Un progetto di Realizzato da 08/IX Main Partner Partner 21.00 lunedì SCUOLA HOLDEN GENERAL STORE In collaborazione con Ensemble Noctis dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Media Partner Saint-Saëns Šostakovič Fuga Con il dolce supporto di INFO www.mitoperlacitta.it [email protected] 011.4424777 #MITO14 facebook.com/mitosettembremusica.torino twitter.com/mitotorino instagram/mitotorino youtube.com/mitosettembremusica flickr.com/mitosettembremusica www.mitosettembremusica.it LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE Camille Saint-Saëns (1835-1921) Settimino in mi bemolle maggiore op. 65 per tromba, pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso Préambule. Allegro moderato. Più allegro Menuet. Tempo di minuetto moderato Intermède. Andante Gavotte et Final. Allegro non troppo. Animato Dmitrij Šostakovič (1906-1975) Quintetto in sol minore op. 57 per pianoforte, due violini, viola e violoncello Preludio. Lento. Poco piu mosso. Lento Fuga. Adagio Scherzo. Allegretto Intermezzo. Lento Finale. Allegretto Sandro Fuga (1906-1994) Andante lento dal Concertino per tromba e archi Ensemble Noctis dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Ercole Ceretta, tromba Valentina Busso, Elisa Schack, violini Margherita Sarchini, viola Michelangelo Mafucci, violoncello Antonello Labanca, contrabbasso Francesco Bergamasco, pianoforte In collaborazione con Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Si ringraziano per la collaborazione Assai noto per la produzione sinfonica e concertistica, Camille SaintSaëns non è immediatamente associato alle sue numerose composizioni cameristiche. In realtà, «non c’è nulla che mi piaccia più della musica da camera», confidò il compositore al violinista Johannes Wolff nel 1894, tanto che nel corso della sua carriera ne scrisse per vari organici: Sonate e brani in duo per archi e fiati; Trii, Quartetti e un Quintetto con pianoforte; Quartetti per archi; addirittura un Settimino. Quest’ultimo fu commissionato dall’ingegnere e matematico Emile Lemoine, musicista dilettante, per la sua società di musica da camera, che curiosamente aveva chiamato “La trompette” (il suo strumento): Saint-Saëns prese parte regolarmente ai suoi concerti, insieme a noti musicisti del tempo quali Diémer, Marsick e Philipp. L’organico prescelto fu decisamente singolare (e tale è rimasto): pianoforte, due violini, viola, violoncello, contrabbasso e, appunto, tromba. Il lavoro, di carattere decisamente neoclassico, è formato da un Préambule, che Saint-Saëns aveva composto come regalo natalizio a Lemoine nel 1869, seguito da Menuet, Intermède, Gavotte et Final. Dopo aver stupito il mondo a soli vent’anni con la Prima Sinfonia nel 1926, Šostakovič attese altri dodici anni prima di cimentarsi in una composizione da camera, il lirico Primo Quartetto per archi, che egli stesso descrisse come un “quartetto di primavera”. Ascoltatolo con entusiasmo, i membri del Quartetto Beethoven chiesero subito al compositore di scrivere un Quintetto con pianoforte: ultimato nel settembre del 1940, fu eseguito il 23 novembre dagli stessi artisti e da Šostakovič, valente pianista, al Conservatorio di Mosca. Un successo straordinario di pubblico e critica, tanto da ricevere l’anno successivo il primo Premio Stalin, con in dote la somma di centomila rubli, devoluta poi in beneficenza dal compositore stesso. Il Quintetto segnò il ritorno di Šostakovič alle forme più tradizionali dopo una fase sperimentale piuttosto tormentata: l’unica concessione all’innovazione consiste nella struttura in cinque movimenti, che a un livello superiore si raggruppano in tre parti: lo Scherzo centrale, che diventerà il pezzo più applaudito, è affiancato da una parte a baroccheggianti Preludio e Fuga, dall’altra a Intermezzo e Finale. Nel Preludio iniziale emerge subito il tipo di scrittura scelta per il pianoforte: uso frequente dei registri estremi dello strumento, zone non coperte dagli archi, e alternanza di momenti in cui il pianoforte accompagna gli archi ad altri in cui questi lo seguono. Il Quintetto è strumentato con grande parsimonia: raramente tutti gli strumenti suonano insieme (accade solo nello Scherzo). La sezione centrale, più animata, è scritta in maniera più leggera e più trasparente. Nella Fuga Šostakovič raggiunge ciò che fu sempre caro al padre della musica russa, Mikhail Glinka, cioè “il matrimonio tra la canzone popolare russa e il contrappunto occidentale”. Il soggetto della Fuga, molto introspettivo, è scritto appunto nello stile di una melodia popolare russa e viene presentato a turno dai quattro archi e infine dal pianoforte nel registro grave. Prima dello stretto appare lontano un’eco del Preludio e il movimento si spegne su una nota di rassegnato dolore. Lo Scherzo è assai sarcastico nel tono, il pianoforte espone una melodia volutamente sardonica con delle semplici triadi di accompagnamento: poi l’atmosfera cambia improvvisamente, così, dal nulla; nel Trio le terzine conferiscono un’atmosfera vagamente spagnoleggiante (vista dalla Russia!). Venne bissato praticamente a ogni esecuzione... L’Intermezzo, che ristabilisce il clima un po’ mesto dei primi due tempi, si apre con una scrittura a due parti, violino e violoncello, in cui il primo espone la melodia e l’altro accompagna con un pizzicato regolare, quasi haendeliano: poi il pianoforte, nel registro acuto, espone tutt’altre note con un effetto cromatico assolutamente non barocco. Il Finale ricorda, secondo alcuni, il mondo sereno del Classicismo viennese, ma è subito contrapposto a un ritmo di bolero vagamente militaresco che perviene gradatamente a una sonora apoteosi. Una citazione del Preludio (in verità presente anche in tutti gli altri tempi) nei registri acuti degli strumenti porta l’ascoltatore alle atmosfere rilassate dell’inizio del movimento, un carattere che si mantiene fino all’ultima pagina. Esiguo, dicevamo, il repertorio di musica da camera con la tromba. Si aggiunge, nella versione cameristica, l’Andante lento dal Concertino per tromba e archi di Sandro Fuga, allievo, insegnante e, dal 1966 al 1976, direttore del Conservatorio di Torino. La tromba, accompagnata soavemente dai violini, espone una dolce melodia, con una sottile sfumatura melanconica che ben si addice allo strumento. Dopo un Tutti sempre in pianissimo la tromba, ora con la sordina, declama un breve interludio, per poi riprendere la sua melopea iniziale e concludere dialogando con il violoncello nel Più calmo finale. Alberto Fiabane I complessi da camera formatisi in seno all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sono costituiti dalle prime parti e dai professori d’orchestra, che spesso sono protagonisti nella Stagione Sinfonica della Rai sostenendo parti solistiche. Ogni gruppo si propone l’obiettivo di far conoscere e apprezzare le possibilità tecniche ed espressive di ciascuno strumento e delle varie combinazioni, sfruttando la versatilità e la potenzialità dei singoli elementi, presentando un repertorio che va dal periodo classico al contemporaneo. Accolti sempre da un pieno successo di pubblico e di critica, i solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai integrano la loro attività concertistica con registrazioni e proficue collaborazioni con varie case discografiche, unendosi sovente a solisti d’eccezione.