Pittura antica greca e romana. Fonti (Plinio)ci trasmettono informazioni sulla pittura greca, non su quella romana. Plinio entra nel merito del confronto(filogreco). La scrittura è riservata a pochi, riflette pensieri del gruppo dominante, le fonti proiettano le visioni determinate da scelte soggettive. I monumenti, le pitture sono proiezioni di una scelta, di gruppi sociali che hanno forza di potersi proiettare, bisognA TENERE presente bene a quali gruppi appartengano. Non possiamo capire la pittura romana se non studiamo la pittura greca del primo ellenismo. Iv secolo ac seconda metà Fase in cui nel bacino mediterraneo inizia l’espansione di Roma, lotta tra Sanniti e popoli italici, Roma nella fase medio repubblicana conquista Etruria, M Grecia. Il mondo macedone organizzato per tribù, dinastia Filippo/Alessandro, nuova capitale è Pella. Antica è Aigai ( Verghina), sulla costa, proiezione sul mare, apertura verso il mediterraneo, Alessandro chiama artisti alla corte di Pella, tra cui Zeusi di Eraclea (Sicilia o Ionia?), suo è una quadro di hera lacinia a Crotone. Prima gli artisti lavoravano nei grandi santuari, essi erano trasmissione della volontà politica, gli artisti vengono chiamati alla corte macedone non per i santuari o per le poleis ma per una famiglia regale. Gli artisti diventano espressione per il gruppo locale, ciò che rivediamo in Etruria dall’ età arcaica. Il modo di appropriarsi di una tecnica greca per uso privato (tombe), insieme al messaggio, è diverso, perché la funzione è differente. Bisogna sempre tener conto e distinto il contesto. ETA’ ARCAICA Abbiamo testi dove riusciamo a cogliere le origini le ricaviamo o vedendo vasi che non sono il segno diretto della pittura. Plinio utilizza sia fonte di Varrone che artisti e ci dice che la pittura per l’uomo è un modo di partecipare alla vita della natura, nasce dall’osservazione della natura, speculazione filosofica del tempo, Policleto, Il canone, conquista della geometria (pitagorismo, uomo misura di tutte le cose), nel IV secolo a rompere la geometria è la sofistica, le cose non come sono ma come appaiono, illusionismo, terza dimensione, lo sfondamento della realtà, illusionismo pittorico, Lisippo.. Aristotele dal particolare al generale. Nella fase arcaica la pittura è contorno di ombre, di contorno, non c’è spessore. Tombe macedoni, individuali, al max 2, a camera, la facciata è fondamentale, come quella di un tempio, architettura illusionistica (sofistica), falsa architettura, se si toglie facciata resta in piedi la tomba, perché c’è la volta a botte..o facciata come teatro, si afferma nel Iv, cose come appaiono, non come sono. Casa Fauno esempio di 1° e 2° stile( falsa balaustra, falso porticato) gioco tra porte reali e false prospettiveCasa Grifi presenta imitazione volte a botte. Secondo stile FINE II SECOLO 100- 20 a. C Vede la concezione della terza dimensione. Pag 95, cubiculum M della villa di p. Fannio Sinistore a Boscoreale, esposto al Metropolitan Museum di New York. Elementi: sfondamento parete, scenografia, pareti ingannevoli, rappresentazioni paesaggi. P fondo alcova: parte inferiore: stile strutturale; parte superiore porticato, gioco di prospettiva, stanza si apre verso vari ambienti, non di fronte ad un paesaggio reale ma schemi, grotta con fontana, balaustra, sotto finestra la città, colore su colore, grande sincretismo, la scena del teatro è diventata importante, coppa vetro con frutta, teatro nasce nel quarto secolo, simulazione realtà attraverso scenografia teatrale, ALCIBIADE FU IL PRIMO(PER dipingere propria casa aveva fatto sequestrare agatarco, autore della prima scenografia. Alcibiade segna rottura in quanto la casa greca è semplice, come colui che voleva diventare tiranno. Nell’età medio tarda repubblica tutto si trasferisce all’interno della città, casa diventa rappresentativa della aristocrazia, a Roma (a differenza della Grecia), la lotta politica si trasferisce all’interno della casa stessa, gli atrii si allargano a dismisura, ospitavano le clientele. Atrio espressione non più di un’aristocrazia di tipo gentilizio che presuppone continuità genealogica , ma in cui si entra a far parte anche per merito, cursus honorum, Mario, homo novus. Parete di fondo dell’alcova.. Parete di Primo piano si apre una grotta nella quale scorre l’acqua di una fontana il cui carattere sacro èindicato dalla presenza di statuette. Sopra una terrazza ospita un pergolato con grappoli d’uva. La coppa di vetro riempita con una composizione di frutta posta sul bordo del parapetto separa il finto portico dal giardino, evoca la pratica dei doni dell’ospitalità, xenia. La veduta del paesaggio urbano è nascosta al centro del riquadro sul fondo dell’alcova, la cui tematica principale è la rappresentazione delle grotte di un parco, colore su colore. Le figure sembrano uscire dalle venature del marmo giallo. DAL LIBRO PAG 80 A Roma gli obblighi della vita pubblica costringono i membri del’aristocrazia ad n duplice comportamentoEssi devono imporre un relativo controllo al lusso nella loro abitazione cittadina, è specialmente nelle loro dimore lussuose nelle campagne del lazio o lungo le coste della baia di napoli che possono abbandonarsi al fascino della vita greca. La dimora gentilizia è il luogo in cui affari pubblici e vita privata si mescolano, accanto ad ambienti domesticoìi vari spazi di rappresentanza consacrano l’importanza sociale del proprietario e il suo lignaggio. IL SANTUARIO TARDO REPUBBLICANO DI BRESCIA E LE PRIME FORME DLE SECONDO STILE In questo contesto si inserisce l’ evoluzione delle decorazioni parietali dette di secondo stile i cui esordi si possono far risalire alla fine del secondo secolo avanti C. Una precoce testimonianza nel panorama di attestazioni pittoriche nell’Italia settentrionale è fornita da un edificio pubblico, il santuario di Brescia. La decorazione strutturale continua ad essere utilizzata nei monum enti con funzione pubblica, la parete non è ancora concepita come piano per creare sfondamenti prospettici verso ulteriori vedute architettoniche o paesaggistiche e ciò conferma un pieno inserimento degli affreschi di Brescia entro la prima fase del secondo stile, compresa all’interno del 2°quarto del I a. CComplesso architettonico costituito da 4 piccoli templi prostili su unico podio a cui si accedeva tramite brevi gradinate- Le aule sono divise in tre navate da 2 file di colonne allineate su basse banchine laterali. La navata centrale era pavimentata da un mosaico a piccole tessere, costituito da una campitura a fondo bianco delimitata da una fascia nera, le navate laterali erano pavimentate con marmi policromi. Le aule sono separate da piccole intercapedini, Nelle due aule esterne lo zoccolo presenta un velario riccamente arricchito, appeso ad un cordone tramite anelli, mentre nella zona mediana le aule esterne presentano una serie di ortostati verticali a finto marmo policromo, separati da lesene di colore rosso vivo. La zona superiore non è conservata ma è intervallata da un motivo a meandro. L’insieme risulta ripartito ulteriormente da semicolonne ioniche prive di piedistallo. Nelle due aule interne, invece, le semicolonne ioniche poggiano su alti plinti scandiscono la superficie parietale organizzata con uno Zo a finto bugnato, una zona mediana a ortostati orizzontali con superficie a finto marmo e zona superiore occupata da una serie di cornici architettoniche. Nb inserimento di teste di medusa che non vede simili nella contemporanea pittura pompeiana ma è presente in alcune case di Delo, così il motivo del velario lungo lo zoccolo si connette con i documenti del primo ellenismo noti dall’italia meridionale e dall’ Etruria, taranto, Monte Sannace, e la tomba della tappezzeria di Tarquinia.Questo velario si avvicina più a quello lungo lo zoccolo del cubicolo 31 della casa del fauno a Pompei IL TROMPE-L'OEIL, l'inganno ottico nella pittura parietale, ha origini antichissime, radicate nell'età classica e probabilmente ancor prima dei Greci e dello stile ellenistico. Già gli Egizi infatti dipingevano figure in movimento, dando l'illusione del moto e aumentando così la velocità dello sguardo ma, certamente i precursori per eccellenza sono stati i Greci e i Romani, che elaborarono una vera e propria riflessione sulla rappresentazione pittorica delle ombre e dell'illusione ottica. Insomma, l'arte non si slega dall'essere e dalla sua evoluzione, specie nella conoscenza delle parti buie, delle ombre appunto. Tuttavia sino a Platone non è esistito termine che potesse indicare, almeno in parte, il trompe-l'oeil. La primitiva designazione nasce dall'unione di due termini: skia, cioè "ombra" e grafè, "disegno", da qui skiagrafia, disegno dell'ombra. L'ombra nel mondo greco era portatrice di ambiguità, ciò che ha solo l'apparenza dell'essere, ma è anche il riflesso del vivente; la skiagrafia infatti, voleva indicare anche la pittura realizzata in base all'ombra riflessa. Plinio racconta che una ragazza di Corinto tracciò il ritratto del suo fidanzato proiettando l'ombra del suo profilo sul muro bianco grazie ad una lanterna. La realtà dell'essere, carnale, spirituale e morale si riflette nella pittura che porta il primo, vero segno della prospettiva e che si fonda essenzialmente sulla natura mimetica della rappresentazione, cioè la riproduzione delle dimensioni reali del soggetto/oggetto dipinto. Euclide, Vitruvio e il punto di fuga pompeiano Pompei antica, con le sue ville, le sue case, la sua basilica, i suoi mosaici, è la testimonianza dei primi lavori artistici in prospettiva e l'arte del trompe-l'oeil raggiunge il suo apogeo proprio con il secondo stile pompeiano (100-40 a.C.), sviluppando la moda delle finte architetture; gli effetti illusionistici invadono anche le pavimentazioni - il mosaico del tablinum nella Casa del Fauno - che consistono in decorazioni geometriche perfette. E' l'architetto Vitruvio che delineando il profilo della pittura parietale ellenistico-romana e pompeiana in modo particolare, divide la decorazione murale in quattro stili, che segnano un'evoluzione nel pensiero architettonico; la vera novità sta nell'apertura della parete che fino a quel momento costituiva una chiusura dello spazio. Ci sono i rilievi e si intravede un panorama di linee che dà l'illusione di sfondi architettonici ben articolati. L'intera visione è concepita partendo dall'occhio di chi guarda; posizione estremamente diversa da quella rinascimentale che pensava scientificamente la prospettiva, quale convergenza di linee in un unico punto: il punto di fuga. La prospettiva pompeiana e dunque classica si basa sul calcolo euclideo e sulla perfezione del congiungimento delle pareti o delle decorazioni ad angolo retto, almeno nei primi due stili. Un esempio è la decorazione pittorica della Casa Sannitica ad Ercolano (I - II sec. a. C.) che presenta un rivestimento parietale formato da lastre rettangolari in rilievo di finto marmo policromo. Siamo davvero agli albori della prospettiva, di cui se ne dà esempio colorando le lastre anche con lo stucco. Più complesso il secondo stile detto proprio dell'architettura in prospettiva. La parete si orna di elementi architettonici e in una visione prospettica si fingono archi, colonne, edicole, si immaginano quadri al muro, o si sfondano artificialmente le pareti raffigurando paesaggi. Una scenografia che indica il forte legame della cultura ellenistica con il teatro. La forma architettonica romana non è ferma e immutabile ma mobile e con uno spazio interno dilatato, un esempio è il grande fregio della Villa dei Misteri che si trova fuori delle mura della città di Pompei. Esso ha uno sfondo a pannelli di rosso pompeiano, dove sono disposte varie figure. Lo spettatore è anche attore, è coinvolto nella rappresentazione, sia perché circondato, sia perché partecipe dell'impianto prospettico che è relazionato a lui. Trompe-l'oeil sotto il Vesuvio Tuttavia, anche se il teatro ha avuto un forte ruolo nella decorazione a trompe-l'oeil, i rapporti con l'architettura pittorica nascono sempre dal legame con la realtà e con la visione reale di colui che guarda. Le case disadorne si ornano di oggetti dipinti alle pareti. La bellezza è nell'illusione della decorazione, nell'oggetto inesistente ma raffigurato, nei colori vivaci e nell'imitazione delle ombre, nelle geometrie dei mosaici, nel movimento illusorio dei disegni dei pavimenti e la funzione del trompe-l'oeil è di porre lo spettatore di fronte ad un'illusione e di dare corpo a quest'illusione. L'illusione esige dallo spettatore un atto di fede e tuttavia gli antichi non hanno oltrepassato il fragile limite che separa l'illusione realistica dal fantastico. Tutto rientra nei parametri di una visione reale seppur raffigurata. Nel terzo stile pompeiano (prima metà del I sec. a.C.), vi è una riduzione dell'elemento architettonico, le pareti presentano figure e fregi, l'esempio è proprio il fregio con Amorini, pittura murale della Casa dei Vettii; fino ad arrivare al quarto stile detto dell' "illusionismo prospettico", ricco, fastoso e baroccheggiante. Siamo nell'età giulio-claudia; i Romani usano il ritratto, come quello di Paquio Pròculo e sua moglie ( I sec. d.C. ) ora a Napoli al Museo di Capodimonte ma proveniente da Pompei; il trompe-l'oeil esplode nella decorazione pittorica e in alcuni esempi mostra chiaramente i contatti con la scenografia teatrale; la decorazione pompeiana si rifà al palazzo e all'universo della tragedia. D'altronde se la prospettiva è la raffigurazione del reale, e il teatro ne è la rappresentazione nel risvolto spirituale e conflittuale, il legame è stretto, è sancito. La realtà diventa immagine e il trompe-l'oeil è una metamorfosi della realtà; alterazione dell'immagine e riflesso estratto. Una condizione necessaria per il mondo classico, quella di riprodurre quasi perfettamente la realtà visibile, rendendola "vera". In fondo l'arte, come diceva Platone, è sì l'allontanamento dal vero ma, proprio per questa sua connotazione "menzognera", essa è potente, nella rappresentazione illusoria della verità.