Presentazione. LaborArte e il Laboratorio di Didattica e Antropologia * Henny Boccianti, Valentina Lusini, Massimo Squillacciotti Come ogni lettore sa, un libro deve cominciare con la presentazione di cosa il libro contenga e quale sia il percorso che sta per intraprendere. Come ogni antropologo sa, nel presentarsi al villaggio dove sarà ospite durante la sua indagine, le domande di rito a cui deve rispondere sono “Da dove vieni?”, “Cosa ci fai qui?”: insomma deve recitare la propria genealogia e le buone intenzioni... Il libro nasce dall’esperienza di didattica dell’arte che di recente ha visto collaborare di volta in volta tra loro diverse istituzioni senesi che si sono rivolte ai bambini: il Laboratorio del Santa Maria della Scala, la Cooperativa Elicona e la Compagnia Teatrale laLut per la sezione didattica del Centro d’Arte Contemporanea “Palazzo delle Papesse”, il Museo d’Arte per Bambini del Comune di Siena, il Laboratorio di Didattica e Antropologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Il libro in primo luogo “racconta” proprio di alcune di queste esperienze con il resoconto pratico, ma anche teorico e metodologico, scritto dagli operatori protagonisti che hanno gestito le attività didattiche; e in secondo luogo si apre e si chiude con due interventi di antropologi sull’imparare a fare, sul coinvolgimento diretto della persona come “giusto” metodo della conoscenza riguardo sia lo sviluppo delle abilità cognitive nella libera attività espressiva della rappresentazione “grafica”, sia l’apprendimento alla lettura dell’oggetto d’arte come manifestazione dotata allo stesso tempo di creatività e tecnica. Infine, due parole sulla bibliografia a conclusione del libro e che, suddivisa in campi tematici funzionali ai diversi saggi, è selettiva proprio rispetto all’educazione all’arte ed alla comunicazione artistica come attività di “apprendimento nel fare” nella duplice prospettiva di espressione del sé e di lettura e costruzione dei linguaggi dell’arte nella loro complessità. 1 Ma perché proprio degli antropologi, perché degli universitari accanto agli operatori specializzati nella didattica per i bambini? Il nostro punto di partenza risale al 1991 quando ci si è presentata l’occasione di “costruire” un libro di racconti del Gabon1 con due “pretese”: la traduzione italiana dei racconti, anche se costituita da testi scritti, doveva rispettare le modalità espressive della narrazione orale per restituire al bambino – lettore od ascoltatore che fosse – la dimensione contestuale del raccontare (socialità e pluralità), oltre che per coinvolgerlo interamente, come se fosse lui stesso interno alla storia raccontata (contenuto ed emotività). Una seconda parte del libro doveva invece rivolgersi agli adulti, per avvicinarli al mondo della fantasia e dell’alterità culturale attraverso due saggi sui codici della narrazione e le forme della comunicazione sia nella modalità grafico-pittorica del bambino che dell’oralità tradizionale. I testi erano accompagnati da illustrazioni prodotte per l’occasione e secondo ipotesi mirate che prevedevano l’uso dell’immagine come metodo plastico per la memoria del racconto e legame tra immaginario personale e conoscenza di “oggetti” provenienti da altre culture. Così, nello spiegare al lettore il perché della presenza nel libro di illustrazioni tanto diverse tra loro, da una parte evidenziavamo il nodo del rapporto tra immagine, illustrazione e memoria, e dall’altra ci rendevamo conto che la parcellizzazione interna alle scienze umane e sociali si poteva in parte risolvere nell’intervento diretto nella pratica educativa e che la ricerca teorica nel campo cognitivo poteva arricchirsi nel suo combinarsi con il gioco dell’esperienza. Ma prima di proseguire nella presentazione del nostro interesse, ancora un approfondimento relativo alla modalità di illustrare usando due tipi di disegni: uno di tipo “fitto”, cioè ricco di soggetti e di particolari, che l’occhio percepisce inizialmente come blocco compatto e che deve poi indagare lentamente passando dalla visione dell’insieme alle singole parti (fig. 1, 2 e 3). 2 Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Un altro tipo “leggero”, cioè essenziale nel contenuto più che nella decorazione, e l’occhio ne coglie subito il significato generale per le poche figure rappresentate, semplici e preminenti. Poi, in questo secondo tipo di disegni, al di là del loro unico carattere di essenzialità della grafica, si distinguono a loro volta due modalità di rappresentazione. In un caso il disegno costituisce la “trascrizione” fedele di un racconto 3 attraverso un suo tratto significativo: la leggerezza della decorazione lascia maggiore libertà di abbinamento del disegno al relativo testo scritto-letto-narrato (fig. 4). Fig. 4 Nell’altro caso il disegno si avvale della messa in evidenza di un particolare comune a molti racconti, su cui far ruotare il resto del disegno che assume così, complessivamente una funzione decorativa rispetto al testo ed eventuale traccia, memoria o spunto per la fantasia (fig. 5 e 6). Fig. 5 Fig. 6 4 Da qui è cominciata la nostra “avventura” con la costituzione di un Laboratorio di Didattica e Antropologia all’interno del Dipartimento universitario senese ed in cui, oltre all’attività di didattica2 e di ricerca3 in antropologia cognitiva e dell’arte – fatta anche di tesi di laurea4 per sollecitare una formazione negli studenti in questa direzione – abbiamo avuto ed abbiamo modo di praticare insieme ricerca e sperimentazione. Assunto teorico del nostro operare è il linguaggio graficofigurativo come elemento di educazione e, quindi, l’attività espressiva non come attività esclusivamente ludica o disimpegnata e secondaria. E questo alla luce di due considerazioni: da una parte per l’importanza del contesto dell’apprendimento-insegnamento (che non è un “fatto” ma una relazione), delle sue regole comunicative (che sono in primo luogo regole sociali) e delle sue dinamiche culturali (che sono legate alle stesse tecnologie dell’apprendimento), e dall’altra per lo sviluppo delle abilità cognitive dal bambino all’adulto che non sono frammentarie e separate ma integrate e relazionate in un “bambino rotondo”, cioè in una persona che viene costruendo la propria competenza nel percorso della conoscenza per parti integrate di fare e sapere5. In altre parole: L’importanza formativa dei processi di costruzione di un’azione espressiva è data dal fatto che, attraverso la scoperta di questi processi, il bambino impara a prendere coscienza delle proprie capacità cognitive, indirizzando nel contempo le proprie energie espressive in progetti unitari e diretti ad uno scopo6. Obiettivi primari del nostro lavoro sono stati e sono da una parte la costituzione di un archivio di materiale documentario7 e bibliografico specifico e, dall’altra, il confronto con istituzioni senesi e nazionali con interessi crescenti verso la didattica dell’arte e della figurazione per l’infanzia8. Tutti e due questi diversi spazi, l’archivio ed il confronto, sono stati concepiti come essenziali, oltre che strumentali, per i nostri intendimenti di coniugare insieme ricerca e sperimentazione. In questa duplice prospettiva abbiamo realizzato una serie di azioni. Tra queste segnaliamo l’indagine sui volumi che 5 intendono guidare bambini e ragazzi alla scoperta dei luoghi, degli spazi, dei materiali, delle tecniche e dei personaggi e soprattutto degli artisti protagonisti della storia dell'arte passata e presente. A partire dalla schedatura sistematica dei libri raccolti all’interno della sezione didattica del nostro archivio bibliografico, sono state evidenziate le diverse metodologie di presentazione dei campi dell’arte nei libri per ragazzi attraverso l'analisi delle strategie comunicative determinate dalle diverse tipologie di libri, dal tipo di testo, dall'impostazione grafica e dalla composizione della pagina9. Questo lavoro d’analisi ha contribuito ad allargare la nostra attenzione dall’immagine come illustrazione all’immagine come prodotto d’arte, dall’illustrazione come sussidio di un testo all’immagine come produttrice di narrazione. Fig. 7 Fig. 8 In questa direzione un’esperienza significativa è stata la realizzazione di un seminario sul tema “Volto Maschera Ritratto” (ognuno di questi elementi considerato in termini strutturali, cioè come luogo in cui la sensibilità socioculturale si connette al concetto di presenza), all'interno del quale è stato realizzato il laboratorio intitolato “Mi chiamo Esmeralda. Che volto mi dai?”. Dopo aver invitato alcuni disegnatori – tra cui nostri studenti – a consegnarci una tavola ispirata a “Il Volto e la Maschera” (fig. 7 di E. Cerulli e fig. 8 di N. Benedetti) ed aver esposto le loro opere nel Chiostro di San Galgano all’interno della Facoltà di Lettere, abbiamo lavorato intorno al successivo nodo della produzione di scrittura10. Un esempio di realizzazione di questa rovesciata prospettiva del 6 rapporto testo-immagine possono essere le due tavole di Henny Boccianti abbinate al racconto “Il segreto di Luna” di Giovanni Burali d’Arezzo (fig. 9 e 10). La piccola Luna viveva con la nonna in una fattoria di legno nel mezzo di una grande prateria. Luna aveva sei amici: Lello l'asinello, Lucca la mucca, Lele il maiale, Lina la gallina e Mìcola la pecora. Tutti insieme formavano una banda molto divertente. (…) Fig. 9 Fig. 10 (…) Ad un certo punto, lontano, Luna vide tra le foglie una luce. Tirò con forza lo spago che la legava agli amici. Si trovarono stretti uno accanto all'altro. Avanzavano tutti con una certa paura, ma lo stare così uniti dava coraggio. Finché giunsero davanti ad una porticina di foglie di granoturco; la luce era lì dietro, (…) Tra le azioni rivolte e realizzate prevalentemente all’esterno del Laboratorio segnaliamo in primo luogo la progettazione di interventi didattici nelle scuole, che si sono tradotti sia in laboratori didattici sperimentali di educazione all’immagine, sia in interventi specifici di educazione alla differenza11. In secondo luogo il progetto didattico della mostra-laboratorio al Museo 7 d'Arte per Bambini di Siena, che ha aperto al pubblico proprio con una iniziativa sulle mola, tessuti delle donne del popolo Kuna, intitolata “La mano che vede, l'orecchio che tocca, l'occhio che ascolta: il labirinto dei sensi e delle emozioni con i tessuti di Panama” (11 novembre 2000 - 7 gennaio 2001). Fig. 11 Il progetto – nato a partire dalle mola (fig. 11) e da altro materiale etnografico raccolto nelle nostre ricerche su e con gli indiani Kuna di Panama, e realizzato sotto la supervisione di Michelina S. Eremita, responsabile del Museo – si è riferito tanto alla progettazione di un linguaggio espositivo in grado di realizzare una "traduzione didattica" di precisi contenuti culturali, quanto all'articolazione di un itinerario di educazione estetica caratterizzato da una specifica impostazione antropologica e sull’alterità culturale in linea su quanto siamo venuti fin qui presentando12. Come introduzione alla mostra ed al laboratorio didattico, la realizzazione materiale di un “angolo della capanna kuna” costituiva uno spazio espositivo – esperienziale sugli oggetti d’uso e video sulle immagini di natura e vita quotidiana – in cui i visitatori venivano guidati nell’entrare nello specifico contesto culturale di riferimento dei tessuti indigeni: le categorie estetiche applicate negli oggetti etnografici d’arte venivano presentate all’interno di una rispettosa e realistica immagine dell’alterità13. 8 Inoltre, la metafora del “labirinto della conoscenza”, presente come immagine sulla mola utilizzata per il manifesto della mostra, è stata ripresa per il percorso espositivo che si snodava all’interno di un canneto a forma di labirinto ed era intervallato da postazioni dove i bambini potevano sperimentare le diverse dimensioni sensoriali delle mola e ricevere in dono un elemento utile successivamente per la composizione di una mola personale, all’interno dei laboratori di attività creativa. Infine, documenti cartacei e sonori messi da portar via potevano permettere alle insegnanti di non interrompere con la fine della “visita” la riflessione sull’argomento e di prolungare nel tempo l’esperienza acquisita con e dai bambini; così anche un poster, realizzato da noi, tra ambientazione, etnografia e suggestione veniva regalato come ricordo della giornata, del proprio e forse primo viaggio antropologico… (fig. 12 di H. Boccianti e fig. 13 di E. Cerulli). Fig. 12 9 Fig. 13 Un’ultima e recente collaborazione esterna – in parte ancora in corso – è stata nella proposta della Siena Parcheggi di rivolgersi alle scuole elementari e medie inferiori di Siena con il progetto “La città ideale”. L’obiettivo di una campagna di sensibilizzazione al tema della qualità della vita urbana e della “invasione” delle automobili quale rischio di ostacolo per la vivibilità della città, è stata l’occasione per raccogliere, attraverso diverse metodologie espressive a seconda dell’età degli alunni, elaborati individuali e di gruppo, che vanno dalla vignetta al fumetto – su proposta di una serie di tracce già elaborate con a base l’immagine stilizzata del logo della Società – al disegno libero, alla realizzazione di testi di varia natura e consistenza. L’invito a “raccontare” lo spazio urbano è stata una proficua occasione per i partecipanti di esprimere la sfera del bisogno e del desiderio, del vissuto e della fantasia14. Dopo l’esperienza di LaborArte quali progetti nella nostra valigia da antropologi? Il Laboratorio di Didattica e Antropologia è pronto a partire, insieme ad un gruppo di studiosi di diversa formazione e professionalità, per realizzare un progetto multi-editoriale che si compone di diverse proposte di filoni tematico-metodologici di lavoro: una serie di pubblicazioni a tema, che pure potremo qui chiamare convenzionalmente collane. La definizione di progetto multi-editoriale si qualifica nella doppia prospettiva di tipi di uscita/supporto del prodotto e di logica che governa il progetto stesso. Il primo significato indica, 10 infatti, l’articolazione sia delle tipologie di uscita del prodotto su cartaceo (libri tradizionali con aggiunta di tecniche coinvolgenti come lucidi, schede, puzzle…; confezioni di singole cartelle di immagini e/o di testo su schede a seconda dei livelli di utenti; carte da gioco...), cd-rom e multimedia, sia dell’adeguamento del linguaggio usato per le diverse fasce d’età pur all’interno del medesimo obiettivo strategico di interrelazione dei diversi linguaggi tecnici proposti: l’opera d’arte, la narrazione, la spiegazione tecnica dell’opera e dell’autore, l’inquadramento storico-culturale del tema di collana proposto. Il secondo significato indica, invece, la metodologia seguita nell’ideazione del progetto: l’assunzione della logica del linguaggio multimediale è stata trasportata all’interno del progetto stesso in modo che non è il prodotto in sé ad essere multimediale o meno ma anche il prodotto di tipo cartaceo è concepito in modo da permettere all’utente la realizzazione di un percorso di fruizione secondo il principio di “rete di connessioni simboliche”. Gli obiettivi di questo modo di procedere insistono sull’uso di un’opera d’arte come documento storico-culturale o promemoria suggestivo per un discorso scientifico, sullo sviluppo del ragionamento per procedure storico-logiche, sulla realizzazione di un percorso storico-artistico attraverso artisti diversi ed unitarietà del tema trattato, sulla trasversalità disciplinare a partire da uno stesso oggetto d’arte, sull’educazione all’osservazione dei particolari, sull’articolazione del discorso per livelli di sapere e d’età a partire da uno stesso pacchetto di immagini. La scelta delle opere da presentare e su cui “lavorare” potrà eventualmente essere vincolata da criteri selettivi (come l’area territoriale, la unitarietà museale locale, regionale o nazionale) a seconda delle realtà istituzionali coinvolte nel progetto ed aderenti al progetto. Questa scelta configura un’ulteriore prospettiva: quella di poter realizzare intorno, ad esempio, alla città di Siena una serie di monografie-percorsi che presentino la città a partire da diversi e complementari punti di vista, metodologie e linguaggi. Inoltre, questa scelta permetterebbe anche una più agevole risoluzione dei diritti alla riproduzione 11 delle opere per il coinvolgimento diretto delle realtà istituzionali interessate alla realizzazione del progetto stesso. Ogni singola collana potrà avere una sua applicabilità ed interesse d’uso, oltre che da parte del singolo individuo, da parte di un gruppo classe che, seguito dall’insegnante ed a partire dall’esempio appreso dalla pubblicazione, potrà esportare ed estendere la metodologia ad altri campi del sapere; da parte di laboratori didattici nella loro attività presso strutture espositive, anche a seguito di una mostra; da parte di operatori ed insegnanti come strumento didattico “intelligente”, anche a seguito di corsi di formazione/aggiornamento interdisciplinare. Premesso che i percorsi/collane da noi individuate sono per il momento: Storia Nell’Arte – Animal’Arte – Altr’Arte – Narr’Arte – Carte d’Arte; facciamo ora qualche esempio pratico. Nella collana Storia Nell’Arte partiamo da una serie di dipinti raffiguranti un tema unitario come la guerra, i viaggi (navi e terre, esploratori e governi), la città e la campagna (storia del territorio e degli insediamenti), la tavola (cibo e bevande, stoviglie e posate), gli oggetti d’uso quotidiano e di arredamento, l’abbigliamento e il tessuto, temi religiosi e di costume (natività, annunciazione, matrimoni), giochi e giocattoli… Nel caso di battaglie militari, ad esempio, un personaggio immaginario si muoverà attraverso i quadri di Paolo Uccello, Piero della Francesca, Mantegna e così via, sviluppando la narrazione di tipo fantastico nel rispetto del contenuto storiografico del singolo evento e cucendo nell’arco temporale le successive immagini di battaglie. Poi, a partire da un particolare dell’immagine (oggetto, arma, abbigliamento…), si aprirà un inserto tematico relativo al particolare in questione: storia delle armi e delle macchine da guerra, storia dell’abbigliamento militare (dall’elmo al casco…). Inoltre, una prospettiva di filosofia della storia e delle relazioni sociali potrà essere presentata qualora il prodotto venga offerto a ragazzi un po’ più grandi. Questi percorsi saranno seguiti come contrappunto da brevi schede storiche sull’immagine, sull’autore, sulla tecnica pittorica. La collana Animal’Arte parte dalla rappresentazione di un animale in diverse e numerose opere d’arte famose: l’idea è 12 quella di costruire una collana di “zoo dell’arte” in cui ogni libro sarà dedicato ad un solo animale che viene presentato mettendo insieme più linguaggi. Il linguaggio della narrazione: favole e miti della cultura classica e di culture “altre”, racconti e storie contemporanee, proverbi...; il linguaggio delle immagini: disegni di fantasia tratti da libri per bambini, fumetti, prodotti artigianali occidentali e non, motivi decorativi di tessuti ed oggetti d’uso..., iconografie antiche, incisioni e sculture, fotografie dell’animale stesso o di contesti rituali e scenografici che lo riguardino; infine il linguaggio della scienza: schede tecniche composte da testi ed immagini di presentazione degli aspetti morfologici, della vita e delle abitudini dell’animale. L’originalità consiste nell’abbi-namento di aspetti e linguaggi così diversi, legati alla vita degli animali, di solito presentati per campi distinti di sapere e rappresentazioni. La finalità è la costituzione di una particolare biblioteca in cui scienza, arte e letteratura dialogano tra loro in relazione ad uno stesso oggetto presentato ed in cui, inoltre, nell’ipotesi di una scelta territoriale d’area del patrimonio di immagini da presentare, la dimensione locale assume rilievo e respiro in connessione con il quadro generale della collana, come ad esempio succederebbe con l’adozione degli “animali di contrada” come punto di partenza del testo. Una proposta di interattività potrà essere costituita dall’inserimento di pagine finali predisposte per le note personali e dirette da parte del lettore dove annotare le proprie osservazioni, racconti, esperienze ed incollare fotografie. La collana Altr’Arte è finalizzata a presentare le culture “altre” attraverso alcuni materiali etnografici, quali narrativa, oggetti e produzioni d’arte, usi/costumi cuciti tra loro in un percorso sistematico che punta all’assunzione di consapevolezza delle differenze culturali ed alla storicizzazione delle forme culturali “altre”, di contro alla “riduzione etnografica” di cui sono oggetto nella nostra cultura. Narr’Arte, invece, ha come caratteristica di collana lo sviluppo di una narrazione fantastica che percorra e colleghi le diverse opere di un autore famoso, di un museo o di un periodo storico-culturale. A partire da un elemento particolare, più o meno evidente ed interno ad un’opera particolare, la narrazione porterà all’assunzione dell’immagine come metafora, 13 muovendosi liberamente nel suo percorso fantastico, non volendo spiegare in questa parte del testo né le caratteristiche tecniche delle opere né la storia dell’autore, ma usandole come “pretesto” per raccontare. Le diverse opere verranno così ad assumere la funzione di supporto e di illustrazione, con un ribaltamento dell’usuale tecnica compositiva dei testi d’arte per bambini ed una libertà del procedere espositivo. Infine Carte d’Arte prevede una confezione, una scatolaraccoglitore: il prodotto è costituito da un mazzo di carte che presentano, su un tema unitario, una serie di opere d’arte e da un breve testo di spiegazione dell’uso possibile delle carte stesse. Il tema unitario di volta in volta potrà essere costituito da uno stesso soggetto rappresentato in diverse epoche e da diversi artisti (donne, bambini, condottieri... fiori, frutta, piante), oppure dalla serie di elementi che compongono un contesto figurativo (mangiare, bere e strumenti della tavola... mani, occhi, volti... tessuti, vestiti, scarpe...), oppure da diversi soggetti reperiti all’interno di una stessa situazione (museo, città…). Ogni opera prevede un breve testo esplicativo scientifico a seconda della prospettiva a cui si apre la carta stessa, ed una scheda di storia dell’arte sia sull’opera che sull’autore. Ogni carta è numerata e contiene stampati sul retro i testi e le schede. I diversi mazzi di carte insieme possono suggerire una composizione trasversale, ad esempio per autore piuttosto che per tema, mentre ciascun mazzo preso separatamente, a seconda del tema trattato, può dar luogo ad un gioco, suggerito nella confezione, che può essere un domino, un gioco dell’oca, quartetti, “chi è l’intruso”... Dopo aver introdotto il libro che state per leggere, presentato noi stessi, raccontato il nostro lavoro ed i nostri progetti futuri, vi lasciamo a LaborArte a Siena. Note * Estratto dal volume LaborArte. Esperienze di didattica per bambini, a cura di M. Squillacciotti, Roma, Meltemi, 2004, pp. 25-48. Gli altri interventi nel volume sono: H. Boccianti, V. Lusini, M. 14 Squillacciotti, Presentazione. LaborArte e il Laboratorio di Didattica e Antropologia, pp. 7-24. - V. Zucchi, Attività educativa e sensibilità culturale. Il Santa Maria della Scala, pp. 49-76. - L. Scelfo, L’esperienza formativa dell’arte contemporanea. Il Centro d’Arte Contemporanea “Palazzo delle Papesse”, pp. 77-110. - F. De Dominicis, Commedia nell’arte. Didattica e teatro nel museo d’arte contemporanea, pp. 111-129. - M. Eremita, Lungo la linea rossa: dallo spazio del Museo allo spazio dell’opera. Bambimus, il Museo d’arte per bambini, pp. 131-141. - V. Lusini, L'arte e l'altro. Il concetto di alterità come categoria euristica della didattica museale, pp. 143-157. 1 La piroga di R’Agnambié... (Racconti del Gabon), L’Harmattan Italia, Torino, 1995, con illustrazioni di H. Boccianti e due saggi di F. Mugnaini e M. Squillacciotti. 2 Si vedano i Quaderni del Laboratorio di Didattica e Antropologia, La parola e l’immagine. Saggi di antropologia cognitiva. – Le Mola dei Kuna di Panama. Percorsi didattici tra etnografia ed universo simbolico. – Forme di valori pubblici. Logiche strutturali e proiezioni simboliche della comunicazione visiva. 3 V. Lusini, La rappresentazione figurativa tra arte e antropologia cognitiva, “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia”, Università degli Studi di Siena, vol. XX, 1999, pp. 299-321. – V. Lusini, Per uno studio cognitivo della figurazione, Protagon Editori Toscani, Siena, 2001. 4 C. M. Braglia, Oralità e scrittura. Intervento didattico di sviluppo ed interpretazione di codici, tesi di laurea in antropologia culturale, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Siena, a. a. 2000-2001. – A. D’Errico, La fiaba e i bambini. Spazio della narrazione e della rappresentazione, tesi di laurea in antropologia culturale, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Siena, a. a. 2001-2002. 5 J. Bruner, Saper fare, saper pensare, saper dire, Armando, Roma, 1992. 6 V. Lusini, Sviluppo della competenza. Abilità culturali, capacità critiche, creatività, relazione al Convegno Arte e non arte nell’espressione pittorica infantile, Comune di Casole d’Elsa ed Associazione “Francesco di Piazza”, Casole d’Elsa (Si), 25 maggio 2002. 7 Dall’archivio provengono anche i disegni dei bambini utilizzati per il saggio ivi di M. Squillacciotti, con soggetto “Dallo scarabocchio al disegno come arte”. 15 8 Oltre alla già citata relazione di V. Lusini al Convegno di Casole d’Elsa (2002), vedi anche: il saggio di V. Lusini, Processi di apprendimento e competenze narrative, “Rivista dell’Istruzione”, n. 5, 2001, pp. 785-790; e gli interventi di M. Squillacciotti, Le mani: grammatica della fantasia ed apprendimento dei ruoli, e di H. Boccianti, L’illustrazione: invito alla fantasia tra forma d’arte e spiegazione del testo, nel catalogo della mostra “Lo sguardo innocente. L’arte, l’infanzia, il ‘900”, Brescia, Palazzo Martinengo 12 maggio – 5 novembre 2000. 9 M. Squillacciotti, H. Boccianti, Arte e editoria, relazione al Convegno Nazionale “L’arte per i giovani. Come avvicinare i giovani all’arte ed ai beni culturali”, a cura dell’Associazione Turismo in Langa, Castello di Barolo, 24 marzo 2001. Oltre ai relativi Atti (Provincia di Cuneo, 2002) cfr. la rivista “Viceversa”, n. 6, luglio 2001 con anche il contributo di V. Lusini, Realtà, rappresentazione, formazione. Codici comunicativi e capacità interpretative: appunti per una metodologia didattica. 10 All’iniziativa, realizzata presso la Facoltà di Lettere il 27-30 marzo 2001, hanno partecipato, oltre a studenti e docenti di antropologia, G. Burali d’Arezzo, che ha guidato il laboratorio di scrittura, L. Scelfo e F. De Dominicis, che hanno presentato il loro metodo nella didattica dell’arte; e tra i disegnatori: N. Benedetti, H. Boccianti, C. Bolasco, E. Cerulli, E. Marzocchi, G. Moroni, C. Unisoni. Insieme abbiamo anche visitato, sotto la guida di M. Eremita, la mostra “Immagini della Fantasia” e seguito il Tableau Vivant, lo spettacolo di animazione realizzato a partire e nell’ambito dalla stessa mostra. 11 In particolare segnaliamo qui l’attività nel 1999/2000 presso la scuola elementare di Campiglia, a Colle di Val d’Elsa, con la collaborazione della maestra A. M. Capitani, e che ha visto la partecipazione in classe di due operatori indigeni kuna, José Collman e Loys Paniza, accanto a giovani ricercatori antropologi coordinati da C. Fia e D. Cerulli. L’esperienza di “Io–Io e l’Altro. Fiabe e Intercultura” è partita dalla motivazione esplicita: “Le fiabe come palestra di relazionalità, come importante risorsa per educare la mente in senso interculturale, in quanto permettono di condividere emozioni, identificarsi con altri diversi da noi, negoziare significati, immaginare possibili soluzioni ai conflitti che presentano, riscoprire e valorizzare la propria identità culturale dal confronto e dallo scambio con quella degli altri, scoprire le caratteristiche e le differenze che connotano un gruppo, un paese, un modo di vivere, entrare nella vita quotidiana di 16 un villaggio, di una terra e di un popolo, cogliere analogie e somiglianze tra contesti, luoghi, ambienti…” 12 Si vedano anche i saggi di M. S. Eremita, Lungo la linea rossa: dallo spazio del Museo allo spazio dell’opera. Bambimus, il Museo d’arte per bambini, e di V. Lusini, L'arte e l'altro. Il concetto di alterità come categoria euristica della didattica museale, inseriti in questo volume. 13 Cfr. il già citato Quaderno n. 2, 2000 del nostro Laboratorio, Le Mola dei Kuna di Panama. Percorsi didattici tra etnografia ed universo simbolico, curato da Paolo Fortis e con il contributo dei vari ricercatori. 14 Non riproduciamo qui nessuno di questi elaborati perché è intenzione della stessa Siena Parcheggi produrre un libro sistematico su questa esperienza. 17