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Recensioni 3.08
From Space to Place
2nd International Conference on Remote Sensing in Archaeology. Proceedings of the 2nd International
Workshop (CNR, Rome, Italy, December 4-7, 2006),
edited by S. Campana, M. Forte, Archaeopress BAR International Series 1568, 2006,
pp. 579, ill. B/N, col.
Il volume, presentato nel giorno stesso
dell’apertura dei lavori, pubblica gli Atti della Seconda Conferenza Internazionale sul
Telerilevamento in Archeologia, tenuta a
Roma, presso la sede centrale del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, dal 4 al 7 Dicembre 2006; il convegno, che ha offerto un
quadro molto ampio sulle esperienze di studio degli ultimi anni, è stato organizzato dal
Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e
Telerilevamento dell’Università di Siena e
dall’Istituto per le Tecnologie Applicate ai
Beni Culturali (I T A B C) del C N R.
Ciò che colpisce è la grande quantità di
contributi, quasi 90, con circa 200 autori
provenienti da 25 nazioni; l’Italia e la Gran
Bretagna svolgono un ruolo di protagoniste principali, ma sono rappresentati anche
molti altri Paesi europei (come Norvegia,
Finlandia, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Polonia
e Grecia) ed extraeuropei, in particolare
U S A e Canada, Yemen, Iran, India, Cina
e Giappone. I casi di studio presentati interessano ben quattro continenti: innanzitutto l’Europa, cui si aggiungono le Americhe, il Vicino e l’Estremo Oriente ed infine l’Africa.
Il filo conduttore che accomuna tutti questi contributi emerge già nell’introduzione
dei due curatori, Stefano Campana e Maurizio Forte: l’impiego integrato di differenti metodologie di remote sensing archeologico, quale strumento fondamentale per le
ricerche sul mondo antico, sia in ambito conoscitivo che interpretativo, ma anche per
le esigenze di monitoraggio, fruizione e comunicazione del patrimonio culturale. La
necessità di integrare metodologie e tecnologie diversificate costituisce un assunto che
ricorre costantemente in tutto il volume,
praticamente in ogni singolo intervento.
Questo approccio deriva da una concezio-
ne del telerilevamento che rispetto al passato risulta molto più allargata, proprio perché fondata sull’utilità di integrare tra loro
differenti tecnologie e campi di applicazione, così come del resto è già emerso nella
Prima Conferenza Internazionale sul Remote Sensing in Archeologia, svoltasi
nell’ottobre 2004 a Pechino: ad integrarsi
sono strumenti e tecniche di osservazione
remota di diverso tipo, come le fotografie
aeree e le immagini satellitari pancromatiche, quelle multispettrali ed iperspettrali, le
riprese radar, la cartografia aerofotogrammetrica, la fotogrammetria terrestre, i G I S,
i rilievi con G P S, D G P S e con il laser scanner, discipline come la geofisica (prospezioni magnetometriche, elettriche, G P R, ecc.),
fino ad arrivare alle visualizzazioni 3 D, ai
modelli spaziali ed alle applicazioni di realtà
virtuale. Il convegno di Roma si inserisce
pertanto a pieno titolo nell’ambito di questa innovativa prospettiva di studi, proseguendo ulteriormente nella stessa direzione
e promuovendo, come già specificato, l’uso
integrato di un’ampia varietà di metodologie e di tecnologie che, accanto ad archeologi e storici, vede coinvolti anche altri specialisti, come ingegneri, architetti, fisici, geologi ed informatici. Tale approccio emerge chiaramente dalle numerose tematiche
affrontate nel corso del convegno, suddivise in dieci sessioni confluite nel volume
From Space to Place: si tratta senza dubbio
di un’esperienza che segna una tappa fondamentale nella sempre più frequente applicazione di questo tipo di approccio archeologico integrato e multidisciplinare, alla cui affermazione ha sicuramente dato un
impulso decisivo lo sviluppo dei sistemi
G I S, largamente impiegati ormai anche in
archeologia, consentendo di gestire ed associare in un unico contenitore una grande
quantità di dati eterogenei.
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La prima sessione (Satellite Remote Sensing
Archaeology) con pochi contributi delinea
un quadro delle possibili applicazioni che le
immagini satellitari possono avere nella ricerca sul campo, specialmente per la contestualizzazione di aree archeologiche ed in
progetti di ricerca che prevedono ricognizioni di superficie. Si va dalle possibilità offerte dallo sviluppo di un software per la ricerca e l’identificazione semi-automatica di
siti di interesse archeologico nelle riprese da
satellite, fino ai casi di studio nello Yemen
ed in Guatemala caratterizzati dall’utilizzo
integrato di diversi tipi di dati telerilevati da
piattaforma satellitare: immagini ottiche riprese in anni diversi e con differenti risoluzioni geometriche, spettrali e radiometriche
(Landsat, Spot, Ikonos e QuickBird), dati
radar (A I R S A R e S R T M), misurazioni
G P S, D E M ottenuti da dati S R T M ed
Aster e dalla vettorializzazione di cartografie, utilizzati in visualizzazioni 3 D vestite
con immagini satellitari georeferenziate.
Due contributi sono poi dedicati ad elaborazioni di immagini QuickBird, con vari casi di applicazione in Basilicata e Calabria:
nel primo vengono realizzati uno studio ed
una valutazione delle caratteristiche di vari
algoritmi di data fusion in rapporto all’individuazione di presenze archeologiche sepolte, mentre l’altro si concentra sull’esame
delle caratteristiche spettrali di queste immagini.
La seconda sessione (Aerial Archaeology: vertical and oblique photography) comprende
numerosi contributi che compongono un
quadro molto articolato dei progetti di ricerca di Archeologia Aerea svolti in Europa
negli ultimi decenni ed in parte ancora in
corso. L’utilizzo della ricognizione aerea a
supporto delle indagini sul campo (scavi
stratigrafici, ricognizioni archeologiche, prospezioni geofisiche), per l’individuazione di
nuovi siti e per il monitoraggio e la contestualizzazione di quelli già noti, sta prendendo sempre più piede in molti Paesi europei, anche con la diffusione di numerose
iniziative legate alla formazione ed alla comunicazione. Vari contributi riguardano le
tecniche di raddrizzamento delle foto aeree
oblique e la restituzione delle tracce da immagini georeferenziate e rettificate; molto
interessante anche la segnalazione del ritrovamento, presso l’Archivio di Stato di Viterbo, di un volo storico della seconda metà degli anni Trenta realizzato dalla S. A. R. A.
(Sezione Autonoma Rilevamenti Aerofotogrammetrici di Roma) dei fratelli Umberto
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ed Amedeo Nistri, per conto del Ministero
delle Finanze, Direzione Generale del Catasto e dei Servizi Tecnici, utilizzando aerei
dell’Ala Littoria S. A. 1, che evidenzia l’importanza, per la ricostruzione del paesaggio
antico, delle fotografie aeree scattate prima
delle grandi trasformazioni del secondo dopoguerra. Chiudono questa sezione del volume due contributi che riguardano il progetto di ricognizione geoarcheologica “Potenza Valley Survey”, promosso dal Dipartimento di Archeologia e Geografia dell’Università di Ghent: nel primo si presentano le
esperienze con l’utilizzo di fotografie aeree
all’infrarosso scattate dal pallone frenato o
con il sistema di sospensione Picavet; il secondo, relativo alla colonia di Pontentia,
mostra i risultati di una metodologia di ricerca basata sull’integrazione in una piattaforma G I S dei dati desunti dall’interpretazione delle riprese aeree, dalle prospezioni
geofisiche e dalle ricognizioni sul terreno.
La terza sessione (Aerial Archaeology: airborne scanning) è quasi completamente incentrata sul Li D A R (Light Detection And Ranging), il laser scanner aviotrasportato che
consente di ottenere rilievi estremamente accurati della morfologia del territorio anche
in condizioni di copertura boscosa (o comunque di vegetazione alta) e che è considerato, tra le tecnologie innovative, una di
quelle con maggiori potenzialità in ambito
archeologico; i D E M che si ottengono con
il Li D A R sono ad oggi i più accurati tra
quelli che è possibile realizzare con i sistemi
di osservazione remota, ma i costi legati al
suo utilizzo lo rendono ancora uno strumento a cui i centri di ricerca possono accedere
solo in modo piuttosto limitato. Sono presentati vari casi di studio in diversi Paesi europei (Germania, Gran Bretagna, Austria,
Norvegia, Grecia), in cui il Li D A R è anche
integrato con altri dati, da quelli di scavo a
quelli derivanti dalle ricognizioni aeree, dalle ricognizioni archeologiche, dalle prospezioni geofisiche e dalla cartografia storica.
Conclude la sezione un contributo relativo
alle potenzialità dell’uso dei sistemi iperspettrali aerei, in particolare del sensore M I V I S
(Multispectral Infrared and Visible Imaging
Spectrometer), uno scanner iperspettrale che
acquisisce 102 bande tra il visibile e l’infrarosso vicino, medio e termico e che negli ultimi anni ha avuto larga applicazione in Italia: sono valutati gli aspetti negativi (bassa ri1 Per queste riprese, effettuate per l’aggiornamento con il
metodo aerofotogrammetrico del Catasto della Provincia di
Viterbo, si vedano le pp. 21-59 in questo stesso volume.
soluzione spaziale) e positivi (contenuto spettrale dei dati) del suo utilizzo e si evidenzia
come esso possa fornire un contributo nel
campo del non-visibile, soprattutto in combinazione con altri dati, telerilevati e non.
Nella sessione Ground-Based Remote Sensing
Archaeology sono presentati alcuni progetti
di ricerca in cui nell’approccio multidisciplinare integrato svolgono un ruolo molto importante le prospezioni geofisiche, con la
sperimentazione dell’utilizzo di differenti
metodi; è il caso, per esempio, del Progetto
Aiali, in Toscana, dove i dati delle prospezioni geofisiche sono integrati con quelli ricavati dall’esame delle immagini satellitari
QuickBird, dalle coperture aeree verticali
storiche e recenti, dalle ricognizioni aeree
con foto oblique ripetute in differenti anni,
stagioni e condizioni di luce, e dalle ricognizioni di superficie, la cui importanza per la
verifica e la conferma delle ipotesi interpretative e per la datazione delle evidenze individuate resta fondamentale, al fine di non
incorrere in errori e fraintendimenti. Oppure, ancora, è il caso dell’approccio integrato
applicato allo studio del paesaggio urbano
di epoca romana (esempi di Otricoli, Falerii Novi, Portus, Fregellae, Teanum Sidicinum,
insediamento e santuario falisco in località
Vignale presso Civita Castellana), con la realizzazione di ricognizioni topografiche ed
archeologiche, prospezioni geofisiche, fotografie aeree oblique; si possono inoltre ricordare il notevole contributo offerto dall’integrazione di riprese aeree e prospezioni geofisiche (G P R ed indagini geoelettriche) nello studio della “città bassa” di Micene, oppure l’approccio multi-metodologico su cui
si basa il G I S del Parco Archeologico di Cartagine, nel quale, oltre ai dati delle prospezioni magnetometriche e del G P R, confluiscono anche dati telerilevati, quelli ottenuti dalle ricognizioni archeologiche ed un archivio bibliografico e fotografico.
Nella sessione Integrated Technologies for Remote Sensing in Archaeology sono presentati
altri progetti di ricerca archeologici caratterizzati dall’integrazione di differenti tecnologie e finalizzati alla conoscenza, alla gestione ed all’elaborazione dei dati, nonché alla
loro comunicazione e fruizione. Tra essi si
segnalano il G I S ed il Web G I S della valle
del S. Leonardo e del territorio di Alesa, in
Sicilia, dove i vari layers sono costituiti da
differenti cartografie, da D E M, ortofoto e
dati acquisiti dal sensore M I V I S. Restando
in Italia, è importante segnalare il Progetto
Via Flaminia, una ricostruzione del paesag-
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From Space to Place
gio archeologico mediante l’uso della realtà
virtuale e della fotomodellazione 3D, un approccio metodologico innovativo per la comunicazione in un museo virtuale e per la
realizzazione di una fruizione collettiva dei
dati archeologici, a cui gli utenti possono
accedere attraverso una navigazione in ambiente 3D real-time 2. Altri progetti presentati riguardano l’Inghilterra (Heslerton Parish Project e Tidgrove Warren Farm Archaeological Project), la Polonia e la Cina, sempre con approcci metodologici che vedono
affiancati i risultati di scavi e ricognizioni archeologiche, i dati telerilevati da satellite
(pancromatici, multispettrali ed iperspettrali) e da piattaforma aerea (pancromatici
ed all’infrarosso), le informazioni provenienti da scansioni aree (Li D A R) e da prospezioni geochimiche e geofisiche.
Nella sesta sessione (Interpreting Landscapes
and Settlement Pattern Reconstruction) viene
dato spazio a progetti di ricerca principalmente finalizzati alla ricostruzione del paesaggio e dei modelli di insediamento in determinate epoche, dalla protostoria all’età
moderna. In questo caso, i dati provenienti dagli scavi stratigrafici, dalle ricognizioni
archeologiche di superficie e dall’esame della cartografia storica si integrano con quelli degli studi volti alla ricostruzione dei paleo-ambienti, con l’utilizzo di D E M a differenti risoluzioni, ottenuti dal processamento interferometrico di immagini radar
(In S A R, S R T M) o da stereocoppie (Aster),
utili per comprendere meglio le modalità di
insediamento, e con l’impiego di immagini satellitari e di foto aeree per l’individuazione di paleo-rilievi e paleo-alvei fluviali;
anche in queste ricerche la gestione e l’elaborazione integrata dei dati è garantita
dall’utilizzo di piattaforme G I S. Si ricordano, tra gli altri, il progetto per la gestione
del patrimonio eco-culturale della regione
di Aksum (Etiopia), quello per la ricostruzione del paesaggio dell’età del Bronzo e di
epoca romana nella Foulness Valley (East
Yorkshire, Inghilterra), la creazione di un
paleo - D E M di una parte del territorio tra
Montpellier e Nimes, in Francia, ed il progetto per la ricostruzione del paesaggio di
età preistorica a Sesto Fiorentino, nella piana di Firenze. Sono presentate inoltre esperienze in Finlandia, in Russia ed in India,
oltre a due progetti di ricerca, in North Carolina ed in Iran, nei quali vengono appli2 In merito a questo progetto si può ricordare come recentemente sia stato inaugurato, presso il Museo Nazionale Romano, il “Museo virtuale della via Flaminia antica”.
cati modelli predittivi per la localizzazione
di siti di interesse archeologico.
A questa sessione risulta in parte legata anche la successiva (Environment Analysis for
Remote Sensing Archaeology), incentrata sulle analisi e sulle ricostruzioni paleo-ambientali e geoarcheologiche realizzate mediante
differenti metodologie di remote sensing. I
progetti presentati riguardano tutti l’Italia e
vanno dallo studio del cambiamento dell’uso
del suolo nel Parco Regionale della Maremma, all’analisi geomorfologica e geoarcheologica della città di Padova (con l’importante contributo di un D T M ad alta risoluzione integrato con la lettura delle tracce paleoidrografiche ed archeologiche desunte da foto aeree storiche e recenti), alla ricostruzione
paleo-ambientale della Valle d’Agredo (lungo il Brenta), con l’individuazione e l’analisi dei paleo-alvei e di antiche divisioni agrarie con un’interessante integrazione di immagini Aster ed Ikonos e di foto cosmiche
Sojuz KFA 1000, fino alla ricostruzione del
rapporto tra gli insediamenti antichi e la paleo-idrografia nella piana del Fiume Adige
tra Rovigo ed Adria. In questa sezione del
volume è compreso anche uno studio sul
contributo che il calcolo degli indici di vegetazione nei dati MIVIS può offrire per l’indagine in aree archeologiche: in particolare,
sono presentate esperienze condotte nell’ambito del CNR - LARA (Laboratorio Aereo per
Ricerche Ambientali) sui casi di studio di
Arpi e Sipontum, nella provincia di Foggia,
per i quali viene valutato l’aiuto che queste
elaborazioni possono offrire alla ricostruzione della topografia antica dei due centri 3.
Anche le ultime tre sessioni presentano vari contributi correlati tra loro, in particolare quelli relativi alle tematiche della documentazione e della visualizzazione 3D di
contesti archeologici e quelli riguardanti le
ricostruzioni virtuali, tutti connessi al tema
sempre più importante della comunicazione. Nella sessione 3D Visualization of Place
and Landscapes, sono contenute varie espe3 A questo proposito si può ricordare come proprio ad Arpi
ed a Siponto siano in corso da alcuni anni progetti di ricerca
da parte del Laboratorio di Topografia Antica dell’Università
del Salento (coordinati dai prof. M. Guaitoli e G. Ceraudo),
che hanno permesso una dettagliata ricostruzione degli abitati antichi grazie all’uso integrato di restituzioni aerofotogrammetriche finalizzate alla ricerca archeologica, ricognizioni di superficie sistematiche, scavi stratigrafici, lettura ed interpretazione di riprese aeree storiche e recenti, ricognizioni
aeree ripetute con raddrizzamento e restituzione delle tracce
archeologiche: in proposito, v. M. Guaitoli (a cura di), Lo
sguardo di Icaro. Le collezioni dell’Aerofototeca Nazionale per la
conoscenza del territorio, Roma 2003, pp. 185-193, ed AA. VV.,
Progetto Siponto. Indagini archeologiche e aerotopografiche a Sipontum, in questo stesso volume.
rienze in cui il filo conduttore è ancora una
volta l’integrazione, in questo caso quella di
differenti metodi di documentazione e visualizzazione 3D, mediante rilievi topografici con la stazione totale ed il G P S (per la
creazione di D T M ad alta risoluzione, successivamente “vestiti” con immagini satellitari o aeree), il laser scanner, la fotogrammetria terrestre e la fotomodellazione 3D,
al fine di creare una documentazione che
possa servire non solo alla presentazione dei
contesti oggetto di studio, ma alla loro stessa analisi conoscitiva (funzionale, costruttiva, strutturale, ecc.). Le esemplificazioni presentate riguardano il sito archeologico di
Tilmen Höyük, in Turchia, il complesso architettonico delle Grandi Terme a Villa
Adriana, la rete di canalizzazioni del castello di Al Habis, in Giordania, il Santuario
della Madonna di Corzano ed il Castello di
Corzano (provincia di Forlì-Cesena), la
Chiesa di S. Nicola al terzo miglio dell’Appia Antica e, infine, il paesaggio archeologico della regione di Palpa (Perù); in molti
dei casi presentati, la documentazione prodotta confluisce in piattaforme G I S dove
viene gestita ed integrata con dati di altra
natura, mentre in alcune delle ricerche,
quando è sentita più necessaria la contestualizzazione geomorfologica dei siti indagati,
è frequente il loro inserimento in D T M derivanti da rilievi topografici oppure in D E M
prodotti elaborando dati S R T M ed Aster.
Nella sessione Virtual Archaeological Reconstruction sono presentati vari esempi di modelli e ricostruzioni tridimensionali ottenuti mediante laser scanner, fotogrammetria
terrestre e fotomodellazione di oggetti (come una statua di Eracle nel Museo di Antalya ed una testa Khmer nel Museo di Zurigo) e di complessi archeologici (come l’Ipogeo dei Volumni a Perugia e la Porta Nigra
a Treviri), finalizzati sia allo studio ed all’analisi che alla loro presentazione; con le medesime finalità, nel sito Inca di Incallajta, in
Perù, ed in quello di Arenal, in Costa Rica,
sono state realizzate simulazioni di realtà virtuale e ricostruzioni tridimensionali anche
interattive per l’analisi delle pratiche cerimoniali e processionali. Un altro contributo riguarda un Web G I S per la creazione di
itinerari turistici personalizzati in Calabria,
nell’ambito del Sistema Museale Virtuale
della Magna Grecia, mentre un altro ancora presenta un metodo alternativo per documentare e comunicare informazioni sul
patrimonio culturale (particolarmente adatto per bassorilievi e dipinti), messo a punto
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dal C N R - I S T I (Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione) di Pisa e finalizzato all’acquisizione di Polynomial Texture
Maps (P T M) con un sistema a basso costo.
Chiude questa sezione del volume un contributo sul Progetto “Via Flaminia”, realizzato dal Virtual Heritage Laboratory del
C N R - I T A B C e che ritorna più volte nelle pagine di From Space to Place: in estrema
sintesi, esso dimostra come le applicazioni
di realtà virtuale possano risolvere il problema di visualizzare le differenti categorie di
dati complessi che compongono il paesaggio archeologico, dati acquisiti nel corso di
scavi, ricognizioni archeologiche, prospezioni geofisiche, rilievi con GPS, con D G P S
o con laser scanner, informazioni ricavate da
fotografie aeree o dal processamento di immagini satellitari, nonché dati interpretati,
come i livelli tematici elaborati mediante
un’analisi GIS. Come evidenziato anche
nell’introduzione al volume, l’aspetto innovativo delle applicazioni di realtà virtuale è
quello di essere non solo un sistema di visualizzazione, ma un vero e proprio strumento scientifico che consente un approccio “multi-risoluzione” attraverso differenti
livelli di approfondimento e di presentazione di un insieme eterogeneo di dati. Nel Progetto “Via Flaminia” viene creato un sistema di realtà virtuale basato su una conoscenza molto accurata e dettagliata del patrimonio culturale, uno spazio 3D che costituisce
un esempio di integrazione e comparazione
tra dati spaziali e differenti tecnologie e metodologie, cui si aggiunge anche la possibilità di una visualizzazione ed una fruizione
interattiva in real-time delle ricostruzioni.
All’ultima sessione (Landscapes, CRM and
Ethics) appartengono alcuni contributi eterogenei, tra cui emerge quello relativo al Progetto “Via Flaminia in Umbria”, che propone l’utilizzo di rilievi 3D mediante laser scanner per lo studio e la conservazione delle evidenze storiche, architettoniche ed archeologiche, ed un altro relativo al Virtual Reality
WebGIS Project del CNR, nel corso del quale è stata sviluppata una piattaforma, basata
su software open source, per la navigazione
in tempo reale in un paesaggio tridimensionale e per la fruizione interattiva dei dati via
web; tale piattaforma (O S G Vis Web) è sta
creata per visualizzare, esplorare e manipolare modelli 3D nei progetti “Appia Antica” e
“Via Flaminia”. Sono poi presenti altri contributi che riguardano esperienze di GIS e
remote sensing archeologico in Cina, in India ed in Perù; molto interessante quest’ul-
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timo esempio, dove per la pianificazione del
Parco Archeologico di Chan Chan, in assenza di una cartografia adeguata, è stata utilizzata un’immagine QuickBird georeferenziata, mentre per la ricostruzione del Palacio
Rivero è stata utilizzata un’ampia ed approfondita documentazione ottenuta attraverso
l’integrazione del rilievo topografico con
quello aerofotogrammetrico e con il rilievo
mediante laser scanner.
Conclude il volume una ricca serie di poster
che tocca molti degli argomenti trattati nelle varie sessioni del convegno. Si ricordano
anzitutto due contributi, dedicati, rispettivamente, alla ricostruzione del paesaggio antico di Poseidonia-Paestum mediante metodologie e tecnologie integrate (dati di scavo
e da ricognizioni archeologiche, cartografie
storiche e recenti con vari tematismi, fotografie aeree storiche e recenti, immagini satellitari di sensori con differente risoluzione
spaziale) ed alle potenziali applicazioni che i
dati del satellite Beijing 1, lanciato dalla Cina nel 2005 (fornito di un sensore multispettrale con 3 bande e risoluzione di 32 m
ed uno pancromatico con 1 banda e risoluzione di 4 m) sono in grado di fornire per lo
studio della Grande Muraglia cinese. Seguono alcuni interventi sulle attività di ricerca
del Dipartimento di Archeologia e Storia
dell’Arte dell’Università di Siena (insegnamenti di Archeologia Medievale ed Archeologia del Paesaggio), concentrate su un insediamento medievale vicino al Castello di
Scarlino e nel Progetto “Ricognizioni aeree
in Toscana”. Notevole, in questo caso, l’approccio fortemente multidisciplinare, essendo stato previsto l’utilizzo di ricognizioni archeologiche di superficie, fotografie aeree
storiche e recenti, immagini satellitari ad alta risoluzione, ricognizioni aeree ripetute, rilievi del terreno con DGPS; molto interessanti anche la presentazione di un data base
per la registrazione e la gestione dei dati archeologici telerilevati, nonché l’utilizzo di
nuove tecnologie (come GPS e PDA) per
incrementare l’efficienza del lavoro durante
le ricognizioni archeologiche (in particolare,
per il posizionamento e la documentazione)
e per consentire l’integrazione, nella fase di
lavoro sul campo, dei dati raccolti con quelli già noti. Altri due contributi affrontano
invece i temi relativi alle ricostruzioni 3D ed
alla realtà virtuale, nell’ambito delle esperienze del VHLab del CNR - ITABC; in particolare vengono affrontate le problematiche
legate all’utilizzo integrato di diverse tecniche di rilievo e di modellazione, finalizzate
anche alla sperimentazione di nuove tecnologie per la produzione di modelli 3D per
applicazioni di realtà virtuale. Non vengono
nemmeno trascurati i temi della trasparenza dei dati e della comunicazione, oltre alla
possibilità che in ambienti 3D real-time
l’utente interagisca con i modelli. Sempre restando nell’ambito della tematica della modellazione 3D, è interessante anche l’esperienza del Photogrammetry and Remote
Sensing Group dell’ETH (Eidgenössische
Technische Hochschule) di Zurigo, relativa
alla ricostruzione digitale dei templi di Angkor (Cambogia), basata sull’utilizzo della
fotogrammetria terrestre e di tecniche image-based, oltre che sull’uso di fotografie aeree mosaicate ed ortorettificate. Si ricordano
infine alcuni progetti di ricerca in Italia ed
all’estero: tra i primi, il Progetto “Ferento”,
con un GIS di scavo in cui si integrano differenti metodologie di documentazione, le
ricerche di archeologia aerea svolte nella Puglia settentrionale da parte dell’Università di
Foggia e lo studio di Pontecagnano (Salerno) e del suo territorio mediante l’utilizzo di
fotografie aeree storiche; tra i secondi, invece, la realizzazione di modelli di localizzazione predittiva di siti geo-archeologici nel territorio di Sagalassos (Turchia) ed applicazioni di remote sensing da piattaforma aerea e
satellitare per l’individuazione di siti archeologici Maya in Messico e per lo studio della
città di Segeda in Spagna.
Da questa sintesi relativa ai diversi contributi contenuti nel volume, emerge la ricchezza e la varietà delle tematiche affrontate in From Space to Place, che permette di
avere un quadro molto articolato delle moderne esperienze e dei possibili campi di applicazione del remote sensing in archeologia. Un panorama articolato che riguarda
comunque un settore di ricerca in cui l’evoluzione tecnologica è rapidissima e richiede
un costante aggiornamento, offrendo potenzialità sempre maggiori che non possono non incidere sulla metodologia d’indagine; basti pensare per esempio alle più recenti piattaforme satellitari messe in orbita,
che presentano risoluzioni spaziali sempre
maggiori ed hanno accorciato i tempi di rivisitazione 4. Si tratta di un’evoluzione che
4 WorldView 1, per esempio, lanciato il 18 settembre del
2007 dalla società DigitalGlobe, è fornito di un sensore pancromatico con risoluzione spaziale di 45 cm ed ha un tempo
di rivisitazione di 1,7 giorni con risoluzione geometrica di 1
metro; inoltre, le piattaforme che saranno messe in orbita a
breve, come GeoEye 1 e WorldView 2 porteranno le frontiere della risoluzione geometrica a 41 e 46 cm nel pancromatico ed a 1,65 e 1,80 m nel multispettrale.
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From Space to Place
riguarda molti settori del telerilevamento,
con la creazione di strumentazione sempre
più evoluta ed efficiente e che coinvolge anche l’altra grande tematica affrontata nel
convegno, quella della realtà virtuale 5. Dai
contributi presenti nel volume, emergono
forse poco alcune altre possibili applicazioni in campo archeologico delle tecniche di
remote sensing, in particolare quelle legate
all’aerofotogrammetria finalizzata alla produzione di cartografie aggiornate ed a scala
adeguata per le ricerche sul campo, in cui
poter posizionare con estrema precisione
non solo le evidenze individuate direttamente sul terreno, ma anche restituire le tracce
e le anomalie di natura archeologica; soltanto in questo modo è infatti possibile misurare correttamente il dato archeologico territoriale, confrontarlo con piani informativi di altra natura ed infine tutelarlo e regolarmente monitorarlo (forse proprio in uno
stretto collegamento tra ciò che può essere
visto dall’alto ed il territorio sta uno dei possibili significati del titolo From Space to
Place) 6. A questo filone di ricerca può essere collegato, concettualmente e metodologicamente, quello delle possibilità di produzione e di aggiornamento cartografico offerte dai satelliti ad alta risoluzione, in particolare nei contesti di studio dove non si
possiede cartografia adeguata e si ha difficoltà o impossibilità di reperimento di coperture aerofotografiche stereoscopiche 7.
Per un quadro dei recenti sviluppi in questo settore si può
ricordare il volume miscellaneo P. Moscati (ed.), Virtual Museums and Archaeology. The Contribution of the Italian National Research Council, in ACalc suppl. 1, 2007.
6 M. Guaitoli (a cura di), Lo sguardo di Icaro. Le collezioni dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del territorio,
Roma 2003, pp. 94-102.
7 In generale su questo argomento, v. tra gli altri: P. Cheng,
T. Toutin, Y. Zhang, QuickBird – Geometric correction, data
fusion, and automatic DEM extraction, in 24th Asian Conference on Remote Sensing, 2003; P. Cheng, T. Toutin, Y.
Zhang, M. Wood, QuickBird: geometric correction, path and
block processing and data fusion, in Earth Observation Magazine, 12, 3, 2003, pp. 24-30; D. Holland, P. Marshall, Using
high-resolution satellite imagery in a well-mapped country terrain, in Proceedings of ISPRS-EARSeL Joint Work on “High
Resolution Mapping from Space”, Hannover 2003; V. Baiocchi, M. Crespi, L. De Vendictis, F. Lorenzon, Impiego cartografico di immagini satellitari ad alta risoluzione. Le problematiche metriche: dati primari, metodologie, sperimentazioni, in
La Cartografia per il controllo e la gestione del territorio. Atti del
Convegno, (Lamezia Terme, 12-13 giugno 2003); G. Dial,
J. Grodecki, Applications of Ikonos imagery, in ASPRS 2003,
Annual Conference Proceedings (Anchorage, May, 2003); M.
Gianinetto, M. Scaioni, Estrazione di layer vettoriali per l’utilizzo cartografico di immagini satellitari ad alta risoluzione, in
VIII Conferenza Nazionale ASITA (Roma 14-17 dicembre
2004), pp. 1189-1194; V. Baiocchi, M. Crespi, L. De Vendictis, F. Giannone, Ortorettificazione di immagini satellitari
ad alta risoluzione per scopi cartografici: metodologie ed implementazione di un nuovo software, in Bollettino SIFET, 2004, 1,
pp. 11-33; T. Toutin, Geometric processing of remote sensing
images: models, algorithms and methods, in International Journal
5 Dalle immagini attualmente disponibili, infatti, dopo un’accurata ortorettifica, possono
essere estratti tematismi cartografici per la produzione e l’aggiornamento di carte a scale
comprese tra 1:25.000 e 1:5.000, che possono quindi essere anch’esse finalizzate alla ricerca archeologica; le coppie stereo acquisite
da satelliti come Ikonos, EROS A1 e B1, oppure dal sensore Aster, permettono inoltre la
creazione di DEM ad alta risoluzione, utili
per l’ortorettifica delle immagini, ma anche
per documentare dettagliatamente l’orografia dei territori 8. Non si possono poi non ricordare le ortofotocarte, ottenute sempre da
immagini satellitari ad alta risoluzione, con
precisioni comprese nelle tolleranze di cartografie in scala 1:10.000-1:5.000, utilizzabili
come base per le operazioni sul terreno e nei
GIS archeologici.
Sebbene il volume sia proiettato verso il futuro e riguardi l’utilizzo delle più moderne tecnologie, occorre sottolineare anche l’importanza che rivestono le riprese aeree storiche,
oggetto di alcuni specifici contributi e comunque utilizzate in molte delle ricerche presentate. Ad esse vanno sicuramente accostate le
immagini “storiche” riprese dai satelliti negli
anni Sessanta e Settanta, particolarmente utili poi nei casi in cui scarseggiano le riprese aeree. In particolare, ci si riferisce alle fotografie
scattate dallo spazio tra il 1963 ed il 1972 dai
satelliti spia americani, declassificate nel 1996
e nel 2002 ed il cui utilizzo in campo archeologico sta prendendo sempre più piede; molte di queste immagini, infatti, hanno risoluzioni spaziali elevate, che arrivano a 2,74 e
1,83 m circa (satelliti Corona KH-4A e KH4B) e che in alcuni casi sono comprese tra 120
e 60 cm (satelliti Gambit KH-7), permettendo così di esaminare in modo piuttosto dettagliato territori che successivamente sono stati trasformati anche in modo radicale 9.
Giuseppe Scardozzi
of Remote Sensing, 25, 10, 2004, pp. 1893-1924; M. Gianinetto, A. Giussani, G. M. Lechi, M. Scaioni, “Fast mapping” from high resolution satellite images: a sustainable approach to provide maps for developing countries, in XXth ISPRS Congress (Istanbul, 12-23 July 2004); P. Shippert, Y. Zongxiang,
Extracting DEM’s from stereo imagery, in GEOconnexion International Magazine, February 2006; K. Jacobsen, Comparison
of photogrammetric applications based on narrow angle line scanners with traditional photogrammetric methods, in J. Everaerts
(ed.), The future of remote sensing, Second International Workshop (Antwerp, 17-18 October 2006).
8 Oltre a quelli ottenibili da questo tipo di immagini ottiche, vanno anche ricordati i DEM sempre ad alta risoluzione
che possono essere ottenuti con il metodo interferometrico da
immagini radar acquisite da piattaforma satellitare e la cui risoluzione spaziale è ormai arrivata a m 1.
9 Per recenti esempi di ricerche archeologiche in cui sono
utilizzate queste immagini, v. per esempio: A. R. Beck, G.
Philip, D. N. M. Donoghue, N. Galiatsatos, Geo-locating
Corona imagery for archaeological surveys and cultural resource
management: a case study in Syria, in C. Musson, R. Palmer,
S. Campana, In volo nel passato: aerofotografia e cartografia archeologica, Firenze 2005, pp. 295-299; T. J. Wilkinson, E. B.
Wilkinson, J. A. Ur, M. R. Altaweel, Landscape and settlement in the Neo-Assyrian Empire, in Bulletin of the American
Schools of Oriental Research, 340, 2005, pp. 23-56; J. A. Ur,
Sennacherib’s northern Assyrian canals: new insights from satellite imagery and aerial photography, in Iraq, 67, 2005, pp. 317345; R. Goossens, A. De Wulf, J. Bourgeois, W. Gheyle,
T. Willems, Satellite imagery and archaeology: the example of
Corona in the Altai Mountains, in Journal of Archaeological
Science, 33, 6, 2006, pp. 745-755; B. H. Menze, S. Mühl,
A. G. Sherratt, Virtual survey on north mesopotamian tell sites by means of satellite remote sensing, in B. Ooghe, G. Verhoeven (eds.), Broadening horizons. Multidisciplinary approaches
to landscape study, Newcastle upon Tyne 2007, pp. 5-21; K. N.
Wilkinson, A. R. Beck, G. Philip, Satellite imagery as a resource in the prospection for archaeological sites in central Syria,
in Geoarchaeology, 21, 7, 2006, pp. 735-750; A. R. Beck, G.
Philip, M. Abdulkarim, D. Donoghue, Evaluation of Corona and Ikonos high resolution satellite imagery for archaeological prospection in western Syria, in Antiquity, 81, 2007, pp.
161-175; Mapping human history from space: tells, routes and
archaeogeography in the Near East, Workshop, University of
Sheffield (Saturday, 3rd March 2007), in ArchAtlas Journal
(http://www.archatlas.org/workshop/work07_intro.php), con
bibliografia; B. H. Menze, J. A. Ur, Classification of multispectral ASTER imagery in the archaeological survey for settlement
sites of the Near East, in M. E. Schaepman et al. (eds.), Proceedings 10th International Symposium on Physical Measurements and Signature in Remote Sensing (ISPMSRS 07), International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and
Spatial Information Sciences, 36, 2007.