FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 04/11/2013
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INDICE
IN PRIMO PIANO
03/11/2013 Tema Farmacia
Gestire farmaco e paziente
5
SANITÀ NAZIONALE
04/11/2013 La Repubblica - Nazionale
Se tocca al veterinario salvarci dalle malattie
10
04/11/2013 La Repubblica - Nazionale
Un'antica amicizia nata in farmacia
12
04/11/2013 La Stampa
Un esame indolore del Dna al posto del "Paptest"
14
03/11/2013 Medico e Paziente
Sclerosi multipla e Sindrome di Sjogren Più di una semplice associazione?
16
VITA IN FARMACIA
04/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
I 90mila ticket non pagati in tre ospedali calabresi
22
04/11/2013 Corriere della Sera - Roma
«Hanno sbagliato anche i medici del San Giovanni»
23
04/11/2013 La Repubblica - Roma
Beve liquido tossico grave bimba di 2 anni
25
04/11/2013 La Stampa - Nazionale
Condom senza tabù
26
04/11/2013 La Stampa - Savona
Rapina alla farmacia Fascie banditi filmati dalle telecamere?
27
04/11/2013 Il Messaggero - Nazionale
Catanzaro, truffa in corsia 90mila ticket non pagati
28
04/11/2013 Il Gazzettino - Belluno
La farmacia Ribaudo cambia orario
29
04/11/2013 QN - Il Giorno - Milano
La farmacia di Bariana è ancora chiusa «Istituzioni sorde alle nostre esigenze»
30
04/11/2013 Il Secolo XIX - Savona
Le telecamere delle banche hanno ripreso il rapinatore
31
PROFESSIONI
04/11/2013 La Repubblica - Affari Finanza
Ai consumatori High Tech non piacciono i prodotti low cost
33
04/11/2013 Corriere Economia
Farmaci Piccole molecole, ma un grande business
35
PERSONAGGI
Il capitolo non contiene articoli
IN PRIMO PIANO
1 articolo
03/11/2013
Tema Farmacia - N.9 - ottobre 2013
Pag. 20
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Gestire farmaco e paziente
Nella provincia di Pistoia e nella Regione Piemonte, stanno entrando nel vivo, con la fase di realizzazione sul
campo, due importanti progetti di aderenza alla terapia per pazienti cronici. La pharmaceutical care, ovvero
l'assistenza al paziente, in rete con medici di medicina generale e specialisti, è già una realtà anche nel
nostro Paese.
Gli ultimi dati sono quelli dell'Agenzia Italiana del Farmaco: quasi il 60% dei pazienti anziani in Italia non
segue le terapie per malattie croniche. Questa problematica è rilevante non solo in termini di salute, ma
anche come costi per il Sistema sanitario nazionale. La farmacia anche in questo contesto può avere un ruolo
chiave sia per la capillarità sul territorio sia per la profonda conoscenza del farmaco da parte del farmacista.
Per far ciò si deve avere la possibilità di lavorare in rete con medici di medicina e specialisti, realizzando
quella che viene defi nita pharmaceutical care, come già stanno facendo due progetti in Piemonte e nella
provincia di Pistoia. X X GLi anZiani: tante MeDiCine, POCa aDerenZa aLLa teraPia Da uno studio
recentemente pubblicato, condotto dal Geriatrics Working Group dell'Agenzia Italiana del Farmaco
sull'appropriatezza prescrittiva per il paziente anziano, analizzando i dati presenti nell'Osservatorio Nazionale
sull'impiego dei Medicinali dell'AIFA, emerge come quasi il 60% della popolazione ultra65enne manifesti
scarsa aderenza alle terapie contro depressione, ipertensione, diabete e osteoporosi. Considerando che un
anziano su due oltre i 65 anni nel nostro Paese assume dai 5 ai 9 farmaci al giorno, lo studio evidenzia come
circa 36mila anziani siano esposti a possibili rischi per assunzione di 2 o più farmaci aritmogenici, 22mila
siano esposti a pericoli di sanguinamento per uso contemporaneo di 3 farmaci proemorragici e 85mila a
rischio di insuffi cienza renale per uso contemporaneo di 3 farmaci dannosi per i reni. A questo proposito ha
commentato il presidente di Federfarma, Annarosa Racca: "I dati sugli errori commessi dagli anziani nel
seguire le terapie prescrit"Perché la ASL ci ha chiesto l'adesione totale delle farmacie per avere sul territorio
uniformità di trattamento dei pazienti. L'accordo è stato dunque firmato da me come Federfarma Pistoia, e
dalla presidente delle farmacie comunali Simona Laing, Far.Com Pistoia, e dal Presidente dell'Ordine dei
farmacisti Andrea Giacomelli." Spiega Palandri. La durata del progetto è di un anno a partire da giugno 2013.
Dopo un periodo di messa a punto dell'informatizzazione delle schede, della messa in rete delle farmacie e
delle questioni relative alla priva cy del paziente, adesso Pharma Care entra nel vivo. te, che emergono dallo
studio promosso dall'Agenzia del farmaco, confermano la necessità di potenziare il ruolo della farmacia dei
servizi, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio dell'aderenza alle terapie delle persone anziane e
fragili" e prosegue "La naturale inclinazione della farmacia al monitoraggio della compliance terapeutica continua il presidente di Federfarma - sarebbe certamente più completa ed efficace se anche i medicinali
innovativi venis sero distribuiti nelle farmacie e se fosse data piena attuazione alla normativa sulla farmacia
dei servizi, in linea con quanto previsto dal disegno di legge recentemente presentato dal ministro della
Salute Beatrice Lorenzin. A tal fine - conclude Racca - è indispensabile e urgente avviare il confronto con le
Regioni per rinnovare la Convenzione nazionale tra SSN e farmacie." Intanto i farmacisti sono già partiti: a
Pistoia con il Progetto Pharma Care e in Piemonte con il Progetto Diabete . X X BPCO e ParkinsOn a PistOia
Federfarma Pistoia, con FOFI e Far.Com, ha firmato la sperimentazione di un progetto di pharmaceutical
care della durata di un anno: "Pharma Care nasce dall'esperienza estremamente positiva avuta dalle
farmacie del territorio nel progetto MUR (Medicine use review) in Italia." Spiega Sandra Palandri, Presidente
Federfarma Pistoia "si tratta di un accordo con la ASL per il monitoraggio della appropriatezza e utilizzo dei
far maci in pazienti con BPCO e Parkinson. Alla base c'è la necessità di integrazione tra medico specialista,
medico di medicina generale e farmacista di comunità, per la gestione di patologie complesse e costose;
l'affermazione della logica di prossimità nell'offerta di prestazione sanitarie, privilegiando e rinsaldando il
legame tra paziente cronico e farmacia competente; l'affermazione del ruolo della farmacia sul territorio per
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Tema Farmacia - N.9 - ottobre 2013
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quanto riguarda il tema l'appropria tezza dei trattamenti: aderenza alla terapia, farmacovigilanza, educazione
ai corretti stili di vita che sono i tre pilastri fondamentali della nostra professione." Prosegue Palandri: "Noi
consideriamo questo accordo una prima applicazione pratica della legge sulla farmacia dei servizi." Nel
progetto sono coinvolte tutte le farmacie della provincia di Pistoia, 72 farmacie private e 8 comunali. "Il
medico, specialista o di medicina generale, seleziona i pazienti con BPCO e Parkinson da inserire nel
protocollo." Spiega Palandri "I pazienti vengono in farmacia per la consegna dei farmaci una volta al mese,
ma prima della consegna verrà compilata insieme al paziente una scheda mensile di monito raggio della
terapia e di farmacovigilanza. Si tratta di una scheda mutuata dall'esperienza anglosassone, rimodulata e
adeguata alle esigenze dei pazienti italiani, con la quale viene verificata la corretta assunzione della terapia,
la presenza di effetti collaterali, di difficoltà di adesione alla terapia, la necessità da parte del paziente di
avere ulteriori informazioni sui farmaci che stanno assumendo. Quest'ultimo punto serve per migliorare
l'empowerment del paziente, ovvero la consapevolezza, che è un elemento importante per l'adesione alla
terapia. Se dal questionario ven gono riscontrati problemi, viene allertato il medico di medicina generale o lo
specialista, informandolo ed eventualmente suggerendo un incontro con il paziente per rivedere la terapia. O
comunque avvisandolo della non aderenza alle prescrizioni." Per il colloquio di stesura della scheda, che
richiede circa dieci minuti, è opportuno destinare un luogo dedicato della farmacia, evitando di rimanere al
banco. Se gli spazi ridotti della farmacia non lo con sentono, il farmacista può pensare di dare appuntamento
fuori dall'orario di apertura, o comunque trovare una soluzione che permetta di dedicare il tempo necessario a
spiegare al paziente tutto quello che non gli è chiaro: si pensi per esempio se dalla ASL arriva un farmaco
equivalente, al posto di una specialità, quindi un farmaco diverso da quello che una persona anziana è solita
utilizzare, anche solo per nome e colore della confezione. Il rapporto che si instaura e la qualità del tempo
dedicato si è visto che si ripercuotono positivamente sulla aderenza alla terapia. "I farmacisti pistoiesi sono
entusiasti di partecipare a questo progetto soprattutto le 20 farmacie che hanno già partecipato alla
sperimentazione MUR" sottolinea Palandri "perché hanno già visto concretamente cosa vuol dire lavorare in
questo nuovo modo: si sono resi conto di poter mostrare la propria professionalità attra verso il monitoraggio
della scheda. Il paziente vede il farmacista con occhi diversi e gli riconosce un'autorità diversa rispetto al
passato. Possiamo così dimostrare la nostra insostituibilità nella gestione del farmaco e del paziente." Una
parte importante, anche in termini di tempo per il farmacista, è la formazione. "Abbiamo per questo
organizzato corsi nel mese di maggio, di giugno, ed un altro in settembre: si tratta di incontri che spiegano il
progetto ma soprattutto la terapia farmacologica delle due patologie. Per questo sono stati coinvolti anche
medici specialisti che hanno aderito con molto inte resse all'iniziativa, accogliendo con entusiasmo questo
nuovo modo di lavorare sul territorio" perché, prosegue Palandri "sono contenti di avere una figura qualificata
sul territorio, che possa verificare l'aderenza alla terapia." Conclude la Presidente Palandri: "Con questo
progetto vogliamo che la farmacia sia protagonista nella gestione e nella distribuzione del farmaco. Lo scopo
è duplice: permettere all'ASL di risparmiare e a noi di ritornare professionisti insostituibili; vogliamo dimostrare
nei fatti che collaborare con noi porta ad un risparmio, perché attraverso la scheda non si risparmia solo in
termini di farmaci, ma un paziente meglio curato richiede anche meno accessi al pronto soccorso, meno
ricoveri, meno visite ambulatoriali, meno esami clinici. Una parte di queste risorse che l'ASL risparmia,
possono essere utilizzate per pagare i servizi della farmacia." Un primo passo verrà fatto nel prossimo anno,
infatti "Nel progetto è previsto che ad ottobre ci sia una verifica del lavoro svolto dai farmacisti, ed una
quantificazione del valore della compilazione della scheda, per essere retribuito a partire dal gennaio 2014".
X X Progetto diabete in Piemonte Il Progetto Diabete in Piemonte nasce un anno e mezzo fa con tre
protagonisti: Federfarma Piemonte, FOFI, e le due università piemontesi, Torino e Novara, con le facoltà di
medicina e far macia. "L'idea è quella di dimostrare che la farmacia può essere di supporto nella gestione del
paziente, lavorando in rete con gli specialisti e i medici di medicina generale." Spiega Massimo Mana, pre
sidente Federfarma Piemonte "Siamo partiti con una importante formazione in tema di diabete: 1500
farmacisti di 900 farmacie piemontesi hanno partecipato a corsi della durata di 8 ore tenuti da 40 specialisti
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Tema Farmacia - N.9 - ottobre 2013
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diabetologi. Per il 2014 è prevista la formazione di altri farmacisti, in modo di arrivare a 1500 farmacie
formate." Ad ottobre 2013 parte la seconda fase che prevede due test di screening: con uno si vuole
individuare i soggetti a rischio, o quelli malati che ancora non lo sanno, sopra i 45 anni; e un secondo test per
verificare l'aderenza terapeutica. In entrambi i test, validati da un epidemiologo e approvati dal comitato etico
dell'ASL To2, è prevista l'individuazione della situazione econo mica del paziente, perché è stato considerato
un fattore importante. "Il test per i soggetti a rischio prevede una serie di facili domande - età, sesso, altezza,
peso, circonferenza vita, attività fisica, familiarità con il diabete - che danno un profilo di rischio: in base al
risultato si propone al paziente di fare un profilo lipidico e una glicemia, si danno suggerimenti e indicazioni su
stili di vita, oppure si rinvia il paziente al medico di medi cina generale." Spiega Mana "Per sottoporre il test ai
clienti della farmacia, il farmacista guarderà ad alcune caratteristiche: se per esempio acquista farmaci per il
diabete per familiari, se il soggetto è evidentemente sovrappeso, oppure se la persona ha più di 45 anni." Il
test è registrato in rete, tra tutte le farmacie, con il codice fiscale del paziente; non è pertanto possibile
eseguire più volte il test; inoltre i test sono a disposi zione dell'epidemiologo, che potrà verificare nel tempo
quanti sono diventati effettivamente diabetici, quanti si sono recati dal medico. Il secondo test, destinato alle
persone già malate, pre vede una serie di domande per verificare l'aderenza alla terapia: se il paziente viene
seguito adeguatamente dal medico, se sta seguendo correttamente la terapia prescritta, se è in cura per più
patologie, se assume correttamente i farmaci prescritti, nelle dose e nelle forme indicate. A seconda del
risultato del test, anche in questo caso si rimanda al medico di medicina generale o allo specialista, se
emergono problemati che di aderenza alla cura. "L'obiettivo" sottolinea Mana "è trovare almeno il 50% dei
130mila soggetti a rischio in Piemonte che non sanno di esserlo, inviarli al medico prima che compaia la
malattia, per fare una concreta prevenzione". Ma, prosegue Mana, "c'è uno scopo più ampio del progetto
ovvero dimostrare che è possibile gestire al meglio sul territorio una patologia cronica, come il diabete, facen
do collaborare farmacista, medico di base e specialista, abbattendo i costi. L'obiettivo finale è anche
aumentare la redditività della farmacia di comunità sfruttando al meglio le conoscenze apprese sulla patologia
per consigliare prodotti dedicati, che risolvano problemi legati alla patologia, senza creare danni, allestendo lo
scaffale, anche solo virtuale, della patologia; inoltre si avrebbero strumenti e risultati da far valere nella
riforma della remunerazione. In un'ottica più ampia di gestione del paziente e di salvaguardia della sua
salute, amplian do in futuro il progetto ad altre patologie come BPCO, dislipidemie, fibrillazione atriale. ?
Distribuzione in farmacia in Sicilia Lo scorso 19 agosto l'assessorato regionale alla Salute, ha sottoscritto con
Federfarma Sicilia, un accordo, per affidare a tutte le 1.400 farmacie dell'Isola il servizio di consegna ai
pazienti cronici, con terapia prescritta dagli ospedali a seguito di dimissione da ricovero o dagli ambulatori
specialistici delle Asp, dei farmaci inseriti nel prontuario della distribuzione diretta. I farmaci finora erano
disponibili solo presso le poche e lontane farmacie delle stesse Aziende sanitarie. "Inseguiamo questo
accordo da cinque anni." spiega Franco Mangano, Presidente Federfarma Sicilia "Riteniamo interessante
l'accordo perché comprende tutto il Pht in esclusiva. Quindi tutti i farmaci del Pht dovranno passare dalla
farmacia. Inoltre risulta fondamentale per garantire all'utenza un diritto alla cura che in un territorio come il
nostro, può diventare anche molto difficile. Ci sono località che distano dal centro di distribuzione pubblico del
farmaco anche 80 chilometri: un viaggio molto oneroso per pazienti e le loro famiglie. Per questo ritengo che
questo accordo potrà migliorare molto l'aderenza alla terapia di tanti pazienti." E conclude "Nello stesso
accordo abbiamo previsto anche l'avvio del servizio di prenotazione e pagamento ticket e ritiro referti a carico
del cittadino che vuole utilizzarlo. Inoltre l'impegno per il futuro è quello di fare progetti su obesità infantile,
osteoporosi. Oltre alla disponibilità a titolo gratuito allo screening del tumore al colon retto."
il Dossier farmaceutico entra nel Fascicolo sanitario elettronico Grazie ad un emendamento al 'Decreto Fare',
proposto da Andrea Mandelli, senatore e Presidente FOFI, il dossier farmaceutico sarà inserito nel fascicolo
sanitario elettronico. "Prevedere il dossier farmaceutico all'interno del Fascicolo sanitario elettronico è un
elemento fondamentale: è il solo modo per far sì che sia possibile ricostruire la storia farmacologica del
paziente rendendola disponibile sia al medico curante, sia allo specialista sia al farmacista." sottolinea
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03/11/2013
Tema Farmacia - N.9 - ottobre 2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Mandelli "ed è importante che l'aggiornamento sia condotto dal farmacista, perché solo così è possibile
tracciare sia le prescrizioni a carico del ssn, sia i farmaci acquistati direttamente dal paziente, si tratti di
farmaci etici prescritti su ricetta bianca o di medicinali da banco." e continua: "il dossier farmaceutico è la
piattaforma sulla quale si innestano tutte le nuove prestazioni professionali del farmacista, a cominciare
dall'Mur, ed è anche la piattaforma sulla quale possono interagire medico curante e farmacista." Con il
dossier, continua Mandelli "c'è la possibilità di avviare un reale controllo dell'aderenza del paziente alle
indicazioni del medico, dal momento che è possibile verificare se i medicinali vengono poi effettivamente
dispensati in base alla necessità della terapia impostata dal curante o se le ricette restano nel cassetto del
paziente."
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 04/11/2013
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SANITÀ NAZIONALE
4 articoli
04/11/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Se tocca al veterinario salvarci dalle malattie
ELENA DUSI
UN BARBONCINO di 11 anni e un professore di 63 hanno qualcosa in comune. L'Alzheimer. Una tigre di 19
anni e una psicoterapeuta di 57 stanno entrambe combattendo contro un cancro al seno. Un delfino bianco
ha sviluppato la stessa anoressia di una ginnasta di 19 anni. Ma se gli uomini condividono con gli animali il
60% delle malattie, perché medici e veterinari non si parlano più spesso? A PAGINA 39 Un barboncino di 11
anni e un professore di letteratura di 63 hanno una cosa in comune. L'Alzheimer. Una tigre di 19 anni e una
psicoterapeuta di 57 stanno entrambe combattendo contro il cancro al seno. Un delfino bianco della specie
dei beluga, chiuso in un acquario, ha sviluppato la stessa forma di anoressia di una ginnasta di 19 anni.
Ma se gli uomini condividono con gli animali il 60% delle malattie, perché medici e veterinari non si parlano
più spesso? Da questa domanda è nato Zoobiquity, un congresso che si è svolto sabato a New York con 300
partecipanti equamente divisi fra terapeuti dell'uomo e degli animali. Di ogni patologia si è discusso con due
specialisti sul palco. Uno ha presentato un caso clinico preso dal mondo degli umani, l'altro dal mondo di
mammiferi o uccelli. La mattinata della conferenza si è svolta alla Rockefeller University. Il pomeriggio allo
zoo del Bronx. Qui i medici dei bipedi hanno cercato di riconoscere i sintomi dell'epilessia nei gorilla, i disturbi
della menopausa in una tigre anziana, la malaria che colpisce i pinguini estirpati dal loro ambiente. «Ho
imparato qualcosa dai miei colleghi medici che potrò usare da domani sui miei pazienti animali. E forse i miei
colleghi medici hanno imparato qualcosa da me che potrà tornare utile nei loro ambulatori» ha commentato
Richard Goldstein, il veterinario che dirige l'Animal Medical Center di New York.
È normale che gli animali nei laboratori vengano usati per studiare malattie e testare nuovi farmaci. E i nuovi
virus che emergono dalle specie selvatiche (aviaria, Sars, Hiv) sono tenuti sotto controllo per evitare
epidemie.
Ma l'idea di Zoobiquity è diversa: mettere Homo sapiens e i suoi problemi di salute sullo stesso piano dei
problemi delle altre specie. «Ero una normale cardiologa. Mi occupavo di colesterolo e pressione alta»
racconta l'organizzatrice Barbara NattersonHorowitz. La professoressa dell'università della California un
giorno nel 2005 fu chiamata a visitare una scimmia con scompenso cardiaco allo zoo di Los Angeles.
«Quell'episodio mi aprì gli occhi. La salute è un concetto unitario. E ogni medico va considerato come un
veterinario, dal momento che ha degli animali come pazienti». Tre anni fa, per raccontare le sue escursioni
tra un versante e l'altro della barriera che (non) divide uomini e altre specie, Barbara Natterson-Horowitz
scrisse il libro Zoobiquity e inaugurò il convegno che quest'anno siè svoltoa New York. Qui si è discusso di un
farmaco per contrastare l'epidemia di cancro dei diavoli della Tasmania, che potrebbe un giorno aiutare sia i
cani e i gatti che i loro padroni.
Analogamente, un vaccino sviluppato per il melanoma dei cani all'Animal Medical Center ora è in
sperimentazione sugli uomini al Memorial Sloan-Kettering.
«Gli animali sono modelli per studiare le patologie umane. Poiché la loro vita dura meno, la progressione
della malattia è più facile da seguire» spiega Goldstein.
Oltre ai problemi di salute, i bipedi condividono con gli altri mammiferi anche cattive abitudini e
comportamenti insalubri. Nella sezione più curiosa del convegno siè parlato di alci ubriache, di gatti contagiati
dall'epidemia di obesità o al contrario di maiali con l'anoressia, di scimpanzé che come gli uomini affrontano
una sorta di crisi di mezza età, di animali da compagnia affetti da ansia e di cani-soldato di ritorno dalla
guerra con sindrome da stress post traumatico.
L'alcolismo non è sconosciuto neanche al mondo animale. Le mele cadute d'autunno fermentano sul terreno
e vengono mangiate dagli alci. Un uccellino chiamato beccofrusone dei cedri ama ubriacarsi con le bacche di
un arbusto brasiliano. Ma il più resistente di tutti si chiama ptilocerco ed è un piccolo mammifero che si nutre
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 04/11/2013
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R2
04/11/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 04/11/2013
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del nettare fermentato dei fiori di una palma della Malesia. Tanto è abituato a questa alimentazione ad alta
gradazione alcolica da aver sviluppato una soglia di tolleranza record per il mondo animale, molto superiore
al limite legale deciso dagli uomini. Carpire il segreto della resistenza dello ptilocerco sarà utile anche a noi.
Per produrre magari un giorno un farmaco che ci permetta di guidare dopo una serata alcolica.
Le malattie
LA MALARIA DEI PINGUINI La malaria attacca pinguini e altri uccelli ovunque a eccezione dei poli. A rischio
i pinguini degli zoo IL DIABETE NEI DELFINI I delfini in acquario a volte hanno il diabete. Ma, non si sa
come, ne guariscono LE ALCI UBRIACHE Spesso in autunno le alci si ubriacano mangiando mele fermentate
LA DEMENZA DEI CANI Anche i cani anziani possono soffrire di demenze e di Alzheimer STAMINALI E
SALAMANDRE Le salamandre fanno ricrescere gli arti amputati.
Possono insegnarci i segreti delle staminali
PER SAPERNE DI PIÙ www.zoobiquity.com www.onehealthinitiative.com
04/11/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Un'antica amicizia nata in farmacia
GIOVANNI PONS
MILANO GA LEOTTA fu una farmacia. Il rapporto di amicizia tra la famiglia Peluso-Cancellieri e i Ligresti
nacque nella zona sud di Milano, quartiere Vigentino. Lì si trasferì, ai primi anni 70, Sebastiano "Nuccio"
Peluso, siciliano di Palazzolo Acreide.
MILANO PER aprire una farmacia. E poco dopo apprese che al piano superiore si trovava lo studio medico
di un suo conterraneo, un certo Antonino Ligresti. Non ci volle molto e cominciarono le frequentazioni, le
partite a tennis, le cene.
Anche se le carriere professionali hanno seguito strade diverse. Antonino, medico cardiologo, in pochi anni
riuscì a costruire uno dei poli più importanti della sanità privata in Lombardia, che comprende l' Istituto
Galeazzi, i policlinici San Pietro (Bg) e San Marco (Zingonia)e le case di cura Città di Milano e Madonnina.
Un piccolo impero parallelo a quello ben più grande che il fratello Salvatore, giunto a Milano alla fine degli
anni'50, fa crescere intorno all'attività immobiliare e all'edilizia a cui poi si aggiungono le assicurazioni.
Nuccio Peluso, invece, ha seguito la moglie Anna Maria Cancellieri, oggi ministro della Giustizia, tutta la vita.
«Sono orgoglioso di lei e dei suoi successi. Se li merita tutti, perché è splendida», disse quando nel 2010 lei
viene nominata commissario prefettizio a Bologna dopo essere stata prefetto a Vicenza, Bergamo, Brescia,
Catania e Genova. Schivo e riservato, Nuccio Peluso pesa le parole perché non vuole correre il rischio di
«interferire con il suo lavoro», ma si lascia andare quando parla di lei. «Io ho fatto il farmacista tutta la vita.
Avevo una farmacia in Sicilia, e poi ne ho aperto una a Milano. Da qualche anno sono in pensione e vivo la
vita che mi è sempre piaciuta. All'aria aperta, in campagna, stando a contatto con la natura e facendo sport,
soprattutto». E' facile capire che l'incontro degli anni '70 tra i Peluso e Antonino è di quelli che pesano, anche
perché nel corso del tempo porta con sè l'avvicinamento a Don Salvatore, notoriamente più spregiudicato e
con modi di fare da famiglia d'altri tempi. Il grande costruttore della Milano da bere ama invitare amici, politici
e personaggi delle istituzioni nelle sue tenute durante i week end. La Cascina alle porte di Milano, la tenuta
Cesarina appena fuori Roma, il villaggio Tanka Village in Sardegna. I Peluso frequentano le cene, Anna
Maria Cancellieri diventa amica di Lella Fragni, compagna di Salvatore, anche se la frequentazione non arriva
alle vacanze insieme. Assistono con distacco quando Salvatore, entrato nelle grazie di Cuccia, viene
arrestato con l'accusa di corruzione nei difficili anni di Tangentopoli. La sua potenza si misura quando riesce
a farsi mandare in ospedale per motivi di salute, finendo proprio alla Madonnina del fratello Antonino.
L'impero del costruttore fu salvato da Mediobanca tanto che una decina d'anni più tardi alla Sai venne offerta
la possibilità di prendere la Fondiaria, sfilata alla scalata degli Agnelli. Intanto la sciagura del Galeazzi, con la
morte di undici persone nella camera iperbarica, segnano la vita e la carriera di Antonino, che nel 2003
decide di cedere le sue cliniche.E segnano anche il raffreddamento dei rapporti con il fratello Salvatore,
anche se le motivazioni dei dissidi non sono chiare. Nel prendersi la Fondiaria, che è molto più grande della
sua Sai, Salvatore agisce con le armi che conosce bene, in primo luogo quelle della vicinanza alla politica.
Negli anni '80 la sua sponda era Craxi, nei primi anni Duemila è Berlusconi l'uomo a cui si affida per
nominare al vertice dell'Isvap Giancarlo Giannini al posto di Gianni Manghetti che non vuole dare il via libera
alla fusione tra le due compagnie.
Un intervento a gamba tesa di Gianni Letta permette di scalzare il candidato prescelto fino a quel momento,
Lorenzo Pallesi, ex presidente dell'Ina. Un altro tassello si incastra con l'arrivo alla Consob di Lamberto
Cardia, altro caposaldo del potere ligrestiano di quegli anni, con il figlio Marco che presta pregiate consulenze
alle società del gruppo. Ma anche Pier Giorgio Peluso, classe 1968, il figlio del farmacista Nuccio, in quegli
anni si fa le ossa nelle stanze di Mediobanca, poi passerà in Capitalia e quindi in Unicredit. E' bravo e ci sa
fare ma dovunque vada si imbatte nelle società dei Ligresti: Fondiaria, la holding Premafin e le immobiliari
Sinergia e Imco, tutte piene di debiti e di problemi da risolvere. Quando nel maggio 2011 si decide il suo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 04/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I personaggi
04/11/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 04/11/2013
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passaggio in Fonsai, Salvatore è contentissimo, pensa di essersi messo in casa uno di famiglia. Ma dopo
qualche mese capisce che non è così e il suo giudizio sul figlio del ministro diventa improvvisamente
tagliente.
Foto: IL MINISTRO E IL MARITO Sopra, la sede di Fonsai a Milano. A destra, il ministro della Giustizia
Annamaria Cancellieri con il marito Sebastiano Peluso AMICO Antonino Ligresti, medico, fratello del
finanziere Salvatore FRAGNI La compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, amica del ministro
Cancellieri
04/11/2013
La Stampa
Pag. 45
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Un esame indolore del Dna al posto del "Paptest"
Cambia lo screening contro il tumore C al collo dell'utero «In attesa del nuovo test non abbandonate i controlli
attuali»
MARCO ACCOSSATO
Contro il cancro al collo dell'utero l'analisi del Dna sta per sostituire il Pap test, e il Piemonte sarà regione
capofila del nuovo screening.A tre anni esatti di distanza da quando l'équipe torinese dell'épidemiologo
Guglielmo Ronco annunciò i primi ottimistici risultati del nuovo esame, stamattina la rivista
internazionale«The Lancet » pubblica l'intero studio coordinato dal medico torinese, condotto - oltre che dai
ricercatori del Centro Prevenzione Oncologico e delle Molinette - anche da studiosi svedesi del Karolinska
Institutet di Stoccolma, inglesi della London School of Hygene e dell'Università di Manchester, olandesi della
Vrje Universitet di Amsterdam. «Lo screeneng con test Hpv permette di ridurre del 60-70 per cento l'incidenza
dei tumori invasivi del collo dell'utero rispetto al Paptest », si legge a corredo dello studio che ha coinvolto
175 mila donne reclutate in quattro grandi indagini condotte in Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia.
Menodonnemalate «Questo studio - non esita a commentare il professor Ronco - è un tassello fondamentale
che dimostra la superiorità del testHpv rispetto al Pap test: le donne sottoposte all'esame Hpv si sono
ammalate meno rispetto a quelle invitate al Pap test». Per questa ragione, nel commento all'articolo su The
Lancet, Sandra Isidean ed Eduardo Franco della Mc- Gill University di Montreal sostengono che «è
estremamente probabile che il futuro dello screening cervicale, nei Paesi sviluppati, preveda il test Hpv come
esame primario ». Ciò significa che il pap test non perde completamente la propria validità e importanza, e le
donne non devono assolutamente abbandonare l'esame finché sarà utilizzato come screening, ma la stessa
Regione Piemonte ha già stabilito il passaggio al nuovo test nel programma «Prevenzione Serena»: la
delibera della Giunta del 23 aprile scorso fissa il passaggio nell'arco dei prossimi cinque anni. Un
cambiamento che riguarderà tutte le donne residenti in Piemonte fra i 30 e i 64 anni di età, poiché sotto i 30
anni il test sul Dna rileva ancora molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, col rischio elevato di
costringere le più giovani a esami e trattamenti inutili. Ma sopra i 30 anni, il programma di screening inviterà
sempre meno donne a sottoporsi al Pap test e sempre più a fare quello Hpv, finché tutte saranno passate ai
controlli sul Dna. Per ragioni di equità - è specificato - si utilizzerà un criterio casuale di invito per suddividere
le donne tra chi farà il test Hpv da subito e chi sarà sottoposta al nuovo esame successivamente. Mille
vittimeogni anno Il cancro alla cervice uterina provoca ogni anno mille vittime. Tremila i nuovi casi ogni anno:
il 6,2 per cento delle donne corre il rischio di sviluppare questo tipo di tumore fra 0 e 74 anni di età. E mentre
in tutta Italia è stato ancora recentemente rilanciato il vaccino contro il papilloma virus, lo studio torinese
aveva dimostrato già nel 2010 che è possibile bloccare le cellule cancerogene molto prima che le lesioni
degenerino nella malattia. Dicono i ricercatori: «Questo è il primo studio che ha valutato su larga scala
l'effetto dello screening basato sul test Hpv rispetto a quello basato sul Pap test nel prevenire tumori
invasivi». Studio che «ha anche permesso di definire quali sono i metodi ottimali di screening per evitare
esami e trattamenti inutili: intervalli fra un controllo e l'altro, età delle donne, tipi di approfondimento per le
donne che risultano positive al test». In particolare, i risultati dimostrano che «l'aumento della protezione
riguarda soprattutto la fascia di età compresa fra i 30 e i 35 anni, e lo screening con test Hpv ogni 5 anni è più
protettivo dello screning con Pap test ogni 3 anni». La differenza fra gli screening Pap test ed esame Hpv
basato sul controllo del Dna sono esami completamente diversi: «Conilpaptest spiega il professor Guglielmo
Ronco che ha coordinato lo studio internazionale pubblicatosu" TheLancet"siprelevanocelluledel
collodell'utero, si striscianosuunvetrinoe si osservano al microscopio per vedere se presentano alterazioni. Il
test dell'Hpv è invece un esame biochimico che va alla ricerca del materiale genetico presente nel virus ».
Grazie alla maggiore tempestività della diagnosi si possono allungare gli intervalli fra un controllo e l'altro.
Inoltre: «Mentre con l'esame citologico siamo in grado di prevenire più dell'80 per cento dei tumori, con
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il caso
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l'analisi del Dna il nostro studio ha dimostrato che si intercetta il 100 per cento dei tumori della cervice
uterina». 1.000 vittime Il numero di donne che muoiono ogni anno in Italia per cancro alla cervice uterina
3.000 nuovi casi Il numero di nuove diagnosi di tumore alla cervice fatte ogni anno in Italia
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Sclerosi multipla e Sindrome di Sjogren Più di una semplice
associazione?
La Sindrome di Sjogren è una malattia cronica autoimmunitaria che può dare origine a complicanze
sistemiche. Quando interessa il sistema nervoso centrale determina un quadro lesionale simile a quello che si
osserva nella sclerosi multipla
Gianni Masi, Pasquale Annunziata Dipartimento di Scienze Medich
La Sindrome di Sjogren (SS) è caratterizzata dalla presenza di infiltrati di cellule mononucleate e
conseguente degenerazione progressiva delle ghiandole esocrine [1]. Può insorgere in maniera isolata (SS
primaria) oppure presentarsi in associazione con altre malattie autoimmuni reumatologiche (artrite
reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerosi sistemica) (SS secondaria) [1]. Colpisce una quota di
soggetti compresa tra l'I e 3 per cento della popolazione generale, con netta prevalenza del sesso femminile
(rapporto femminermaschi 9:1) e si manifesta generalmente durante la quarta-quinta decade di vita [1].
CARATTERISTICHE CLINICHE L'aspetto clinico distintivo è la cosiddetta "sindrome sicca", dovuta all'atrofia
e ridotta funzionalità delle ghiandole lacrimali e salivari, caratterizzata da xeroftalmia e xerostomia. La
xeroftalmia si manifesta con secchezza degli occhi, bruciore e sensazione di corpo estraneo e predispone a
danno corneale e infezioni oculari ricorrenti, che a lungo termine possono portare a compromissione della
vista. La xerostomia determina secchezza della bocca con necessità di bere frequentemente e può essere
responsabile di complicanze dentali, candidosi orale, cheilite angolare e tumefazione bilaterale delle
ghiandole parotidi. Lo spettro di presentazione clinica della malattia è così ampio che, oltre alle
manifestazioni locali di disfunzione delle ghiandole esocrine, si possono osservare anche complicanze
sistemiche maggiori come la vasculite, prevalentemente dei piccoli vasi, il coinvolgimento polmonare
(malattia polmonare interstiziale) e renale (nefrite tubulare interstiziale con o senza acidosi tubulare renale).
Sintomi costituzionali come fatica cronica, febbricola e mialgie sono frequenti e possono limitare
profondamente l'attività dei pazienti. Artralgie e artrite sono diagnosticate in più della metà dei pazienti e sono
caratterizzate da un interessamento poliarticolare. bilaterale e simmetrico a carico delle articolazioni
metacarpofalangee, metatarsofalangee, delle caviglie, delle spalle e dei polsi [1]. La complicanza più grave
che può verificarsi nell'ambito della SS è l'insorgenza di malattie linfoproliferative, che avviene in circa il 5 per
cento dei casi, tra cui il linfoma a cellule B e il mieloma multiplo [2]. La diagnosi viene posta facendo
riferimento ai criteri di classificazione internazionali elaborati dall'American European Consensus Group nel
2002 e comprendenti 6 parametri: sintomi oculari, sintomi orali, segni oculari, segni orali, istopatologia e
sierologia. La SS è diagnosticata quando sono soddisfatti almeno 4 dei 6 criteri elencati nella Tabella 1 , con
positività obbligatoria del criterio istopatologico e di quello sierologico [3]. La maggior parte dei pazienti
necessita di un trattamento per alleviare i sintomi della sindrome sicca e la terapia di prima linea consta di
metodi di lubrificazione locale, come lacrime artificiali per la xeroftalmia e gel idratanti del cavo orale o
collutori che agiscono come sostituti salivari per la xerostomia. La terapia di secondo livello è costituita dai
farmaci colinergici, in particolare pilocarpina assunta per via orale. Il trattamento delle manifestazioni
sistemiche della SS si avvale di corticosteroidi, idrossiclorochina, immunosoppressori (azatioprina,
methotrexate. micofenolato mofetile) e infusione endovenosa di immunoglobuline. Nell'ambito delle terapie
biologiche sono stati ottenuti risultati promettenti soprattutto con gli anticorpi monoclonali diretti contro i
linfociti B. e la maggiore esperienza è stata raggiunta con il rituximab (anti-CD20) [1].
1MMUNOPATOGENESI La patogenesi della SS non è pienamente conosciuta e consiste in una
combinazione di suscettibilità genetica ed esposizione a fattori ambientali come infezioni, ormoni e vitamine.
Dal punto di vista immunopatogenetico sono documentate alterazioni del sistema immunitario sia per quanto
riguarda l'immunità innata sia per quanto riguarda l'immunità acquisita. L'evento iniziale che causa il danno
delle ghiandole salivari è sconosciuto, ma è stato ipotizzato un possibile ruolo delle infezioni virali (è stata
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PATOLOGIE AUTOIMMUNI
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dimostrata un'associazione con HTLV1, EBV, HCV, HIV); l'infezione fornirebbe antigeni ai recettori Toll-like,
localizzati sulle cellule dendritiche ed epiteliali delle ghiandole salivari, attivandoli a presentare molecole MHC
di classe 2 e a secernere citochine, in particolare l'INF di tipo 1, che è in grado di indurre l'espressione di
numerosi geni proinfiammatori e antivirali. Una volta che è stata innescata l'immunità innata con conseguente
secrezione di citochine quali il fattore attivante le cellule B (BAFF), l'interleuchina-21 (IL-21) e l'interleuchina12 (IL-12), entra in gioco anche l'immunità acquisita caratterizzata dai linfociti T e B che migrano dal sangue
periferico nel parenchima delle ghiandole salivari, interagiscono con le cellule epiteliali e dendritiche che
funzionano come cellule presentanti l'antigene (tra gli antigeni presentati in particolare SSA e SSB), vengono
attivati e causano un danno ghiandolare mediante un meccanismo diretto infiammatorio. Un altro
meccanismo proposto è quello di un danno neuronaie immuno-mediato. Le ghiandole salivari sono innervate
dal sistema nervoso parasimpatico che utilizza come neurotrasmettitore l'acetilcolina per attivare i recettori
muscarinici M3, espressi sulle cellule epiteliali ghiandolari; pertanto il danneggiamento di tali recettori da
parte di autoanticorpi potrebbe essere responsabile della patologia esocrina. La SS è quindi una malattia
mediata dall'INF di tipo 1. Inizia con un'alterazione dell'immunità innata e prosegue, attraverso l'incrementata
secrezione di certe citochine proinfiammatorie, con il coinvolgimento anche del braccio acquisito della
risposta immunitaria caratterizzato da infiltrazione delle ghiandole salivari da parte di linfociti T e attivazione
dei linfociti B con conseguente produzione di anticorpi, che amplificano il danno immunitario sia strutturale
che neuronaie a carico delle stesse [ 1 ]. La SS è sostanzialmente una malattia organo-specifica che colpisce
le ghiandole esocrine, ma tende a estendersi al sistema nervoso centrale (SNC) determinando un quadro
lesionale che mima quello della SM. Al momento il meccanismo immunopatogenetico non è del tutto chiaro,
ma si può ipotizzare un meccanismo di mimetismo molecolare tra antigeni dell'epitelio ghiandolare e antigeni
del SNC. Ulteriori studi sull'immunopatogenesi della SS potrebbero aprire nuovi scenari relativi alla terapia
delle complicanze sistemiche di questa malattia. Per adesso sono stati ottenuti risultati positivi con anticorpi
monoclonali diretti contro i linfociti B, ma la casistica è comunque molto limitata. Nuove alternative
terapeutiche in futuro potrebbero essere rappresentate dagli agenti diretti contro alcune citochine "chiave"
nella patogenesi della SS, in particolare l'INF di tipo 1 el'IL-6[l]. ASPETTI NEUROLOGICI II coinvolgimento
neurologico avviene in circa il 20 per cento dei pazienti con SS primaria e possono essere colpiti sia il
sistema nervoso periferico (SNP) che quello centrale [4]. La modalità di interessamento del SNP è ben
definita e sono riportati casi di neuropatia sensitiva non atassica, neuropatia sensitivo-motoria, neuropatia
sensitiva atassica, mononeuropatia multipla, poliradicoloneuropatia cronica e neuropatie craniche [4] [5].
Risulta più complessa la questione riguardante la relazione tra SS e SNC. Le manifestazioni a carico del SNC
sono rare ed eterogenee, potendo interessare l'encefalo, il midollo spinale e il nervo ottico. Si osservano
pertanto quadri neurologici caratterizzati da: emiparesi, afasia, sintomi cerebellari, sintomi tronco-encefalici,
alterazioni della sensibilità, mielite acuta, mielopatia cronica, neurite ottica. Nella maggior parte dei casi i
sintomi neurologici precedono la diagnosi di SS e sono focali [4] [6]. Alexander e coli, nel 1986, descrissero
20 pazienti affetti da SS primaria con un coinvolgimento del SNC che mimava dal punto di vista clinico, delle
alterazioni ai potenziali evocati e del pattern liquorale, la sclerosi multipla (SM) [7]. In ognuno di questi
pazienti erano soddisfatti i criteri per diagnosticare una SM definita e infatti questa era la prima diagnosi che
avevano ricevuto. Il quadro neurologico insorgeva in età giovane-adulta ed era caratterizzato da eventi
multifocali interessanti sia l'encefalo (deficit di forza e/o di sensibilità, deficit dei nervi cranici, disturbi
cerebellari) sia il midollo spinale (paraparesi, vescica neurologica) con un decorso che nell'80 per cento dei
casi era di tipo recidivante. Circa il 60 per cento dei pazienti presentava durante il decorso della malattia un
episodio di neurite ottica o un interessamento silente del nervo ottico testimoniato dal riscontro di alterazioni
ai potenziali evocati visivi. Manifestazioni psichiatriche, soprattutto depressione, e risposte anormali ai
potenziali evocati multimodali erano comuni. Il pattern liquorale era caratterizzato da un elevato IgG index, da
una lieve pleiocitosi linfocitaria e dalla presenza all'isoelettrofocusing, nell'89 per cento dei casi, di bande
oligoclonali. Tutti questi pazienti avevano i sintomi della sindrome sicca e, sulla base del risultato della
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biopsia delle ghiandole salivari minori, soddisfacevano i criteri per la diagnosi di SS primaria. Gli Autori, dopo
aver evidenziato le numerose analogie, analizzarono anche le divergenze: la polineuropatia, la miosite e la
vasculite potevano far parte del quadro clinico della SS, ma non erano mai presenti nella SM così come, dal
punto di vista sierologico, elevati valori della velocità di eritrosedimentazione e soprattutto la presenza degli
anticorpi anti-SSA/Ro e anti-SSB/La. Infine la terapia corticosteroidea migliorava l'attacco neurologico acuto
come anche nella SM, ma, a differenza di quello che accadeva in quest'ultima, determinava anche la
riduzione di numero e di intensità delle bande oligoclonali nel liquor. ASSOCIAZIONE TRA SS E SM Dopo il
lavoro di Alexander e coli., negli anni seguenti sono stati effettuati vari studi sull'associazione tra SS e SM
(Tabella 2). Quattro dei cinque studi esistenti hanno dimostrato una prevalenza di SS primaria tra i pazienti
con SM compresa tra lo 0 e il 3,3 per cento, sovrapponibile a quella attesa nella popolazione generale [8-10,
13], Un quinto studio, invece, ha dimostrato una prevalenza di SS primaria in un gruppo di pazienti con SM
primariamente progressiva decisamente più elevata (16,7 per cento) rispetto a quella attesa nella
popolazione generale [11]. La SS primaria può svilupparsi nei pazienti con SM anche dopo molti anni
dall'esordio della malattia e nel corso di terapia con interferone-beta (INF-(3), sia pure con effetti positivi,
sollevando la questione se essa sia una conseguenza della terapia immunomodulante, come accade per
altre malattie autoimmunitarie, oppure si verifichi nell'ambito di un background immunologico comune con
quello della SM. Da qui deriva l'indicazione a ricercare segni clinici e dati di laboratorio suggestivi di SS nei
pazienti con SM durante il trattamento con INF-|3 [12]. E quindi oggi definitivamente accettato che la SS
primaria con coinvolgimento del SNC possa mimare la SM e che le due malattie possano coesistere nello
stesso individuo, anche se la reale prevalenza non è ancora del tutto definita. La storia dell'associazione tra
SS e SM si è arricchita di un nuovo capitolo nel 2011, grazie alla pubblicazione del più grande studio
multicentrico finora realizzato, comprendente 440 pazienti [13]. Tale studio ha confermato la bassa
prevalenza della SS nei pazienti affetti da SM, nell'ambito di una casistica più ampia rispetto ai precedenti
studi, e ha inoltre dimostrato come nei pazienti con SM possa verificarsi l'insorgenza dei sintomi di SS senza
giungere allo sviluppo clinico della malattia. Le caratteristiche cllniche della sindrome sicca, xeroftalmia e
xerostomia, possono presentarsi durante il decorso della SM, indipendentemente o meno dalla terapia
immunomodulante, e tendono ad aumentare nelle forme progressive con un più elevato grado di disabilità
valutato con la scala EDSS. La frequenza dei sintomi di SS è maggiore nei pazienti con disturbi cognitivi e
correla con una bassa attività infiammatoria di SM. Il fatto che nei malati di SM possano insorgere secchezza
oculare e orale, senza arrivare mai a un quadro di SS primaria, induce a ipotizzare un differente meccanismo
patogenetico sottostante la xeroftalmia e xerostomia nella SM, dove tali sintomi potrebbero essere associati
con una disfunzione del sistema nervoso autonomo. Nella SM la disfunzione autonomica è eterogenea e può
coinvolgere il sistema nervoso sia parasimpatico che simpatico. In questa coorte di pazienti non sono stati
indagati specificamente i disturbi disautonomici, ma l'associazione dei sintomi di SS con un più alto punteggio
EDSS è coerente con la significativa relazione che esiste tra la disfunzione del sistema parasimpatico e la
progressione della disabilità nella SM. La conclusione derivante da questo studio è la raccomandazione che
bisogna sempre ricercare i sintomi di SS nei pazienti affetti da SM, sia in quelli in terapia con INF che in quelli
non in trattamento [13]. CONCLUSIONI Dunque, alla luce delle conoscenze finora raggiunte riguardo la
relazione fra SS e SM, è doveroso indagare la presenza di xeroftalmia e xerostomia in tutti i pazienti con SM.
Nel caso in cui l'indagine risulti positiva, bisogna effettuare lo screening strumentale e sierologico per la SS
(test di Schirmer, ricerca di anticorpi anti-SSA/Ro e anti-SSB/La) e, se tali esami danno esito positivo, l'iter
diagnostico deve essere concluso con la biopsia delle ghiandole salivari minori che consentirà di escludere
definitivamente la SS. Ulteriori studi sono necessari per chiarire le interrelazioni patogenetiche tra SS e SM.
<•2 di tessuto ghiandolare.
TABELLA 1 Criteri diagnostici dell'American-European Consensus Group per la SS 5. Coinvolgimento delle
ghiandole salivari: dimostrazione obiettiva di coinvolgimento delle ghiandole salivari mediante il risultato
positivo di almeno uno dei tre seguenti test diagnostici: El Misura del flusso salivare complessivo non
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Medico e Paziente - N.3 - ottobre 2013 - la neurologia
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stimolato: positivo quando è < 1,5 mi in 15 minuti. El Scialografia delle ghiandole parotidi: positiva quando
mostra scialectasie diffuse in assenza di ostruzione dei dotti ghiandolari maggiori. El Scintigrafia delle
ghiandole salivari: positiva quando mostra captazione ritardata, ridotta concentrazione o escrezione ritardata
del tracciante. 6. Criterio sierologico: positività nel siero dei seguenti autoanticorpi: inUBittfMtfttf El Anticorpi
anti-SSA/Ro o anti-SSB/La o entrambi. Note: per diagnosticare la sindrome di Sjogren (SS) devono essere
soddisfatti almeno 4 dei 6 criteri con positività obbligatoria del criterio istopatologico e di quello sierologico.
Fonte: modificata da Vitali C et al. Ann Rheum Dìs 2002 1. Sintomi oculari: una risposta positiva ad almeno
una delle seguenti domande: CEO Sensazione di secchezza oculare quotidiana presente da più di tre mesi?
13 Sensazione ricorrente di corpo estraneo come avere la sabbia negli occhi? El Utilizzo di lacrime artificiali
più di tre volte al giorno? 2. Sintomi orali: una risposta positiva ad almeno una delle seguenti domande:! El
Sensazione di secchezza orale quotidiana presente da più di tre mesi? E! Tumefazione ricorrente o
persistente delle ghiandole salivari in età adulta? El Necessità di bere frequentemente per facilitare la
deglutizione di cibi asciutti? 3. Segni oculari: dimostrazione obiettiva di coinvolgimento oculare mediante il
risultato positivo di almeno uno dei due seguenti test diagnostici: 12 Test di Schirmer: positivo quando
l'imbibizione della strisciolina di carta applicata al fornice congiuntivale è < 5 mm in 5 minuti. El Test del Rosa
Bengala: positivo quando lo score, secondo la scala di Van Bijsterveld, è > 4. 4. Criterio istopatologico:
evidenza di infiltrazione linfocitaria focale nella biopsia delle ghiandole salivari minori, ottenuta da una
mucosa apparentemente normale e valutata da un esperto istopatologo, con focus score > 1, definito come il
numero di foci linfocitari, adiacenti ad acini mucosi apparentemente normali e contenenti più di 50 linfociti, per
4 mm30 0 3,1 3,3 60* 192 64 16,7 0,91 440** NUMERO PAZIENTI
TABELLA 2 PREVALENZA (%) AUTORE [REFERENZA] I Studi di associazione tra sclerosi I multipla e
Sindrome di Sjogren Noseworthy et al. [8] Mirò et al. [9] Sandberg-Wollheim et al. [10] DeSezeetal. [11]
Annunziata et al. [13] Note: *la popolazione considerata nello studio è costituita da pazienti con SM primaria
progressiva; **studio multicentrico
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03/11/2013
Medico e Paziente - N.3 - ottobre 2013 - la neurologia
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
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VITA IN FARMACIA
9 articoli
04/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:619980, tiratura:779916)
I 90mila ticket non pagati in tre ospedali calabresi
Novantamila persone, tra il 2008 ed il 2012, avrebbero ricevuto prestazioni al Pronto soccorso in tre ospedali
della provincia
di Catanzaro senza pagare ticket. A scoprirlo è stata la Guardia di Finanza, che ha segnalato alla Procura
regionale della Corte dei conti sei funzionari dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. L'accusa è quella
di non avere controllato sul mancato pagamento del ticket che avrebbe provocato un danno erariale di oltre
tre milioni di euro. Gli ospedali a finire sotto la lente degli inquirenti sono quelli di Lamezia Terme, Soverato e
Soveria Mannelli. In particolare è stata acquisita ed esaminata la documentazione relativa a oltre 400 mila
accessi ai servizi di Pronto soccorso dei tre ospedali incrociando i risultati delle verifiche con le banche dati in
possesso degli stessi investigatori. L'operazione delle fiamme gialle, denominata «Free pass» proseguirà per
vedere se ci sono state irregolarità simili in altri ospedali della provincia di Catanzaro e in tutta la regione.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Accusati 6 funzionari
04/11/2013
Corriere della Sera - Roma
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Hanno sbagliato anche i medici del San Giovanni»
Il fratello di Simona: le lesioni scoperte in ritardo I funerali Durante le esequie a Vibo Valentia, i familiari
hanno chiesto giustizia: «È stata uccisa»
Fulvio Fiano
C'è l'ombra di un doppio errore nel mistero che circonda la morte di Simona Riso, la 28enne trovata senza
vita nel cortile condominiale di via Urbisaglia la mattina di mercoledì scorso. Chiamati in causa sono i medici
che l'hanno presa in cura, senza successo.
Oltre alla pista iniziale del suicidio - innescata dalle dichiarazioni del cugino che viveva con lei sulla
depressione che l'affliggeva e la dipendenza dai farmaci, poi rivelatasi una vicenda superata da anni - resta in
piedi infatti anche quella di un altro sbaglio sanitario. E non per caso a questo puntava la prima intestazione
del fascicolo del pubblico ministero Attilio Pisani, che procedeva con l'ipotesi di omicidio colposo e sembrava
voler indagare solo su eventuali ritardi nelle cure prestate alla giovane al San Giovanni.
In ambulanza Simona aveva raccontato di essere stata aggredita e violentata e così è stata ricoverata nel
reparto di Ginecologia. Qui lo stupro è stato presto scartato (la ragazza forse ha cercato di descrivere una
violenza) ma il dubbio rilanciato dalla famiglia di Simona e dal legale che la assiste, Sebastiano Russo, è che
accertamenti più mirati avrebbero forse potuto salvarle la vita: è morta attorno alle 10 a causa della crisi
respiratoria per un polmone perforato.
Si è tralasciato di controllare e intervenire in tempo sulle vere cause del decesso? La cartella clinica del
Pronto soccorso è stata sequestrata e questo dovrebbe aiutare anche a cristallizzare le condizioni della
28enne al momento di arrivare in ospedale (utile anche alle indagini in generale). Il raffronto verrà poi fatto
con i risultati definitivi dell'autopsia già effettuata dal professor Giorgio Bolino, della Sapienza. E anche la
Regione ha disposto un'indagine sull'operato del Pronto soccorso. «Siamo intervenuti tempestivamente sulla
paziente,senza tralasciare alcun aspetto», precisa la direzione del San Giovanni.
Ieri intanto si sono svolti a San Calogero (Vibo Valentia) i funerali. «Non cerchiamo vendette. Ciò che
vogliamo è soltanto giustizia per la morte di Simona, che non si è suicidata ma è stata uccisa», è stato uno
dei passaggi più significativi della lettera che una cugina ha letto nella chiesa del Sacro Cuore. Nicola, il
fratello, ha rilanciato la pista dell'omicidio forse ad opera di un conoscente mentre il parroco don Antonio
Farina nell'omelia non ha affrontato il tema delle cause della morte della giovane, esortando i familiari a
rifugiarsi nella fede per superare il dolore. «Invito soprattutto voi a farvi forza», ha detto il sacerdote,
rivolgendosi, in particolare, ai genitori, Antonio e Caterina, ed ai tre fratelli di Simona Riso.
Altri amici sono intervenuti brevemente nel corso dei funerali per ricordare la ragazza. Il feretro è stato accolto
da un lungo applauso. Il 9 novembre, quando Simona avrebbe compiuto 29 anni, ci sarà in paese una
fiaccolata in sua memoria.
Rinaldo Frignani
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La vicenda In fin di vita Nel cortile del condominio
Mercoledì 30 ottobre, Simona Riso, 28 anni, impiegata come cameriera di un hotel,
è nel cortile del condominio in via Urbisaglia, all'Appio, dove abita: è gravemente ferita e in stato
confusionale. E' una vicina di casa a dare l'allarme telefonando al 118: un'ambulanza la trasporta al San
Giovanni L'accusa «Mi hanno violentata»
Durante il trasporto in ambulanza Simona mormora una frase che insospettisce gli investigatori: «Sono stata
violentata». La ragazza viene ricoverata in codice rosso al Pronto soccorso dell'ospedale, poi il cuore cede e
muore. Gli accertamenti escludono la violenza sessuale Il fratello «Massacrata a calci e pugni»
La famiglia accusa: Simona è stata massacrata a calci e pugni. La Procura indaga per omicidio volontario. Gli
approfondimenti riguardano sia il ricovero sia gli ultimi giorni di Simona. Si verificano messaggi e chiamate sul
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
23
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il giallo dell'Appio Il pm fa sequestrare dai carabinieri la cartella clinica
04/11/2013
Corriere della Sera - Roma
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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cellulare e si spera anche nelle riprese delle telecamere sulla strada
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
24
04/11/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Beve liquido tossico grave bimba di 2 anni
CARLO PICOZZA
AVEVA la bocca ustionata, con sangue alle labbra, sul palato e in gola, la bambina di due anni che ha
ingerito una sostanza caustica all'asilo nido e ora è ricoverata nella Terapia intensiva del Pronto soccorso del
Bambino Gesù. Nell'ospedale pediatrico la piccola è arrivata tre giorni fa dall'Umberto I, dopo l'ingestione del
liquido tossico. Sedata, resta in prognosi riservata.
(dalla prima di cronaca) ANCHE se gravi, le condizioni cliniche della bambina restano stazionarie. Perciò,
autorizzano la speranza: «Il tempo è un galantuomo per queste lesioni», confidano i medici, «man mano che
passa, si abbassano i rischi di danni irreparabili all'esofago». Intanto i genitori hanno presentato una
denuncia nei confronti del personale dell'asilo nido di via Panaro, quartiere Trieste, frequentato dalla bimba.
Cosa avrà ingerito la piccola nella mattinata di mercoledì? E come è potuto accadere che una sostanza
tossica e ulcerante finisca alla portata di una bimba di due anni? È quanto chiedono di sapere i genitori
confortati dai familiari degli altri piccoli ospiti.
La bambina, accompagnata sana al nido ne è uscita con il viso gonfio, la bocca ulcerata e il rischio di lesioni
interne.I genitori si sono subito accorti, dalle ferite alla bocca, del malessere della loro piccola e l'hanno
portata al Pronto soccorso dell'Umberto I dove i medici, dopo due giorni di osservazione, hanno deciso per il
trasferimento nell'ospedale pediatrico del Gianicolo.
Foto: L'ospedale Bambino Gesù
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Il caso
04/11/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Condom senza tabù
MARCO BELPOLITI
L'oriente è in camera da letto. Il dragone è apparso sulle scatole dei profilattici di uno dei maggiori produttori
occidentali, Aktuel. Skyn, pelle, è il nuovo marchio dei condom non in lattice (poliisoprene). Il packaging
ricorda le atmosfere del celeste impero: nero e oro, sfumature arancio, la S del marchio circondata da
ghirigoro orientale. Araldica da Celeste Impero. Le confezioni dei preservativi in commercio nelle farmacie
italiane, da qualche tempo trasformate in mini-sexy shop, evocano due tipi di immagini: incontro della coppia
maschio-femmina (s'abbracciano, si stringono, s'allacciano) o forme dinamiche: onde, vortici di atomi, scie
luminose. Ci sono anche scatolette più allegre. Il preservativo Love ha un cuore con le corna rosse del
diavoletto, e poi ci sono quelli alla frutta con immagini adeguate. In calo le immagini del playboy, il seduttore
maschile, che trionfavano fino a un decennio fa; e anche quella del riferimento ai jeans: la giovinezza. Anche
il packaging del condom si è dovuto adeguare alla rivoluzione rosa, e non è più solo un oggetto maschile. Le
ragazze giovani hanno preso confidenza con il preservativo. Ragione per cui i pubblicitari e i grafici hanno
cominciato a cambiare nome ai prodotti, e anche a fornire un'immagine adeguata: tenerezza, efficienza,
velocità. Il tema del piacere, prima suggerito dalle confezioni, è ora trasferito sui complementi
d'abbigliamento, come gli strumenti di stimolazione femminile, ora in vendita nelle farmacie alla stregua di
accessori: stimolatori, vibratori, creme, oli. Ci sono anche i Vegan, condom senza caseina, per la nicchia dei
vegani in forte crescita. I colori prevalenti nel packaging del preservativo sono il blu - il colore in assoluto più
amato in Europa, ritenuto stimolante - e l'azzurro - idem -, il porpora - colore della regalità, rassicurante -, il
bianco - neutrale -, il viola - colore della trasgressione -, il nero - evocazione del bondage. Esistono anche i
preservativi «equo solidali», dal packaging elegante, sobrio: ricordano le scatole dei cosmetici. Da oggetto
maledetto, il profilattico - questo è il suo nome canonico - è diventato consueto, e perciò sottoposto da tempo
alle leggi del marketing. I condom hanno fatto molta strada da Casanova in qua, merito anche di Julius
Fromm, un tedesco di famiglia russa, che nel 1916 iniziò a produrli industrialmente. Un genio benefico, che
combatteva le malattie veneree. Senza tabù.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Minima
04/11/2013
La Stampa - Savona
Pag. 51
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Caccia ai banditi che venerdì sera hanno assaltato la farmacie Fascie di via Paolo Boselli. L'attenzione dei
carabinieri, che si stanno occupando delle indagini, è rivolta alle telecamere di sicurezza installate nella zona
del centro che quasi certamente hanno filmato i malviventi durante la fuga. I fotogrammi saranno visionati
nella prossime ore con molta attenzione per cercare anche il minimo elemento che possa mettere gli
investigatori sulle tracce dei rapinatori. Primo fra tutto il numero di targa della moto (che però potrebbe anche
essere stata rubata prima del colpo) sulla quale sono fuggiti e hanno fatto perdere le tracce. L'assalto è
avvenuto intorno alle 22. In quel momento nella farmacia c'era soltanto una delle dottoresse e nessun cliente.
I due banditi si sono divisi i compiti. Uno è rimasto di fuori, in sella alla moto. L'altro, armato di pistola, è
invece entrato nel locale, si è avvicinato al bancone e ha puntato l'arma contro la dottoressa, chiedendo i
soldi che erano contenuti nella cassa. Il malvivente aveva con sè anche un sacchetto di plastica nel quale è
stato messo il denaro, circa duemila euro. Poi la fuga. È salito in sella alla moto guidata dal complice e i due
hanno fatto perdere le tracce. Da via Boselli, i rapinatori si sono sicuramente diretti verso piazza Mameli, poi
sull'itinerario che hanno percorso (in attesa ovviamente dei riscontri dei filmati delle telecamere) gli
investigatori possono al momento soltanto fare delle supposizioni. Un'ipotesi è che abbiano proseguito in
direzione mare, lungo via Montenotte o via XX Settembre. L'altra è che abbiano raggiunto l'Aurelia lungo un
tragitto più tortuoso, passando per piazza Diaz, via Famagosta, via Berlingieri e infine piazza Leon Pancaldo.
[C.V.] Continuano le indagini sulla rapina alla farmacia Fascie Continuano le indagini sulla rapina alla
farmacia Fascie
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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Rapina alla farmacia Fascie banditi filmati dalle telecamere?
04/11/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Catanzaro, truffa in corsia 90mila ticket non pagati
L'EVASIONE AMMONTA A TRE MILIONI DI EURO I PAZIENTI HANNO BENEFICIATO DEI PRONTO
SOCCORSO EVITANDO LA TASSA
L. Fan.
CATANZARO Anche questa è malasanità, non soltanto quella dei morti per problemi di disorganizzazione o
per errori dei medici o di altri operatori. Nel periodo tra il 2008 ed il 2012 novantamila persone hanno
beneficiato di prestazioni di pronto soccorso in tre ospedali della provincia di Catanzaro senza pagare un solo
euro di ticket. A scoprirlo è stata la Guardia di Finanza, che ha segnalato alla Procura regionale della Corte
dei conti per il danno erariale che ne è derivato sei funzionari dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. I
sei sono accusati, in particolare, di non avere effettuato alcun tipo di controllo sul mancato pagamento del
ticket. Gli ospedali in cui sono state effettuate le prestazioni di pronto soccorso sono quelli di Lamezia Terme,
Soverato e Soveria Mannelli. LE BANCHE Il danno erariale accertato è di oltre tre milioni di euro, ma gli
accertamenti della Finanza proseguono per verificare se analoghe irregolarità si siano verificate in altri
ospedali della provincia di Catanzaro ed in tutta la regione, trasformando in tal modo quelle che potrebbero
sembrare «furbizie» singole o di gruppo tra l'utenza sanitaria in un vero e proprio malcostume generalizzato.
Il lavoro a conclusione del quale il comando provinciale di Catanzaro ha segnalato alla Corte dei conti i sei
funzionari, nell' ambito di un'operazione che è stata denominata «Free pass», si è rivelato particolarmente
complesso ed approfondito. È stata acquisita ed esaminata la documentazione relativa ad oltre 400 mila
accessi ai servizi di pronto soccorso dei tre ospedali presi in considerazione, incrociando i risultati delle
verifiche con le banche dati in possesso degli stessi investigatori. L'accertamento ha consentito così di
appurare che i 90mila soggetti che non avevano pagato il ticket non avevano diritto ad alcuna forma di
esenzione e quindi avrebbero dovuto pagare al cento per cento la quota per la prestazione ottenuta. Sarà
adesso la Procura regionale della Corte dei conti a verificare i risultati cui è giunta la Guardia di finanza,
stabilendo se contestare ai sei funzionari dell'Azienda sanitaria di Catanzaro il danno erariale derivante dal
mancato controllo ed obbligarli alla restituzione dei mancati introiti subiti dal Servizio sanitario regionale.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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IL RAGGIRO
04/11/2013
Il Gazzettino - Belluno
Pag. 4
(diffusione:86966, tiratura:114104)
La farmacia Ribaudo cambia orario
La farmacia del dottor Carlo Ribaudo di Villabruna, ascoltando le richieste della clientela, cambia orario,
permettendo così ai clienti di coniugare l'orario di lavoro con la prestazione dei servizi. L'orario sarà quindi
questo: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 13; il pomeriggio l'apertura è dalle 15.30 alle 19 nell'orario invernale
mentre d'estate l'apertura sarà prolungata fino alle 19.30. Restano invariati i giorni di apertura festiva in base
alla turnazione delle farmacie. (E.S.) © riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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FELTRE
04/11/2013
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 5
(diffusione:69063, tiratura:107480)
La farmacia di Bariana è ancora chiusa «Istituzioni sorde alle nostre
esigenze»
MONICA GUERCI
di MONICA GUERCI - GARBAGNATE MILANESE - DENUNCIANO pubblicamente «il totale disinteresse» da
parte delle istituzioni per la loro causa. A un mese dalla consegna delle firme al sindaco, Pier Mauro Pioli, il
Comitato di Bariana torna a chiedere risposte. Cinquecento cittadini hanno sottoscritto la loro istanza «per
ottenere un servizio farmaceutico funzionante a Bariana, un quartiere di 5.000 abitanti, dove non è possibile
procurarsi nemmeno un'aspirina», spiegano dal Comitato. Lo scorso agosto la Farmacia di Bariana, unica
sede nell'hinterland di Milano del Gruppo Sorriso Sas aveva chiuso. Poi a settembre, ascoltate le richieste dei
residenti, avevano rialzato la saracinesca, ma i medicinali scarseggiavano e i prodotti mutuabili una volta finiti
non sono più stati riforniti «è in corso una procedura fallimentare», informavano dal presidio. E così la gente è
costretta ad arrangiarsi. Per sollevare l'attenzione sui disagi si era costituito il Comitato di Bariana. Poi a
settembre l'appello era stato consegnato al primo cittadino per chiedergli di intervenire, una lettera inviata al
Prefetto di Milano, all'Asl1 e al Consiglio. «Ma non è successo niente. È compito delle istituzioni garantire un
servizio di prima necessità. Bariana è uno dei quartieri più popolati di Garbagnate - sostengono Agatino
Pulvirenti e Francesco Staropoli del Comitato -. Aspettiamo una risposta da lei Signor sindaco». E NON SI FA
attendere la replica di Pioli. «Ci siamo interessati prima che il Comitato sollevasse la questione perché
riteniamo che sia un argomento importante per Bariana - dichiara Pioli -. La competenza spetta all'Asl che
dovrà decidere come agire, con l'ente stiamo lavorando perché non venga ritirata la concessione:
significherebbe attendere due, tre anni per vederla riassegnare». [email protected] Image:
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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GARBAGNATE RIPARTE LA BATTAGLIA DEL COMITATO PER RIPRISTINARE IL SERVIZIO
04/11/2013
Il Secolo XIX - Savona
Pag. 17
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Le telecamere delle banche hanno ripreso il rapinatore
G. CANC.
SAVONA. Potrebbero essere i filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza della Deutsche Bank e di
Credem a fornire un importante aiuto ai carabinieri che stanno cercando di identificare il bandito che venerdì
sera, pochi minuti prima delle ventidue, ha rapinato la farmacia "Fascie" all'angolo tra via Boselli e via dei
Sormano. Questa mattina gli uomini dell'Arma si faranno consegnare dai responsabili della sicurezza dei due
istituti di credito i filmati di quella sera, nella speranza che vi siano impresse le immagini del malvivente
arrivato davanti alla farmacia in sella ad una moto, pare di grossa cilindrata. Mentre già da sabato sono in
possesso di quello registrato dalla telecamera situata all'interno della farmacia, proprio sopra la cassa. Un
filmato dal quale, però, non sembra siano emersi elementi importanti al lavoro degli investigatori dei
carabinieri. Il rapinatore, che ha agito minacciando la farmacista di turno con una pistola, non si è infatti mai
tolto il casco integrale di colore bianco, rosso e nero che indossava al momento dell'irruzione. Un colpo che
gli ha fruttato un bottino di circa due mila euro.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 04/11/2013
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COLPO IN FARMACIA
PROFESSIONI
2 articoli
04/11/2013
La Repubblica - Affari Finanza - N.36 - 4 novembre 2013
Pag. 1
(diffusione:581000)
Ai consumatori High Tech non piacciono i prodotti low cost
Valerio Maccari
Ai consumatori High Tech non piacciono i prodotti low cost a pagina 27 Sarà il desiderio dei fan della
tecnologia di volere il meglio, di esibire uno status symbol. O forse è per via degli sconti ritenuti insufficienti o
di una sottile sfiducia nei confronti dei brand percepiti come minori, un po' come accade per quelle persone
che non vogliono prendere i farmaci generici pur riconoscendone l'efficacia. Sta di fatto che nella tecnologia il
low-cost fa flop. E' capitato perfino alla Apple: il lancio dell'iPhone 5c, il suo primo smartphone a basso costo,
è stato accolto da pubblico e critica con un entusiasmo decisamente inferiore alle aspettative della casa,
vendendo - secondo le rilevazioni di Consumer Intelligence Research Partners - circa la metà dei pezzi del
suo corrispettivo di alta gamma, l'iPhone 5S. Addirittura, il 5C ha mancato il sell out - l'esaurimento delle
scorte disponibili - nei primi giorni di lancio, una novità nella storia di iPhone. E un dato sorprendente per
Apple, che aveva scommesso sul modello, il cui prezzo è di circa 100 euro inferiore al 5S, proprio per
allargare la base utenti dello smartphone più famoso del mondo. Ma i consumatori, vuoi per uno sconto
percepito troppo basso, vuoi perché decisi ad investire sulla migliore tecnologia possibile, non si sono lasciati
convincere, convergendo in larga parte sull'acquisto del 5S, che costituisce il 67% - spiegano i dati Cirp - dei
9 milioni di nuovi iPhone venduti nella prima settimana di lancio. Tanto da spingere la Apple, secondo quanto
dichiarato da numerosi analisti e fornitori di componenti, a invertire la rotta e a ridurre consistentemente (si
parla del 20%) la produzione dell'iPhone low-cost, incrementando allo stesso tempo quella della versione di
alta gamma, che invece ha riscosso sui mercati il consueto successo. Ma non è certo l'unico caso. La rivale
Samsung, che in occasione del lancio dello smartphone Galaxy S4 aveva introdotto anche una versione mini,
nelle caratteristiche e nel prezzo (di poco superiore ai 300 euro), si è scontrata con lo scarso interesse dei
consumatori. Secondo la rivista DigiTimes, il piccolo smartphone, non ha fatto breccia nel cuore degli utenti,
che hanno deciso di risparmiare orientandosi sul Galaxy SIII full-size, ormai reperibile allo stesso prezzo del
nuovo S4 mini ma dotato ancora delle caratteristiche - come lo schermo di grandi dimensioni - tipiche dei
dispositivi top di gamma. Stesso discorso per Nintendo. Il gigante giapponese dei videogiochi, che sta
attraversando una profonda crisi di vendite, ha puntato sul low-cost per recuperare posizioni. E ha immesso
sul mercato il 2ds, versione riveduta e corretta (al ribasso) della sua console portatile 3ds. Il nuovo modello,
come suggerisce il nome, elimina la capacità di visualizzazione in tre dimensioni dello schermo, oltre a
presentare un fattore di forma ridotto e senza possibilità di essere ripiegato su se stesso. Una strategia di
progettazione il cui obiettivo è ridurre sia il consumo della batteria che il prezzo per l'utente finale: circa 130
dollari, 20 in meno del 3ds ufficiale e circa 50 in meno della versione dallo schermo più grande, il 3ds Xl.
Anche in questo caso, però, la risposta da parte dei consumatori è stata molto fredda: lanciato ad inizio
ottobre, il 2ds non deve aver goduto di una ricezione attenta, se alcune catene di retailing di videogiochi e
console hanno già iniziato tagliarne ulteriormente il prezzo: è successo, ad esempio, nel Regno Unito, dove le
catene Sainsbury e Tesco hanno provato a rivitalizzare l'interesse dei consumatori abbassando il price-point
da 109 sterline a 99. Lo stesso accadde all'arci-rivale di Nintendo, la Sony: nel 2011 la casa giapponese ha
lanciato una versione economica della Playstation portatile, la Psp-E1000, per aumentare le vendite delle sue
console mobili. Ma il modello ha fatto un buco nell'acqua, mancando perfino l'arrivo sugli scaffali in molte
catene di retailers. Colpa, sostengono gli esperti di marketing, della percezione dei nuovi dispositivi lowcost
come alternativa economica, ma nel senso deteriore del termine, dell'oggetto del desiderio. Un fenomeno di
cui ne sono ben coscienti i rivali di Apple. Che nel tempo ha accumulato intorno ai suoi brand un capitale di
fiducia che li rende inattaccabili dalla competizione di modelli più budgetfriendly . E' quello che è capitato a
Google, che con il suo ChromeBook ha sfidato sul piano del prezzo il MacBook Air e ne è uscito sonoramente
sconfitto. Ma il fenomeno si osserva ancora più chiaramente nel mercato dei tablet, dove iPad di Apple è
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 04/11/2013
33
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
multi media
04/11/2013
La Repubblica - Affari Finanza - N.36 - 4 novembre 2013
Pag. 1
(diffusione:581000)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 04/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
diventato un punto di riferimento che non teme rivali low-cost. Che, nonostante la maggiore convenienza, non
sono riusciti a scalfire il domino della tavoletta della mela, come insegnano le esperienze di Asus e ancora di
HTC e Google: i consumatori continuano a scegliere iPad, visto come il top dell'offerta tecnologica. Ne è
testimonianza la parabola del TouchPad, il tablet di HP: lanciato nell'estate del 2011 con un prezzo di
qualche centinaio di dollari inferiore al contemporaneo iPad 2 di Apple, la tavoletta è passata praticamente
inosservata agli occhi dei consumatori, nonostante un rapporto capacità/prezzo decisamente vantaggioso e
caratteristiche tecniche di tutto rispetto. Tanto da costringere HP prima a un taglio di altri 100 dollari sul
prezzo, e poi a staccare la spina, dopo appena 7 settimane. Il bilancio del tentativo di HP è stato decisamente
in rosso: per acquistare Palm, la casa produttrice del sistema operativo del TouchPad, la società aveva speso
appena un anno prima 1,2 miliardi di dollari. APPLE - SAMSUNG - NINTENDO - SONY
Foto: Il Ceo della Apple, Tim Cook , alla presentazione degli iPhone 5: il modello low cost è quello che è
andato peggio dal punto di vista commerciale: la casa ha ridotto la produzione
04/11/2013
Corriere Economia - N.36 - 4 novembre 2013
Pag. 16
Farmaci Piccole molecole, ma un grande business
L'11 per cento dei principi attivi mondiali è made in Italy
ISIDORO TROVATO
L e piccole aziende della chimica farmaceutica rappresentano una delle massime espressioni del made in
Italy nel mondo. Ma in pochi lo sanno. Sarà perché il settore è molto tecnico, sarà perché l'associazione che li
rappresenta (l'Aschimfarma) ha un nome quasi impronunciabile, di fatto in pochi sono al corrente del fatto che
l'Italia è storicamente uno dei maggiori produttori di principi attivi a livello mondiale, rappresentando oggi
l'11% della produzione totale. Negli ultimi 25 anni il settore è stato leader con una quota intorno al 15%. Nel
2011 il fatturato complessivo ha superato quota 3 miliardi di euro. Oltre l'85% della produzione è stato
esportato. Le principali aree di destinazione sono state: il 40% del totale verso gli Stati Uniti, il 34% in Europa,
il 17% in Giappone.
Le opportunità
In Italia ci sono 88 imprese che producono materie prime farmaceutiche. Le aziende che operano nel settore
sono per lo più di medie dimensioni, i due terzi ha meno di 100 addetti. L'industria italiana delle materie prime
farmaceutiche è concentrata in prevalenza sulla produzione di principi attivi, che rappresentano circa l'85%
del fatturato totale.
Le realtà italiane d'eccellenza del settore chimico farmaceutico con i loro alti rendimenti hanno impiegato
poco tempo ad attirare l'attenzione dei fondi di private equity. «E non poteva essere diversamente - conferma
Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma -. Le nostre aziende eccellenti hanno un Ebitda che va dal
18 al 20% ed è logico che facciano gola al private equity. Ultimamente, tra l'altro, le nostre imprese hanno
riconquistato la fiducia e le commesse dei big pharma americani che avevano abbandonato il nostro mercato
dieci anni fa, perché sedotti dai prezzi bassi dei competitor asiatici. Ma adesso sono tornati perché le aziende
italiane garantiscono standard qualitativi elevati e un rapporto di fiducia che risulta basilare per un settore
come quello farmaceutico».
Proprio la «battaglia» con i competitor indiani e cinesi è la sfida più alta per i produttori italiani. «Sono decenni
che i nostri imprenditori detengono la leadership del mercato - continua Baccalini - sono partner dei loro
clienti e non competitor come in molti casi avviene con i gruppi asiatici. Inoltre le imprese del settore operano
al massimo livello e si tengono aggiornate sulle più recenti esigenze, organizzando incontri con le più
qualificate autorità regolatorie».
La minaccia
Ma il maggior pericolo per il settore riguarda proprio la mancanza di coordinamento per il rispetto delle norme
di buona fabbricazione. «Al riguardo va detto - continua Baccalini - che la direttiva sulla contraffazione relativa
ai medicinali per uso umano, che dovrà essere recepita dagli Stati nei prossimi 18/24 mesi, non prevede né
ispezioni obbligatorie delle autorità regolatorie né tracciabilità dei siti produttivi che realizzano i principi attivi
commercializzati nel territorio dell'Unione Europea. La responsabilità per la verifica della conformità alle
norme di buona fabbricazione delle sostanze attive importate è affidata alla persona qualificata dell'azienda
farmaceutica. Il che significa che la nuova direttiva non garantirà che ogni principio attivo utilizzato in Europa,
prodotto in un sito extra Ue, sia conforme alle norme di buona fabbricazione. Questo non è un dettaglio di
poco conto: la certezza di ciò che si produce è determinante. L'unico vantaggio delle nostre aziende è
determinato dal fatto di lavorare alla produzione delle nuove molecole: le grandi case farmaceutiche infatti
ormai si occupano quasi esclusivamente di ricerca e marketing del prodotto. Tutto il manufactoring viene
esternalizzato. E in questo passaggio gli italiani sono tra i partner migliori al mondo».
Chissà come sarebbero se potessero contare su una burocrazia snella e su un sistema Paese che le
aiutasse.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 04/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sorprese positive Un settore in cui siamo leader: fatturato oltre i 3 miliardi
04/11/2013
Corriere Economia - N.36 - 4 novembre 2013
Pag. 16
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Foto: La fabbrica delle molecole
Foto: Chimica Gian Mario Baccalini, presidente Aschimfarma di Confindustria
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 04/11/2013
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