L’antropologia italiana del XXI secolo. Ricercatori tra dispersione e moltiplicazione dei
campi.
Recentemente, LARES ha rivolto lo sguardo all’indietro, verso un momento chiave nella storia
dell’antropologia italiana. Con la pubblicazione degli atti del convegno «La demologia come
scienza normale?» del giugno 2014 (2-3/2015), in cui numerosi accademici si sono riuniti per
riflettere sulle eredità ciresiane e sulle prospettive per un rinnovato interesse per gli studi di cultura
popolare, la rivista ha inteso fare il punto su quella che è stata a lungo la “scuola” antropologica
italiana per eccellenza, rintracciando i segni ancora presenti di quell’unità di campo e di metodo che
sembra essere progressivamente scomparsa nella nostra disciplina.In continuità con quanto avviato
con il volume 2-3/2015, il volume 3/2016 ha ospitato una serie di interventi prodotti dal Comitato
Scientifico di LARES, comitato scientifico che, come in ogni Rivista, costituisce l’ossatura portante
del progetto scientifico ed editoriale.
Rovesciando la prospettiva, vogliamo in questa sede invitare una riflessione opposta, ma sulla
stessa linea ideale delle precedenti. Per molto tempo nel contesto italiano si è potuto ragionare
all’interno di un orizzonte epistemico comune. Se vi è stata, nel corso del Novecento, una certa
pluralità teorica, i campi di ricerca su cui ci si è concentrati, salvo sparute eccezioni, sono stati a
lungo i medesimi. Oggi, invece, la frammentazione dello spazio (teorico ed etnografico) che la
demologia aveva costruito, la sempre maggiore necessità di fare i conti con le tendenze
dell’antropologia
internazionale
contemporanea,
hanno
indubbiamente
agitoin
maniera
radicalmente trasformativa nello scenario dell’antropologia italiana, occultandone alcune specificità
storiche; tuttavia, hanno anche consentito una moltiplicazione, una divergenza dei campi, e quindi
aperto la porta ad una potenzialmente fruttuosa contaminatio di strumenti, luoghi e metodi di
ricerca.
Se per molti decenni il nucleo accademico dell’antropologia italiana è stato considerato la
cattedra di Storia delle tradizioni popolari, oggi, un qualsiasi corso di laurea in scienze
demoetnoantropologiche offre un panorama di approfondimento e di ricerca estremamente più
vario, diviso tra contesti territoriali di ricerca (Africa, America, Oceania, etc.), tra categorie
concettuali e campi del sapere (Antropologia del linguaggio, Antropologia della letteratura,
Antropologia del consumo culturale, Antropologia del web, Antropologia delle istituzioni, etc.).
Oltre a questi, ovviamente, rimangono solidi alcuni campi disciplinari più classici (Antropologia
economica, Antropologia medica, Antropologia religiosa). Si comprende facilmente come in un
contesto così complesso ognuno di questi ambiti possa intrecciarsi con gli altri producendo, in
modo spesso imprevedibile, l’emersione di nuovi oggetti o ambiti di ricerca.
Per questo motivo il numero 3/2017 di LARES intende raccogliere apporti teorici e riflessivi dei
giovani ricercatori italiani (dottorandi, ricercatori, ricercatori freelance) che si trovano a lavorare in
tale contesto spezzettato e poliedrico. Ripensando i propri lavori su mobilità, genere, istituzioni,
corpo, Stato, confini, etc., chiediamo loro di posizionarsi all’interno della parabolaverso la
dispersione e la moltiplicazione e di fornire uno sguardo sul proprio campo e sul proprio metodo
alla luce di questa stessa parabola. Ciò che è necessario che emerga è un quadro complesso e
policromatico delle traiettorie nazionali e internazionali, disciplinari ed interdisciplinari, che si sono
intersecate a costituire il proprio lavoro etnografico e quello della giovane comunità scientifica
italiana. Il fine ultimo è avviare una rielaborazione del passato prossimo dell’antropologia italiana
proponendo un inquadramento del suo incerto presente e delle poste in gioco per il futuro, poste in
gioco che non sono solo epistemologiche, ma anche politiche e professionali.
Le proposte dovranno essere inviate, in forma di abstract di max 250-300 parole, entro il
giorno 15/01/2017 all’indirizzo mail [email protected], recando in oggetto la dicitura Call
for papers 3/2017. I contributi definitivi dovranno essere inviati entro il giorno 20/03/2017, in
formato Word (.doc), in versione anonima, di lunghezza max 60.000 battute (spazi inclusi),
accompagnati da abstract in italiano e in inglese e da una breve (max 5 righe) biografia
dell’autore, in file separati.