Mal di Testa, ti vedo e ti blocco Individuate le aree del cervello dove

Mal di Testa, ti vedo e ti blocco
Individuate le aree del cervello dove insorge la sofferenza. E i meccanismi attraverso cui si diffonde.
Presto arriveranno nuove cure.
" Colpisce una persona su quattro nelle sue forme più gravi. Ma in forma leggera prima o poi capita a
tutti. Ora una nuova teoria, elaborata da William Young, del Jefferson Headache Center di Filadelfia, apre
uno spiraglio che dovrebbe presto portare a nuove cure. Secondo il modello proposto, la fisiologia del mal
di testa ricalca quella della percezione sensoriale, del pensiero, della memoria e dell'apprendimento.
Ciascuna caratteristica della cefalea e dei disturbi che l'accompagnano (per esempio il fatto che il dolore
sia pulsante, che sia localizzato da una sola parte della testa, oppure la nausea o il fastidio per la luce e i
rumori forti) dipende da alcuni gruppi di neuroni chiamati moduli. I sintomi di ogni crisi sono il risultato
dell'attivazione sequenziale dei diversi moduli. Secondo questa ipotesi (battezzata "teoria del cervello
modulare"), le singole attività del cervello (dai vari aspetti della percezione all'elaborazione del pensiero)
sono associate all'attivazione di gruppi ben determinati di neuroni.
" L'ipotesi dei ricercatori USA è basata su osservazioni cliniche", spiega Giorgio Sandrini, del Centro
Cefalee dell'Istituto Neurologico C. Mondino di Pavia, appena tornato da un soggiorno a Filadelfia: "Può
succedere che due persone che soffrono dello stesso tipo di mal di testa accusino sintomi diversi. O che in
una stessa persona il dolore si presenti con caratteristiche differenti". Sono proprio queste difformità a
rendere difficile la diagnosi. Determinando quali moduli sono attivi, si potrebbe invece descrivere meglio
ogni tipo di cefalea. Per identificare i moduli che scatenano i sintomi è necessario uno studio della storia
del paziente. Inoltre, esistono esami, come la risonanza magnetica funzionale o la tomografia a emissione
di positroni, che permettono di visualizzare le aree attive del cervello. Presto l'uso clinico di queste
macchine (oggi usate solo per la ricerca) potrebbe rivelare l'area che attiva la cefalea.
La teoria di Young dà anche suggerimenti concreti per la terapia. L'intensità dei disturbi, infatti, dipende
dal grado di attivazione di ciascun gruppo di neuroni. Quando l'"eccitazione" di un singolo modulo supera
una certa soglia, ciò può innescare altri moduli collegati. Per esempio, certi tipi di dolore pulsante
possono essere in fatti imputati a un gruppo specifico di neuroni, i cui prolungamenti innervano le aree
delle meningi in prossimità dei vasi sanguigni. Se l'attivazione è lieve si avverte un dolore pulsante, ma
non particolarmente forte. Via via che l'intensità del disturbo aumenta, questi neuroni possono scatenare
l'attività del modulo da cui dipende, per esempio, la sensazione di nausea.
"Si può ipotizzare che, agendo con il trattamento sui moduli che si attivano per primi, si possa prevenire
la comparsa di altri sintomi", spiega Sandrini. Ciò presuppone, tuttavia, la conoscenza di come i moduli
sono collegati gli uni agli altri: "Un lavoro che Young sta conducendo avvalendosi anche di modelli
matematici di simulazione", racconta l'esperto italiano.
Un altro aspetto accomuna il modello proposto da William Young a quelli che descrivono i processi della
memoria. Infatti, così come un gesto ripetuto o un'esperienza forte lasciano nel cervello una traccia fisica
che permette di riportare alla mente quell'episodio con uno stimolo appropriato, il dolore della cefalea
provoca modificazioni tali per cui i moduli tendono ad attivarsi con più facilità in seguito. Ciò determina
una maggiore suscettibilità agli stimoli ambientali che possono provocare le crisi, come per esempio
situazioni di stress e stanchezza, o l'assunzione di alcolici o di alcuni cibi (fra cui cioccolata, gelato, caffè
…) o, in certi casi, i rapporti sessuali. E la traccia fisica lasciata dal dolore consiste in un abbassamento
della soglia di eccitabilità dei neuroni: lo stesso meccanismo che conserva la memoria degli eventi
passati.
(da L'Espresso, 24 gennaio 2002, Margherita Fronte)