POLVERE DI STELLE Conversazione tra Laura

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POLVERE DI STELLE
Conversazione tra Laura Cherubini e Alberto Di Fabio
“La scienza è attività innanzi tutto visionaria. Il pensiero scientifico si nutre
della capacità di ‘vedere’ le cose in modo diverso da come le vedevamo prima”
(Carlo Rovelli)
“Dal Big Bang ad oggi è stato un susseguirsi di fusioni in perfetta armonia tra i
vari elementi della fisica, ma se ora abbiamo il nostro paradiso terrestre, lo
dobbiamo esclusivamente ai processi di indeterminazione”(Alberto Di Fabio)
Da un paesaggio mentale di tipo himalayano il viaggio di elevazione e
permutazione che seguiamo nell’opera di Alberto Di Fabio si apre sempre
più verso il cosmo. Alberto parla delle Supernova, dei Magnetar, stelle di
Neutroni con enorme campo magnetico che si evolvono in buchi neri che
prendono e restituiscono energia.
Carlo Rovelli scrive che“Il calore dei buchi neri è una Stele di Rosetta,
scritta a cavallo di tre lingue –Quanti, Gravità e Termodinamica- , che
attende di essere decifrata, per dirci cosa sia davvero lo scorrere del tempo”.
Come si colloca il tuo lavoro all’interno di questi concetti?
Sogno di ridiventare polvere. Quando saremo polvere di atomi forse potremo
riconoscere il dio quantico e rientrare in queste forze magnetiche in dimensioni
di spazio e di tempo completamente diverse da quello che percepiamo ora. Le tre
forze maggiori dell’universo sono la gravità, l’elettromagnetismo e la forza
nucleare. Cosa sapremo dei buchi neri se non li attraverseremo? E’ un viaggio
mentale nell’infinito, il sogno di ritornare atomo.
In qualche modo i tuoi lavori sono il racconto di questo sogno. In cosa si
distinguono in particolare dalle altre queste opere che presenti al MACRO?
Sono geografie del cosmo, lavori dalle grandi dimensioni legati come in una
danza da una musica universale di sottofondo. Cerco di affrontare altri linguaggi.
Ci sarà una video proiezione che ha richiesto anni di lavoro: è una pittura
animata, Cosmic Dance. La mostra è un viaggio tra lo spazio e il tempo.
Ne sono affascinato soprattutto perché nelle ultime ricerche scientifiche dopo il
bosone di Higgs emergono mondi e materie parallele che ancora non vediamo.
Sogno di diventare materia altra. Sogno che l’anima si possa avvicinare ai buchi
neri. Ritorneremo polvere e ridiventando polvere di stelle siamo atomi. Le mostre
del MART e di Castel Sant’Elmo erano ispirate alle galassie e costellazioni La
mostra di Castelbasso invece era dedicata alla purezza dei paesaggi montani,
paesaggi mentali tra elevazione e permutazione.
La tua ricerca si pone in bilico tra religione e scienza. Rovelli dice che il
pensiero scientifico ci fa vedere le cose in modo diverso da prima. Ma non è
quello che l’arte ha sempre fatto? Il rapporto tra arte e scienza è fatto di
grande differenza, ma anche di profonde affinità. A questo proposito
potresti parlarci della tua esperienza al CERN di Ginevra?
Ho cominciato a disegnare e dipingere paesaggi fin da bambino. Essendo nato e
cresciuto in Abruzzo, la montagna rappresentava per me l’elevazione dal mondo
terreno, un’immagine di purezza. Poi mi sono dedicato alla lettura di libri
scientifici, quelli di mia madre Delia e di mia sorella Simonetta che studiava
medicina. Da essi copiavo le cellule e altre illustrazioni di biologia, chimica,
fisica. Attraverso le visioni paesaggistiche e del macrocosmo sono entrato nel
“magma”. Mi sono interessato alle fusioni minerarie, alla composizione dei silici,
dei quarzi, dei gas. Da questo insieme di cose e’ nato il mio l’amore per la
scienza in relazione con lo spirito. Al CERN di Ginevra ci sono i più grandi
matematici, astrofisici … del mondo. A loro interessa molto il mio lavoro sulla
nostra mente, sull’emisfero della fantasia della spiritualita’ fino alla percezione
dell’invisibile. La fantasia la creativita’ non è un esercizio semplice, infatti non
sviluppiamo mai abbastanza la parte onirica del nostro cervello. Einstein diceva
sempre che quando ci si avvicina alla verita di una formula la si trova sempre
velata da un nuovo enigma. L’emisfero razionale non può risolvere la formula da
solo. Un grande astrofisico mi ha detto: ti abbiamo invitato per sentire cose che
noi matematici non riusciamo a vedere.
Quando sei stato al CERN?
Un anno fa. Ho fatto prima una conferenza e poi una mostra.
Come scegli i titoli dei quadri?
Leggendo teorie scientifiche, Magnetar per esempio è il nome di stelle cariche di
magnetismo, vorrei ridiventare atomo proprio per andare a trovarle. Tutto sembra
nascere dai buchi neri, si creano quando una stella muore e rinasce. Si crea una
enorme forza magnetica che risucchia e restituisce energia.
Una delle opere più belle si intitola Tiziana, era il nome di tua sorella, una
delicata poetessa che anch’io ho conosciuto… Volevo chiederti del tuo modo
di lavorare.
Si e’ il nome di mia sorella scomparsa recentemente, ho perso due sorelle in
pochi anni e il valore la percezione tra la vita e la morte e diventato sottilissimo
come unica forma di energia.
Dipingo spesso in posizione orizzontale. Interpreto il quadro come un mandala.
Sono andato varie volte in Nepal, in India, ispirandomi alle loro tecniche. In
questa posizione cerco di raccogliere tutte le emozioni della spiritualità, della
scienza e dell’arte, tre elementi di preghiera. Sono come esercizi di elevazione e
permutazione per la conoscenza e la rivelazione del dogma assoluto che cerco di
trasmettere all’osservatore. Come dicevo - offrono vari livelli di lettura. Il mio
obiettivo è produrre con la pittura bidimensionale una sorta di elettromagnetismo,
delle onde, per suscitare delle emozioni.
Quindi come Carla Accardi lavori a terra o sul tavolo.
Per queste grandi tele naturalmente ho dovuto lavorare a terra.
Lavorare rasoterra, in modo aderente alla dimensione del suolo è diverso.
Carla ha raccontato molte volte che mettersi a dipingere a terra le diede una
grande energia e determinò la svolta decisiva nel suo lavoro.
Il verticale lo vedi da lontano, hai tempo per pensare, dipingere in orizzontale è
dipingere d’istinto. Il sangue va alla testa, il respiro si dilata, la poesia vola su il
alto nel cielo.
Quali colori adoperi?
Uso acrilici o colori ad acqua che fanno sì che con lo scorrere del pennello sulla
carta o sulla tela, le increspature dei colori si dissolvano in altre velature. Mi
ricordano il movimento della terra, dei fiumi, delle sinapsi neuronali. Il sogno
dello spettatore che, perturbato dai miei forti colori e dai segni, può viaggiare in
mondi paralleli, è quello che cerco e in cui credo.
Sono forme naturali… Carlo Rovelli scrive che “La trama stessa
dell’universo, spruzzata di galassie, dobbiamo immaginarla mossa da onde
simili alle onde del mare, talvolta così agitate da creare i varchi che sono i
buchi neri”. Caro Alberto, viene da pensare al nostro amatissimo Alighiero
Boetti che diceva che tutto si muove secondo onde…
Il mio sogno parte dall’elettromagnetismo delle nostre sinapsi. Sogno di captare
rumori cosmici, di parlare con Dio… Gli artisti hanno una sensibilità particolare,
sono antenne che percepiscono il battito del pianeta.
Il padiglione del MACRO è uno spazio molto grande, anche per spezzare questa
enormità alla fine della mostra ci sarà un video con un suono stellare. Penso
sempre all’ambiente nero di Lucio Fontana. Alle geografie quantistiche di
Alighiero. Democrito e Anassimandro parlavano già dell’antimateria. Le onde
magnetiche e sonore possono fare sì che lo spettatore si avvicini sempre più alle
costanti cosmologiche. Per esempio nelle chiese questa funzione è svolta dalla
musica dell’organo, dal profumo dell’incenso e dalle preghiere ripetute
all’infinito. Al MACRO ci sarà un’installazione aerea rotonda che per me è come
una chiesa, un minareto, una sinagoga per la mente.
Parliamo del concetto di “installazione aerea”.
Le installazioni aeree sono sogni allo stato gassoso… Il tungsteno, il ferro tutte
le forze della natura, che abbiamo oggi davanti ai nostri occhi, milioni di anni fa
erano allo stato gassoso, in viaggio nell’universo… In queste diverse tele sospese
in aria nello spazio rappresento ancora la formazione degli elementi che volano
per fondersi. Li chiamo quanti. Ogni quanto fa parte del tutto. Faccio riferimento
al Dio quantico. Alighiero parlava di geografie dei quanti. Non potevi capire
Alighiero con una sola frase, avevi bisogno di più elementi…
Le installazioni aeree sono composizioni di molti elementi sospesi e levitanti,
legate da legami invisibili come le stelle di una costellazione, che disegnano
nel loro insieme un’idea di leggerezza. Mi viene in mente che una volta
Gabriele Basilico mi disse che non gli riusciva più di raccontare con una sola
foto e aveva bisogno di più elementi…
Un astrofisico mi ha spiegato che conosciamo solo il 4% di quello che c’è fuori
di noi… Tra il video e i lavori c’è la ricerca di una quarta dimensione. Un
viaggio allungato e dilatato al di là dello spazio e del tempo che conosciamo. Il
sensoriale e’ qualcosa che ci fa sognare, che ci fa sentire la vita a diverse
frequenze.
Da quale idea sei partito per questa mostra?
Sono partito dall’idea di ricreare un osservatorio, un gabinetto scientifico. Come
un De rerum natura di Lucrezio ricreato attraverso gli oggetti. Immagino di
costruire una finestra sul cosmo e portare tutti a bordo di una navicella spaziale.
Ho concepito il museo stesso come una navicella spaziale per entrare nell’atomo
che è una delle forze principali della natura insieme all’elettromagnetismo e alla
gravità.
E gli elementi delle installazioni aeree sembrano stare insieme per attrazione
magnetica tra loro… Vincere la forza di gravità che ci tiene ancorati a terra
è il desiderio di buona parte delle opere d’arte… Il caso più emblematico è
quello di Gino De Dominicis per il quale vincere la gravità equivaleva ad
accedere all’immortalità. In conclusione come definiresti questa tua mostra?
Come un portale spazio-temporale.
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