febbraio - Centro Culturale Candiani

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Anno VIII, numero 02 febbraio 2013
Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006
direttore responsabile: Roberto Ellero
Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candiani
redazione e amministrazione: Centro Culturale Candiani, P.le Candiani, 7
30174 Venezia Mestre | T. 041 2386111 | F. 041 2386112
http://www.centroculturalecandiani.it | [email protected]
direttore: Roberto Ellero | redazione: Elisabetta Da Lio
hanno collaborato a questo numero: Donatella Boldrin, Giorgio Conti,
Claudio Donà, Arianna Doria, Silvia Fabris, Piero Franzoi, Massimo Giuntoli,
Solenn Le Marchand, Cristina Morello, Paolo Pistellato, Cathia Vigato
progetto grafico: StudioLanza | Stampa: Arti Grafiche Venete
UN ANNO DECISIVO, IL 2013, PER IL CANDIANI. Quantomeno per quel suo manufatto architettonico rimasto dieci
anni fa incompiuto e da allora meta, sul piazzale e negli anfratti, di presenze indesiderate, che nell’immaginario
mestrino hanno costruito la leggenda di un posto infrequentabile, il degrado a due passi dal salotto buono della
città. Come in tutti i luoghi comuni, c’è naturalmente del vero, anche se in realtà a frequentare le attività del
Centro culturale, in questo stesso decennio, sono state centinaia di migliaia di cittadini, arrotondiamo al milione,
cinque volte la popolazione residente dell’intera terraferma comunale. Dati inconfutabili piuttosto che opinioni
volatili, con perfomance che hanno stabilmente collocato il Candiani, negli ultimi cinque anni, al vertice delle
istituzioni culturali cittadine, blasonata città insulare compresa, sia per numero di eventi prodotti che ospitati.
La quantità non è tutto, d’accordo, ma qualcosa vorrà pur sempre dire, mentre per quanto riguarda la qualità
basterebbe una rapida scorsa ai nomi degli artisti e fotografi in mostra, ai cartelloni delle rassegne musicali e
teatrali (con un auditorium spesso in sold out ), alla varietà dei cicli cinematografici, degli incontri letterari e
dei corsi specialistici, per mettere da parte certa provincialissima schizzinosità, riconoscendogli una curiosità
intellettuale e una vivacità culturale degne di miglior sorte e persino di miglior stampa. Lo ribadiamo a ragion
veduta mentre già fervono i lavori del cantiere che produrrà entro la fine dell’anno la creazione del multiplex,
con la hall condominiale nuova di zecca (finalmente un luogo di ingresso e di accoglienza) e il caleidoscopico
rifacimento del prospiciente piazzale, che forse sarà il caso di ribattezzare “piazza”, soprattutto se – come da
intenzioni – popolata e autenticamente vissuta. E lo ribadiamo per evitare, possibilmente, il ricorso a quei toni
palingenetici che spesso accompagnano le nuove opere, quasi che il “prima” sia sempre e comunque da buttare.
In tempi non sospetti, siamo stati fra coloro che si sono schierati per il completamento del Candiani nei modi
che ora vanno prendendo forma. E crediamo davvero che il nuovo complesso possa giocare un ruolo decisivo
nella Mestre di domani, con sinergie fra pubblico e privato di grande potenzialità. Per questo affrontiamo con
ragionevole sopportazione anche i disagi che la convivenza con il cantiere andrà in questi mesi inevitabilmente
producendo. E vi invitiamo a fare altrettanto. Convinti di ciò che abbiamo sin qui fatto e animati, una volta di
più, dalla voglia di fare persino meglio.
Roberto Ellero
S
NEW
febbraio
CANDIANI
LA PIZZICA INDIAVOLATA DEL CANZONIERE GRECANICO SALENTINO
domenica 24 febbraio, ore 18.00
Mauro Durante voce, percussioni, violino
Maria Mazzotta voce
Silvia Perrone danza
Giulio Bianco zampogna, armonica, flauti e fiati popolari, basso
Massimiliano Morabito organetto
Emanuele Licci voce, chitarra, bouzouki
Giancarlo Paglialunga voce, tamburieddhu
auditorium quarto piano
ingresso: intero 10 euro – ridotto 8 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti www.centroculturalecandiani.it e
www.biglietto.it (diritto di prevendita 1 euro)
Fondato nel 1975 dalla scrittrice Rina Durante, il Canzoniere Grecanico Salentino è il più importante gruppo di musica popolare salentina, il primo ad essersi formato in Puglia.
L’affascinante dicotomia tra tradizione e modernità caratterizza la musica del CGS: il gruppo è composto dai principali
protagonisti dell’attuale scena pugliese, che reinterpretano in chiave moderna le tradizioni nate attorno alla celebre pizzica
tarantata rituale, che aveva il potere di curare attraverso la musica, la trance e la danza, il morso della leggendaria Taranta.
Gli spettacoli del Canzoniere Grecanico Salentino sono un’esplosione di energia, passione, ritmo e magia, che trascinano in
un viaggio dal passato al presente sul battito del tamburello, cuore pulsante della tradizione salentina. Guidato dal tamburellista e violinista Mauro Durante, che ha ereditato la leadership dal padre Daniele nel 2007, il Canzoniere Grecanico Salentino
continua a innovare e a rappresentare la musica italiana nel mondo, collaborando con artisti del calibro di Ludovico Einaudi,
Piers Faccini, Ballake Sissoko, Ibrahim Maalouf, Fanfara Tirana, Stewart Copeland dei Police e portando la voce di un territorio musicale che con la pizzica ha sempre manifestato la propria identità. A soli 26 anni Mauro Durante è assistente musicale
del maestro concertatore della Notte della Taranta Ludovico Einaudi, lavorando alla creazione e alla produzione artistica dello
spettacolo al fianco del celebre maestro. Il Canzoniere apre il Concertone della Notte della Taranta a Melpignano, esibendosi
di fronte ad oltre centomila persone. Acclamato da pubblico e critica con diciassette album e innumerevoli spettacoli tra Stati
Uniti, Canada, Europa e Medio Oriente, il gruppo ha fatto la storia della world music italiana, venendo riconosciuto nel 2010
dal MEI come Miglior Gruppo Italiano di Musica Popolare.
Pizzica Indiavolata è il diciassettesimo album della storia del Canzoniere Grecanico Salentino. Esce come coronamento di un
percorso di due anni, che ha portato il gruppo ad esibirsi con grande successo in tutto il mondo, con oltre 60 concerti solo
nel 2011, tra Italia, Spagna, Croazia, Francia, Canada e Stati Uniti d’America.
Il nuovo cd presenta una selezione di brani tradizionali del repertorio salentino e grecanico riarrangiati e presentati in chiave
attuale, accanto alla proposta di nuove composizioni originali, nella musica e nel testo, nate dall’esigenza di ricontestualizzare
l’uso della musica popolare, allineandola a quelli che sono i temi e i problemi, il vissuto del quotidiano.
La musica popolare ha sempre soddisfatto un’esigenza immediata, urgente, frutto di quello che si vive giorno dopo giorno.
Per questo motivo nel disco i brani d’autore saranno oltre la metà, con testi in dialetto o in griko che parlano del presente. I
restanti sono presi dalla tradizione orale, con un significato universale e ancora attuale, perché atemporale. Pizzica Indiavolata è la musica di una terapia, figlia della tradizione del tarantismo, fatta per esorcizzare però, col suono di una musica allo
stesso tempo ancestrale e moderna, i mali dei nostri giorni.
Il disco si avvale della presenza di guests dallo spessore internazionale, quali il maestro maliano della Kora Ballake Sissoko,
uno dei migliori musicisti africani in assoluto, presente in ben tre brani, e del cantautore anglo-francese Piers Faccini, personalità eclettica e di spicco nel panorama della canzone internazionale europea, che firma il testo di una delle composizioni
originali del disco.
1 Editoriale / Canzoniere Grecanico Salentino 2 Not Only For Kids / Il Frigorifero Lirico / Riciclart / Wunderkammer 3 Spettacoli / Jazz Groove / Indie Voices 2013
4 Spettacoli / Our Lives / Carni violate in tempo di carnevalate / Pie Glue! 5 Incontri / Le strade della ragione / Antigone / Giambattista Tiepolo 6 Scaffale aperto / Incontri
con gli autori 7 Videoteca / Il cinema dei contrari. Omaggio a Patrice Leconte / Schermo d’autore / Incontri – Confronti sulla Sostenibilità 8 Agenda / Candiani Card
NOT ONLY FOR KIDS >>
UNO SPETTACOLO BREVE PER UN PICCOLO PUBBLICO
Di notte non riesce a dormire. Entra in una cucina minuscola. La luna alla finestra assorbe tutti i suoi
pensieri. Beve qualcosa e apre il frigorifero. Il mondo gira e rigira nella sua testa e nulla sembra distogliere i pensieri dell’uomo dall’astro illuminato. Voci escono dal frigorifero, come se qualcuno fosse
rinchiuso al suo interno.
A volte basta un pensiero, un segno e tutto si trasfigura. Piccole marionette e ballerini cantano nelle
bottiglie del latte e nella ghiacciaia si consuma una scena de La Bohème.
L’elettrodomestico si trasforma sotto gli occhi dell’uomo in un teatro d’opera, con il pubblico seduto
nei palchi illuminati tra il burro e il formaggio mentre l’orchestra si prepara a suonare, accordando gli
strumenti, nascosta nel cassetto della frutta.
Non resta che tuffarsi letteralmente nel frigorifero a inseguire le proprie visioni.
In questo andirivieni tra realtà e mondo onirico si perdono le relazioni tra lo spazio e il tempo; incredibilmente colori, suoni, immagini e video animazioni, ombre cinesi, marionette e figure di carta
esplodono dal frigorifero lirico: raccontano e dipingono la musica in un affresco leggero e brillante e
sabato 16 febbraio, ore 16.00 e 17.30
IL FRIGORIFERO LIRICO
Opera lirica in un frigorifero ispirata al Vascello Fantasma
di Richard Wagner
con Antonio Panzuto
Antonio Panzuto oggetti e scena
Alberto Nonnato collaborazione alla scenografia
Raffaella Rivi montaggio video
Alessandro Tognon regia
Gianugo Fabris luci
Fabio Ridolfi organizzazione
animali, vascelli, sirene, cantanti e personaggi da fiera si muovono incantati sulle musiche d’opera del Vascello Fantasma di Wagner, della Carmen di Bizet e
delle entusiasmanti musiche di Rossini.
La musica lirica fa da traccia sonora, ironica e speciale in una inaspettata e prodigiosa atmosfera di “divenire leggero della vita”: alla fine, tra gli applausi, il
pubblico ritorna nel suo teatro fatto di bottiglie, frutta e pomodori e l’uomo ritorna alla luna, da dove è sceso per un attimo.
Qualche volta anche gli oggetti si ribellano rivelandoci i loro caratteri e le loro passioni e ci riportano al gioco e alle sue regole: tutto può succedere, anche in
una cucina come le nostre, dove ogni oggetto svolge pigramente la propria attività e dove un frigorifero esegue con pazienza da sempre il suo gelido compito.
Uno spettacolo breve, per un piccolo spazio e per un piccolo pubblico, che va visto molto da vicino.
Età consigliata: dai 4 anni in su
Durata: 36 minuti
auditorium quarto piano
ingresso: posto unico 5 euro - gratuito bambini sotto i 3 anni
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
RIFIUTI… D’ARTE
sabato 9 febbraio, dalle ore 16.00 alle ore 18.00
RICICLART
Laboratori per bambini a cura di Silvia Fabris
Età consigliata: dai 7 ai 99 anni
sala ludomedialab terzo piano
ingresso libero
È consigliata la prenotazione (tel. 041 2386113)
“Nella nostra civiltà dei consumi, alienata, consumistica, apocalittica, l’utilizzo in chiave nobile dei rifiuti, degli scarti industriali e dei detriti tecnologici,
rielaborati dall’artista fino allo status di OPERA D’ARTE costituisce un FENOMENO CULTURALE, prima che artistico, degno di riflessione”. (Lea Vergine:
TRASH-Quando i RIFIUTI diventano ARTE).
Importanti spunti elaborativi multidisciplinari potrebbero nascere da tale affermazione, da non sottovalutare sia come riflessione esistenziale, sia come
indagine sociale.
La crisi a cui assistiamo negli ultimi anni non è certo solo finanziaria ed economica (i media lo ribadiscono tutti i giorni senza lasciarci scampo…) ma
senza dubbio è anche una crisi culturale, un’incapacità a vedere le occasioni che l’arte ci offre.
Le opportunità non sono sempre monetarie e legate al profitto… la ricchezza che ci regala l’arte in tutte le sue manifestazioni è una ricchezza duratura,
ci aiuta a cogliere il bello al di là degli stereotipi, delle omologazioni e delle volgarità.
In un momento di grande crisi economica e sociale avere la capacità di re-inventarsi, soprattutto nell’ambiente lavorativo, ci aiuta ad essere protagonisti
attivi della nostra vita e chiunque abbia a cuore il futuro deve cogliere l’arte anche nelle situazioni più usuali.
Il Candiani riparte proprio dal quotidiano, dagli oggetti che usiamo tutti i giorni e che ad un certo punto con tanta indifferenza buttiamo perché crediamo
non siano più utili. Prima di noi alcuni grandi artisti del dadaismo avevano intuito che l’oggetto nato con delle funzioni specifiche sarebbe poi diventato
una fonte inesauribile di percorsi nascosti.
Chi l’avrebbe mai detto che un guanto da giardino può diventare la cresta di un gallo? Il dorso di una spazzola diventare una simpatica farfalla…
Ecco dunque un’operazione creativa ed artistica per ridare dignità e nuova vita ad un oggetto destinato alla discarica.
Sabato 9 febbraio 2013 al terzo piano del Centro Candiani ci sarà l’occasione per sperimentare divertendosi con materiali poveri e con l’aiuto dell’arte
e della propria fantasia.
Le famiglie sono avvisate! Vi aspettiamo numerosi.
Silvia Fabris
WUNDERKAMMER
WUNDERKAMMER
Camera delle meraviglie
Installazioni interattive per un incontro fra arte e infanzia
Fino al 12 febbraio 2013
di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni
produzione
Drammatico Vegetale – Ravenna Teatro
Glitterbird, Art for the very young
Prosegue al Centro Culturale Candiani l’esperienza della Wunderkammer – la
Camera delle Meraviglie che mira a raccogliere e a strutturare le diverse, ma
ancora rare, esperienze relative al tema della creazione artistica dedicata ai
piccolissimi e al loro primo “incontro” con l’arte.
Cinque stanze, allestite negli spazi espositivi del terzo piano, disegnano un
percorso emozionale alla scoperta dello “spazio delle meraviglie”. Cinque
installazioni dotate di un valore estetico autonomo, microcosmi che raccontano e ascoltano storie, ambienti sonori, malleabili e duttili, che fanno
da eco all’intervento individuale, originale e diretto dei bambini nel loro
percorso di attraversamento di queste “macchine” curiose.
Ogni installazione è un luogo in cui il bambino può entrare, guidato dalla
naturale curiosità di conoscere il mondo circostante, per scoprirne i segreti.
Una dimensione estetica e creativa che si apre e si offre al bambino che
guarda, ascolta, tocca, gioca. Il bambino sceglie liberamente di fare questa
esperienza: interagendo con l’opera, mette in gioco il suo corpo, le sue
capacità in divenire per interpretare il mondo. L’adulto, in questo frangente
è una presenza discreta, un osservatore attento e non ingombrante che,
nel caso, suggerisce, aiuta. L’adulto non guida il gioco, semmai lo agevola
quando è necessario.
Età consigliata:
L’attività si rivolge principalmente ai bambini dai 3 ai 10 anni.
Nei pomeriggi, il sabato e la domenica il percorso è visitabile da singoli
e gruppi che saranno accompagnati da un operatore,
è consigliata la prenotazione.
Orario:
da mercoledì a venerdì performance guidate
turno unico ore 17.00
sabato e festivi
1° turno ore 15.00
2° turno ore 16.30
Apertura straordinaria martedì 12 febbraio
turno unico ore 17.00
È consigliata la prenotazione tel. 041 2386126
ingresso: biglietto unico 5 euro, gratuito accompagnatori.
sala Paolo Costantini terzo piano
SPETTACOLI >> JAZZ GROOVE
TITOLO
MARC RIBOT, UNA CHITARRA OLTRE I CONFINI DEL JAZZ…
Dopo il pianista Omar Sosa, esibitosi in completa solitudine lo scorso 20 gennaio, la rassegna Jazz
Groove gioca all’inizio di questo 2013, suo ottavo anno consecutivo di programmazione, un secondo
asso, presentando un altro musicista di caratura internazionale – ancora di domenica pomeriggio,
il 17 febbraio – il versatile chitarrista americano Marc Ribot, alla testa del suo Ceramic Dog, che
appare più simile ad un collettivo sperimentale che ad un vero e proprio gruppo di jazz. Nel trio,
completato dal bassista Shahzad Ismaily e dal batterista Ches Smith, tutti cantano e la musica, che
sfugge ad una catalogazione di genere, rivela molteplici influenze, spaziando dal jazz al punk, dalla
musica cubana al blues, dal funk all’improvvisazione più radicale, dal rock al klezmer, con autoironia e grande dose di divertimento. Ribot, musicista eclettico, icona della musica d’avanguardia
contemporanea, si distingue anche in questo contesto per la cifra stilistica e per il suono inimitabile, diventati ormai un marchio di fabbrica. I suoni della sua chitarra sono talvolta estremamente
cacofonici, ma talaltra danzano liquidi e swinganti. Meglio ancora, passano da un estremo all’altro
senza quasi farsene accorgere, ostentando una blasfema continuità di sensazioni benché la musica
JAZZ GROOVE
Febbraio / Marzo 2013
in collaborazione con Circolo Culturale Caligola
domenica 17 febbraio, ore 18.00
Marc Ribot Ceramic Dog
Marc Ribot chitarra elettrica, voce
Shahzad Ismaily basso elettrico, voce, elettronica
Ches Smith batteria, voce
ingresso: intero 15 euro, ridotto 12 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
giovedì 7 marzo, ore 21.30
Marcello Tonolo Trio & Chris Cheek
Chris Cheek sax tenore e soprano
Marcello Tonolo pianoforte
Marco Privato contrabbasso
Jimmy Weinstein batteria
ingresso: intero 10 euro, ridotto 7 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
domenica 24 marzo, ore 18.00
Giovanni Guidi Quintet
Shane Endsley tromba
Dan Kinzelman sax tenore
Giovanni Guidi pianoforte
Thomas Morgan contrabbasso
Gerald Cleaver batteria
ingresso: intero 10 euro, ridotto 7 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
auditorium quarto piano
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it (diritto di
prevendita 1 euro)
sembri spesso diventare sempre più dissonante. Nonostante abbiano ormai quasi cinque anni consecutivi di attività, i Ceramic Dog hanno sin qui un
solo disco all’attivo, l’apprezzato Party Intellectuals, pubblicato nel 2008 dall’etichetta newyorkese Pi Recordings.
Nato a Newark, New Jersey, nel 1954, di origini ebraiche, Marc Ribot inizia a suonare molto giovane, prendendo lezioni di chitarra classica dal compositore haitiano Frantz Casseus. Nel 1978 si trasferisce a New York, dove frequenta l’ambiente del blues e del soul, collaborando con musicisti del
calibro di Wilson Pickett, Rufus Thomas e Solomon Burke. Nel 1984 entra a far parte dei leggendari Lounge Lizards, che contribuiscono ad aumentarne
la popolarità, fino a portarlo a collaborare con Elvis Costello, Marianne Faithfull e, soprattutto, Tom Waits (un sodalizio, il loro, durato più di quindici
anni). Ribot, pubblica il suo primo album da leader nel 1990, Rootless Cosmopolitans, seguito due anni dopo da Requiem for what’s his name, primi di
una lunga serie di lavori che lo vedono diventare, da un lato uno dei chitarristi più apprezzati e ricercati degli ultimi vent’anni, richiestissimo anche al di
fuori del mondo del jazz (in aggiunta ai nomi già menzionati val la pena ancora di citare Elton John, Marisa Monte ed il cantautore Vinicio Capossela),
dall’altro uno dei protagonisti della scena dell’avanguardia newyorchese, suonando soprattutto al fianco del sassofonista e compositore John Zorn, con
cui fonda il movimento “Radical Jewish Culture”. Oltre a suonare regolarmente in gruppi zorniani come Bar Kokhba ed Electric Masada, il chitarrista
del New Jersey ha affiancato molti altri artisti innovativi della scena americana, da Arto Lindsay a Don Byron, da Bill Frisell a Medeski Martin & Wood.
Nell’ultimo decennio Ribot, che si è sempre distinto per la cifra stilistica e un suono inimitabile, riesce a tenere in vita contemporaneamente molti progetti
originali ed interessati, fra cui il gruppo di free-jazz Spiritual Unity, dedicato ad Albert Ayler – con Roy Campbell, Henry Grimes e Chad Taylor – i The
Young Philadelphians, con Calvin Weston, Jamaaladeen Tacuma e Anthony Coleman, ma anche i divertenti Los Cubanos Postizos (i finti cubani), nati
nel 1998 per un omaggio ad Arsenio Rodriguez, fra i più grandi musicisti cubani del Novecento, e diventati invece formazione stabile, con l’obiettivo di
rileggere in modo aggiornato ma filologicamente corretto la musica popolare cubana di successo, a partire dagli anni Quaranta. Dal progetto ayleriano
Spiritual Unity il chitarrista ha quindi ricavato un trio più classico, che porta il suo nome, in cui suona ancora al fianco di Henry Grimes e Chad Taylor,
e a cui, dal 2009, ha affiancato il più sperimentale Ceramic Dog – proprio quello che si esibirà al Candiani – trio dove il jazz lascia spesso il passo a
forme più dirette, scarne, e gli aspetti ritmici appaiono più importanti di un’armonia ridotta invece ai minimi termini. Da ricordare infine che Marc Ribot,
eccellente ed originale compositore, ha scritto anche la colonna sonora del film di Martin Scorsese The Departed.
Questo del trio di Ribot sarà l’unico concerto proposto in febbraio da Jazz Groove. Ma gli appassionati non dovranno aspettare molto per poter gustare
ancora del jazz di qualità, poiché giovedì 7 marzo (ore 21.30) la rassegna prosegue con il collaudato trio del pianista veneto Marcello Tonolo, con Marco
Privato al contrabbasso e Jimmy Weinstein alla batteria, cui si aggiungerà nell’occasione un ospite davvero speciale, il tenorsassofonista americano
Chris Cheek, messosi in luce molto giovane nei gruppi di Paul Motian, e successivamente quindi a fianco di Kurt Rosenwinkel, Brad Mehldau, confermandosi negli ultimi anni anche leader autorevole e personale. Il mese di marzo si chiuderà quindi domenica 24 (di nuovo il pomeriggio, alle 18.00)
con il quintetto del giovane ma già affermato pianista umbro Giovanni Guidi – da qualche anno collaboratore stabile di Enrico Rava – una formazione
assai interessante, completata da quattro giovani talenti del jazz americano come Shane Endsley, tromba, Dan Kinzelman, sax tenore, Thomas Morgan,
contrabbasso, Gerald Cleaver, batteria.
Claudio Donà
INDIPENDENTEMENTE VIVA
INDIE VOICES 2013
in collaborazione con Macaco Records
giovedì 21 febbraio, 21.30
Cabeki
e
Musica da Cucina
venerdì 22 febbraio, ore 21.30
C+C=Maxigross
sabato 23 febbraio, ore 21.30
The Somnambulist
auditorium quarto piano
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
Indie Voices, la rassegna del Candiani che dà spazio alla musica indipendente italiana e straniera propone anche per il 2013 un programma ricco ed
originale, confermando e affermando che la musica indipendente è ampiamente capace di sedurre un pubblico molto vasto.
La qualità dei gruppi coinvolti è la prova che la musica indipendente è viva e in continua evoluzione e che abbraccia generi molto diversi!
Da giovedì 21 a sabato 23 febbraio si esibiranno solisti e gruppi che fanno della musica una ragione di vita, una ricerca continua, composta di note e
poesia, di sensibilità e fantasia.
La rassegna si aprirà giovedì 21 febbraio con una serata speciale che avrà come protagonisti due solisti eccezionali: Cabeki e Musica da cucina.
Cabeki, progetto del polistrumentista/compositore veronese Andrea Faccioli, è un viaggio sonoro dal Mississipi al Marocco che coniuga blues, post-rock,
sortite etniche, musica da camera ed elettronica minimale, riportando alla mente le meraviglie luminose di Jim O’Rourke, Penguin Cafè Orchestra, Tin Hat
Trio, Yann Tiersen, Ali Farka Touré e Sufjan Stevens. A strumenti convenzionali come chitarra elettrica e lapsteel se ne affiancano altri insoliti e intriganti
come la Bellharp e lo Stilofono e l’Ukelin, uno strumento (giocattolo) a metà strada tra l’ukulele e il violino, molto diffuso nell’America di inizio Novecento.
Sullo stesso palco la stessa sera si esibirà anche Musica da Cucina.
Musica da Cucina nasce nel 2005 da un’idea di Fabio Bonelli, già con Milaus e fondatore del laboratorio creativo People from the Mountains. Alla fonte,
l’idea di catturare i suoni della cucina, creando un tappeto sonoro su cui chitarra, clarinetto, fisarmonica e voce tessono intime melodie. L’effetto è una
musica particolarmente suggestiva, un corpo sonoro etereo ed ipnotico in cui si innestano suoni familiari ed evocativi come l’acqua che scorre, il fischio
del bollitore, il rumore delle posate sui piatti, il tintinnio dei bicchieri. Musica da Cucina a partire dal 2007 ha effettuato più di 250 concerti in tutta Europa
e non solo suonando in teatri, case, ristoranti, mense, orti pubblici, scuole, nursery, gallerie d’arte, rassegne e festival di vario tipo.
Venerdì 22 febbraio si esibiranno i giovani e già premiatissimi C+C=Maxigross con il loro personalissimo folk psichedelico.
Giovani, sognatori, eclettici, intriganti, i C+C=Maxigross sono un collettivo proveniente dalla montagna capace di regalare momenti di magia sul palcoscenico.
Nel 2011 hanno pubblicato il loro EP d’esordio Singar, targato Vaggimal Records/42 Records e registrato interamente nella loro casa di montagna per
cogliere il riverbero della sala da pranzo e lo scricchiolio del pavimento. Tra il 2011 e il 2012 hanno suonato in qualsiasi location e maniera, passando
da set totalmente acustici figli di Donovan, CSN&Y e Simon & Garfunkel fino a saturazioni valvolari, tropicalismi fuzz e lunghe improvvisazioni degne
dell’imprevedibilità degli Os Mutantes, dell’intensità del Neil Young elettrico e della coralità dei The Byrds.
Incoronati dal festival Arezzo Wave 2012 come miglior band emergente italiana, siamo felici ed orgogliosi di ospitarli in questa rassegna che ha sempre
un occhi di riguardo nei confronti dei nuovi talenti emergenti.
Indie Voices 2013 si concluderà sabato 23 febbraio con il duo berlinese The Somnambulist.
Jazz, grunge, punk arabeggiante, art punk, gothic soul, ghost rock, cantautorato sperimentale, improvvisazioni. Distruzione e bellezza. Queste parole
per tentare di dare un’idea della musica di The Somnambulist e del fascino di questo progetto artistico nato nel 2008 da musicisti di mezza Europa,
nell’ispirata Berlino.
The Somnambulist hanno appena pubblicato il secondo album da studio intitolato Sophia Verloren. Ideatore e direttore creativo della band è Marco
Bianciardi (voce, chitarra e basso). Fino al 2007 è stato chitarrista del gruppo Caboto, batterista di Elton Junk e tecnico del suono per produzioni teatrali.
Dopo l’uscita del suo Ep solista Hotel Ambiente e la presentazione del suo cortometraggio Liebe Macht Frei al festival di Cannes 2008, Marco si trasferisce
a Berlino dov’è, da allora, cantante e chitarrista di The Somnambulist, ma anche batterista e bassista delle band Jane Walton e Polymonsters.
Solenn Le Marchand
SPETTACOLI >>
OUR LIVES. Una poesia di circo teatro acrobatico africano
Che le si osservi dall’alto di una nuvola, da un altro pianeta o balcone, delle nostre vite non si vedrebbe altro che un susseguirsi di passaggi. Passaggi attesi e festeggiati, passaggi che segnano i
volti, passaggi repentini, passaggi necessari, passaggi rinviati per anni, passaggi quotidiani che
si ripetono come riti inconsapevoli spesso dimenticati. Mentre la giostra del Carnevale ci seduce,
Our Lives festeggia i passaggi, quelli veri, e lo fa fondendo l’energia del gesto acrobatico con la
poesia delle parole sospese su di un filo.
Dopo Creature di Marcello Chiarenza, la compagnia di acrobati dal Kenya Supermambo ritorna al
circoteatro e propone un nuovo spettacolo nato dall’incontro con la performer e funambola Alice
Di Lauro. Un confronto curioso e fecondo tra due forme d’arte dal quale non poteva che scaturire
una danza inedita tra terra e aria.
L’energia contagiosa e la potenza espressiva di questo quartetto di acrobati kenioti si fonde all’abilità tecnica delle evoluzioni acrobatiche e delle piramidi umane che sembrano sfidare le leggi della
fisica per evocare, attraverso la danza esplosiva dei corpi, la sacralità del “qui e ora”.
domenica 3 febbraio, ore 17.30
OUR LIVES
Compagnia di acrobati dal Kenya Supermambo
e Alice Di Lauro performer, funambola
Prima dello spettacolo si potrà gustare un buon tè caldo
coltivato e prodotto in Kenya.
auditorium quarto piano
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
martedì 5 febbraio, ore 21.00
CARNI VIOLATE IN TEMPO
DI CARNEVALATE
La violenza sulle donne nelle Arti figurative
Spettacolo di Paolo Pistellato
Veronica Canale fisarmonica
Laura Copiello voce
Alice Di Lauro performer
auditorium quarto piano
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
A noi la scelta se “sopravvivere” semplicemente ai nostri passaggi o viverli e celebrarli come una “festa”: una interpretazione consapevolmente “sporca”
e “immigrata” della saggezza africana e delle sue tradizioni, dove i passaggi di vita, gioiosi o dolorosi che siano, sono esperienze collettive piene di
significato, “riti di passaggio” che celebrano nonostante tutto la bellezza del momento presente.
Una riflessione che nell’intreccio con le frasi poetiche lanciate a mezz’aria dalla funambola Alice Di Lauro osa farsi ancora più meticcia. Ma non c’è
alternativa: l’invito ad assaporare il qui e ora è un messaggio universale che scavalca i confini geografici culturali e personali.
Our Lives è un inedito gioco di specchi tra il mondo dei corpi in movimento a terra e il mondo delle idee appese a un filo. Gli acrobati e la funambola,
in fondo, ci stanno solo ricordando con ironia le parole senza tempo del Qoèlet: c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per
distruggere e un tempo per costruire, c’è un tempo per cadere e un tempo per risollevarsi.
CARNI VIOLATE IN TEMPO DI CARNEVALATE:
LA VIOLENZA SULLE DONNE NELLE ARTI FIGURATIVE
A carnevale molti uomini e donne fan festa e intanto troppi uomini, a troppe donne, fan la festa; la violenza trasforma il divertimento in diversivo; se la
piazza sociale è in festa, la piaga sociale infesta, tra tutte le altre in testa e la carnevalata fa ombra alla carne violata. Avete già letto queste poche righe?
Allora non potrete negare che basti davvero poco – qualche stupido giochetto di parole – a dirottare l’attenzione da un contenuto tragico ad una forma
ludica, ma non per questo innocente. L’arte figurativa alta e colta (da sempre impregnata di maschilismo) sembra fare qualcosa di simile da secoli e
secoli, affrontando l’argomento della violenza sulle donne con una sofisticata reticenza nascosta dietro il filtro dell’allegoria, del mito, persino della fede
religiosa e di molto altro ancora. Se tutti pecchiamo in pensieri, parole, opere e omissioni, troppe volte i pensieri e le parole di raffinato commento suscitati
dalle opere (d’arte) si sono tradotti in altrettante omissioni della gravità del soggetto e forse – peggio ancora – pensieri “impuri” hanno sfiorato le vittime
femminili protagoniste di tante opere d’arte, godendo di un salvacondotto estetico. Così, per passare dall’omissione di polpa (ferita) all’ammissione di
colpa, ferita questa necessaria al nostro narcisismo di fruitori esperti ma distratti per troppa cultura; per smascherare insomma, in tempo di mascherate,
l’ambiguità di molti capolavori, ecco una serata in cui le immagini proiettate (spesso assai note) potrebbero acquistare una luce diversa, snodandosi
lungo un singolare percorso dell’arte della negazione, che dal mito greco ci porta ad un mito della performance dei nostri giorni, Marina Abramović,
lasciando alle donne l’ultima parola – ben diversa da quella degli uomini com’è ovvio che sia e affidando il compito di dialogare con le immagini alla
sensibilità di due donne in carne ed ossa, una danzatrice-performer e una fisarmonicista. Non sembri stravagante questa intromissione seria – benché
trattata con leggerezza di tocco – nel corpo della festa: essa si ispira a un’illustre tradizione oggi abbandonata, quella delle Quarantore, quando in età
barocca si sospendevano i divertimenti profani del carnevale per esporre per quasi due giorni il Santissimo Sacramento alla devozione popolare in modo
altrettanto fastoso e scenografico. E non sembri irrispettoso l’aver sostituito laicamente alla vittima sacrificale per antonomasia – l’agnello cristiano – il
corpo altrettanto innocente di tante donne che oggi incarnano il capro espiatorio di una comunità sociale sempre più malata. A questo mondo non c’è
più religione, ma il diritto delle vittime a farsi sentire resta ancora sacrosanto.
Paolo Pistellato
CANTANDO LA BEAT GENERATION
sabato 9 febbraio, ore 21.00
PIE GLUE!
Singing the Beat Generation
testi di: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence
Ferlinghetti, Robert Creeley, Diane Di Prima, Norman Mailer,
Denise Levertov
musica di
Massimo Giuntoli
Massimo Giuntoli piano, tastiera, voce
Clara Zucchetti vibrafono, percussioni, tastiera, voce
auditorium quarto piano
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card,
CinemaPiù, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
La prima edizione della raccolta Poesia degli ultimi americani, curata da Fernanda Pivano, veniva pubblicata dall’editore Feltrinelli nel 1964.
Molte di quelle poesie, ad opera di autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, per citare solo i nomi più celebri da
allora riconosciuti come appartenenti alla beat generation, erano state scritte pochi anni prima, alcune perfino a metà degli anni Cinquanta.
Significa oltre sessant’anni fa.
Eppure, insieme ai romanzi di Jack Kerouac e alla prosa sperimentale di William Burroughs, quelle poesie hanno continuato ad affascinare generazioni
successive di lettori, scrittori e poeti, e continuano a dimostrare oggi una capacità di coinvolgimento carismatico nei confronti delle giovani generazioni.
O almeno nei confronti di quei giovani più inclini a porsi in modo critico e consapevole rispetto alla società e all’establishment, termine che, negli anni
in cui quelle parole dirompenti venivano sparse in forme irregolari sui fogli dattiloscritti, sottintendeva una realtà caratterizzata da forti condizionamenti
sociali sul piano della moralità individuale e della libertà d’espressione, accompagnati da altrettanta ipocrisia e da compiaciuto conformismo.
Verso la metà degli anni Settanta, quando cominciavo a maturare le prime esperienze nel “fare musica” – in un’epoca in cui la musica stessa era ancora
vissuta come un elemento capace di offrire un nuovo approccio alla cultura, così come di veicolare messaggi a loro volta destabilizzanti nei confronti del
“sistema” – la raccolta della Pivano ha rappresentato ai miei occhi una finestra su altri modi possibili di scrivere e di leggere la poesia, rispetto agli autori
e alle forme letterarie che avevo conosciuto attraverso i programmi scolastici.
Ma anche su altri modi di imporsi all’attenzione della società come uno strumento di autodeterminazione dell’individuo, al punto che Ginsberg arrivava a
dichiarare “…rendere il mondo privato pubblico, è questo che il poeta fa”.
Un’attenzione che si manifestava – oltre che per mezzo della diffusione su riviste e pubblicazioni editoriali spesso oggetto di censura quando non di veri
e propri processi per “oltraggio al comune senso del pudore” – attraverso l’esperienza del reading, che vedeva in scena gli stessi autori, nell’intento di
trasmettere in prima persona la forza prorompente e visionaria di quei versi in libertà, in una forma di comunicazione senza dubbio più spontanea e assai
meno mediata rispetto a quanto avrebbe comportato la “fine dicitura” di qualsivoglia attore. Oltre al valore libertario e talvolta irriverente di queste poesie,
ad avermi attirato nell’ambizioso proposito di offrirne un’interpretazione prettamente musicale è stata proprio la forma che caratterizza la maggior parte
di queste opere: la struttura irregolare e cangiante, il cambio repentino e inatteso delle situazioni e delle immagini evocate, gli accostamenti paradossali
e surreali di nomi, verbi e aggettivi, (come nel caso di Pie Glue!, un segmento di verso appartenente a Marriage, di Gregory Corso, che ho scelto come
titolo per questo progetto) ovvero tutti elementi che non possono che suggerire – per non dire imporre – strutture compositive, sotto il profilo musicale,
altrettanto soggette a percorsi imprevedibili e ad accostamenti di linguaggi stilisticamente assai diversi tra loro.
Tuttavia, nell’approcciare a questa impresa, la scelta si è orientata fin da subito nei confronti della forma “canzone”, pur svincolata – per le ragioni oggettive sopra menzionate ma altrettanto per innata vocazione a rispettare assai poco le regole, in ambito di stile e di genere – da dettami strutturali tipici
di questa forma musicale. Una scelta motivata dal desiderio di restituire l’immediatezza comunicazionale del reading attraverso un linguaggio – quello
della musica – che mi auguro risulti capace di generare coinvolgimento emozionale nei confronti di chi abbia già esplorato quei versi sulle pagine di libri
e riviste, come di chi ne ricaverà una prima occasione per scoprirli e avvicinarvisi.
Massimo Giuntoli
INCONTRI >>
LE STRADE DELLA RAGIONE 1 / I DIRITTI CIVILI
I diritti civili sono il nucleo portante della libertà personale e anche della democrazia che è un concetto astratto e come tale va riempito di contenuti. Le dittature, che invece sono molto realistiche,
negano i più elementari diritti e le persone vengono assoggettate a pesanti restrizioni con leggi e
norme imposte.
La differenza tra una forma di governo e l’altra si misura perciò sui diritti delle persone e sulle loro
garanzie. Un Paese che è in grado di garantire un’ampia rosa di diritti civili ai suoi cittadini è perciò
un paese che tende alla democrazia in modo marcato; un Paese che invece limita questi diritti è un
Paese in cui la democrazia arranca. La richiesta di diritti civili sempre più ampi da parte dei cittadini
è una forma di domanda di democrazia e di stabilità della società civile. Le leggi infatti non sono
dogmi e sono suscettibili di modifiche man mano che la società cambia per agevolare la convivenza
civile tra le persone e l’attenuazione dei conflitti. I diritti civili hanno un aspetto interessante, vengono garantiti alle persone, ma nessuno ha l’obbligo di usufruirne. Essi ampliano le possibilità di
espressione di molte o poche persone senza danneggiare o imporre alcunché alle altre.
LE STRADE DELLA RAGIONE
in collaborazione con UAAR
Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
Circolo di Venezia
venerdì 15 febbraio, ore 17.30
Le strade della ragione
I diritti civili
Partecipano all’incontro Beppino Englaro, il senatore Felice
Casson e i Consiglieri comunali che stanno sostenendo una
proposta di delibera per avere il Registro dei Testamenti Biologici a Venezia.
sala seminariale primo piano
ingresso libero
martedì 26 febbraio, ore 21.00
Antigone
di Sofocle
Lo stato e il cittadino, l’autonomia e la ribellione di una donna,
la legittimità della legge.
Mosaico drammaturgico e interpretazione di Ulderico Manani
Ulderico Manani regia, scene costumi e luci
Anna Barina viola
auditorium quarto piano
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti
www.biglietto.it e www.centroculturalecandiani.it (diritto di
prevendita 1 euro)
La richiesta pressante di una legge sul testamento biologico, da parte dei cittadini italiani, è un esempio di una richiesta sociale di nuove regole di fronte
a una medicina sempre più “tecnologica” che potrebbe protrarre la vita, in stato vegetativo, a chi invece desidera morire “naturalmente” senza interventi
sanitari invasivi sul proprio corpo. C’è poi la questione dibattuta dell’eutanasia. Anche la tutela delle convivenze è una richiesta che proviene da nuovi
modi di concepire il concetto di coppia e da nuove inedite forme di nuclei “famigliari” allargati. La fecondazione assistita potrebbe rientrare nel diritto alla
salute ma è anche espressione della propria volontà e umanità, in una sfera particolarissima di libertà individuale, quella della procreazione.
Con dei relatori d’eccezione, faremo il punto sulla democrazia in Italia misurandola attraverso i diritti civili garantiti, quelli negati e quelli in bilico tra etica
ed economia (scuola pubblica, sanità, previdenza…). Ci chiederemo anche perché l’Italia sembra avere un gap riguardo ad alcuni diritti civili nel confronto
con altri paesi europei e, se questo dipenda dalla cultura, dalla “morale”, dall’ingerenza della religione cattolica o da altri fattori.
Infine, cercheremo di capire in che modo i cittadini possono far sentire la propria voce e farsi parte attiva per spronare il nostro Paese ad essere un grande
dispensatore di diritti civili e cioè ad essere più libero e democratico nell’interesse di tutti.
Cathia Vigato
LE STRADE DELLA RAGIONE 2 / IL MITO DI ANTIGONE
L’Antigone di Sofocle, dopo millenni, è ancora un esempio sorprendente di complessità e di ricchezza drammaturgica. L’attore Ulderico Manani interpreterà
questa antica tragedia in forma di un monologo dalla forte empatia, con accompagnamento musicale alla viola di Anna Barina.
Egli porterà in scena non solo la tragedia famigliare della stirpe di Edipo e quella di una donna, Antigone, alle prese con il suo dolore e i suoi più intimi
affetti, ma anche le domande etiche fondamentali delle società. In quale misura è giusto soffocare, in nome del diritto positivo, le istanze passionali e i
sentimenti delle persone? Quanto le leggi possono avere la prevalenza sulle libertà e i diritti individuali e dove si colloca l’equilibrio con il diritto naturale?
La triste vicenda narra del re di Tebe, Creonte, che con un decreto vieta che alle spoglie del “traditore” Polinice, morto per sua mano in battaglia, venga
data la sacra sepoltura. Ciò, nell’antica Grecia, equivale alla vergogna eterna.
Per Antigone questo è un dolore che acuisce ulteriormente quello della perdita del fratello che, pur se reo di tradimento nei confronti della città, ha il diritto
di essere onorato in nome di un comandamento morale superiore alla legge di Creonte, la pietas.
Sfidando perciò la disposizione reale, la donna, eroica e sola, si recherà sul campo di battaglia e scaverà con le unghie la terra per poter cospargere il corpo
di Polinice. Questo gesto d’amore le costerà una punizione atroce, sarà sepolta viva. La sua morte provocherà una spirale di nuovo dolore: il promesso
sposo di Antigone, Emone, e poi Euridice, rispettivamente figlio e sposa di Creonte, moriranno entrambi suicidi. Creonte stesso invocherà la sua morte.
Il mito di Antigone interpreta il ruolo di chi addita e sfida i sistemi totalitari che offendono la dignità delle persone, i fratelli e le sorelle del mondo intero.
Sistemi totalitari che minacciano anche la pace nel mondo e sono portatori di pesanti conflitti. Antigone reclama una giustizia umana che tenga conto
innanzitutto delle persone e del loro diritto alla piena espressione di sé. Ella tutela le minoranze contro ogni discriminazione sia palese che occultata nel
potere legislativo imposto. L’insegnamento è ancora attuale e ci stimola a stare sempre in guardia contro ogni sopraffazione dei diritti delle persone da
qualunque parte si annidino, legge, tradizione, religione, sistema economico, in nome di una legge superiore a tutte, quella della dignità e della libertà.
Cathia Vigato
GIAMBATTISTA
TIEPOLO
Presentazione della mostra a cura di Alberto Craievich
in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Veneziani
Giambattista Tiepolo è oggi uno degli artisti del passato
che gode di maggior successo. Pochi sanno tuttavia
che il punto di svolta per la sua fortuna presso il grande
pubblico è rappresentato dalla mostra organizzata a
Villa Manin di Passariano nel lontano 1971. A distanza
di oltre quarant’anni si è deciso di realizzare in quella
stessa sede un’esposizione dedicata al grande artista che
evoca quell’evento per molti versi rivelatore. La mostra
ripercorre la lunga attività di Giambattista attraverso
opere fra le più significative volte a documentare un
percorso artistico che non cessa di sorprendere per la
sua straordinaria vitalità. Sono presenti oltre sessanta
dipinti e più di settanta disegni disposti all’interno di un
percorso cronologico e tematico che oltre a descrivere lo
sviluppo della sua carriera artistica ne indaga il processo
creativo e si sofferma su alcuni aspetti meno noti della
sua produzione.
L’esposizione si apre con alcuni sorprendenti disegni
giovanili, alcuni esposti per la prima volta, e una serie di
incisioni, eseguite su disegni dello stesso Giambattista
e destinate ad alcune iniziative editoriali del secondo
decennio del secolo. Le sale successive sono dedicate
ai bozzetti e alla sua attività grafica. Si entra così nel laboratorio creativo del pittore, perché proprio nel bozzetto
si individua non solo il momento più fresco e immediato
dell’invenzione ma si dispiega anche l’abilità tecnica
dell’autore.
Nelle sale successive, è quindi esposta una notevole
serie di disegni, fra i quali quelli su carta azzurra dedicati
agli studi anatomici ed eseguiti con rapidi tratti di gesso
rosso e bianco, provenienti dal quaderno appartenuto
al pittore triestino Giuseppe Gatteri ed oggi al Gabinetto
dei disegni e delle stampe del Museo Correr di Venezia.
Seguono, i disegni a penna, riuniti per ordine tematico
secondo quella suddivisione che si ritrovava originariamente negli album rilegati già alla fine del Settecento,
forse dallo stesso Giambattista poco prima del suo viaggio
in Spagna. Troviamo quindi i ‘pensieri’ le cosiddette
‘vedute’, e le ‘caricature’, quest’ultime esposte assieme
ad alcuni rari disegni di Pulcinella.
La seconda parte della mostra segue un indirizzo strettamente cronologico. In uno specifico ambiente sarà
possibile ammirare i grandiosi ‘pennacchi’ “che in età
d’anni diciannove dipinse sopra le nicchie nella Chiesa
dell’Ospedaletto” (Vincenzo da Canal, 1732). Si tratta delle
primizie dell’artista, la cui autografia è stata lungamente
dibattuta dagli studi nel corso del Novecento, presentate
in questa sede dopo un attento restauro.
Nella sua giovinezza Tiepolo dipinge alcuni episodi della
storia antica dall’iconografia particolarmente ricercata
e rara. Sono dipinti che, nonostante l’intonazione cupa,
sorprendono per la stesura pittorica smagliante, in cui
l’artista offre una lettura originale della classicità. Egli
non si limita a visualizzare famose vicende del passato
ma indaga l’intima natura dei protagonisti facendone
emergere passioni e individualità. L’apparato scenografico è depotenziato in scabri paesaggi aperti che fanno
da sfondo a poche figure in pose perentorie e risolute.
Nel 1730, dopo aver portato a termine per la famiglia Dolfin tanto la decorazione ad affresco del Palazzo Patriarcale
di Udine quanto le grandiose tele per il salone del loro
palazzo veneziano documentate in mostra dall’Annibale
che contempla la testa di Asdrubale (Vienna Kunsthistorisches Museum), è chiamato a Milano dove lavora ad
affresco in Palazzo Archinto e in Palazzo Casati Dugnani.
Quindi è a Bergamo per decorare la Cappella Colleoni.
Per l’artista si tratta della definitiva consacrazione e del
suo riconoscimento come il più grande decoratore del
suo tempo, scettro che rimarrà nelle sue mani fino alla
morte. Verso il 1730 Tiepolo muta in modo sostanziale il
proprio modo di dipingere, trasportando nella pittura ad
olio la tersa luminosità dei propri affreschi. Nel soffitto con
Zefiro e Flora per Palazzo Pesaro oggi a Ca’ Rezzonico,
il primo compiuto dopo il rientro dal soggiorno il Lombardia, egli conferisce alle due figure un’evidenza ottica
paragonabile solo a quella dei contemporanei dipinti di
Canaletto, che nello stesso periodo segue un’evoluzione
formale analoga.
Nei primi anni Quaranta Tiepolo è ormai il pittore veneziano più celebre. Instancabile, si cimenta in una straordinaria sequenza di imprese monumentali in tela e ad affresco.
Questo fertile periodo di attività è documentato in mostra
attraverso alcuni dipinti particolarmente significativi che
testimoniano al meglio una casistica estremamente ampia
di commissioni.
Allo stesso momento risale il suo incontro con Francesco
Algarotti, destinato a lasciare il segno. Scrivendo al suo
più giovane ed entusiasta ammiratore Tiepolo conclude:
“Giuro che mi sarebbe più caro star un giorno in compagnia sua e parlare di pittura che tutti li divertimenti di
questa villa, che mi creda non è pochi”. Queste poche
parole sono sufficienti a testimoniare il sodalizio culturale
fra l’artista e il suo dotto amico. In questa sezione, volutamente avulsa da quella dedicata alle altre opere della
piena maturità, si è riunito un gruppo di dipinti realizzati
da Tiepolo per Algarotti stesso e quelli compiuti per la
galleria di Dresda di cui l’intellettuale fu il diretto ispiratore. Attorno alla metà del secolo Tiepolo è impegnato
in smisurati cicli ad affresco, i più vasti e ambiziosi che
egli abbia mai compiuto. Al contempo, licenzia sia in
ambito sacro sia in quello profano un’impressionante
sequenza di capolavori su tela dove, come il più sapiente
e smaliziato dei compositori, individua sempre un registro
poetico ed espressivo perfettamente idoneo: drammatico,
eroico, languido.
A testimoniare le sue ultime grandi commissioni in patria
sono esposti il grandioso modello del Musée des BeauxArts di Angers per il soffitto del salone di Villa Pisani a
Stra e, soprattutto, Santa Tecla libera Este dalla pestilenza
per il Duomo di Este, una delle tele più grandi dipinte da
Tiepolo: il suo capolavoro nell’arte sacra.
Anche in tarda età la fama del pittore non subisce flessioni. Il re di Spagna richiede espressamente alla Repubblica
i suoi servigi. Tiepolo, parte controvoglia, contando di
rimanervi non più di due anni. Diverrà invece l’ultima tappa della sua vicenda umana e professionale. Nel decennio
al servizio dei Borbone, oltre alla decorazione ad affresco
per il palazzo reale (qui documentata dal bozzetto per la
sala del trono del Metropolitan Museum of Art di New
York), compie le pale d’altare per il convento francescano
di Aranjuez fra le quali sono esposte le tele con San Pietro
d’Alcantara e Sant’Antonio da Padova dove, attraverso
un linguaggio formale non immune alla nuova cultura
neoclassica, offre una personale interpretazione della
passionale religiosità spagnola.
mercoledì 27 febbraio, ore 17.30
GIAMBATTISTA TIEPOLO
(Villa Manin di Passariano, 15 dicembre 2012- 6 aprile 2013)
sala conferenze quarto piano
ingresso libero
scaffale
scaffale
apertoaperto
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
giovedì 7 febbraio, ore 18.00
Presentazione del libro L’Isola Serenissima.
Itinerari, racconti e presenze di Venezia
(Mare di Carta Editore, 2012) di Lele Vianello
e Luciano Menetto.
Partecipano all’incontro Tiziana Agostini
e gli autori.
sala seminariale primo piano
L’ISOLA SERENISSIMA
Itinerari, racconti e presenze di Venezia
L’Isola serenissima - itinerari, racconti e presenze di Venezia - accompagna, con
nove itinerari illustrati da oltre centocinquanta disegni e acquerelli originali, in
una dimensione inconsueta della città dove, accanto alle sue presenze di pietra e
d’acqua, spaziando nel tempo trovano voce i suoi personaggi e corpo il costume
dei suoi abitanti, trascorsi e presenti.
Il racconto conduce nel labirinto di calli, campi, fondamenta e canali, ne svela il
fascino nascosto e offre una percezione sensibile e sensuale della vita della libera
città d’acqua riflessa nella marea tra realtà e fantasia.
I disegni sono di Lele Vianello, artista veneziano coautore fra l’altro di Navigar in Laguna, la fortunata guida lagunare, pubblicata sempre da Mare di Carta e di Corto Sconto, per i tipi di Lizard, vero bestseller
fra le guide della nostra città.
Luciano Menetto invece, si è distinto negli ultimi anni per le sue pubblicazioni storiche sulle tradizioni che legano le due sponde dell’Adriatico. Un binomio unico per l’intensità artistica e per l’amore per Venezia!
VENEZIA E L’ARTE NASCOSTA
giovedì 14 febbraio, ore 17.00
I muri come opere… d’arte
in collaborazione con l’Associazione Amici
della Arti di Mestre e della Terraferma
Presentazione del libro Venezia e l’arte
nascosta (Edizioni “El Squero”, 2012)
di Renato Pestriniero.
Partecipano all’incontro
Andrea Rasi Dalle Ore e Ivo Prandin
Coordina Marzia Boer
Proiezioni a cura di Gianni Finco
sala conferenze quarto piano
martedì 19 febbraio, ore 18.00
Presentazione del libro Un anno d’amor(gan)
(Trantran Editore, 2012) di Fabio Cinti.
Partecipano all’incontro Giovanni Greto e
l’autore.
sala seminariale primo piano
Venezia e l’arte nascosta è un album di immagini sorprendenti. L’autore, Renato
Pestriniero, ha fotografato i muri della sua città cogliendone le figurazioni più
esagerate, quasi tentativi della Natura di “rappresentare” qualcosa, si direbbe di
imitare gli uomini (o meglio gli artisti): in realtà si tratta sì di figurazioni, ma casuali,
frutto delle intemperie e del tasso di salinità dell’aria di laguna. Il fatto eclatante
– cioè originale del libro, edito da El Squero – è l’accostamento fra queste forme
di arte spontanea e autentiche opere d’arte del XX secolo e dell’oggi. Una “com-
binazione” così fatta: in ogni pagina in alto c’è un’opera pittorica (Kandinskij, Burri,
ecc., in prevalenza informali) e in basso il riquadro di muro con i propri “segni”.
L’effetto è veramente curioso: un modo di vedere Venezia finora mai tentato. Un
gioco intellettuale e – anche – civile perché quelle “opere” sui muri sono il frutto
di un pericoloso degrado. I testi sono di Tiziano Scarpa e dello stesso Pestriniero.
In appendice sarà presentato a genitori, zie/i e nonne/i presenti un delizioso libretto
da leggere ai bambini: Nero di Renzo Di Renzo.
UN ANNO D’AMOR(GAN)
È il romanzo di fantasia liberamente ispirato all’amicizia tra Fabio Cinti e l’amico e
collaboratore Marco Castoldi, in arte Morgan.
“In quella casa”, scrive Fabio Cinti “il giorno, invertito con la notte, genera paure
diverse, un modo diverso di vedere le cose. Da quella casa il mondo è un altro.
(…) In effetti, si rischia di “non esistere”.
Fabio Cinti cantautore, produttore e musicista, classe 1977 ha studiato Filosofia a Roma e, durante quegli anni, ha mosso i primi passi dal vivo con le sue prime canzoni. Nella capitale nasce anche l’intesa
e l’amicizia con il poeta e scrittore Mauro Mazzetti. Nel 2001 produce, con la collaborazione di quest’ultimo, una raccolta dal titolo Musica per lavare i piatti che contiene alcune sue produzioni per piccole
compagnie teatrali e sonorizzazioni di mostre. Nel 2004 incontra Morgan, al secolo Marco Castoldi, la cui collaborazione lo porterà, nel giro di poco tempo, a spostarsi a Milano, dove ora vive e nel 2011 arriva
il primo album L’Esempio delle Mele, che vede la collaborazione dello stesso Morgan. Il Minuto Secondo è il nuovo album del cantautore, un concept, stavolta, sull’oscillazione dei sentimenti tra la vigilia del
futuro e i memorabilia. Fabio Cinti nel 2012 ha collaborato con musicisti del calibro di Pasquale Panella, Massimo Martellotta (Calibro 35), Lucio Bardi (Francesco De Gregori), Livio Magnini (Bluvertigo),
Davide Ferrario (Battiato) e Lele Battista.
COSE PERDUTE
Racconti
venerdì 22 febbraio, ore 18.00
Presentazione del libro Cose perdute.
Racconti (La Serenissima, 2012)
di Matteo Modesto.
Partecipa all’incontro l’autore.
sala seminariale primo piano
Tutti noi prima o poi perdiamo qualcosa. Inevitabilmente.
Talvolta ciò che se ne va scivola via distrattamente, senza lasciare alcuna traccia,
altre volte invece il segno rimasto è indelebile. Può trattarsi di un affetto, un legame, un’opportunità o una speranza. Ma anche semplicemente di cose materiali
alle quali eravamo affezionati.
Così un’estate può cambiare la vita a dei ragazzini imprigionati tra un passato
che non vogliono abbandonare e un futuro incerto che li spaventa più del buio;
un professore londinese che vive di rimpianti trova la forza di ritornare, ma senza
esserne del tutto consapevole, nei luoghi della sua gioventù che nascondono segreti.
Infine, un giornalista separato decide di affrontare i fantasmi del passato, nei luoghi
per lui più carichi di dolore.
Tre racconti accomunati da un unico filo conduttore: il coraggio come rimedio
a quel senso di vuoto, di solitudine e sfiducia, quel “pugno allo stomaco” che ti
colpisce quando qualcosa che ti era caro non c’è più.
Matteo Modesto è nato a Montebelluna (TV) nel 1978, dove attualmente vive. È stato due volte finalista del Premio Città di Treviso Subway (2010-2011) e terzo classificato a Momenti di poesia (2000). Ha
frequentato: Tecniche del romanzo giallo alla scuola di Pordenonelegge e un corso di scrittura creativa condotto da Paolo Ruffilli, da cui è nata la pubblicazione: Racconti a sedici mani (2010).
Cose perdute è il suo esordio narrativo.
LE VIE DELLA CONFUTAZIONE
I dialoghi socratici di Platone
Nella presente ricerca vengono interpretati i dialoghi socratici scritti da Platone
attraverso un’analisi letteraria e socio-politica, oltre che filosofica. Platone ha lo
scopo di “purificare” il pubblico che partecipa alle letture dei dialoghi – mediante
ciò che l’autrice definisce “elenchos retroattivo” – allo stesso modo di Socrate che
confuta i suoi interlocutori e uditori.
Si forniscono delle catalogazioni degli elementi stilistici e drammaturgici e delle
analisi testuali (Lachete, Carmide, Gorgia, Epistola VII ) che permettono di cogliere
nel dettaglio le vie di confutazione socratiche. Vengono analizzate le particolari
disposizioni emotive degli interlocutori – in primo luogo la vergogna – che giocano
un ruolo fondamentale all’interno della confutazione.
Laura Candiotto (1981), dottore di ricerca in filosofia e cultrice della materia in filosofia teoretica, collabora alla ricerca con il Prof. Tarca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È membra dell’IPS (International Plato Society) e dei seminari di pratiche filosofiche di Venezia e Lecco. Come formatrice ed educatrice promuove attività dedicate a minori e adulti, coniugando filosofia, pedagogia e teatro (tdo di
Augusto Boal). www.candiottolaura.wordpress.com / [email protected]
martedì 26 febbraio, ore 18.00
Presentazione del libro Le vie della confutazione. I dialoghi socratici di Platone
(Mimesis Edizioni, 2012) di Laura Candiotto.
Partecipano all’incontro Giorgio Brianese,
Stefano Maso, Silvia Venier, Luigi Vero Tarca
e l’autrice.
sala seminariale primo piano
giovedì 28 febbraio, ore 18.00
Presentazione del libro Trans-Iran. Che cosa
succede a chi s’innamora della Persia? (Infinito Edizioni, 2012) di Antonello Sacchetti.
Partecipano all’incontro Anna Vanzan e
l’autore.
sala seminariale primo piano
ingresso libero
TRANS-IRAN
Che cosa succede a chi s’innamora della Persia?
Milioni di persone sono rimaste folgorate dalla bellezza sensuale dell’Iran, dai suoi
posti, dalla sua gente. Trans-Iran è un viaggio oltre le barriere linguistiche, oltre i
pregiudizi, oltre i luoghi comuni. Per imparare a conoscere e ad amare un Paese,
l’Iran, che non è come ci viene raccontato dai giornali e dalla politica ma molto di
più, molto meglio, decisamente molto altro...
Dalla letteratura al cinema, dalla poesia alle donne, questo libro vi racconta e spiega
che cosa è l’Iran e perché non ne possiamo fare a meno.
“L’Iran non è privo di contraddizioni stridenti e grandi problemi. Ma per chi cerca
anche l’‘altro’ Iran, consiglio la lettura di questo libro”. (Anna Vanzan, New York
University)
“Un Paese senza cultura è un Paese senza identità. E senza un’identità sociale non
ci sarà mai un’identità politica. Consiglio vivamente la lettura di questo libro non
solo agli amici italiani, ma soprattutto agli amici iraniani che da anni sono lontani
da questo meraviglioso e sempre sorprendente Paese”. (Babak Karimi, cineasta
iraniano, attore in Una separazione, film Premio oscar come miglior pellicola
straniera del 2012).
Antonello Sacchetti (1971), giornalista, ha pubblicato con Infinito edizioni I ragazzi di Teheran (2006), Misteri per-siani (2008) e Iran. La resa dei conti (2009). Fondatore e direttore responsabile della rivista
Il cassetto-L’informazione che rimane e del blog Diruz.
videoteca
PATRICE LECONTE, GRANDE IMPOSTORE
Il cinema popolare e quello d’autore si incontrano spesso nel percorso di Patrice
Leconte, uno dei registi francesi di oggi più conosciuti e insieme più difficili da
classificare. Regista di indubbio talento, Leconte è decisamente raffinato e prezioso
nel suo stile. Non manca mai del “nécessaire” che lo rende un Autore: piccante,
ideale, sobrio, completo.
Dopo aver mosso i primi passi nella commedia leggera e d’intrattenimento, dai
primi goliardici lungometraggi (Les Bronzés e Le Bronzés font du Ski) ai film realizzati a cavallo degli anni Settanta e Ottanta che non trovano distribuzione in Italia,
Leconte cambia direzione per intraprendere un cammino più personale e autoriale.
La svolta nella carriera arriva con Tandem (1987) e attira l’attenzione della critica
con L’insolito caso di Mr. Hire (presentato al Festival di Cannes e tratto dal romanzo
di Georges Simenon Les fiançailles de monsieur Hire e remake di Panico di Julien
Duvivier del 1946) in cui Leconte crea un proprio universo noir dove dare la sua
“versione” su due temi classici del cinema: il voyeurismo e l’amore assoluto. Tema
ricorrente, quest’ultimo, in tutta la sua filmografia, caratterizzata da quel che Truffaut
definiva “il soggetto dei soggetti”, il protagonista ombra di tutti i racconti possibili.
Gli anni Novanta sono gli anni di conferma del suo stile e della sua vena intimista:
con Il marito della parrucchiera (con l’attore/feticcio Jean Rochefort che, con Daniel
Auteuil, sarà essenziale protagonista del suo cinema) ottiene finalmente il successo
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
internazionale da sempre rincorso.
Quello di Leconte è anche un cinema che parla di seduttrici fatali (Il profumo di
Yvonne, 1994) e di quell’aristocrazia che si va spegnendo come ben dimostra
Ridicule, film in costume con cui fa incetta di premi in patria e all’estero.
I rapporti umani sono costantemente al centro della sua narrazione, vista come
occasione per indagare l’intimità, spesso problematica, dei personaggi che ne
riempiono la scena (La ragazza sul ponte, Confidenze troppo intime). Con il nuovo
millennio arrivano, tra gli altri, il curioso L’amore che non muore (con il trio Binoche/
Kusturica/Auteuil), la bizzarra storia di uno scambio di vite in L’uomo del treno e
Il mio miglior amico, commedia che indaga sul valore dell’amicizia.
Patrice Leconte è anche un maestro dei contrari, da sempre. Amore e indifferenza,
vita e morte, chi ascolta e chi parla, chi prende i treni e chi li guarda si alternano
in una danza di sequenze che hanno caratterizzato il suo cinema.
Un cinema che è arte della simulazione, dove ricalcare e riprodurre situazioni che
attingono ad un immaginario teatrale. È il fascino dell’impostura che, come in un
gioco di specchi, permette di riflettersi e dare un’immagine di sé variabile all’infinito. Grazie alle sue ambientazioni non immediatamente riconducibili a contesti e
epoche definiti, Leconte crea universi a sé stanti, frutto della sua originale creatività.
Cristina Morello
martedì 5 febbraio, ore 21.00
L’insolito caso di Mr. Hire (Monsieur Hire,
Francia, 1989, 80’)
giovedì 7 febbraio, ore 21.00
Il marito della parrucchiera (Le mari
de la coiffeuse, Francia, 1990, 85’)
martedì 12 febbraio, ore 21.00
Ridicule (Francia, 1996, 102’)
giovedì 14 febbraio, ore 21.00
La ragazza sul ponte (La fille sur le pont,
Francia, 1999, 88’)
martedì 19 febbraio, ore 21.00
L’amore che non muore (La veuve de
Saint-Pierre, Francia, 2000, 110’)
giovedì 21 febbraio, ore 21.00
L’uomo del treno (L’homme du train,
Francia, 2002, 90’)
martedì 26 febbraio, ore 21.00
Confidenze troppo intime (Confidences
trop intimes, Francia, 2004, 104’)
giovedì 28 febbraio, ore 21.00
Il mio migliore amico (Mon meilleur ami,
2005, 94’)
sala seminariale primo piano
ingresso riservato ai soci CinemaPiù 2012
/ 2013 (valida sino al 30 giugno 2013 - tessera ordinaria 30 euro, studenti 20 euro)
e Candiani Card (validità annuale a partite
dalla sottoscrizione – 15 euro) in vendita
alla biglietteria del Centro
È consigliata la prenotazione.
PIERO CANNIZZARO: “UN AUTORE GLOCAL”
Il rinnovamento del documentario italiano, avvenuto negli ultimi anni, ha in Piero
Cannizzaro uno dei suoi maggiori artefici, come testimonia la sua ampia filmografia, che si muove su molteplici latitudini (ha realizzato documentari e reportage in
America, Russia, Siberia, Sri Lanka, Sud Africa, Golfo Persico, Norvegia, Lapponia),
sempre alla ricerca di nuovi universi da esplorare. La curiosità è alla base del lavoro
di Cannizzaro che con la sua macchina da presa entra in ambienti chiusi aprendo un
dialogo che coinvolge lo stesso spettatore, invitandolo a raccogliere il testimone del
regista e mettersi anche lui in viaggio. Realtà diverse, apparentemente marginali,
fonti invece di insegnamenti fondamentali, sfilano quindi dinanzi ai nostri sguardi,
rieducandoli ad un ritmo e a un linguaggio smarriti nel caotico flusso delle immagini
di cui siamo aggrediti. “Lo stile armonioso e rispettoso (…), il sincero desiderio
di comprendere vari aspetti della spiritualità umana gli hanno permesso di entrare
nello zone più segrete e quotidiane” (Silvana Silvestri).
Isole, la musica, le città sotterranee, le città slow, la spiritualità e il monitoraggio dello
sviluppo sociale sono i principali temi di cui Cannizzaro si occupato per approdare
infine alla dimensione ideale del glocale (direttore artistico a Capalbio della rassegna
Il Glocale nel Documentario 2005) e della musica etnica, soprattutto nell’Italia del
Sud. Segnaliamo a questo proposito La notte della taranta e dintorni, Ritorno a
Kurumuny (premio miglior documentario Festival Ischia 2004), Ritratti dal Salento.
Il Cibo dell’anima, film-documentario ambientato in comunità spirituali italiana sul
tema del cibo e della spiritualità, racchiude il senso della ricerca di Cannizzaro e,
come i precedenti lavori del regista, è stato visto e apprezzato in numerosi festival,
conseguendo premi e riconoscimenti vari.
dal catalogo Cinema Trevi, Roma, Cineteca Nazionale
SCHERMO D’AUTORE
Incontri con i registi
in collaborazione con Emme Audiovisivi
mercoledì 13 febbraio
ore 17.30
Presentazione e proiezione
dei documentari Viaggio nella musica
etnica: Veneto. Gualtiero Bertelli (Italia,
2012) e Calicanto (Italia, 2012) di Piero
Cannizzaro.
Intervengono Gualtiero Bertelli, Roberto
Tombesi e il regista.
ore 21.00
Proiezione e presentazione
del documentario La notte della Taranta e
dintorni (Italia, 2001) di Piero Cannizzaro.
Sarà presente il regista.
sala seminariale primo piano
ingresso libero
INCONTRI - CONFRONTI SULLA SOSTENIBILITÀ
Un progetto degli Archivi della Sostenibilità Università Ca’ Foscari Venezia
in collaborazione con il Centro Culturale Candiani - Coordinamento scientifico: Giorgio Conti
Il nostro futuro sarà retrospettivo?
Il paradosso della città di Venezia: a un centro storico, assediato da folle smisurate di turisti globalizzati,
chiassosi e consumisti, si contrappone una laguna conterminata e silente, dove negli ultimi insediamenti,
abitati da pescatori e agricoltori, si consuma inesorabilmente una storia plurisecolare di adattamento ai tempi
ciclici e agli spazi naturali-artificiali complessi dell’ecosistema lagunare.
Il lungometraggio di Nicola Piovesan: Lagunemine (2012), narra in modo poetico tre forme-di-vita ideal-tipiche.
I tre protagonisti del film, come contemporanei monaci laici, praticano il senso profondo di vivere in e per la
laguna, da loro considerata come: ”Bene comune”. Una parola troppo usata-abusata dai politici del quotidiano.
Giorgio Agamben (Altissima povertà, 2011), nella sua ricostruzione genealogica del monachesimo francescano
delle origini, pone una domanda esistenziale: “Come pensare la vita come ciò di cui non si dà mai la proprietà,
ma soltanto un uso comune?”
Che cosa hanno “in comune” il pescatore di granchi, il pescatore notturno con la lampara e il contadino di
una piccola isola lagunare? Al pari dei monaci rispondono a regole, in questo caso non scritte, ma tramandate
da tradizioni orali. Regole – diremmo noi oggi – afferenti a un concetto antico ma attuale di sostenibilità:
quella ambientale (tutela dell’ecosistema), quella economica (utilizzo oculato delle risorse rinnovabili), quella
socio-culturale (rispetto delle tradizioni ataviche), quella etica (equità inter e infra generazionale). Eppure
le loro forme-di-vita, rimangono totalmente inascoltate perché folli e archeologiche, ma riflettendo sul loro
senso della vita possiamo comprendere che: “Il nostro futuro sarà retrospettivo”.In una civiltà globalizzata e
dei “non-luoghi”, egemonizzata dall’ascolto di “irreali” social network, sarà sempre più necessario ricordare
le parole di Francesco di Assisi: “Fai attenzione a come pensi e a come parli, perché può trasformarsi nella
profezia della tua vita”.
Giorgio Conti
La pesca tradizionale lagunare come metafora di un modello di sviluppo sostenibile
La pesca di tipo artigianale appartiene alla storia della laguna di Venezia e alla tradizione delle sue popolazioni.
Questa attività è basata sulla conoscenza empirica dei cicli biologici delle specie pescate e dell’ambiente lagunare,
con i suoi ritmi legati al flusso e riflusso delle maree e alla successione delle stagioni. La pesca artigianale ha
costituito per secoli un aspetto importante della quotidianità di una parte significativa della popolazione delle
isole lagunari, rappresentando la principale fonte di cibo e di reddito. In passato, quest’attività era praticata
con una grande varietà di attrezzi da pesca, ognuno specifico per una o per poche specie, che erano utilizzati
in diversi momenti dell’anno. Era necessaria un’elevata professionalità, che era tramandata di padre in figlio e
che ha rappresentato un elemento importante della biodiversità culturale lagunare. La pesca artigianale viene
ancora praticata in laguna, anche se da un numero sempre minore di addetti e senza che ci sia più un effettivo
ricambio generazionale. Diversamente dalla pesca intensiva delle vongole, che ha contribuito negli ultimi decenni
al degrado degli habitat lagunari, la pesca artigianale tradizionale ha rappresentato e continua a rappresentare
un modello possibile di sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca lagunare. L’attività di pesca con reti
fisse, se praticata con le modalità tradizionali è, infatti, rispettosa degli habitat peculiari dell’ambiente lagunare,
come barene, velme, praterie di vegetazione sommersa e bassi fondali sabbiosi. Quest’attività è selettiva sulle
specie bersaglio, con una percentuale molto limitata di scarto rispetto ad altre forme di pesca.
Un’efficace gestione della piccola pesca lagunare non può quindi prescindere dalla gestione degli ambienti
in cui essa si svolge, tenendo conto di tutti gli usi e di tutti gli impatti che insistono su questi ecosistemi. In
questo senso, sarebbe necessario approdare a una visione più ampia della pesca lagunare, maggiormente
coerente con la tradizione locale che considera il pescatore in quanto portatore di interessi più generali e
collettivi rispetto alla comunità di cui è membro. Il pescatore tradizionale dovrebbe quindi assumere un ruolo
attivo e centrale nella gestione dell’ambiente lagunare.
Piero Franzoi
mercoledì 20 febbraio, ore 17.30
Venezia: desertific-azioni lagunari? Quale sostenibilità dell’ecosistema lagunare veneziano, dopo il declino
delle attività agricole e di pesca?
Presentazione e discussione del film Lagunemine (2012, 73’) di Nicola Piovesan
Partecipano all’incontro il regista, Piero Franzoi (Università Ca’ Foscari Venezia DAIS) e Stefano Enzo (Associazione
“I porti dell’Io”, Cavallino-Treporti VE)
sala conferenze quarto piano
ingresso libero
agenda
Candiani
INFORMAZIONI
CENTRO CULTURALE CANDIANI
Piazzale Candiani 7
30174 Mestre Venezia
Tel. 041 2386126 - Fax 041 2386112
www.centroculturalecandiani.it
Biglietteria / Informazioni
da martedì a domenica:
10.30 - 12.30 / 15.30 - 22.00
domenica 3 e 10 febbraio
10.30 - 12.30 / 14.30 - 22.00
Chiuso lunedì
Tel. 041 2386126
* Vendita dei biglietti degli spettacoli
alla biglietteria del Centro e
on line sui siti
www.centroculturalecandiani.it
e www.biglietto.it
(diritto di preventita 1 euro)
Videoteca di Mestre
(Aderente all’AVI Associazione
Videoteche-Mediateche italiane)
da martedì a venerdì
09.00 - 13.00 / 14.00 - 17.00
Chiuso lunedì, sabato, festivi
Tel. 041 2386138
[email protected]
Ingresso riservato ai soci CINEMAPIÙ
costo:
Tessera ordinaria 30 euro
Studenti 20 euro
validità un anno (sino al
30 giugno 2013)
e CANDIANI CARD
costo 15 euro
validità di un anno
dalla sottoscrizione
in vendita alla biglietteria del
Centro Culturale Candiani
Arca dei Videogames
Le postazioni potranno essere
utilizzate, previa prenotazione,
da martedì a venerdì
secondo 3 fasce orarie:
9.00-11.00 / 11.00-13.00 / 15.00-17.00
incluse le postazioni Wii,
PlayStation Move e Kinect Xbox 360
Prenotazioni:
Tel. 041 2386138
[email protected]
Chiuso lunedì, sabato, festivi
Segreteria Ludomedialab
martedì, mercoledì, giovedì
e venerdì: 10.00 - 12.00
mercoledì: 15.00 - 17.00
Tel. 041 2386113
[email protected]
Si ricorda che non è consentito
l’ingres­so in sala a spettacolo iniziato.
venerdì 1 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 17.30
IL GIOVANE DISABILE, LA FAMIGLIA, LA SOCIETÀ
10 Mountains, 10 Years (USA, 2010, 78’)
di Jennifer Yee (v.o. sottotitolata)
Intervengono rappresentanti di UILDM-Ve Onlus,
AISM, Alzheimer
ingresso libero
domenica 3 febbraio
auditorium IV piano, ore 17.30
OUR LIVES
Compagnia di acrobati dal Kenya Supermambo
e Alice Di Lauro performer, funambola
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti già in vendita*
martedì 5 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 18.00
SCUOLA DI FILOSOFIA PER ADULTI
Schopenhauer
Relatore Giorgio Brianese
ingresso libero
auditorium IV piano, ore 21.00
CARNI VIOLATE IN TEMPO DI CARNEVALATE
La violenza sulle donne nelle Arti figurative
Spettacolo di Paolo Pistellato
Veronica Canale fisarmonica
Laura Copiello voce
Alice Di Lauro performer
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti già in vendita*
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
L’insolito caso di Mr. Hire (Monsieur Hire,
Francia, 1989, 80’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
giovedì 7 febbraio
sala seminariale I piano, ore 18.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
Presentazione del libro L’Isola Serenissima.
Itinerari, racconti e presenze di Venezia
(Mare di Carta Editore, 2012)
di Lele Vianello e Luciano Menetto.
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
Il marito della parrucchiera (Le mari de la
coiffeuse, Francia, 1990, 85’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
sabato 9 febbraio
sala ludomedialab III piano,
dalle ore 16.00 alle ore 18.00
NOT ONLY FOR KIDS
Riciclart
Laboratori per bambini a cura di Silvia Fabris
ingresso libero.
È consigliata la prenotazione
(tel. 041 2386113)
auditorium IV piano, ore 21.00
PIE GLUE!
Singing the Beat Generation
Massimo Giuntoli piano, tastiera, voce
Clara Zucchetti vibrafono, percussioni, tastiera,
voce
ingresso: intero 7 euro – ridotto 5 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti già in vendita*
martedì 12 febbraio
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
Ridicule (Francia, 1996, 102’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
mercoledì 13 febbraio
sala seminariale I piano
SCHERMO D’AUTORE
Incontri con i registi
ore 17.30
Presentazione e proiezione dei documentari
Viaggio nella musica etnica: Veneto. Gualtiero
Bertelli (Italia, 2012) e Calicanto (Italia, 2012)
di Piero Cannizzaro.
ore 21.00
Proiezione e presentazione del documentario
La notte della Taranta e dintorni (Italia, 2001)
di Piero Cannizzaro.
ingresso libero
giovedì 14 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 17.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
I muri come opere… d’arte
Presentazione del libro Venezia e l’arte
nascosta (Edizioni “El Squero”, 2012)
di Renato Pestriniero.
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 17.30
TRA TRADIZIONE E FUTURO - PENSARE AL
PRESENTE
in collaborazione con l’Università Popolare
di Mestre
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
La ragazza sul ponte (La fille sur le pont,
Francia, 1999, 88’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
venerdì 15 febbraio
sala seminariale I piano, ore 17.30
LE STRADE DELLA RAGIONE
I diritti civili
ingresso libero
sabato 16 febbraio
auditorium IV piano, ore 16.00 e 17.30
NOT ONLY FOR KIDS
Il frigorifero lirico
Opera lirica in un frigorifero ispirata al
Vascello Fantasma di Richard Wagner
con Antonio Panzuto
ingresso: posto unico 5 euro - gratuito bambini
sotto i 3 anni
Biglietti già in vendita*
domenica 17 febbraio
auditorium IV piano, ore 18.00
JAZZ GROOVE
Marc Ribot Ceramic Dog
ingresso: intero 15 euro, ridotto 12 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti già in vendita*
martedì 19 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 18.00
SCUOLA DI FILOSOFIA PER ADULTI
Kierkegaard
Relatore Alberto Madricardo
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 18.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
Presentazione del libro Un anno d’amor(gan)
(Trantran Editore, 2012) di Fabio Cinti.
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
L’amore che non muore
(La veuve de Saint-Pierre, Francia, 2000, 110’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
mercoledì 20 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 17.30
INCONTRI-CONFRONTI SULLA SOSTENIBILITÀ
Venezia: desertific-azioni lagunari?
Quale sostenibilità dell’ecosistema lagunare
veneziano, dopo il declino delle attività
agricole e di pesca?
Presentazione e discussione del film
Lagunemine (2012, 73’) di Nicola Piovesan
ingresso libero
giovedì 21 febbraio
sala seminariale I piano, ore 17.30
FROM TRADITION TO THE FUTURE
People and Places in the 20th century English
J.B. Priestley (1894-1984), A.J. Cronin (18961981) e James Hilton (1900-1954),
tre romanzieri di successo, maestri dell’arte
di scrivere racconti appassionanti.
Conversazioni in lingua inglese a cura di
Michael Gluckstern
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
L’uomo del treno (L’homme du train, Francia,
2002, 90’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
auditorium IV piano, ore 21.30
INDIE VOICES 2013
Cabeki e Musica da Cucina
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti già in vendita*
venerdì 22 febbraio
sala seminariale I piano, ore 18.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
Presentazione del libro Cose perdute. Racconti
(La Serenissima, 2012) di Matteo Modesto.
ingresso libero
auditorium IV piano, ore 21.30
INDIE VOICES 2013
C+C=Maxigross
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti già in vendita*
sabato 23 febbraio
auditorium IV piano, ore 21.30
INDIE VOICES 2013
The Somnambulist
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti già in vendita*
mercoledì 27 febbraio
sala conferenze IV piano, ore 17.30
GIAMBATTISTA TIEPOLO
Presentazione della mostra
a cura di Alberto Craievich
ingresso libero
giovedì 28 febbraio
sala seminariale I piano, ore 18.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
Presentazione del libro Trans-Iran. Che cosa
succede a chi s’innamora della Persia?
(Infinito Edizioni, 2012) di Antonello Sacchetti.
ingresso libero
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
Il mio migliore amico (Mon meilleur ami,
2005, 94’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
MOSTRE
Fino al 17 febbraio 2013
VENEZIA FORMA MENTIS
Retrospettiva di una Città
Fotografie di Giorgio Molinari
sala espositiva II piano
orario: da mercoledì a venerdì 15.30 – 19.30
sabato e festivi 10.30 – 12.30 e 15.30 – 19.30
lunedì e martedì chiuso
ingresso libero
NOT ONLY FOR KIDS
Fino al 12 febbraio 2013
WUNDERKAMMER
Camera delle meraviglie
Installazioni interattive per un incontro fra arte
e infanzia
Singoli visitatori
da mercoledì a venerdì performance guidate
turno unico ore 17.00
sabato e festivi
1° turno ore 15.00
2° turno ore 16.30
Apertura straordinaria martedì 12 febbraio
turno unico ore 17.00
È consigliata la prenotazione tel. 041 2386126
martedì 26 febbraio
sala seminariale I piano, ore 18.00
SCAFFALE APERTO
Incontri con gli autori
Presentazione del libro Le vie della
confutazione. I dialoghi socratici di Platone
(Mimesis Edizioni, 2012) di Laura Candiotto.
ingresso libero
Dal 1° all’8 febbraio
Lab Videoludico
A partire da febbraio 2013 la Candiani Card è in vendita con nuovi servizi:
- accesso libero alle proiezioni del Centro Culturale Candiani
- consultazione dell’archivio della Videoteca di Mestre
- riduzioni sul prezzo dei biglietti degli spettacoli (se previsto)
L’iscrizione dà inoltre diritto all’inserimento nella mailing list del Centro per ricevere on line
il News Candiani, gli inviti e tutte le informazioni sulle attività del Centro.
Informazioni:
Biglietteria del Centro Culturale Candiani
t. 041 2386126
[email protected]
www.centroculturalecandiani.it
sala seminariale I piano, ore 21.00
IL CINEMA DEI CONTRARI
Omaggio a Patrice Leconte
Confidenze troppo intime (Confidences trop
intimes, Francia, 2004, 104’)
ingresso soci Candiani Card e CinemaPiù
domenica 24 febbraio
auditorium IV piano, ore 18.00
CANZONIERE GRECANICO SALENTINO
ingresso: intero 10 euro – ridotto 8 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, studenti)
Biglietti già in vendita*
I NUOVI SERVIZI DELLA CANDIANI CARD
Candiani Card ha validità annuale a partire dalla sottoscrizione e costa 15 euro.
auditorium IV piano, ore 21.00
LE STRADE DELLA RAGIONE
Antigone di Sofocle
ingresso: biglietto unico 3 euro
Biglietti già in vendita*
ingresso: biglietto unico 5 euro,
gratuito accompagnatori.
NEW MEDIA EDUCATION
Dal 19 al 26 febbraio
Lab Videoludico