Immuno-oncologia

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L’IMMUNOTERAPIA DEI TUMORI
L’immunoterapia è la pratica di sfruttare le difese naturali del corpo - il sistema immunitario contro tutti i tipi di malattie, incluso il cancro.
L’immunoterapia applicata al trattamento dei tumori è definita anche immunooncologia ed è la nuova arma a disposizione dell’oncologo medico: si affianca alle terapie
tradizionali - chirurgia, radioterapia e chemioterapia - e contrasta la malattia attraverso la
stimolazione del sistema immunitario.
Se un batterio, un virus o un antigene tumorale invadono l’organismo, il sistema immunitario
si attiva per espellere il corpo estraneo e, una volta esaurito il suo compito, si ‘spegne’. Nel
cancro, le cellule maligne possono evadere attraverso vari meccanismi il controllo
immunitario, ‘arrestando’ la risposta immune e continuando a replicarsi. Con l’immunoterapia
è quindi possibile bloccare uno dei meccanismi di disattivazione e mantenere sempre accesa
la risposta difensiva, per contrastare il tumore.
La maggior parte delle immunoterapie oncologiche agisce specificamente sui linfociti,
modificandone o influenzandone la funzione nel sistema immunitario. I linfociti si
distinguono in tre sottopopolazioni: le cellule T (T killer, T helper, di memoria e regolatorie, o
soppressorie), le cellule B, che producono gli anticorpi, e le cellule natural killer (NK), che
sono meno numerose delle cellule T killer e non così specifiche.
Altri immunoterapici invece hanno come target le cellule che presentano l’antigene (antigenpresenting cells, APC), che, dal loro stesso nome, agiscono esponendo sulla loro superficie gli
antigeni, cioè sostanze estranee, batteri, virus o componenti alterati della cellula, in grado di
scatenare una risposta del sistema immunitario.
Come agisce l’immunoterapia
 Il sistema immunitario lotta contro tutti i tipi di malattie che possono colpire l’organismo,
incluso il cancro, identificando e distruggendo le cellule tumorali nello stesso modo in cui
colpirebbe qualsiasi altra malattia che si insinua nel corpo e causa danno
 Quando il sistema immunitario rileva batteri, virus, un agente patogeno o altre malattie,
come il cancro, attiva un processo di produzione di cellule che agiscono distruggendo la
malattia che invade il nostro organismo
 Le cellule che il sistema immunitario produce per scovare e distruggere i microorganismi
che causano la malattia sono chiamate cellule T
L'immuno-oncologia è l'area dell'immunoterapia specifica per il cancro
 Le terapie immuno-oncologiche interagiscono con il sistema immunitario per stimolare la
produzione e l'attivazione delle cellule T (o linfociti T), che a loro volta identificano e
distruggono le cellule tumorali per prevenire la diffusione del tumore
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Talvolta, tuttavia, le cellule tumorali riescono ad adattarsi e non sono riconosciute dal
sistema immunitario, secondo un processo denominato “escape” immunitario, che
permette al tumore di diffondersi
Un aspetto della ricerca immuno-oncologica include inoltre lo studio di come i tumori
riescono ad adattarsi per evitare la loro distruzione e non essere riconosciuti dal sistema
immunitario, limitando così l’efficacia di alcuni trattamenti
Analogamente, i ricercatori stanno anche studiando vie che possano potenziare la
produzione di cellule T, così come quelle vie che inibiscono la rapida crescita delle stesse
cellule T e la loro capacità di distruggere le cellule tumorali
Il tempo di latenza
Un farmaco immuno-oncologico non genera risultati visibili nell’immediato, poiché non
colpisce direttamente le cellule tumorali, ma va ad attivare il sistema immunitario per ottenere
la risposta desiderata. Il reale beneficio clinico non deve quindi essere valutato nei tempi e
con le metodiche standard della terapia oncologica “classica”. Infatti è possibile notare un
iniziale aumento della massa tumorale, seguito solo in un secondo tempo da una riduzione.
In alcuni casi, possono trascorrere anche 16-20 settimane perché si possa evidenziare
radiologicamente una risposta. Una volta che ciò è avvenuto, però, si instaura una “memoria
immunologica”, per cui le risposte o le stabilità di malattia possono essere durature nel tempo,
con un chiaro impatto sulla sopravvivenza dei pazienti.
Un’altra differenza importante rispetto alle terapie “classiche” è che, col tempo, queste ultime
possono selezionare ceppi di cellule tumorali con una maggiore resistenza ai farmaci, con una
conseguente evoluzione rapida della neoplasia. Nel caso dell’immunoterapia, invece, non
agendo direttamente sulla cellula tumorale, ma sul sistema immunitario, non avviene tale
selezione e, anche quando la malattia progredisce, l’evoluzione tende ad essere più lenta.
Gli effetti collaterali
Gli effetti collaterali sono generalmente un riflesso del meccanismo d’azione di una terapia, di
qualsiasi tipo, anche la più “banale”. Per questo, gli eventi avversi osservati con l’immunooncologia sono diversi da quelli che si manifestano con la chemioterapia tradizionale. Con
l’immuno-oncologia il potenziamento della nostra ‘sorveglianza’ può portare ad un aumento
dei meccanismi ‘di difesa’ in altre parti del corpo, in cui lo stimolo non è necessario. Ciò può
causare, ad esempio, un’infiammazione temporanea a livello gastrointestinale o sulla pelle,
sotto forma di eruzioni cutanee. La tossicità da immuno-terapie risulta tuttavia facilmente
gestibile grazie a specifici algoritmi terapeutici.
L’immuno-oncologia nel trattamento del mieloma multiplo
L’immuno-oncologia è utilizzata anche nella terapia del mieloma multiplo. In particolare,
elotuzumab, anticorpo sperimentale immuno-stimolante, ha dimostrato di ridurre del 30% il
rischio di progressione del mieloma multiplo o di morte. I dati emergono da ELOQUENT-2,
studio randomizzato di fase III in aperto, pubblicato lo scorso giugno nell'edizione online del
New England Journal of Medicine. E l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano in questo
studio. ELOQUENT-2 ha valutato elotuzumab in combinazione con il trattamento standard
lenalidomide e desametasone rispetto a lenalidomide e desametasone nel mieloma multiplo in
recidiva o refrattario. Lo studio ha dimostrato un aumento della sopravvivenza libera da
progressione e della risposta obiettiva.
Elotuzumab è un anticorpo sperimentale immuno-stimolante che ha come bersaglio SLAMF7
(Signaling Lymphocyte Activation Molecule Family 7), una glicoproteina di superficie
altamente e uniformemente espressa nelle cellule di mieloma e sulle cellule Natural Killer
(NK), ma non nei tessuti normali o nelle cellule staminali ematopoietiche. Elotuzumab è
attualmente in sperimentazione per valutare se la molecola possa selettivamente colpire le
cellule di mieloma. Si pensa che elotuzumab agisca attraverso un duplice meccanismo
d'azione: legandosi a SLAMF7 sulle cellule NK, le attiva direttamente, e legandosi a
SLAMF7 sulle cellule di mieloma, le rende sensibili al riconoscimento e alla distruzione da
parte delle cellule NK.
A maggio 2014, la Food and Drug Administration (FDA) ha concesso ad elotuzumab la
designazione di 'Breakthrough Therapy' per l'utilizzo in combinazione con uno dei trattamenti
per il mieloma multiplo (lenalidomide, usato in combinazione con desametasone) nei pazienti
che avevano ricevuto uno o più linee di terapia precedenti. Elotuzumab è una molecola
sperimentale e la sua sicurezza ed efficacia non sono state valutate dalla FDA o da altra
autorità regolatoria sanitaria.
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