W. Radt (Hrsg.), Stadtgrabungen und Stadtforschung im westlichen Kleinasien, BYZAS 3 (2006) 125–132 Iasos Fede BERTI Zusammenfassung Seit den 1970er Jahren hat die Restaurierung antiker Bauten in Iasos Tradition. Der Beitrag stellt die neueren Beispiele derartiger Aktivitäten zusammen: Turm am Westhafen, Grabmal in der Westnekropole (sog. Orologio), hofförmiger Grabkomplex (sog. Fischmarkt), Agora, Odeion, Haus der Mosaiken. Auf die Darstellung von Ausgrabungen und deren Ergebnissen wird verzichtet. ...e un riconoscente pensiero a Wolfgang Radt, alla sua dottrina, alla sua magistrale opera in terra turca... Non vi è dubbio che, negli anni più recenti, a Iasos si sia preferito anteporre allo scavo le attività connesse al restauro architettonico: una ‘tradizione’ dalla quale Doro Levi, iniziatore dei lavori della Missione, negli anni ‘70 del secolo scorso aveva peraltro gettato solide basi con alcuni importanti interventi. Risalgono infatti a quel periodo, oltre che consolidamenti di carattere prevalentemente statico (ad esempio il rafforzamento della cosiddetta Porta Est, nella parte dell’arco che si innesta nelle mura di IV sec. a.C.), sia il restauro del Bouleuterion e della pavimentazione della limitrofa stoa, sia la parziale ricostruzione del complesso funerario che chiamiamo Mercato del Pesce (Bal›k Pazar›). I più recenti lavori che ora desidero richiamare alla memoria hanno interessato la torre del porto occidentale (1996), la tomba a camere sovrapposte denominata l’Orologio della necropoli occidentale (1997), il Bal›k Pazar› (1992–1995), l’Agora (1999–2000), la Casa dei Mosaici (1996–2004). * I lavori qui passati in rassegna sono stati resi possibili dall’interessamento del Ministero per gli Affari Esteri, di Fiat, di Vehbi Koç Vakf›, di TurbanItalia. Ricordo inoltre con particolare riconoscenza, per il cantiere del Bal›k Pazar›, Lale Aytaman, allora Vali di Mu¤la, ed Engin Özgen, allora Direttore Generale del Ministero della Cultura. 126 Fede Berti La torre del porto occidentale E’ certamente il ‘segno’ architettonico più caratteristico del paesaggio, il simbolo più rappresentativo del legame che intercorse tra la città e il mare, ma un ‘segno’ ridotto a rudere dal moto delle onde che avevano causato il crollo del lato meridionale, il più esposto, e l’indebolimento, alla base, dei contrafforti sui fianchi settentrionale e occidentale. Fig. 1 Iasos. L’interno della torre del porto occidentale dopo il restauro. Il restauro dell’anno 1996, cercando di salvaguardare il valore architettonico esistente, ha escluso interpretazioni che portassero a ricostruzioni basate sul residuale o su confronti. Deroghe, naturalmente, ve ne sono state: allo spessore del lato meridionale, eroso in profondità, accenna una sorta di bassa piattaforma che difende dal mare il nucleo cementizio originario; al posto del suolo ricco di calce che costituiva il pavimento della camera inferiore (dove si apriva una cisterna) vi è ora un lastricato irregolare che lascia un piccolo spazio vuoto tra sè e le pareti (fig. 1). Alla cura posta nel cogliere ogni informazione superstite (feritoie, imposta di impalcati lignei, altro) si è affiancata la cura nel dare riconoscibilità al restauro mediante integrazioni murarie tenute in sottopiano e malte acconce: un atteggiamento nei confronti della relazione nuovo-antico che ha poi improntato anche i successivi interventi. Allo stato delle cose, a quale periodo risalga la torre rimane cosa incerta poichè non è stata sanata l’apparente contraddizione tra dati strutturali e dati storici posta in risalto da chi se ne è occupato1. Qualsiasi nuova analisi tuttavia non potrà prescindere dalle fotografie conservate nell’ Istituto Germanico di Istanbul, dalle quali, in modo inaspettato, risulta che la torre era merlata: la conoscenza di tale particolare non avrebbe certo avuto influenza sulle opere di restauro che sono state realizzate, avrebbe bensì chiaramente indirizzato verso soluzioni diverse l’analisi della costruzione e l’ ipotesi della sua ricostruzione. 1 N. Masturzo, La torre del porto occidentale e le fortificazioni post-classiche di Iasos, in: Iasos di Caria. Un contributo ferrarese alla archeologia microsiatica. Progetti e lavori di restauro, Atti della Accademia delle Scienze di Ferrara 71 Suppl., 1993/94, 155 ss. (successivamente citato Iasos di Caria. Progetti e lavori di restauro[1993/94]); Il restauro della torre del porto di Iasos, Bollettino della Associazione Iasos di Caria 3, 1997, 7 s. Iasos 127 La tomba denominata l’Orologio Slanciata e solitaria tra le rovine quasi scomparse della necropoli che si trova ai piedi del Canac›k Tepe, a circa 1 km dalla città antica, anche la sagoma di questa tomba rappresenta un suggestivo complemento del paesaggio per chiunque giunga a Iasos da Nord-Est. Recentemente, un villaggio per vacanze ha ricoperto di cemento parte della collina e molte cose sono mutate. Ancora contraddistinto da una certa evidenza monumentale l’ insieme degli edifici era apparso a Giacomo Guidi2. Egli descrisse un secondo imponente monumento con nicchie subito oltre l’Orologio e altre sepolture di dimensioni modeste, formate da un grande lastrone che ricopre due rocce vicine; proprio queste ultime – lo si vede ancora oggi – hanno una caratterizzazione talmente marcata per la rozzezza della strutFig. 2 Iasos. La tomba a camere sovrapposte tura da suggerire che potessero essere tombe denominata L’Orologio, veduta laterale. »preistoriche«, un fatto che le più recenti ricerche smentiscono riportandone la costruzione a epoche decisamente più recenti. Si è infatti visto che le enormi e rozze lastre usate per la copertura chiudono più e meno piccole camere funerarie con muri di ottima fattura e piante variamente articolate. Il nostro edificio, di piena età imperiale, è a due piani3. Il rude aspetto esteriore che ha l’opera cementizia (che impiegava mattoni nelle ghiere degli archi del piano superiore) era in origine mascherato e ingentilito da un ordine marmoreo e da un rivestimento in stucco ad imitazione dell’opera quadrata, come indicano lacerti, tracce e impronte (di pilastri, di colonnine) qua e là osservabili. La camera inferiore ha volta a vela e nicchioni poco profondi su due lati; il vano superiore è un’edicola con tre grandi arcate sui due pilastri angolari destinata – parrebbe – a ospitare una statua poiché presenta il lato posteriore chiuso. Il restauro ha ovviato alle ingiurie provocate dal tempo con un minuzioso lavoro di consolidamento, che ha fermato con catene il collasso della volta superiore, l’ha protetta dalle 2 G. Guidi, Viaggio di esplorazione in Caria, ASAtene 4/5, 1921/22. 3 N. Masturzo, Il restauro della tomba monumentale chiamata l’Orologio, Bollettino della Associazione Iasos di Caria 4, 1998, 8 s. 128 Fede Berti acque meteoriche con un rivestimento di lamine di piombo e ha colmato le lacune più e meno ampie della muratura con gli accorgimenti del caso (fig. 2). I lavori nell’Agora Interventi ‘filologici’, quindi, i precedenti, ai quali non si chiedeva che di attenuare o contrastare un degrado evidente o intollerabile. Entrambi hanno avuto come oggetto le emergenze architettoniche che, per così dire, da sempre caratterizzano il paesaggio e che contrassegnavano i punti di arrivo nella città (per mare e per via di terra). Diversi i presupposti da cui hanno preso l’avvio i restauri nell’Agora4, durati due stagioni, restauri che viceversa si sono confrontati con un sistema monumentale estremamente più complesso e con una realtà derivante in gran parte dallo scavo. Dapprima si è proceduto al consolidamento degli edifici del settore meridionale, ovvero degli edifici compresi tra l’attuale ingresso e il Cesareo (mura, Bouleuterion, stoa), successivamente ci si è spostati sulle stoai orientale e settentrionale, ciascuna con le proprie pertinenze, e al centro, sulla chiesa di VI sec. d.C. Non saprei definire questo impegnativo lavoro realizzato tra il 1999 e il 2000 se non come un ‘tentativo’ di dare alle cose un diverso ordine; come tale, con il trascorrere del tempo, esso ha manifestato la propria fragilità. Uno dei problemi consisteva nel trovare una collocazione per le parti dell’alzato delle stoai di età imperiale rimaste (ma non tutte) – per decenni – nella giacitura di ritrovamento, quindi in uno stato di degrado più e meno avanzato a causa dell’esposizione, senza allontanarle dal luogo a cui erano destinate e intervenendo quanto meno possibile su quest’ultimo. Per le sequenze stratigrafiche e il susseguirsi delle evidenze monumentali che presenta, l’Agora rappresenta infatti uno dei punti più significativi delle vicende millenarie della città e, in ragione dei problemi di conservazione che la riguardano e che sentiamo quanto mai pressanti, volutamente non ne è stata riportata alla luce che una parte: rimangono coperti dal terreno infatti sia un tratto del portico occidentale con l’angolo di nord-ovest, sovrastato dal torrione del ‘castello’ dell’istmo, sia una non piccola porzione dell’area mediana. Inoltre, quale sorte destinare al saggio stratigrafico aperto circa 35 anni addietro, saggio in cui sono visibili gli edifici dell’età del Bronzo e la necropoli tardo-geometrica, quest’ultima peraltro già ‘selezionata’ dalle stesse operazioni di scavo, dal momento che pithoi e casse in argilla vennero tolti dal luogo di giacitura? In quegli anni, proprio per portare alla luce i sottostanti edifici preistorici non ci si peritò di rimuovere anche pavimenti, muri e fondazioni di parte della navata meridionale della chiesa con i suoi annessi: una scelta che non poteva essere ‘ricompensata’ dalla visibilità 4 Sull’agora si veda E. Pagello, Il foro romano imperiale. Considerazioni preliminari, BdA 31/32 Suppl., 1985, 137 s. Per un progetto ricostruttivo: S. Barbera – E. Pagello, Il progetto di anastylosis dell’agora adrianea, in: Iasos di Caria. Progetti e lavori di restauro (1993/94), 43 s. Iasos 129 duratura delle strutture rese deboli e malferme dal procedere dello scavo in profondità, come attesta la rapidità con cui viene vanificato ogni tentativo di ricomporre quanto resta sia delle tombe a cista, sia degli edifici precedenti, in particolare quelli risalenti alla tarda età del Bronzo (TB III), di assai scarsa consistenza. Tutto ciò rimane motivo di apprensione. Personalmente, sono del parere che l’unico rimedio al progressivo ma inarrestabile degrado sia un nuovo interro: una operazione certamente complessa e da pianificarsi convenientemente nel rispetto delle norme vigenti e della perspicuità ‘didattica’ del luogo allorquando la edizione dei materiali e dello scavo a cui lavora un gruppo di colleghi delle Università di Pisa, di Bristol e dell’Istituto ICEVO del CNR di Roma sarà completata. Fig. 3 Iasos. Il rilievo di IV sec. a.C. rubato dal museo del Bal›k Pazar›. Per ciò che concerne l’agora di età imperiale (fig.3), lo si è accennato poco sopra, occorreva precipuamente assicurare stabilità alla serie di blocchi di cornice delle stoai orientale e settentrionale, rimasti in buona parte nella posizione di caduta al piede degli stilobati. La soluzione scelta è stata quella di trasferirli all’interno delle stoai stesse ricreando per quanto possibile, nel porticato orientale, la continuità testuale delle due iscrizioni di dedica; è stato lasciato nel luogo di ritrovamento, arretrato rispetto ai restanti, uno dei blocchi iniziali della dedica all’imperatore Adriano, rinvenuto proprio negli scavi della stoa concomitanti con questi lavori. Resta viceversa senza una conveniente risposta il problema dello stoccaggio dei restanti elementi architettonici dell’agora, anche se di numero inferiore rispetto ai blocchi della trabeazione. Sono appena avviati – ad esempio – l’assemblaggio, la ricomposizione e la pulitura delle colonne superstiti (parti di alcune sono reimpiegate in altri edifici); il loro grado di frammentarietà (elevatissimo) e la impossibilità di ripristinarne la forma se non accettando il principio della ricostruzione si riverberano – ovviamente – sui capitelli, alcuni dei quali soltanto (e con un valore puramente esemplificativo) hanno ritrovato una ri-collocazione. Il Bal›k Pazar› E’ un monumento funerario singolare, imponente e complesso, quasi sovradimensionato per la città, che in età imperiale non fu certamente una metropoli. Già Doro Levi lo aveva 130 Fede Berti Fig. 4 Iasos. Casa dei mosaici: integrazione di lacuna con ripresa dello schema geometrico del disegno. scelto perché divenisse il luogo di raccolta dei ritrovamenti di epigrafi e sculture: un’idea che, ripresa in un più ampio progetto realizzato tra il 1992 e il 1995 con il determinante sostegno delle autorità locali e del Ministero per la Cultura di Ankara, ha portato a una vera e propria ricostruzione dell’edificio, al quale si assegnavano nuove funzioni. Per ciò che riguarda il tempio funerario, Levi e l’architetto Gino Pavan si erano limitati ad accennarne il volume ricostruendo il podio-cella e parte del lato posteriore sino all’imposta del tetto; inoltre, ferma restando l’originalità del braccio occidentale del quadriportico, a essere ricostruito era stato il braccio settentrionale. Nel luogo erano state portate le iscrizioni, una parte dei materiali di scavo (in cassette) e, con alcuni grandi pezzi scultorei, la ricomposizione del frontescena del Bouleuterion. Avviare il nuovo cantiere ha significato tracciare un diverso tratto strada di accesso al paese, poi scavare i lati orientale e meridionale del quadriportico sopra cui passava proprio la strada, ricostruirli, allestire le sezioni espositive5. Non è questa la sede per elencare quali deroghe abbiano anche qui allontanato la ricostruzione da quell’approccio ‘lieve’ all’antico che ho richiamato poco sopra e che resta un optimum teorico, poiché dare all’edificio una destinazione ha fatto sì che alcune scelte divenissero funzionali per il contenuto più che per il contenitore. Le linee dell’intervento 5 F. Berti, L’Antiquarium di Iasos e il Bal›k Pazar›. Temi e suggestioni di una esposizione, in: Iasos di Caria. Progetti e lavori di restauro (1993/94) 127 s.; R. Parapetti, Il complesso del Bal›k Pazar›. Studi di restauro e di anastilosi, in: Iasos di Caria. Progetti e lavori di restauro (1993/94) 115 s. Iasos 131 Fig. 5 Iasos. L’angolo sud-orientale dell’agora dopo i lavori più recenti. erano tracciate in forma sufficientemente perspicua dallo stato di fatto, sebbene alcuni dati mancassero (il raccordo angolare tra le volte dei porticati, ad esempio, era a vela o a unghia?); l’aver fatto ricorso a materiali diversi dagli originari vuole evidenziare l’ipoteticità di alcune delle soluzioni adottate (non conosciamo, ad esempio, quale forma avesse il tetto dei corpi di fabbrica sopraelevati in corrispondenza delle esedre e dell’ingresso e, per rimarcare ciò, la ‘generica’ copertura a doppio spiovente che si è realizzata ha impiegato legno e non pietra). In breve, il lavoro è rimasto circoscritto al quadriportico con le sue pertinenze settentrionali e non ha toccato il tempio funerario per intraprenderne una nuova e più ampia ricostruzione; lo scavo non è intervenuto sulle parti dell’edificio che si sviluppano all’esterno dei portici orientale e meridionale. Non che ciò abbia comportato un percorso operativo meno complesso e intenso: ma abbiamo realizzato un museo-antiquarium che, per motivi disparati, non ha poi saputo (o potuto) mantenere fede alle premesse sottese al progetto di realizzazione per ciò che riguarda la fruizione da parte dei visitatori. Non solo: di fronte al più che comprensibile timore di dover subire altri furti (fig. 4) o tentativi di furto dopo quelli già perpetrati, la direzione del Museo Archeologico di Milas ha trasferito dal Bal›k Pazar› alla propria sede tutto ciò che, di dimensioni minuscole (iscrizioni, sculture e frammenti architettonici), potesse essere ancora sottratto. Additare come sostanziali soltanto questi due aspetti (una scarsa frequentazione, furti) del processo che ha avuto inizio con l’inaugurazione del museo non è corretto in quanto alcune 132 Fede Berti importanti iniziative hanno avuto come cornice proprio il Bal›k Pazar› (i concerti, ad esempio), eppure il bilancio di dieci anni di attività appare sconfortante, soprattutto perché, come ho osservato sfiorando il tema delicato e inquietante del furto, ben poco ora rimane dell’originario assetto da noi dato ai materiali. Essendo quattro le sezioni in cui erano suddivisi (la scultura con alcuni pregevoli documenti di periodo arcaico e tardo-classico, i monumenti e le iscrizioni funerarie, le testimonianze epigrafiche, l’architettura), era la sezione epigrafica, in costante accrescimento nonostante la limitatezza dello spazio, a rappresentare un vero e proprio caposaldo per la conoscenza di Iasos, costituita come era dal 90% dei testi da noi ritrovati a partire dal 1969. La casa dei mosaici Nell’edificio, che rappresenta bene l’architettura residenziale ‘colta’ della prima età imperiale nella città e che, sfruttando una posizione di rara suggestione paesaggistica, costituisce una delle mete preferite dei visitatori, si è attivato dal 1996 il cantiere di scavo della Scuola di Specializzazione del Dipartimento di Scienze Archeologiche della Università di Cagliari. E’ quindi più che comprensibile il fatto che da alcuni anni proprio lì si lavori, alternando lo scavo al restauro6. Per una migliore conservazione delle decorazioni parietali e pavimentali, ovvero degli affreschi e dei mosaici, era necessario realizzare una copertura e si è progettata una struttura modulare (e suscettibile di ampliamenti) in legno e policarbonato. E’ stata portata a termine nel 2000. Si sono utilizzati quale elemento generatore del ‘nuovo’ i muri esistenti, consolidati e sopraelevati irregolarmente per l’inserimento dei montanti su cui appoggiano ‘vele’ trasparenti, leggere, di inclinazione diversa, una per stanza. Poiché la struttura non doveva entrare in competizione con il paesaggio, non è stata caratterizzata da un punto di vista architettonico: la pendenza delle falde non emerge dal profilo della collina e si adegua al naturale pendio del terreno, il colore della verniciatura e il riflesso traslucido del policarbonato non contrastano con i colori circostanti. Il restauro dei pavimenti, che si estendono su una superficie di ca. 230 m2 (sono esclusi i nuovi tratti di mosaico riportati in luce nel 2003), ha avuto inizio nel 2002 e procede tutt’ora: un intervento nuovo e tecnicamente diverso dal precedente, che, realizzato negli 6 Per i vari aspetti del restauro e dei lavori di copertura si vedano M. Ricci, Il restauro degli affreschi della “Casa dei Mosaici”, in: Iasos di Caria. Progetti e lavori di restauro (1993/94) 197 s.; M. Manara, Interventi di valorizzazione e salvaguardia dell’area monumentale di Iasos, in: ibidem 187 s.; La copertura della “casa dei mosaici”, Bollettino della Associazione Iasos di Caria 7, 2001, 15 s.; F. Berti – M. Del Gaudio – M. Siboni, Esperienze italiane di restauro musivo all’estero: il caso dei pavimenti della “casa dei mosaici” a Iasos, Turchia, in: X Colloquio AISCOM, Lecce 2004, (in corso di stampa). In quanto allo scavo e ai suoi risultati: S. Angiolillo – R. Cicilloni – M. Frau – P. Passeroni, Relazione preliminare sulle campagne di scavo 1996–97 a Iasos, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari n. s. 1999, 255 s.; S. Angiolillo, Un impianto per la lavorazione dell’olio a Iasos, in: Architettura, arte e artigianato nel Mediterraneo dalla Preistoria all’Alto Medioevo. Atti della Tavola Rotonda Internazionale in memoria di Giovanni Tore, Cagliari 17–19 dicembre 1999 (2001) 339 s.; S. Angiolillo – M. Giuman – M. A. Ibba – A. Stiglitz, La terza campagna di scavo nella ‘Casa dei Mosaici’, Bollettino della Associazione Iasos di Caria 10, 2004, 13 s. Iasos 133 anni ‘80 e destinato ad ‘arginare’ le lacune più che a colmarle, non attenuava certamente l’impressione di frammentarietà dell’insieme, derivante in particolare dallo stato di fatto del mosaico della pastas e degli ambulacri del peristilio. Il tipo di integrazione adottata per uno dei ‘grandi’ vuoti (il tappeto centrale di uno dei vani settentrionali in origine decorato da un rosone policromo, il cui disegno geometrico è stato ripreso e colorato) sembra che abbia sciolto le incertezze che si nutrivano e – sia sul piano del metodo, sia sul piano della armonia dell’insieme – che abbia indicato la scelta come corretta. Si tratterà di applicarla ora alle non poche, vaste e restanti lacune dei tratti di pavimentazione non ancora ripristinati. Özet Iasos’ta 1970’li y›llardan beri gelenek oldu¤u üzere antik yap›lar onar›lmaktad›r. Makalede, bu çal›flmalardan yeni birkaç örnek sunulmaktad›r: Bat› limanda kule, bat› nekropolde mezar (Orologio denilen), avlu biçimli mezar kompleksi (Bal›k pazar› denilen), agora, odeion, mozaik evi. Kaz› ve sonuçlar› de¤erlendirme d›fl›ndad›r. BYZAS 3 STADTGRABUNGEN UND STADTFORSCHUNG IM WESTLICHEN KLEINASIEN – GEPLANTES UND ERREICHTES – Internationales Symposion 6./7. August 2004 in Bergama (Türkei) Herausgegeben von Wolfgang Radt Inhalt Vorwort Adolf HOFFMANN ............................................................................................................................................................................................... VII Einführung Wolfgang RADT Aizanoi Klaus RHEIDT ............................................................................................................................................................................................................. 1 ................................................................................................................................................................................................................. 5 Alexandria Troas Elmar SCHWERTHEIM .................................................................................................................................................................................... 11 Allianoi Ahmet YARAfi ............................................................................................................................................................................................................... 19 Aphrodisias Christopher RATTÉ ............................................................................................................................................................................................... 37 Blaundos Axel FILGES .................................................................................................................................................................................................................... 49 Daskyleion Tomris BAKIR ............................................................................................................................................................................................................... 61 Didyma Andreas FURTWÄNGLER ............................................................................................................................................................................. 73 Ephesos Friedrich KRINZINGER ................................................................................................................................................................................... 81 Herakleia Anneliese PESCHLOW-BINDOKAT .............................................................................................................................................. 101 Hierapolis of Phrygia Francesco D’ANDRIA Iasos Fede BERTI ...................................................................................................................................................................................... 113 .................................................................................................................................................................................................................. 125 Ilion Charles Brian ROSE ........................................................................................................................................................................................... 135 Kaunos Cengiz IfiIK ................................................................................................................................................................................................................... Knidos Christine BRUNS-ÖZGAN ......................................................................................................................................................................... 167 ............................................................................................................................................................................. 179 ....................................................................................................................................................................................................... 187 Limyra Thomas MARKSTEINER Loryma Winfried HELD 159 Lykien Martin ZIMMERMANN ................................................................................................................................................................................. 199 Magnesia Orhan B‹NGÖL ....................................................................................................................................................................................................... 215 Metropolis Recep MER‹Ç ............................................................................................................................................................................................................. 227 Milet Volkmar von GRAEVE ..................................................................................................................................................................................... 241 Patara Fahri IfiIK ........................................................................................................................................................................................................................ 263 Pergamon Wolfgang RADT ...................................................................................................................................................................................................... Perge Halûk ABBASO⁄LU ......................................................................................................................................................................................... 279 289 Phokaia Ömer ÖZY‹⁄‹T ........................................................................................................................................................................................................ 303 Priene Wulf RAECK ................................................................................................................................................................................................................ 315 Sagalassos Marc WAELKENS .................................................................................................................................................................................................. 325 Sardis Crawford H. GREENEWALT, Jr. Alt-Smyrna Meral AKURGAL ........................................................................................................................................................ 359 ................................................................................................................................................................................................... 373 Troia Manfred O. KORFMANN ............................................................................................................................................................................ 383 Abbildungsnachweis ........................................................................................................................................................................................................ 395 Anschriften der Autoren ........................................................................................................................................................................................... Produktion und Vertrieb Zero Prod. Ltd. Arslan Yata¤› Sok. Sedef Palas, 35/2 Cihangir 34433 Istanbul-Turkey Tel: +90 (212) 244 75 21 - 249 05 20 Fax: +90 (212) 244 32 09 [email protected] [email protected] www.zerobooksonline.com 397