periodico n° 13 del 5 maggio 2010

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stagione 2009-10, numero 13, 5 maggio 2010
in questo numero
›Copenhagen
›La casa di Ramallah
›Scaffale XXI
›The Fame Game
›Trieste per la Danza 2010
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Politeama Rossetti
COPENHAGEN
di Michael Frayn
regia di Mauro Avogadro
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio,
Giuliana Lojodice
Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★
Platea A-B € 29/€ 24 Platea C € 21/€ 17
Gallerie € 16/€ 13
giuseppe giacobazzi
Platea A-B € 32/€ 30,5 Platea C € 28,5/€ 27,5; € 25/€ 24
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Sala Bartoli
20.30
PRI
16.00 E
20.30 A
20.30
B
20.30
C
16.00
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21.00
21.00
mer
5
maggio
gio
6
maggio
ven
21.00
Bravomabasta!
con Andro Merkù
ore 22.00
21.00
7
21.00
8
21.00
9
maggio
17.00
maggio
sab
maggio
dom
SCAFFALE XXI
di Corrado Travan
regia di Corrado Travan
con Sara Alzetta,
Adriano Braidotti,
Francesca Campello,
Giulio Morgan,
Chiara Beccari,
Corrado Travan
Posto unico 1★
Biglietti
Posto unico interi € 16
ridotti € 13
lun
10
maggio
mar
POMERIGGI MUSICALI AL ROSSETTI
11
maggio
18.00
QUESTI 5 ANNI
Posto unico € 8,50
mer
12
oblivion show
di D.Calabrese, L.Scuda regia di Gioele Dix
20.30
Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★
Platea A-B € 25,5/€ 22 Platea C € 22/€ 20
I Galleria € 20/€ 18 II Galleria € 17/€ 15 Logg. € 10
20.30
lorenzo pilat
21.00
Posto unico € 21
maggio
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diretto da Antonio Calenda
maggio
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13
14
maggio
sab
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15
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senza essere in alternativo, all’8 per mille.
maggio
dom
16
maggio
lun
20.30
PRI
la casa di ramallah
di Antonio Tarantino
regia di Antonio Calenda
con Giorgio Albertazzi,
Marina Confalone
Deniz Özdogan
Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★
Platea A-B € 29/€ 24 Platea C € 21/€ 17
Gallerie € 16/€ 13
16.00
E
20.30
A
20.30
B
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C
16.00
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17.00
21.00
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17.00
21.00
maggio
mar
maggio
mer
19
maggio
gio
Bravomabasta!
con Andro Merkù
ore 22.00
11.00
VIENNA’S ENGLISH THEATRE
THE FAME GAME
di Philip Dart regia di Jeremy Bond
spettacolo in lingua inglese
Posto unico 1★
Biglietti
Posto unico interi € 16 ridotti € 13
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ven
21
maggio
sab
22
maggio
dom
21.00
PINOCCHIO
IMMAGINARIO
23
maggio
lun
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maggio
mar
★ 25
maggio
aterballetto
“romeo and JUliet”
20.30
DAN
coreografia di Mauro Bigonzetti
musiche di Sergej Prokof ’ev
20.30
Platea A-B 3★ Platea C- I Gall. 2★ II Gall. 1★
Platea A-B € 40/€ 34 Platea C € 36/€ 30
I Galleria € 30/€ 25 II Galleria € 25/€ 20 Logg. €7.50
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Platea A-B € 46/€ 44 Platea C € 40/€ 38
I Galleria € 34,5/€ 32 II Galleria € 28,5/€ 27 Logg. € 11
20.30
21.00
mer
21.00
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22.30
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22.30
30
21.00
maggio
gio
maggio
ven
maggio
sab
maggio
dom
maggio
La compagnia ArteffettoDanza
in collaborazione con il Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia presenta:
trieste per la
danza 2010
Posto unico 1★
Biglietti
Posto unico interi € 16
ridotti € 13
Lo spettacolo arriva al Politeama Rossetti in occasione del d
Quando Bohr incontra
Con Copenhagen di Michael Frayn prosegue il percorso dedica
Copenhagen è un testo contemporaneo, scritto nel 1998
dall’eclettico
drammaturgo
inglese Michael Frayn: autore
divenuto celeberrimo per la
fortunatissima commedia sul
mondo del teatro Rumori fuori
scena, ma a cui si devono molti
altri titoli interessanti, fra cui
un’opera-documento molto
impegnativa sulla Germania di
Willy Brandt, come Democracy.
Al pari di Rumori fuori scena,
anche Copenaghen è immediatamente diventata un caso mondiale, tradotta e messa in scena
in oltre trenta Paesi, in versioni
teatrali, operistiche e addirittura
televisive (con Stephen Rea e
Daniel Craig).
In Italia, è arrivata molto presto
– nel 1999 – grazie all’intuizione
del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
e di Emilia Romagna Teatro
Fondazione, che ne hanno prodotto un allestimento molto
interessante, firmato da Mauro
Avogadro. Allestimento che lo
Stabile regionale avrebbe voluto
fin dall’inizio proporre al suo
pubblico ma che, per una serie
di complesse coincidenze, approda finalmente al palcoscenico
del Politeama Rossetti ora, in
occasione del riallestimento per
il decimo “compleanno” dello
spettacolo, un traguardo molto
significativo.
La forza di questo spettacolo
risiede di certo nella sua terribile
4
prosa: “COPENHAGEN”
e vitale attualità e contemporaneamente, sul piano della messinscena, sulla perfezione di un
cast di raro rilievo, con protagonisti Umberto Orsini, Massimo
Popolizio e Giuliana Lojodice.
I temi su cui s’incentra
Copenhagen sono cari allo Stabile
regionale, che già con Vita di
Galileo di Brecht si era interrogato sui rapporti fra potere politico e scienza, sull’opportunità che
il progresso venga condizionato
da scelte etiche, sui limiti e le
responsabilità umane di chi si
dedica alla ricerca scientifica.
Nel corso di questa stagione, la
riflessione è stata portata avanti
da Le fiamme e la ragione, in
cui Corrado Augias raccontava
il pensiero di Giordano Bruno,
e ora da questo bellissimo
esempio di drammarugia tesa e
necessaria, coinvolgente e ricca
d’induzioni.
Copenaghen consiste infatti in
un’incandescente disputa etica
e scientifica a tre voci, densa di
angoscianti riflessioni e interrogativi, alla vigilia del primo deva-
decimo anniversario di programmazione
Copenhagen
ato agli incroci tra scienza e teatro
abbonamento prosa
Politeama Rossetti
dal 5/5 al 9/5/2010
durata 1h e 45’ senza intervallo
a Heisenberg...
stante uso della bomba atomica.
La vicenda è ambientata nel 1941
nella capitale nordeuropea occupata dai nazisti e ricostruisce l’incontro di due scienziati, entrambi
Premi Nobel, un tempo maestro
e allievo. Due ex compagni di
ricerche costretti dalla guerra
a guardarsi da nemici. L’ebreo
danese Niels Bohr (padre della
fisica quantistica) e il tedesco
Werner Heisenberg (che formulò per primo il Principio
di Indeterminazione) nella piéce
sono imprigionati in un labirinto
di domande che stentano a trovare risposta.
Nella scenografia di Giacomo
Andrico costruita come un’aula
universitaria con lunghe lavagne
fitte di simboli e formule matematiche, Umberto Orsini interpreta il fisico Bohr, un uomo
umbratile e umorale. Una sera
Bohr e la moglie Margrethe
(Giuliana Lojodice) ricevono la visita inattesa di Werner
Heisenberg (Massimo Popolizio):
quali saranno i veri motivi della
sua visita? Mentre dialogano con
l’ospite, le menti dei padroni di
casa sono percorse da ipotesi:
il fisico tedesco, in nome della
vecchia amicizia, vuole far sapere
a Bohr - ormai schierato con
la ricerca Alleata - che il Terzo
Reich ancora non possiede la
formula della bomba? Oppure
è lì per trovare un accordo e
bloccare o rallentare, in maniera
bilaterale, le ricerche sulle armi
nucleari? O magari, è semplicemente lì per offrirgli protezione,
forse in cambio di qualche segreto? Tutte ipotesi lecite e tutte
in parte con un fondo di verità
che non troveranno una risposta
univoca, nemmeno nelle considerazioni che i tre personaggi
esprimono oggi, supponendo di
tornare dal passato: le ambiguità
delle situazioni e della personalità dei protagonisti disegnano
semmai un nuovo, simbolico e
attualissimo corrispettivo del
Principio di Indeterminazione.
di..............................................Michael Frayn
regia di..............................Mauro Avogadro
scene di..........................Giacomo Andrico
costumi di...........................Gabriele Mayer
musiche di.................... Andrea Liberovici
produzione.................................................CSS
Teatro Stabile di Innovazione
del Friuli Venezia Giulia,
Emilia Romagna Teatro Fondazione
personaggi........................................interpreti
Niels Bohr......................... Umberto Orsini
Werner Heisenberg... Massimo Popolizio
Margrethe Bohr.............Giuliana Lojodice
diretto da Antonio Calenda
Venerdì 7 maggio 2010 - ore 18.00
Cafè Rossetti
Peter Brown
presenta lo spettacolo
“Copenhagen” di Michael Frayn
ingresso libero
5
Giorgio Albertazzi e Marina Confalone protagonisti di un viagg
Sul treno, tra la vita e
La casa di Ramallah di Antonio Tarantino è la nuova produzione
Possono due genitori accompagnare la loro unica figlia a farsi
esplodere? Possono prepararla,
guardarla vestire di bianco, come
se andasse sposa, e sapere che
quel bianco si tingerà del rosso
del suo stesso sangue e di quello
di tanti innocenti, bambini, donne,
che si troveranno casualmente
nel supermercato scelto per l’atto terroristico? E si può spiegare,
capire una guerra che – da un
lato e dall’altro – colpisce i civili,
devastando i loro pochi beni, una
casa, le rare caprette, un magrissimo cane? Si può permettere
che per qualcuno – Israeliani,
Palestinesi, da anni sconvolti da
un confronto durissimo e crudo
– questa realtà fatta di bombe,
carri armati, violenza divenga
la quotidianità, raccontata con
la stessa naturalezza con cui si
parla del pranzo, della cena, dei
piccoli impegni che scandiscono
la giornata?
La casa di Ramallah testo che
Antonio Tarantino ha scritto
nel 2004, racconta una storia
dolente, un viaggio metafisico
attraverso la Palestina martoriata, e attraverso tale narrazione
sollecita nel pubblico queste e
molte altre domande.
Non è uno spettacolo pacificante, dunque, quello che Antonio
Calenda ha realizzato, dando
corpo alla scrittura di Tarantino –
uno dei più significativi drammaturghi contemporanei – e coinvolgendo nel progetto un cast di
6
prosa: “LA CASA DI RAMALLAH”
straordinaria rilevanza, Giorgio
Albertazzi, Marina Confalone, la
giovane Deniz Özdogan, intensi
e vibranti nei loro non facili
ruoli.
Interpretano un padre e una
madre, gente povera, semplice,
che attraversano la Palestina per
accompagnare la loro unica figlia
nel luogo dove compirà un attentato contro Israele, facendosi
esplodere. La storia è brutale,
dura; il dialogo dei tre nell’angusto scompartimento del treno su
cui viaggiano (la scena è del trie-
stino Pier Paolo Bisleri), è claustrofobico, teso, talvolta anche
ironico, solo sfiorato da qualche
tenerezza, e – negli accenti della
ragazza – drammatico. I genitori
infatti intrecciano le riflessioni
sulla guerra, il racconto dei loro
morti, degli sfregi subiti, a quello
dei piccoli fatti quotidiani, come
se avessero ormai accondisceso
a vivere così…
Si perdono fra i ricordi del loro
primo incontro nella Piana di
Thamma, dove raccoglievano
pomodori per radunare qualche
gio metafisico nella Palestina martoriata
e la morte...
e dello Stabile diretta da Antonio Calenda
risparmio, vagheggiano ancora adesso una casa bianca a
Ramallah, da cui poter vedere
il mare. Alla figlia, poco più di
una bambina, anche questa poca
tenerezza è stata negata, assieme ai sogni, alle utopie e lo si
sente, dalla violenza delle sue
parole, dal tono crudo e spietato dei suoi racconti: spietato
come tutto ciò che ha dovuto
subire dall’“organizzazione” che
l’ha preparata a immolarsi per un
Dio giovane, che è il migliore – le
suggeriscono negli ultimi inuma-
ni istanti prima dell’esplosione
– perché ha quattromila anni
meno di quello degli avversari…
Estremismo, odio, annullamento
della volontà: nell’unico istante in
cui la ragazza vorrebbe voltare
le spalle al suo ruolo di vittima
sacrificale, è il destino a tarparle
le ali e a chiuderle la via della
fuga.
Non c’è consolazione nella scrittura di Tarantino, ma un guardare alla realtà da un punto
di vista forse provocatorio, ma
necessario, singolare, visionario
ma anche vero: nel suo percorso
attraverso la drammaturgia d’autore vivente Antonio Calenda ha
voluto dare spazio e sostanza
scenica a questo suo coraggioso
sguardo sulla storia. Una storia
che, anch’essa, davanti all’assurdità della guerra e della violenza,
perde di significato. Lo chiarisce
l’ultimo monito della kamikaze,
che risuona dopo l’esplosione
«Io, che ormai sono un miliardo
di miliardi di particelle che vagano, vedo tutto e di tutto posso
dar conto: e cioè che dio non
esiste, che pace e guerra sono
destinate a inseguirsi nel cerchio
rovente del tempo, come s’inseguono amore e odio, salute e
malattia, giorno e notte, sole e
pioggia, padri e figli, noi e loro,
la loro storia e la nostra: e nessuno ha ragione, completamente ragione, né completamente
torto».
di Ilaria Lucari
La casa
di Ramallah
abbonamento prosa
Politeama Rossetti
dal 18/5 al 23/5/2010
durata 1h e 30’ senza intervallo
di.....................................Antonio Tarantino
scene di...........................Pier Paolo Bisleri
costumi di............................. Elena Mannini
musiche di....... Germano Mazzocchetti
luci di.............................. Nino Napoletano
regia di.............................Antonio Calenda
produzione
diretto da Antonio Calenda
personaggi........................................interpreti
Il Padre.......................... Giorgio Albertazzi
La Madre.........................Marina Confalone
La Figlia.................................Deniz Özdogan
Giorgio Albertazzi
La casa
di Ramallah
di
Antonio Tarantino
con
Marina Confalone
e con
regia di
˘
Deniz Özdogan
Antonio Calenda
scene Pier
Paolo Bisleri
Mannini
costumi Elena
musiche Germano
Mazzocchetti
Napoletano
luci Nino
dal 13 al 18 maggio 2010
POLITEAMA ROSSETTI -TRIESTE
7
“Il dialogo dei due genitori è intessuto di una quotidianità ch
Una via Crucis dei gio
Intervista ad Antonio Calenda: “Nella scrittura di Tarantino vi è un
«Il grande dilemma del confronto fra Palestina e Israele, continua a determinare gli equilibri
internazionali, il corso della storia e il nostro presente: ognuno
di noi assiste quotidianamente
alla disperazione che esso genera, eppure nessuno è in grado
di sapere o nemmeno ipotizzare come o quando esso potrà
terminare. Ritenendo shakespearianamente che il teatro debba
essere specchio e testimonianza del reale, il fatto di trovare
un testo che rifletta su questa
condizione storica, immanente,
incombente sulle nostre vite, mi
è sembrato molto intrigante». Il
testo a cui Antonio Calenda fa
riferimento è La casa di Ramallah
di Antonio Tarantino, un’opera
da cui il regista è rimasto fortemente colpito e al cui progetto
di messinscena ha lavorato con
profonda convinzione, apprezzando la rifrazione di suggestioni,
punti di vista, induzioni che di
frase in frase la drammaturgia di
questo autore contemporaneo
sa regalare.
«Antonio Tarantino – prosegue infatti – è un autore molto
particolare, mai scontato, la sua
scrittura vive di ossimori drammaturgici, possiede una propria
universalità, nel momento stesso
in cui si inoltra in una realtà ne
palesa il dato metafisico. Ed è
proprio questo, ritengo, il compito e lo stigma del grande teatro:
rendere universali anche realtà
8
prosa: “LA CASA DI RAMALLAH”
contingenti».
L’autore vi affronta questo
tema delicatissimo, immaginando il viaggio di una coppia di anziani genitori, che
accompagnano la giovanissima figlia kamikaze nel luogo
dove si farà esplodere…
«Si tratta di un viaggio astratto,
attraverso un’ossessionata topografia ferroviaria, che sembra
avvenga talvolta in una dimensione onirica, eppure contempora-
neamente presente e concreto
nel suo svolgersi… Siamo in
un treno di seconda classe, che
ci rimanda all’immagine di certi
viaggi del passato, attraverso le
reti ferroviarie disastrate del sud,
con vetture anguste e calde, e
porte dei bagni che non chiudono mai bene. A questo quadro
realistico, duro, si interseca la
dimensione fortemente drammatica legata alle ragioni del viaggio, ai due anziani palestinesi con
he si spalanca su voragini angoscianti”
orni nostri...
n senso apocalittico della sofferenza umana”
i loro ricordi, alla via crucis – non
a caso il testo è scandito in “stazioni” – percorsa dalla ragazza
votata alla morte. Il viaggio attraverso la Palestina rappresenta
infine metaforicamente la terra
che i palestinesi non possiedono,
una mancanza che li fa sentire
sradicati. È questa sofferenza a
prendere corpo nell’ossessiva
litania di luoghi, città, stazioni
evocate dai due protagonisti:
come se volessero consistere,
attraverso le parole, in una terra
che non c’è».
Questa dimensione odeporica proietta i pensieri dei personaggi in direzioni diverse,
mentre la ragazza guarda
alla sua missione, i genitori sembrano assurdamente
presi da piccole quotidianità
e dal loro passato…
«Quello dei genitori è un dialogo intessuto di quotidianità,
ma che si spalanca continuamente su voragini angoscianti:
i loro ricordi sono scanditi da
bombardamenti, attacchi di elicotteri su case civili, carri armati,
cannoni, abitazioni distrutte…
C’è l’incombere dello spionaggio
israeliano, del Mossad e dello
Shin Beth e quello della stessa
“Organizzazione” che lotta per
i palestinesi. Sul loro passato
e sul presente incombono la
minaccia di persecuzione fisica,
il senso di precarietà del vivere… L’unico ricordo in qualche
modo sereno, riguarda il loro
lavoro di raccoglitori nella Piana
di Thamma, una pianura dalle
temperature infuocate dove si
coltivano pomodori, ma lì è nata
la loro unione e hanno iniziato a
procreare. Ma i loro figli maschi
ormai sono tutti ormai assorbiti
dall’Organizzazione, non si sa
dove si trovino e anche la ragazzina è destinata a farsi esplodere
in un supermercato vicino al
Check Point Kalandìa.
Il suo è un viaggio verso il sacrificio ed è pervaso di umanità
come pure di allusioni all’impossibilità di sapere, ormai, perché e
per chi si muore. C’è una sorta
di giudizio apocalittico, espresso
soprattutto attraverso le parole
della giovane kamikaze, sull’ingiustizia della storia, che sembra
non avere più senso come viene
chiarito in un suggestivo post
eventum. Un momento in cui la
ragazza – nonostante non sia più
in vita – parla ancora ai genitori e
racconta il calvario che l’ha condotta al sacrificio estremo… Vi è
dunque questo senso apocalittico della sofferenza umana, forse
della sua inutilità nella scrittura di
Tarantino, che attraverso ai personaggi si pone una coraggiosa
domanda sul significato di certe
guerre, di certe forti contraddizioni che la storia non potrà mai
sublimare. Resta un disfacimento
ultimo di ogni senso, di ogni
valore etico o religioso, di ogni
possibile consolazione».
Si può leggere in ciò un
monito alla pace?
«Non trovo che il testo possieda
intenti finalistici né teleologia,
ha invece forte immanenza, si
iscrive a buon diritto nel grande teatro della tradizione del
nuovo, della minaccia, del mistero che ci circonda. Il pacifismo
potrebbe essere solamente una
condivisione catartica da parte
del pubblico».
Ha menzionato la scrittura concreta e visionaria di
Tarantino. Cosa le ha ispirato a livello di messinscena
e come l’ha affrontata con
lo straordinario cast dello
spettacolo?
«Abbiamo affrontato una drammaturgia molto originale le cui
strutture portanti sono monologhi interiori, esternati, o flussi
di pensieri… Quest’ambiguità
strutturale è una peculiarità
dell’autore. La sua prosa è metaforica ma concisa, drammatica,
attinente. Non v’è mai un pleonasmo o un eccesso: è una
scrittura che si mette in scena
con grande congruità ma che
presenta per gli interpreti anche
delle notevoli difficoltà tecniche.
Perciò ho coinvolto attori di
grande forza, che sanno usare
la parola come potente mezzo
allusivo. Giorgio Albertazzi
nel ruolo del Padre, Marina
Confalone in quello della Madre
e questa giovane attrice molto
duttile, Deniz Özdogan che è
la kamikaze, mi hanno garantito
un lavoro attento di analisi, di
restituzione della sottile inquietudine che serpeggia nelle battute, di studio di un linguaggio
drammaturgico che evoca sogni
non sognati, vite non vissute,
attraverso un rammarico dolente, pesante che non cade mai
nel facile lirismo».
9
Le Operette morali diventano lo spunto per la pièce teatrale s
L’incredibile modernit
La compagnia L’Argante ritorna alla Sala Bartoli con Scaffale
È ormai una gradita consuetudine incontrare – nel corso
della stagione teatrale della Sala
Bartoli – una proposta di compagnie emergenti nel panorama
teatrale del territorio. Il gruppo
triestino L’Argante appartiene a
pieno titolo a questa rosa e
offre nell’ambito del cartellone
“altripercorsi” Scaffale XXI –
Capriccio sopra le Operette morali
di Giacomo Leopardi. Un titolo
complesso per dimostrare però
qualcosa di molto piacevole: che il
grande poeta Giacomo Leopardi
si può incontrare anche su un
palcoscenico teatrale e che – in
questa nuova dimensione – può
addirittura farci sorridere…
Se si pensa a Leopardi, infatti,
salgono subito alla memoria liriche raffinate e immortali come
L’infinito, Il sabato del villaggio, Il
passero solitario e molte altre, la
musicalità e la bellezza dei versi
leopardiani... E ritornano alla
mente anche il suo pessimismo,
il suo cinismo, la sua disperazione che danno di lui un’immagine
desolata.
Invece, nel pensiero di Leopardi,
c’era spazio anche per intense riflessioni sull’allegria, quella
“madre di benignità e d’indulgenza” che, col suo potere di
distrarre e consolare, dovrebbe
essere “la condizione più frequente della vita”. Il poeta nutriva anche una certa stima per la
commedia, perché la considerava capace di far conoscere ai
10
altri percorsi: “SCAFFALE XXI”
giovani le storture del mondo
tramite il “ridicolo”, ma pensava
che questo “ridicolo”, per poter
giovare e non annoiare, dovesse
riguardare sempre temi seri ed
importanti.
Prendendo le mosse proprio da
questi presupposti, e col desiderio di “scuotere la sua povera patria”, visto che “delle cose
veramente ridicole nella società
o negl’individui è ben raro trovar
chi ne rida”, Leopardi scrisse una
raccolta di dialoghi e prose: le
Operette morali. È vero che gli
argomenti trattati, in sé e per
sé, sono seri, ma sono svolti
quasi sempre in tono, appunto,
“ridicolo”. Basti dire che vi s’incontrano personaggi piacevoli
come i folletti, gli gnomi, i maghi,
le mummie, e poi la Terra, la Luna,
il Sole...
Ciò che fa stupire di più, comunque, è l’incredibile modernità del
pensiero, e la lucida critica alla
società contemporanea, senza
contare la deliziosa, sottile ironia, che a volte diventa vero e
proprio umorismo, o si adden-
scritta e diretta da Corrado Travan
Scaffale XXI
XXI dopo il successo di Sala d’attesa
abbonamento altri percorsi
Politeama Rossetti
dal 4/5 al 9/5/2010
durata 2h con intervallo
tà di Leopardi
sa in schietta comicità, secondo
un intento preciso e dichiarato:
«Ne’ miei dialoghi io cercherò
di portar la commedia a quello
che finora è stato proprio della
tragedia, cioè i vizi dei grandi, gli
assurdi della politica, la somma
delle cose, della società, della
civiltà presente, le infamie non
degli uomini ma dell’uomo. E
credo che le armi del ridicolo,
massime in questo ridicolissimo
e freddissimo tempo, potranno
giovare più di quelle della passione, dell’eloquenza, e anche
di quelle del ragionamento». E
tutto questo è, naturalmente,
scritto in un italiano soffuso di
incantevoli suggestioni poetiche.
Le Operette morali, quindi, sono
nate come piccole commedie:
amare, sì, anche ciniche, ma commedie. E allora perché non portarle in teatro?
È quanto ha pensato Corrado
Travan, autore e regista di questo lavoro della compagnia
L’Argante. Ha selezionato alcuni
passi fra i più efficaci e godibili,
“cucendoli” attraverso la musica
di Shostakovich, eseguita al pianoforte dal vivo, e brevi e garbati
intermezzi che incornicino le
perle di questo piccolo scrigno
leopardiano.
Nell’interpretazione, Travan ha
chiesto ai suoi attori di tenere
presente la chiave semicomica
voluta dall’autore, e anche la
sua tensione di denuncia sociale e civile. Di fondere tutto in
una sorta di “capriccio”, come
si chiamavano, nei secoli passati, certi componimenti musicali
estrosi e fantasiosi, vagamente
umoristici…
Piace poi ricordare che, paradossalmente, le Operette morali
di Leopardi – molto criticate
dalla Chiesa – finirono, una volta
pubblicate, sullo Scaffale XXI
della immensa biblioteca privata,
a Recanati, del padre del poeta.
Paradossalmente, era quella la
sezione dedicata ai libri scandalosi, ai libri proibiti.
capriccio sopra le operette
morali di Giacomo Leopardi
di.......................................... Corrado Travan
costumi di...................... Francesca Novati
scene di.............................Raimondo Pasin
................................................ Sheila Perossa
luci di.......................................... Enrico Saba
regia di................................ Corrado Travan
produzione.................................... L’Argante
personaggi........................................interpreti
Isabella.........................................Sara Alzetta
Filippo............................... Adriano Braidotti
Giacinta.....................Francesca Campello
Leonardo............................... Giulio Morgan
Brigida................................... Chiara Beccari
Sebastiano............................Marco Barbato
Anselmo..............................Corrado Travan
Scaffale XXI
Capriccio sopra le Operette morali di Giacomo Leopardi
di Corrado Travan
personaggi
Isabella
Filippo
Giacinta
Leonardo
Brigida
Sebastiano
Anselmo
diretto da Antonio Calenda
dal 4 al 9 maggio 2010
SALA BARToLI -TRIESTE
costumi
scene
luci
regia
interpreti
Sara Alzetta
Adriano Braidotti
Francesca Campello
Giulio Morgan
Chiara Beccari
Marco Barbato
Corrado Travan
Francesca Novati
Raimondo Pasin
Sheila Perossa
Enrico Saba
Corrado Travan
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Il Vienna’s English Theatre ritorna alla Sala Bartoli
A teatro s’impara l’inglese
The Fame Game è una commedia sul mondo dei reality
Il Vienna’s English Theatre, fondato nel 1963, è il più antico e
il più famoso teatro di lingua
straniera in Europa. Durante i
suoi quarant’anni di storia ha
presentato prime europee e
mondiali di autori americani,
inglesi, australiani e si sono
esibite sul palcoscenico importanti personalità della televisione e del cinema come Larry
Hagman, Leslie Nielsen, Linday
Gray.
Accanto all’attività portata
avanti nella capitale austriaca, il Vienna’s English Theatre
organizza ogni anno numerosi
spettacoli per i tour nelle scuole con programmi educativi e
spettacoli facilmente fruibili da
spettatori anche molto giovani
non di madrelingua inglese.
L’esperienza di assistere a uno
spettacolo teatrale in lingua
straniera è infatti una delle
più formative per gli studenti
e per chiunque sia interessato
ad arricchire il proprio bagaglio
linguistico.
E non è un caso che il Vienna’s
English Theatre sia stato chiamato in passato quasi tutti gli
anni a Trieste, in primo luogo
dallo storico British Film Club
cittadino e, negli anni più
recenti dal Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia. Tre stagioni or sono arrivò infatti alla
Sala Bartoli uno dei classici
della drammaturgia contemporanea inglese, Look back in
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anger di John Osborne, mentre
l’anno successivo fu la volta del
divertente Wild Weekend. Ora,
dopo un anno di interruzione,
il Vienna’s English Theatre ritorna alla Sala Bartoli da lunedì 17
a mercoledì 19 maggio con una
novità assoluta, la commedia
The Fame Game, di Philp Dart.
Si tratta di uno spettacolo che
vede protagonisti due ragazzi affascinati dal mondo dei
talent show, e dalle false illusioni
che questi spettacoli creano
soprattutto negli adolescenti.
Ma la fama e la celebrità spesso
nascondono del lati oscuri, del
tutto imprevedibili, che rischiano di mettere in crisi la propria
vita e di rovinare dei rapporti
che sembrano inossidabili. È
questo quello che succede ai
due protagonisti dello spettacolo, Chloe e Davy, che diventano
famosi da un giorno all’altro e
sono al centro dell’attenzione
di tutti i media, e che vengono
FUORI ABBONAMENTO: “THE FAME GAME”
The Fame
Game
fuori abbonamento
Sala Bartoli
dal 17/5 al 19/5/2010
durata 1h e 15’
senza intervallo
di......................................Philp Dart
produzione
.......... Vienna’s English Theatre
con.....................................Jill Regan,
................................ Daniel Doidge,
..............................Benjamin Wells,
.................................. Felicity skiera
Spettacolo in lingua inglese
messi altrettanto velocemente
da parte una volta che la loro
storia non fa più audience.
La prevendita dei biglietti per
le cinque recite di The Fame
Game è in corso. Sono previste
riduzioni per i gruppi scolastici, ed è possibile utilizzare gli
abbonamenti con le stelle.
Nove appuntamenti dal 25 al 30 maggio, anche all’aperto
Trieste per la danza 2010
Il festival organizzato da Arteffetto ritorna alla Sala Bartoli
Dal 25 maggio prenderà il via
l’ottava edizione del Festival
Trieste per la danza 2010 –
danza & dintorni contemporanei, realizzata per il quinto anno dalla Compagnia
ArteffettoDanza in collaborazione con lo Stabile regionale.
Il nuovo programma prevede 6
appuntamenti di “nuova danza”
eseguiti alla Sala Bartoli, a cui si
aggiungono, per la prima volta,
alcune performances all’aperto:
come di consueto, ci si può
abbonare alla rassegna completa oppure acquistare i singoli
biglietti, già in vendita.
Le compagnie italiane e internazionali coinvolte dal direttore artistico Corrado Canulli,
si esibiranno fino al 30 maggio, intrecciandosi al balletto
Romeo & Juliet coreografato da Mauro Bigonzetti per
Aterballetto del cartellone
Danza e dintorni. Un modo
per completare la vetrina di
Trieste per la danza 2010,
affiancando ai gioielli in assolo
o in piccoli gruppi, proposti
da Arteffetto, una coreografia
contemporanea eseguita da un
grande ensemble.
Il Festival s’inaugura dunque il 25
maggio alle ore 21 con Butterfly
della Compagnia ErsiliaDanza
di Verona per la coreografia
e regia di Laura Corradi, su
musiche di Giacomo Puccini. Il
26 maggio con inizio alle 22.30
(per permettere al pubblico di
godere sia di questo appuntamento sia del Romeo & Juliet)
sarà la volta di Roommate
dell’interessante coreografa
slovena Sanja Neškovic Peršin.
Questa edizione apre una finestra sull’attività coreografica in
Slovenia, paese molto giovane
e vitalissimo in campo artistico:
sono infatti dello stesso Paese
i protagonisti e coreografi di
Duet 012 Rosana Hribar e
Gregor Luštek, in scena il 27
maggio alle 22.30.
Il giorno successivo si assisterà al primo spettacolo
“open”: Anemos, produzione di
Arteffetto per la coreografia
di Nadia Scarpa, che si terrà
alle 19 davanti alla chiesa di
Sant’Antonio Nuovo. Il balletto
è ispirato al vento: un omaggio
alla poesia romantica di Shelley
ma anche alla Bora di Trieste.
Alle 22.30 si rientrerà alla Sala
Bartoli per rivedere un successo di qualche stagione fa: Futil
della Thomas Noone Dance.
Sabato 29 maggio continuerà ad essere protagonista la
compagnia di Noone con due
nuove coreografie, Tort e The
chaos quartet.
Per la sezione “open” invece
il pubblico potrà godere della
performance dello sloveno Jurij
Konjar A moment’s landscape
alle 19 in Piazza Cavana. Il
Festival si chiude il 30 maggio
alle ore 21 con Ulysses di Jurij
Konjar.
DANZA: “trieste per la danza”
IL PROGRAMMA
25 maggio 2010 ore 21 Sala Bartoli
BUTTERFLY
Compagnia ErsiliaDanza
26 maggio 2010 ore 22.30 Sala Bartoli
ROOMMATE
Compagnia Sanja Neškovic Peršin
27 maggio 2010 ore 22.30 Sala Bartoli
DUET 012
Rosana Hribar e Gregor Luštek
28 maggio 2010 ore 19
Piazza Sant’Antonio Nuovo
ANEMOS
Compagnia ArteffettoDanza Nadia Scarpa
28 maggio 2010 ore 22.30 Sala Bartoli
FUTIL
Thomas Noone Dance
29 maggio 2010 ore 19 Piazza Cavana
A moment’s landscape
Jurij Konjar
29 maggio 2010 ore 22.30 Sala Bartoli
TORT/CHAOS
Thomas Noone Dance
30 maggio 2010 ore 19
Piazza Sant’Antonio Nuovo
ANEMOS
Compagnia ArteffettoDanza Nadia Scarpa
30 maggio 2010 ore 21 Sala Bartoli
ULYSSES
Jurij Konjar
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news
da Antonio Calenda
Il tour italiano diretto
dello spettacolo
sarà presentato a Palazzo Vecchio a Firenze
Sono iniziati i preparativi per Evita
Al Rossetti le selezioni per il coro dei bambini che parteciperanno al musical
“Santa, santa Evita” è questa l’aria di
Andrew Lloyd Webber che un coro di
bambini intona durante un’importante
scena del musical Evita. E per le repliche a Trieste della grande produzione
internazionale in programma allo Stabile
dall’8 al 13 giugno, è stato necessario
cercare una trentina di bambini fra i 6
e gli 11 anni che divenissero, a tutti
gli effetti, parte del cast. Il Politeama
Rossetti, lo scorso 28 aprile, è stato
preso d’assalto per il casting da quasi 70
aspiranti artisti tutti lodevoli, simpatici e
tenerissimi, fra i quali, per la commissione è stato davvero difficile selezionare i
piccoli coristi. Si esibiranno cantando e
impegnandosi come comparse, accanto a
protagonisti di primo livello nel mondo
del musical internazionale: star come
Abigail Jaye nel ruolo di Evita, Mark
Powell che sarà il Che e Mark Heenehan
che applaudiremo come Peron. Il tour
italiano dello spettacolo, che partirà dal
Rossetti di Trieste e toccherà poi Firenze
(Giardino dei Boboli) e Forlì (per il
Ravenna Festival di Muti) sarà presentato
in una conferenza stampa a Palazzo
Vecchio lunedì 10 maggio, alla presenza
del regista e dei protagonisti.
Lorenzo Pilat
ritorna al Rossetti
Il concerto in programma sabato 15 maggio
Vojo far el sindaco avverte il
cantautore e show man triestino Lorenzo
Pilat dall’altro dei suoi manifesti che
campeggiano nelle vie della città: scherzerà o dirà sul serio? Lo scopriranno
coloro che si affretteranno ad acquistare
gli ultimi biglietti disponibili per il suo
nuovo concerto-spettacolo. È infatti
questo lo spiritoso titolo del suo ormai
Da oltre un secolo il giornale della tua città
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IL ROSSETTI news
tradizionale appuntamento programmato “fuori abbonamento” al Politeama
Rossetti: quest’anno la serata dedicata
alla musica e allo humor di Pilat è
quella del 15 maggio, con inizio alle ore
21. In programma non possono mancare
tutte le sue più amate canzoni, qualche
simpatica chiacchierata e naturalmente
tante sorprese.
www.ilpiccolo.it
Dalla Sala Bartoli al Politeama:
prosegue il viaggio degli Oblivion
Due recite staordinarie il 13 e 14 maggio dopo il tutto esaurito di marzo
Li abbiamo applauditi alla Sala Bartoli,
per due settimane fitte di repliche affollatissime, li abbiamo apprezzati alla tv
(hanno fatto breccia alla Rai, assumendo
il ruolo di house band a Parla con
me, al fianco di Simona Dandini)... E
ora eccoli nuovamente per due date, il
13 e 14 maggio, al Politeama: gli Oblivion
sono un vero caso del teatro italiano.
Arrivano Giacobazzi,
Biondi e Irene Grandi
La loro fama parte da internet, ma il
loro talento trova piena espressione sul
palcoscenico, dove divertono e si fanno
apprezzare per le loro capacità interpretative e musicali. Dal Quartetto Cetra a
Monty Python, ogni ispirazione è buona
per affinare la formula sapiente degli
Oblivion, che regalano al pubblico serate
all’insegna del sorriso e della qualità.
Tre “fuori abbonamento” nel mese di maggio
Una primavera ricca di “fuori abbonamento” al Politeama Rossetti: come
ogni anno infatti la già ricca stagione
dello stabile è costellata di altri
appuntamenti che ampliano ancor
più il ventaglio delle scelte e delle
possibilità offerte al pubblico. A maggio
saranno protagoniste la grande musica
e la comicità. In programma infatti il
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia
redazione Viale XX Settembre, 45
34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it [email protected]
Anno XIX - numero 193
5 maggio 2010
Aut. Tribunale di Trieste n° 846
del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile
Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari
Greta Petronio
10 maggio Una vita da pavura dell’irresistibile Giuseppe Giacobazzi, comico
che gli appassionati di Zelig Circus
conoscono e apprezzano sicuramente.
Il giorno successivo si cambia registro:
la raffinata voce black di Mario Biondi
sarà protagonista sul palcoscenico dello
Stabile in esclusiva regionale: una data
ambitissima del suo Spazio Tempo Tour.
Musica d’autore anche quella di Irene
Grandi il 30 maggio alla ribalta con
un concerto intitolato Alle porte del
sogno e tutto ispirato alla ricerca di
emozioni ed armonia.
Andro Merkù
è Bravomabasta!
Cabaret al Cafè Rossetti il 6 e 19 maggio
Dopo quattro mesi di serate “sold out”
Andro Merkù prosegue la sua avventura
al Café Rossetti: il 6 e il 19 maggio è
di scena con il suo Bravomabasta!
fiammeggiante cabaret di cui è autore e
protagonista. Vi crea un mai scontato collage di musiche, gags e di imitazioni che
dedica ai più famosi vip italiani e corregionali. Biglietti a € 10 alla Biglietteria
dello Stabile: coloro che cenano al Café
Rossetti alle ore 20, avranno diritto ad
assistere gratuitamente a Bravomabasta.
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la cultura,
Ci sono infiniti buoni
motivi per incoraggiare
e sostenere la cultura
in tutte le sue
migliori espressioni.
La Fondazione
lo crede da sempre.
quasi un processo di “geminazione”
Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto.
Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi
da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più.
La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”.
Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate,
che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo.
Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti
e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro
astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione).
Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio.
Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare.
Che potremo condividere e scambiare con altri.
La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche
matrice di autentica felicità individuale.
il colore del benessere sociale
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