Moderatori: Paola Catastini (FI) Studio multicentrico ansia e depressione nel post trapianto Stato dell’arte su possibili studi gia’ discussi e ipotizzati : aspetti nutrizionali e relazione precoce madre-bambino uso di farmaci psichiatrici nel paziente fc; Criticità, bisogni, progetti Proposte per il nuovo triennio SALA MORGANTE A Gruppo Fisioterapisti Moderatori: Anna Brivio (MI), Chiara Tartali (VR) Altre modalità di disostruzione 12.00 12.30 13.00 IPPV (Ventilazione percussiva intrapolmonare) Wilma Donizzetti (Costamasnaga) IPPV cosa fare in fibrosi cistica? Cristina Martorana (MI) Discussione 13.15 Pausa pranzo 13.45 14.15 6 HFCC (Oscillazione toracica ad alta frequenza) Monica Donà (TV) HFCC cosa fare in fibrosi cistica? Paolo Buonpensiero (NA) ATTIVITA’ PRECONGRESSUALI mercoledì 13 NOVEMBRE 12.00-17.30 CORSI E RIUNIONI PRECONGRESSUALI 14.45 Discussione 15.00 Come settare il ventilatore per la terapia drenate in pazienti in NIV 24h/24 Cristina Martorana (MI) 15.30 Discussione 15.45 Pratica a gruppi 17.15 Discussione e chiusura sessione SALA ANGELICA Gruppo Genetisti Moderatore: Alberto Bonizzato (VR) Studi multicentrici di correlazione genotipo-fenotipo Vito Terlizzi (NA) Aggiornamento sul progetto collaborativo micro-array Adriano Angioni (RM) Analisi delle mutazioni dei geni ENaC Katia Bortolozzo e Alice Renesto (PD) Multicenter validation study of the CFTR MASTR kit Sarah Berwouts (Leuven) SALA BELVEDERE R IPaCOR (Italian Patient Centered Outcome Research) Moderatori: Graziella Borgo (VR), Roberto Buzzetti (BG) SALA PALADINI B Gruppo Dietisti Moderatori: Maria Luisa Guidotti (FI) Valutazione stato nutrizionale - le vitamine - valutazione dell’integrazione orale Anna Coruzzo (NA) Recupero di un adeguato stato nutrizionale Chiara Apezziali (MI) 7 mercoledì 13 NOVEMBRE ATTIVITA’ PRECONGRESSUALI 12.00-17.30 CORSI E RIUNIONI PRECONGRESSUALI SALA MORGANTE B Gruppo Infermieri Moderatori: Maria Vittoria Di Toppa (RM), Anna Oneta (MI) 14.30 -17.30 Gestione infermieristica della NIV (aspetti pratici) La NIV nei pazienti con fibrosi cistica : quando e perchè Alice D’Adda (MI) La Ventilazione Non Invasiva in pazienti affetti da fibrosi cistica (educazione sanitaria, training e domiciliazione) Serena Soldini (RM) 13.00 Lunch in ogni sala 16.00-17.00 Sala PALADINI A WORKSHOP NOVARTIS “Antibiotici inalatori per Pseudomonas aeruginosa in Fibrosi Cistica: Prevenzione, Trattamento e aderenza alla terapia” Prevenzione dell’infezione da Pseudomonas aeruginosa in pazienti con FC Mirella Collura (PA) TIP: sicurezza, aderenza e utilizzo nella gestione del paziente Vincenzo Carnovale (NA) 8 congresso mercoledì 13 NOVEMBRE PLENARIA – Sala PALADINI A XIX Congresso Italiano della Fibrosi Cistica IX Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica 17.30Seduta Inaugurale Saluti e Presentazione del Congresso: Giuseppe Magazzù (ME), Mirella Collura (PA) SINERGIE CHE POSSONO INFLUENZARE IL DESTINO DELLA FC IN ITALIA Lettura: Assessore della Salute della Regione Siciliana Lucia Borsellino TAVOLA ROTONDA Partecipano: Franco Berti Presidente Lega Italiana Fibrosi Cistica Maria Grazia Furnari Dirigente Responsabile Area Interdipartimentale 2 “Ufficio del Piano di Rientro e del Piano Sanitario” Dipartimento Pianificazione Strategica Assessorato della Salute - Regione Siciliana Gianni Mastella Direttore Scientifico Fondazione ricerca Fibrosi Cistica Onlus Giuseppe Pecoraro Commissario Straordinario ARNAS Azienda Ospedaliera Universitaria – Messina Carmelo Pullara Commissario Straordinario Azienda Ospedaliera Civico – Palermo Welcome Cocktail (cena in piedi) 9 giovedì 14 NOVEMBRE congresso PLENARIA – Sala PALADINI A Moderatori: Paolo Moretti (TE), Giuseppe Tuccio (CZ) Il mattino ha l’oro in bocca: 07.30 08.00 News dal NACF Meeting Comunicazioni brevi Trapianto polmonare in età pediatrica in fibrosi cistica. Esperienza del centro di Verona Elena Spinelli (VR) Infezione polmonare da nocardia farcinica: caso clinico. Rolando Gagliardini (AN) Il pattern mutazionale del gene cftr in diverse forme di fibrosi cistica influenza le caratteristiche operative del test genetico Marco Lucarelli (RM) Epidemiologia delle infezioni respiratorie nella prima infanzia: differenze di colonizzazione tra pazienti di origini geografiche diverse Fabiana Barbieri (BS) Le sinergie per la ricerca: Progetto IPaCOR (Italian Patient Centered Outcome Research) Moderatori: Roberto Buzzetti (BG), Giuseppe Magazzù (ME) 8.30 08.40 08.55 09.10 09.25 09.45 Introduzione Roberto Buzzetti (BG) Cosa interessa ai pazienti? Michele Samaja (MI) Cosa interessa ai ricercatori e quanto interessa ai pazienti Stefano Costa (ME Quali argomenti e quali esiti misurabili dovrebbero essere considerati in nuovi studi Natalia Cirilli (AN) Il commento della Cochrane. Alan Smyth (UK) La PCOR in Europa Tim Lee (UK) 10.00 Discussione 10.30 COFFEE BREAK 10 congresso giovedì 14 NOVEMBRE La ventilazione non invasiva in FC Moderatori: Carlo Albera (TO), Donatello Salvatore (PZ) 11.00 11.30 12.00 Lo stato dell’arte: revisione della letteratura Elisabetta Bignamini (TO) Quando e come utilizzare la NIV Cesare Gregoretti (TO) Esperienza clinica Irene Esposito (TO) 12.30 Discussione Buffet Lunch SALA ARCA 137 Gruppo Assistenti Sociali 13.00-14.00Problematiche pazienti adulti Moderatore: Carmen Zappa (VR) 13.00-14.00 SALA PALADINI B WORKSHOP FOREST “Colistina DPI: un nuovo approccio terapeutico nell’antibiotico terapia in Fibrosi Cistica” Moderatrice: Carla Colombo ( MI) 13.00 Razionale d’utilizzo delle polveri nella patologia respiratoria Donatello Salvatore ( PZ) 13.20 Colobreathe: prime esperienze di pratica clinica in Fibrosi Cistica Anne Malfroot (Bruxelles) 13.40 Discussione 11 giovedì 14 NOVEMBRE congresso 14.00-15.00 SALA RINALDO SESSIONE POSTER Moderatori: Vincenzo Carnovale (NA) Non patogenicità severa della variante D1152H in trans con una mutazione FC Caterina Di Girgenti (PA) Prevalenza delle mutazioni CFTR in una coorte di soggetti indagati per infertilita’ Giuseppina Smaldore (PT) CF-25 microarray per la diagnosi della fibrosi cistica (CF) Agostina Ventura (Luckenwalde, Germany) Fibrosi cistica atipica: sviluppo di un nuovo kit diagnostico per l’identificazione dei polimorfismi nei geni ENaC Alice Renesto (PD) 4168 del CTAAGCC in omozigosi: fibrosi cistica ad espressività completa Caterina Di Girgenti (PA) Valutazione di vancomicina in aerosol nei pazienti pediatrici con fibrosi cistica (FC): l’esperienza di un singolo centro Francesca Lucca (PD) Analisi molecolare del gene cftr eseguita con due nuovi kit basati su pcr allele specifica per la rilevazione delle 64 mutazioni più frequenti nella popolazione italiana Serena Falconi (FI) Assistenza domiciliare in pazienti con Fibrosi Cistica: il nostro progetto F.R. Grisorio (FG) Fisioterapia respiratoria in Fibrosi Cistica : confronto tra tecnica Vest e trampolino elastico F.R. Grisorio (FG) Assistenza fisioterapica domiciliare dei pazienti con fibrosi cistica (FC): vantaggi rilevati dai pazienti in trattamento con tobramicina in soluzione inalatoria Iolanda Famà Maria (RM) 12 congresso giovedì 14 NOVEMBRE 14.00-15.00 SALA paladini a SESSIONE POSTER Moderatori: Teresa Repetto (FI), Vincenzo Spadaro (SR) Genotipizzazione pazienti FC. Caterina Di Girgenti (PA) Dispendio energetico durante utilizzo di un video gioco attivo in pazienti con fibrosi cistica S. Karapanagiotis (MI) Screening neonatale in basilicata: risultati del primo semestre di attività Donatello Salvatore (PT) Ventilazione intrapolmonare percussiva e PEP mask durante riacutizzazione polmonare in fibrosi cistica: caso clinico M. Curzi (RM) Utilità del Galattomannano nella diagnosi di aspergillosi polmonare invasiva in fibrosi cistica adulta Emanuele Delfino (GE) Emottisi massive recidivanti in paziente iperteso affetto da fibrosi cistica M.A. Orlando (PA) Infezione persistente da Stafilocco Aureus meticillino-resiste (MRSA) in Fibrosi Cistica: descrizione di un caso e review della letteratura M.A. Orlando (PA) Disfonia post operatoria dopo trapianto polmonare in fibrosi cistica: caso clinico T. Perelli (RM) Valutazione del livello d’intensità nell’attività fisica quotidiana in pazienti adulti affetti da fibrosi cistica Daniela Savi (RM) 15.00 - 17.00 SESSIONI PARALLELE SALA ANGELICA Nuove frontiere per i trapianti in FC: Moderatori: Mirella Collura (PA), Patrizio Vitulo (PA) 15.00 Trapianto di polmone da donatore vivente Alessandro Bertani (PA) 15.30 Trapianto di fegato isolato Michele Colledan (BG) 16.00 Trapianto di insule pancreatiche Anna Casu (PA) 16.30 Discussione 13 giovedì 14 NOVEMBRE congresso Aerosol terapia in FC. Devices farmaco correlati Moderatori: Monica Donà (TV), Raffaele Falsaperla (CT), Anna Oneta (MI), 15.00 Terapia inalatoria in: fibrosi cistica. Quali farmaci quali indicazioni. Cesare Braggion (FI) 15.15 Somministrazione di Farmaci per via Aerosolica: meccanismi di deposizione . modalità di somministrazione Vantaggi e Svantaggi Sergio Zuffo (FI) 15.30 Nebulizzatore Jet e farmaci correlati Francesca Alatri (RM) 15.40 Somministrazione di aerosol con apparecchi a Membrana Vibrante Passiva Ineb Anna Brivio (MI) 15.50 Somministrazione di aerosol con apparecchi a Membrana Vibrante Attiva E Flow Chiara Tartali (VR) 16.00 Le polveri Mauro Barbisan (VR) 16.10 Discussione 16.20 Il Ruolo infermiere nella gestione dei device. Pulizia e disinfezione: linee guida Nicoleta Popa (RM) 16.30 Supporto al fisioterapista nell’educazione del paziente e della famiglia. Iolanda Marcone (PZ) 16.40 Discussione e chiusura sessione SALA PALADINI B Test del sudore Moderatori; Natalia Cirilli (AN), Valeria Raia (NA), 15.00 Test del sudore: è ancora il gold standard per la FC’? Indicazioni e limiti Valeria Raia (NA), Natalia Cirilli (AN) 15.20 Ruolo del test del sudore nelle diagnosi o di forme atipiche Teresa Santostasi (BA) 15.40 Test del sudore e test genetico: “a Janus faced”? Rita Padoan (BS), Manuela Seia (MI) 16.00 Discussione e Conclusioni 16.30 Riunione con il gruppo dei genetisti sul progetto Intervalli di riferimento del test del sudore nei soggetti adulti 14 congresso giovedì 14 NOVEMBRE AULA MORGANTE A 15.00Il referto radiologico strutturato Moderatori: Ermanno Baldo (TN), Furio Poli (TS), Compilazione ed interpretazione del referto strutturato della TC torace in fibrosi cistica: dalla teoria alla pratica Silvia Bertolo (TV), Irene Borzani (MI) 16.45-17.00Pausa PLENARIA – Sala PALADINI A Moderatori: Valeria Mencarini (Gualdo Tadino PG), Giovanna Pizzamiglio (MI) 17.00Aggiornamenti su: Accreditamento, Elisabetta Bignamini (TO) RIFC, ISS – SIFC Aderenza alle cure, Serena Quattrucci (RM) 18.00ASSEMBLEA DEI SOCI Cena Libera 20.30 Coordinamento dei Direttori dei Centri Moderatori: Ermanno Baldo (RO), Laura Minicucci (GE) 15 Venerdì 15 NOVEMBRE congresso PLENARIA – Sala PALADINI A Moderatori: Annamaria Macchiaroli (CB), Antonio Manca (BA) Il mattino ha l’oro in bocca: 07.30 08.00 News dal NACF Meeting Comunicazioni brevi Terapia antibiotica inalatoria in fibrosi cistica ed emergenza di batteri gram- negativi non fermentanti colistina resistenti: una nuova problematica nella gestione dell’infezione polmonare? Patrizia Morelli (GE) Correlazione tra livelli di 25-idrossicolecalciferolo, funzionalità respiratoria e colonizzazione batterica in pazienti affetti da fibrosi cistica Iolanda Chinellato (FG) Atelettasia polmonare… e aspergillus Fabiola De Gregorio (NA) Processi adattativi di p. aeruginosa dalle fase iniziali dell’infezione verso la cronicità: coinvolgimento dei seni paranasali. Daniela Dolce (FI) I problemi dell’adulto che richiedono sinergie Moderatori: Carlo Castellani (VR), Barbara Messore (TO) 8.30 8.55 9.20 9.45 10.15 Progetto per l’organizzazione delle cure Barbara Messore (TO) Il Rischio oncologico Nicholas J. Simmonds (UK) Il Rischio nefrologico Gianluigi Zaza (VR) Il Rischio psichiatrico Paola Catastini (FI), Alessia Grande (TO) Discussione 10.30 COFFEE BREAK 16 congresso Venerdì 15 NOVEMBRE Le sinergie per la lotta alle infezioni polmonari Moderatori: Silvia Campana (FI), Giovanni Taccetti (FI) 11.00 11.30 12.00 12.30 Il comportamento del clinico e i NTM Silvia Bresci (FI) Infezioni fungine: una realtà o un ingiustificato allarme nel già complesso panorama infettivo? Giulia Morace (MI) Dal microbo al microbiota: composizione e diversità della comunità microbica nei pazienti con fibrosi cistica Annamaria Bevivino (RM) Discussione Buffet Lunch SALA ARCA 137 Gruppo Assistenti Sociali 13.00-14.00 La tutela sociale del paziente Moderatore: Carmen Zappa (VR) 13.00-14.00 SALA PALADINI B WORKSHOP CHIESI “La soluzione salina ipertonica e l’acido ialuronico nella terapia della Fibrosi Cistica: nuove evidenze” Moderatore: Mario La Rosa (CT) Introduzione Mirella Collura (PA) Soluzione salina e confronto con soluzione ipertonica e acido ialuronico: studio randomizzato monocentrico Carla Colombo (MI) Vantaggi dell’acido ialuronico nella terapia inalatoria: caso clinico Rosaria Casciaro (GE) Discussione 17 Venerdì 15 NOVEMBRE congresso 14.00-15.00 SALA RINALDO SESSIONE POSTER Moderatori: Cesare Braggion (FI) Uso di cateteri venosi midline in FC: esperienza biennale S. Falvino (PT) Valutazione di un servizio di telemonitoraggio domiciliare in pazienti con fibrosi cistica G. Marsicovetere (PT) Registro italiano fibrosi cistica: piattaforma e sito web Natalia Cirilli (AN) Controllo di qualità dei dati del registro italiano fibrosi cistica: aderenza dei centri Natalia Cirilli (AN) Controllo di qualità dei dati del registro italiano fibrosi cistica: focus gravidanze, paternità, trapianti Natalia Cirilli (AN) Controllo di qualità dei dati del registro italiano fibrosi cistica: focus microbiologia Natalia Cirilli (AN) controllo di qualità dei dati del registro italiano fibrosi cistica: focus terapie e complicanze Natalia Cirilli (AN) Esperienza del centro fc di Ancona con il lungflute® S. Taccucci (AN) Il servizio adi per i pazienti afferenti al centro fibrosi cistica di Ancona Natalia Cirilli (AN) 18 congresso Venerdì 15 NOVEMBRE 14.00-15.00 SALA paladini a SESSIONE POSTER Moderatori: Laura Minicucci (GE), Giuseppe Gramaglia (AG) Utilizzo del software microdiet® nella gestione della problematica nutrizionale in soggetti con fibrosi cistica in età scolare E. Di Stefano (BS) Il trattamento endoscopico del mucocele sinusale nei pazienti affetti da fibrosi cistica. F. Barbieri (BS) Identificazione e caratterizzazione di ceppi di Mycobacterium abscessus in pazienti affetti da fibrosi cistica V.D. Iula (NA) DIOS ricorrenti e neoplasia del colon in FC: un’associazione non casuale? F. Ficili (PA) PLTD in Fibrosi Cistica: descrizione di un caso clinico F. Ficili (PA) La qualità del respiro migliora la qualita’ di vita pazienti affetti da fibrosi cistica C. Lo Piparo (PA) Approccio multidisciplinare al paziente pediatrico con FC severa e con problematiche bio-psico-sociali complesse R.V. De Biase (RM) Impatto dell’infezione persistente da Staphylococcus aureus meticillino-resistente di acquisizione comunitaria (CA-MRSA) e di acquisizione ospedaliera (HA-MRSA) sulla funzionalità polmonare dei pazienti con fibrosi cistica: uno studio multicentrico longitudinale Silvia Campana (FI) Spondilodiscite e fibrosi cistica. P. Moretti (TE) PLENARIA – Sala PALADINI A Le sinergie tra centro e territorio: Progetto OFFICIUM per la continuità delle cure e con i Pediatri di famiglia Moderatori: Anna Brivio (MI), Maria Vittoria Di Toppa (RM) L’infermiere e il fisioterapista: esperienze sul territorio nell’ambito della FC 15.00 Infermiera Martina Di Carlo (RM) 15.20Fisioterapista Irene Piermarini (RM) 19 Venerdì 15 NOVEMBRE congresso La cogestione del lattante diagnosticato per screening con il PdF Moderatori: Francesca Pardo (PA) – Mirco Ros (TV) 15.50 16.15 “non ho esperienza di Fibrosi cistica” Giuseppe Primavera (PA) “ho lavorato a lungo in un Centro di Fibrosi Cistica” Sergio Conti Nibali (ME) 16.40 Discussione 17.05-17.30 PAUSA Nuove strategie “per sapere prima” Moderatori: Rolando Gagliardini (AN) - Maurizio Zanda (CA) 17.30 18.00 18.30 DNA Fetale nel sangue materno Maurizio Ferrari (MI) Lo Screening del portatore Barouhk Maurice Assael (VR) La PGD della Fibrosi Cistica tra update tecnologico e problematiche giuridiche Adolfo Allegra (PA) 19.00 Discussione 19.30PROCLAMAZIONE ELETTI Cena Sociale 20 congresso sabato 16 NOVEMBRE PLENARIA – Sala PALADINI A Moderatori: Caterina Di Girgenti (PA), Vincenzina Lucidi (RM), Il mattino ha l’oro in bocca: 07.30 Comunicazioni brevi Correzione in vitro del difetto di base della fibrosi cistica mediante co-colture di cellule staminali amniotiche e cellule epiteliali respiratorie con fibrosi cistica Annalucia Carbone (MI Tollerabilita’ alla tobramicina in polvere, colistimetato di sodio e soluzione ipertonica al 7% con acido ialuronico per via inalatoria Grazia Dinnella (TN) Real-time pcr per l’identificazione precoce di pseudomonas aeruginosa da secrezioni respiratorie di pazienti con fibrosi cistica Martina Rossitto (RM) Cellule epiteliali nasali: un approccio “ex vivo” per lo studio di mutazioni del gene cftr Rossella Tomaiuolo (NA) Utilizzo della next generation sequencing per la diagnosi molecolare della fibrosi cistica e delle patologie cftr-related Cecilia Surace (RM) Squilibrio pro-infiammatorio degli acidi grassi in fibrosi cistica: una condizione reversibile? Elisabetta Teopompi (PR) Infezione iniziale da methicillin-resistant staphylococcus aureus (mrsa) e genotipo batterico: c’è qualcosa che dobbiamo sapere? Priscilla Cocchi (FI) Azione readthrough di derivati del ptc124 su sistemi modello cellulari e in cellule di epitelio bronchiale-fc ib3.1 (cftr ∆f508/w1282x ) Laura Lentini (PA) La ricerca Moderatori: Giuseppe Castaldo (NA), Carla Colombo (MI) 08.30 09.15 09.45 Combinazioni di farmaci correttori per il massimo recupero della proteina CFTR mutata Luis Galietta ( GE) Biomarkers in FC. A che punto siamo? Massimo Conese (FG) Glutatione in FC Alfonso Pompella (PI), Vincenzo Carnovale (NA) 10.15 Discussione 21 sabato 16 NOVEMBRE congresso 10.30 COFFEE BREAK Moderatori: Rita Padoan (BS), Giovanna Pisi (PR) 11.30 Presentazione e discussione dei migliori poster ricerca clinica e ricerca di base Premiazione dei migliori poster Composizione in acidi biliari del siero di pazienti con fibrosi cistica e malattia epatica (CFRLD) durante la somministrazione a lungo termine di acido ursodesossicolico (UDCA) Carla Colombo (MI) Studio di meccanismi anti-infiammatori dell’ azitromicina: dall’ epitelio bronchiale umano con fibrosi cistica all’ imaging dell’attivazione di NF-KB in vivo. Paola Melotti (PR) Prime esperienze di trattamento con VX-770 (IVACAFTOR®) in pazienti con mutazione g551d in eterozigosi Matteo Pavan (TR) Studio clinico monocentrico, randomizzato controllato in doppio cieco, per valutare la tollerabilità e l’efficacia nel ridurre l’infiammazione delle vie respiratorie in pazienti affetti da fibrosi cistica di due formulazioni di soluzione ipertonica salina al 7%, con o senza acido ialuronico. A. Brivio (MI) 13.00 Sintesi della mattinata: Gianni Mastella (VR) 13.30 Chiusura del congresso 22 INFORMAZIONI SCIENTIFICHE Riassunti I riassunti delle dimensioni di 70 cm di base 100 cm di altezza, potranno essere affissi dalle ore 10,00 del giorno 14 Novembre per tutta la durata del congresso. I riassunti dovranno essere affissi sul pannello con al numerazione corrispondente a quella assegnata nella pagina del relativo. Riassunto nella Sessione Riassunti del Programma, da pag 27 in poi. I poster dovranno essere rimossi tra le ore 07,30 e le ore 12,30 del giorno 16 Novembre. I Riassunti che saranno lasciati sui pannelli al termine del congresso saranno rimossi forzatamente dal persole di assistenza congressuale. EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA Sono stati richiesti al Ministero della Salute i crediti ECM per le tutte le figure professionali qui di seguito elencate: CREDITI PROPOSTI · Medico Chirurgo (per tutte le specialità.) 12 · Biologi 12 · Psicologi 12 · Fisioterapisti 12 · Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva 12 · Infermieri 12 · Infermieri Pediatrici 12 · Dietisti 12 · Tecnici sanitari di laboratorio biomedico 12 23 INFORMAZIONI GENERALI SEDE DEL CONGRESSO Hotel Città del Mare SS 113 Km 301,100 – 90049 Terrasini (PA) tel. +39.091.8687111Fax. +39.091.8687696 e-mail: [email protected] http://www.cittadelmare.it/ COME RAGGIUNGERE LA SEDE DEL CONGRESSO IN AEREO : Da Aeroporto Palermo/Falcone-Borsellino: Distanza: km 19 Tempo di percorrenza in auto: 20 min. Da Aeroporto Trapani/Birgi: Distanza: km 73,5 Tempo di percorrenza in auto: 70 min. circa IN NAVE Da Porto Palermo Distanza: km 32 Tempo di percorrenza in auto: 30 min. IN TRENO Da FFSS centrale Palermo Distanza: km 35 Da FFSS Terrasini-Cinisi: Distanza: km 7 Da FF SS Piraineto Distanza: km 15 IN AUTO autostrada A29 PALERMO-MAZZARA DEL VALLO/TRAPANI uscita Terrasini (dir. Trapani) – a 5 km da svincolo Autostrada Messina-Palermo Autostrada Catania - Palermo MEZZI PUBBLICI BUS DI LINEA Da Palermo Città : Russo Autoservizi www.autoservizirusso.it partenza da Piazza Marina/Palermo fermata davanti ingresso Città del mare (a 200 mt circa accettazione hotel) - Segesta Autoservizi www.interbus.it da Palermo/Piazza Politeama a Terrasini /Piazza Duomo – da Terrasini su richiesta servizio trasferimento all’ hotel (5 km) BUS DI LINEA da Aeroporto Palermo Falcone/Borsellino a Palermo o altre località della Sicilia: - da/per Aeroporto Falcone Borsellino: Autobus e pullman assicurano i collegamenti tra l’aeroporto di Palermo, il capoluogo e diverse altre località della Sicilia. Consultare il sito della gestione aeroportuale www.gesap.it e www.prestiaecomande.it (Tel. 091 580 457) TRENO AEROPORTO · Trinacria Express www.trenitalia.it a Aeroporto, fermata Piraineto : servizio navetta per trasferimenti all’hotel su richiesta(km 15 circa) Sono state istituite delle navette di collegamento dagli Aeroporti di Trapani e Palermo all’Hotel e viceversa per gli arrivi il giorno Mercoledì 13 Novembre ogni 2 ore a partire dalle ore 08.00 alle ore 18,00 e per le partenze il giorno Sabato 16 Novembre ogni 2 ore dalle ore 12.00 alle ore 20.00 24 INFORMAZIONI GENERALI QUOTE D’ISCRIZIONE con carta di credito prima del 30/09/2013 *Soci SIFC medici: Soci SIFC non medici: Medici non soci Non Medici non Soci Studenti, Specializzandi, Laici, Rappresentanti di Associazioni e uditori che volessero usufruire dei Servizi Congressuali dopo il 30/09/2013 *Soci SIFC medici: Soci SIFC non medici: Medici non soci Non Medici non Soci Studenti, Specializzandi, Laici, Rappresentanti di Associazioni e uditori che volessero usufruire dei Servizi Congressuali 250 € 135 € 280 € 308 € 263€ 142 € 295 € 324 € 195 € 142 € 378 € 258 € 428 € 308 € 398 € 272 € 450 € 324 € 135 € 142 € Non saranno previsti rimborsi, tranne per ospiti su invito extra Centri, e una notte per coloro che saranno coinvolti in riunioni che comportino un pernottamento ulteriore. Le quote di iscrizione sono rimaste invariate rispetto all’anno scorso, nonostante un aumento dei costi di circa il 5%. *Vengono considerati non Soci SIFC tutti coloro che alla data della iscrizione al Congresso 2013 non abbiano già provveduto al pagamento della quota annuale di iscrizione alla SIFC per il 2012. L’ingresso al Congresso per studenti, specializzandi e altre figure professionali che non necessitano di crediti ECM è gratuito. L’ingresso gratuito non dà diritto alla ristorazione prevista per gli iscritti al Congresso. Le quote di iscrizione sono comprensive di IVA. Le quote di iscrizione comprendono: partecipazione ai lavori scientifici, materiale congressuale, attestato di partecipazione, Welcome Cocktail, brunch dei giorni 14 e 15 Novembre, Cena Sociale. RICHIESTA DI FATTURAZIONE DELL’ISCRIZIONE La richiesta dell’emissione di fattura dovrà essere effettuata al momento del pagamento, indicando i dati relativi alla fatturazione (nome, cognome, codice fiscale oppure ditta, codice fiscale e P. IVA). 25 RINGRAZIAMENTI XIX Congresso Italiano della Fibrosi Cistica IX Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica Si esprime il più vivo ringraziamento a quanti hanno contribuito alla realizzazione del Congresso Inoltre si ringrazia quanti hanno contribuito nel 2013 a supportare le attività scientifico-organizzative SIFC: 26 elenco Riassunti del XIX Congresso Italiano della Fibrosi Cistica IX Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica RIASSUNTI 27 28 cOMUNICAZIONI ORALI TRAPIANTO POLMONARE IN ETÀ PEDIATRICA IN FIBROSI CISTICA. ESPERIENZA DEL CENTRO DI VERONA E. Spinelli a, S. Volpi a, M. Ocampo a, C. D’Orazio a, B. M. Assael a a Centro regionale Fibrosi Cistica, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona Obiettivo: Mentre i pazienti adulti con fibrosi cistica rappresentano il terzo gruppo per numerosità che necessita di trapianto polmonare, in età pediatrica la fibrosi cistica resta la principale indicazione. Tuttavia, per la popolazione pediatrica mancano ancora criteri specifici circa il timing di inserimento in lista per trapianto. Materiali e metodi: Analisi retrospettiva della casistica dei pazienti con età < 18 anni seguiti presso il ns Centro, inseriti in lista per trapianto bi-polmonare tra il 2000 e il 2013. Risultati: Di 18 pazienti pediatrici (M:3, F:15) inseriti in lista d’attesa (età media 12,66 anni; range 5,4017,28), 16 sono giunti al trapianto, 2 sono deceduti in lista (uno pochi giorni dopo l’inserimento, l’altro a 8 mesi). Il tempo d’attesa medio in lista è stato 0,54 anni (0,02-1,59 anni). Tre pazienti sono giunti all’intervento d’urgenza, grazie all’ExtraCorporeal Membrane Oxygenation (ECMO). L’età media al momento del trapianto/decesso è di 13,19 anni (range 6,63-17,58). La mediana di sopravvivenza dei trapiantati è di 4.14 anni. Cinque pazienti sono deceduti: 2 subito dopo l’intervento, 2 ad un mese e 1 a 9,5 anni. I 4 pazienti deceduti a poca distanza dal trapianto comprendono i 3 giunti all’intervento in ECMO. Un paziente, tuttora in vita, è stato sottoposto a re-trapianto a distanza di 5 anni dal primo. I pazienti pediatrici che hanno necessitato di trapianto polmonare non presentavano sempre una compromissione funzionale respiratoria chiaramente severa: nel 39% dei soggetti il FEV1 medio nei 2 anni precedenti il trapianto era > 40% del valore predetto, mentre risultava > 35% nel 61% dei pazienti. Inoltre la media del best raggiunto nello stesso periodo era di 50% (range 28-72%). Sempre nei 2 anni precedenti il trapianto, si registrava una capacità vitale (CV) media del 59% del predetto, mentre la media del FEF25-75 era di 14,5%. Le indicazioni al trapianto sono state quindi la grave compromissione nutrizionale (BMI medio di 15,5 Kg/m2; range 13,55-18,46) e l’elevata pressione antibiotica necessaria per le frequenti riesacerbazioni respiratorie. Conclusioni: Dalla nostra casistica emerge una buona sopravvivenza al trapianto bi-polmonare in età pediatrica. La mortalità precoce ha interessato in particolare casi in condizioni gravissime e che hanno necessitato di ECMO. I criteri di inserimento in lista non possono seguire quelli degli adulti, rappresentati prevalentemente dai parametri di funzione respiratoria. Devono tuttavia essere ancora elaborati migliori criteri per l’inserimento in lista dei piccoli pazienti. 29 cOMUNICAZIONI ORALI INFEZIONE POLMONARE DA NOCARDIA FARCINICA: CASO CLINICO. R. Gagliardinia, E. Mansob, C. Lanzac, B. Fabrizzia, L. Pietronia, N. Cirillia a Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, Presidio “G. Salesi”, AOU Ospedali Riuniti, Ancona b Laboratorio Analisi, Sezione di Microbiologia, AOU Ospedali Riuniti, Ancona c Radiologia Generale e Pediatrica, Presidio “G. Salesi”, AOU Ospedali Riuniti, Ancona INTRODUZIONE. La Nocardia spp è un bacillo gram positivo, aerobio, di non frequente riscontro nelle colture dell’espettorato di pazienti con fibrosi cistica (FC). Il ruolo di tale germe nella FC non è ben chiaro ed il suo isolamento può comportare diverse implicazioni clinico-terapeutiche. Infatti la presenza del germe nella coltura espettorato rappresenta a volte semplice colonizzazione, a volte fonte di patogenicità. Le relative decisioni clinicoterapeutiche devono pertanto essere prese sulla base della tipizzazione del germe e di una precisa valutazione dell’interessamento polmonare. OBIETTIVO. Descrivere il caso clinico di un paziente con infezione da Nocardia farcinica con progressivo impegno polmonare, l’efficacia della terapia ed il supporto diagnostico della HRCT a bassa dose di radiazioni ionizzanti. DESCRIZIONE Paziente di 15 anni di età, con FC ad espressione completa sia respiratoria che digestiva; diagnosi per screening neonatale; genotipo F508del / 2183AA>G; peggioramento progressivo dello stato nutrizionale (ptc BMI < 15° dall’età di 8 anni). Fin dai primi anni di vita russamento notturno e frequenti cicli con steroide in spray nasale; all’età di 10 anni intervento per poliposi nasale bilaterale con miglioramento del quadro respiratorio nasale. Presenza di sensibilizzazione allergica a graminacee ed Aspergillus fumigatus. Dall’età di 9 anni terapia con steroide inalato nel periodo autunno-inverno per la presenza di broncostruzione e tosse ricorrente. A 13 e 14 anni di età, ha effettuato 2 cicli di terapia con itraconazolo per 3 mesi e steroide per os a dosaggio scalare per 7 settimane per aspergillosi broncopolmonare allergica, con miglioramento degli indici sierologici dopo terapia. Infezione polmonare cronica da Staphylococcus aureus dall’età di 7 anni; prima colonizzazione da Pseudomonas aeruginosa all’età di 13 anni risolta con terapia eradicante (ciprofloxacina per os e tobramicina per aerosol). Intorno ai 14 anni e ½ ha iniziato a presentare episodi ricorrenti di febbricola, dolore toracico, aumento della tosse e della quantità di espettorato con peggioramento della funzione respiratoria. Ha effettuato diversi cicli di terapia antibiotica antistafilococcica e ad ampio spettro sia per os che per endovena con solo lieve e transitorio miglioramento del quadro clinico. La persistenza della sintomatologia ci ha indotto ad indagare altre possibili alternative diagnostiche. La stretta collaborazione con il microbiologo ci ha permesso di individuare il germe Nocardia spp, successivamente tipizzato come Nocardia farcinica. Sulla base di tale dato microbiologico è stata iniziata terapia con cotrimossazolo, ad alto dosaggio prima e dosaggio standard poi, che ha proseguito per 5 mesi in toto, associato a cicli della durata di 2-3 settimane con minociclina e linezolid. Subito dopo l’inizio della terapia con cotrimossazolo la febbre è prontamente regredita ed il quadro clinico del paziente è progressivamente migliorato. Prima dell’inizio della terapia anti-nocardia ha effettuato un HRCT polmonare con tecnica volumetrica a bassa dose di radiazioni ionizzanti, che evidenziava multipli addensamenti polmonari e rotondeggianti periferici di grandezza variabile. Dopo 2 mesi di terapia l’ HRCT ha evidenziato scomparsa delle tipiche lesioni nodulari presenti al controllo precedente. La funzione respiratoria è progressivamente migliorata. La ricerca della Nocardia nei mesi seguenti è sempre risultata negativa. CONCLUSIONI. Il caso clinico offre diversi spunti di discussione: 1. l’insuccesso o l’efficacia parziale di cicli antibiotici ripetuti sulla base della coltura escreato standard deve indirizzare verso possibili diagnosi alternative; 2. necessità di una stretta collaborazione col microbiologo per una ricerca mirata di possibili agenti eziologici difficili; 3. l’importanza di cofattori patogenetici presentati dallo specifico paziente: gravità della pneumopatia bronchiectasica di base, frequenza e durata di trattamenti steroidei per via inalatoria e non; 4. l’ HRCT (a bassa dose di radiazioni ionizzanti) può essere un utile strumento diagnostico per evidenziare lesioni polmonari caratteristiche; 5. l’opportunità di trattare o meno l’ infezione polmonare da Nocardia va sempre valutata sulla base del quadro clinico-radiologico e microbiologico presentato dal singolo paziente. 30 cOMUNICAZIONI ORALI IL PATTERN MUTAZIONALE DEL GENE CFTR IN DIVERSE FORME DI FIBROSI CISTICA INFLUENZA LE CARATTERISTICHE OPERATIVE DEL TEST GENETICO M. Lucarellia, S.M. Brunoa, S. Pierandreia, A. Stamatob, A. Amatob, F. Narzib, G. Ciminob, R. Stroma, S. Quattruccib a Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia; bDipartimento di Pediatria, Centro di Riferimento della regione Lazio per la Fibrosi Cistica. Sapienza Università di Roma. La Fibrosi Cistica (FC; OMIM 219700) può originare da oltre 1800 diverse variazioni di sequenza del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator). Le manifestazioni cliniche sono estremamente variabili, con una relazione tra genotipo e fenotipo spesso poco chiara. La ricerca mutazionale non è inoltre sempre in grado di rilevare tutte le mutazioni presenti. L’obiettivo specifico di questo lavoro è valutare se le caratteristiche operative del test genetico per FC siano influenzate dalla metodologia di indagine mutazionale eventualmente applicata a diverse forme cliniche di FC. Abbiamo studiato 610 pazienti classificati in 4 popolazioni: 1) FC con insufficienza pancreatica (FC-PI, 354 pazienti); 2) FC con sufficienza pancreatica (FC-PS, 138 pazienti); forme atipiche e/o mono-, oligosintomatiche di FC (nel complesso identificate come CFTR-RD, 71 pazienti); 4) assenza bilaterale congenita dei vasi deferenti, quale unica manifestazione clinica monosintomatica (CBAVD, 47 pazienti). La ricerca mutazionale nel CFTR è stata condotta con un approccio multistep volto all’analisi: a) delle 32 mutazioni più frequenti al mondo (saggio CF-OLA, Abbott); b) delle 14 mutazioni più frequenti nell’area geografica specifica (mediante un nostro saggio di primer extension); c) del tratto variante (TG)mTn (mediante un nostro saggio di sequenziamento); d) della regione 5’ prossimale, di tutti gli esoni e delle zone introniche adiacenti (mediante un nostro saggio di sequenziamento); e) delle 7 macro-delezioni più frequenti al mondo (saggio FC DEL, Nuclear Laser Medicine). Abbiamo evidenziato 125 diversi alleli mutati (tra i quali 11 nuovi e 10 complessi con più di una mutazione in cis), suddivisi in 225 diversi genotipi. Sono state riscontrate differenze significative (chi-quadrato, p<0.0001) tra i pattern mutazionali delle 4 popolazioni analizzate. Questa eterogeneità influenza sia la detection rate (DR) allelica (DRa = proporzione di alleli mutati identificati) che genotipica (DRg = proporzione di genotipi completamente caratterizzati con 2 alleli mutati) dei singoli step della ricerca mutazionale. Ad esempio, gli step di ricerca di pannelli mutazionali (a + b) risultano avere un’elevata DRa in FC-PI (0.890), un valore intermedio in FC-PS (0.725), ma valori piuttosto bassi di DRa in CFTR-RD (0.535) e CBAVD (0.255). Aggiungendo gli altri step di ricerca mutazionale (c + d + e) si ottiene un notevole incremento nella DR in FC-PI (0.993), FC-PS (0.967) e CFTR-RD (0.965), ma un valore di DR totale comunque limitato in CBAVD (0.564). Non risulta possibile individuare un unico pannello mutazionale che massimizzi la DR in tutte le popolazioni. Inoltre, solo per la popolazione CF-PI appare possibile individuare un pannello con un numero limitato di mutazioni ed elevata DR. Per ottenere un’elevata DR nelle altre popolazioni è necessaria l’indagine di un elevato numero di mutazioni, anche rare e/o individuali. Oltre a ciò, 19 diversi genotipi mutati sono stati trovati in almeno 2 diverse popolazioni, evidenziando la complessità del rapporto tra genotipo e fenotipo. Questi risultati hanno importanti ricadute sull’organizzazione e interpretazione del test genetico in FC, in particolare per il test del portatore, nonché per la comprensione della relazione tra genotipo e fenotipo. 31 cOMUNICAZIONI ORALI EPIDEMIOLOGIA DELLE INFEZIONI RESPIRATORIE NELLA PRIMA INFANZIA: DIFFERENZE DI COLONIZZAZIONE TRA PAZIENTI DI ORIGINI GEOGRAFICHE DIVERSE F. Barbieri ª, S. Farimbella ª, S. Timpano ª, R. Pezzotta b, D. Colombrita b, R. Padoan ª ª U.O.S. Centro Regionale di supporto per la Fibrosi Cistica, Ospedale dei Bambini, AO Spedali Civili Brescia b Servizio di Microbiologia Pediatrica, Ospedale dei Bambini, AO Spedali Civili Brescia OBIETTIVI Negli ultimi anni la nostra provincia ha visto una importante immigrazione dall’Europa dell’Est e dal Sud Est asiatico, documentata anche dalla presenza di numerosi pazienti FC: infatti, il 57% dei pazienti FC, nati nel periodo 2008-2013 e seguiti presso il nostro Centro provenie da quelle regioni. Abbiamo voluto con questo studio valutare se vi fossero differenze di colonizzazione batterica fra pazienti di etnie diverse. MATERIALI E METODI Sono state revisionate le cartelle dei nati tra il 01/01/2008 e il 31/08/2013, raccogliendo i dati anagrafici, clinici e genetici. Sono stati valutati gli esami microbiologici delle secrezioni (ottenute tramite aspirato nasofaringeo - ANF) eseguiti nei primi 5 anni di vita. Per la valutazione di cronicità di infezione di Ps. aeruginosa e Staph. aureus, sono stati usati i criteri di Leeds¹ e per la valutazione statistica il t-Student (confronto fra medie) e il χ² (confronto fra frequenze). RISULTATI Sono stati raccolti i dati di 33 pazienti (19M), 14 italiani, 19 di altra origine (14 dell’Europa orientale, 5 di provenienza pakistana). Il 36.4% dei pz è deltaF508 omozigote, il 72.7% presenta insufficienza pancreatica e il 18.2% ileo da meconio. Sono stati effettuati 672 ANF (in media 6.3/anni-persona). Dai pazienti italiani (I gruppo) sono state isolate 12 specie microbiche: H. influenzae (8 pz), S. pneumoniae (7), S. aureus meticillino sensibile (MSSA) e M. catharralis (6), P. aeruginosa (PA)(6), E. coli (4), E. cloacae, K. pneumoniae e S. pyogenes (3), S. marcescens, Acinetobacter spp. e A. xylosoxidans (1). Dagli altri (II gruppo) sono state invece isolate 17 specie: H. influenzae (14), PA (13), M. catharralis e MMSA (9), S. pneumoniae, E. cloacae e S. maltophilia (7), S. marcescens (4), E. coli, K. pneumoniae e S. aureus meticillino resistente (MRSA) (3), S. pyogenes, Acinetobacter spp., A. xylosoxidans, B. cepacia, O. anthropi e A. faecalis (1). L’infezione cronica da S. aureus è stata riscontrata in 4 pz del I gruppo, da MSSA; mentre per il II gruppo è stata riscontrata in 3 pz, invece da MRSA. L’età media di riscontro della prima infezione da PA nel I e II gruppo è rispettivamente di 16 mesi (mediana 10) e 9 mesi (mediana 6), con una differenza statisticamente significativa (p<0.01). L’esecuzione di una terapia antibiotica mirata ha condotto all’eradicazione dell’infezione da PA in tutti, tranne in un pz trasferito presso il nostro Centro già con infezione cronica. Escludendo i microrganismi della normale flora commensale, si sono trovati più colonizzanti ambientali (da biofilm, suolo e acque) nel II gruppo: in particolare S. maltophilia (7 pz), assente nel I gruppo, e S. marcescens in 4 pz del II gruppo e solo in 1 del I gruppo e PA, come sopra descritto. Da sottolineare anche l’isolamento del patogeno B. cepacia in un pz del II gruppo. Nel I gruppo il primo isolamento di P.a. è avvenuto nell'83.3% dei pz nel I quadrimestre dell'anno, mentre nel II gruppo nel 18.2% nel I quadrimestre, nel 54.5% nel II e nel 27.3% nel III. CONCLUSIONI Data l’omogeneità dei 2 gruppi per insufficienza pancreatica, genotipo e ileo da meconio, le differenze microbiologiche emerse possono essere verosimilmente giustificate dalla provenienza geografica del nucleo familiare, dal background socio-culturale e dalle condizioni igienico sanitarie degli ambienti di vita. Inoltre la barriera linguistica, che può influenzare la compliance terapeutica, e il soggiorno nei Paesi di origine durante i periodi di vacanza (indicati dal differente trend di infezione annuo) possono facilitare l’acquisizione di PA. Risulta quindi evidente l’importanza di adeguate misure terapeutico-gestionali al fine di ridurre le ripercussioni sulla funzionalità polmonare, al momento non valutabili per età. ¹ Evaluation of a new definition for chronic Pseudomonas aeruginosa infection in cystic fibrosis patients. Lee TW, Brownlee KG, Conway SP, Denton M, Littlewood JM. J Cyst Fibros. 2003 Mar; 2(1):29-34. 32 cOMUNICAZIONI ORALI TERAPIA ANTIBIOTICA INALATORIA IN FIBROSI CISTICA ED EMERGENZA DI BATTERI GRAM-NEGATIVI NON FERMENTANTI COLISTINA RESISTENTI: UNA NUOVA PROBLEMATICA NELLA GESTIONE DELL’INFEZIONE POLMONARE? P. Morellia, E. Delfino a, R. Casciaroa, A. Formigaa, A. Pellettieria, L. Fenua a Centro Regionale Fibrosi Cistica-Istituto Giannina Gaslini, Genova Obbiettivi specifici L’infezione polmonare cronica in pazienti con Fibrosi Cistica (FC) è caratterizzata da diversi microrganismi Gram-negativi non fermentanti (GNnF) fra cui in particolare P.aeruginosa. Questi patogeni sono dotati di numerosi fattori di virulenza e resistenze intrinseche ai farmaci antimicrobici che rendono sempre più difficoltoso il trattamento di queste infezioni. Per tale motivo in questi ultimi anni si è ricorso all’utilizzo di farmaci, come la colimicina, con somministrazione endovenosa e per aerosol. Tali terapie si sono dimostrate efficaci nel trattamento delle riacutizzazioni polmonari di questi pazienti [1], ma al contempo alcuni autori [2] riportano l’aumento di isolati colistina resistenti nei pazienti trattati con terapie per aerosol con colimicina. Lo scopo del presente studio è analizzare l’eventuale emergenza di GNnF colistina resistenti (Col-R) nei pazienti seguiti presso il Centro FC di Genova. Materiali e metodi Presso il Centro Regionale di Genova sono stati analizzati i campioni espettorato e tamponi faringei, di tutti i pazienti FC in follow-up dal 2010 al 2012, mediante le metodiche di diagnostica microbiologica previste dalle Linee-Guida FC. Sono stati quindi raccolti 1865 ceppi di GNnF (esclusi ceppi di B.cepacia complex) che sono stati identificati mediante prove biochimiche standard e su cui è stata testata, mediante Disco-diffusione su Mueller-Hinton agar, la sensibilità ai seguenti antibiotici: amikacina, tobramicina, levofloxacina, ciprofloxacina, meropenem, doripenem, ceftazidime, cefepime, piperacillina/tazobactam, trimetoprim/sulfametoxazolo e colistina. Eventuali resistente sono state confermate con valutazione della MIC mediante l’utilizzo di E-test. I risultati microbiologici sono stati inseguito messi in relazione con i dati clinici dei pazienti. Risultati In tabella 1) sono riassunti i risultati sul numero di ceppi di GNnF isolati dal 2010 al 2012 e in particolare sono riportati il numero dei ceppi e l’identificazione dei diversi GNnF Col-R. Inoltre si è osservato che, ad eccezione di alcuni isolati di S.maltophilia, tutti i ceppi GNnF colistina-resistenti isolati in questo studio sono multi-resistenti. Per quanto riguarda i ceppi di S.maltophilia valutati, si può osservare una maggiore sensibilità ai farmaci testati rispetto agli altri GNnF, tuttavia riportiamo l’isolamento di 2 ceppi che sono resistente sia alla colistina sia a trimetoprim/sulfametoxazolo. Dalla valutazione dei dati clinici è risultato che il 65% dei pazienti colonizzati da uno o più ceppi di GNnF Col-R sono stati trattati con cicli di terapia per aerosol. anno n° pazienti 2010 2011 2012 140 130 126 n° isolati GNnF positivi 630 579 656 GNnF colistina Resistenti (n° totali) 30 36 58 A.xylosoxydans (col R/n°tot) S.maltophilia (col R/n°tot) P.aeruginiosa (col R/n°tot) GNnF* (col R/n°tot) 10/21 11/25 16/32 2/21 11/37 14/34 2/576 3/509 5/572 14/14 11/11 23/23 Tabella 1. GNnF isolati da campioni delle vie aeree di 57 pazienti FC di Genova; *Altri GNnF: Cryseobacterium spp., Cryseomonas spp., Sphingobacterium spp e Ochrobactrum anthropii. Conclusioni. L’emergenza di ceppi di PA e altri GNnF Col-R in pazienti FC trattati con cicli di colimicina e altri farmaci per aerosol suggerisce che questa tipologia terapeutica sia in grado di selezionare ceppi batteri resistenti alla colistina e possa favorire l’insorgenza di altre resistenze ai farmaci antimicrobici, rendendo sempre più difficile stabilire una adeguata ed efficace terapia per le infezione polmonare di pazienti FC. Inoltre è importante segnalare che questi GNnF hanno spesso caratteristiche fenotipiche e di resistenza agli antibiotici similari ai ceppi di B.cepacia complex, risulta quindi chiaro come ciò possa aumentare il rischio di possibili errori di identificazioni, soprattutto se non è possibile accedere ad appropriate metodiche molecolari. Bibliografia [1]Antoniu SA, Cojocaru I.Inhaled colistin for lower respiratory tract infections. Expert Opin Drug Deliv. 2012 Mar;9(3):333-42. [2]Menuet M et.al First isolation of two colistin-resistant emerging pathogens, Brevundimonas diminuta and Ochrobactrum anthropi, in a woman with cystic fibrosis: a case report. J Med Case Rep. 2008 Dec 5;2:373. 33 cOMUNICAZIONI ORALI CORRELAZIONE TRA LIVELLI DI 25-IDROSSICOLECALCIFEROLO, FUNZIONALITÀ RESPIRATORIA E COLONIZZAZIONE BATTERICA IN PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA I. Chinellatoa, M. Sandrib, P. Vitulloa, P. Cialdellaa. F. Grisorioa, M.A. Cicirettia, A. Battaglinoa, L. Ratclifa a SS Fibrosi Cistica, Ospedale Tatarella, Cerignola b Centro di studi e ricerca “Dati, Metodi e Sistemi”, Università degli Studi di Brescia Obiettivi specifici: La carenza di vitamina D è frequente in soggetti affetti da Fibrosi Cistica (FC) a causa del ridotto assorbimento dei grassi, della ridotta esposizione solare e dell’intake subottimale di alimenti e/o supplementi contenenti tale vitamina. La Cystic Fibrosis Foundation raccomanda livelli sierici di almeno 30 ng/ml nei soggetti affetti da FC. Obiettivo del nostro studio è stato stabilire l’esistenza di una associazione tra i livelli sierici di 25idrossicolecalciferolo [25(OH)D], funzionalità polmonare e colonizzazione batterica in soggetti affetti da FC. Materiali e metodi: Livelli sierici di 25(OH)D sono stati dosati in 26 ragazzi (12 maschi) affetti da FC (età media ± s.d. = 22 ± 12 anni) alla fine del periodo invernale (media ± s.d. = 25.8 ± 11.8 ng/ml); 10 soggetti (38.5%) avevano una sufficienza pancreatica. Inoltre, 18 pazienti erano colonizzati da Gram negativi e 8 da Gram positivi. Tutti i pazienti hanno eseguito nello stesso giorno una spirometria basale e la coltura dell’escreato. Nessun paziente presentava riacutizzazione in atto. Risultati: Solo 8 pazienti (30.8%) presentavano livelli di 25(OH)D superiori a 30 ng/ml. Da un’analisi multivariata, corretta per sesso ed età, è emerso che il livello medio di vitamina D dei soggetti con insufficienza pancreatica era inferiore di circa 10 ng/ml rispetto ai soggetti con sufficienza pancreatica (p=0.049). In particolare, stratificando l'analisi in base alla colorazione di Gram dei germi, la differenza tra i valori di vitamina D nei soggetti con pancreas sufficiente/insufficiente era pìù marcata nei pazienti colonizzati da germi Gram positivi. Esisteva, inoltre, una correlazione positiva significativa tra i valori di FEV1% e i livelli di 25(OH)D (r=0.43, p=0.041); stratificando l'analisi, anche in questo caso, per la colorazione di Gram dei germi, questa associazione tra i valori di FEV1% e i livelli di 25(OH)D sembrava essere presente solo nei soggetti colonizzati da Gram positivi. Infine, i pazienti con colonizzazione batterica da Gram negativi avevano valori inferiori della vitamina D di circa 11 ng/ml rispetto ai soggetti colonizzati da Gram positivi (p=0.026). Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono che l’ipovitaminosi D è frequente nei pazienti con FC in particolare nei soggetti con insufficienza pancreatica e che bassi livelli di 25(OH)D si associano ad un ridotto FEV1% nei pazienti colonizzati da germi Gram positivi e alla colonizzazione da germi Gram negativi. 34 cOMUNICAZIONI ORALI ATELETTASIA POLMONARE… E ASPERGILLUS F. De Gregorioa, R. Romanoa, F. Improtaa, M. Di Pietroa, A. Mannaa, A. Casalea, M. Sarnoa, V. Terlizzia, V. Fattorussoa, A. Sepea e V. Raiaa. a Centro Regionale Fibrosi Cistica. Dipartimento di Pediatria, Università “Federico II”di Napoli. Aspergillus sp (A), è un fungo ubiquitario che frequentemente colonizza le vie aeree dei pazienti con Fibrosi Cistica (FC), in particolare A.Fumigatus (AF). A. è responsabile di diverse condizioni cliniche, dipendenti dallo stato immunitario dell’ospite e dalla struttura del parenchima polmonare. L’ABPA, correlata ad una risposta IgE-mediata, è la complicanza più frequente e interessa fino al 15% dei pazienti con FC e può condizionarne significativamente la prognosi. Asma, espettorazione di muchi densi e scuri, ricorrenti riacutizzazioni polmonari con infiltrati prevalentemente nelle regioni apicali sono le principali manifestazioni dell’ABPA. Talora, l’occlusione delle grandi vie aeree da parte di muco denso (“mucoid impaction”) e di ife può causare atelettasia di un segmento/lobo polmonare. Presentiamo due casi di atelettasia polmonare associati ad ABPA. Caso clinico 1. R. 7 anni 11 mesi, F, affetta da FC con insufficienza pancreatica, diagnosticata all’età di 2 mesi (test del sudore: Cl> 60 mEq/l, analisi molecolare: CFTRdel 2.3/CFTR del 2.3). R. presenta infezione cronica da Pseudomonas Aeruginosa (PA) e Staphilococcus Aureus (SA), subcentimetriche bronchiectasie al segmento latero-basale del lobo inferiore di sinistra, evidenziabili agli esami radiografici (TC ad alta risoluzione), con indici di funzionalità polmonare nella norma (FEV1 111.3%, MMEF 84.7%). R, giunge alla nostra osservazione per febbre poco responsiva alla terapia antibiotica associata ad incremento della tosse sia diurna che notturna, con scarsa espettorazione. All’esame obiettivo evidenza di rumori umidi con riduzione della penetrazione d’aria in apicale sinistra, saturazione di ossigeno (SatO2) in aria 97%. Si riscontra riduzione dei parametri spirometrici (FEV1 86.1%, MMEF 56.7%). La radiografia (RX) del torace mostra “Diffusa area di ipodiafania dell’emitorace sinistro con attrazione delle strutture cardiomediastiniche omolateralmente ed iperestensione dell’emitorace controlaterale”. Gli indici di flogosi risultano nella norma. Nel sospetto di atelettasia del lobo superiore di sinistra, si pratica triplice antibioticoterapia associata a metilprednisolone ev, ad intensificazione della fisioterapia (FKT) respiratoria e ad aerosol con dornase alfa. Dopo 72 ore non si osserva miglioramento nè clinico nè radiologico. In settima giornata, R. viene quindi sottoposta a broncoscopia, con riscontro di ostruzione dell’emisistema bronchiale sinistro da parte di secrezioni dense e biancastre che con difficoltà vengono rimosse sotto visione; si instilla localmente dornase alfa. La coltura dei campioni di BAL prelevati isola colonie di PA e di AF e di A. Niger. Il titolo delle IgE totali e delle IgE per A.F. risultano elevati (rispettivamente 266 KU/l e 18,1 KU/l). Entrambi i titoli erano sempre risultati nella norma. Sulla base di tali riscontri, nel sospetto di ABPA, si decide di iniziare terapia con itraconazolo per via orale (400 mg/die). Caso clinico 2. M., 10 anni, M, affetto da FC con insufficienza pancreatica, diagnosticata all’età di 5 mesi (test del sudore: Cl> 60 mEq/lg, analisi molecolare: F508del/F508del). M. presenta infezione cronica da SA, bronchiectasie cilindrico-cistiche al lobo superiore di destra evidenziabili agli esami radiografici con buona funzionalità polmonare (FEV1 95%, MMEF 80%). M. giunge alla nostra attenzione per tosse ricorrente da alcune settimane poco responsiva agli antibiotici, con espettorazione di muchi densi e scuri. Viene effettuata RX del torace che evidenzia “area di ipodiafania in basale destra”. Gli indici di flogosi risultano aumentati ed i parametri spirometrici ridotti. Viene valutato il titolo delle IgE totali e specifiche per A. che risultano entrambi molto elevati (>3569 KU e 25.2 KU/l rispettivamente) così come risulta positivo lo skin prick test per A. Sulla base dei dati clinico-laboratoristici-radiologici viene effettuata diagnosi di ABPA. M. inizia quindi terapia con prednisone (2 mg/kg/die per una settimana, poi 1mg/kg/die) e successivamente con itraconazolo per os (400 mg/die), anche per la scarsa tolleranza alla terapia cortisonica (iperglicemie). Dopo circa 4 mesi, M. si presenta presso il nostro ambulatorio per dolore toracico con riduzione della SatO2 in aria (94%) e significativa riduzione dei parametri spirometrici (FEV1 49.1%, MMEF 30.9%) in assenza di aumento della tosse o dell’espettorazione. La radiografia del torace evidenzia subatelettasia del lobo inferiore destro. Dopo intensificazione della FKT respiratoria associata ad aerosol con dornase alfa e a terapia ev con cortisonici ed antibiotici, si osserva risoluzione del quadro clinico e radiologico. I titoli delle IgE totali e specifiche per A. mostrano un nuovo rialzo rispetto ai controlli precedenti (923 KU e 11 KU/l vs 800 KU/l e 8 KU/l rispettivamente), compatibili con una riacutizzazione dell’ABPA. I due casi riportati sottolineano come l’atelettasia sia una complicanza non infrequente dell’ABPA e spesso poco responsiva al trattamento convenzionale. Il riscontro di un’atelettasia deve quindi far sospettare ed indagare un’ABPA. Inoltre, considerandone le possibili evoluzioni (bronchiectasie, fibrosi polmonare), l’intervento terapeutico deve essere tempestivo non esitando a ricorrere a tecniche più invasive quali la broncoscopia con broncoscopio flessibile con instillazione di dornase alfa. 35 cOMUNICAZIONI ORALI PROCESSI ADATTATIVI DI P. AERUGINOSA DALLE FASE INIZIALI DELL’INFEZIONE VERSO LA CRONICITÀ: COINVOLGIMENTO DEI SENI PARANASALI. D. Dolcea, S. Campanaa, M. Masolinia, C. Braggiona, G. Taccettia a Centro Toscano di riferimento per la Fibrosi Cistica , A.O.U. Meyer, Firenze Obiettivi Specifici Le vie aeree dei pazienti affetti da fibrosi cistica (FC) vengono abitualmente infettate da P. aeruginosa (PA). L‘infezione iniziale da PA è generalmente causata da ceppi ambientali che possono essere eradicati attraverso terapie antibiotiche mirate. Dopo l’eradicazione, PA può essere nuovamente acquisito, in alcuni studi il 25% circa delle successive colonizzazioni è sostenuto da ceppi dello stesso genotipo che possono derivare da una fonte ambientale oppure da un focus infettivo del paziente, ad esempio le vie aeree superiori. Ad oggi è poco conosciuta la dinamica dell’interscambio tra alte e basse vie respiratorie nelle prime fasi della malattia polmonare e il ruolo dei seni paranasali nello sviluppo dell’infezione cronica del polmone ha bisogno di ulteriori delucidazioni. PA subisce nel tempo un ampio adattamento genetico e fenotipico nell’evoluzione verso l’infezione cronica. Molte di queste caratteristiche sono state riscontrate anche in isolati batterici delle vie aeree superiori. Si descrive il caso di un paziente afferente al Centro Toscano di Riferimento per la Fibrosi Cistica con infezione intermittente da PA con evoluzione verso la cronicità. La prima infezione da parte di PA del paziente è nell’aprile del 1994, all’età di due anni. Il germe, dopo trattamento, ricompare in modo intermittente dal 2003 e viene eradicato più volte fino a oggi. Visto le ricorrenti colonizzazioni è stato deciso di eseguire un lavaggio nasale per valutare lo status microbiologico dei seni paranasali. Materiali e Metodi La metodica di lavaggio nasale usata è quella descritta da Mainz (Thorax 2009). Dalla prima colonizzazione ad oggi sono stati analizzati un totale di 20 isolati, 17 provenienti dalle basse vie respiratorie e 3 provenienti dal lavaggio nasale. Per ogni isolato sono state testate le sensibilità agli antibiotici, è stata analizzata la morfologia delle colonie distinguendole per grandezza, colore, opacità e rugosità della superficie e dei bordi. La tipizzazione di PA è stata eseguita con BOX-PCR. I profili ottenuti sono stati analizzati con il software Gel Compare II (Applied Maths). Risultati Sono stati identificati tre differenti cloni. Il primo clone corrisponde alla prima colonizzazione del paziente. Questo clone è stato perso a seguito di trattamento eradicante e sostituito da un secondo clone comparso nove anni più tardi (2003) ed isolato in modo intermittente fino ad oggi. Nel 2007 è comparso un terzo clone che non è stato più isolato fino al 2012. Dal 2012 il secondo e il terzo clone coesistono in tutti campioni analizzati, anche in quelli provenienti dal lavaggio nasale. Nel secondo clone si sono accumulate delle resistenze antibiotiche ai fluorochinoloni mentre nel terzo non si notano tratti fenotipici particolari tranne in quello proveniente dal naso, dove è comparso un fenotipo mucoide. Conclusioni La presenza di genotipi identici nelle alte e basse vie respiratorie e la presenza di un fenotipo adattato negli isolati dai seni paranasali suggeriscono che le cavità nasali sono un ambiente protetto nel quale il batterio può sopravvivere ed adattarsi. I seni possono giocare un ruolo importante soprattutto nelle prime fasi della colonizzazione di PA e nelle infezioni intermittenti, durante le quali si verifica l’adattamento progressivo del germe alle vie respiratorie . Attualmente mancano precise indicazioni sulle modalità di campionamento dalle vie aeree superiori e non esistono Consensus sul trattamento dei seni paranasali in FC. In pazienti con infezione intermittente da PA sono necessari studi per valutare più accuratamente la situazione microbiologica delle cavità nasali e il loro ruolo nella progressione verso l’infezione cronica. 36 cOMUNICAZIONI ORALI CORREZIONE IN VITRO DEL DIFETTO DI BASE DELLA FIBROSI CISTICA MEDIANTE COCOLTURE DI CELLULE STAMINALI AMNIOTICHE E CELLULE EPITELIALI RESPIRATORIE CON FIBROSI CISTICA A. Carbone1,2, S. Castellani2, M. Seia3, M. Favia4, A. Diana5, S. Di Gioia2, V. Casavola4, C. Colombo1, M. Conese2 1) Centro di riferimento Regionale Fibrosi Cistica IRCCS Fondazione Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, 2) Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Foggia, 3) Laboratorio di Genetica Medica Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, 4) Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie and Biofarmaceutica, Università di Bari, 5) Centro di Riferimento Regionale Pugliese per la Fibrosi Cistica, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Bari. Obiettivi specifici Nella Fibrosi Cistica (FC) la mancata funzionalità del canale del cloro, il CFTR (CF Transmembrane Conductance Regulator), e di conseguenza l’iperattività del canale del sodio, l’ ENaC (Epithelial Sodium Channel), è causa di importanti effetti patologici con elevata mortalità soprattutto a livello respiratorio. Le cellule amniotiche stromali mesenchimali umane (hAMSCs) sono molto promettenti per la medicina rigenerativa nel campo delle malattie polmonari, anche se il loro potenziale terapeutico per la patologia polmonare della FC non è stato ancora completamente esplorato. Nel presente studio, le hAMSCs sono state analizzate in co-coltura con cellule epiteliali bronchiali, CFBE41o-, omozigoti F508del, al fine di comprendere la loro potenzialità nel correggere i difetti di base connessi alla FC. Materiali e metodi Le hAMSCs sono state co-coltivate su filtri Transwell con cellule CFBE41o-, a diversi rapporti (1:5, 1:10, 1:15, 1:20). Le co-colture sono state studiate per il contenuto e l’organizzazione della F-actina e delle proteine (ZO)-1 e occludina, che formano le Tight Junctions (TJs), mediante spettrometria e microscopia confocale. La funzionebarriera delle TJs è stata studiata mediante saggi di permeabilità ai destrani fluorescenti. L’espressione proteica del CFTR è stata studiata mediante Western Blotting; inoltre, l’attività del canale è stata valutata mediante la misura fluorimetrica dell’efflusso di ioni cloro attraverso la membrana apicale. Le hAMSCs in co-coltura con le CFBE41o- sono state studiate anche per la funzionalità dell’ENaC, misurando l’assorbimento di liquido apicale, in presenza e in assenza di camostat mesilato, un inibitore delle proteasi coinvolte nell’attivazione dell’ENaC. Infine, per studiare la modulazione dell’infiammazione, il medium condizionato apicale e baso-laterale delle co-colture è stato analizzato mediante saggi ELISA per la presenza di citochine pro-infiammatorie. Risultati Il contenuto di F-actina aumenta nelle co-colture rispetto alle CFBE41o-, in cui si osserva una disorganizzazione del citoscheletro di actina; inoltre questa proteina è riorganizzata a formare le fibre da stress. Gli studi di microscopia confocale dimostrano che le co-colture hanno una aumentata espressione e riorganizzazione delle proteine occludina e ZO-1 a livello delle TJs, e una diminuzione della permeabilità ai destrani, suggerendo una maggiore riorganizzazione delle giunzioni strette. La misura fluorimetrica dell’efflusso apicale di ioni cloro ha permesso di rilevare un’aumentata funzionalità del canale CFTR nelle co-colture rispetto alle CFBE41o- coltivate da sole, in linea con la comparsa della banda C matura della proteina CFTR. L’assorbimento di fluido apicale nelle cellule CFBE41o- è più alto che nelle cellule “wild-type” (16HBE14o-) ed è ENaC-dipendente in quanto inibito dal camostat; le co-colture mostrano invece una riduzione significativa dell’assorbimento di fluido apicale, soprattutto se si considera il rapporto 1:5, ancora più evidente in presenza di camostat. La produzione di citochine pro-infiammatorie (IL-1β, TNF-α, IL-6, e IL-8) aumenta nelle co-colture rispetto alle CFBE41o- coltivate da sole; inoltre, più alto è il numero di hAMSCs più elevato è il livello delle citochine prodotte dalle co-colture. Conclusioni Le co-colture tra cellule epiteliali e cellule mesenchimali mimano la situazione in vivo, si sono rivelate un buon modello per lo studio della correzione del difetto di base delle cellule con FC, e dimostrano che le cellule mesenchimali ottenute da placenta possono essere considerate un nuovo approccio terapeutico. La loro valutazione deve essere approfondita in modelli in vivo, anche alla luce della stimolazione di citochine pro-infiammatorie, il cui meccanismo è in corso di studio. Fondi per la Ricerca Corrente, Legge 548/93 e Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (Progetto #3/2012). 37 cOMUNICAZIONI ORALI TOLLERABILITA’ ALLA TOBRAMICINA IN POLVERE, COLISTIMETATO DI SODIO E SOLUZIONE IPERTONICA AL 7% CON ACIDO IALURONICO PER VIA INALATORIA G. Dinnella, M.Pace, T. Callegari, M. Pomarolli, S. Berti, E. Baldo U.O. Pediatria - Centro di Supporto Provinciale per la cura della Fibrosi Cistica Ospedale S. Maria del Carmine, Rovereto (Tn) Obiettivi specifici: L’obiettivo dello studio è quello di valutare la tollerabilità, nell’immediato e nel medio-lungo termine, alla Tobramicina in polvere (Tip), al Colistimetato di sodio (CdS) ed alla Soluzione ipertonica al 7% con Acido Ialuronico (SI) utilizzati per via inalatoria. Materiali e Metodi: Questo aspetto è stato indagato studiando una coorte di 31 pz affetti da fibrosi cistica (FC) di età compresa tra 6 e 42 anni, 15 maschi e 16 femmine con FEV1 basale > 25% in condizioni cliniche stabili. I pz. sono stati sottoposti a test di provocazione mediante inalazione di Tip o CdS o di SI. E’ stata eseguita spirometria: basale, 15 minuti dopo premedicazione con salbutamolo spray, 10 minuti dopo inalazione di soluzione fisiologica (escluso per la tobramicina in polvere) ed infine a 10 minuti dall’inalazione del farmaco preso in esame. Le misure di outcome prese in considerazione sono state: parametri di funzionalità respiratoria (test positivo con calo del FEV1 > del 15 %), l’obiettività clinica, la comparsa di effetti avversi (costrizione toracica, emottisi, tosse valutata con una scala qualitativa e quantitativa), riduzione dei valori di SpO2. Risultati: Hanno partecipato allo studio 31 pz. 23 hanno eseguito il test di tolleranza all’SI. Di questi uno solo ha ottenuto esito positivo con calo del FEV1 e irritazione della mucosa orale che ne hanno impedito l’uso. Dei 22 pz con test negativo messi in terapia con SI 2 volte/die, 4 (il 18,2%) hanno successivamente riferito sensazione di chiusura toracica ad intervalli differenti dall’inizio dell’utilizzo. Per questi il test ripetuto ha avuto nuovamente esito negativo. 21 pz sono stati sottoposti al test di tolleranza al TIP, nessuno è risultato positivo e tutti hanno iniziato la terapia 2 volte/die. Di questi, ad intervalli di tempo differenti, 6 pz. (il 28,6%) hanno presentato reazioni avverse al farmaco: 4 hanno presentato aumento della tosse e raucedine ma hanno mantenuto la terapia, 2 hanno dovuta sospenderla, in un caso per comparsa di afonia e nell’altro per comparsa di emottisi. 17 pz hanno testato il CdS, tutti con esito negativo e sono stati messi in terapia. 3 di loro (il 17,6%) hanno sospeso poi la terapia per comparsa di parestesie periorali e al viso, tosse anche notturna, dolore e sensazione di chiusura toracica. In un caso è stato registrato calo significativo del FEV1, reversibile dopo alcune settimane dalla sospensione. Conclusioni La casistica limitata non consente di valorizzare per i singoli farmaci e presidi testati la percentuale di tolleranza, ma sottolinea come le reazioni avverse possano essere un limite per la terapia in questi pz. Richiamiamo per questo i dati che segnalano la comparsa di tosse come sintomo isolato nell’uso della TIP, ma anche la possibile comparsa di sintomi e disturbi più rilevanti come l’afonia, le parestesie periorali e al viso, l’irritazione della mucosa orale, la tosse notturna, il dolore e la sensazione di chiusura al torace, il calo reversibile del FEV1 e l’emottisi in associazione con la nebulizzazione dei farmaci o della SI. Il dato che i singoli pazienti non si siano mostrati ugualmente iper reattivi alle diverse sostanze testate, sembra sottolineare l’importanza di testare routinariamente, per poi seguire nel tempo la tolleranza agli antibiotici e alla soluzione ipertonica utilizzati per via inalatoria. Dai nostri dati sembra infatti emergere l’importanza di rivalutare gli outcome clinici e spirometrici anche a distanza dall’inizio del farmaco e anche quando è negativo il test di tollerabilità eseguito al momento della prescrizione. 38 cOMUNICAZIONI ORALI REAL-TIME PCR PER L’IDENTIFICAZIONE PRECOCE DI PSEUDOMONAS AERUGINOSA DA SECREZIONI RESPIRATORIE DI PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA M. Rossittoa, C. Concatob, V. Tuccioa, G. Ricciottia, M. Muracac, E. Fiscarellia a Microbiologia della Fibrosi Cistica, bVirologia, c Laboratorio Analisi chimico-cliniche Dipartimento dei Laboratori; Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Rationale Pseudomonas aeruginosa (PA) è uno dei patogeni più importanti nella malattia polmonare in fibrosi cistica (FC) e la sua acquisizione si associa a una significativa morbilità e mortalità. L’eradicazione di PA dall’apparato respiratorio diventa impossibile una volta che il patogeno abbia instaurato una colonizzazione cronica; tuttavia, attraverso una terapia antibiotica aggressiva e precoce è possibile ottenere l’eradicazione di PA di nuova acquisizione e quindi, ritardare la colonizzazione cronica. Per questi motivi, l’identificazione precoce di PA dalle secrezioni respiratorie di pazienti FC con metodi molecolari, più sensibili rispetto all’approccio convenzionale, può avere importanti implicazioni diagnostiche e prognostiche . Obiettivi specifici Scopo di questo studio è stata la definizione di un protocollo di real-time PCR (qPCR) per l’individuazione di PA dalle secrezioni respiratorie di pazienti FC e la comparazione con la performance delle tradizionali tecniche di coltura su piastra. Materiali e metodi Nel periodo gennaio 2012- settembre 2013, 220 pazienti afferenti al Centro FC dell’Ospedale Bambin Gesù (Roma), mai colonizzati da PA e/o già sottoposti a terapia eradicante con successo, sono stati arruolati nello studio. Complessivamente sono stati analizzati 990 campioni biologici, distinti in espettorato, aspirato tracheale e BAL. Per l’estrazione del DNA batterico dai campioni clinici si è fatto riferimento a EZ1 DNA Tissue Kit (Qiagen). Per la qPCR sono stati utilizzati il sistema StepOne (Applied Biosystem) e due diversi set di primers con differenti target molecolari: opr-L e gyr-B. Il controllo della qualità dell’estrazione e dell’amplificazione è stato realizzato con il primer universale 16S RNA. Risultati e conclusioni 78 pazienti sono risultati positivi al qPCR; di questi, 49 hanno presentato almeno un esame colturale positivo per PA nel periodo di osservazione. Più precisamente, in 30 pazienti è stata osservata una prima infezione , mentre 19 pazienti erano stati sottoposti a terapia eradicante in precedenza. I nostri dati suggeriscono che la qPCR è un metodo sensibile e specifico per la diagnosi di acquisizione di PA e un utile strumento nel monitoraggio dei pazienti FC sottoposti a terapia eradicante. Sebbene alcuni aspetti sono ancora da definire, l’implementazione di un tale approccio nella pratica clinica potrebbe migliorare il management del paziente FC. Questo studio è stato finanziato dall’Associazione O.F.FI.CI.UM (Organizzazione delle famiglie contro la Fibrosi Cistica a Carattere Umanitario) 39 cOMUNICAZIONI ORALI CELLULE EPITELIALI NASALI: UN APPROCCIO “EX VIVO” PER LO STUDIO DI MUTAZIONI DEL GENE CFTR S. Giordanoa, A. Elceb, F. Amatoa, R. Tomaiuoloa, V. Raiac, L. Maiurid, G. Castaldoa a CEINGE-Biotecnologie Avanzate, Napoli. b Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli Federico II, Napoli c Dipartimento di Pediatria, Università di Napoli Federico II d Dipartimento di Pediatria, Università di Foggia Obiettivi specifici Il sequenziamento diretto del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator) permette di identificare un numero sempre maggiore di varianti geniche di cui però non si conoscono gli effetti sulla proteina. Sarebbe interessante, quindi, chiarire il significato funzionale di mutazioni non caratterizzate analizzando: a) i livelli di espressione di CFTR; b) trascritti generati da meccanismi di splicing alternativo; c) la funzionalità del canale proteico. Materiali e metodi Sono state allestite colture di cellule epiteliali nasali, ottenute mediante brushing dei turbinati inferiori di 13 pazienti FC e di 10 soggetti di controllo. In media, dopo 15 giorni è stato possibile estrarre DNA ed RNA dalle cellule e quantizzare, mediante Real-time PCR, i livelli di trascritto di CFTR nei pazienti rispetto ai soggetti di controllo. Le cellule prelevate da pazienti portatori di mutazioni che dalle predizioni “in silico” potevano determinare splicing alternativi della proteina, sono state utilizzate anche per un’analisi qualitativa del trascritto di CFTR, mediante elettroforesi. Inoltre, per valutare l’efficienza del canale proteico, su tutti i campioni sono stati effettuati saggi di efflusso ionico con sonde fluorescenti. Risultati Dei campioni cellulari prelevati, il 90% si è rivelato idoneo e ha consentito il successo della coltura e il buon esito delle analisi del trascritto e dei test funzionali sulla proteina. Per gli altri campioni di brushing, la coltura cellulare non è andata a buon fine poiché il prelievo è risultato contaminato da cheratinociti e contenente un numero insufficiente di cellule epiteliali; solo in un caso il campione cellulare si è rivelato contaminato da miceti. Lo studio ha consentito di rivelare l’effetto patogeno sullo splicing per 8 mutazioni. Conclusioni L’epitelio nasale dei pazienti FC si è dimostrato un valido modello per lo studio di mutazioni di CFTR non caratterizzate o con incerto significato funzionale. La procedura di brushing non è dolorosa ed è ben tollerata anche dai pazienti pediatrici e l’epitelio nasale risulta, per studi su cellule native, un valido sostituto dell’epitelio polmonare che richiede tecniche ben più invasive per il prelievo. L’espansione colturale consente, inoltre, di ottenere un numero di cellule sufficiente ad effettuare gli studi sul trascritto di CFTR e sulla proteina. Per questi motivi si apre la prospettiva di utilizzare le cellule epiteliali da brushing come strategia diagnostica, soprattutto nei casi in cui la diagnosi viene complicata da test di laboratorio con risultati non chiaramente patologici e sintomatologia sfumata. Il lavoro è stato supportato dalla Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi Cistica (Verona, annualità 2013). 40 cOMUNICAZIONI ORALI UTILIZZO DELLA NEXT GENERATION SEQUENCING PER LA DIAGNOSI MOLECOLARE DELLA FIBROSI CISTICA E DELLE PATOLOGIE CFTR-RELATED C. Suracea, A.C. Tomaiuoloa, V.M. Sofiaa, F. Majob, L. Da Saccoc, V. Lucidib, V. Terlizzid, A. Angionia. a Struttura Semplice di Citogenetica e Genetica Molecolare, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma b Unità Operativa Complessa di Fibrosi Cistica, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma c Laboratorio di Espressione Genica-Microarrays, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma d Dipartimento di Pediatria, Università “Federico II”, Napoli Obbiettivi specifici. La diagnosi della Fibrosi Cistica (FC) è diventata sempre più complessa a causa dell’ampia variabilità di manifestazioni cliniche, come le sintomatologie mono-organo (bronchiectasie, poliposi nasali, pancreatiti), le forme atipiche (test del sudore borderline, sufficienza pancreatica, ipertripsinemia neonatale) e le sindromi metaboliche CFTR-related che richiedono una tecnologia diagnostica avanzata. In questo contesto, l’analisi molecolare è uno strumento potente per migliorare la diagnosi. Attualmente sono disponibili pannelli per lo screening delle mutazioni più frequenti responsabili della FC implementati tenendo conto delle realtà regionali specifiche. Da un lato, l’incremento dei fenomeni migratori rende questi pannelli non sempre adeguati alla diagnosi di FC, dall’altro lato il sequenziamento del gene CFTR è un approccio molto accurato sebbene abbia un costo elevato e lunghi tempi di analisi. Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’utilità dell’approccio mediante next generation sequencing (NGS) per la diagnosi molecolare di FC. Materiali e metodi. I campioni ottenuti dal nostro centro di cura della FC in un periodo di circa 1 anno, ed analizzati tutti mediante screening di I livello ed in parte mediante screening di II livello del gene CFTR, sono stati studiati con NGS su piattaforma MiSeq Illumina. Abbiamo disegnato un pannello di geni (TruSeq Custom Amplicon Kit) per esaminare le mutazioni presenti nei 27 esoni del gene CFTR, nel promotore, nelle regioni 5’ e 3’ UTR (untranslated regions) fiancheggianti il gene, in alcune regioni introniche contenenti mutazioni di splicing descritte in letteratura e nei geni associati a pancreatite (SPINK1, PRSS1, PRSS2, CTRC, CASR). Sono stati analizzati 190 campioni di cui 146 rappresentati da pazienti con FC classica (con una sola o nessuna mutazione identificata), pazienti con sospetto di FC (basato sul test del sudore borderline, screening neonatale positivo o sulla presenza di sintomi atipici), familiari di affetti FC e 44 casi con pancreatite cronica. Risultati. In tutti i pazienti con FC classica è stata individuata la seconda mutazione e in alcuni casi inviati per sospetta FC è stata fatta una diagnosi di FC atipica. In 9/44 campioni inviati per pancreatite è stata rilevata una mutazione nel gene CFTR e in 13/44 è stata individuata una mutazione di uno dei geni associati a pancreatite. Tutte le mutazioni identificate mediante l’approccio NGS sono state successivamente confermate mediante sequenziamento classico con metodo Sanger. Il costo di analisi di un campione è stato di circa 130€. Conclusioni. L’analisi di questi casi mediante NGS ha dimostrato l’utilità di questa nuova tecnologia che rappresenta un notevole passo in avanti nello studio delle malattie genetiche. Una caratteristica importante di questa piattaforma è la possibilità di customizzare il pannello di geni da studiare. Per esempio, questo approccio può essere utilizzato per studiare pazienti con pancreatiti allargando il numero di geni da analizzare. Inoltre, l’uso del MiSeq riduce notevolmente i tempi di analisi, è semplice e veloce con costi approssimativamente sei volte inferiori in confronto con le tecniche classiche di sequenziamento. Considerando la nostra esperienza, suggeriamo l’uso dell’approccio NGS come analisi genetica di base nei casi di sospetto coinvolgimento del gene CFTR. 41 cOMUNICAZIONI ORALI SQUILIBRIO PRO-INFIAMMATORIO DEGLI ACIDI GRASSI IN FIBROSI CISTICA: UNA CONDIZIONE REVERSIBILE? E. Teopompia, G. Pisib, M. Aielloa, R. Pisia, P. Manganoc, F. Longob, P. Risèc, C. Tripodib, V. Fainardib, E. Clinid, A. Salac, A. Chettaa a Clinica Pneumologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Parma; bClinica Pediatrica, Dipartimento Materno-Infantile, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma; cDipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Milano; dDipartimento di Medicina Clinica e Chirurgica e Ospedale Villa Pineta di Gaiato, Pavullo (MO), Università degli studi di Modena-Reggio Emilia, Modena Progetto finanziato dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Obiettivi Specifici. Numerosi studi hanno documentato nella Fibrosi Cistica (FC) una significativa riduzione dei livelli di acido docosaexaenoico (DHA), importante fattore nella risoluzione del processo infiammatorio. Tale deficit potrebbe pertanto svolgere un ruolo fondamentale nella progressione della cascata infiammatoria e della malattia polmonare. In questa fase preliminare ci siamo proposti di determinare il contenuto dei derivati dell’acido arachidonico (AA) e del DHA nell’escreato di soggetti adulti affetti da FC, quindi verificare se la supplementazione con DHA sia in grado di migliorare lo squilibrio degli acidi grassi. I risultati nei pazienti FC sono stati confrontati con quelli ottenuti in pazienti con bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Materiali e Metodi. Lo studio ha coinvolto 15 pazienti FC e 10 pazienti BPCO. In tutti i pazienti sono stati misurati il leucotriene B4 (LTB4), la prostaglandina E2 (PGE2), l’acido 15-idrossieicosatetraenoico (15HETE), l’acido 17-idrossidocoexainoico (17OH-DHA), il rapporto 15-HETE/17OH-DHA nell’escreato e il rapporto DHA/AA e l’indice degli acidi grassi polinsaturi n-3 (HUFA index) negli eritrociti. Inoltre, nei pazienti FC, sono state misurate le variazioni dei medesimi mediatori dopo 10 settimane di supplementazione con DHA alla dose di 3 g/die e dopo 10 settimane senza supplementazione. Risultati. L’esame citologico dell’escreato in condizioni basali ha dimostrato la presenza di una infiammazione di tipo neutrofilico in tutti i pazienti FC. Rispetto ai pazienti BPCO, i pazienti FC presentavano una aumentata concentrazione di LTB4, PGE2 e 15-HETE (p < 0,01). I due gruppi non differivano per la concentrazione di 17OH-DHA. Dopo la supplementazione con DHA nell’escreato dei soggetti FC è stato osservata una riduzione di LTB4, PGE2 e 15-HETE, che per quest’ultima raggiunge la significatività statistica (p = 0,014). Al contrario, il 17OH-DHA è aumentato, anche se non in modo significativo, alla fine della supplementazione. Al termine del periodo di wash-out, LTB4, PGE2 e 15HETE sono aumentati senza raggiungere i valori basali; mentre il 17OH-DHA si è dimostrato sostanzialmente invariato. Inoltre, dopo la supplementazione, l’analisi degli acidi grassi negli eritrociti ha evidenziato un aumento statisticamente significativo del rapporto DHA/AA e dell’HUFA index (p = 0,05), mentre il rapporto 15-HETE/17OH-DHA si è ridotto rispetto al basale (p = 0,01). Conclusioni. Questi risultati dimostrano come nei pazienti FC esista uno squilibrio del metabolismo degli acidi grassi con aumento dei mediatori derivati dall’AA e riduzione dei derivati del DHA, significativamente differente da altri modelli di infiammazione neutrofilica come la BPCO, parzialmente corretto dalla supplementazione dietetica con DHA. La conoscenza di queste alterazioni metaboliche potrebbe contribuire a sviluppare specifiche terapie personalizzate sul profilo infiammatorio di ogni paziente. 42 cOMUNICAZIONI ORALI INFEZIONE INIZIALE DA METHICILLIN-RESISTANT STAPHYLOCOCCUS AUREUS (MRSA) E GENOTIPO BATTERICO: C’È QUALCOSA CHE DOBBIAMO SAPERE? P. Cocchi a, G. Taccetti b, C. Braggion b, M. de Martino a , S. Campana b a Dipartimento di Scienze per la Salute, Università degli Studi di Firenze b Centro Regionale Toscano Fibrosi Cistica, AOU Anna Meyer, Firenze Obiettivi specifici. La prevalenza di ceppi di MRSA è aumentata in Fibrosi Cistica (FC). La base molecolare della resistenza alla penicillina e ad altri antibiotici β-lattamici è costituita dal gene mecA, che si trova su un elemento genetico mobile (staphylococcal chromosome cassette mec, SCCmec), di cui sono descritte numerose varianti. In base a queste è possibile definire acquisiti in comunità (community-acquired MRSA, CAMRSA) i ceppi di MRSA con SCCmec di tipo IV, V, VI, VII. Risultano invece di acquisizione nosocomiale (hospital-acquired MRSA, HA-MRSA) gli isolati caratterizzati da SCCmec di tipo I, II, III, VIII. Data l’importanza delle infezioni sostenute da MRSA come fattore associato al declino della funzionalità polmonare, e a prognosi negativa, appare chiara la necessità di capire a fondo l’epidemiologia del germe. Per fare questo occorre sviluppare una conoscenza solida dell’epidemiologia locale e globale dei ceppi di MRSA responsabili di infezione, monitorandone il corso per ricostruire il follow-up microbiologico fin dalla prima infezione. Materiali e metodi. E’ stato possibile selezionare 35 pazienti FC e descriverne il follow-up microbiologico a partire dall’infezione iniziale. Sono state definite infezioni iniziali sia quelle contratte per la prima volta, che quelle riscontrate in pazienti precedentemente infetti ma con almeno un anno 4 esami colturali negativi all’esame colturale per MRSA. Sono stati quindi raccolti 74 ceppi di MRSA, uno l’anno per ciascun paziente in caso di infezione persistente, 35 dei quali responsabili di infezione iniziale. I ceppi così ottenuti sono stati tipizzati determinando la natura dell’elemento genetico mobile SCCmec (Oliveira DC, 2002); è stato inoltre definito il clone di appartenenza mediante Multi Locus Sequence Typing (MLST) (Enright MC, 2000) di 47 dei 74 isolati. Risultati. Diciannove dei 35 pazienti (54.3%) risultavano infettati da HA-MRSA e 16 (45.7%) da CAMRSA. In particolare, 12 dei 19 isolati (63%) hanno mostrato SCCmec di tipo I, 4 (21%) tipo II, 3 (16%) tipo III. Dieci dei 16 CA-MRSA (62.5%) sono caratterizzati da SCCmec di tipo IV, non è stato possibile assegnare un tipo di SCCmec ai restanti 6 (37.5%) che in base al protocollo scelto vengono considerati CAMRSA. L’analisi MLST ha messo in evidenza cloni epidemici noti, tra cui Southern Germany e Berlin clone, oltre che sequence types (STs) dalle caratteristiche peculiari come 152, 398, 22. Il follow-up microbiologico ha mostrato che 6 dei 16 CA-MRSA (37.5%) responsabili di infezione iniziale sono stati mantenuti dai pazienti, così come 9 dei 19 (47%) HA-MRSA, p(NS). Gli isolati responsabili di infezioni persistenti risultano inoltre appartenere a cloni epidemici già descritti, che dimostrano una fitness migliore degli altri ceppi. Conclusioni. Sebbene i pazienti FC siano frequentemente ospedalizzati e soggetti a trattamenti medici invasivi, non si ha una netta preponderanza di ceppi di MRSA di acquisizione nosocomiale come invece ci si aspetterebbe. In particolare, le infezioni iniziali sono sostenute in percentuale quasi identica dai CAMRSA, che però sono meno frequentemente responsabili di infezione persistente e sono persi in 6 casi su 10. Anche SCCmec di tipo II e III vengono persi molto facilmente rispetto al tipo I. I cloni epidemici risultano invece più adatti a stabilire infezioni persistenti, dimostrando una migliore fitness. Questo lavoro è stato svolto grazie al contributo del MIUR e della Regione Toscana (Progetto Ministeriale Codice: RF-2010-2316179), e della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica onlus (Progetto FFC#20/2012) 43 cOMUNICAZIONI ORALI AZIONE READTHROUGH DI DERIVATI DEL PTC124 SU SISTEMI MODELLO CELLULARI E IN CELLULE DI EPITELIO BRONCHIALE-FC IB3.1 (CFTR ∆F508/W1282X ) L. Lentini, R.Melfi, I. Pibiri, A. Pace e A. Di Leonardo Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche, Viale delle Scienze, 90128PALERMO Obiettivi specifici: Le mutazioni nonsenso (mutazioni STOP), un difetto genetico frequente negli individui affetti da Fibrosi Cistica (CF), causano la sintesi di proteine CFTR tronche e non funzionanti che sono associate ad un fenotipo più severo della CF (McKone EF. et al., Chest 2006). L’obiettivo del nostro studio è stato quello di disegnare derivati dell’Ataluren (PTC124), una ‘small molecule’ a cui è stata attribuita attività readthrough, e valutarne l’attività su tre differenti sistemi modello sperimentali contenenti codoni di STOP prematuri (UGA, UAG, UAA). Materiali e metodi: Sono state sintetizzate 24 molecole derivate dal PTC124 e analizzate mediante tecniche spettroscopiche per valutare la loro struttura molecolare e il loro grado di purezza. Per valutare la capacità readthrough, è stato usato (1) un vettore reporter (FLuc190) in cui è presente la mutazione UGA nella porzione codificante FLuc e (2) il plasmide pBOS-H2BGFP in cui, mediante mutagenesi sito specifica, sono stati alternativamente introdotti nella porzione codificante la proteina GFP i tre diversi tipi di codoni di stop (UGA, UAG, UAA). Il DNA plasmidico è stato purificato e isolato dai batteri mediante ‘Colony PCR’, sottoposto a PCR-selettiva e sequenziato. Cellule HeLa sono state quindi trasfettate con i vettori contenenti la mutazione STOP, inoltre sono state anche utilizzate cellule IB3.1 (FC) per valutare la ri-espressione della proteina CFTR. Entrambe i tipi cellulari sono stati trattati con i differenti derivati del PTC124 la cui attività è stata verificata mediante osservazione diretta al microscopio a fluorescenza, saggi enzimatici e immunofluorescenza indiretta. Risultati: Lo screening funzionale che fa uso del vettore in cui è clonato il gene della Luciferasi contenente la mutazione di stop UGA (opal), sui 24 derivati del PTC124 ha permesso l’identificazione di tre molecole (derivati: #1, #3 e #5) che mostrano una attività readthrough superiore al PTC124. Tale risposta risulta evidente anche nel ‘recoding’ dell’espressione della proteina H2BGFP in cellule HeLa esprimenti il vettore reporter pBOS-H2BGFP-opal, la cui presenza è stata messa in evidenza in vivo/in vitro e mediante analisi di immunofluorescenza indiretta. Per quanto riguarda gli altri due codoni di stop, UAG, UAA (amber e ochre), i nostri risultati dimostrano che una delle molecole (#3) che aveva dato un buon risultato sulla mutazione UGA (opal) sembra avere anche un buon effetto nel recupero della proteina H2BGFP nelle cellule HeLa H2BGFP-amber (UAG). Al contrario nelle cellule HeLa H2BGFP-ochre (UAA), nessuna delle molecole testate ha dato un risultato positivo. Esperimenti condotti sulle cellule IB3.1 (∆F508/W1282X) hanno messo in evidenza a 24 ore dal trattamento con il derivato #5 l’incremento della quantità della proteina CFTR attribuibile probabilmente a readthrough della mutazione nonsense. Questo risultato è ancora più evidente dopo 10 giorni di trattamento continuato in cui il derivato #5 è stato aggiunto ogni 24 ore. Conclusioni: La ricerca ha identificato tre molecole, tra le 24 da noi disegnate e sintetizzate, in grado di indurre il readthrough delle mutazioni di stop premature, in particolare della mutazione UGA (opal). Inoltre, al contrario degli amminoglicosidi, i trattamenti con i derivati del PTC124 non presentano tossicità a livello cellulare, indice del fatto che tali molecole potrebbero trovare una migliore applicazione in sostituzione alla terapia con gli antibiotici amminoglicosidi. 44 POSTER N. 1 VENTILAZIONE INTRAPOLMONARE PERCUSSIVA E PEP MASK DURANTE RIACUTIZZAZIONE POLMONARE IN FIBROSI CISTICA: CASO CLINICO M. Curzia, S. De Sanctisa, T. Perellia, B. Giacomodonatoa, L. Grazianoa, M. Varchettaa, F. Alatria a Centro Fibrosi Cistica, Regione Lazio – Azienda Policlinico Umberto I di Roma Introduzione: Le tecniche di clearance delle vie aeree hanno un ruolo determinante nella prevenzione e nella cura delle esacerbazioni polmonari in pazienti affetti da fibrosi cistica (FC). La ventilazione intrapolmonare percussiva (IPV) è una tecnica ventilatoria, ancora poco applicata in FC, che usa il dispositivo pneumatico Phasitron ® per somministrare alle vie aeree delle piccole “raffiche” di aria nebulizzata ad alto flusso e ad alta frequenza che, creando una vibrazione all'interno dei polmoni, promuovono il reclutamento delle aree disventilate e la mobilizzazione delle secrezioni. In questo studio si è voluto associare l’uso dell’IPV alla PEP mask, tecnica di disostruzione bronchiale più frequentemente utilizzata in FC, in una paziente ricoverata per riacutizzazione polmonare. Materiali e metodi: Una paziente di anni 26 affetta da FC, in ricovero ordinario per riacutizzazione polmonare caratterizzata da picchi febbrili, comparsa di dispnea durante lo sforzo, aumento della quantità dell’espettorato di tipo purulento (~150cc/die), presenza di Staphylococcus Aureus MRSA e Achromobacter Xylosoxidans all’esame batteriologico dell’escreato. Al momento dell’ospedalizzazione, avvenuta a tre mesi dalla precedente, la paziente presentava SpO2 a riposo = 94%, diminuzione dei parametri spirometrici del 30% (FEV1 = 61%; FEF25-75% = 31%) e l’esame radiologico evidenziava “Netto incremento delle opacità peribronchiettasiche nel lobo inferiore sinistro. Maggiormente estesi gli addensamenti in sede infra-claveare destra e basale omolateralmente. Immagine di livello idroaereo nel lobo superiore di destra, verosimilmente in rapporto a bronchiettasia ascessualizzata. Notevole intrappolamene aereo. Ispessimento scissurale”. La paziente è stata trattata per dieci giorni con terapia antibiotica endovena mirata, aerosolterapia con salbutamolo e dornase alfa, attività fisica per 30 minuti al giorno, tecniche di disostruzione bronchiale con PEP mask per tre volte al giorno per circa 20 minuti a seduta e IPV per tre volte al giorno per circa 20 minuti a seduta. Risultati: Alla fine del periodo di osservazione la paziente presentava buone condizioni cliniche generali, assenza di febbre e dispnea durante sforzo, diminuzione della quantità dell’espettorato (~40cc/die), SpO2 a riposo = 100%, miglioramento dei parametri spirometrici con FEV1 = 91% (+ 30%) e FEF25-75% = 69% (+ 38%), significativo miglioramento del quadro radiologico ove si osservava “Netta riduzione delle opacità peribronchiettasiche nel lobo inferiore di sinistra. Anche gli addensamenti in sede infraclaveare destra e basale omolateralmente appaiono ridotti”. Conclusioni: Il trattamento di riabilitazione respiratoria intensivo con l’abbinamento di diverse tecniche di disostruzione bronchiale può essere una valida scelta terapeutica nella risoluzione di casi clinici acuti complessi. L’uso dell’IPV può essere considerato ma sono necessarie ulteriori esperienze per meglio definirne il ruolo, l’efficacia e l’accettabilità da parte del paziente nell’ambito della FC. Bibliografia: 1. Dayton D. et Al. High-frequency Percussive Ventilation for Airway Clearance in Cystic Fibrosis: A Brief Report. Lung. 2010 Dec; 188(6): 511-3 2. Nava S. et Al. Physiological response to intrapulmonary percussive ventilation in stable COPD patients. Respir Med. 2006 Sep; 100(9): 1526-33 3. Varekojis SM et Al. A comparison of the therapeutic effectiveness of and preference for postural drainage and percussion, intrapulmonary percussive ventilation, and high-frequency chest wall compression in hospitalized cystic fibrosis patients. Respir Care. 2003 Jan; 48(1): 24-8 45 POSTER N. 2 UTILITA’ DEL GALATTOMANNANO NELLA DIAGNOSI DI ASPERGILLOSI POLMONARE INVASIVA IN FIBROSI CISTICA ADULTA E. Delfinoa,b, P. Morellic, A. Tacchellad, R. Casciarob, A. De Alessandrib, L. Minicuccib, C. Viscolia. a Clinica Malattie Infettive, IRCCS San Martino – IST, Genova b Centro Fibrosi Cistica, IRCCS G. Gaslini, Genova c UOC Laboratorio Analisi, IRCCS G. Gaslini, Genova d UOC Malattie Infettive, IRCCS G. Gaslini, Genova A. fumigatus colonizza il 6-58% dei pazienti affetti da fibrosi cistica (FC). In letteratura sono segnalati casi di aspergillosi polmonare invasiva (API) in pazienti con BPCO ricoverati in terapia intensiva (ICU), gravati da elevatissima mortalità (>90%). I pazienti FC potrebbero quindi rientrare per caratteristiche cliniche tra i soggetti a rischio di API, tuttavia, al di fuori dei trapiantati di polmone, questa patologia sembrerebbe molto rara. La diagnosi di API nel paziente immunocompromesso è oggi supportata da metodi diagnostici indiretti come la ricerca dell’antigene galattomannano (GM), considerato uno dei criteri microbiologici EORTC/MSG per la diagnosi di questa patologia. GM è una frazione polisaccaridica della parete cellulare di Aspergillus che viene rilasciata durante l’invasione tissutale dalle ife fungine. E’ noto che nei soggetti non neutropenici con API il rilascio del GM nel torrente ematico può essere scarso e difficilmente dosabile. In questi pazienti, sembra essere di grande ausilio la ricerca di GM su BAL. STORIA CLINICA Paziente FC di 31 anni (test del sudore +, genotipo F508del/G542X) con grave quadro di BPCO (FEV-1 medio 40%), insufficienza pancreatica esocrina e diabete. Saltuari episodi di emottisi. Da 12 mesi perso al follow-up. Presumibile scarsa aderenza alle terapie di mantenimento. Nota sindrome psicotica. Colonizzazione cronica da S. aureus OXA-S, A. fumigatus e S. maltophilia; riscontri sporadici di P. aeruginosa non mucoide. Storia clinica non suggestiva per pneumotorace e ABPA. Ricovero per insufficienza respiratoria e scompenso glico-metabolico in corso di polmonite bilaterale. Da circa 15 giorni aumento della tosse e della dispnea con incremento dell’espettorazione; da 5 giorni comparsa di febbre (TA max 38°C) per cui era stata somministrata ciprofloxacina 750mg x 2/die per os e tobramicina 300mg x 2/die via aerosol senza beneficio. Condizioni generali scadenti, marcata dispnea con alterazioni della dinamica respiratoria, cute cianotica, estremità fredde. L’auscultazione del torace evidenziava rantoli e gemiti bilaterali. Si riscontrava bradipnea (12 atti/minuto) e tachicardia sinusale (124 bpm). PA 110/80, TA 36.8° C, Peso 56 Kg. SpO2 = 70% in aria. Quadro di acidosi mista (pH 7,21) con ipercapnia (PCO2 87mmHg). Aumento degli indici di flogosi (GB 14.000/mL di cui 87% neutrofili, PCR 14 mg/dL con valori normali < 0.5 mg/dL); modesto rialzo delle transaminasi (AST 235 UI/L, ALT 249 UI/L) e iperglicemia (471 mg/dL). PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO Il paziente veniva immediatamente trasferimento in ICU, dove veniva tentato senza successo supporto ventilatorio non invasivo (NIV), seguito da intubazione naso-tracheale e posizionamento di Ossigenazione Extra Corporea a Membrana (ECMO) veno venosa (PCO2 140 mmHg). Venivano eseguiti esami ematochimici, radiologici e microbiologici. Si impostava la seguente terapia antibiotica: piperacillina/tazobactam 4.5g x 3/die, amikacina 1g/die in monodose giornaliera e levofloxacina 500mg x 2/die ev. Veniva inoltre impiegato metilprednisolone 1mg/Kg/die ev. Dopo 5 giorni di terapia e alla luce degli esami colturali da BAL che mostravano la presenza di S. maltophilia MDR > 106 CFU e S. aureus OXA-S > 106 CFU, veniva sostituita piperacillina/tazobactam con meropenem 2g x 3/die in infusione prolungata e aggiunta doxiciclina 100mg x 2/die via SNG (quest'ultima sulla base della MIC=1,5 controllata mediante E-test di S. maltophilia MDR). Nonostante le modifiche terapeutiche, il quadro clinico continuava a peggiorare, il paziente presentava febbre intermittente con TA max 39.2°C e veniva mantenuta ECMO e ventilazione invasiva, non era apprezzabile un andamento migliorativo. Il giorno 15 veniva aggiunta empiricamente terapia con vancomicina 1g x2/die ev. Nonostante questa modifica le condizioni cliniche del paziente continuavano progressivamente a peggiorare. Dall’esame colturale del BAL del giorno 21 veniva isolato A. fumigatus 103 CFU e S. maltophilia MDR 106 CFU, la ricerca del GM su BAL del giorno 25 dava esito positivo con valore di 5.35. Nel sospetto di API veniva eseguita HRTC torace che evidenziava addensamenti parenchimali confluenti ai piani medio posteriori nettamente più rappresentati a sinistra, ma senza evidenza di noduli, escavazioni o segno dell’alone. Dal giorno 22 veniva impostata terapia con amfotericina B liposomiale al dosaggio di 3mg/Kg/die ev e veniva sospesa terapia con levofloxacina e amikacina. Non è stato utilizzato voriconazolo per le gravi problematiche neuropsichiatriche di base. Dal giorno 30 si assisteva a un iniziale e sostanziale miglioramento clinico-radiologico con interruzione della ventilazione invasiva e di ECMO passando progressivamente a NIV via tracheostomia e mantenendo unicamente terapia antifungina. Lo stato infettivo continuava a rimanere ben controllato, tuttavia il paziente presentava un importante quadro di insufficienza respiratoria cronica residua con necessità di proseguire ventilazione non invasiva. Clinicamente comparivano segni di insufficienza renale acuta e scompenso cardiaco; il giorno 42 veniva eseguita ecocardiografia che evidenziava dilatazione della vena cava inferiore non collassante con l’inspirazione e flusso Doppler alterato e ipodiastolia del ventricolo destro. Il giorno 63 avveniva l’exitus per insufficienza cardiaca. CONSIDERAZIONI Nei pazienti adulti FC, soprattutto se colonizzati da Aspergillus e ricoverati in ICU, risulta fondamentale elevare il sospetto diagnostico di API per iniziare precocemente un trattamento appropriato. La mancata risposta alla terapia antibiotica, le indagini microbiologiche colturali e il GM su BAL sono gli elementi che hanno consentito questa diagnosi. In questa tipologia di pazienti gli esami radiologici potrebbero risultare di più difficile interpretazione per il preesistente danno polmonare e per il frequente riscontro di immagini atipiche o aspecifiche di API nel non neutropenico. 46 POSTER N. 3 DIOS RICORRENTI E NEOPLASIA DEL COLON IN FC: UN’ASSOCIAZIONE NON CASUALE? F.Ficilia, D. Vecchiob, M.Orlandoa, S. La Fata a, L.Terminia, G.Traversoa, M.Spada c, I.Petridis c e M. Collura a a U.O. II Pediatria per la Fibrosi Cistica e le Malattie Respiratorie.P.O. “G. Di Cristina”. ARNAS Civico-Benfratelli-Di Cristina. Palermo. b Scuola di Specializzazione in Pediatria. Università degli Studi di Palermo. c Istituto Mediterraneo Trapianti. Palermo I disturbi dell'intestino costituiscono una manifestazione frequente in Fibrosi Cistica (FC) e, nelle maggiori casistiche, oltre l’80% della popolazione presenta all’anamnesi patologica (AP) almeno una o più manifestazioni associate (ileo da meconio, maldigestione da insufficienza pancreatica, ostruzioni intestinali tardive, costipazione intestinale o stipsi) [1]. La “sindrome da ostruzione intestinale distale” (DIOS) viene definita come la combinazione di: ostruzione intestinale completa (evidenziata clinicamente da vomito biliare e/o dal rilievo strumentale di livelli liquidi/idroaerei nell'intestino tenue), massa fecale nel tratto ileocecale e presenza di dolore e/o distensione addominale [2]. La “DIOS incompleta” viene invece definita quando è obiettivabile una distensione addominale con massa fecale palpabile in fossa ileocecale in assenza di senza segni diretti di ostruzione completa [2]. Descriviamo il caso di D.R. anni 37, sesso M, affetto da FC in forma completa (mutazione Delta F508/G542X) diagnosticata a mesi 22. All’AP remota: intervento ad anni 2 per occlusione intestinale; colonizzazione intermittente da A. Xilosoxidans e P. Aeruginosa, da Febbraio 2007 cronica da S. Aureus. Diabete mellito in trattamento con insulinoterapia long acting da circa 12 mesi. Ultimo ricovero ospedaliero per riacutizzazione respiratoria a Febbraio 2012 e per DIOS a Giugno 2012. AP prossima: nuovo ricovero ospedaliero ad Aprile 2013 per DIOS incompleta, durante la degenza esegue con beneficio terapia di supporto e toilette intestinale con risoluzione della sintomatologia. Dopo circa 1 mese dalla dimissione comparsa di alvo dispeptico (stipsi alternata a diarrea anche notturna), dolore addominale crampiforme e calo ponderale. Ricoverato a Giugno 2013 per approfondimento diagnostico esegue: -Routine ematochimica: quadro coagulativo compatibile con insufficienza epatica. Anemia con leucocitosi e piastrinosi da correlarsi a condizione di flogosi. -Esami di laboratorio: sangue occulto nelle feci positivo, calprotectina fecale: 367,3 (neg < 50). - Rx diretta addome “presenza di qualche piccolo livello idroaereo. Presenza di abbondanti residui fecali nel grosso intestino prevalentemente a destra. Scarsa gassificazione in sede rettale”. - Ecografia addome: fegato ingrandito ed alterato a focolaio per la presenza di multiple formazioni nodulari centimetriche iperecogene epatiche. Colon a pareti ispessite in particolare a carico del traverso. - TC addome con m.d.c: ai segmenti epatici presenza di numerose eteroformazioni nodulari ipovascolarizzate e secondizzate. Sovradistensione gassosa della flessura colica sinistra. Le formazioni permangono ipodense dopo contrasto e presentano un’architettura interna a tratti microtrabecolata. Pancreas non identificabile in possibile ampia degenerazione adiposa. Consistenti residui fecali nel colon cieco-ascendente associati a diffuso ispessimento parietale del viscere. Aspetto conglomerato delle anse digiuno-ileali. Nel sospetto di lesioni metastatiche epatiche viene pertanto programmata colonscopia condotta sino al colon discendente ove vengono eseguite biopsie multiple a carico di lesione di aspetto ulcerativo ed il cui esame istologico referta: “adenocarcinoma mucoso di grado II-III”. Il paziente esegue intervento di endoprotesizzazione colon discendente ed inizia ciclo di chemioterapia ancora in corso. L'insorgenza di tumore maligno in fibrosi cistica è considerata un evento raro. Tuttavia nelle ultime due decadi l'aumento della sopravvivenza e l'estendersi della pratica di trapianto d'organo (due fattori di rischio ben conosciuti per il manifestarsi di eventi neoplastici) ne hanno relativamente aumentato l'osservazione. Le maggiori evidenze della letteratura dedicata provengono in atto da uno studio epidemiologico osservazionale condotto dall'Istituto Europeo di Oncologia che ha analizzato i dati di una popolazione di 28.858 pazienti FC inseriti nel Registro Nordamericano CF dal 1993 al 2003 [3]. In questo campione, sono stati osservati 75 casi di tumore contro un numero atteso di 70 nella popolazione di riferimento. Complessivamente non appare esservi quindi un aumentato rischio di cancro per i malati CF rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, si è altresì osservato un numero più alto di quanto atteso di tumori del piccolo intestino e del colon (così come nel nostro paziente). In totale sono riportati 23 casi contro i 4.5 attesi (RR di tumore intestinale aumentato di 5 volte). Non pare esservi invece particolare rischio per tumori dello stomaco e del retto, mentre il rischio di altri tumori non è diverso da quello della popolazione generale. Il rischio di tumori del piccolo intestino e del colon, accanto a quello di linfoma, sembrerebbe ulteriormente aumentato nei soggetti sottoposti a trapianto d'organo, in misura peraltro non diversa da quella che si riscontra in tutti i soggetti che hanno ricevuto trapianto d'organo senza avere la FC. In conclusione suggeriamo che i pazienti con FC ed episodi recidivanti di DIOS debbano essere studiati per escludere una neoplasia intestinale incipiente almeno dalla terza decade di vita in poi, concordemente con i dati epidemiologici di incidenza del carcinoma del colon-retto. Il meccanismo patogenetico sottostante infatti, potrebbe essere correlabile non solo ad un costante incremento del tempo di transito con una consequenziale maggiore esposizione della mucosa a scorie, ma anche alla frequente noxa meccanica tipica dell’impatto fecale che, se reiterata nel tempo, potrebbe accelerare la trasformazione oncologica tissutale. [1] Howen RH, et al. Defining DIOS and constipation in cystic fibrosis with a multicenter study on the incidence, characteristics and treatment of DIOS. Pediatr Gastroenterol Nutr. 2010 Jan; 50 1:38-42. [2] van der Doef HPJ, et al. Constipation in pediatric cystic fibrosis patients: an underestimated medical condition. J Cystic Fibros. 2010; 9:59-63 [3] Maisonneuve P, et al. Cancer risk in nontransplanted and transplanted cystic fibrosis patients: a 10-year study. J Natl Cancer Inst. 2003;95:381-7 47 POSTER N. 4 EMOTTISI MASSIVE RECIDIVANTI IN PAZIENTE IPERTESO AFFETTO DA FIBROSI CISTICA M.A. Orlandoa, F.Ficilia, L. Termini a, G..Traverso a, V. Caravello b, D. Vecchio c, M.Collura a a U.O. II Pediatria per la Fibrosi Cistica e le Malattie Respiratorie. P.O. “G. Di Cristina”. ARNAS CivicoBenfratelli-Di Cristina. Palermo. b U.O.S. Radiologia in Oncologia. ARNAS Civico-Benfratelli-Di Cristina. Palermo. c Scuola di Specializzazione in Pediatria. Università degli Studi di Palemro. Paziente di sesso maschile di anni 47 con diagnosi di fibrosi cistica in età adulta per emottisi recidivanti per i quali negli anni passati era stata posta diagnosi di tubercolosi polmonare ed era stato trattato con terapia specifica. Nel 2009, per infezioni respiratorie ricorrenti eseguiva indagini strumentali che rivelavano la presenza di bronchiectasie, quindi iniziava cicli di terapia con ciprofloxacina con apparente beneficio. A Feb 2011 primo episodio di emottisi massiva con insufficienza respiratoria acuta e anemizzazione (Hb 6,6 g/dl) in tale occasione veniva avviato presso il nostro Centro dove veniva accertata la diagnosi di FC a pancreas sufficiente con colonizzazione cronica da pseudomonas per la quale iniziava terapia antibiotica aerosolica con tobramicina a cicli on/off. A Marzo 2013, per il recidivare di episodi di emottisi di media entità (circa 100 cc) veniva effettuato il primo intervento di embolizzazione arteriosa bronchiale selettiva, seguito a distanza di 7-10 giorni da altri 2 episodi di emottisi, con riscontro, in tale circostanza, di valori elevati della pressione arteriosa diastolica (> 100 mmHg). Pertanto, per il sospetto che tali valori potessero essere correlati con l’insorgenza dell’emottisi il paziente veniva sottoposto a controlli cardiologici ripetuti, monitoraggio continuo della PAO e della F.C ed Holter pressorio che ponevano indicazione all’avvio della terapia antipertensiva.Tuttavia il paziente sottoposto nuovamente ad embolizzazione arteriosa selettiva per ulteriore episodio di emottisi veniva dimesso con terapia antiipertensiva. A distanza di 20 gg dalla dimissione nuovo ricovero per emottisi (100 cc), seguito, durante la degenza, da due episodi rilevanti di emottisi (600 cc circa) associati a valori pressori elevati (156/116 mmHg e 180/130 mmHg rispettivamente) e risoltisi dopo somministrazione di nifedipina sublinguale oltre che di adrenalina per aerosol e acido tranexamico in vena. Viene quindi intrapreso un percorso diagnostico volto ad escludere la presenza di patologia associata in grado di causare “attacchi” ipertensivi incontrollabili. Il paziente viene sottoposto ad ANGIOTAC toracica, TAC torace e addome, RMN addome, eco renale, ECD arterie renali, dosaggio catecolamine, metanefrine e VMA urinari, e contemporaneamente viene iniziato un percorso terapeutico cardiologico che ha portato gradualmente al raggiungimento del controllo dei valori pressori. Gli esami strumentali ad oggi effettuati sono risultati tutti negativi in merito alla ricerca di lesioni surrenaliche e/o paragangliari; gli esami di laboratorio mostrano invece modesti incrementi dei valori delle metanefrine urinarie, comunque non diagnostici per feocromocitoma. Il paziente con la terapia antiipertensiva in atto praticata non ha avuto ad oggi episodi di emottisi ed è in discrete condizioni generali. L’evento emottisi per i pazienti fibrocistici è forse il più temuto, perchè causa principale di decesso per complicazione acuta. Ovviamente viene vissuto dal paziente con una notevole quota d’ansia soprattutto quando non si arresta subito e/o è di rilevante entità. Nel nostro caso è stato difficile escludere se i valori pressori si fossero elevati prima o dopo l’evento emorragico (mancando una misurazione della PAO effettuata immediatamente prima) e di conseguenza se l’ipertensione fosse solo secondaria ad un fatto emotivo (e terapeutico, adrenalina?) o se l’emottisi in realtà non fosse stata un evento addirittura protettivo nei riguardi del paziente iperteso, con pronto abbassamento dei valori a salvaguardia del SNC. Il dubbio se non proprio sciolto è stato quantomeno confutato dal fatto che da quando i valori pressori sono ben controllati il paziente non ha più avuto emottisi. Il paziente in esame ha ovviamente una forma mild di fibrosi cistica che gli ha consentito di arrivare all’età di 47 anni senza in realtà praticare terapia specifica (antibiotica e respiratoria) se non sporadicamente fino a pochi anni fà, proprio per tale motivo la terapia antiipertensiva potrebbe proteggerlo a lungo da un evento nel suo caso non inevitabile data la sua discreta situazione respiratoria. Nei pazienti fibrocistici con emottisi recidivanti il monitoraggio dei valori pressori, anche in assenza di sintomi, sembra assolutamente indicato.Potrebbe una blanda terapia antiipertensiva nel paziente adulto essere preventiva nei riguardi dell’evento emottisi? 48 POSTER N. 5 INFEZIONE PERSISTENTE DA STAFILOCCO AUREUS METICILLINO-RESISTE (MRSA) IN FIBROSI CISTICA: DESCRIZIONE DI UN CASO E REVIEW DELLA LETTERATURA M.A. Orlandoa, D.Vecchio b, F.Ficilia, L. Termini a, G..Traverso a, A.Alongi b, G.Corsello b, M.Collura a a U.O. II Pediatria per la Fibrosi Cistica e le Malattie Respiratorie.P.O. “G. Di Cristina”. ARNAS Civico-Benfratelli-Di Cristina. Palermo. b Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute e Materno Infantile “G. D’Alesandro”. Scuola di Specializzazione in Pediatria. Università degli Studi di Palermo. Introduzione Sebbene il quadro clinico determinato da un’infezione da MRSA sia oggi ben noto nella popolazione generale, la storia naturale della colonizzazione in Fibrosi Cistica (FC) è invece ancora solo parzialmente conosciuta. Mancano infatti informazioni complete sulla persistenza del germe nelle vie aeree e sulla sua capacità di causare un aggravamento del danno polmonare.Studi condotti su numeri rilevanti di pazienti hanno evidenziato che il 30% circa dei soggetti con FC vengono colonizzati solamente in modo transitorio. A differenza di quanto si verifica in FC per altri patogeni (come P. Aeruginosa), al momento attuale non esistono criteri uniformemente accettati sulla definizione di cronicità di infezione a livello delle vie aeree. Recentemente l’MRSA è stato definito persistente quando presente in tre o più colture durante un follow-up di 3-5 anni. L’impatto clinico del germe in pazienti affetti da FC continua pertanto ad essere argomento di dibattito. Caso Clinico Descriviamo il caso di C.F. sesso M, anni 12. APR: infezione da P. Aeruginosa ad anni 6.7 eradicata mediante protocollo prima colonizzazione, in detto ricovero FEV1%: 67. Nel Novembre 2009 alla età di 8 anni, riscontro di infezione da MRSA trattata con ciclo di Linezolid ev (20 mg/kg/die), indi assenza di sviluppo. Ad Aprile 2010 episodio di riacutizzazione respiratoria (FEV1%: 54) e nuovo isolamento di MRSA nell’escreato. Durante la degenza intrapresa terapia ev con Vancomicina (40 mg/kg/die) sospesa dopo prima somministrazione per comparsa di “Red Men Syndrome”. Da Maggio 2010 a Giugno 2013 C.F. ha presentato circa 2 episodi/anno di riacutizzazione respiratoria trattati alternativamente in regime di ricovero con TMP-SMX ev (20 mg/kg/die) e Rifampicina ev (15 mg/kg/die). Al follow-up intercritico, per comparsa di reazione avversa al Linezolid e per la persistenza dell’MRSA, è stata consigliata antibioticoterapia domiciliare ciclica con TMP-SMX os (40 mg/kg/die). APP: da Agosto 2013 frequenti riacutizzazioni respiratorie. Per tale motivo e dopo desensibilizzazione, si è reso necessario implementare l’antibioticoterapia con Linezolid os (20 mg/kg/die). Tale schema terapeutico ha progressivamente determinato un miglioramento delle condizioni cliniche generali in assenza di un ulteriore decremento dei parametri di funzionalità respiratoria (FEV1%: 50). Discussione In alcuni studi la persistenza dell’MRSA nelle vie aeree dei pazienti FC viene associata ad un peggiore accrescimento staturo-ponderale, ad un decremento del BMI e, come nel nostro paziente, ad un più rapido declino del FEV1 con la necessità di ricorrere più frequentemente alla terapia antibiotica e all’ospedalizzazione. Le difficoltà finora registrate nell’attribuire un reale ruolo patogeno a MRSA in FC possono dipendere da molteplici fattori, come ad esempio le infezioni polmonari da flora polimicrobica, la brevità del periodo di osservazione degli studi, il limitato numero di pazienti inclusi nelle casistiche. Come per altri patogeni, la possibilità di eradicare MRSA dalle vie aeree in pazienti affetti da FC potrebbe teoricamente portare un beneficio ai pazienti e ridurre la possibilità di diffusione del germe, ma mancano studi clinici al riguardo. Sebbene la Vancomicina ev si sia dimostrata efficace nel determinare la clearance del germe, il suo uso proposto per via inalatoria appare non idoneo per la possibile emergenza di ceppi resistenti al farmaco e tale via non è peraltro inclusa nelle linee guida relative al suo impiego. Altri antibiotici attivi nei confronti di MRSA, come TMP-SMX e minociclina, possono essere usati in caso di intolleranza o tossicità della vancomicina o nel caso di lievi esacerbazioni. Recentemente invece, singole esperienze segnalano la possibilità di eradicazione del germe con trattamento per via orale con Linezolid, un agente batteriostatico della famiglia degli oxazolidinoni che possiede una biodisponibilità paragonabile sia per via orale che parenterale. In pazienti affetti da FC l’esperienza è limitata ma la possibilità di poter utilizzare il farmaco per via orale appare una prospettiva importante. Ciò ha orientato anche le nostre scelte terapeutiche nei recenti ricoveri del nostro paziente sebbene in letteratura venga già segnalata l’emergenza di resistenza al Linezolid in due bambini trattati a lungo con questo tipo di farmaco. Conclusioni Il decremento della funzionalità respiratoria e delle condizioni cliniche osservate al follow-up del nostro paziente sembrerebbe fortemente associato alla colonizzazione da MRSA sebbene i dati inerenti gli effetti della sua persistenza in pazienti con FC siano controversi ed ancora oggi oggetto di dibattito. Se lo schema terapeutico adottato con Linezolid mostrerà efficacia nell’eradicazione (cosa peraltro già ottenuta dopo il primo isolamento), ciò potrebbe contribuire ad implementare la conoscenza sulle possibili opzioni terapeutiche. Infine, proponiamo che l’eradicazione dell’MRSA debba essere perseguita in pazienti FC sintomatici e con colonizzazione persistente al fine di migliorarne la qualità di vita attraverso una riduzione del ricorso alla terapia antibiotica ed all’ospedalizzazione. 49 POSTER N. 6 PLTD IN FIBROSI CISTICA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO F.Ficili a, G.Traverso a, M.A.Orlando a, L.Termini a, D.Vecchio b, P.Vitulo c, A.Bertani c, C.Sbacchi e, P.Farruggia d, E. Salzano b, C. Mosa d e M.Colluraa a U.O. II Pediatria per la Fibrosi Cistica e le Malattie Respiratorie.P.O. “G. Di Cristina”. ARNAS CivicoBenfratelli-Di Cristina. Palermo. b Scuola di Specializzazione in Pediatria. Università degli Studi di Palermo. c Istituto Mediterraneo Trapianti. Palermo d U.O.C. Oncologia Pediatrica ARNAS CIVICO e U.O.C. Otorino ARNAS CIVICO Palermo D.S. di anni 7, sesso F, paziente con Fibrosi Cistica (FC) in forma completa (mutazione DF508). All’anamnesi patologica (AP) remota: colonizzazione intermittente da P. Aeruginosa, cronica da S. Aureus dal 2009. Eseguito per scarso accrescimento ponderale e malnutrizione intervento di PEG nel Maggio 2009. AP prossima: tra Marzo 2011 e Giugno 2012 circa 6 episodi di riacutizzazione respiratoria che hanno necessitato del ricorso di cure in ambito ospedaliero. Per un progressivo decremento della funzionalità respiratoria è stato avviato programma di ammissione in lista di attesa per trapianto polmonare bilobare bilaterale espletato nel Luglio 2012 dopo posizionamento di ECMO VV, indi AV, in emergenza. Al follow-up (Ottobre 2012) comparsa di rinorrea mucosa e cefalea, nel sospetto di sinusite e per il pregresso riscontro ORL di poliposi nasale esegue terapia sintomatica. A Dicembre 2012 per il persistere della sintomatologia viene richiesto esame TC massiccio facciale senza m.d.c. che referta: “apprezzabile obliterazione dei seni mascellari, frontali, seno sfenoidale e cellette etmoidali paranasali da tessuto di densità di circa 50 HU. Coesiste obliterazione tissutale del rinofaringe e della parte posteriore delle fossa nasali in prevalenza di destra”. Esegue pertanto rivalutazione ORL che consiglia intervento di toilette dei seni paranasali che viene espletata nel Gennaio 2013. Durante la procedura viene effettuata biopsia del tessuto nasofaringeo la cui istologia mostra un disordine linfoproliferativo di tipo B linfomatoso diffuso ed a grandi cellule. Dalla sierologia emerge una correlazione con la positivizzazione dei markers per EBV, negativi al momento del trapianto. Il linfoma viene pertanto stadiato mediante TC total body che rileva tessuto linfoproliferativo a livello dell’orbita destra, del rinofaringe, latero-cervicale, mediastinico e mesenterico. L’esame del midollo osseo prelevato da cresta iliaca mostra assenza di infiltrazione. La piccola inizia pertanto terapia con Rituximab ed esegue RM di controllo a Febbraio 2013 che mostra una buona risposta al trattamento. L'insorgenza di tumori in FC è considerata un evento raro. Tuttavia nelle ultime due decadi l'aumento della sopravvivenza e l'estendersi della pratica del trapianto d'organo (due fattori di rischio ben conosciuti per il manifestarsi di eventi neoplastici) ne hanno relativamente aumentato l'osservazione. In particolare, la malattia linfoproliferativa (PTLD) come nel nostro caso, rappresenta circa il 30% delle neoplasie non cutanee osservate dopo trapianto. Il linfoma a grandi cellule B rappresenta la forma istologica più frequente e caratteristica delle PTLD. La probabilità di malattia aumenta con il trascorrere degli anni passando dal 1,2% dopo 5 anni al 6,8% dopo 20 anni. Questo progressivo incremento documenta la maggiore importanza delle forme tardive rispetto alle precoci, peraltro meno responsive alla terapia e quindi clinicamente più severe. L’infezione da EBV rappresenta uno dei principali fattori di rischio insieme alla terapia con farmaci antilinfocitari. Il monitoraggio dell’infezione da EBV mediante test in PCR è risultata utile, ma soprattutto per la prevenzione delle forme precoci, e più nei bambini che negli adulti. Una rilevante riduzione dell’immunosoppressione rappresenta da sempre il primo “step” terapeutico, che da alcuni anni viene spesso associato al Rituximab (4-8 dosi settimanali). In assenza di una risposta completa, diventa indispensabile il ricorso alla chemioterapia. In questi casi, il rischio di complicanze infettive diventa elevato. Purtroppo, circa il 50% dei pazienti muore nei primi 12 mesi di malattia, spesso più per complicanze infettive che per progressione della malattia. 50 POSTER N. 7 DISFONIA POST OPERATORIA DOPO TRAPIANTO POLMONARE IN FIBROSI CISTICA: CASO CLINICO T. Perellia, M. Tornaghib, S. De Sanctisa, B. Giacomodonatoa, L. Grazianoa, M. Varchettaa, M. Curzia, F. Alatria, a Centro Fibrosi Cistica, Regione Lazio – Azienda Policlinico Umberto I di Roma b Direzione Sanitaria – Azienda Policlinico Umberto I di Roma Introduzione: Il trapianto polmonare rappresenta una valida opzione terapeutica per i pazienti affetti da fibrosi cistica (FC) in fase terminale con un beneficio in termini di sopravvivenza e di qualità della vita. Si tratta tuttavia di una procedura chirurgica complessa ed impegnativa ad alto rischio di complicanze, tra quelle di natura strettamente chirurgica in fase precoce post operatoria può manifestarsi disfonia da paralisi delle corde vocali mono o bilaterale, temporanea o permanente, causata da lesione del nervo laringeo ricorrente o del nervo vago, da cui origina il nervo ricorrente, o da trauma da intubazione. La guarigione spontanea della paralisi è possibile entro un anno circa, ma è importante sapere che una tempestiva ed adeguata terapia foniatrica è in grado di ripristinare, in tempi variabili ma generalmente non troppo lunghi, le perdute capacità vocali del paziente. Materiali e metodi: Una paziente di anni 23 affetta da FC sottoposta a trapianto bipolmonare presentava, in prima giornata dopo estubazione, grave disfonia con alterazione del volume e del timbro della voce (voce sussurrata). Al controllo otorinolaringoiatrico in fibrolaringoscopia (NFL) ad un mese dal trapianto, si evidenziava “corda vocale vera di sinistra immobile in posizione abduttoria” e alla valutazione della funzione vocale “qualità della voce di tipo soffiato”. Si inizia quindi trattamento foniatrico di impostazione della respirazione costo diaframmatica associata ad esercizi mirati al compenso della corda vocale vera destra. Sono stati impostati esercizi di tenso-adduzione con dittongo IA-IE-IO-IU e di vocali a scatto da eseguirsi più volte al giorno, tutti i giorni, per circa 5 minuti a seduta. La durata e gli esercizi sono andati progredendo nel tempo e nella difficoltà usando i medesimi dittonghi nelle diverse tonalità (acuta, media e grave) lavorando su tutta la lunghezza della corda vocale. A tre settimane dall’inizio del trattamento eseguita NFL di controllo che evidenziava “marcato miglioramento del compenso della corda vocale vera destra rispetto alla paresi in abduzione della corda vocale vera di sinistra. Persiste lieve spazio superiore” e alla valutazione foniatrica “qualità della voce normale con volume moderato”. La terapia è quindi proseguita con esercizi mirati a ripristinare la chiusura completa delle corde vocali nella porzione alta con esercizi dei dittonghi in tonalità acuta. Il controllo in NFL a quattro mesi dall’inizio dell’iter riabilitativo ha evidenziato “paralisi ricorrenziale sinistra con corda vocale vera sinistra fissa in abduzione, buon compenso funzionale della corda vocale vera destra dopo terapia foniatrica”, all’esame funzionale “normale qualità della voce sia nel timbro che nel volume”. Risultati: Il caso clinico trattato ha avuto un recupero funzionale completo della qualità della voce a quattro mesi dall’inizio dell’intervento riabilitativo foniatrico. Rimane opportuna una valutazione a distanza di 12 mesi che possa evidenziare un eventuale recupero spontaneo della motilità cordale sinistra. Conclusioni: Il trattamento riabilitativo della paralisi laringea post operatoria è in primo luogo foniatrico. Lo scopo è di creare un compenso implementando l’attività della corda vocale sana e potenziando la respirazione diaframmatica e la coordinazione pneumo-fonica evitando così compensi foniatrici patologici cronici. Il risultato clinico ottenuto in seguito ad intervento foniatrico precoce dopo trapianto polmonare in una paziente affetta da FC conferma l’importanza del lavoro di equipe multiprofessionale e multidisciplinare nella risoluzione di problematiche cliniche invalidanti. 51 POSTER N. 8 PRIME ESPERIENZE DI TRATTAMENTO CON VX-770 (IVACAFTOR®) IN PAZIENTI CON MUTAZIONE G551D IN ETEROZIGOSI M. Pavana, A. Amaddeob, F. Polib, G. Ciminoc, S. Cucchiarac, S. Bertasic a University of the Study of Trieste, Trieste, b Institute for Maternal and Child Health - IRCCS "Burlo Garofolo" - Trieste, CRR FVG, Italy, c University of Rome “La Sapienza” Policlinico Umberto I, Roma, CRR Lazio, Italy VX-770 (Ivacaftor®) è una nuova molecola, recentemente approvata dall’agenzia europea del farmaco (EMA), in grado di potenziare la funzione della proteina CFTR nei pazienti affetti da fibrosi cistica (FC) con almeno una copia della mutazione G551D. Al Centro per la Fibrosi Cistica di Roma e Trieste afferiscono in totale più di 600 pazienti. Tra questi solo due pazienti presentano la mutazione G551D in eterozigosi ed erano quindi candidabili per avviare il trattamento con VX-770. - Primo paziente femmina genotipo G551D/DF508 seguita presso il CRR di Trieste. La ragazza, attualmente 23 anni, ha ricevuto diagnosi di FC nei primi mesi di vita in seguito ad accertamenti eseguiti per scarsa crescita. Attualmente la situazione respiratoria è caratterizzata da una colonizzazione cronica da Staphylococcus aureus meticillino-sensibile e, occasionalmente, da Pseudomonas aeruginosa. Il quadro radiologico più recente evidenziava la presenza di multiple bronchiectasie bilaterali. Per quanto riguarda la situazione metabolica la paziente presenta un diabete fibrosi cistica correlato, attualmente in terapia insulinica sostitutiva. Durante i controlli eseguiti non sono mai stati rilevati segni di epatopatia. Nell’ultimo anno la paziente aveva sperimentato un peggioramento della situazione respiratoria, con la necessità di 6 cicli di terapia antibiotica endovenosa e di un utilizzo quasi costante della terapia antibiotica per via orale, per mantenere una buona funzionalità polmonare. A partire dall’autunno 2012 la paziente è in terapia con VX-770 a partire dal dicembre 2012. Nei primi 3 mesi la paziente ha riferito un importante miglioramento delle condizioni cliniche, dato supportato da un rilevante incremento dei valori di funzionalità respiratoria alla spirometria (FVC +28%, FEV1 +24% rispetto alla media dell’ultimo anno). Come già dimostrato dagli studi clinici disponibili vi è stata una normalizzazione del test del sudore (Cl da110 mEq/L alla diagnosi a passato a 30 mEq/L ad aprile 2013). Meno importante dal punto di vista clinico ma altrettanto significativa è stata la scomparsa del fenomeno di wrinkling palmare (raggrinzimento del palmo delle mani in seguito alla breve immersione delle mani in acqua). Parallelamente al miglioramento soggettivo è stato inizialmente possibile sospendere la terapia antibiotica per via orale. Dopo circa 3 mesi però abbiamo osservato un nuovo peggioramento delle condizioni cliniche generali (febbre ricorrente e tosse produttiva) associato a un lieve calo dei valori di funzionalità respiratoria. Per tale motivo è stato necessario ricoverare la paziente a febbraio 2013 per eseguire un ciclo di terapia antibiotica parentereale. Successivamente la paziente ha continuato ad eseguire almeno un ciclo di terapia antibiotica orale, sempre per la ricomparsa di malessere, febbricola e lieve calo dei valori spirometrici. A luglio 2013 ha inoltre necessitato di un nuovo ciclo di terapia antibiotica parenterale. Durante il follow up non sono stati isolati nuovi patogeni dalla coltura dell’escreato, la ricerca di micobatteri tubercolari e atipici ha sempre dato esito negativo e non vi sono stati segni di aspergillosi broncopolmonare allergica. La situazione metabolica e il controllo glicemico non hanno subito variazioni di rilievo durante il trattamento. - Secondo paziente maschio genotipo G551D/621+1G ->A seguito presso il CRR di Roma. Il paziente, 41 anni, ha ricevuto diagnosi di fibrosi cistica a pochi mesi di vita per disturbi respiratori. Attualmente presenta colonizzazione cronica da Pseudomonas aeruginosa e occasionalmente Aspergillus Fumigatus. Il quadro radiologico recente mostra la presenza di bronchiectasie cistiche multiple specie nei lobi superiori e nel lobo inferiore destro. Presenta un buono stato nutrizionale, modica epatopatia colestatica in terapia con acido ursodesossicolico e un’insufficienza pancreatica senza diabete. La terapia con Ivacaftor è stata avviata a fine Giugno 2013 e dopo 3 mesi i risultati sono anche in questo caso notevoli specie per quanto riguarda la funzione respiratoria (CV +50% , FEV1 +40%). Il test del sudore non si è ancora negativizzato ma è passato da valori di cloro di 88mEq/L a 66 mEq/l. Netto il miglioramento del wrinkling palmare. Attualmente le condizioni cliniche sono stabili il paziente continua lo schema terapeutico precedente l’inizio della terapia con Ivacaftor (partiva con FEV1 30% del predetto); ottima la tolleranza allo sforzo, ha ripreso l’attività sportiva che aveva interrotto per uno scadente stato clinico generale: il farmaco è allo stato attuale ben tollerato e non ha presentato effetti collaterali. Dato il maggior tempo intercorso dall’avvio della terapia con VX-770, la storia del primo paziente può darci una miglior visione generale dell’effetto di questo farmaco. Abbiamo notato un netto miglioramento generale dei parametri spirometrici in entrambi i pazienti e, nel paziente di Trieste, vi è stata una riduzione del numero di cicli antibiotici endovenosi necessari (da 6 a 2). Ciononostante la necessità di una terapia antibiotica orale è rimasta praticamente costante a ulteriore conferma del fatto che, nonostante la terapia sia in grado di ripristinare la funzionalità di CFTR, la persistenza di bronchiectasie impone di dover continuare una quotidiana fisioterapia respiratoria e antibiotici in presenza di riacutizzazioni infettive. Abbiamo inoltre notato un cambiamento nella modalità di presentazione delle riacutizzazioni polmonari. In particolare la necessità di ricorrere alla terapia antibiotica è stata guidata soprattutto dalle condizioni cliniche soggettive della paziente (malessere, febbricola), piuttosto che da un netto calo dei parametri di funzionalità respiratoria, come precedentemente osservato. Riteniamo quindi che tali dati, non riportati precedentemente in letteratura e per il momento basati su singoli casi, debbano essere condivisi per migliorare la gestione di altri pazienti trattati con VX-770. 52 POSTER N. 9 LA QUALITA' DEL RESPIRO MIGLIORA LA QUALITA' DI VITA PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA Lo Piparo C., Barrale S, Bonaccorso M.R., Collura M. C.R.R. per la cura della Fibrosi Cistica A.R.N.A.S. di Palermo INTRODUZIONE Anche in patologie severe come la Fibrosi Cistica si può contrastare il deterioramento della funzionalità respiratoria, mantenendo il tono ed trofismo dei muscoli respiratori, senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare. OBIETTIVI DELLO STUDIO Reclutare i muscoli respiratori, allenandone la resistenza migliorandone la funzionalità, la coordinazione, la postura e mobilità della colonna vertebrale. Serve di conseguenza a determinare miglioramenti della capacità funzionale e le variazioni dell'espettorato MATERIALI E METODI L'utilizzo dello spirotiger permette di allenare, in modo specifico, i muscoli respiratori attraverso l'Iperpnea Isocapnica. L'apparecchio e' composto da una manopola portatile munita di sacca per il riciclo d'aria e da una valvola sensibile ai flussi d'aria in entrata ed in uscita. I dati forniti dallo spostamento della valvola vengono inviati ad un software, che in base ai parametri precedentemente impostati, informa sul raggiungimento dell'isocapnia; dando indicazioni sulla profondità e la velocità del respiro attraverso un sistema di biofeedback . L'esperienza nel nostro centro ha coinvolto 4 pazienti in uno studio osservazionale in aperto, della durata di 6 mesi. I parametri considerati pre e post allenamento sono stati la funzionalità respiratoria(FVC,FEV1,FEF25-75), la capacità di svolgere esercizio fisico (6 min.WT), il grado di dispnea, e la qualità di vita. I pazienti sono stati istruiti per 2 settimane, durante le quali sono stati stabiliti i programmi personalizzati: nella frequenza, nella durata, e nel volume (lt) delle sacche da utilizzare. Quindi sono stati monitorati e seguiti con dei follow-up ambulatoriali. CONCLUSIONI Gli outcome non sono stati omogenei, dati i riferimenti personalizzati, per ogni paziente, a cui lo studio si è dovuto attenere Dall'osservazione, dei risultati, si evince che allenare elettivamente i muscoli respiratori (utilizzando lo spirotiger) non determina sostanziali variazioni degli indici di funzionalità respiratoria; ma ne migliora la resistenza, contribuendo in modo significativo al miglioramento della capacità di prestazione del soggetto 53 POSTER N. 10 VALUTAZIONE DEL LIVELLO D’INTENSITA’ NELL’ATTIVITA’ FISICA QUOTIDIANA IN PAZIENTI ADULTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA D. Savia, E. Leggieria, S. Quattruccia, F. Alatria, T. Perellia, V. D’Alùa, P. Rossia, P. Troiania, S. Bertasia, S. Cucchiaraa, P. Palangeb,c a Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile, Centro Fibrosi Cistica, Policlinico Umberto I, “Sapienza” Università di Roma, Italia b Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Policlinico Umberto I, “Sapienza” Università di Roma, Italia c Fondazione Eleonora Lorrillard-Spencer Cenci, Roma, Italia Introduzione. Dati ottenuti in adolescenti affetti da Fibrosi Cistica (FC) mostrano come l’attività fisica nella vita quotidiana ha un impatto positivo sulla tolleranza all’esercizio, sullo stato nutrizionale e sul declino del FEV1. Inoltre, è stato dimostrato che il miglioramento dell’attività fisica influenza la clearance delle secrezioni bronchiali, la forza dei muscoli respiratori e infine la qualità della vita. Tuttavia, ad oggi poco è conosciuto circa il ruolo che il livello d’intensità dell’attività fisica nella vita quotidiana svolge sullo stato funzionale dei pazienti adulti affetti da FC. Metodi. 20 pazienti clinicamente stabili (età 33±8DS anni; FEV1 2.6±0.6 l; FEV1 68±16 % predetto, BMI 22±2), hanno eseguito un test da sforzo incrementale massimale al cicloergometro (CPET). La forza muscolare è stata valutata utilizzando un dinamometro manuale e l’attività fisica nella vita quotidiana è stata studiata utilizzando un accelerometro biassiale (SenseWear Armband, SW), che i pazienti hanno indossato per 5 giorni consecutivi. Risultati. Abbiamo osservato una buona relazione tra le attività di moderata intensità registrate dall’accelerometro e VO2 peak (r=0.5; p=0.02) e V’E peak (r=0.436, p=0.05). Inoltre abbiamo riscontrato una stretta relazione tra le attività vigorose e VO2peak e Watt max (r=0.545; p=0.01; r=0.547, p=0.01 rispettivamente). E’ stata individuata una buona relazione tra la forza muscolare e l’attività fisica quotidiana di moderata (r=0.431; p=0.05) e vigorosa (r=0.508; p=0.02) intensità. Non abbiamo riscontrato correlazioni significative tra l’attività fisica di lieve intensità e le variabili dell’esercizio e della forza muscolare. Conclusioni: Nei pazienti adulti affetti da Fibrosi Cistica i livelli di attività fisica quotidiana di moderata e vigorosa intensità sono strettamente legati alla tolleranza all’esercizio fisico. In particolare, solo l’attività quotidiana al di sopra di una moderata intensità sembra mantenere una buona forma fisica e una buona funzione muscolare periferica. 54 POSTER N. 11 APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE AL PAZIENTE PEDIATRICO CON FC SEVERA E CON PROBLEMATICHE BIO-PSICO-SOCIALI COMPLESSE C. Giust, B. Fabrizzi, S. Taccucci, T. Brasili, N. Cirilli, R. Gagliardini Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, Presidio “G. Salesi”, AOU Ospedali Riuniti, Ancona CASO CLINICO Bambina nata a marzo 2011, nazionalità bengalese, figlia di consanguinei, positiva allo screening neonatale, diagnosi di fibrosi cistica (FC) con insufficienza pancreatica, genotipo R1162X/R1162X. Aspetti clinici del caso: • Ricoveri per riacutizzazioni respiratorie a 2, 7, 22 e 27 mesi trattate con antibiotico ev • Colonizzazione cronica con Pseudomonas aeruginosa all’età di 6 mesi • Evidenza radiologica di aree atelettasiche/sub-atelettasiche al lobo medio e all’apice polmonare sx sin dall’età di 2 mesi • Stato nutrizionale normale alla nascita (50° pct p/h) con successivo calo a partire dal 4° mese di vita (< 25° pct p/h) • Intervento nutrizionale (I e II livello) efficace all’età di 20 mesi: incremento ponderale costante fino al 80°pct p/h condizionato da persistenza di comportamento alimentare disfunzionale • Aspetto socio-economico: famiglia non abbiente monoreddito; nella prima epoca di vita condivisione dell’ambiente domestico con altri connazionali non familiari e successivo trasferimento in monolocale con impianto di riscaldamento non idoneo; limiti genitoriali nella comprensione linguistica e nell’ eloquio in italiano. In occasione del terzo ricovero sono emerse le seguenti problematiche: - rifiuto dell’atto della tosse nonostante l’aderenza a Thera PEP, drenaggio posturale e AR-terapia importante distensione addominale che limitava le escursioni diaframmatiche e il movimento persistenza di comportamento alimentare disfunzionale con oppositività nell’atto della deglutizione atteggiamento passivo generalizzato difficoltà di comprensione e produzione linguistica dei genitori necessità dell’equipe di approfondire usi e costumi della famiglia Per affrontare queste problematiche è stata programmata una serie di valutazioni e di interventi psicoeducativi multidisciplinari: aspetto sociale: coinvolgimento del Servizio Sociale ospedaliero, con attivazione della mediazione culturale-linguistica durante le visite e i ricoveri e analisi diretta dei bisogni della famiglia, da cui emergeva lo stato di isolamento sociale e la richiesta di supporto economico; l’equipe ha inoltre stimolato la mamma, in quanto figura di riferimento, a migliorare la conoscenza della lingua italiana aspetto psicologico: la paziente e i genitori sono stati sottoposti a valutazione tramite osservazione partecipata per ricavare un profilo funzionale sia della bambina (elementi essenziali dello sviluppo) che della famiglia (stile di vita e adattamento alla malattia). La coppia è risultata disorientata, socialmente isolata e provata dalle condizioni della figlia, tuttavia emotivamente presente e sollecita nella collaborazione alle cure. La piccola non era inserita in attività extrafamiliari, appariva sofferente per le condizioni fisiche, diffidente nelle relazioni e molto passiva nel comportamento ludico e alimentare, inizialmente poco incline a socializzare o mostrare emozioni. Si è impostato un intervento di sostegno familiare volto ad individuare e modificare i comportamenti disfunzionali, facendo leva sui punti di forza dei genitori, in modo da incrementare in essi il senso di auto efficacia e potenziare l’alleanza terapeutica con i curanti aspetto fisioterapico: i genitori, in particolare la madre, sono stati rieducati alle tecniche di fisioterapia; sono stati prescritti esercizi fisioterapici respiratori in forma ludica (blowing bottle, bolle di sapone, fischietto, gonfiare palloncini) finalizzati alla mobilizzazione delle secrezioni bronchiali. Evidenziata la possibilità di indurre l’atto della tosse mediante stimolazione anche minima della lingua, la mamma è stata educata ad indurre l’espettorazione sia al termine della fisioterapia che al bisogno. I fisioterapisti hanno stimolato la bambina all’attività motoria attraverso il gioco (corsa, salti, capriole, ecc). E’ stato attivato il Servizio di fisioterapia domiciliare sia per assicurarci che venisse mantenuta nel tempo una pratica corretta e costante sia per sostenere la madre nel suo ruolo aspetto nutrizionale: sono stati valutati la quota calorica, la gestione dell’assunzione degli enzimi pancreatici e la condotta comportamentale. La dietista ha redatto una dieta ipercalorica con le specifiche per la terapia enzimatica. Attraverso l’osservazione del momento dei pasti e l’organizzazione di incontri mirati con i genitori, si è cercato di accompagnare la bambina verso le normali tappe evolutive dello svezzamento. Le principali difficoltà incontrate in questo percorso sono state le resistenze materne dovute ai timori che, con un cambio nell’alimentazione, la bambina potesse non nutrirsi a sufficienza. Tenendo presenti le importanti ripercussioni sul piano emotivo legate al cibo e al mangiare, si è cercato di sostenere i genitori nel momento del cambiamento. Risultati a 6 mesi: - ampliamento della vita sociale la mamma frequenta un corso di lingua italiana e ha migliorato la comprensione e l’espressione accentuazione delle capacità espressive della piccola che manifesta con decisione l’approvazione, il disagio e le volontà personali. La bimba mostra una migliore relazione con gli operatori del Centro dal punto di vista motorio attualmente la bambina si dimostra attiva e vivace la bambina effettua correttamente e volentieri le tecniche di fisioterapia respiratoria ed è in grado di eseguire la tosse e di espettorare anche su richiesta; riceve il fisioterapista a domicilio 6 volte a settimana la bambina ha iniziato a nutrirsi in modo più autonomo e consono alla sua età, assaggia vari cibi e mostra modalità comportamentali adeguate, mantenendo stabilità ponderale (percentile del BMI>>50°pct) e diminuendo la distensione addominale ed il meteorismo. CONCLUSIONI Riteniamo che la gestione di questo caso rappresenti un modello ottimale di presa in carico multidisciplinare efficace nel paziente pediatrico con FC severa e con problematiche complesse, in linea con un’impostazione di cura di tipo bio-psico-sociale. 55 POSTER N. 12 ILEO MECONIALE COMPLICATO DI DIFFICILE RISOLUZIONE: MANAGEMENT CHIRURGICO, CLINICO E NUTRIZIONALE R.V. De Biase, S. Bertasi, P. Troiani, S. Zullo, D. Savi, V. D’Alù, S. Quattrucci , S. Cucchiara Centro Fibrosi Cistica Regione Lazio, Sapienza Università di Roma Introduzione: L’ileo da meconio (IM) colpisce il 15-20% dei neonati affetti da Fibrosi Cistica (FC). I progressi delle tecniche chirurgiche e delle terapie mediche hanno notevolmente ridotto il rischio di mortalità; tuttavia in rari casi l’ileo complicato da peritonite richiede per la risoluzione, interventi chirurgici ripetuti che condizionano il follow-up rendendo particolarmente complessa la gestione. Caso Clinico: S.M. femmina, familiarità per FC e IM, età gestazionale 35 sett+1, peso alla nascita Kg.2,180, diagnosi prenatale di peritonite meconiale e fibrosi cistica (F508del/F508del). Sottoposta alla nascita ad intervento di viscerolisi con disostruzione del tenue distale e anastomosi ileo-ileale termino-terminale per una perforazione ileale in pseudocisti meconiale (1°intervento). Successivamente per ostruzione intestinale a livello dell’anastomosi: ileostomia a stomi separati (2°intervento). Dopo 6 giorni dall’atto chirurgico l’emissione di materiale fecale dalla ferita evidenziava una fistola enterocutanea che richiedeva una nuova laparotomia ( 3°intervento) per chiusura dell’ileostomia, resezione di 21 cm di ileo e preparazione di un’nastomosi termino terminale. Dopo 2 gg. si evidenziava nuova fistola in corrispondenza della ferita laparotomica, senza segni di peritonite e risoltasi spontaneamente. All’età di 20 gg polmonite massiva trattata con Targosid e Merrem. Trasferita presso il Centro FC all’età di 2 mesi: condizioni generali mediocri, peso: Kg. 2,380 cute pallido-itterica ( Hb.: 8 gr%, bilir. tot.16,16 mg%; bil. diretta 8,59 mg%,AST: 320 U/L, ALT: 198U/L GGT: 280 U/L, )Ecografia addome: epatosplenomegalia con struttura omogenea, dilatazione vie biliari intraepatiche, colecisti distesa con abbondante materiale endoluminale. Non problemi respiratori, SaO2: 100% in a.a. Già in trattamento con Amikacina e Vancomicina x EV per infezione delle vie urinarie, inoltre assumeva URSO 20 mgx3, Pancrex ½ cp x7, Fluimucil 5 ml x 4 x os, Peridon 0.6 ml x 4, alimentazione: Nutramigen 65 cc. x7 pasti. In 16a giornata di ricovero, all’età di 80 gg. si evidenziava una normalizzazione delle transaminasi ma un peggioramento delle condizioni generali, vomito color caffè ed emissione di feci scarse a spruzzo. Un RX addome evidenziava occlusione intestinale. Veniva quindi sottoposta ad intervento di resezione intestinale di ~12 cm e applicazione di drenaggio con posizionamento di tubo a T per consentire lavaggi delle anse intestinali (4°intervento). Nel post-operatorio la bambina veniva ricoverata in TIP e posta in ventilazione meccanica x 4 gg, trasfusa per grave anemia e nutrita con NPT. Durante tale ricovero: terapia con Unasyn, Deflamon, BBK8, Mepral, URSO, Peridon, Pulmaxan e Atem. Al rientro in reparto FC la bambina (peso: Kg.2,280), per emissioni frequenti di feci picee ha continuato NPT fino al 22° g dall’intervento, poi è stata alimentata gradualmente con Neocate al 13% mediante SNG e NPP (Q.E.:150/180 Kcal/Kg). Durante il ricovero, protratto fino al 2/2/2010 per le condizioni critiche e per il controllo della ripresa graduale del transito intestinale, la bambina è stata sottoposta a numerose trasfusioni di emazie concentrate e a cicli di terapia con antibiotici (Merrem,BBK8, Linezolid), inibitori della secrezione gastrica (Ranidil, Mepral), antifungini (Diflucan), procinetici (Peridon, Eritrocina), enzimi pancreatici (Pancrex), polivitaminici e URSO. Inoltre, dopo 2 mesi dal posizionamento, è stato rimosso il tubo di drenaggio intestinale (5° intervento). Alla dimissione (età: 5 mesi) la bambina aveva un peso di 2,720 Kg e veniva alimentata con Neocate al 13% (700 cc/die ) e supplementazione con Pancrex 1+1/2 cp x ogni poppata. Due gg. dopo la dimissione, ricovero in urgenza per emissione di sangue vivo nelle feci, vomito, disidratazione, perdita di peso. Pertanto veniva ripresa la NPT e interrotta l’alimentazione. Nei seguenti 4 mesi, la ripresa dell’alimentazione per os è stata tentata numerose volte e interrotta per comparsa di episodi di diarrea con melena trattati con Metronidazolo e Gentamicina alternati ad episodi di subocclusione intestinale trattati con Gastrographin per os. Solamente all’età di 11 mesi la bambina ha potuto sospendere la NPP ed essere alimentata con pasti contenenti Neocate al 13% + Rialgen plus + olio MCT. Dimessa finalmente quasi all’età di 1 anno, la bambina ha effettuato successivamente 4 ricoveri: 2 all’età di 18 e 42 mesi per broncopolmonite da Stafilococco Aureo e 2 all’età di 15 e 44 mesi per subocclusione intestinale. Nell’ultimo anno le condizioni generali della bambina sono state discrete e la crescita ha avuto un incremento continuo (tabella). Raramente ha presentato episodi subocclusivi risolti a domicilio con clisteri evacuativi e somministrazione di olio minerale per os. Età Nascita (E.G. 35 sett) Peso Z score peso Altezza Z score altezza BMI centile 2,18 -2,13 43 -3,16 13,54 6 mesi 3,39 -4,82 52 -5,9 0,01 12 mesi 4,39 -5,21 58 -5,73 0,06 18 mesi 7,86 -2,52 70 -3,55 24,61 24 mesi 9,6 -1,87 76 -3,19 54,47 36 mesi 12,1 -1,47 90 -1,36 22,41 48 mesi 13,6 -1,41 94 -1,88 47,66 Conclusioni: Il caso riportato evidenzia la difficile gestione di una bambina sottoposta a intervento chirurgico per ileo da meconio, complicato da perforazione intestinale, peritonite e sottoposta a 5 interventi chirurgici con necessità di ricovero per 11 mesi nel 1° anno di vita. Inoltre la necessità di NPT protratta a lungo, la difficile gestione degli accessi venosi centrali e periferici, la resezione di circa 25 cm d’intestino tenue, la “bacterial overgrowth”, la difficoltà della ripresa del transito intestinale, la complessità del trattamento nutrizionale, la necessità di un’assistenza fisioterapica continua per prevenire complicanze respiratorie, il sostegno psicologico alla famiglia, hanno richiesto uno stretto lavoro d’equipe tra chirurghi, anestesisti, pediatri, dietisti, fisioterapisti, psicologi ed infermieri. 56 POSTER N. 13 IMPATTO DELL’INFEZIONE PERSISTENTE DA STAPHYLOCOCCUS AUREUS METICILLINO-RESISTENTE DI ACQUISIZIONE COMUNITARIA (CA-MRSA) E DI ACQUISIZIONE OSPEDALIERA (HA-MRSA) SULLA FUNZIONALITÀ POLMONARE DEI PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA: UNO STUDIO MULTICENTRICO LONGITUDINALE P. Cocchi1, L. Cariani2, C. Colombo2, T. Pensabene3, M. Collura3, E. Manso4, R. Gagliardini4, D. Scuteri5,G. Tuccio5, A. Negri6, E. Fiscarelli7, V. Lucidi7, A D'Aprile8, L. Ratcliff8, T. Borio9, A. Cosimi9, M. Busetti10, F. Poli10, A. Lambiase11, V. Raia11, F. Favari12,G. Magazzù13, V. Galici14, C.Braggion14, G.Taccetti14, S. Campana14. 1. Dipartimento di Pediatria, Università di Firenze e Centro FC AOU Meyer Firenze 2. Centro FC Fondazione IRCCS, Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico Milano 3 Ospedale dei Bambini “G. De Cristina”, Palermo 4. Centro Fibrosi Cistica, Ospedali Riuniti di di Ancona 5. Centro Fibrosi Cistica, Ospedale di Soverato 6. Unità Medica Pediatrica, Ospedale di Livorno 7. Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma 8. U.O. di Pediatria, Ospedale di Cerignola 9. Ospedale Branca, Gubbio 10. IRCCS Burlo Garofolo, Dipartimento Medicina di laboratorio, UCO Igiene e medicina preventiva Trieste 11. Centro Fibrosi Cistica, Università Federico II Napoli 12. Servizio di Microbiologia, Immunologia e Virologia Azienda Ospedaliera di Verona 13. Unità di Fibrosi Cistica e Gastroenterologia Pediatrica, Ospedale 'G. Martino', Messina 14. Centro Fibrosi Cistica, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer, Firenze Introduzione La prevalenza delle infezioni da Staphylococus aureus meticillino-resistente (MRSA) è in aumento in tutto il mondo ed anche nei pazienti con fibrosi cistica (FC). Classicamente le infezioni in ambito nosocomiale sono dovute a ceppi di MRSA denominati “di acquisizione ospedaliera” (HA-MRSA), tuttavia un’altra tipologia di MRSA (CA-MRSA), nota per causare infezioni comunitarie, sta attualmente rimpiazzando i ceppi HA-MRSA. I ceppi CA-MRSA sono attualmente causa di gravi infezioni a causa del loro alto grado di patogenicità. I ceppi di CA-MRSA e HA-MRSA possono essere distinti grazie ad una diversa struttura dell’elemento genetico responsabile della meticillino-resistenza (SCCmec). Recentemente è stato dimostrato che l’infezione persistente da MRSA incide in maniera significativa sul decremento della funzionalità polmonare e sulla sopravvivenza dei pazienti FC. Ad oggi non esistono chiare indicazioni per il trattamento dell’infezione iniziale e la terapia cronica di mantenimento nei soggetti infettati da MRSA. Lo scopo di questo studio è di valutare l’impatto clinico dell’infezione da CA-MRSA e HA-MRSA in pazienti FC. Materiali e Metodi Nel corso di un progetto che ha coinvolto 13 Centri di cura sul territorio nazionale sono stati raccolti ed analizzati longitudinalmente (per una durata di 5 anni) i dati microbiologici e clinici di pazienti con infezione persistente da MRSA. E' stato raccolto ed analizzato un ceppo/paziente all’anno per ogni paziente con infezione persistente da MRSA. Tutti i ceppi di MRSA sono stati sottoposti alla caratterizzazione della cassetta SCCmec al fine di determinare se rappresentino CA-MRSA oppure HA-MRSA. I pazienti arruolati nello studio sono stati suddivisi in due gruppi in base alla persistente colonizzazione da CA-MRSA o HAMRSA (10 e 5 pazienti rispettivamente). I pazienti con concomitante infezione da gram negativi non fermentanti sono stati esclusi. E' stata valutata la variazione annuale media di FEV1 (% del predetto) nei due gruppi di pazienti. Risultati L'età media dei pazienti infettati da CA-MRSA è risultata di 14,6 anni mentre quella dei pazienti infettati da HA-MRSA è di 26,2 anni. La variazione annuale media del FEV1 nel primo gruppo di pazienti è di -1,8% mentre nel secondo +1.5%. Le differenze nell'età media e nel decremento annuale medio di nei due gruppi di pazienti appaiono rilevanti ma non risultano statisticamente significative. Discussione L'età media dei pazienti infettati da CA-MRSA e da HA-MRSA è notevolmente diversa. Questo dato conferma l'alto grado di virulenza di CA-MRSA che tende ad infettare più precocemente i pazienti FC rispetto a HA-MRSA. Il gruppo di pazienti cronicamente infettati da CA-MRSA presenta un decremento annuale del FEV1 maggiore rispetto al gruppo dei pazienti persistentemente infettato da HA-MRSA. I risultati da noi ottenuti, considerato il limitato numero di soggetti con infezione persistente da MRSA longitudinalmente studiati, non risultano significativi dal punto di vista statistico. La consistente differenza osservata nella variazione longitudinale della funzione polmonare fra pazienti cronicamente infettati da HA- e CA-MRSA richiama tuttavia l'attenzione sull'importanza di conoscere il background genetico dei ceppi di MRSA che infettano i pazienti FC poiché l’impatto clinico potrebbe essere diverso. La caratterizzazione dei ceppi con un diverso potenziale patogenetico può avere importanti conseguenze per il monitoraggio delle infezioni da MRSA sottolineando l’importanza di prevenire le infezioni croniche e di ottimizzare le strategie terapeutiche. Si ringrazia la Fondazione per la Ricerca FC che ha consentito la realizzazione di questo studio (progetto FFC#11/2009). 57 POSTER N. 14 SPONDILODISCITE E FIBROSI CISTICA. P. Moretti, S. Moretti, M. Di Sabatino, S. Rapagnani, G. Di Giandomenico, F. Collini. Centro regionale di riferimento Fibrosi Cistica Abruzzo. Ospedale “S. Liberatore” Atri (TE) Introduzione: La spondilodiscite è un'infiammazione localizzata a livello delle vertebre (spondilite) e dei dischi intervertebrali (discite) che può essere provocata da malattie infiammatorie (artrite reumatoide, artrite psoriasica e artriti infiammatorie di altra natura) o infettive (tubercolosi, brucellosi, salmonellosi, ecc), spesso causa di gravi complicanze e con potenziale elevata morbilità, raramente riscontrata nei pazienti con Fibrosi Cistica. Caso clinico: Riportiamo il caso di un ragazzo di 37 anni, affetto da Fibrosi Cistica, iniziale scompenso pancreatico in pregressa sufficienza, cirrosi epatica scompensata con encefalopatia transitoria, in lista per trapianto epatico. Altri dati anamnestici significativi: pregressa applicazione di Stent pancreatico e biliare per coliche addominali ricorrenti da stenosi del dotto di Wirsung, scarsa sintomatologia respiratoria pur in presenza di una condizione di atopia, ottimi parametri di funzionalità polmonare, colonizzazione polmonare da Escherichia Coli e Stafilococco Aureo. Obiettivi specifici: Obiettivo di questo lavoro è quello di segnalare un raro caso clinico caratterizzato da insorgenza di SPONDILODISCITE. Dati clinici: il soggetto viene ricoverato c/o il nostro Centro di Riferimento per febbre settica, senza evidenti segni di esacerbazione infettiva polmonare, trattata con lieve beneficio con terapia antibiotica intensiva e.v.; associata condizione di grave anemizzazione in soggetto con seni ematologici di ipersplenismo, corretta parzialmente con ripetute trasfusioni. Per persistenza di febbre settica e di dolori intensi al rachide lombosacrale, limitati solo dall’utilizzo di oppiacei, oltre alle comuni indagini ematologiche e all’imaging polmonare che escludeva fenomeni flogistici in tale sede, veniva effettuata Risonanza Magnetica del rachide lombo-sacrale che evidenziava “processo infettivo – infiammatorio di tipo spondilodiscitico a livello L4 – L5 con diffusa ed eterogenea alterazione di segnale dei corpi vertebrali e del disco intersomatico nella porzione medio posteriore con raccolta fluida nel contesto che si approfonda nelle spongiose delle limitanti discosomatiche contrapposte con compressione del sacco durale”. La ricerca dell’agente patogeno veniva effettuata con emocoltura (1 riscontro di Escherichia Coli) mentre il tentativo di isolamento con biopsia ossea non permetteva l’individuazione di germi patogeni. Il trattamento antibiotico prolungato produceva remissione della febbre e recupero lento e progressivo della funzionalità muscolo-scheletrica, sebbene con supporto di apparecchio di sostegno. I successivi controlli RM documentavano “riduzione della quota di tessuto infiammatorio a sviluppo paravertebrale e nel contesto dello spazio epidurale anteriore a livello L4 – L5, particolarmente per riduzione della componente fluida e della relativa impronta nel sacco durale”. Nel contempo, dal punto di vista clinico, si osservava un evidente miglioramento della sintomatologia dolorosa ed il progressivo recupero funzionale. Risultati: Ad oggi il paziente non assume più terapia antidolorifica, seppur non può essere documentata la totale guarigione come da monitoraggio co RM delle lesioni disco vertebrali. Conclusioni: Si segnala un caso di grave complicanza spondilodiscitica raramente riscontrata in letteratura, in paziente fibrocistico con grave insufficienza epatica. Oltre alla rarità della complicanza il trattamento medico e le altre eventuali opzioni terapeutiche sono state particolarmente difficoltose in considerazione della grave insufficienza epatica e delle alterazioni emato-chimiche ad essa associate. Bibliografia: 1) Luijk B, Ekkelenkamp MB, De Jong PA, Kwakkel-van Erp JM, Grutters JC, van Kessel DA, van de Graaf EA. Effective Prolonged Therapy with Voriconazole in a Lung Transplant Recipient with Spondylodiscitis Induced by Scedosporium apiospermum. Case Rep Infect Dis. 2011;2011:460313. doi: 10.1155/2011/460313. Epub 2011 Aug 1. 2) Quattrucci S, Canuzzi P, Bertasi S, Grzejdziak AD, Midulla F, Crucitti G, Melis E. Transpl Infect Dis. 2004 Mar;6(1):41-5. Spondylodiscitis after bilateral sequential lung transplantation in a patient with cystic fibrosis. 3) Zhang L, Wang JC, Feng XM, Cai WH, Yang JD, Zhang N. Eur J Orthop Surg Traumatol. 2013 Sep 17. Antibiotic penetration into rabbit nucleus pulposus with discitis. 58 POSTER N. 15 STUDIO CLINICO MONOCENTRICO, RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN DOPPIO CIECO, PER VALUTARE LA TOLLERABILITÀ E L’EFFICACIA NEL RIDURRE L’INFIAMMAZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE IN PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA DI DUE FORMULAZIONI DI SOLUZIONE IPERTONICA SALINA AL 7%, CON O SENZA ACIDO IALURONICO. A. Brivio1, S. Gambazza1, A. Biffi1, AS. Tirelli1, MC Russo1, M. D’Accico1, M. Foà1, C. Colombo1 1 Fondazione I.R.C.C.S. Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Fibrosi Cistica, Milano Razionale. In pazienti con fibrosi cistica (FC), la malattia polmonare rimane la principale causa di morbilità e mortalità. Le alterazioni nel trasporto ionico attraverso la membrana delle cellule epiteliali respiratorie determinano un ridotto volume di airway surface liquid (ASL) e una ridotta clearance mucociliare. L'impiego della soluzione salina ipertonica (dal 3 al 7%) è proposto per l’idratazione delle vie aeree e ripristino di ASL in quanto in grado, grazie al suo effetto osmotico, di richiamare acqua sull’epitelio e di ripristinare, almeno in parte, la clearance mucociliare. Obiettivi. Valutare la tollerabilità e l’efficacia nel ridurre l’infiammazione delle vie aeree respiratorie della somministrazione per via aerosolica di soluzione ipertonica al 7% con e senza ialuronato sodico 0,1% per un mese, in un campione di pazienti affetti da fibrosi cistica afferenti al CRRFC di Milano. Disegno. Studio randomizzato controllato in doppio cieco a gruppi paralleli (1:1). Metodi. Tra giugno e ottobre 2011 sono stati arruolati 39 pazienti con Fibrosi Cistica in condizioni di stabilità clinica, con patologia lieve-moderata (FEV1%pred. >40%) e randomizzati a uno dei due trattamenti, che prevedevano l’assunzione giornaliera di due fiale di soluzione ipertonica 7% con e senza ialuronato sodico 0,1%, per un periodo di 30 giorni. Spirometria e pletismografia sono state ripetute al termine dei 30 giorni di trattamento. Due campioni di espettorato per la valutazione dei markers infiammatori (IL-8, IL-6, IL-1β, IL-10, VEGF, TNF-α), e per l’esame microbiologico sono stati raccolti dopo la randomizzazione e al termine dello studio. VAS e scala tipo-Likert sono state somministrate nei due diversi tempi di valutazione per saggiare la tolleranza e la percezione delle due soluzioni in merito a tosse, irritazione alla gola e salinità. Per le caratteristiche di non normalità della distribuzione dell’outcome principale, sono stati applicati test non parametrici con significatività bilatera fissata ad alpha 0,5. I dati sono stati analizzati secondo intention to treat-complete case analysis. Risultati. Sono stati analizzati 34 pazienti, 16 (4F) nel gruppo in terapia con ipertonica salina 7% e ialuronato sodico 0,1% (SI+IS) e 18 (8F) nel gruppo sottoposto a terapia con soluzione salina ipertonica 7% (SI). Non abbiamo rilevato nessuna differenza statisticamente significativa negli indici di infiammazione considerati (outcome primario), il cui livello basale era comunque nell’atteso per le condizioni di stabilità clinica e respiratoria del campione. Dopo un mese di trattamento il FEV1% pred. è risultato statisticamente differente (P=0,0297) nel gruppo trattato con soluzione ipertonica 7% e ialuronato sodico 0,1% (106,2%) rispetto al gruppo IP (90,2%), così come FVC % pred., rispettivamente 109,8% vs. 91,2% (P=0,0047). Sebbene alla valutazione finale il gruppo SI+IS abbia riportato un indice di gradimento maggiore alla VAS rispetto alla soluzione ipertonica 7%, tale differenza non è risultata staticamente significativa. La prevalenza di sintomi come tosse, irritazione alla gola e salinità nei due gruppi non ha raggiunto differenze statisticamente significative. La somministrazione è risultata sicura, riscontrando solo due drop-out per braccio, dovuti a broncospasmo ed emoftoe. Nessuna differenza intragruppo è stata riscontrata nella variazione del FEV1% pred. dopo la prima somministrazione delle due soluzioni (P=0.6874 SI+IS e P=0,6791 nel braccio SI). Conclusioni. I risultati portano a concludere che non vi è alcuna differenza nella variazione degli indici infiammatori quando la soluzione ipertonica 7% viene somministrata con o senza ialuronato sodico 0,1%, dopo 30 giorni di trattamento. Nessuno degli outcome relativi alla tollerabilità ha raggiunto differenze statisticamente significative. Solo la funzionalità respiratoria espressa come FEV1% e FVC% ha mostrato differenze significative imputabili alla somministrazione di soluzione ipertonica 7% con ialuronato sodico 0,1% (effect size r=0.44). 59 POSTER N. 16 COMPOSIZIONE IN ACIDI BILIARI DEL SIERO DI PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA E MALATTIA EPATICA (CFRLD) DURANTE LA SOMMINISTRAZIONE A LUNGO TERMINE DI ACIDO URSODESOSSICOLICO (UDCA) 1 C. Colombo, 2A. Crosignani, 1A. Biffi, 1G. Alicandro, 1V. Daccò, 1V. Motta, 3K.D. Setchell, 1 Centro Fibrosi Cistica, Fondazione IRCSS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano, Italy 2 Medicina generale VI, epatologia e gastroenterologia medica, ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano, Italy 3 Dept of Pathology and Laboratory Medicine, Children's Hospital Medical Center, Cincinnati, Ohio, USA Razionale. Dati recenti ottenuti da studi caso controllo retrospettivi a lungo termine, suggeriscono che la precoce introduzione di terapia con UDCA (dosaggio di 20 mg/kg/day) in pazienti con Fibrosi Cistica (FC) e segni ecografici o biochimici di epatopatia, può prevenire lo sviluppo di una patologia epatica più severa. Tuttavia sono recentemente emerse perplessità sulla sicurezza del trattamento a lungo termine a causa della possibile biotrasformazione dell’UDCA in acido litocolico (LCA), composto tossico. Scopo. Scopo di questo studio è valutare i cambiamenti indotti dalla somministrazione a lungo termine di UDCA sulla composizione in acidi biliari del siero, in pazienti con FC e malattia epatica (CFRLD), utilizzando spettrometria di massa associata a gas cromatografia. Metodi. Sono stati arruolati 20 pazienti con CFRLD (11 maschi; età mediana di 16.6 anni (12.5-24.8), 11 con cirrosi e 9 con malattia epatica meno severa) in terapia con UDCA da almeno 2 anni. Sono stati raccolti due campioni di siero: uno a digiuno e il secondo dopo due ore dalla somministrazione di UDCA con la colazione del mattino. Risultati. I risultati sono espressi come mediana (IQR). La durata della terapia con UDCA è di 8.3 anni (6.3-15.4). In corso di somministrazione cronica, l’UDCA risulta essere l’acido biliare predominante nel siero, costituendo più del 50% degli acidi biliari totali (3.17 µmol/l ; 1.25-5.56). Tra gli acidi biliari primari, la concentrazione di CDCA è risultata essere di 1.86 µmol/l (1.00-4.70) mentre quella di acido colico (CA) di 0.40 µmol /l (0.24-2.70). Per quanto riguarda gli acidi biliari secondari, le concentrazioni di desossicolico (DCA) e di LCA, sono risultate essere molto basse (< 0.05 µmol/l). Dopo 2 ore dalla somministrazione della prima dose di UDCA , le concentrazioni sieriche di UDCA e CDCA aumentano significativamente rispetto al basale, 5.71 µmol/l (3.26-7.11) e 3.20 µmol/l (1.69-6.15) rispettivamente (p<0.01 per entrambi gli acidi biliari). Non sono state osservati cambiamenti nelle concentrazioni di LCA. Conclusioni. Durante terapia cronica con UDCA, nel siero di pazienti FC con CFRLD, UDCA diventa l’acido biliare preponderante, essenzialmente a spese del CA. L’aumento della concentrazione del CDCA a seguito della somministrazione di UDCA è indicativo della sua bioconversione nel β epimero. Al contrario non è stata osservata significativa bioconversione di UDCA nel più tossico LCA. I dati non supportano l’ipotesi che la terapia a lungo termine con UDCA possa influenzare negativamente la progressione della epatopatia in pazienti FC. 60 POSTER N. 17 NON PATOGENICITA’ SEVERA DELLA VARIANTE D1152H IN TRANS CON UNA MUTAZIONE FC C.Di Girgenti a, R. Messineoa, L.Virrusoa, M. Collurab, L.Terminib a: U.O. S.D. Laboratorio di Genetica Molecolare ARNAS Civico di Cristina Benfratelli Palermo b: U.O. II Pediatria,CRR FC, ARNAS Civico di Cristina Benfratelli Palermo La D1152H è una mutazione missense descritta per la prima volta in un paziente di 57 anni con lesioni polmonari medie, sufficienza pancreatica e test del sudore normale. (CFTR1 Highsmith 1992 ). E’ stata inserita nel sito CFTR2 come mutazione associata ad un fenotipo CF parziale o variabile, o come una variante neutrale. Ad oggi è ancora oggetto di studio. A tal proposito segnaliamo 3 casi come contributo ad una migliore definizione di tale variante. Si tratta di 3 pazienti adulti (2 maschi e 1 femmina) di età compresa tra 30 e 40 anni, giunti alla nostra osservazione per problemi di sterilità. Caso1: soggetto di sesso maschile di 31 anni con CABVD risultato eterozigote composto R1158X\D1152H Caso2: soggetto di sesso maschile di 41 anni con CABVD risultato eterozigote composto W1282X\D1152H Caso3: soggetto di sesso femminile di 30 anni, risultato eterozigote composto 2789+5G->A \D1152H In tutti e tre i casi la D1152H è presente in trans. Nessuno dei soggetti presenta problemi respiratori e disturbi intestinali, il test del sudore in due casi è negativo mentre è borderline nel paziente con genotipo R1158X\D1152H. Solo l’eterozigote composto W1282X\D1152H presenta un quadro di poliposi nasale. In conclusione i nostri dati confermano la variabilità fenotipica di tale mutazione: da variante neutrale (caso3) a forma atipica (caso 1 e 2 ). 61 POSTER N. 18 STUDIO DI MECCANISMI ANTI-INFIAMMATORI DELL’ AZITROMICINA: DALL’ EPITELIO BRONCHIALE UMANO CON FIBROSI CISTICA ALL’ IMAGING DELL’ATTIVAZIONE DI NF-KB IN VIVO. F. Stellaria, C. Ciganab, G. Bergaminid, C. Soriod, F. Ruscittie, G. Villettia, B. Assaelc and P. Melottic a In Vivo Pulmonary Pharmacology Unit, Pre-Clinical R&D, Chiesi Farmaceutici S.p.A, Parma, Italy. b Infections and Cystic Fibrosis Unit, Division of Immunology, Transplantation and Infectious Diseases, San Raffaele Scientific Institute, Milan, Italy. c Cystic Fibrosis Center, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Verona, Italy. d Department of Pathology and Diagnostics, General Pathology Section, University of Verona, Italy. e Department of Biomedical Biotechnological and Translational Sciences University of Parma, Italy. OBIETTIVI Il macrolide azitromicina (AZM) è raccomandato nel trattamento di malattie infiammatorie croniche come la panbronchiolite diffusa, la fibrosi cistica (FC) e la broncopneumopatia cronica ostruttiva grazie agli effetti anti-infiammatori osservati e nonostante non se ne conosca ancora esattamente il meccanismo d’azione. Lo scopo del nostro studio consiste nel confrontare gli effetti di questo farmaco sull’attivazione del fattore di trascrizione NF-kB in vivo e in vitro. MATERIALI E METODI E’stata utilizzata la linea di cellule delle vie aeree con fenotipo FC 16HBE14o-AS3. L’espressione di alcuni marcatori pro-infiammatori, la cui trascrizione è sotto il controllo di NF-kB, quali il fattore di necrosi tumorale (TNF) α, l’interleuchina ( IL) 8, l’ IL-6 e la molecola di adesione intercellulare (ICAM) 1 è stata valutata mediante qPCR in cellule trattate con lipopolisaccaride (LPS) in presenza o assenza di AZM. RISULTATI E’ stato osservato che l’incubazione con LPS alla concentrazione di 10μg/ml aumenta nelle 16HBE14o-AS3 l'espressione di mRNA di IL-8, TNF-α, IL-6 e ICAM-1 , rispettivamente, di circa 2.8, 3, 2.7 e 3.4 volte (n = 5, p <0.001). Il pretrattamento con AZM alla concentrazione 10μM ha inibito l' aumento di espressione indotto da LPS di IL-8 , TNF-α e IL-6 di circa il 30%, 40%, e 35% rispettivamente (n = 5, p <0.05 ), mentre non si è verificata alcuna riduzione di induzione di ICAM-1. Successivamente, la tecnica non invasiva di imaging di bioluminescenza (BLI) in vivo dell’attivazione di NF-kB è stata applicata per monitorare l’ effetto anti-infiammatorio di AZM in un modello murino in cui è stata indotta l’infiammazione polmonare da LPS. L’induzione del reporter NF-kB Luc è stato osservata già 2h dopo la somministrazione intratracheale di LPS ed è ulteriormente aumentata 4 ore dopo il trattamento, fino a 10 volte rispetto al basale. Il segnale è diminuito dopo 24 h. Il pretrattamento con AZM a 100-600 mg/kg al giorno per via orale ha determinato un aumento di induzione di NF-kB Luc pari a 8 e 4.5 volte rispettivamente in confronto al basale, causando quindi una inibizione del 29-56% del segnale del reporter Luc se confrontato con i topi controllo trattati con LPS. L’azitromicina ha determinato una riduzione nel lavaggio broncoalveolare murino (BAL) del numero totale dei globuli bianchi e di reclutamento dei neutrofili nelle vie aeree 24 ore dopo la somministrazione di LPS con un'efficacia paragonabile a quella osservata per l' inibizione del segnale di NF-kB Luc osservata mediante BLI. Un gruppo selezionato di citochine, up-regolato dopo l’esposizione a LPS (dato ottenuto da ELISA), è stato significativamente down-regolato da AZM in modo dose -dipendente: TNF α, eotassina, fattore stimolante le colonie granulocita rie (G-CSF ), IL6, IL9 e proteina chemotattica per i moonociti (MCP 1). CONCLUSIONI Abbiamo dimostrato quindi che AZM inibisce l’ infiammazione polmonare indotta da LPS e questa attività anti-infiammatoria è correlata con l' inibizione dell'attivazione di NF-kB nel polmone, come rilevato da BLI in vivo . Questo approccio offre nuove opportunità di monitorare in modo non invasivo l'efficacia di composti anti-infiammatori in una vasta gamma di modelli animali di malattie umane tra le quali la FC. Questo studio è stato finanziato dalla Lega Italiana Fibrosi Cistica Associazione Veneta Onlus e dalla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Italiana (FFC #17/2006, FFC #15/2008) 62 POSTER N. 19 PREVALENZA DELLE MUTAZIONI CFTR IN UNA COORTE DI SOGGETTI INDAGATI PER INFERTILITA’ G. Smaldorea, A. Girardia, R. Penitentea, E. Scavonea, M. Cristallob, D. Salvatorec, A. Picernoa a U.O. Laboratorio di Patologia Clinica - Azienda Ospedaliera S. Carlo b Università degli studi di Basilicata/Università degli studi di Bari c Centro Regionale Fibrosi Cistica - Potenza Lo screening delle mutazioni del gene CFTR è un test di elezione nel protocollo di studio dei candidati alle tecniche di fecondazione assistita, sia per l’elevata prevalenza dei portatori sani nella popolazione (1:27) sia perché circa l’80% dei casi di infertilità maschile è riconducibile a mutazioni del gene CFTR. In questo studio abbiamo riportato i risultati dello screening per Fibrosi Cistica (CF) di pazienti afferenti al nostro laboratorio che dal gennaio 2002 a dicembre 2012 si sono sottoposti agli accertamenti suggeriti dalle linee guida per il corretto utilizzo dei test genetici nelle coppie infertili. L’analisi del gene è stata eseguita utilizzando un kit commerciale per analisi di I livello che identifica 36 mutazioni più frequenti e del poly T( 5-7-9) dell’introne 8 del gene CFTR. Non è stato possibile analizzare, a completamento, il polimorfismo TG (timina - guanina) essenziale per stabilire la “pericolosità” del 5T. Con i dati della popolazione considerata, composta da 1364 soggetti (671 femmine e 693 maschi), è stata effettuata un’analisi descrittiva del fenomeno, riportando la frequenza delle mutazioni sia in termini assoluti che relativi alle mutazioni CF riscontrate. La ∆F508 è sempre la mutazione che presenta maggiore frequenza con un’incidenza pari al 3.8 % dell’intera popolazione di riferimento; la frequenza delle altre mutazioni studiate presenta le seguenti percentuali di incidenza: G542X 0.36%, R347P 0.22%, N1303K 0.14%, 2789+5G-A,3272-26A-G e R117H 0.07% ed una incidenza di 0.86% per il polimorfismo I148T . Tra coloro che presentano una mutazione genetica, il 67.5% è costituito dalla mutazione ∆F508. Differenze significative emergono tra i due sessi sul manifestarsi della predetta mutazione. Per quel che riguarda la presenza del polimorfismo T è stata evidenziata una notevole incidenza della ∆F508 associata alla presenza del 7T/9T nel 64.8% e una incidenza del 13% della ∆F508 associata alla presenza del 5T/ 9T. In assoluto la presenza del poly T è stata riscontrata con una incidenza pari al 79.73% per il 9T, al 13.97% per il 7T e al 6.30% per il 5T completamente sovrapponibile ai dati della popolazione generale. Bibliografia: -European Journal of Human Genetics (2002) 10, 303-312 Guidelines for the appropriate use of genetic tests in infertile couples - Gynecol Endocrinol. 2011 Jul;27(7):453-7. Genetic screening in Italian infertile couples undergoing intrauterine insemination and in vitro fertilization techniques: a multicentric study -Biochimica Clinica, 2008, vol. 32, n. 2 77 -Fertil Steril. 2008 Apr ;89(4):800-8. Genetic screening in 2,710 infertile candidate couples for assisted reproductive techniques -Eur J Hum Genet. 2005 Aug;13(8):959-64 Screening of mutations in the CFTR gene in 1195 couples entering assisted reproduction technique programs. -Cyst Fibros. 2008 Sep;7(5):450-3 The prevalence of cystic fibrosis in the European Union. 63 POSTER N. 20 CF-25 MICROARRAY PER LA DIAGNOSI DELLA FIBROSI CISTICA (CF) A. Venturaa, C. Mülleraa a Astra Biotech GmbH, Luckenwalde – Germany Obiettivi specifici: Lo screening della CF è basato sul dosaggio della concentrazione sierica della tripsina immunoreattiva (IRT) associato al test del sudore. Anche se questi metodi sono considerati gold standard in molti paesi possono produrre risultati falsi positivi o falsi negativi ritardando in quest'ultimo caso una diagnosi precoce. L'introduzione dei test genetici nei protocolli di screenig permette una maggiore precisione della diagnosi, inoltre la ricerca delle mutazioni del gene CFTR permette l'individuazione dei portatotori nelle coppie che pianificano una gravidanza, le indagini prenatali e l'individiazione di problemi di infertilità maschile. Finora, nel gene CFTR sono state descritte più di 1500 mutazioni. Tuttavia, meno di 20-30 di esse (a seconda della popolazione) è causa di un fenotipo grave con una frequenza maggiore dell'0,1%. Pertanto, il test genetico per la fibrosi cistica si basa soprattutto sulla individuazione delle mutazioni più frequenti, che conferiscono una copertura complessiva del 95%. Recentemente, AstraBiotech GmbH ha sviluppato con successo un test genetico per la diagnosi della CF basato sulla tecnologia dei microarray. Il test è stato progettato per la rapida rilevazioni simultanea di 25 mutazioni, 16 delle quali sono le più comuni nelle popolazioni paneuropea. In aggiunta alle mutazioni raccomandate dall'ACMG, sono state introdotto le nove mutazioni più frequentemente nei gruppi etnici dell'Europa orientale. La lista di mutazioni rilevate: F508del, Dele2/3, G85E, 621+1G>T, R334W, R347P, R347H, 1078delT, I507del, R1162X, S1196X, 3732delA3821delT, 3849+10kbC>T, W1282X, N1303K, 1677delTA, G542X, G551D, R553X, 1717-1G>A, 2143delT, 2184insA, 2183AA>G, 2789+5G>A. Questo pannello di mutazioni può coprire il 95% dei casi di CF nella quasi totalità dell'Europa. In Italia questo test sarebbe in grado di individuare solo il 75% delle mutazioni, per questo motivo è in fase di validazione un test con un pannello di 25 mutazioni dedicato alla diagnosi della CF in Italia. Materiali e metodi: I campioni di DNA per il test possono essere estratti da sangue intero, brushes boccali o dried blood spots. La metodologia utilizzata è basata sul principio di ibridazione inversa. Le sonde fluorescenie sono generate da PCR asimmetrica e sono ibridizzate con gli oligonucleotidi bersaglio del CF25 microarray, sia in forma mutata che wild type. Il CF-25 microarray è compatibile con la maggior parte degli scanner laser progettati per il rilevamento delle sonde Cy5-etichettati (633 nm) in formato diapositiva. Risultati: La validazione interna del CF-25 microarray è effettuata utilizzando campioni di DNA di riferimento clinicamente disponibili da pazienti CF portatori di 16 delle 25 mutazioni del pannello. Le restanti 9 mutazioni sono state rilevate utilizzando ampliconi sintetici. I risultati ottenuti con l'CF-25 microarray sono conformi con i genotipi dei campioni di DNA di riferimento. Negli studi clinici sono stati analizzati 116 campioni "alla cieca" ( 112 DNA isolati, 1 dried blood spot e 3 campioni di sangue intero). Le mutazioni riscontrate sono sovrapponibili a quelle rilevate con tecniche molecolari alternative (sequenziamento con metodologia Sanger). La sensibilità del test è stata riscontrata con una concentrazione di DNA>1ng/ml. Mentre la velocità di esecuzione di 10 campioni si aggira sulle 5 ore. Conclusioni: La tecnologia dei microarray permette la rapida individuazione simultanea di 25 mutazioni da una ridotta quantità di materiale genetico senza la necessità di costose attrezzature per l'idridazione. Inoltre la possibilità di poter scegliere tra kit dedicati a differenti aree geografiche consente una maggiore specificità della diagnosi. 64 POSTER N. 21 FIBROSI CISTICA ATIPICA: SVILUPPO DI UN NUOVO KIT DIAGNOSTICO PER L’IDENTIFICAZIONE DEI POLIMORFISMI NEI GENI ENaC A. Renesto(a,d) K. Bortolozzo(a) C. Savio(a) D. Paladin(a) A. Tamanini A(b) C. Zampieri(b) F. Cioffi(b) G. Cabrini(c) G.C. Guidi(b) M.C. Dechecchi M.C.(b) a) AB ANALITICA s.r.l. - Padova; b) Laboratorio di Patologia Molecolare-Laboratorio Analisi dO, DAI Patologia e Diagnostica, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona; c) Laboratorio di Anatomia Patologica, DAI Patologia e Diagnostica, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona; d) Dipartimento di Biologia, Università di Padova. OBBIETTIVI SPECIFICI Negli ultimi anni la grande eterogeneità di sintomi e di quadri clinici collegati alla fibrosi cistica ha fatto focalizzare l’attenzione della ricerca scientifica sull’esistenza e sul ruolo dei geni modificatori. Tra questi i geni del canale epiteliale del sodio (ENaC) sono stati oggetto di diversi studi: un’aumentata corrente sodica attraverso gli ENaC è alla base della fisiopatologia della fibrosi cistica, per cui mutazioni in questo gene sono tra le prime candidate nel causare patologie CF-like. Il sequenziamento diretto ha permesso di analizzare le frequenze dei polimorfismi nei 3 geni codificanti le subunità ENaC, in pazienti con fenotipo riconducibile a fibrosi cistica atipica ed una sola o nessuna mutazione nel gene CFTR. Un significativo aumento dell’incidenza di alcune varianti nel gruppo dei pazienti rispetto a quello dei controlli, ha suggerito un coinvolgimento dei geni ENaC attraverso un meccanismo poligenetico (1, 2). Obiettivo di questo progetto di ricerca (3) è stato lo sviluppo di un metodo molecolare per l’identificazione dei più significativi polimorfismi dei geni ENaC diverso dal sequenziamento e più adatto ad una facilitata introduzione nella pratica clinica. MATERIALI E METODI AB ENaC TYPE è un test genetico che è stato sviluppato per l’identificazione di nove polimorfismi e mutazioni nelle subunità ENaC α e β, precedentemente descritti da diversi gruppi di ricerca. Il metodo prevede un’unica PCR multiplex per l’amplificazione delle subunità α e β, seguita dall’ibridazione dell’amplificato con 18 sonde oligonucleotidiche depositate su strip di nitrocellulosa, disegnate per rilevare la presenza delle mutazioni F61L, V114I e dei polimorfismi R181W, W493R nel gene SCNN1A e S82C, P267L, G294S, E539K, 1670-2A>G nel gene SCNN1B. La validazione di ciascuna sonda è stata effettuata mediante l’utilizzo di DNA, estratto da sangue o tampone buccale, di individui portatori dei polimorfismi in esame. Costrutti sintetici di DNA, opportunamente progettati, sono stati utilizzati per la validazione delle sonde dei polimorfismi più rari. Allo scopo di valutare le performance del test e la sua usability, sono stati analizzati una serie di campioni con fenotipo riconducibile a fibrosi cistica atipica unitamente ad un gruppo di controllo. RISULTATI Tra i campioni con fenotipo CF-like ed una o nessuna mutazione sul gene CFTR sono stati riscontrati in eterozigosi i polimorfismi R181W, W493R, P267L, G294S, E539K, 1670-2A>G e S82C. Nel gruppo di controllo, costituito da 100 individui fenotipicamente sani, sono stati riscontrati i polimorfismi R181W, W493R e S82C. Le frequenze alleliche nel gruppo di controllo rispecchiano quelle descritte per la popolazione europea (www.1000 Genomes.org). La presenza di tutti i polimorfismi rilevati in entrambi i gruppi è stata confermata mediante sequenziamento. CONCLUSIONI Il test AB ENaC TYPE permette la simultanea identificazione dei polimorfismi nei geni SCNN1A e SCNN1B. L’ottima usability del test può consentire una facilitata introduzione nella pratica clinica della ricerca dei polimorfismi ENaC, permettendo un approfondimento epidemiologico della loro correlazione con la sintomatologia della fibrosi cistica atipica. 1. Sheridan M.B. et al. “Mutations in the beta-subunit of the epithelial Na channel in patients with a cystic fibrosis-like Syndrome”. Human Molecular Genetics 2005, Vol. 14, No. 22 3493–3498 2. Azad A.K et al. “Mutations in the Amiloride-Sensitive Epithelial Sodium Channel in Patients With Cystic Fibrosis-Like Disease”. Hum Mutation 2009: 30:1093–1103. 3. Progetto PRIHTA 2009, responsabile scientifico Dechecchi MC, nell’ambito del “Programma per la Ricerca, l’Innovazione e l’HTA” della Regione Veneto. 65 POSTER N. 22 4168 del CTAAGCC IN OMOZIGOSI: FIBROSI CISTICA AD ESPRESSIVITA’ COMPLETA C. Di Girgentia ,L. Virrusoa, R. Messineoa, C. Lucantob. a: U.O.s.d. Laboratorio di Genetica Molecolare ARNAS Civico Di Cristina Benfratelli Palermo. b: U.O.S. Fibrosi Cistica e Gastroenterologia Pediatrica Policlinico Messina. La mutazione 4168delCTAAGCC è stata descritta nel 2005 (CFTR 1 Torricelli) in un paziente di origine italiana di anni 23, diagnosticato all’età di 23 mesi, con insufficienza pancreatica, malattia polmonare, infezione cronica da Pseudomonas, test del sudore Cl 117 mEq/L e con mutazione non nota sull’altro allele. Nel nostro laboratorio la delezione 4168delCTAAGCC è stata riscontrata in omozigosi in due pazienti con fibrosi cistica ad espressività completa, di origine siciliana e di anni 15 e 13. Si tratta di due fratelli pervenuti alla nostra attenzione per la genotipizzazione. Presentavano test del sudore rispettivamente di 85 mEq/L su 170 mg e 125 mEq/L su 160 mg, addensamento polmonare e scarsa crescita già all’età di 4 mesi, colonizzazione da Pseudomonas, colonizzazione da Stafilococco, poliposi nasale e insufficienza pancreatica. È’ stato eseguito lo studio di primo livello ed essendo risultato normale si è proseguito con la ricerca delle delezioni e sequenziamento di tutte le porzioni codificanti del gene e delle parti introniche fiancheggianti. Nell’esone 22 è stata riscontrata in omozigosi la mutazione deletion of CTAAGCC from 4168 e in omozigosi la sostituzione del nucleotide 4179 C->T. Il genotipo è stato confermato con lo studio dell’esone 22 dei genitori (consanguinei, nonni I cugini) risultati entrambi, come atteso, eterozigoti per la mutazione 4168delCTAAGCC ed eterozigoti per la sostituzione del nucleotide 4179 C->T . Questa osservazione permette di definire con certezza che tale mutazione in omozigosi è causa di fibrosi cistica classica. In particolare, poichè la mutazione determina la delezione dell’ aa 1346 Leu (CTA), dell’ aa 1347 Ser (AGC) e la delezione del primo nucleotide dell’His (CAT) aa 1348, si avrà uno shift che a partire dall’ aa 1348 porterà ad una sequenza aminoacidica diversa nella proteina. Nei nostri soggetti si ha inoltre la sostituzione al nt 4179 C->T che determina a sua volta il cambiamento della Ala in Val. Concludiamo che la mutazione 4168delCTAAGCC in omozigosi associata in cis con la sostituzione al nt 4179 C->T, come nel nostro caso, determina un quadro di FC classica. Tenuto conto che essa è già causa di frameshift, si potrebbe ipotizzare che già da sola darà lo stesso fenotipo . Tale caso inoltre ci deve fare riflettere sulla possibilità di prendere in considerazione il test del DNA per FC sulle coppie di consanguinei in età fertile. 66 POSTER N. 23 VALUTAZIONE DI VANCOMICINA IN AEROSOL NEI PAZIENTI PEDIATRICI CON FIBROSI CISTICA (FC): L’ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO F. Luccaa, G. Mamprin.b, M. Barbisanb, L. Da Dalta,c, M. Rosb a Università di Padova b UOS Fibrosi Cistica Treviso c UOC Pediatria Treviso Obiettivi specifici: Lo Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA) è un patogeno emergente implicato sempre più frequentemente nella colonizzazione cronica delle vie aeree dei pazienti con FC, con una prevalenza che negli ultimi 10 anni ha raggiunto il 25.9% delle colture dell’apparato respiratorio. Il riconoscimento del MRSA nei pazienti FC è stato associato a trattamenti più aggressivi e al deterioramento della funzione respiratoria, riflettendo la maggior gravità della malattia. Nella pratica clinica una potenziale opzione terapeutica è la vancomicina in aerosol. Il nostro scopo era quello di determinare il beneficio correlato all’inalazione cronica di vancomicina nei pazienti pediatrici con FC e colonizzazione cronica da MRSA. Materiali e Metodi: E’ stata condotta una revisione retrospettiva dell’esperienza del Centro FC di Treviso, estraendo i dati dal database elettronico. Gli endpoints valutati erano la necessità di antibioticoterapia per esacerbazione polmonare, la variazione in funzionalità polmonare e i valori di minima concentrazione inibente (MIC) della vancomicina nei confronti del MRSA presente nell’escreato, eseguito ogni 1-3 mesi. Risultati: La prevalenza della colonizzazione da MRSA nella popolazione afferente al Centro di Treviso era 7.74%. Tre pazienti (età 12, 13, 17 anni) sono risultati idonei all’inclusione per la valutazione. La vancomicina in aerosol (250mg di preparazione iniettabile ricostruita in 5 ml di distillata sterile, 2 volte al giorno) era stata iniziata rispettivamente dopo 28, 29, 83 mesi di colonizzazione cronica da MRSA, previa esecuzione di un challenge in regime ambulatoriale per valutarne la tollerabilità (spirometria basale, poi ripetuta a 30 minuti dalla fine dell’inalazione). Al momento della valutazione, la vancomicina era stata somministrata per 33, 25, 28 mesi rispettivamente. Tutti i pazienti hanno evidenziato una riduzione dei cicli di antibioticoterapia durante il trattamento con la vancomicina (da 0.4 a 0.09/mese, da 0.27 a 0.12/mese, da 0,48 a 0,14/mese). Nessuno dei pazienti ha presentato un incremento significativo nel FEV1% predetto mentre due pz hanno mostrato un incremento significativo di FEF25-75%predetto. Un paziente ha presentato una diminuzione nella varianza sia del FEV1%pred sia del FEF25-75%pred. Non c’è stata alcuna differenza tra i valori di MIC della vancomicina sul MRSA isolato nell’escreato prima e dopo l’avvio della terapia inalatoria con vancomicina. In tutti i pazienti durante il trattamento con vancomicina è stato isolato P.aeruginosa, ed essi si sono rivelati responsivi al trattamento eradicante. Conclusioni: L’utilizzo di vancomicina inalatoria, empiricamente impiegata in molti centri FC, è descritto in letteratura, anche se al momento attuale mancano trial controllati randomizzati. È attualmente in fase 2 lo studio di una formulazione in polvere per inalazione di vancomicina, a testimonianza della necessità di dare risposta all’aumentata prevalenza delle infezioni da MRSA La nostra esperienza suggerisce un ruolo terapeutico promettente della vancomicina in aerosol nei pazienti FC pediatrici con colonizzazione cronica da MRSA, data la riduzione del numero di esacerbazioni e della necessità di trattamento antibiotico, a fronte di una inalterata suscettibilità di MRSA alla vancomicina almeno nel breve periodo considerato. Da questi primi dati si potrebbe dedurre un’influenza della terapia antibiotica con vancomicina in aerosol sulla stabilità dell’andamento clinico dei pazienti pediatrici colonizzati da MRSA. Il limite di questa revisione è sicuramente il ridotto numero di pazienti inclusi; una valutazione di una popolazione più ampia, magari tramite uno studio retrospettivo multicentrico, è necessaria. 67 POSTER N. 24 ANALISI MOLECOLARE DEL GENE CFTR ESEGUITA CON DUE NUOVI KIT BASATI SU PCR ALLELE SPECIFICA PER LA RILEVAZIONE DELLE 64 MUTAZIONI PIÙ FREQUENTI NELLA POPOLAZIONE ITALIANA S. Falconi a, C. Centrone a, A. Mariottini a, B. Minuti a, V. Formica a, L.Berti a, F.Torricellia a SOD Diagnostica Genetica, AOU Careggi, Firenze OBIETTIVI SPECIFICI: La Fibrosi Cistica (FC, OMIM 219700) è una malattia autosomica recessiva causata dalla presenza di mutazioni in entrambi gli alleli del gene Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator (CFTR). Sono state descritte fino ad oggi più di 1.800 mutazioni,la frequenza delle quali risulta eterogenea e caratteristica per area geografica.L’elevato tasso di eterogeneità della nostra popolazione ci costringe oggi ad usare vari tipi di test per ottenere un accettabile grado di rivelazione con conseguente aumento dei costi, tempi di refertazione più lunghi e la necessità di avere sempre pronte metodiche diverse. Lo scopo del progetto è stato quello di analizzare 36 tra le mutazioni più frequenti a carico del gene CFTR usando il kit Devyser CFTR Core nella popolazione di neonati delle regioni Toscana e Umbria e in un secondo momento analizzare parte dei campioni con il Devyser CFTR Italia (pannello che aggiunge ulteriori 28 mutazioni). L’utilizzo dei due kit permette di raggiungere una buona detection rate nella popolazione studiata con una notevole diminuzione dei tempi di lavoro e soprattutto una drastica riduzione dei costi rispetto ad un ipotetico percorso standard che prevede sequenziamento e studio delle grandi delezioni. MATERIALI E METODI: Sono stati utilizzati2384 campioni di DNA estratti da sangue adsorbito su carta Guthrie per il kit Devyser CFTR Core, successivamente 1052 di questi sono stati usati per il kit Devyser Italia. I campioni sono stati trattati in modo completamente anonimo. Il DNA genomico purificato è stato amplificato usando il Devyser CFTR Core e Italia seguendo le istruzioni per l’uso del produttore. Entrambi i kit, basati su PCR allele specifica, sono usati per l’analisi qualitativa delle mutazioni nel gene CFTR. Per ciascun kit l’analisi viene eseguita mediante due mix per l’amplificazione (mix1 wild type e mix2 mutati). I frammenti amplificati con la PCR sono stati analizzati usando un 3730 DNA Analyzer (AppliedBiosystems), in accordo con le istruzioni del produttore. L’interpretazione dei dati è stata eseguita usando il software GeneMapper4.1 (AppliedBiosystems). RISULTATI: Con il Devyser CFTR Core sono stati analizzati 2384 campioni. Tra le mutazioni individuate la più frequente come atteso, risulta essere la c.1521_1523delCTT (p.Phe508del, F508del) con una frequenza del 67,3%. Tra le altre la c.1624G>T (p.Gly542*, G542X) e la c.3909C>G (p.Asn1303Lys, N1303K) hanno una frequenza superiore al 5%. Con il kit Devyser CFTR Italia sono stati analizzati 1052 campioni, 21 dei quali risultati positivi per una delle mutazioni studiate definendo una frequenza circa del 2% rispetto al campione analizzato.Tutte le mutazioni individuate compaiono una sola volta ad eccezione della L997F che invece è stata riscontrata in 15 campioni con una frequenza del 1,42% sul totale. CONCLUSIONI: La prestazione complessiva dei due Devyser CFTR è stata molto affidabile, i test sono semplici da usare richiedendo una ridotta manualità e conducendo a risultati di chiara e oggettiva interpretazione. I due pannelli permettono di raggiungere nella nostra popolazione, una detection rate di circa il 90%. L’aggiunta del Devyser CFTR Italia eseguito successivamente al Devyser CFTR Core permette di aumentare la detection rate individuando campioni mutati già al primo livello senza la necessità di eseguire MLPA e sequenziamento. Ciò comporta una diminuzione dei tempi di lavoro e soprattutto una drastica riduzione dei costi. 68 POSTER N. 25 ASSISTENZA DOMICILIARE IN PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA: IL NOSTRO PROGETTO F.R. Grisorio, I. Chinellato, M.A. Ciciretti, A. Battaglino, G.Cannone, N.D’aluisio, L. Fasano, G. Palumbo, G. Piazzolla, G.Specchio, P. Vitullo, P.Cialdella, L.Ratclif S.S. Fibrosi Cistica, Ospedale “G. Tatarella”, Cerignola (FG) INTRODUZIONE: La parola chiave del processo assistenziale dei pazienti cronici è integrazione tra i diversi setting (ospedale e territorio) e tra i diversi professionisti. Il paziente cronico può presentare la necessità di cure in regime diverso: ricovero, dimissione “protetta”, cure domiciliari. Dal 1° gennaio 1994 in Italia è in vigore la Legge 23 dicembre 1993, n. 548 “Disposizioni per la prevenzione e la cura della Fibrosi Cistica” (FC). In particolare l’articolo 5 della legge è specificatamente dedicato all’assistenza ospedaliera e domiciliare: “I centri provvedono alla cura e alla riabilitazione dei malati di fibrosi cistica sia in regime di ricovero ospedaliero, sia in regime ambulatoriale e di day-hospital, sia a domicilio. Le cure a domicilio sono assicurate in regime di ospedalizzazione domiciliare continuativa, su richiesta del paziente o del suo tutore, con la collaborazione del medico di libera scelta e con il sostegno di personale medico, infermieristico e riabilitativo e di personale operante nel campo dell’assistenza sociale, adeguatamente preparato dai centri”. OBIETTIVO: migliorare la gestione clinica e la compliance dei pazienti affetti da FC attraverso l’adozione del progetto di assistenza domiciliare, approvato dalla ASL Foggia. MATERIALI E METODI : Dal febbraio 2013, la stessa U.O., ha dato l’avvio al servizio di assistenza domiciliare (A.D.) per tutti i pazienti dei comuni della ASL FG, che soddisfino determinati criteri: - Pazienti in terapia antibiotica dimessi dall’ospedale (dimissione protetta) con possibilità di continuare la terapia a domicilio, con farmaci ospedalieri. - Pazienti in ventiloterapia e/o ossigenoterapia. - Pazienti in lista di trapianto polmonare. - Pazienti con scarsa/assente compliance per motivi psico-socio-culturali. - Pazienti in alimentazione forzata (PEG- sondino naso/gastrico). - Pazienti con nuova diagnosi (per verifica compliance terapeutica). L’organizzazione dell’A.D. prevede che l’equipe del Servizio ospedaliero, composta da un medico, un infermiere e un fisioterapista, si rechi sul territorio (domicilio del paziente) a cadenza settimanale. Durante la visita vengono effettuati controlli clinici, eventuali esami di laboratorio, emogasanalisi arteriosa/arterializzata, test funzionali (spirometria e saturimetria), verifica di piani terapeutici, riabilitativi e compliance del paziente. Il progetto è sostenuto dai Fondi Regionali di Prevenzione e Cura della Fibrosi Cistica e costituisce un unicum in Puglia per tale patologia. Abbiamo confrontato gli indicatori di struttura (numero dei pazienti ricoverati, giornate di degenza complessive e media, tasso di utilizzo) del primo semestre 2013 con gli stessi del primo semestre 2012. Ci siamo proposti di valutare anche alcuni indicatori di risultato; in particolare eseguiremo una comparazione all’inizio ed alla fine della terapia a domicilio ed in ospedale relativamente a: - Delta del FEV1 - Necessità di nuovo trattamento (giorni intercorsi tra la fine della terapia e una nuova riacutizzazione) - Andamento ponderale RISULTATI: i nostri dati dimostrano che l’introduzione della domiciliare nel 2013 ha determinato - Riduzione del numero complessivo dei ricoveri FC, con garanzia di terapia domiciliare protetta - Riduzione delle giornate di degenza complessiva ospedaliera (-186 giorni nei pazienti FC ricoverati per riacutizzazione, abbisognevoli di terapia antibiotica e.v. ) - Riduzione del tasso di utilizzo del 30% per la patologia FC, con conseguente incremento del numero dei ricoveri di pazienti affetti da patologie respiratorie non FC o conseguenti a patologie neuromuscolari. CONCLUSIONI: il sistema adottato, seppur valutato su dati preliminari, ha permesso al servizio di rispondere più adeguatamente alla richiesta di assistenza di pazienti complessi/cronici, con la garanzia di una compliance adeguata e monitorata ed assicurando una migliore qualità di vita al paziente.L’analisi di parametri di risultato ci permetterà di valutare l’efficacia della terapia in ospedale rispetto a quella eseguita a domicilio in modo da individuare setting di pazienti che potrebbero ottenere risultati migliori con un trattamento a domicilio. Nell’immediato futuro tale progetto verrà esteso anche a pazienti afferenti da altri distretti regionali. 69 POSTER N. 26 FISIOTERAPIA RESPIRATORIA IN FIBROSI CISTICA : CONFRONTO TRA TECNICA VEST E TRAMPOLINO ELASTICO F.R. Grisorio, I. Chinellato, M.A. Ciciretti, A. Battaglino, L. Ratclif S.S. di Fibrosi Cistica, Ospedale G. Tatarella, Cerignola (FG) OBIETTIVO: valutare quale ausilio fisioterapico tra sistema Vest jacket (o HFCWO, ovvero High Frequency Chest Wall Oscillation) e trampolino elastico, associato alla Pep mask, produce risultati maggiori in termini di quantità di escreato ed aumento del FEV1. MATERIALI E METODI: selezionati 8 pazienti (4 F, 4 M; età tra 11-38 anni) con le seguenti caratteristiche : - Infezione cronica da Gram positivi ( 2 colonizzati da Staphylococcus aureus ) o da Gram negativi ( 5 da Pseudomonas aeruginosa e 1 da Burkholderia cepacia) - No limitazioni/affezioni muscolari e/o articolari ad arti inferiori e colonna vertebrale - No alterazione cardiovascolare né dispnea da sforzo - Quadro radiografico caratterizzato da ispessimento dell’interstizio peribroncovascolare con associate bronchiectasie piene di secreti - Ridotta quantità di escreato emesso durante le sessioni di fisioterapia (FKT) - Più di 3 riacutizzazioni negli ultimi 12 mesi con conseguente ricovero non inferiore a 14 gg. Due dei pazienti arruolati disponevano presso il proprio domicilio di un sistema Vest, gli altri sei lo hanno provato durante i ricoveri. Gli stessi pazienti, in ricoveri successivi, si sono sottoposti a fisioterapia con trampolino e Pep. Tutti i pazienti hanno eseguito una spirometria il 1° giorno di ricovero, a metà ciclo ed alla dimissione. Durante tutti i ricoveri, prima di ogni sessione fisioterapica hanno eseguito terapia aerosolica con soluzioni saline/ipertoniche, DNAse e broncodilatatori . La FKT con Vest e Pep prevedeva 3 cicli da 7 minuti ciascuno, a frequenza di oscillazione tra 10 e 16 Hz, intervallati da cicli di 15 respiri con Pep, seguiti da espirazioni forzate. Invece le sessioni di FKT con trampolino e Pep prevedevano 3 cicli da 15 respiri ciascuno con Pep, intervallati da 1 a 3 minuti di salti sul trampolino e infine espirazioni forzate. Sia le sessioni di fisioterapia con Vest-Pep sia quelle con trampolino-Pep erano di 3/die. La Vest consiste in un generatore di aria pulsatile a frequenze variabili (generalmente comprese tra i 5 e i 20 Hz valori che riproducono le frequenze del battito ciliare cellulare nelle vie aeree), che collegato ad un giubotto indossato dal paziente, lo gonfia e lo sgonfia provocando cicli di compressione e rilascio della parete toracica. L’effetto è paragonabile a dei “piccoli colpi di tosse “che provocano il distacco del muco e la sua mobilizzazione. L’effetto del trampolino elastico è basato sulla tecnica del “Rebounding”,ovvero del rimbalzo, durante il quale, le forze di gravità, di accelerazione e decelerazione che agiscono sul soggetto, allineandosi in un’unica verticale, azionano la pompa muscolare e linfatica, determinando una mobilizzazione dei fluidi corporei, nonché delle secrezioni bronchiali e una migliore ossigenazione tessutale. Inoltre ai pazienti è stata somministrata una scala numerata da 0 a 10 ( 0 = nessuna efficacia, 10 = massima efficacia) per valutare il grado di soddisfazione e l’efficacia della FKT drenante. RISULTATI : per tutti i pazienti arruolati, si è dimostrata una maggiore efficacia della FKT con pep e trampolino rispetto a quella con pep e Vest, ovvero: - Maggior facilità nella rimozione delle secrezioni - Maggior stimolo della tosse durante l’attività sul trampolino - Aumento della quantità di escreato espulso nelle 24 h (media + 40%) - Minor tempo impiegato per svolgere la fisioterapia (media del tempo dedicato: 25 minuti rispetto ai 40 impiegati con la Vest) - Maggiore compliance del paziente a svolgere la fisioterapia - Aumento del FEV1 alla dimissione (media del + 21% dopo FKT con Pep e trampolino rispetto al +12% di media per FKT con Vest e Pep). La media dei voti espressi dai pazienti riguardo l’ efficacia/soddisfazione relativa ai due ausili è stata di 4 per la vest e 9 per il trampolino. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE : Il lavoro evidenzia la maggiore efficacia del trampolino rispetto alla Vest, come tecnica di drenaggio bronchiale, nonché una maggiore accettabilità dello strumento. 7 pazienti su 8, incoraggiati anche dal basso costo dell’attrezzo, fino anche a 400 volte inferiore a quello della Vest, lo hanno acquistato. 70 POSTER N. 27 ASSISTENZA FISIOTERAPICA DOMICILIARE DEI PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA (FC): VANTAGGI RILEVATI DAI PAZIENTI IN TRATTAMENTO CON TOBRAMICINA IN SOLUZIONE INALATORIA M. I. Famà1, F. Alatri2, M. Barbisan3, S. Barrale4, M.R. Bonaccorso4, S. Buonaurio5, P. Buonpensiero6, V. Carnovale5, M. Collura4, M. d’Ippolito5, V. Lucidi7, A. di Pasqua6, C. Lo Piparo4, F. Felicetti7, P. Leone7, S. Quattrucci2, V. Raia6, M. Ros3, P. Troiani2 1 Domedica s.r.l. 2 Centro Regionale di Fibrosi Cistica di Roma Policlinico Umberto I 3 Centro di Supporto Fibrosi Cistica, UOC di Pediatria, Ospedale Ca' Foncello, Treviso 4 CRR Fibrosi Cistica Ospedale dei Bambini Palermo 5 Centro Regionale Fibrosi Cistica di Napoli, Unità dell'Adulto, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II di Napoli 6 Centro Regionale Fibrosi Cistica Napoli, Unità Pediatrica, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II Napoli 7 Cystic Fibrosis Unit, Department of Pediatric Medicine, Bambino Gesù Children's Hospital Obiettivi specifici Nei pazienti con FC lo Pseudomonas aeruginosa (PA) è l’agente patogeno più frequentemente isolato a livello polmonare e nel corso della vita la maggior parte dei pazienti ne viene cronicamente colonizzata. In presenza di colonizzazione da PA diviene necessaria una terapia antibiotica e uno dei farmaci più efficaci a tale scopo è la tobramicina. La tobramicina in soluzione inalatoria sterile è somministrata al dosaggio di 300 mg due volte al giorno in cicli terapeutici di 28 giorni. Ciascuno ciclo è seguito da un periodo di sospensione del trattamento della medesima durata. Tali caratteristiche di somministrazione hanno consentito l’avvio di un servizio di assistenza fisioterapica domiciliare, con l’obiettivo di migliorare la capacità dei pazienti, e dei loro familiari, di gestire correttamente la terapia, migliorando la qualità di vita degli stessi. Materiali e metodi Il servizio di assistenza domiciliare per pazienti con FC in terapia con tobramicina inalatoria è stato avviato nel febbraio del 2012 da Domedica, azienda specializzata nella progettazione ed erogazione di Programmi volti a migliorare la aderenza terapeutica e la qualità di vita dei pazienti, grazie al supporto incondizionato di Chiesi Farmaceutici. Il servizio mette a disposizione una rete di fisioterapisti respiratori specializzati nel trattamento di pazienti FC e un Contact Centre dedicato. I fisioterapisti visitano periodicamente i pazienti a domicilio per formarli alla corretta gestione della terapia, monitorare l’andamento della stessa e raccogliere dati qualitativi e quantitativi sul paziente attraverso la somministrazione di specifici questionari. Il Contact Centre gestisce l’attività di organizzazione delle visite e di raccolta dati, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy. I dati raccolti sono costantemente sottoposti all’attenzione dei medici dei Centri Clinici di riferimento, garantendo così la continuità assistenziale tra Centro Clinico e paziente. L’adesione dei pazienti al servizio è volontaria e gratuita, ed avviene di concerto con il medico specialista del Centro Clinico. Risultati Attualmente il servizio è attivo in 6 Centri Clinici (Napoli: Centro regionale Unità adulti e Centro Regionale FC Unità Pediatrica, Palermo: Centro Regionale FC, Roma: Centro Regionale FC e Ospedale Bambin Gesù Treviso: Ospedale Ca’ Foncello). Ad oggi, i pazienti ai quali sono viene fornito il servizio sono circa 140, ai quali complessivamente sono stati effettuate più di 750 visite domiciliari e 700 telefonate di monitoraggio e raccolta dati. I pazienti e i Centri Clinici che usufruiscono del servizio iniziano a trarne benefici. I pazienti si sentono supportati nella gestione della terapia: ad una specifica domanda posta a i pazienti in programma, la risposta in termini quantitativi su quanto si sentissero più sostenuti ed aiutati è stata in media di 4,2 punti (su una scala da 1 a 5 punti, dove 5 è il valore massimo). I Centri Clinici attraverso il programma hanno avuto la possibilità di seguire con più continuità i pazienti, gestendo con anticipo eventuali criticità. I dati di una analisi effettuata sulla metà dei pazienti in Programma conferma che l’ospedalizzazione di questi pazienti, rispetto all’anno precedente la loro entrata in programma, è diminuita del 17%, con un notevole beneficio di salute per i pazienti e di risparmio di risorse dei Centri Clinici e in generale del SSN. Conclusioni L’esperienza di questo servizio, ancorché preliminare, si configura per la FC come un esempio di servizio innovativo. I primi risultati raccolti dimostrano un miglioramento sulla qualità di vita dei pazienti, ed una riduzione del numero dei ricoveri probabilmente legata ad una corretta formazione dei pazienti alla gestione della terapia, ad un monitoraggio costante nell’esecuzione delle cure e nell’andamento clinico e ad un contatto immediato con il Centro in caso di insorgere di criticità del paziente – rilevate dai fisioterapisti al domicilio. 71 POSTER N. 28 GENOTIPIZZAZIONE PAZIENTI FC. C. Di Girgentia , R. Messineoa, L. Virrusoa, G. Magazzùb. a: U.O.s.d. Laboratorio di Genetica Molecolare ARNAS Civico Di Cristina Benfratelli Palermo. b: U.O.S. Fibrosi Cistica e Gastroenterologia Pediatrica Policlinico Messina. Riportiamo lo studio eseguito a tre pazienti pervenuti alla nostra osservazione con richiesta di genotipizzazione. 1° CASO: Paziente FC di sesso maschile, con IRT positivo e test del sudore Cl= 69 mqE/L su 123 mg. 2° CASO: Paziente FC di sesso femminile con IRT positivo e test del sudore Cl= 103 mqE/L su 130 mg, con insufficienza pancreatica e problemi respiratori. 3° CASO: Paziente FC di sesso femminile, con IRT positivo e test del sudore Cl= 100 mqE/L su 159 mg, con insufficienza pancreatica e problemi respiratori. Lo studio di primo livello ha evidenziato nel 1° caso e nel 3° caso la mutazione F508del e nel 2° caso la mutazione R553X. Il sequeziamento di tutte le porzioni codificanti del gene e delle parti introniche fiancheggianti non ha portato all’identificazione di nessuna mutazione. Si è proseguito quindi con lo studio delle delezioni più frequenti del gene CFTR che ha permesso la definizione del genotipo: 1° CASO: F508del/ ex2 ,3 del 2° Caso: R553X/ ex2del 3° CASO: F508del/del 17a-17b-18 Queste osservazioni ci hanno permesso di definire con certezza che l’associazione di queste delezioni con le mutazioni F508del e R553X sono causa di fibrosi cistica ad espressività completa ed inoltre di confermare che l’ iter diagnostico da noi eseguito è corretto. Nei pazienti con Fibrosi Cistica , nel nostro laboratorio, dopo lo studio di primo livello, in caso di identificazione di una sola mutazione o nessuna, prima del sequenziamento di tutto il gene si esegue lo studio delle delezioni. Questo permette una riduzione dei tempi di attesa , una refertazione più corretta e non ultimo una riduzione della spesa pubblica. 72 POSTER N. 29 DISPENDIO ENERGETICO DURANTE UTILIZZO DI UN VIDEO GIOCO ATTIVO IN PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA S Karapanagiotis1, S Gambazza1, A Brivio1 1 IRCCS Fondazione Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Fibrosi Cistica, Milano Background: I mass media e la tecnologia, in particolare i computer e i video giochi sono diventati parte del 21 secolo (1). I video giochi attivi (AVG) o interattivi sono definiti (2) come strumenti tecnologici che permettono di interagire attivamente con l’interfaccia del gioco (2). Intraprendere attività di gioco attivo ha molteplici effetti, inclusa la promozione dell’attività fisica (3) e diversi studi hanno dimostrato che alcuni soggetti riescono a raggiungere livelli di attività fisica moderati (>3 METS) o addirittura vigorosa (>6 METS) (4,5).La Wii (Nintendo Co. Ltd.) è un AVG, attivata tramite un sensore manuale. Quando il giocatore simula un movimento con il telecomando, il suo avatar virtuale si muove specularmente. Questo AVG è stato utilizzato come intervento per incrementare l’esercizio fisico, in diverse patologie, inclusa la Fibrosi Cistica (FC). Lo studio pubblicato Kuys e collab. ha dimostrato che l’esercizio fisico con Wii induce la stessa risposta cardiovascolare prodotta tramite esercizio tradizionale (6). L’intensità raggiunta è sufficiente per indurre un miglioramento della risposta aerobica in soggetti con bassi e medi livelli di fitness (7), quindi può essere considerata un’intensità adeguata in pazienti FC al termine di un’esacerbazione polmonare. Per investigare questa risposta abbiamo utilizzato la consola Wii con un gioco di danza, Just Dance, valutando, in un gruppo di pazienti FC in regime di ricovero,l’intensità di esercizio con un armband. Metodi Sono stati arruolati 9 pazienti con diagnosi di FC, ricoverati per riacutizzazione polmonare e ammessi allo studio dopo aver raggiunto condizioni di stabilità clinica (temperatura nella norma, frequenza respiratoria < 25 attin/min.) La consol utilizzata e stata la Nintendo Wii, che ha come caratteristica il controller senza fili, Wiimote, simile ad un telecomando, reagisce alle forze vettrici e all'orientamento rispetto allo spazio tridimensionale attraverso un accelerometro a 3 assi presente al suo interno. I pazienti hanno avuto un periodo di adattamento al gioco adeguato alle loro necessità e capacità di apprendimento. Sono state eseguite 3 registrazioni di brani selezionati dal paziente, ogni registrazione monitorava i 3 livelli di intensità.. Il dispendio energetico è stato misurato tramite un Armband (SenseWear Pro activity monitor) indossato sul braccio destro. L’armband calcola il dispendio energetico in equivalenti metabolici (METs) e in cal/min. L’attività è stata suddivisa in linea con le raccomdanzioni per i bambini e i giovani in: leggera (<4.7 METs) , moderata (4.8-7.1 METs), vigorosa (7.2-10.1 METs) e sottomassimale a massimale (>10.2 METs). Risultati Sono stati arruolati 9 pazienti con FC di età media pari a 17.33 anni (SD 5.24), FEV1 87,80% (SD 22.60), BMI percentile 34,69 (SD 17.30). Il dispendio energetico medio tra i tre livelli variava tra 4,52- 5,66 METs e 4,28-5,18.cal /min. La media dei METs e delle calorie consumate in ogni livello di difficoltà è stata, livello 1: 4.52 METs, 4.28 cal/min, livello 2: 5.29 METs 5.18 cal/min, livello 3: 5.66 METs, 5.35 cal/min. Nessuna differenza significativa del dispendio energetico è emersa tra i tre livelli di difficoltà (p<0.5). Conclusioni Sebbene il campione sia esiguo Wii Just Dance ha permesso al paziente di raggiungere livelli di attività fisica “leggero” e “moderato” e quindi può essere considerata un’intensità utilizzabile per incrementare l’attività fisica in pazienti FC durante il periodo di ricovero per terapia ev. Reference 1. Kretschmann, R.; Dittus, I.; Lutz, I.; Meier, C., Nintendo Wii Sports boxing - a pilot study according to energy expenditure, observed motion, and sport science students' perceptions. International Quarterly of Sport Science 2012, 1,19-30 2. Sit CH, Lam JW, McKenzie TL. Direct observation of children’s preferences and activity levels during interactive and online electronic games. J Phys Act Health 2010,7,484–9. 3. Papastergiou M, Exploring the potential of computer and video games for health and physical education: A literature review Computers & Education, 53, 2009, 603–622 4. Baranowski T, Abdelsamad D, Baranowski J, O'Connor TM, Thompson D, Barnett A, Cerin E, Chen TA. Impact of an active video game on healthy children's physical activity. Pediatrics. 2012,129(3),636-42. 5. Bailey BW, McInnis K Energy cost of exergaming: a comparison of the energy cost of 6 forms of exergaming. Arch Pediatr Adolesc Med. 2011 6. Kuys SS, Hall K, Peasey M, Wood M, Cobb R, Bell SC. Gaming console exercise and cycle or treadmill exercise provide similar cardiovascular demand in adults with cystic fibrosis: a randomised cross-over trial. J Physiother. 2011;57(1):35-40 7. American College of Sports Medicine (2010) ACSM's Guidelines for Exercise Testing and Prescription. Baltimore, Lippincott Williams & Wilkins. 73 POSTER N. 30 SCREENING NEONATALE IN BASILICATA: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE DI ATTIVITA’ D. Salvatorea, G. Smaldoreb, G. Strangioc, C. Colangeloa, A. Girardib, R. Penitenteb, M. Salataa a Centro Fibrosi Cistica, Centro Pediatrico Bambino Gesù Basilicata, b UOC Laboratorio Analisi, c UOC Neonatologia, AOR San Carlo, Potenza OBBIETTIVI SPECIFICI: nel Maggio 2013 abbiamo iniziato uno studio pilota di screening neonatale (SN) per la fibrosi cistica (FC) per valutarne l’opportunità in termini di efficacia ed efficienza nella regione Basilicata. METODI: Le concentrazioni di tripsina immunoreattiva (IRT) venivano analizzate su spot di sangue secco tramite dosaggio fluoro-immunometrico. Il cutoff del 1° test è stato fissato a 60 ng/ml. I neonati con test > cutoff 1 venivano testati per le 57 mutazioni più frequenti del gene CFTR. I pazienti con 2 mutazioni di CFTR venivano richiamati per eseguire test del sudore ed essere presi in carico dal centro FC; i pazienti con 1 mutazione venivano richiamati per eseguire test del sudore; i pazienti con 0 mutazioni venivano richiamati per eseguire 2° test IRT nella 4^ settimana di vita, il cui cutoff era fissato a 50 ng/ml. I neonati con una IRT > al cutoff 2 venivano richiamati per eseguire test del sudore. RISULTATI: Su 1300 campioni, 19 (1.5%) erano inizialmente superiori al cutoff fissato; di questi uno è risultato omozigote per F508del ed è stata posta diagnosi di FC con insufficienza pancreatica sulla base di test del sudore positivo e presenza di steatorrea; 2 neonati sono risultati portatori sani della mutazione F508del, sulla base di clinica negativa e test del sudore nella norma; gli altri 16 erano negativi per le mutazioni cercate ed hanno eseguito un 2° test IRT nella 4^ settimana di vita; per tutti il valore misurato era inferiore al cutoff 2 per cui nessuno è stato richiamato ulteriormente. CONCLUSIONI: I risultati del nostro studio pilota evidenziano la necessità di una messa a punto dei valori del cutoff 1 e dell’atteggiamento di prudenza nei pazienti con 1 mutazione finora direttamente chiamati per eseguire il test del sudore anziché effettuare un retesting di IRT. Tale atteggiamento è giustificato dalla necessità di definire adeguati percentili dei valori di IRT nella nostra popolazione di riferimento. I dati potrebbero essere utilizzati in futuro inoltre per ottenere un’accurata valutazione dell'incidenza di FC e della prevalenza di portatori nella regione Basilicata. 74 POSTER N. 31 USO DI CATETERI VENOSI MIDLINE IN FC: ESPERIENZA BIENNALE S. Falvinoa, M. Ricciutib, S. Di Matteob, K. Daraioa, E. Falconea, D. Garganoa, D. Laurinoa, M. Maioa, M. Mantovaa, I. Marconea, F. Marinoa, D. Passarellaa, A. Paternaa, M. Romanoa, M. Stabilea, AR. Violaa, C. Colangeloa, M. Salataa, D. Salvatorea. a Centro Regionale Fibrosi Cistica, Centro Pediatrico Bambino Gesù Basilicata, b UOS Terapia Antalgica e Cure Palliative, AOR San Carlo, Potenza. OBBIETTIVI SPECIFICI: Il Midline è un catetere venoso a medio termine, con un utilizzo sia continuo che discontinuo, sia intra che extra-ospedaliero, utilizzabile per un periodo di tempo di solito compreso tra 1 settimana e 3 mesi. E’ costruito con materiali ad alta biocompatibilità, di calibro solitamente compreso tra i 3 ed i 6 French (Fr) e viene inserito attraverso l’incannulamento ecoguidato di una vena periferica dell’arto superiore (la vena basilica come 1^ scelta e la vena brachiale come 2^ scelta), facendo in modo che la sua punta rimanga a livello della vena ascellare o della vena succlavia. Esso è utilizzabile per terapie farmacologiche e nutrizionali compatibili con la via periferica (osmolarità < 500 mOsm/l, pH tra 5 e 9, farmaci non vescicanti e non irritanti per l’endotelio), quando tale uso sia prevedibilmente di 10 giorni o più. Per tali motivi esso costituisce una scelta molto indicata per il classico ciclo di terapia antibiotica ev dei pazienti con Fibrosi Cistica (FC). In questo abstract riportiamo la nostra esperienza con questo tipo di sistema. MATERIALI E METODI: Nel periodo Settembre 2011 – Settembre 2013 26 pazienti FC (7 M e 19 F, range età 15 – 52 anni) hanno usato un catetere Midline per un totale di 62 sistemi impiantati (10/62 braccio dx, 52/62 braccio sx; 49/62 vena basilica; 13/62 vena brachiale). Il Midline veniva impiantato, previo consenso informato del paziente e/o del genitore, sotto guida ecografica. RISULTATI: 56/62 impianti di Midline sono stati a medio termine per l’uso intraospedaliero per esecuzione di terapia antibiotica ev, con utilizzo medio di 16 giorni. 6/62 impianti sono rimasti in situ anche dopo l’uso ospedaliero ed utilizzati per terapia antibiotica a domicilio, in 2 pazienti che avevano rifiutato l’impianto di un sistema Port-a-cath; per questi ultimi il tempo medio di impianto è stato di 195 giorni. Non sono state riportate complicanze immediate o precoci; un unico paziente ha presentato una complicanza tardiva rappresentata da occlusione del catetere non risolta dal lavaggio con urokinasi dopo 69 giorni di permanenza, per cui ha necessitato la rimozione e la sostituzione dello stesso. Non sono state riportate complicanze infettive né episodi di trombosi. Il gradimento dei pazienti è risultato elevato e tutti i pazienti che hanno utilizzato il sistema Midline ne hanno richiesto l’impianto in occasione di successivi ricoveri per cicli di terapia antibiotica ev. CONCLUSIONI: la nostra esperienza positiva, caratterizzata da un’ottima resa e dalla scarsissima incidenza di complicanze, genera una prova di efficacia tale da supportare la proposta dell’impianto di cateteri venosi midline per la maggior parte dei pazienti affetti da FC. Tale tecnica sembra essere un passo significativo e innovativo per migliorare i risultati in termini di efficacia ed efficienza della prestazione assistenziale per questi pazienti, in occasione della esecuzione di terapie antibiotiche per via ev per tempi di 10 giorni o più, tanto in regime di ricovero ospedaliero quanto di terapia domiciliare. La conoscenza della probabilità e della gravità delle complicanze è comunque importante nella consulenza per i pazienti FC prima del posizionamento della midline. Studi clinici su casistiche di dimensioni maggiori sono necessari per definire meglio il ruolo che questi sistemi possono avere nella care quotidiana dei pazienti FC. 75 POSTER N. 32 VALUTAZIONE DI UN SERVIZIO DI TELEMONITORAGGIO DOMICILIARE IN PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA G. Marsicoveterea, M. D’Andriaa, D. Salvatorea, C. Colangeloa, M. Salataa a Centro Fibrosi Cistica, Centro Pediatrico Bambino Gesù Basilicata, AOR San Carlo, Potenza OBBIETTIVI SPECIFICI: Il paziente con Fibrosi Cistica (FC) potrebbe trarre notevoli vantaggi da un collegamento diretto, dal proprio domicilio, con il centro specializzato presso il quale è in cura. Infatti i problemi clinici comportano l’esigenza di controlli frequenti e selettivi ma gli impegni sociali fanno sì che il paziente abbia difficoltà a recarsi di frequente al centro FC, con conseguente riduzione della aderenza al monitoraggio della malattia. Per questi pazienti potrebbe quindi rivelarsi utile monitorare a domicilio la funzionalità respiratoria e la saturazione di ossigeno transcutanea, quali validi indicatori della eventuale progressione della malattia. Pertanto, nella FC la telemetria ha il significato prevalente di consentire un accesso facilitato agli operatori sanitari, ai quali si mettono a disposizione alcuni dati oggettivi (spirometria, pulsossimetria), che contribuiscono a definire la situazione respiratoria e a prendere gli opportuni provvedimenti. Spirometria e pulsossimetria possono inoltre essere utilizzate per verificare la risposta al trattamento medico della “esacerbazione respiratoria”. Il monitoraggio della “perdita” di funzione polmonare e la verifica del “guadagno” in rapporto alla terapia possono contribuire a mantenere stabile la situazione respiratoria. Il presente studio si propone di valutare l’efficacia dell’introduzione del telemonitoraggio nella pratica assistenziale rispetto all’approccio tradizionale. In particolare ci si propone di valutare se il telemonitoraggio sia in grado di prevedere e/o prevenire le riacutizzazione della malattia respiratoria e se tale strategia sia in grado di ridurre il numero di ospedalizzazioni e di rallentare il declino annuale della funzione respiratoria. MATERIALI E METODI: sono stati inclusi pazienti con diagnosi di FC di età superiore a 6 anni che avevano espresso un consenso informato per iscritto; esclusi i pazienti senza disponibilità di linea telefonica fissa. E’ stato previsto di arruolare pazienti con quadro respiratorio così distinto: Gruppo 1: (definito da Fev1 < 60% del predetto e/o Sat % Hb < 94%) Gruppo 2 (definito da Fev1 > o = 60% del predetto e/o Sat % Hb > = 94%) Ai pazienti selezionati sarà fornita un’apparecchiatura elettromedicale per l’esecuzione di test spirometrici e per il rilevamento della saturazione di O2 ed un personal assistant adeguatamente interfacciato alla strumentazione medica in grado di acquisire e trasmettere via cavo i dati biomedici del paziente. Al termine di ogni anno di osservazione è stato offerto al paziente un questionario relativo al gradimento della procedura utilizzata. RISULTATI: 10 PAZIENTI (4M e 6F) in un range di età 18 – 25 anni sono stati seguiti per un periodo medio di 2 anni. La aderenza al programma prefissato di misurazioni previste è stato elevata nel 1° anno di osservazione (in media 85% delle misurazioni eseguite agli intervalli previsti) per poi calare nel 2° anno di osservazione (65% delle misurazioni previste). Le variazioni spirometriche ed ossimetriche hanno consentito di identificare precocemente circa il 80% delle riacutizzazioni verificatesi nel 1° anno mentre tale accuratezza è calata nel 2° anno al 66%. Il questionario di soddisfazione ha evidenziato un generale gradimento della procedura, ma nel corso del tempo 7/10 pazienti hanno riferito che il mantenimento della puntualità di esecuzione delle procedure risultava pesare nella loro quotidianità, anche in relazione alla procedura di misura ed invio dei dati giudicata farraginosa . CONCLUSIONI: il telemonitoraggio eseguito per circa 2 anni ha mostrato in questo campione di pazienti una buona efficienza nella capacità di identificare variazioni negative del quadro clinico fintanto che le misurazioni sono state eseguite secondo le frequenze prestabilite di almeno 2 volte alla settimana. Il diradarsi delle misurazioni ha reso la procedura meno sensibile. I pazienti hanno giudicato positivamente l’iniziativa ritenendola utile per il loro follow up, ma la aderenza al programma si è attenuata col passare del tempo. Sistemi di telemonitoraggio più comodi e funzionali che siano meno incidenti nella quotidianità del paziente potrebbero essere più idonei a mantenere l’aderenza a tali programmi. 76 POSTER N. 33 LA QUALITA' DEL RESPIRO MIGLIORA LA QUALITA' DI VITA PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA Lo Piparo C., Barrale S, Bonaccorso M.R., Collura M. C.R.R. per la cura della Fibrosi Cistica A.R.N.A.S. di Palermo INTRODUZIONE Anche in patologie severe come la Fibrosi Cistica si può contrastare il deterioramento della funzionalità respiratoria, mantenendo il tono ed trofismo dei muscoli respiratori, senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare. OBIETTIVI DELLO STUDIO Reclutare i muscoli respiratori, allenandone la resistenza migliorandone la funzionalità, la coordinazione, la postura e mobilità della colonna vertebrale. Serve di conseguenza a determinare miglioramenti della capacità funzionale e le variazioni dell'espettorato MATERIALI E METODI L'utilizzo dello spirotiger permette di allenare, in modo specifico, i muscoli respiratori attraverso l'Iperpnea Isocapnica. L'apparecchio e' composto da una manopola portatile munita di sacca per il riciclo d'aria e da una valvola sensibile ai flussi d'aria in entrata ed in uscita. I dati forniti dallo spostamento della valvola vengono inviati ad un software, che in base ai parametri precedentemente impostati, informa sul raggiungimento dell'isocapnia; dando indicazioni sulla profondità e la velocità del respiro attraverso un sistema di biofeedback . L'esperienza nel nostro centro ha coinvolto 4 pazienti in uno studio osservazionale in aperto, della durata di 6 mesi. I parametri considerati pre e post allenamento sono stati la funzionalità respiratoria(FVC,FEV1,FEF25-75), la capacità di svolgere esercizio fisico (6 min.WT), il grado di dispnea, e la qualità di vita. I pazienti sono stati istruiti per 2 settimane, durante le quali sono stati stabiliti i programmi personalizzati: nella frequenza, nella durata, e nel volume (lt) delle sacche da utilizzare. Quindi sono stati monitorati e seguiti con dei follow-up ambulatoriali. CONCLUSIONI Gli outcome non sono stati omogenei, dati i riferimenti personalizzati, per ogni paziente, a cui lo studio si è dovuto attenere Dall'osservazione, dei risultati, si evince che allenare elettivamente i muscoli respiratori (utilizzando lo spirotiger) non determina sostanziali variazioni degli indici di funzionalità respiratoria; ma ne migliora la resistenza, contribuendo in modo significativo al miglioramento della capacità di prestazione del soggetto 77 POSTER N. 34 REGISTRO ITALIANO FIBROSI CISTICA: PIATTAFORMA E SITO WEB N. Cirilli1, G. Ferrari2 a nome del Comitato Scientifico RIFC, centri FC 1Centro Regionale Fibrosi Cistica, SOSD Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, POAS “G. Salesi” - Ospedali Riuniti di Ancona; 2 Istituto Superiore di Sanità INTRODUZIONE Il registro italiano fibrosi cistica (ISS) ha ripreso la sua attività nel 2009, anno in cui si sono stipulati gli accordi di collaborazione tra i centri FC e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che gestisce i dati del registro italiano fibrosi cistica (RIFC). Per garantire il flusso dei dati dai centri all’ISS ed infine al registro europeo fibrosi cistica (ECFSPR), si è deciso di creare una piattaforma web presso l’ISS. E’ stato inoltre creato un sito web sul portale dell’ISS per dare visibilità alle attività del RIFC e per creare un canale di comunicazione privilegiato con i centri FC e con gli interlocutori istituzionali del RIFC. PIATTAFORMA WEB La piattaforma che ospita il RIFC è residente presso l'Istituto Superiore di Sanità. E'strutturata su un interfaccia web di semplice utilizzo, realizzata rispettando gli standard di sicurezza e di riservatezza per il trattamento dei dati. Ai Direttori/Responsabili dei Centri ed ai referenti RIFC di ogni centro FCvengono assegnate le credenziali di accesso al sistema con le quali possono svolgere le seguenti operazioni: - consultare i materiali relativi al Controllo di Qualità dei dati del RIFC (Definizioni delle Variabili, Regole di esportazione dei dati, verbali di riunione, ecc) - consultare/scaricare un report Excel con gli errori segnalati dal Registro Europeo all' ultimo invio dei dati; - effettuare tutte le operazioni di Controllo di Qualità dei dati del RIFC (sezioni completezza dei dati ed approfondimenti) - inserire/modificare i dati identificativi del Centro (referente, mail, tel, fax..) consentendo così al gruppo di lavoro RIFC di avere sempre i dati del centro aggiornati Per facilitare la lettura vengono sempre riportati i dati relativi agli ultimi due invii in ordine cronologico ricevuti dal RIFC. SITO WEB E' di prossima pubblicazione il sito web del RIFC. Il sito sarà residente presso il portale dell'Istituto Superiore di Sanità e conterrà diverse sezioni riguardanti il RIFC e la normativa Italiana sulla Fibrosi Cistica. Nello specifico: - rapporti e pubblicazioni del RIFC e non - normativa - possibilità di consultare in maniera aggregata i dati del RIFC - attività Europee sulla FC - associazioni CONCLUSIONI La piattaforma del Controllo di Qualità RIFC, è uno strumento di facile accesso e consultazione per gli utenti; consente l’interazione tra ISS e centri FC per il miglioramento della qualità dei dati del RIFC. Questo strumento viene continuamente arricchito di argomenti, così come il sito web, che consentirà la diffusione rapida e immediata dei risultati ottenuti dal RIFC non solo alla comunità scientifica FC ma anche a pazienti e familiari, nonché a enti istituzionali e onlus. FINANZIAMENTI Lega Italiana Fibrosi Cistica - onlus 78 POSTER N. 35 CONTROLLO DI QUALITA’ DEI DATI DEL REGISTRO ITALIANO FIBROSI CISTICA: ADERENZA DEI CENTRI N. Cirilli1, G. Ferrari2 a nome del Comitato Scientifico RIFC, centri FC 1 Centro Regionale Fibrosi Cistica, SOSD Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, POAS “G. Salesi” - Ospedali Riuniti di Ancona; 2 Istituto Superiore di Sanità OBIETTIVI Verificare l’aderenza dei centri al lavoro di controllo di qualità dei dati del registro Italiano FC. METODI Il controllo qualità dati del RIFC è iniziato in Agosto 2012 ed è terminato in Aprile 2013. E’ stato svolto da un team composto da un informatico ed un esperto di FC. L’analisi ha riguardato i dati inviati dai Centri FC italiani per i pazienti in carico/visti per consulenza/cogestiti nel 2010. Abbiamo richiesto un primo invio dei dati ad Ottobre 2012 ed un secondo invio dei dati a Giugno 2013. La piattaforma web è costruita in modo da indicare, per ognuna delle sezioni del RIFC, con un simbolo colorato lo stato dei dati: rosso = errori presenti; verde = errori assenti. Abbiamo messo a confronto la qualità dei dati pervenuti nei due invii ed abbiamo valutato sia la quantità di errori ancora residui e il numero di pazienti censiti da ogni centro FC. RISULTATI Ad Ottobre 2012 25/27 centri hanno inviato i dati del RIFC (pazienti totali 3388); a Giugno 2013 26/27 centri hanno inviato i dati del RIFC (pazienti totali 4314). Al secondo invio 14 (53.8%) centri hanno inserito nuovi pazienti; 8 (30.8%) centri non presentano variazioni nel numero di pazienti registrati; i restanti 4 centri (15.4%) hanno inviato un numero inferiore di pazienti (vd. Fig. 1). Figura 1: variazione n° pazienti in carico a Giugno 2013 Il CQ dei dati del RIFC ha fatto rilevare: - due sezioni del RIFC sono sempre esenti da errori: diagnosi e paternità. - i centri 16, 20, 22 riescono con il secondo invio a sanare tutti gli errori - i centri 6, 15, 19, 23 non hanno sanato nessuna delle sezioni RIFC con errori. Messa a confronto la qualità dei dati pervenuti nei 2 invii si rilevano i dati mostrati nella Figura 2. 8 di più uguali di meno 4 14 Figura 2: aderenza Centri FC al lavoro di controllo di qualità dei dati del RIFC CQ RIFC - aderenza centri FC al CQ RIFC 14 12 sezioni RIFC 10 n° sezioni con errori (Ottobre 2012) 8 n° sezioni corrette (Giugno 2013) 6 4 2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 centri FC DISCUSSIONE Dall’analisi effettuata si evince che tutti i centri all’invio di ottobre presentavano errori variamente distribuiti nelle sezioni del RIFC. Al secondo invio tuttavia solo 3 centri sono riusciti a migliorare i dati in tutte le sezioni del RIFC affette da errori, mostrando un intervento efficace. 4 centri non hanno effettuato alcun intervento correttivo, quindi la qualità dei loro dati non risulta migliorata; i restanti centri mostrano di aver lavorato, in varia misura, al miglioramento della qualità dei loro dati. Più della metà dei centri inoltre ha mostrato di essersi impegnata nell’inserimento di nuovi pazienti. CONCLUSIONI La nostra analisi ha messo in luce che i centri non hanno aderito come richiesto al lavoro di controllo di qualità dei dati del RIFC. Le ragioni potrebbero risiedere in una mancanza di risorse umane da dedicare al RIFC. Per migliorare l’aderenza dei centri FC al lavoro di controllo di qualità dei dati del RIFC riteniamo che vadano compiuti maggiori sforzi per coinvolgerli maggiormente nel processo di miglioramento. FINANZIAMENTI Lega Italiana Fibrosi Cistica - onlus 79 POSTER N. 36 CONTROLLO DI QUALITA’ DEI DATI DEL REGISTRO ITALIANO FIBROSI CISTICA: FOCUS GRAVIDANZE, PATERNITA’, TRAPIANTI N. Cirilli1, G. Ferrari2 a nome del Comitato Scientifico RIFC, centri FC 1Centro Regionale Fibrosi Cistica, SOSD Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, POAS “G. Salesi” - Ospedali Riuniti di Ancona; 2 Istituto Superiore di Sanità OBIETTIVI Individuare gli errori presenti nel database RIFC relativamente ai dati di gravidanze, paternità e trapianti al fine di migliorarne la qualità. METODI Il controllo qualità dati del RIFC è iniziato in Agosto 2012 ed è svolto da un team composto da un informatico ed un esperto di FC. L’analisi ha riguardato i dati inviati dai Centri FC italiani per i pazienti in carico/visti per consulenza /cogestiti nel 2010. Per il focus gravidanze, paternità e trapianti sono state utilizzate le regole di immissione dei dati nel RIFC definite dal Comitato Scientifico. RISULTATI I Centri FC che hanno inviato dati al RIFC sono complessivamente 25. I pazienti registrati nel RIFC, per l’anno 2010, ricevuti ad ottobre 2012, sono in totale 3388. I principali errori riscontrati nella sezione gravidanze sono: - errore A: dati incompleti: 8/25 (32%) centri presentano questo errore con frequenze che vanno da 0.5% a 4.1% - errore B: dati incoerenti: 5/25 (20%) centri presentano questo errore che consiste sempre nel dato missing sui nati vivi in caso di gravidanza. La sezione paternità è risultata esente da errori. L’unico errore riscontrato nella sezione trapianti riguarda i dati incompleti: 21/25 (84%) centri presentano questo errore. DISCUSSIONE L’analisi di queste 3 sezioni del RIFC ha evidenziato che sono presenti principalmente errori di tipo missing. La sezione trapianti non ha fatto rilevare errori, forse perché risulta di semplice a rapida compilazione. La sezione trapianti è quella che presenta la più alta percentuale di errori di tipo missing che riteniamo possano essere dovuti al fatto che il paziente, dopo il trapianto, viene seguito prevalentemente dal centro trapianti. CONCLUSIONI L’alta percentuale di dati missing soprattutto nella sezione trapianti mette in luce l’esigenza di modificare l’estrazione dei dati, che devono essere valutati nella loro globalità e non suddivisi per anno. Per recuperare tutti i dati relativi ai trapianti riteniamo inoltre necessario pensare di fare un merge tra i dati provenienti dai centri che hanno cogestito il paziente in lista di trapianto o sottoposto a trapianto: questi dati andranno poi rivalidati a livello centrale. FINANZIAMENTI Lega Italiana Fibrosi Cistica - onlus 80 POSTER N. 37 CONTROLLO DI QUALITA’ DEI DATI DEL REGISTRO ITALIANO FIBROSI CISTICA: FOCUS MICROBIOLOGIA N. Cirilli1, G. Ferrari2 a nome del Comitato Scientifico RIFC, centri FC 1 Centro Regionale Fibrosi Cistica, SOSD Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, POAS “G. Salesi” - Ospedali Riuniti di Ancona; 2 Istituto Superiore di Sanità OBIETTIVI Individuare gli errori presenti nel database RIFC relativamente ai dati microbiologici al fine di migliorarne la qualità. METODI Il controllo qualità dati del RIFC è iniziato in Agosto 2012 ed è svolto da un team composto da un informatico ed un esperto di FC. L’analisi ha riguardato i dati inviati dai Centri FC italiani per i pazienti in carico/visti per consulenza /cogestiti nel 2010. Per il focus microbiologia sono state utilizzate le regole di immissione dei dati nel RIFC definite dal Comitato Scientifico RIFC. RISULTATI I Centri FC che hanno inviato dati al RIFC sono complessivamente 25. I pazienti registrati nel RIFC per l’anno 2010 e ricevuti ad ottobre 2012 sono in totale 3388. I dati relativi alla microbiologia vengono estratti dal software in 3 sezioni distinte: a) batteriologia: contiene i dati di ogni singolo esame microbiologico dei secreti respiratori; b) microbiologia sintesi: contiene il dato dell’ultimo escreato dell’anno; c) colonizzazione: contiene i dati relativi allo stato di colonizzazione intermittente e cronica dei singoli batteri. I principali errori riscontrati nei dati microbiologici sono risultati: - errore A: dati mancanti con una frequenza che varia, da centro a centro, da 0 al 100% - errore B: dati incompleti: 15/25 (60%) centri presentano questo errore DISCUSSIONE Il CQ dei dati microbiologici è complesso in quanto i dati sono presenti in 3 sezioni differenti del software. I centri sono obbligati a compilare la sezione colonizzazione, perché questi dati devono essere inviati al registro europeo FC, ma possono scegliere di compilare o la sezione batteriologia o la sezione microbiologia, a seconda che usino il software come cartella clinica o come database. Ciò comporta una enorme difficoltà per valutare la completezza dei dati, ma soprattutto la coerenza degli stessi. La presenza di segnali di alert interni al software nelle 3 sezioni relative ai dati microbiologici consentono, già alla fonte, di eliminare diversi errori di coerenza dei dati. Tuttavia l’estrazione dei dati microbiologici avviene per anno e ciò comporta la perdita delle informazioni relative all’anno di colonizzazione se diverso dall’anno che si sta analizzando. CONCLUSIONI Il lavoro di controllo di qualità dei dati microbiologici ha messo in luce la necessità di modificare i criteri di estrazione dei dati che giungono all’ISS. Per avere un quadro completo della situazione microbiologica della popolazione FC italiana, i dati microbiologici non possono essere estratti per anno, ma devono essere estratti in toto. FINANZIAMENTI Lega Italiana Fibrosi Cistica - onlus 81 POSTER N. 38 CONTROLLO DI QUALITA’ DEI DATI DEL REGISTRO ITALIANO FIBROSI CISTICA: FOCUS TERAPIE E COMPLICANZE N. Cirilli1, G. Ferrari2 a nome del Comitato Scientifico RIFC, centri FC 1 Centro Regionale Fibrosi Cistica, SOSD Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, POAS “G. Salesi” - Ospedali Riuniti di Ancona; 2 Istituto Superiore di Sanità OBIETTIVI Individuare gli errori presenti nel database RIFC relativamente ai dati delle terapie e delle complicanze al fine di migliorarne la qualità. METODI Il controllo qualità dati del RIFC è iniziato in Agosto 2012 ed è svolto da un team composto da un informatico ed un esperto di FC. L’analisi ha riguardato i dati inviati dai Centri FC italiani per i pazienti in carico/visti per consulenza /cogestiti nel 2010. Per il focus terapie e complicanze sono state utilizzate le regole di immissione dei dati nel RIFC definite dal Comitato Scientifico RIFC. I dati contenuti in queste due sezioni del registro sono anche quelli richiesti dal registro europeo FC. RISULTATI I Centri FC che hanno inviato dati al RIFC sono complessivamente 25. I pazienti registrati nel RIFC per l’anno 2010, ricevuti ad ottobre 2012, sono in totale 3388. L’unico errore riscontrato nella sezione terapie è rappresentato dai dati missing per una o più variabili: 9/25 (36%) centri presentano questo errore con frequenze che vanno da 0.5% a 4.7%. L’unico errore riscontrato nella sezione complicanze è rappresentato dai dati missing per una o più variabili: 12/25 (48%) centri presentano questo errore con frequenze che vanno da 0.3% a 17.7%. DISCUSSIONE Il CQ dei dati delle sezioni terapie e complicanze ha rivelato una sola tipologia di errore, ovvero il dato missing. La sezione terapie risulta meglio compilata della pagina complicanze (36% dei centri presenta dati missing nelle terapie contro il 48% dei centri con dati missing nella sezione complicanze). Non è stato possibile procedere al controllo di qualità dei dati per quanto riguarda la coerenza, in quanto l’estrazione dei dati avviene per anno, pertanto complicanze insorte precedentemente all’anno 2010 non possono essere valutate a livello centrale. CONCLUSIONI I dati contenuti nelle sezioni terapie e complicanze sono particolarmente importanti perché richiesti anche dal registro europeo ed una buona qualità alla fonte comporta un minor rischio di correzioni sia al check nazionale che europeo. Dato che circa la metà dei centri presenta errori di tipo missing, in queste due sezioni del RIFC, è opportuno formare meglio gli operatori dei centri sui criteri di immissione dei dati. Il lavoro di controllo di qualità dei dati sulle complicanze ha messo in luce la necessità di modificare i criteri di estrazione dei dati che giungono all’ISS. Per avere un quadro completo della situazione complicanze della popolazione FC italiana, i dati non possono essere estratti per anno, ma devono essere estratti in toto. FINANZIAMENTI Lega Italiana Fibrosi Cistica - onlus 82 POSTER N. 39 ® ESPERIENZA DEL CENTRO FC DI ANCONA CON IL lungflute S. Taccucci, L. Pietroni, N. Cirilli, R. Gagliardini Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, Presidio “G. Salesi”, AOU Ospedali Riuniti, Ancona INTRODUZIONE Il lungflute® è un dispositivo usato per fluidificare, mobilitare il muco ed eliminare le secrezioni. Il principio di funzionamento sfrutta le onde sonore a bassa frequenza generate dall’atto del soffio. Non ci sono ad oggi studi sull’utilizzo del Flauto Polmonare in Fibrosi Cistica, quindi non conosciamo il gradimento da parte dei pazienti né a che livello delle vie respiratorie lo strumento agisce. OBIETTIVO Valutare il livello di soddisfazione del lungflute® nei pazienti in trattamento. METODI Abbiamo somministrato a 7 soggetti FC un questionario sulla soddisfazione da noi ideato ed adattato ispirandoci al modello Europeo EQ-5D-3L. A questi pazienti era stato prescritto il lungflute® in aggiunta ad altre tecniche fisioterapiche. RISULTATI I pazienti hanno le seguenti caratteristiche: età media = 19,8 anni; range = 12-37 anni sesso = 5F e 2M FEV1 (% pred) medio = 58,1; mediano = 65; range = 30-79 Colonizzazione cronica = 100% Pseudomonas aeruginosa; 57,1% MSSA; 28,5% Aspergillus spp; 14,2% BCC; 14,2% Alcaligenes xylosoxidans; Insufficienza pancreatica = 85,7% Tecniche di fisioterapia respiratoria già in atto = 85,7% PEP-Mask; 85,7% EDIC; 42,8% ELTGOL; 14,2% ACBT Tempo di trattamento: medio =70,4 gg; range = 30-158 gg Il questionario ha dato i seguenti risultati: 1. frequenza di utilizzo del lungflute®: 1v/die (28,5%); 2v/die (42,8%); >2v/die (28,5%) 2. orario di di utilizzo del lungflute®: mattino, pomeriggio e sera 57,1%; mezzogiorno 28,5% 3. serie di soffi in ogni seduta: il 57,1% esegue 10 serie da due soffi; il 42,8% esegue serie variabili 4. durata media di ogni seduta: 10 minuti (71,4%); 15 minuti (14,2%); 30 minuti (14,2%) 5. quantità di escreato (in cc) dopo ogni seduta: 10cc (71,4%); 5cc (14,2%); 20cc (14,2%); 6. livello di soddisfazione: indifferente 14,2%; soddisfatto 57,1%; molto soddisfatto 28,5% 7. livello di soddisfazione nella rimozione delle secrezioni: indifferente 14,2%; soddisfatto 71,4%; molto soddisfatto 14,2% 8. quantità di espettorato rispetto alle altre tecniche: nel 71,4% stessa quantità; nel 28,5% aumentata 9. livello di soddisfazione del tempo impiegato: indifferente 14,2%; soddisfatto 57,1%; molto soddisfatto 28,5% 10. facilità di utilizzo: molto facile 42,8% abbastanza facile 42,8% 11. facilità di pulizia: molto facile 57,1%; abbastanza difficile 28,5%; 14,2% difficile 12. effetti collaterali: non segnalati 13. commenti aggiuntivi: 3 pazienti riferiscono che il lungflute® aiuta a rimuovere le secrezioni delle alte vie DISCUSSIONE La nostra casistica è formata da pazienti con pneumopatia FC di grado medio-severo e l’impegno fisioterapico quotidiano richiesto è notevole in termini di tempo e fatica. Questa nuova tecnica viene proposta in aggiunta ad altre tecniche di clearance mucociliare e ci ha indotto a prescriverla per la rapidità e la versatilità nell’esecuzione. Abbiamo pazienti in trattamento con il Lung-Flute® da Aprile 2013. I risultati della nostra indagine indicano che i pazienti in trattamento con il lungflute® lo utilizzano con facilità e lo considerano un’aggiunta valida alle altre tecniche di clearance polmonare per 3 motivi principali: tecnica di esecuzione semplice, durata del trattamento breve ed efficacia del trattamento (espettorato medio prodotto ≥ 10cc). Il problema maggiormente riscontrato riguarda la pulizia dello strumento. Da segnalare il costo dello strumento che, a nostro avviso, è elevato. Questo strumento sembra indicare efficacia nella rimozione delle secrezioni respiratorie localizzate alle alte vie, quindi va prescritto sempre in aggiunta ad altre tecniche fisioterapiche. CONCLUSIONI La nostra indagine sul livello di soddisfazione nell’utilizzo del lungflute® raccoglie dati su un periodo di tempo molto breve. I risultati indicano tuttavia che questa nuova tecnica di rimozione delle secrezioni polmonari è ben accetta da parte dei pazienti. Questi dati andrebbero validati su una casistica più ampia. 83 POSTER N. 40 IL SERVIZIO ADI PER I PAZIENTI AFFERENTI AL CENTRO FIBROSI CISTICA DI ANCONA N. Cirilli, S. Omenetti, B. Fabbri, R. Gagliardini. Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica, Dipartimento Materno-Infantile, Presidio “G. Salesi”, AOU Ospedali Riuniti, Ancona OBIETTIVO Valutare la disponibilità del servizio ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) per i pazienti con fibrosi cistica (FC) in carico al Centro Regionale Fibrosi Cistica (CRFC) di Ancona. DESCRIZIONE L’azienda sanitaria unica regionale (ASUR) nella Regione Marche è organizzato in 5 aree vaste (1- Pesaro, Urbino, Fano; 2 – Senigallia, Jesi, Fabriano, Ancona; 3 - Civitanova Marche, Macerata, Camerino; 4 – Fermo; 5 - San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno) nel cui ambito sono comprese 13 zone territoriali. Il servizio ADI viene attivato dal CRFC con specifica richiesta inviata al distretto sanitario della zona territoriale di residenza dei pazienti. Il CRFC di Ancona segue attualmente 173 pazienti, di cui 127 (73.4%) con FC classica e 46 (26.6%) con FC atipica. I pazienti FC afferenti al CRFC di Ancona sono così ripartiti in base alla zona territoriale di residenza e alla necessità di terapia antibiotica endovena (vd. grafico). 64/127 (50.4%) dei pazienti con FC classica hanno avuto necessità di terapia antibiotica endovena o per cicli programmati o per trattare riacutizzazioni respiratorie. Questi pazienti risiedono in tutte le zone territoriali della regione, oltre che in 7 province extra-regione. A partire dal 2003 il CRFC si è attivato per consentire l’esecuzione dell’intero ciclo di terapia antibiotica endovenosa al domicilio del paziente. Ad oggi 10/13 (76.9%) delle zone territoriali hanno risposto positivamente alla richiesta di attivazione del servizio ADI; 1/13 (7.7%) non ha risposto positivamente; 2/13 (15.3%) non sono mai state attivate. A livello extra-regione 4/7 (57,1%) distretti sanitari interessati non sono stati mai attivati, mentre il restanti 3/7 (42,9%) ha risposto positivamente. CONCLUSIONI Attualmente il 76,9% dei pazienti FC afferenti al CRFC di Ancona possono usufruire del servizio ADI per l’esecuzione al proprio domicilio della terapia antibiotica per via endovenosa. Per ottimizzare e dare una copertura totale al servizio ADI per i pazienti FC afferenti al CRFC di Ancona nel luglio 2013 si è attivato un gruppo di lavoro (GL) che coinvolge il CRFC, la direzione ASUR, la LIFC Marche - onlus, i servizi farmaceutico e distrettuale ASUR, i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta. Il GL produrrà poi un documento finale che, dopo essere stato approvato dagli organi regionali, renderà possibile la copertura dell’intero territorio regionale. Per i pazienti FC residenti fuori regione, la copertura ADI fino ad ora è stata attivata con regolarità. 84 POSTER N. 41 UTILIZZO DEL SOFTWARE MICRODIET® NELLA GESTIONE DELLA PROBLEMATICA NUTRIZIONALE IN SOGGETTI CON FIBROSI CISTICA IN ETA’ SCOLARE E. Di Stefano, S. Farimbella, S. Timpano, R. Padoan Centro di Regionale di Supporto per la Fibrosi Cistica, Clinica Pediatrica, Ospedale dei Bambini, AO Spedali Civili Brescia OBIETTIVI Il raggiungimento di un soddisfacente stato nutrizionale è uno degli obiettivi del programma terapeutico dei pazienti FC di ogni età. Per ottenere ciò è necessaria la più completa conoscenza di quanto i pazienti assumono con la loro dieta, il follow up della crescita staturo-ponderale, oltre alla valutazione della correzione della eventuale insufficienza pancreatica, e il monitoraggio degli indici nutrizionali. Presso il nostro Centro è disponibile il software di calcolo e analisi nutrizionale Microdiet®*: vogliamo presentare il suo utilizzo nella valutazione dell’apporto alimentare di vitamine liposolubili (A, D, E, K), dell’apporto di micronutrienti (Na, Ca, Mg, Zn) e dell’introito energetico (Kcal) in pazienti FC con insufficienza pancreatica. MATERIALI E METODI Alle famiglie di 30 pazienti (17 F) con insufficienza pancreatica, nati tra il 1997 e il 2006, è stato chiesto, nel corso del 2012, di compilare un diario alimentare di almeno 7 giorni. Ogni paziente ha riportato nel diario, oltre agli alimenti consumati, indicati con le misurazioni casalinghe, anche gli integratori assunti, il tipo e la posologia di vitamine liposolubili e la quantità di NaCl prescritti. Dai diari sono stati estrapolati, tramite Microdiet®, l’apporto dietetico di vitamine liposolubili (A, D, E, K, indicate in UI), l’apporto di micronutrienti (Na, Ca, Mg, Zn, indicati in mg) e l’intake energetico (in Kcal) di ciascun paziente. Tali dati sono stati successivamente elaborati tramite il foglio di calcolo Microsoft Office Excel 2007 e confrontati con le raccomandazioni nutrizionali per pazienti con FC. RISULTATI Circa il 60% dei pazienti (nonostante assumesse una supplementazione orale di vitamine liposolubili) presentava un apporto dietetico insufficiente di Vit. A, il 33,3% di Vit. K ed E, il 6,7% di Vit. D. Per quanto riguarda i minerali, nel 33,3% dei pazienti l’apporto alimentare era carente di Zinco, nel 3,4% di Sodio, nel 56,7% di Calcio, nell’86,7% di Magnesio. Inoltre il 50% dei pazienti non raggiungeva il fabbisogno energetico per classi di età stabilito dai LARN, mentre l’86,7% non raggiungeva il limite inferiore del fabbisogno energetico stabilito per i pazienti con FC e insufficienza pancreatica (LARN+20%). CONCLUSIONI Dall’analisi nutrizionale effettuata tramite il software di calcolo Microdiet® emerge che la maggior parte dei nostri pazienti in età scolare non assume con la dieta quantità adeguate di Vit. A, Calcio e Magnesio, in una discreta percentuale la dieta è carente in Vit K, E e Zinco, mentre solo una piccola percentuale presenta un apporto dietetico di Vit. D e Sodio insufficiente. Il dato maggiormente significativo riguarda l’introito energetico poiché la maggioranza dei nostri pazienti non assume il fabbisogno calorico stabilito per i pazienti con FC. Il programma di calcolo Microdiet® è utile nell’evidenziare eventuali carenze nutrizionali nei pazienti FC permettendo quindi di impostare successivamente adeguati interventi di formazione e consulenza dietologica ed interventi nutrizionali mirati. Bibliografia Drucy Borowitz, Robert D. Baker, and Virginia Stallings. “Consensus Report on Nutrition for Pediatric Patients With Cystic Fibrosis”. Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition, September 2002; 35: 246–259. *Grant Associazione Lombarda Fibrosi Cistica - ONLUS 85 POSTER N. 42 IL TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DEL MUCOCELE SINUSALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA. R. Padoana, S. Timpanoa, F. Barbieria, S. Mangilib, M. Berlucchib a Centro di Supporto per la Fibrosi Cistica, Clinica Pediatrica, AO Spedali Civili, Brescia b U.O. Otorinolaringoiatria Pediatrica, AO Spedali Civili, Brescia INTRODUZIONE: L’insorgenza del mucocele naso-sinusale in età pediatrica è una evenienza rara e fortemente associata alla presenza di Fibrosi Cistica (FC). In letteratura si è dimostrata l’efficacia e la sicurezza del trattamento chirurgico endoscopico per questa patologia sia nella popolazione adulta che in quella pediatrica. Gli Autori descrivono la loro esperienza decennale, allo scopo di documentare i criteri clinici che hanno portato all’intervento endoscopico, e gli effetti a distanza sullo stato clinico del paziente. MATERIALI E METODI: Sono state rivalutate le cartelle cliniche di 28 soggetti (17 M), con una età media di 6 anni (range: 1-17 anni) affetti da FC, seguiti presso il nostro Centro e sottoposti a chirurgia endoscopica nasosinusale per il riscontro di mucocele/i naso-sinusale/i. Pre-operatoriamente, tutti i pazienti sono stati sottoposti a una valutazione otorinolaringoiatrica, endoscopia nasale e TAC del massiccio facciale. Una marsupializzazione del mucocele e un ripristino delle vie di drenaggio fisiologiche del seno paranasale interessato è stata eseguita per via endoscopica in tutti i soggetti. L’intervento è stato sempre preceduto da un ricovero presso il reparto di Pediatria per l’esecuzione di terapia endovenosa cortisonica ed antibiotica mirata sulla base dell’ indagine microbiologica sull’ espettorato e all’esecuzione di fisioterapia respiratoria intensiva. Lo scopo del ricovero pre-intervento è stato quello di portare i pazienti ad una ottimale performance respiratoria. Il ricovero pre-intervento ha avuto una durata media di 7 giorni (range 4-10). RISULTATI: I mucoceli trattati sono stati 46 (in 28 pazienti): 18 mascellari bilaterali, 5 mascellari unilaterali, 2 etmoidali, 1 fronto-etmoidale, 1 etmoido-sfenoidale ed 1 sfenoidale. In tutti i casi, la TAC ha evidenziato una erosione con assottigliamento delle pareti ossee del seno paranasale interessato. La vaIutazione intraoperatoria con ottiche rigide ad alta definizione ha mostrato in tutti i pazienti un quadro di rinosinusite cronica con o senza concomitanza di poliposi nasale infiammatoria. Non sono state osservate complicanze perioperatorie. Dal punto di vista microbiologico sono stati isolati dalle vie aeree superiori S. aureus, P. aeruginosa e H. Influenzae. I giorni di degenza media postchirurgici sono stati 2,3 (range 1-7). I pazienti hanno subito un “second look” in anestesia generale per una toilette nasale allo scopo di rimuovere la fibrina dopo 2-4 settimane dalla dimissione. Con un follow-up medio è di 24 mesi non sono state evidenziate recidive. Dopo l’intervento la maggior parte dei pazienti ha dimostrato un minor numero di infezioni respiratorie. CONCLUSIONI: Il mucocele dei seni paranasali è una patologia che può interessare i bambini affetti da fibrosi cistica. L’esecuzione di una TAC del massiccio-facciale preoperatoria è indispensabile per evidenziare il mucocele/i del seno paranasale/i coinvolto/i. La chirurgia endoscopica naso-sinusale per il trattamento del mucocele sinusale può essere considerata una metodica chirurgica conservativa, efficace e sicura. Questa procedura chirurgica permette di ripristinare un drenaggio fisiologico delle secrezioni sinusali evitando la possibilità della recidiva. Una ampia esperienza nella chirurgica endoscopica naso-sinusale in età pediatrica è indispensabile per ottenere buoni risultati. 86 POSTER N. 43 IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI CEPPI DI MYCOBACTERIUM ABSCESSUS IN PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA V.D. Iulaa, G. Pulcranoa, R. Ferrantea, V. Raiab, V. Carnovaleb, M.R.Catania.a a Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli Federico II, via Pansini 5, Napoli b Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università di Napoli Federico II, via Pansini 5, Napoli La principale causa di mortalità nei pazienti con fibrosi cistica è l'infezione ricorrente delle vie respiratorie causata da batteri che colonizzano l'epitelio polmonare. Tra i germi più difficili da sradicare ci sono S. aureus “small-colony”, B. cepacea complex, S. maltophilia , P. aeruginosa mucoide e i micobatteri non tubercolari ( NMTs ). I NMTs sono ampiamente diffusi nelle acque stagnanti e di piscina ma possono causare infezioni in pazienti immunodepressi o con malattie polmonari e svolgono anche un ruolo importante nelle infezioni polmonari dei pazienti affetti da fibrosi cistica. I tempi di crescita più lunghi in confronto ai patogeni comuni e la presenza di P. aeruginosa mucoide portano spesso a sottostimare la loro presenza su colture tradizionali. A causa della gravità dell'infezione e del danno polmonare, è spesso necessario identificare e tipizzare in tempi molto ridotti i batteri coinvolti per fornire il trattamento appropriato. Purtroppo, una identificazione accurata dei NTMs è spesso difficile a causa della lentezza del test biochimico e del costo eccessivo del test molecolare (sequenziamento del gene). Negli ultimi anni, la spettrometria di massa MALDI TOF si è dimostrato un metodo rapido, semplice e affidabile per l'identificazione di microrganismi del genere Mycobacterium, permettendo anche l'analisi epidemiologica dei ceppi. L'obiettivo di questo studio è stata la comparazione della metodica MALDI TOF MS con l’analisi del DNA per l'identificazione e la tipizzazione di M. abscessus isolati da espettorato dei pazienti con fibrosi cistica. Nell’arco di un anno solare, 37 ceppi di M. abscessus isolati da 11 pazienti colonizzati cronicamente sono stati identificati a livello di specie sia mediante MALDI TOF che sequenziamento delle regioni ITS. I fingerprinting dei ceppi sono stati ottenuti mediante ERIC PCR e MALDI TOF evidenziando che non ci sono stati casi di trasmissione crociata tra pazienti. 87 SEGRETERIA CONGRESSUALE SARDINIA COCS Srl Via N. Sauro, 5 – 09123 CAGLIARI Tel. 070.2082143 – Fax 070.2081558 [email protected] www.sardiniacocs.com Via Sannio, 4 20137 Milano T. 02 59902320 Fax 02 59900758 [email protected]