le riviste

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LE RIVISTE
RUOLO DELLE RIVISTE
AGGREGAZIONE POLEMICA
Le riviste diventano un luogo di aggregazione e di polemica. Di
aggregazione di intellettuali, scrittori, artisti che hanno una visione
comune, di polemica perché questi gruppi si formano, si sciolgono,
conoscono scissioni al loro interno. La rivista ordina la vita culturale
intorno a un asse prestabilito e ogni rivista ha il proprio asse. Vengono
definiti valori, orientamenti culturali e anche politici in certi casi, si
prendono posizioni pubbliche, si criticano altri intellettuali, si formano
delle correnti che hanno l’ambizione di incidere nella vita culturale,
ma anche sociale dell’Italia dell’epoca.
PER RIFLETTERE
“L’aspetto culturale più importante del periodo antecedente la prima
guerra mondiale è il fiorire impetuoso e tumultuoso di riviste e di
cenacoli letterari, tutti tendenti alla ricerca di qualcosa di nuovo, tutti
in polemica con la nostra cultura tradizionale, tutti pervasi dall’ansia
di aprire le finestre sull’Europa e di sprovincializzare la nostra
letteratura.” (Carlo Salinari)
LA VOCE
ELEMENTI DI BASE
Rivista fondata nel 1908 da Prezzolini e influenzata dai temi della
filosofia crociana, fino al 1911 la rivista fu il fulcro di un ampio
dibattito nel paese al quale partecipavano numerosi intellettuali con
punti di vista diversi. La rivista, che uscì anche con periodicità
quindicinale, alle volte basata su numeri unici monografici, si
occupava di politica e di problemi sociali come la guerra di Libia, la
scuola pubblica, il suffragio universale e quindi non solo di letteratura,
perché si trattava di preparare gli italiani alla presa di coscienza dei
problemi grandi e piccoli dell'epoca per "migliorare il terreno dove
vivere e fiorire la vita dello spirito" (Prezzolini). La Voce è una rivista di
ispirazione “crociana”, anche se lo stesso Croce non si riconosce in essa.
Gli scrittori e gli intellettuali che collaborano portano avanti
Alberto Pian, Letteratura, appunti e note sparse, ultima rev.: 27-12-2000
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concezioni “moraliste”, idealiste. Secondo loro l’intellettuale è destinato
a cambiare il mondo e quindi deve portare avanti una serie di valori di
rinnovamento della società. L’intellettuale deve occuparsi di tutti i
problemi della società, dalla scuola alla politica, dalla questione
meridionale a quelle di “costume”. Si tratta di portare la Letteratura
nella società civile e a contatto con essa. Per esempio questa posizione
condurrà all’adesione e al sostegno attivo alla prima guerra mondiale.
Tre termini definiscono la posizione della Voce: moralismo (ricerca di
valori da affermare, del senso “etico” della società e del ruolo di
ciascuno); autobiografismo (una letteratura basata sulle proprie
vicende personali e il modo particolare in cui sono filtrate da ciascuna
personalità, in contrapposizione alla descrizione della realtà obiettiva
dei naturalisti – veristi); frammentismo (scrivere senza un piano
organico, mettere insieme singoli momenti e sensazioni, frammenti,
appunto, di impressioni, di contatti, di riflessioni, rifiutando un piano
preordinato e organico). In arte può essere collegata alla corrente
dell’espressionismo. Gli intellettuali che collaborano alla Voce non
hanno però tutti la stessa identica visione, non si deve pensare a un
gruppo monolitico.
REAZIONE ALLA CULTURA UFFICIALE
I "vociani" erano uniti da una comune presa di posizione contro
D'Annunzio (il suo estetismo privo di contenuti) e Giolitti, l'influente
politico, ministro e capo del governo, che incarnava il "trasformismo"
della politica italiana dove tutto veniva confuso e non vi era più
distinzione di ideali. Gli scrittori "vociani" avevano la comune
impostazione di basarsi sul messaggio da divulgare, il fine pedagogico
dei loro scritti. Essi rifiutano il romanzo organico, il Naturalismo,
l’estetismo di D’Annunzio e il gusto per l’oratoria. Propongono un testo
che sia disordinato basato su salti temporali, sequenze non logiche,
combinazioni di più piani; una lingua viva e ricca, basata anche sulla
mescolanza di termini coloriti e dialettali, neologismi, non strutturata
sulle tradizionali regole del discorso.
SPACCATURA SULLA GUERRA
Nel 1911 questa prima fase si concluse con la scissione di Salvemini che
abbandonò il gruppo e fondò l'Unità, a causa del sostegno che la rivista
e Prezzolini stesso vollero dare alla guerra coloniale contro la Libia,
sentita come un "dovere nazionale", con cui Salvemini non era
d'accordo.
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EPILOGO
In seguito, soprattutto con De Robertis, le caratteristiche iniziali de La
Voce verranno completamente stravolte fino ad esaltare una letteratura
basata sul frammentismo, cioè la notazione anche casuale, lasciata
libera di esprimersi, seguendo proprie sensazioni, e quindi evitando una
struttura precostituita ed artefatta all'opera per trovare invece una
maggiore immediatezza e spontaneità che però porta ad una
concezione della letteratura come attività lontana da ogni
preoccupazione civile o etica. Questa impostazione si basa sulla
filosofia crociana che individua l'opera d'arte come pura intuizione
(Bergson), ma portata dal compiersi dello spirito, cioè evolutiva idealista (Croce).
Ciò nonostante fino al 1916, anno di chiusura della rivista, La Voce ha
pubblicato molti autori che diventeranno famosi come Ungaretti e
Cardarelli, Bacchelli, Palazzeschi, ed anche autori stranieri come Ibsen,
Gide, Mallarmé, contribuendo alla divulgazione della letteratura. Per
alcuni mesi nel 1912 la rivista fu diretta da Papini e poi nuovamente
da Prezzolini. Infine dal 1914 al 1916 fu diretta da De Robertis.
L'UNITÀ
ELEMENTI DI BASE
Rivista fondata da Gaetano Salvemini nel 1911 si distinse per l'impegno
socio - politico, il tono di protesta sociale , la difesa della democrazia,
la polemica con il nazionalismo, il colonialismo del governo, la
struttura antidemocratica delle istituzioni monarchiche italiane. Fu un
punto di incontro di intellettuali democratici e politicamente orientati
a sinistra.
LACERBA
ELEMENTI DI BASE
Rivista Futurista fondata a Firenze da Papini e Soffici nel 1913. Ebbe
diverse affinità con i futuristi e pubblicò scritti delle avanguardie
europee come Apollinaire e Jacob. Marinetti vi elaborò le principali
teorie sul verso futurista, ospitò scritti di Palazzeschi. Fu caratterizzata
da una istanza violenta, antitradizionalista e da una esaltazione
nazionalistica della guerra, del sangue e della razza, schierandosi in
modo acceso nel campo interventista.
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"Finalmente è arrivato il giorno dell'ira dopo i lunghi crepuscoli
della paura. Finalmente stanno pagando la decima dell'anime per la
ripulitura della terra.
Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci
e tipidumi di latte materno e di lacrime fraterne. Ci voleva una bella
innaffiatura di sangue per l'arsura dell'agosto (...)
Siamo troppi. La guerra è una operazione malthusiana. (...) A cosa
possono servire le madri, dopo una certa età, se non a piangere. E
quando furono ingravidate non piansero: bisogna pagare anche il
piacere. (...)
La guerra, infine, giova all'agricoltura e alla modernità. I campi di
battaglia rendono, per molti anni, assai più di prima senz'altra spesa
di concio. Che bei cavoli mangeranno i francesi dove s'ammucchiano
i fanti tedeschi e che grasse patate si caveranno in Galizia quest'altro
anno! ..." (Giovanni Papini, in: Lacerba, 1 ottobre 1914)
LA RONDA
ELEMENTI DI BASE
Rivista di letteratura che uscì dal 1919 al 1922. Cardarelli ne fu
direttore e vi collaborò anche Bacchelli, assieme ad Antonio Baldini
(Roma 1889 - 1962) ed Emilio Cecchi (Firenze 1884 - Roma 1966). Il
programma della rivista era fondato sul tentativo di restaurare la
tradizione classica della letteratura italiana che fa capo a Petrarca,
Manzoni e Leopardi. L'atto letterario era considerato come un superiore
esercizio stilistico al di sopra delle questioni politiche e delle ideologie,
concezione che, comunque, non impediva ai rondisti di professare
soprattutto idee monarchiche ed antisocialiste. Rifiutavano ogni forma
di irrazionalismo, il simbolismo di Pascoli ed i miti dannunziani. Essi
difesero un uso stilisticamente "corretto" del linguaggio partendo dal
presupposto che l'arte è anche esercizio formale indipendentemente dai
contenuti. Nei dibattiti dell'epoca, per esempio sulla psicoanalisi e la
relatività, La Ronda assunse atteggiamenti intolleranti e provocatori.
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