Anatomia patologica – Prof. Ambu 24 gennaio 2013 – Lezione 30 (2a ora) Esmeralda Isabella Mazza Stadiazione Una delle principali classificazioni è stata fatta da Dukes e modificata da Astler-Coller. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di uno stadio A secondo Dukes è del 85-100 % (un range molto alto). Maggiore è il grado di infiltrazione e quindi il grado secondo Dukes, minore è la sopravvivenza. Uno stadio D, a cinque anni dalla diagnosi, ha una sopravvivenza dello 0-5%. Dallo stadio A allo stadio B abbiamo un calo drastico della sopravvivenza (30-70%). Per evidenziare le lesioni precoci è fondamentale lo screening. Fattori prognostici patologici per il carcinoma colon-rettale Cos’è che fa prognosi? Lo stadio tumorale L’estensione Metastasi linfonodali Numero dei linfonodi metastatici (N0/ N1 / N2) Metastasi a distanza Tipo di carcinoma Pattern di crescita Margini del tumore (Anche i margini radiali: quando viene portato via un segmento di colon si fa una resezione prossimale e distale, ma anche tutto attorno al colon, specie laddove questo poggi sulla parete addominale, viene in parte asportato del tessuto periviscerale. Ne derivano i margini radiali, che sono importanti.) Invasione perivascolare e perineuronale Reazione infiammatoria Diffusione peritoneale Oltre ai dati istopatologici, consideriamo anche quelli biologici: Indice di proliferazione: facendo l’immunoistochimica con il Ki67 otteniamo l’indice di proliferazione che NON È IL NUMERO DI MITOSI, che posso ottenere contando le mitosi. L’indice di proliferazione mi dice quante di quelle cellule tumorali sono in ciclo: maggiore è il numero di cellule in ciclo, peggiore è la prognosi. Ploidia delle cellule tumorali Il ruolo dell’istopatologo non è più limitato allo studio accurato del tessuto e alla diagnosi, ma sempre più diretto a dare informazioni diagnostiche e reperti addizionali sempre più mirati al trattamento del paziente. LESIONI PIGMENTATE [Il prof. fa una carrellata di slide già viste nella prima parte dell’anno con lo studio delle lesioni NON neoplastiche della cute.] Abbiamo già visto l’origine dei melanociti, diffusione nei vari organi e tessuti (non solo nella cute), l’unità melanica,lesioni diverse molto simili ma di significato diverso, i diversi nevi (nevo comune, giunzionale, composto, dermico), le diverse sedi, il nevo blu… Non confondere il nevo nevocellulare combinato (nevo blu assieme a un altro tipo di nevo nevocellulare) con il nevo nevocellulare composto. Abbiamo già parlato del nevo di Spits, della regola per la valutazione MACROSCOPICA clinica dei nevi, di cosa fa il patologo quando ha a che fare con un tipo di lesione di cui ha già i dati macroscopici e che poi osserva istologicamente. Lesione benigna o maligna? Lo studio istologico inizia con l’ingrandimento panoramico e si valuta: Architettura generale, simmetria o asimetria della lesione dal punto di vista microscopico. Le lesioni benigne sono in genere simmetriche anche dal punto di vista microscopico; quelle maligne no. Migrazione verso l’alto: assente nelle lesioni benigne; tipico del melanoma è l’invasione anche (non solo) dell’epidermide (parliamo di melanoma cutaneo, ma ricordiamo che possono colpire anche altri organi). Teche: gruppi di melanociti che, nelle lesioni benigne, sono in genere omogenee in forma (rotondeggiante) e dimensioni. Questo non succede in quelle maligne, dove le teche sono irregolari. Maturazione: aspetto presente nelle cellule di una lesione benigna, che infatti maturano e quindi si mostrano di dimensioni diverse in senso verticale, dall’alto verso il basso le dimensioni dei melanociti diminuiscono. Nel melanoma (lesione maligna) le cellule in basso sono grandi quanto quelle in alto. Distribuzione della melanina: nella lesione benigna è omogenea e in piccolissimi granuli; nelle maligne la distribuzione è talora zonale con la melanina a piccoli e grandi granuli. Infiltrato peri- e intratumorale: nelle lesioni benigne, nei nevi comuni perlomeno, non c’è (il nevo con alone, chiamato nevo di Suttan è una lesione benigna); nel melanoma si ha un infiltrato periintratumorale. A forte ingrandimento studiamo la citologia: nella lesione maligna il volume del nucleo è aumentato anche oltre i 10 µm, abbiamo polimorfismo, politingibilità nucleare, nucleoli molto evidenti e voluminosi, mitosi elevate e necrosi intratumorale, indice apoptotico molto elevato come tentativo di ridurre il numero delle cellule tumorali. Ciascuno di questi criteri ha , di per sé , SCARSISSIMO valore. In altri campi, non lesioni pigmentate, esistono delle lesioni pseudotumorali che sono benigne ma a prima vista sembrano molto maligne, con disordine della disposizione cellulare e alto numero di mitosi (ad esempio la fascite nodulare). Nevo nevocellulare displastico Ci può essere una forma di passaggio dal il nevo nevocellulare comune (ricordiamoci che nevo = lesione mal formativa che può avere diverso tipo di cellule, quindi occorre precisare, quando si parla di questo tipo di lesioni, di nevo nevocellulare) al melanoma e questa è il nevo displastico. Istologicamente si mostra con presenza di ponti tra gli zaffi epidermici; il numero di melanociti è aumentato ma sono presenti tutti nello strato basale, al contrario del melanoma, dove li ritroviamo anche più in alto. Bisogna fare una diagnosi differenziale tra nevo nevocellulare comune e nevo nevocellulare displastico e anche tra nevo nevocellulare displastico e melanoma. [Il prof. non ci sofferma sui criteri per la diagnosi differenziale e dice che è semplice da capire. Riporto qui sotto la tabella.] Melanoma L’80% dei casi si presenta in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda. Prevalentemente negli adulti e più raramente nei bambini. Fino a qualche decennio fa si diceva che nei bambini non si verificava mai; si diceva di non fare diagnosi di melanoma prima dei 15 anni. Oggi sappiamo che, seppur raramente, si può verificare. È tipico di soggetti con pelle chiara, per irraggiamento solare. Abbiamo visto l’importanza della melanina nel proteggere il DNA delle cellule basali. Gli UV agendo cronicamente su queste cellule danno luogo a danni, nel materiale genetico, che non vengono riparati e quindi originano la lesione. Viceversa, il melanoma è raro in soggetti di colore, se non nel palmo delle mani e piante dei piedi (melanoma acrale) L’origine de novo del melanoma, non su una preesistente lesione è il meccanismo più comune. Altra possibilità è lo sviluppo su precedente nevo nevocellulare comune (congenito o acquisito), che va incontro a una serie di trasformazioni per poi diventare melanoma. In alternativa, può anche essere una complicanza di nevo displastico, che continua la trasformazione carcinomatosa. Oppure per trasformazione di un nevo nevocellulare blu. Il patologo deve riconoscere la fase di crescita: Radiale: da uno spot, la neoplasia si accresce perlopiù in superficie Verticale: si verifica in secondo luogo, per accumulo di mutazioni genetiche. Non c’è solo l’infiltrazione del derma sottostante, ma anche verso l’alto, quindi nell’epidermide. La prognosi è più grave. Istotipi: Lentigo Maligna (LM) Melanoma a Diffusione Superficiale (MDS): ATTENZIONE! Non confondere con la fase di crescita radiale, che possiamo avere anche negli altri tre tipi di melanoma. Melanoma Acrale Lentigginoso (MAL) Melanoma Nodulare (MN) La lentigo maligna è un melanoma in situ, intraepidermico. La patogenesi è dovuta all’azione dei raggi UV. Si osserva specie negli anziani e nel viso. Il patologo deve studiare se sia lentigo maligna o se qualche cellula ha superato la membrana basale ed è nel derma papillare: lentigo maligna melanoma. Il melanoma è un tumore molto aggressivo e , arrivando nel derma papillare, può entrare nei vasi sanguigni e linfatici e dare origine a metastasi. Il prelievo bioptico va studiato su diverse sezioni proprio per avere maggiore possibilità di individuare eventuale infiltrazione del derma (microinvasione). Se siamo in dubbio sul superamento o meno della membrana basale, possiamo studiare meglio queste cellule con colorazioni immunoistochimiche quali il MART-1 e HMB45, ricordando anche che una colorazione come l’ HMB45, che viene detto antigene melanoma-associato (noi facciamo la colorazione con anticorpi contro l’antigene HMB45), se dà positività non significa necessariamente melanoma, poiché questa positività è stata evidenziata anche in lesioni benigne. Bisogna considerare quindi tutte le caratteristiche istopatologiche della lesione. A sinistra vediamo l’atipia degli elementi melanocitari che salgono verso l’alto. Grave atipia. A destra vediamo che anche le strutture pilari possono essere interessate. Questo dà più peso alla nostra diagnosi. Ricordiamo che la lesione si sviluppa in genere in cute che è cronicamente danneggiata dal sole: ci sono fibre connettivali e elastiche frammentate (fibroelestosi tipico della pelle “maltrattata” dal sole). A destra vediamo giù una lentigo maligna melanoma, nel contesto della cute e del nesso pilare, ma che sgocciola anche nel derma papillare. A sinistra, a piccolo ingrandimento, vediamo una lesione con elementi sia nell’epidermide che nel derma papillare, evidenziati con l’immunoistochimica. Il melanoma a diffusione superficiale è il tipo più comune. Si osserva in entrambi i sessi in uguale percentuale. Nelle donne vengono colpite più le gambe; nei maschi dorso e cuoio capelluto ( tipico dei soggetti con calvizie). La lesione è scura , marrone, nerastra con sfumature blu. Tipica presenza di cellule singole e in teche che infiltrano fino allo strato granuloso e oltre, dell’epidermide. Vediamo la diffusione pagetoide della neoplasia, così chiamata perché ricorda le cellule della malattia di Paget della mammella e di altri sedi. Elementi chiari, molto grandi. Macroscopicamente vediamo la lesione irregolare, margini frastagliati, eterogeneità di colore, in questo caso costituzione di un nodulo rilevato rispetto alla lesione piana. Possiamo osservare lesioni importante anche in altre sedi. di grandezza [Nelle slide ci sono anche altre immagini di micro e macro, io ho messo solo quelle funzionali alla spiegazione.] Il melanoma acrale lentigginoso rappresenta una piccola percentuale dei melanomi nella razza bianca; più frequente negli afro-caraibici e orientali. Prevale nel sesso femminile e nell’età senile. Le sedi più colpite sono il tallone, la pianta del piede e il letto ungueale. Vediamo marcata cheratosi, al di sopra dello strato granuloso. Più del 50% dell’epidermide è di cheratina. Melanoma subungueale: in questi casi, frequentemente, il melanoma non è pigmentato, non ha quel colorito che abbiamo visto negli ltri casi ma è un melanoma amenalotico. Nel suo accrescimento distrugge strutture di consistenza importante come l’unghia. Il melanoma nodulare all’inizio si presenta come un nodulo. Si pensa che, a differenza degli altri tre istotipi, non presenti una fase di crescita radiale o sia molto veloce. Colpisce principalmente tronco e arti. Presenta forme melanotiche. Il melanoma in genere è molto aggressivo, questo in particolare. La prognosi è scarsa soprattutto se si presenta nel capo e nel collo. La lesione è nodulare, con margini irregolari (indicatori di lesione maligna). La lesione si estende al di sopra del livello della cute normale. [Il prof. racconta che, recentemente, lui, un dermatologo e un oculista hanno osservato un melanoma a livello della caruncola dell’occhio sinistro di un soggetto, quindi intraoculare.] Tipi cellulari: La morfologia può essere diversa, nel melanoma. Le cellule sono perlopiù epitelioidi e fusate. Notiamo l’alto numero di mitosi. Ci possono essere cellule rabdoidi, ballonate, cellule ad anello con castone, cellule stellariformi e allungate (come nel nevo blu) disposte parallele alla superficie o irregolarmente, nel derma. Un primo indizio per la diagnosi è la positività alla proteina S-100. A seconda di dove arrivi e cosa infiltri il melanoma , esso è classificato secondo un diverso livello di Clarke: Livello 1: melanoma in situ, interessa solo l’epitelio superficiale (epidermide). Livello 2: melanoma che infiltra l’epidermide e INIZIA a infiltrare il derma papillare (dove i fasci collagene sono più sottili e delicati rispetto a quelli del sottostante derma reticolare), non tutto. Livello 3: infiltrazione completa del derma papillare. Livello 4: infiltrazione derma reticolare (può essere molto più spesso del derma papillare). Livello 5: infiltrazione di tessuti sotto derma reticolare (tessuto adiposo sottocutaneo o muscoli pellicciai della faccia). Vi sono margini di resezione chirurgica raccomandati a seconda dello spessore del melanoma; si parla di millimetri di distanza che vanno oltre la lesione, da tagliare. Non ci interessa tanto il diametro della lesione, ma lo spessore: Per un melanoma in situ (Tis) si raccomanda un margine di resezione di almeno 5 mm. Questa distanza è valutabile, dopo la resezione, dal patologo che vede che margine di resezione chirurgica ha tenuto il chirurgo. Per tumori ≤ 1 mm (T1), ma anche compresi tra 1.1 mm – 2 mm (T2), si raccomandano 10 mm di margine di resezione chirurgica. Quindi, all’aumentare dello spessore, variano i margini chirurgici di resezione raccomandati. Non c’è evidenza che un margine maggiore di un cm migliori la sopravvivenza, ma può diminuire il rischio di recidiva locale. Il patologo deve vedere se la lesione è ulcerate o meno. Per cui ogni grado T si sottoclassifica in: A = ulcera presente B = ulcera assente L’ulcerazione fa prognosi.