come diventare socio associazione orizzonti filosofici

ASSOCIAZIONE ORIZZONTI FILOSOFICI
Centro Orizzonti Filosofici
Comitato
Stabile Commerciale Leoni
Presidente
CH-6595 Riazzino
Vice-presidente
Tel.
+41 (0)91 850 53 40
Segretaria
Fax
+41 (0)91 859 20 21
Membri
e-mail [email protected]
sito web www.orfil.ch
Remo Lardi
Daniele Bui
Nicole Töngi
Silvio Leoni
Diego Scacchi
Giovanna Staub
La segreteria è aperta da lunedì a venerdì / 08.00 - 12.00
L’Associazione Orizzonti Filosofici ha rapporti di collaborazione con
–Aperitivi Filosofici, Milano
–Filosofia sui Navigli, Milano
–Sezione Valposchiavo della Pro Grigioni italiano
COME DIVENTARE SOCIO
–compilare il modulo d’iscrizione disponibile sul sito web www.orfil.ch
–versare l’importo della tassa annuale
(individuale CHF 60.– / coppia CHF 80.– / sostenitore CHF 100.–)
Banca Raiffeisen Cugnasco-Gudo-Riazzino
IBAN CH20 8028 0000 0030 9454 5
Clearing 80280 • Swift/BIC RAFCH22
I soci hanno diritto a seguire le attività del programma annuale.
Gli incontri organizzati dall’Associazione sono aperti a tutti. Ai non soci, interessati
a seguire uno degli incontri in programma, è richiesto un contributo di CHF 20.–.
Riazzino, Centro Leoni
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ASSOCIAZIONE ORIZZONTI FILOSOFICI
Orizzonti Filosofici si presenta all’affezionato pubblico per l’ottavo anno consecutivo con un programma che tiene conto delle valide esperienze, che hanno
suscitato l’interesse del vasto pubblico, ma con una novità consistente nel Corso
triennale di filosofia, con un calendario comprensivo di 12 lezioni annuali.
Il corso, intensamente voluto dal dott. Silvio Leoni, sostituisce le lezioni fin qui
organizzate durante quattro serate. Permette ai partecipanti una migliore conoscenza di base della filosofia e assicura il possesso di ampie nozioni. Il corso è
affidato al prof. Antonio Spadafora e le iscrizioni, chiuse il 30 aprile scorso, hanno
registrato un numero di iscritti, che va oltre le aspettative.
Il dott. Silvio Leoni, che ringraziamo per aver assicurato i mezzi per tutta l’attività
di OrFil, con questo nuovo impegno vede così soddisfatto il desiderio da lungo
tempo espresso consistente nella creazione di una Scuola indirizzata ai cultori
della filosofia, rivolta a un pubblico di non specialisti.
Remo Lardi
Silvio Leoni
CAFFÈ FILOSOFICI – CINEMA E FILOSOFIA
Il programma tratta una problematica, quella della Natura, che costituisce il filo
conduttore delle serate e che le sintesi orientative ne evidenziano la solidità del
programma con un profilo di grande valenza.
La scelta accurata dei relatori ci permette di affermare che siamo in grado di
offrire un programma piacevole e ricco d’interesse che si rifà agli inizi della Storia
della filosofia, con un percorso che ci confronterà con la Natura e la Cultura, la
Tecnica, la Giustizia politica, l’Energia e l’Etica: insomma un programma per così
dire “intrigante”.
Ringrazio tutti coloro che seguono e sostengono la nostra attività e avremo il
piacere di salutarvi alle nostre serate.
Remo Lardi, presidente
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CAFFÈ FILOSOFICI
La Natura ama nascondersi
Il titolo per così dire unitario dei cinque caffè filosofici è la celebre sentenza di
Eraclito di Efeso (ca 550-480 a. C.): physis kryptesthai philei. Di essa Pierre Hadot
ha scritto, nell’affascinante saggio Il velo di Iside (2006), che si tratta di «un’enigmatica sentenza», tradotta «solitamente con la formula “La Natura ama nascondersi”, benché probabilmente Eraclito non la intendesse in questo senso. Queste
tre parole, sulle quali fioccheranno interpretazioni a non finire nel corso dei secoli,
ci lasciano intravedere quella che potrebbe essere l’aurora di una riflessione sul
mistero della realtà, ma potrebbe pure essere il punto finale di una lunga meditazione che si perde nella notte dei tempi». Nello stesso saggio, Hadot ha riprodotto
la seguente suggestiva illustrazione ottocentesca dedicata a Goethe
Apollo nelle vesti della poesia svela la statua
di Iside-Artemide, simbolo della Natura.
Incisione di Bertel Thorvaldsen (1807).
***
«Per quanto lontano possiamo risalire nella storia, mai abbiamo trovato la Natura
come una “realtà nuda” che impone all’uomo una concezione necessaria del suo
destino […] Sempre, invece, la Natura ci è apparsa, nel pensiero degli uomini,
come una costruzione non arbitraria, certo, ma il cui piano è largamente influenzato dai desideri, le passioni, le tendenze ed anche la riflessione dell’uomo.
[…]
Mai l’uomo ha accettato, e non accetterà mai, le informazioni parziali che la scienza gli offre. Sempre alzerà gli occhi sulla Natura per scoprirne il mistero, per conoscerne il segreto…». (Robert Lenoble, Per una storia dell’idea di Natura - 1969).
4 ottobre 2011
Natura e filosofia
Roberto Radice (p.4)
10 gennaio 2012
Gli appelli alla natura
Simone Pollo (p.7)
8 novembre 2011
Natura e cultura
Massimo Marassi (p.5)
7 febbraio 2012
Energia, ambiente ed etica
Arturo Romer (p.8)
6 dicembre 2011
Natura e tecnica
Gianni Paganini (p.6)
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4 ottobre 2011 – Ore 20.15 - Riazzino
natura e Filosofia
Caffè Filosofico
Roberto Radice
Roberto Radice (Busto Arsizio 1947) è ordinario di Storia della filosofia antica nella Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si è occupato in
particolare di giudaismo ellenistico e di stoicismo, nonché dell’applicazione degli strumenti elettronici allo studio della terminologia filosofica greca e latina. È direttore della collana
“Temi metafisici e problemi del Pensiero antico. Studi e Testi” (Vita e Pensiero, Milano) e
delle edizioni elettroniche e cartacee di “Lexicon” (Biblia, Milano). È segretario delle collane “Testi a fronte” (Bompiani, Milano) e “Il pensiero occidentale” (Bompiani, Milano). È
membro dei comitati scientifici di «The Studia Philonica Annual» e della «Rivista di Filosofia
Neoscolastica». Tra le sue numerose pubblicazioni si ricordano in particolare: Platonismo
e creazionismo in Filone d’Alessandria (1989), La metafisica di Aristotele nel XX secolo
(1996), Oikeiosis. Ricerche sul fondamento del pensiero stoico e della sua genesi (2000),
Allegoria e paradigmi etici in Filone d’Alessandria (2000), Philo’s Theology and Theory of
Creation in The Cambridge Companion to Philo (2009), nonché i lessici di Platone, Plotino,
Aristotele, Stoici, Filone d’Alessandria e Pentateuco (2003-2008)
***
Sintesi orientativa
Il termine physis (la natura) e il termine logos (la ragione) rappresentano all’origine due
concetti embrionali, nel senso che sono veicolo di un’infinità di significati con un immenso
potenziale evolutivo: il primo sta ad indicare tutte le cose che sono, appaiono e si generano; il secondo tutte le regole che ci sono e ci saranno. Forse all’origine (ad esempio nei
Pitagorici e in Eraclito) questi due significati erano unificati, e per tale motivo i primi filosofi
ebbero un pensiero straordinariamente sintetico e quasi per nulla analitico.
La questione, a questo punto, è comprendere come si pensava – e non che cosa si pensava – nella Grecia antica (VII-VI sec. a.C), quale era il metodo con cui si affrontavano i
problemi e cioè di quali cause ci si serviva per spiegare il mondo. Bisogna immaginarsi un
pensiero senza definizioni per vedere come dall’embrionale natura si è districato il logos,
e dal logos si è liberato il pensiero pensante, e dal pensiero pensante ha preso forma la
sintesi e l’analisi.
Per comprendere il periodo che va dai Presocratici a Platone occorre immedesimarsi nella
physis e poi riconoscere la drammatica svolta di Parmenide quando il logos (la ragione)
ha preso il sopravvento ma si è fatto omicida della natura, e omicida di se stesso, perché
negando il divenire naturale ha negato anche il divenire mentale. E allora di nuovo bisogna
chiedersi: come si può pensare senza un processo e senza la molteplicità i concetti?
Forse non si pensa affatto.
E così dovremo rappresentare il secondo omicidio della storia del pensiero, il cosiddetto
parricidio di Parmenide ad opera di Platone.Ma se questo salva il logos non salva la physis. Perché l’unità originaria fra i due sia ricostituita occorre che si arrivi fino ad Aristotele,
alla strutturale polivalenza dell’essere e alla necessità dell’analisi dei suoi significati.
Ma vedremo che questo è un nuovo mondo mentale, praticamente lo stesso in cui noi
oggi viviamo.
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8 novembre 2011 – Ore 20.15 - Riazzino
natura e cultura
Caffè Filosofico
Massimo Marassi
Massimo Marassi (Cardano al Campo, 1954) insegna Filosofia della storia presso l’Università Cattolica di Milano ed è Direttore del Dipartimento di Filosofia. È membro della
Stiftung Studia Humanitatis di Zurigo e del Centro di Metafisica dell’Università Cattolica.
Oltre a numerosi articoli ha pubblicato: Ermeneutica della differenza. Saggio su Heidegger, Vita e Pensiero, Milano 1990; Gadamer e l’ermeneutica contemporanea, Colonna
Edizioni, Milano 1998; ha curato l’edizione dell’Ermeneutica di Schleiermacher, Bompiani,
Milano 20002 e della Critica del giudizio di Kant, Bompiani, Milano 2004. Ha pubblicato
anche: Metamorfosi della storia. Momus e Alberti, Mimesis, Milano 2004 (trad. spagnola
Anthropos Editorial, Barcelona 2008) e Metafisica e metodo trascendentale, Vita e Pensiero, Milano 2004, 20092. Ha coordinato l’edizione dell’Enciclopedia filosofica, Bompiani,
Milano 2006, in 12 volumi.
***
Sintesi orientativa
Come l’antica opposizione tra physis e nomos anche natura e cultura sembrano termini
difficilmente conciliabili, o almeno questa era l’opinione comune fino a non molto tempo
fa. Ora però, ciò che il senso comune ritiene artificiale viene sempre più avvertito come
naturale e viceversa la natura è sempre più un prodotto della cultura. In questa prospettiva, appare chiaramente che la stessa distinzione dei termini natura/cultura si configura
sempre in una struttura storica e quindi l’antropologia contemporanea è invitata non tanto
ad andare alla ricerca di una universale ed eterna natura umana, quanto a cogliere la sua
formazione e modificazione storica e sociale. Tutto questo ha tutt’altro che eliminato le domande riguardanti ciò che rende l’uomo un essere culturale o che trasforma la sua natura
in un contesto storico-sociale. L’uomo vive la natura in modo artificiale, costantemente
vi opera con una continua mediazione. L’uomo attua se stesso con capacità, dall’arte al
diritto, dalla conoscenza alla morale, strettamente relazionate al mondo, tanto che egli dà
attivamente forma con l’azione, il lavoro, la politica al mondo a cui si relaziona; e ritorna a
sé generalmente arricchito, cioè trasforma la propria iniziale natura umana, non restando
vincolato all’ambiente in cui opera. La natura sarebbe allora questa capacità eccentrica
che l’uomo possiede di sapersi liberare dal dato, far scienza, oggettivare, sperimentare e
infine di non restare soddisfatto da alcuna sua scoperta. “L’uomo è per natura un essere
culturale”... diceva Gehlen. Ora, forse, è giunto il momento storico di riconoscere che le
molteplici immagini dell’uomo non sono esaustive, che l’uomo è una realtà composita
ma unitaria, una totalità connessa non scomponibile in ambiti separati. Esterno e interno,
corpo e psiche, mente e coscienza, non possono più rimanere mondi estranei. La rivalutazione dell’unità tra natura e cultura permette di concepire non soltanto l’uomo ma l’intera
realtà organica a partire da un unico principio. In tal modo si evita la secolare distinzione
di un elemento psichico e di uno fisico, aprendo a un nuovo concetto di soggetto e di
coscienza e in generale compare una nuova valutazione della vita. “Vi è un’unica e medesima vita”... scriveva Scheler.
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6 dicembre 2011 – Ore 20.15 - Riazzino
natura e tecnica
Caffè Filosofico
Gianni Paganini
Gianni Paganini è Professore Ordinario di Storia della Filosofia (Università del Piemonte).
E’ stato allievo di Mario Dal Pra. Ha pubblicato: Analisi della fede e critica della ragione in
P. Bayle (Firenze 1980), l’edizione del Theophrastus redivivus (Firenze 1981-82, 2 voll.),
Les philosophies clandestines à l’âge classique (Paris, PUF, 2005); Skepsis. Le débat
des modernes sur le scepticisme (Paris, Vrin, 2008); Introduzione alle filosofie clandestine
(Laterza, Roma, 2009). E’ editor di numerosi volumi collettivi: Materia actuosa, Champion,
Paris 2000 ; La filosofia della seconda metà del Novecento, Piccin/Vallardi, Padova 1998;
Scepticisme, Clandestinité et Libre Pensée / Scepticism, Clandestinity and Free-Thinking,
Champion, Paris 2002; The Return of Scepticism , Kluwer, Dordrecht-Boston-London
2003; Pierre Bayle dans la République des Lettres. Philosophie, religion, critique, Champion, Paris, 2004 ; Pluralismo e religione civile. Una prospettiva storica e filosofica, Bruno
Mondadori, Milano 2004; Der Garten und die Moderne. Epikureische Moral und Politik
vom Humanismus bis zur Aufklärung, Frommann -Holzboog, Stuttgart 2004; Renaissance Skepticisms, Springer, Dordrecht-New York, 2008; Illuminismo Torino, Boringhieri,
2008. Ha pubblicato la prima trad. it. di Th. Hobbes, Moto, luogo e tempo, “Classici della
Filosofia”, Torino, UTET, 2010. Ha insegnato in molte università americane (fra cui New
York University, UCLA Los Angeles, Montreal McGill, Rio de Janeiro) ed europee. Il suo
volume Skepsis è stato premiato dalla Académie Française. Nel 2011 ha ricevuto il premio
per la Filosofia dell’Accademia dei Lincei.
***
Sintesi orientativa
La cultura occidentale ha sempre avuto un rapporto privilegiato, ma anche contrastato,
con la tecnica. Sin dal tempo di Aristotele la tecnica si presenta come un’opportunità
dell’azione umana, ma il confronto con la natura la relega ad uno statuto inferiore: la
tecnica è solo un’imitazione della natura e sovente una sua contraffazione. Questo paradigma finirà per dominare più di un millennio di storia della cultura europea, finché nel
Seicento, con il modello della “conoscenza dell’artifice”, non solo le arti tecniche saranno
rivalutate nella loro indispensabile funzione di civiltà (Bacone), ma assumeranno anche
un valore conoscitivo sia per le scienze della natura (Descartes), sia per la morale e la
politica (Hobbes). La celebre metafora dello stato come meccanismo (simile all’orologio)
da smontare e da rimontare costituirà il punto più avanzato di apprezzamento del sapere
tecnico, contenuto nel principio per cui possiamo realmente conoscere soltanto ciò che
siamo in grado di fabbricare.
La filosofia, e con essa la cultura occidentale, manterrà comunque una forma di diffidenza
e quasi di risentimento nei confronti della tecnica: lo si vede dalle posizioni di alcuni grandi
filosofi del Novecento, su versanti fra loro molto diversi (Adorno, Heidegger), che finiranno
per condannare la tecnica, mentre altri (Strauss, Jonas) si spingeranno sino ad un’aperta
rivalutazione della natura in opposizione alle pratiche tecniche. Il dibattito si ripropone nella
cultura italiana, mentre le ultime posizioni di Habermas sulla bioetica conducono inaspettatamente ad un ritorno del paradigma naturale.
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10 gennaio 2012 – Ore 20.15 - Riazzino
gli appelli alla natura
Caffè Filosofico
Simone Pollo
(Torino 1971), laureato in Filosofia e dottore di ricerca in Bioetica, lavora presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università «La Sapienza » di Roma, dove insegna «Etica e natura».
Nella stessa università svolge attività didattica per il Master in Etica pratica e bioetica. È
docente, inoltre, di «Bioetica» presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
dell’Università della Tuscia e di «Etica del rapporto uomo-animale» presso la Facoltà di
Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università di Torino. Coordina la Sezione di
Roma della Consulta di Bioetica ed è segretario del Comitato Bioetico per la Veterinaria
presso l’Ordine dei Medici veterinari della Provincia di Roma. I suoi interessi di ricerca
sono concentrati sulla bioetica filosofica, sulle questioni morali delle relazioni fra umani e
non umani e sui temi della naturalizzazione dell’etica e del rapporto fra scienze della vita
ed etica filosofica. Ha collaborato al Dizionario di bioetica di E. Lecaldano (Laterza, RomaBari 2002) ed è autore delle monografie Scegliere chi nasce. L’etica della riproduzione
umana tra libertà e responsabilità (Guerini, Milano 2003) e La morale della natura (Laterza,
Roma-Bari 2008).
***
Sintesi orientativa
L’idea di natura ha un ruolo di primo piano nella storia della filosofia occidentale e, in particolare, nella riflessione sull’etica e sulla giustizia politica. Questa idea, inoltre, è largamente
presente nel senso comune morale ed è spesso utilizzata come termine di riferimento
per le più diverse idee morali e politiche. L’uso di questa nozione come giustificazione di
credenze e valori morali dà vita a molti tipi di «appello alla natura». L’intervento si propone,
anzitutto, di elaborare una tassonomia delle principali famiglie di «appello alla natura»,
mostrandone le caratteristiche peculiari e individuandone le radici storiche e teoriche.
In secondo luogo, si tenterà un’analisi delle principali criticità dell’uso dell’idea di natura
in etica. Nel dibattito contemporaneo, infatti, rimane ancora centrale la questione della
separazione fra essere e dover essere, enunciata da David Hume nel famoso «Is/ought
paragraph» del Trattato sulla natura umana e confluita poi nel dibattito contemporaneo
sulla cosiddetta «Fallacia naturalistica». Tale fallacia, pur condannando irrimediabilmente
alcuni dei principali appelli alla natura, non esclude di per sé che l’idea di natura (e, in
particolare di «natura umana») possa (e forse debba) avere un ruolo nel discorso morale
e nella riflessione filosofica su di esso. In conclusione, quindi, si prenderà in esame il programma di naturalizzazione dell’etica nelle sue declinazioni più recenti che implicano una
stretta interazione fra etica filosofica e scienze della vita nella cornice dell’evoluzionismo
darwiniano. Tale programma si presenta come una strada promettente per conciliare le
istanze di appropriatezza della ricerca filosofica sull’etica e la tendenza – forse ineliminabile
– di ricorrere alle idee di natura e natura umana nei nostri discorsi sul bene e sul giusto.
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7 febbraio 2012 – Ore 20.15 - Riazzino
energia, ambiente ed etica
Caffè Filosofico
Arturo Romer
Nato il 13 marzo 1944 a Reichenburg nel Cantone di Svitto, ha conseguito il diploma e il dottorato in fisica teorica presso l’Università di Friburgo (CH). Dal 1968 al 1971 si specializza in
fisica nucleare e in radioprotezione presso il Dipartimento federale della Sanità e presso l’Università di Berna. Dal 1971 al 1972 si dedica presso l’AGIE di Losone e il Politecnico federale
di Zurigo alla ricerca dell’elettroerosione, e ciò nell’ambito della fisica del plasma. Nel 1972 si
abilita all’insegnamento superiore. Insegna nel 1973 alla Magistrale di Locarno e dal 1974 fino
al 1990 al Liceo cantonale di Locarno, di cui è direttore dal 1984 al 1990. Dal 1990 al 1996 è
direttore di ricerca e sviluppo presso la SES Società Elettrica Sopracenerina SA di Locarno.
Dal 1996 al 2006 è direttore dell’Associazione delle Aziende elettriche della Svizzera italiana.
Parallelamente è prima professore a contratto presso la SUPSI e poi professore a contratto
presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana. Dal 2006 fa parte del
comitato di riferimento del dottorato presso il Dipartimento di Energetica del Politecnico di
Milano. Dal 2007 è consulente indipendente in energetica.
***
Sintesi orientativa
In campo energetico-ambientale regna in generale un preoccupante disorientamento. Sull’informazione oggettiva prevalgono purtroppo spesso la disinformazione e le ideologie. Mancano la l’informazione corretta e la solida formazione di base, ad ogni livello, dall’asilo fino
all’università. Si confonde tutto: l’energia primaria con quella finale, il calore con l’elettricità,
il reattore nucleare con la bomba nucleare, l’unità “potenza” con l’unità “energia”, l’idrogeno
con l’acqua, il collettore termico solare con il pannello fotovoltaico, ecc. Occorre promuovere
a livello planetario un’autentica cultura energetico-ambientale.
Innanzitutto dobbiamo rigorosamente distinguere tra energia primaria (carbone nella miniera,
petrolio greggio, gas naturale nel giacimento, acqua contenuta nel bacino ad accumulazione,
massa legnosa di un bosco, uranio nella miniera, luce solare, ecc.) ed energia finale (elettricità,
benzina, diesel, legna da ardere, calore dalla caldaia, gas naturale trasportato attraverso il gasdotto, ecc.). Le energie finali derivano da uno o più processi di trasformazione delle energie
primarie. Nel concetto di “Società a 2000 watt” la potenza in watt si riferisce al consumo di
energia primaria. Se un abitante del pianeta dispone della potenza di 2000 watt, ossia di 2
[kW], allora egli consuma all’anno la seguente quantità E di energia primaria:
E = 2000 [W] x 1 [a] = 2 [kW] x 8760 [h] = 17’520 [kWh].
Nessuno sa prevedere oggi con esattezza quale sarà il consumo energetico nell’anno 2100.
È però fondamentale che si inizi subito a consumare l’energia con la massima efficienza e con
il massimo rispetto per l’ambiente. Non dimentichiamo che nel 2100 il nostro pianeta conterà
da 9 a 10 miliardi di abitanti. Le scelte di natura energetica devono assolutamente tener conto degli aspetti fondamentali dello sviluppo sostenibile (economia, ecologia e socialità). E la
concreta realizzazione di uno sviluppo sostenibile presuppone il coinvolgimento diretto della
dimensione etica. Le varie opinioni e tendenze sono invitate ad ascoltarsi a vicenda, aprendo
un autentico dialogo rispetto alle future scelte in materia di energia e ambiente. Nessuno
possiede in questo ambito verità assolute. La verità va però sempre cercata, con onesta e
tolleranza, per individuare soluzioni e scelte condivisibili, fattibili e sostenibili.
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cinema E FILOSOFIA
Persino certe produzioni di serie B o di serie C non riescono a contenere
la tendenza naturale del cinema a esprimere con forza concetti, ragionamenti, idee. Le quali, al contrario di quanto accade spesso nella tradizione scritta, si mostrano in tutta la loro concretezza ed espressività.
Con il cinema, soprattutto con il grande cinema, si realizza spesso il miracolo di unire l’efficacia argomentativa, basata su una logica stringente,
alla capacità di far sentire un problema sulla propria pelle, indipendentemente dal fatto che sie condivida o meno la prospettiva che viene proposta. Nelle immagini, ragione e comprensione trovano una sintesi. E se
già per l’Aristotele della Poetica “è fonte di piacere guardare le immagini
perché coloro che le contemplano imparano e ragionano su ogni punto”,
con le immagini in movimento, e con le mille possibilità espressive che
esse offrono, questo effetto viene moltiplicato all’infinito. Ogni tema affrontato dal cinema acquisisce una profondità filosofica, anche di tipo
argomentativo, che il ragionamento scritto raramente riesce a conferirgli. Anche il rapporto tra universale e particolare acquista una dimensione nuova. Il cinema ci mostra sempre storie particolari, nelle quali lo
spettatore si riflette e si immedesima, che però, per la loro esemplarità,
si presentano come rappresentanti di verità universali, che hanno anche
il vantaggio di essere sempre rivedibili e magari di entrare in collisione
con altre verità, ugualmente forti e plausibili, che emergono da altri film.
Armando Massarenti (2000)
Riazzino
6 marzo 2012
Le quattro volte
Film di Michelangelo Frammartino (88’)
Adriano D’Aloia (p.10)
3 aprile 2012
Grizzly Man
Film di Werner Herzog (103’)
Ruggero Eugeni (p.11)
8 maggio 2012
Se mi lasci ti cancello
Film di Michel Gondry (108’)
Antonio Somaini (p.12)
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6 marzo 2012 – Ore 19.30 - Riazzino
LE QUATTRO VOLTE,
Film di Michelangelo Frammartino (88’)
Cinema e Filosofia
Adriano D’Aloia
Adriano D’Aloia (Milano, 1980) ha conseguito il dottorato di ricerca in Culture della Comunicazione con uno studio su “L’empatia nell’esperienza filmica”. La sua attività di ricerca si
concentra attorno ai temi dell’intersoggettività nell’esperienza audiovisuale e delle teorie
del visibile. È docente a contratto di Linguaggi e semiotica dei prodotti mediali e assegnista di ricerca all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha curato il volume di Rudolf Arnheim, I baffi di Charlot. Scritti italiani sul cinema 1932-1938 (Kaplan, Torino 2009)
e l’edizione italiana del volume di David Rodowick, Il film nell’era del virtuale (Olivares,
Milano 2008). Suoi saggi sono stati pubblicati sulle riviste Bianco e Nero, Fata Morgana,
Cinéma&Cie, montage-av, E|C. È giornalista pubblicista e critico cinematografico per Segnocinema. Blog: http://anideaaday.wordpress.com.
***
Sintesi orientativa
“In noi [ci sono] quattro vite successive, incastrate l’una dentro l’altra. L’uomo è un minerale, perché ha in sé lo scheletro, formato da sali e da sostanze minerali; attorno a questo
scheletro è ricamato un corpo di carne, formato di acqua, di fermenti e di altri sali. L’uomo
è anche un vegetale, perché come le piante si nutre, respira, ha un sistema circolatorio,
ha il sangue come linfa, si riproduce. È anche un animale, in quanto dotato di motilità e
di conoscenza del mondo esterno, datagli dai cinque sensi e completata dall’immaginazione e dalla memoria. Infine è un essere razionale, in quanto possiede volontà e ragione.
Abbiamo dunque in noi quattro vite distinte e dobbiamo quindi conoscerci quattro volte”.
È questa frase attribuita a Pitagora a ispirare il titolo, gli snodi e il senso profondo del film,
interamente votato a restituire, quasi a incarnare nella sostanza comunicativa del cinema,
il rapporto di imbricazione fra Uomo e Natura. Il passaggio in continuità tra forma dell’essere razionale (il pastore), animale (la capra), vegetale (l’albero), minerale (il carbone) è un
percorso concentrico di riduzione e risalita genealogica. Lungo le tappe di questa palingenesi, compiuta nella purezza e nell’essenzialità del linguaggio, risuona l’ancestrale natura
animistica del cinema: sullo schermo ogni oggetto si muta in soggetto e ogni soggetto in
oggetto, le cose tendono all’antropomorfico e gli uomini al cosmomorfico (Edgar Morin).
E se sullo schermo la Natura assume i caratteri di una nuova dramatis personæ (Béla
Balázs), di fronte allo schermo lo spettatore fa esperienza del processo di trasformazione
inversa. Attraverso le sue quattro vite distinte, prova a conoscersi quattro volte.
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3 aprile 2012 – Ore 19.30 - Riazzino
grizzly man,
Film di Werner Herzog (103’)
Cinema e Filosofia
Ruggero Eugeni
Ruggero Eugeni è professore ordinario di Semiotica dei media presso l’Università Cattolica di Milano e dirige presso la stessa Università l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e
Spettacolo. Il suo approccio ai media è attento da un lato agli aspetti esperienziali, corporei
e affettivi dell’esperienza mediale, dall’altro lato ai suoi radicamenti culturali e linguistici. Da
questo punto di vista sta sviluppando tre indirizzi di ricerca: (a) un modello teorico e analitico
dell’esperienza mediale, considerata sia nei suoi aspetti fenomenologici e neuro cognitivi
quanto in quelli socio antropologici; (b) una riflessione sul ruolo dei media nella costituzione
di nuove forme di territorialità, in particolare all’interno degli spazi urbani; (c) una ricostruzione storica delle relazioni culturali e linguistiche tra il cinema e le pratiche dell’ipnosi.
Il suo ultimo lavoro è Semiotica dei media. Le forme dell’esperienza (Roma, Carocci, 2010).
Tra gli altri suoi lavori: Il testo visibile. teoria, storia e modelli di analisi (in collaborazione
con Fausto Colombo: Roma, 1996), Invito al cinema di Stanley Kubrick (Milano, nuova ed.
2001), Analisi semiotica dell’immagine. Pittura, illustrazione, fotografia, (Milano, nuova ed.
2004), Film, sapere, società. Per un’analisi sociosemiotica del testo cinematografico, (Milano, 1999), La relazione d’incanto. Studi su cinema e ipnosi (Milano, 2002). Ha curato con
Fausto Colombo il volume Il prodotto culturale. Teorie, tecniche di analisi, case histories
(Roma, 2001) e con Dario Viganò Attraverso lo schermo. Cinema e cultura cattolica in Italia,
3 voll., (Roma, 2006).
Vari papers e preprint sono disponibili per la lettura e la discussione al sito media / experience / semiotics (http://ruggeroeugeni.wordpress.com) e presso il suo sito universitario
http://docenti.unicatt.it/eng/ruggero_eugeni.
***
Sintesi orientativa
Grizzly Man (Werner Herzog, USA, 2005) è anzitutto la storia di un lavoro tecnico: Herzog
ha selezionato e montato una parte dei materiali video girati da Timothy Treadwell, un
esploratore ambientalista che dal 2000 al 2003 testimoniò con l’aiuto di due telecamere la
sua stretta convivenza con i grizzly in un parco dell’Alaska durante la stagione estiva, e che
finì per essere divorato da uno degli animali. Un simile lavoro tecnico d’altra parte entra in
uno stridente e lacerante contrasto con il proprio oggetto: la natura. Una natura “selvaggia” in un senso profondo e radicale in quanto irriducibilmente aliena rispetto a schemi,
abitudini, dispositivi di ripresa e di messa in scena della società dello spettacolo (Treadwell
era solito partecipare a vari talk show per pubblicizzare la propria attività ecologista). Il
film finisce dunque per porre in modo radicale la questione della rappresentabilità della
natura nei media contemporanei; questione che riceve una risposta pessimistica: la natura
è il regno dell’insensato e della morte e qualunque sua rappresentazione è un tentativo di
domesticazione votato al fallimento – come la vicenda di Treadwell e in particolare la sua
morte testimoniano con inquietante perfezione –.
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8 maggio 2012 – Ore 19.30 - Riazzino
se mi lasci ti cancello,
Film di Nichel Gondry (108’)
Cinema e Filosofia
Antonio Somaini
Antonio Somaini insegna Cinema e Arti Visive e Storia delle Teoriche del Cinema all’Università degli Studi di Genova. Tra le sue ultime pubblicazioni, la monografia Sergej M.
Ejzenstejn. Il cinema, le arti, il montaggio (Einaudi, Torino 2011), le antologie Teorie dell’immagine. Il dibattito contemporaneo (insieme ad A. Pinotti, Cortina, Milano 2009) e Estetica dei media e della comunicazione (insieme a R. Diodato, Il Mulino, Bologna 2011) e la
nuova edizione italiana del libro Pittura fotografia film (1925, 1927) di Laszlo Moholy-Nagy
(Einaudi, Torino 2010).
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Sintesi orientativa
Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Sportless Mind, Michel Gondry, 2004) è
un film particolarmente interessante per comprendere il modo in cui le neuroscienze e
l’informatica stanno trasformando la nostra concezione della mente e delle sue attività, in
primis la memoria, e per riflettere su un tema che è stato da sempre al centro della riflessione teorica sul cinema: la relazione tra dispositivo cinematografico e coscienza, tra film
e pensiero, e quindi tra macchina e natura, tecnica e corpo.
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