BILANCI MACROSCOPICI DI QUANTITA’ DI MOTO Come la materia, anche la quantità di moto è una grandezza fisica fondamentale nel moto dei fluidi per la quale è possibile scrivere un’equazione di bilancio. Per scopi introduttivi consideriamo prima il caso semplice del moto di un corpo di massa costante m. Come è noto dalla fisica generale, il moto di questo corpo è governato dal secondo principio della dinamica: Ft = ma (1.25) Nella (1.25) Ft è il risultante di tutte le forze agenti sul corpo, ed a è l’accelerazione imposta al corpo a causa dell’azione delle forze stesse. Questo bilancio, vettoriale nella sua natura, può essere visto sotto un’ottica diversa se espresso in termini di quantità di moto. Infatti, la quantità di moto di un corpo a massa costante, p, è definita come il prodotto della massa per la velocità del corpo stesso: p = mv (1.26) In base alla (1.26) e alla definizione di accelerazione come derivata temporale della velocità, la (1.25) può essere riformulata nei seguenti termini: Ft = d p dt − − BILANCIO DI QUANTITA’ DI MOTO PER SISTEMI MONODIMENSIONALI Cerchiamo di applicare questi concetti al caso di un sistema monodimensionale, riferendoci anche stavolta al generico “condotto” schematizzato in Fig.1.2. Cominciamo dai termini di ingresso e uscita convettivi, cioè quelli legati al fluido che entra ed esce dal sistema. Assumiamo anche in questo caso che il vettore velocità sia perpendicolare alle sezioni di ingresso e uscita. Assumiamo anche densità costante lungo le sezioni. Permettiamo invece alla velocità del fluido di variare lungo la sezione. La quantità di moto entrante per unità di tempo nella sezione 1 sarà allora data da: IN conv = ∫ − (1.27) Da questa prospettiva, il secondo principio della dinamica può essere riformulato nel seguente modo: la somma di tutte le forzi agenti sul corpo contribuisce ad un accumulo di quantità di moto. Le forze agenti sul corpo possono quindi essere viste come contributi, per unità di tempo, in ingresso o in uscita della quantità di moto del corpo, rispettivamente nel caso di forze trasmesse dal mondo esterno al corpo (IN), o di forze trasmesse dal corpo al mondo esterno (OUT). A tutti gli effetti, la (1.28) rappresenta una equazione di bilancio di quantità di moto con la stessa struttura generale delle equazioni di bilancio espressa dalla (1.2), anche in questo caso con assenza dei termini di generazione. Si ricordi tuttavia che, al contrario della materia, la quantità di moto è una grandezza vettoriale, e che quindi il corrispondente bilancio sarà un’equazione anch’essa vettoriale. Nel caso di un fluido in movimento il bilancio della quantità di moto assume una forma più generale. La variazione di quantità di moto nel tempo per un fluido contenuto in un generico volume di controllo potrà essere determinata da due tipi di contributi diversi: come nel caso del corpo di massa costante, vi saranno contributi provenienti dalle forze applicate al volume di fluido; inoltre, bisognerà considerare che quantità di moto può entrare e/o uscire dal sistema a causa dell’ingresso o dell’uscita di fluido dotato di una certa velocità − − − A1 ( ρ1vdS )v = ρ1n ∫A v 2dS = ρ1 A1n 1 v2 1 = ρ1A1 v 2 1 (1.28) Analizziamo in dettaglio i passaggi della (1.28). Nel primo integrale il termine tra parentesi è la portata massica che entra nel sistema attraverso la superficie differenziale dS; Questa, moltiplicata per il vettore v, fornisce la quantità di moto entrante attraverso dS; l’integrale su tutta la sezione A1 fornisce quindi l’intera quantità di moto entrante attraverso la sezione 1. Nel secondo integrale abbiamo semplicemente espresso la velocità come v=vn, in base all’ipotesi che v è perpendicolare alla sezione e quindi parallelo a n. Nel passaggio successivo abbiamo applicato la definizione di media alla quantità v2 (vedi Eq.(1.5)). Nell’ultimo passaggio, tutta l’informazione vettoriale è stata trasferita nella quantità A1=A1n, che rappresenta un vettore di modulo pari all’area della sezione e di direzione e verso perpendicolari ad essa. Con la stessa logica il termine di quantità di moto uscente per convezione è dato da: OUTconv = ρ 2 A 2 v 2 2 (1.29) Passiamo al calcolo delle forze che agiscono sul volume di controllo. In generale tali forze possono essere divise in due categorie: quelle che agiscono sul 6 sistema in quanto il sistema stesso è dotato di massa, e che vengono perciò chiamate forze di massa, e quelle che agiscono sul sistema attraverso le sue superfici, e che appunto vengono chiamate forze di superficie. Tra le prime l’unica di nostro interesse è la forza peso, Fp, facilmente scritta come: z2 Fp = g ∫ ρ ( z ) A ( z ) dz (1.30) z1 dove g è il vettore accelerazione di gravità e l’integrale rappresenta la massa complessiva del sistema. Per quanto riguarda le forze di superficie, è conveniente separare le forze che agiscono sulle superfici di ingresso e uscita da quelle che agiscono sulle altre superfici del volume di controllo. A meno di casi particolari, infatti, le prime si riducono alle forze di pressione, cioè a forze perpendicolari alla corrispondente sezione e dirette verso l’interno del volume di controllo. Le somma di tutte le forze, Ft, che agiscono sul sistema può essere così scritta: z2 Ft = A1 p1 − A 2 p2 + g ∫ ρ A ( z ) dz − F v ρ ( z ) A ( z ) dz ∫ (1.32) z1 In definitiva, il bilancio della quantità di moto assume la seguente forma: A 1 ρ1 v 2 1 − A2ρ2 v z2 2 2 + A1 p1 − A 2 p2 + g ∫ ρ Adz − F = z1 z2 ∫ v ρ Adz (1.33) z1 1 considerazione. Infatti in essi compare la quantità + A1 p1 − A 2 p2 + g ∫ ρ A ( z ) dz − F = 0 v 2 . Questa non è una variabile particolarmente interessante. Molto più utile, infatti, sarebbe avere informazioni sulla velocità media, e non sul sulla media del suo quadrato. Per quanto già detto nel caso dei bilanci di materia (vedi in particolare Box 1) il quadrato della velocità media e la media del quadrato della velocità coincidono solo nel caso di velocità uniforme lungo la sezione. In generale, conviene far comparire la velocità media nell’equazione di bilancio mediante la seguente definizione: v2 v (1.37) 2 Sulla falsariga di quanto già riportato nel Box 1 è facile dimostrare che: − − β=1 β=4/3 nel caso di profilo di velocità costante nel caso di profilo di velocità parabolico Con la definizione (1.37) il bilancio di quantità di moto può dunque scriversi (ci riferiamo per semplicità a condizioni stazionarie): z2 A1ρ1β1 v 1 − A 2 ρ 2 β 2 v 2 + A1 p1 − A 2 p2 + g ∫ ρ A ( z ) dz − F = 0 2 2 (1.38) La (1.38) rappresenta la forma di bilancio di quantità di moto più comunemente utilizzata per la risoluzione di problemi ingegneristici. Box 2 z2 2 La stessa equazione (1.36) è anche valida nel caso in cui le condizioni di velocità, sezione e densità di ingresso siano uguali a quelle di uscita, come generalmente avviene in condotti rettilinei a sezione costante. I termini convettivi di ingresso e uscita richiedono un ulteriore z1 Come nel caso del bilancio di materia è interessante studiare alcune forme particolari del bilancio (1.34). In condizioni stazionarie, la (1.34) diventa ovviamente: A 1 ρ1 v 2 − A 2 ρ 2 v 2 (1.36) z1 β≡ dove con F è indicata la somma delle forze che il fluido esercita verso l’esterno su tutte le superfici laterali. E’ facile mostrare infine che il termine di accumulo di quantità di moto sarà dato da: ACC = A1 p1 − A 2 p2 + g ∫ ρ A ( z ) dz − F = 0 (1.31) z1 z2 z2 (1.35) z1 mentre, in assenza di moto (condizioni quiescenti) la (1.34) si riconduce al bilancio di forze: Il “problema” della pressione atmosferica Il bilancio macroscopico della quantità di moto è molto utile in tutte quelle situazioni pratiche in cui il fluido esercita spinte su parti dell’impianto in cui si 7 trova a fluire. L’uso dell’equazione di bilancio richiede però una valutazione corretta e precisa del termine —F, cioè della somma di tutte le forze che il fluido esercita sul mondo esterno. Da questo punto di vista risulta utile riconsiderare il contributo alle forze dovuto alla pressione atmosferica. A questo proposito risulta particolarmente istruttivo l’esempio riportato in Fig. 1.8a, dove si osserva un getto circolare di liquido che investe una parete. Il getto in uscita dall’ugello ha diametro D e velocità v e giace su un piano orizzontale. Si vuole calcolare la spinta, cioè la forza esercitata dall’ugello sulla parete. dove si è già utilizzata la relazione Q=A1v1. La forma delle (1.39) richiede un attento commento. Prima di tutto, nella proiezione lungo y i termini di quantità di moto e di pressione sono annullati in quanto il getto esce simmetricamente lungo due versi opposti. Si ricordi ora che nel bilancio della quantità di moto il termine F rappresenta la somma di tutte le forze che il fluido esercita lungo il contorno del volume di controllo con l’esclusione delle sezioni di ingresso e uscita. Ciò significa che in tale termine sono presenti le forze che agiscono su: − − Fig. 1.8 Il volume di controllo rilevante è quello del getto di liquido, compreso tra la sezione 1, in uscita dall’ugello, e quella 2, attraverso la quale il fluido lascia il piatto dopo averlo colpito. Il bilancio di quantità di moto, vettoriale, può essere decomposto secondo le direzioni rilevanti del problema, x (la direzione del moto) e y (quella perpendicolare al moto stesso) che determinano un piano x-y orizzontale. Con questa scelta del sistema di riferimento si può notare che, rispetto alla (1.44): − − il vettore A1 è diretto secondo x, mentre quello A2 secondo y. La forza peso non è rilevante, in quanto agisce secondo la direzione perpendicolare al piano x-y. Su questa base, le componenti lungo x e y del bilancio diventano (si assume profilo piatto lungo le sezioni di ingresso e di uscita): Q ρ v1 + A1 p1 − Fx = 0 Fy = 0 (1.39) La superficie laterale (libera del getto); La superficie della parete. La Fig. 1.8b rappresenta un diagramma vettoriale delle sole forze di pressione che, essendo atmosferica dappertutto, è rappresentata da vettori tutti dello stesso modulo. E’ facile a questo punto capire che: − La componente orizzontale della forza di pressione lungo la superficie libera curva del getto è bilanciata dalla componente di pressione sulla corrispondente superficie della parete (che rappresenta proprio la proiezione lungo la direzione x della superficie curva); − La componente di forza di pressione lungo la superficie di ingresso è anch’essa bilanciata da quella che agisce nel centro della parete, sulla rimanente parte di superficie. Per quanto su detto, il bilancio di quantità di moto lungo x si riduce a: Q1ρ v1 − Fp = 0 − (1.40) dove Fp è ora la spinta netta che il fluido trasmette alla parete. I concetti espressi nell’esempio appena illustrato possono essere rielaborati in forma più generale. Consideriamo infatti il generico volume di controllo di Fig.1.9. Le forze di superficie su di esso agenti comprendono ovviamente anche quelle di pressione, che possono essere scritte come: Π = ∫ pndA A (1.41) dove Π è il risultante delle forze di pressione ed n, come al solito, è il versore della superficie dA rivolto verso l’interno del volume di controllo. La pressione p può sempre essere scritta come: p = patm + pr (1.42) 8 dove patm è la pressione atmosferica, una costante, e pr=p-patm è la cosiddetta pressione relativa (o gage pressure). La pressione relativa può assumere anche valori negativi (se il fluido è in depressione) purchè il suo valore assoluto sia sempre maggiore della pressione atmosferica, altrimenti si arriverebbe all’assurdo di pressioni assolute negative! varie superfici del volume di controllo possono trovarsi a pressioni diverse. Fig. 1.10 Fig. 1.9 Con questa nuova definizione la (1.41) può essere riscritta come: Q ρ v + A1 p1 − Fx = 0 Π = ∫ ( patm + pr ) ndA = ∫ patmndA + ∫ pR ndA A A (1.43) A Il primo dei due integrali nella (1.43) è ovviamente pari a zero, per le stesse argomentazioni riportate nell’esempio del getto. Come conseguenza della (1.43) l’equazione di bilancio della quantità di moto (1.38) può essere riscritta come: z2 A1 ρ1β1 v 1 − A 2 ρ 2 β 2 v 2 + A1 pr ,1 − A 2 pr ,2 + g ∫ ρ A ( z ) dz − F = 0 (1.44) 2 2 In questo caso, quindi le proiezioni del bilancio della quantità di moto (1.44) lungo le direzioni x ed y fornisce: z1 dove compaiono le pressioni relative e la forza —F va intesa al netto delle forze di pressione atmosferica. Per evitare di appesantire troppo la simbologia, da questo momento in poi la pressione relativa verrà sempre indicata con il simbolo p, omettendo il pedice “r”. Per esemplificare ulteriormente quanto detto esaminiamo il seguente problema: vogliamo calcolare la spinta che un fluido in moto esercita su un gomito orizzontale, situazione schematizzata in Fig.1.10. In questo caso il fluido è confinato nel volume di controllo costituito dalle due sezioni di ingresso e di uscita e dalle pareti solide del condotto. A differenza del caso del getto, quindi, le − ( Q ρ v + A2 p2 ) − Fy = 0 (1.45) dove le pressioni sono quelle relative e quindi Fx ed Fy sono già le componenti della spinta netta del fluido sulle pareti del gomito. In questo problema si è assunto che le sezioni di ingresso e di uscita, e quindi le velocità sono uguali (risultato fornito dal bilancio di materia). Questo non sempre si verifica. Inoltre, nota la pressione di ingresso, quella di uscita dipende dalle condizioni di flusso del sistema e, come si vedrà in seguito, potrà essere determinata atraverso la risoluzione del bilancio di energia. In particolare, in un condotto a sezione costante la pressione diminuisce lungo la direzione del flusso, e quindi risulterà p1>p2. Al contrario, in condotti a sezione variabile può aversi sia p1>p2 che p1<p2. In generale, comunque, può esistere uno sbilanciamento tra la forza di pressione nella sezione di ingresso e in quella di uscita. assumendo l’ipotesi semplificativa p1= p2 si ha: Fx = − Fy = Q ρ v + A1 p1 (1.46) 9 Appendice Espressione generale del bilancio macroscopico di quantità di moto Sulla falsariga del bilancio di materia, quanto detto in precedenza per i sistemi mono-dimensionali può essere esteso a qualunque volume di controllo, in modo da giungere ad una espressione del tutto generale per il bilancio macroscopico di materia. Scriviamo allora il bilancio di quantità di moto sul generico volume di controllo V di Figura 1.7, delimitato dalla superficie S. In particolare, i termini di ingresso e uscita di q.d.m. convettivi (legati cioè al moto stesso del fluido) andranno scritti come: ( IN − OUT )conv = ∫S v ( ρ v ⋅ n ) dS (1.47) In particolare, il termine in parentesi nell’integrale, moltiplicato per dS, rappresenta la portata massica entrante (o uscente) attraverso la superficie elementare dS; questa moltiplicata a sua volta per il vettore v, rappresenta a sua volta la portata di quantità di moto entrante (o uscente) attraverso dS. Come nel bilancio di materia, sarà il segno del prodotto scalare v⋅n a stabilire se la q.d.m è entrante (v⋅n>0) o uscente (v⋅n<0). Introducendo anche in questo caso il concetto di vettore superficie: dA = dAn ∫ S vρ v ⋅ dS + g ∫ ρ dV − F = 0 V (1.51) Se poi il fluido è incomprimibile, la costanza della densità permette anche di scrivere: ρ ∫ vv ⋅ dS + gm − F = 0 S (1.52) dove m è la massa (a questo punto costante) contenuta nel volume di controllo. Nel caso in cui il sistema sia in quiete, invece, sono zero i termini di quantità di moto convettivi, ma anche quello di accumulo per cui il tutto si riduce a: gm − F = 0 (1.53) che è la ben nota condizione di equilibrio per qualunque corpo a massa costante, ricavabile anche dalla (1.27) ponendo a zero il termine a secondo membro. Si noti che la (1.53) vale anche nel caso in cui, per fluidi incomprimibili, il campo di velocità è uniforme, cioè il vettore v è costante dappertutto. In questo caso, infatti, i termini di quantità di moto convettiva entranti e uscenti devono per forza annullarsi, e quindi la (1.53) rappresenta anche l’equazione di bilancio per il moto rettilineo uniforme di un liquido incomprimibile. (1.48) la (1.47) si riscrive come: ( IN − OUT )conv = ∫S vρ v ⋅ dS (1.49) Per completare il bilancio di quantità di moto non resta che aggiungere a primo membro i termini di ingresso e/o uscita dovuti alle forze agenti sul sistema, e a secondo termine il termine di accumulo, che viene costruito con la stessa logica del bilancio di materia. Effettuando la solita distinzione tra forze di superficie e forze di massa si giunge a: ∫ S vρ v ⋅ dS + g ∫ ρ dV − F = V d ρ vdV dt ∫V (1.50) dove questa volta con —F si indicano tutte le forze che agiscono sulla superficie S. La (1.50) assume ovviamente varie forme a seconda delle assunzioni o semplificazioni che si presentano caso per caso. Consideriamo alcune delle più rilevanti. In condizioni stazionarie, il termine di accumulo è nullo, per cui si ha: 10