Testo in italiano Pagina 1094 Il valore dell`architettura tedesca all

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∂ – Rivista di architettura
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una superficie inferiore a quella della Baviera, è allietata solo da 2500 architetti registrati negli Albi professionali. Da decenni, in Austria, l’architettura tedesca non riscontra
molta stima; è ritenuta “bieder” e talmente
orientata ai servizi da diventare estremamente tecnologica, a volte ipertrofica e sovrastrumentalizzata. D’altro canto, l’architettura tedesca può essere profondamente
“germanica”, concetto che non esprime profondità intesa come spiritualità. Secondo i
viennesi, il nuovo classicismo berlinese non
rappresenta il ritorno reazionario al periodo
guglielmino ma l’espressione di buoni risultati artigianali nella tradizione di Adolf Loos.
Nell’Austria settentrionale, un architetto è
corteggiato se è un artista controcorrente,
un visionario non compreso, un eroe malato
di ego, se supera e viola i limiti. E’ amato dai
“feuilleton” e dalla politica. Si conoscono architetti tedeschi nel nostro paese? Sicuramente, ma in qualche modo sono tutti sostituibili. La “germanicità”, nemica della
creatività, è definizione e preconcetto che
insegue come una nuvola nera ognuno di
questi rispettabili esponenti. Oggi mancano
“nomi importanti” che godano di fama internazionale. Non è un caso che in questo momento presso il Centro d’Architettura di
Vienna sia raro vedere architetti contemporanei tedeschi. In questo, vengono attribuite
fondamentalmente due cause: da una parte
il dibattito architettonico in Germania, il
“feuilleton” tedesco, impegnato nella critica
rivolta a se stessa, ostacola nuove “star”,
dall’altra i potenziali architetti star sono così
assorbiti dal successo economico nel proprio paese da non sentire la necessità di entrare nel panorama internazionale. Personalmente, è da 25 anni che sono intensamente
impegnato a cercare di comprendere perché l’architettura tedesca contemporanea,
sia dal punto di vista costruttivo che intrinseco, non possa essere migliore e alla fine non
lo debba essere. Germania e Giappone, i
due sconfitti della II Guerra Mondiale, sono
diventati durante il Postmoderno luoghi per
eccellenza di realizzazione da parte degli
architetti “star” internazionali. Negli ultimi
decenni ho incontrato molti talenti pieni di
speranza tra gli architetti tedeschi, ma prima
2003 ¥ 10 · Restauro e Ristrutturazione
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Il valore dell’architettura tedesca
all’estero
Come tematizzato nel “I° Convegno di cultura architettonica” svoltosi a Bonn all’inizio dell’aprile 2003, in Germania è aperto un intenso dibattito sul valore dell’architettura
tedesca all’estero e sulla mancanza di architetti star.
Abbiamo invitato alcuni rinomati giornalisti d’architettura
ad esprimere la loro opinione sull’architettura tedesca. In
questo numero iniziamo con i contributi di Finlandia,
Austria e Polonia.
Harri Hautajärvi, redattore capo della rivista
“Arkkitehti”-Helsinki
Sin dal XVIII° secolo, la Finlandia ha subito il
fascino dell’architettura tedesca: la presenza di
Carl Ludvig Engel, chiamato intorno al 1820
dallo Zar per costruire ex-novo la capitale
Helsinki, segnò per sempre la relazione culturale
tra Germania e Finlandia. All’inizio del 1883,
presso l’Università, s’inaugurò la Facoltà d’Architettura organizzata dall’architetto tedesco
Ernst Ludvig Bähr; ma solo alla fine del XIX°
secolo, la Finlandia ebbe un proprio movimento
architettonico nazionale. Fortemente influenzata
dal Bauhaus e da Mies van der Rohe, approdò
agli anni ’60 con l’immagine conferitagli dall’opera d’Alvar Aalto che la portò ad assumere il
ruolo di paese guida nell’architettura moderna.
Gli architetti contemporanei finlandesi hanno
ammirazione per le architetture di Daniel
Libeskind, Axe Schultes, Mathias Sauerbruch e
Louisa Hutton. Ancor oggi i punti di forza
dell’architettura tedesca sono, oltre all’elevato
standard qualitativo, un’accurata progettazione e
l’integrazione di fattori ambientali. Allora ci
chiediamo, c’è ancora bisogno di star e di
celebrità in architettura?
Dietmar Steiner, Direttore del Centro di
Architettura-Vienna
L’Austria è un piccolo stato confinante con
la Germania di cui, come ha affermato Ernst
Hubeli all’inaugurazione della mostra “La
nuova architettura tedesca” svoltasi a Berlino, “si dovrebbe raggiungere il medesimo livello architettonico”. L’Austria, che conta
Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli
E-Mail: [email protected]
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o poi sono affondati in qualche provinciale
burocrazia universitaria o sono stati bloccati da
estenuati incarichi regionali. Tuttavia,
l’architettura tedesca in generale possiede elevata
qualità. Quello che le manca è un trasporto
internazionale mediatico e il supporto di
personalità politiche. Tutto ciò può forse ferire
l’ego, ma non ha nessun significato per il futuro.
Il dibattito architettonico europeo si è già
completamente svolto e non si verrà a modificare
consistentemente almeno nei prossimi anni. In
questo momento, molti studi d’architettura
tedeschi vincono concorsi in Austria.
Contemporaneamente sta cambiando anche il
panorama spirituale e culturale. Molti giovani
architetti studiano e lavorano lontano dal loro
paese d’origine. L’unione europea è in questo
settore da qualche tempo molto evidente. E
probabilmente, in futuro, i nuovi giovani
architetti tedeschi non si troveranno più in
Germania. Non è un caso che gli ultimi due
Riconoscimenti per l’architettura europea
giovane siano stati conferiti ad architetti tedeschi.
Si raccomanda al negligente genio austriaco di
prepararsi ad un freddo inverno! Nella nuova
architettura europea i giovani tedeschi avranno un
ruolo primario –in qualche luogo del mondo- e
solo quando la Germania lo vorrà, lo avranno
anche a casa.
Ewa P. Porebska, Redattore capo della rivista
d’architettura “ARCHITEKTURA-murator”
Senza le opere realizzate tra la fine del XVIII
e l’inizio del XIX secolo da Simon Gottlieb
Zug e da Johann Christian Kamsetzer, architetti sassoni vissuti in Polonia, l’architettura
polacca non sarebbe così poliedrica. In
questa sede è doveroso citare l’importante
contributo di Friedrich von Schinkel da annoverare tra i più validi architetti tedeschi.
Allora come oggi, i più famosi architetti hanno
lavorato dove era necessario e dove c’era spazio
per mettere alla prova il proprio talento. La
questione di quanto sia importante l’architettura
tedesca per la Polonia, gode inevitabilmente di un
significato particolare. Nella parte orientale,
l’architettura e l’urbanistica tedesche testimoniano la comune e complicata storia dei nostri
paesi. Raramente troviamo un libro sull’architettura contemporanea in cui non venga ci-
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tato il Padiglione Centenario di Breslavia,
opera monu-mentale realizzata tra il 1912 e
il 1913 da Max Berg che aprì la strada per
l’allora non ancora nota tecnologia del cemento armato. Il padiglione fu ristrutturato
nel 1997 in una prima fase d’inter-vento.
Questo e molti altri edifici costituiscono l’eredità del nostro paese, raccontano la storia
degli uomini e degli eventi. Il motivo per cui tra i
tanti architetti che operarono in Polonia, mi sono
soffermata su Max Berg non sta solo nel fatto che
egli, con la sua opera, abbia contribuito a superare lo Storicismo; l’architetto appartiene anche
ad un piccolo gruppo di eletti che fondarono il
nuovo funzionalismo del XX° secolo. Lo stile
internazionale prosperava in Germania. Senza la
Società per gli artisti tedeschi, per gli architetti e
gli industriali fondata nel 1907 o il Movimento
del Bauhaus, l’architettura globale avrebbe preso
un’altra direzione. Come è accaduto in molti altri
settori, anche l’architettura contemporanea è stata
influenzata dall’innovazione e da uno
straordinario sviluppo. I grandi architetti con le
loro architetture sono stati presentati come star
del cinema, ma tra questi pochi sono i tedeschi; la
loro specialità, infatti, sta altrove, e cioè
nell’organizzazione del progetto e nella progettazione su vasta scala. Come già in passato, gli
attuali avvenimenti hanno grande influsso nel
campo della progettazione urbanistica, nelle
mostre di architettura e nei concorsi. Alcune
statistiche hanno dimostrato che circa nel 90% di
tutte le disquisizioni fra architetti polacchi era
citata la Berlino contemporanea; e su questo non
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ho dubbi. Da tempo in Polonia sussiste il desiderio di un ampio fondamento giuridico; una
carente legislazione territoriale, i progetti costruttivi formulati in modo impreciso o incompleti, ma anche decisioni errate hanno portato gli
architetti polacchi a considerare il processo di
riunificazione e di ricostruzione della capitale
tedesca come un ideale irraggiungibile. Secondo i
nostri architetti, uno dei più importanti elementi
che hanno determinato il successo di questa
audace impresa, è l’organo consultivo indipendente composto di esperti e di cittadini che
partecipano al processo progettuale; inoltre,
hanno un ruolo anche i numerosi concorsi
d’architettura. La scorretta organizzazione degli
interventi è all’origine di progetti realizzati a
Varsavia che hanno trascurato il contesto urbano
e contemporaneamente con la loro banalità e
bruttura hanno consolidato l’immagine di caos
spaziale in molti quartieri cittadini. In tale
contesto, si può fare riferimento ai limiti cui
Frank O.Gehry è dovuto sottostare nella progettazione della Banca nella Pariser Platz. La
facciata moderata dell’edificio, che aderisce alle
regole della progettazione urbana, si pone in forte
contrasto con l’espressività dell’allestimento
interno. Durante il XXI° Congresso Mondiale di
Architettura, l’UIA, svoltosi a Berlino, ho visitato
la mostra “Nuova Architettura Tedesca. Un
Moderno riflessivo”. 25 edifici, scelti nel
panorama tedesco da una giuria tedesca ed
internazionale come le architetture contemporanee più significative, sono stati integrati da opere
esemplari realizzate da dieci studi di architettura
emergenti. Queste opere, moderate e
accuratamente approfondite nonché libere da
pathos, hanno dimostrato quanto l’architettura
tedesca, sebbene non spettacolare quanto quella
italiana, francese, olandese o americana e anche
meno divulgata dai media, non rappresenti un
particolare trend nell’architettura europea. Tra gli
architetti tedeschi che negli ultimi dieci-dodici
anni hanno raggiunto un certo grado di notorietà
in Polonia citiamo senza dubbio Behnisch, Böhm,
Kleihues e Schultes che hanno preso parte al
concorso per la Cancelleria Federale a Berlino.
Questa ulteriore icona della nuova Berlino, con la
sua decisa linearità, connette la parte est alla
parte ovest della città. Proprio come il vecchio,
trasparente edificio del Parlamento a Bonn, anche
questo è un simbolo della Germania democratica
lontano da ogni retorica. Architetture rigorose
come il centro scolastico di Muenchen-Riem progettato dallo studio Mahler Günster Fuchs o il
“Design-manifest” di Werner Sobek o la casa R
128 a Stoccarda dimostrano un’importante
tendenza dell’architettura contemporanea
nella quale la formale e sobria eleganza di un edificio sì estranea anche dall’intorno. La nuova
Ambasciata di Varsavia, risultato di un concorso
vinto da Holger Kleine, diverrà sicuramente un
simbolo dell’architettura tedesca. In realtà, gli
architetti polacchi non si sono interessati molto al
valore dell’architettura, bensì si sono soffermati
sullo svolgimento del concorso e sul fatto che un
incarico così importante sia stato assegnato ad un
architetto che fino ad ora si era occupato delle
architetture d’interni. E qui si chiude il cerchio:
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un edificio costruito da un architetto tedesco a
Vaesavia ci riporta nuovamente alle prime righe
di questo articolo. Tra i molti studi di architettura
che in questo momento attivi in Polonia, pochi
sono quelli provenienti dall’altra parte del confine, i cui lavori hanno avuto fino ad ora un influsso significativo sul panorama dell’architettura
tedesca in Polonia. Gli architetti polacchi sono
orientati alle possibilità di nuove destinazioni di
ex impianti industriali, al risanamento di edifici
prefabbricati residenziali dell’immediato Dopoguerra e alla modernizzazione di edifici per uffici
che non rispondo più alle esigenze contemporanee, enfatizzando la continua influenza degli
architetti tedeschi sul pubblico e sulle amministrazioni al pari o addirittura di più delle
architetture stesse.
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Chiesa di corte di Tutti i Santi, Monaco di
Baviera
Fra il 1825 e il 1837, Luigi I° fece costruire
nell’ala orientale del Palazzo Reale, “Residenz”,
la Chiesa di corte; l‘edificio, in stile classicista, fu
realizzato secondo il progetto dell’architetto Leo
von Klenze in muratura in mattoni a vista.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la cupola
fu gravemente danneggiata e gli affreschi andarono completamente perduti. La mancata previsione di un intervento di ristrutturazione provocò,
negli anni a seguire, un grave degrado strutturale.
Solo intorno al 1970, la struttura ottenne una nuova copertura, mentre alla fine degli anni ’80 la
cupola fu completamente ripristinata e la facciata
ristrutturata. Al termine della più recente fase di
ristrutturazione, l’ex aula ecclesiale è stata destinata a spazio per manifestazioni culturali ed
eventi. Sebbene la tonalità calda del rosso del
paramento murario in laterizio caratterizzi lo
spazio, gli interventi di ripristino –ridotti al
minimo indispensabile- si sono integrati in maniera rispettosa e discreta all’esistente, non rinunciando a conferire enfasi allo spazio e a rimanere
chiaramente leggibili.
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Ristrutturazione del Teatro del Festival,
Hellerau
Il Teatro del Festival, sorto nella prima città
giardino in Germania realizzata da Richard
Riemerschmid (1912-1914), è uno dei più importanti esempi di teatri del Moderno Classico.
Punto d’incontro dell’Avanguardia europea,
accolse la scuola Jacques-Dalcroze per la danza
moderna. Nel 1939 il complesso fu occupato dai
nazional-socialisti e dopo il 1945 dall’Armata
Rossa, periodo cui risalgono le due ali che
fiancheggiano il corpo centrale. Dal 1994 il
complesso è di proprietà dalla Società di
Promozione per il Laboratorio Europeo d’Arte e
Cultura di Hellerau. La fondazione ha sostenuto
le misure di primo intervento, in particolare la
ristrutturazione della struttura di copertura. Nel
1998 è stato indetto un concorso che aveva come
tema la creazione all’interno del complesso di
una piattaforma per l’arte moderna: nell’ex
caserma e nei pensionati appena restaurati sarà
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collocata la sede di alcune istituzioni e si
distribuiranno gli alloggi per gli artisti, oltre che
gli atelier, la gastronomia e la Fondazione stessa.
Nell’edificio costruito ex-novo sul perimetro
ovest, alloggeranno altri atelier, i laboratori e un
palco per le prove. Gli interventi di restauro si
sono limitati alle opere di prima necessità.
Nonostante le singole fasi del progetto siano state
definite con cura e finanziate da diversi sponsor,
attualmente la situazione degli stanziamenti per il
completamento dell’intervento risulta precaria.
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Padiglione informativo a Bologna
Mentre il centro storico bolognese raccoglie
numerose attività, le aree ad esso circostanti
sono state trascurate. La linea ferroviaria divide un intero quartiere cittadino dal centro
urbano. Per questo motivo, il Comune di Bologna
ha indetto concorsi e finanziato studi nel settore
della progettazione urbana e dei trasporti. Con
l’inaugurazione del padiglione informativo “eBo”
si è creata una piattaforma per l’informazione dei
cittadini. La location: un sottopassaggio, ex
galleria commerciale, incorniciato dal possente
Palazzo di Re Enzo. Per attirare l’attenzione
verso dell’esposizione, gli architetti e i “luminari” hanno ideato due volumi di pianta ellittica
con un involucro composto di una pelle esterna di
vetri curvati e da una interna in tubi di plexiglas.
All’interno, si proietta su uno schermo sospeso
un filmato sui progetti in corso nella città. Al
centro del sottopassaggio, lo spazio si dilata
proprio in corrispondenza del sottile pilastro di
calcestruzzo armato dipinto di bianco che porta il
carico della soprastante sede stradale.
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Casa atelier a Takarazuka, Giappone
Nel centro della cittadina al posto degli edifici
tradizionali in legno distrutti dal terremoto, sono
stati costruiti edifici di grande altezza. Casa
“Zenkai” appartiene ad una serie di sottili edifici
pericolanti le cui strutture si supportano reciprocamente. La sua demolizione avrebbe danneggiato l’intera cortina. Per conservare l’edificio, i
solai della case vicine sono stati irrigiditi apponendo pannelli sul lato inferiore. Casa “Zenkai”,
usata come atelier, in considerazione della sua
nuova situazione di terminale della serie di volumi abitativi, è stata dotata di un “corsetto” di supporto d’acciaio: le travi, disposte esternamente
sulla facciata principale, sono connesse con le
travi principali ricoperte da vetro nella corte
interna. Sul lato ovest, sono rimaste a vista le
vecchie strutture di legno e porzioni di muratura
grazie alla facciata di vetro. Le travi d’acciaio
verniciate di bianco, si pongono in netto contrasto
con le travi in legno scure.
Sezione, pianta piano terra, piano primo, scala 1:250
a Sala delle riunioni; b Tatami; c Atrio; d Cucina; e Bagno
Assonometria, sezione longitudinale, scala 1:50; sezione
trasversale, scala 1:20
1 Lucernario, vetro stratif. di sicur. infisso d’acciaio inox
2 Cordolo di c.a. 20 mm, c.a. verniciato idorepellente 80
mm, lamiera grecata, isolante poliuretano 25 mm
3
3 Lastre in materiale sintetico a doppia nervatura 16+16
4 Trave principale, profilo d’acciaio a I 294/200/8/12
mm e profilo d’acciaio doppio a L 50/50/6 mm
5 Irrigidimento della struttura reticolare in aste di sezione
tonda d’acciaio Ø 25 e Ø 15 mm
6 Materassino di fibre di riso 60 mm, rivestimento di
tavole lignee a due strati 12/15 mm; travi solaio 214/95
mm; correnti 45/45 mm; cartongesso traforato 9 mm
7 Lamiera ondulata galvaniz., substruttura di legno 50/50
mm; compensato di legno douglas 12 mm, travi
di legno (esistenti) con isolamento di fibre di vetro
50 mm; compensato di legno Luan 9 mm; cartongesso traforato 7 mm; intonaco minerale
8 Vetro profilato ondulato retinato, struttura reticolare di legno (esistente)
9 Struttura a croce d’irrigidimento composta di tubolari d’acciaio 89 mm
10 Lastre di vetro acrilico 30/30/2 mm
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Ampliamento di uno studio a Olot
Il progetto prevedeva la demolizione di diversi fabbricati annessi ed integrativi sorti
nel corso degli anni nella piccola corte di un
edificio del centro storico di Olot. Il cortile di
dimensione 6x5 metri doveva accogliere
uno studio, una sauna e una palestra con
una copertura piana in vetro. La maggiore
difficoltà dell’intervento è stata la limitazione
dei tempi di costruzione a due mesi e l’impossibilità di collocare una gru. Per questo
si è seguito un procedimento inverso rispetto a quello tradizionale di costruzione: in primo luogo sono state collocate la struttura
portante e la copertura del nuovo edificio,
poi il cortile interno è stato provvisoriamente
coperto e sono stati montati i lucernari per la
palestra. Solo in un secondo tempo si è potuto
cominciare con la demolizione dell’esistente e
procedere alla costruzione.
Sezioni, pianta P.T., P.I., scala 1:250
1 Edificio esistente; 2 Patio; 3 Lucernario; 4 Lavanderia; 5
Sauna; 6 Studio
Sezione verticale ed orizzontale, scala 1:10
1 Lamiera ondulata zincata 0,6 mm; termoisolante
80 mm; barriera al vapore, lamiera d’acciaio
2 mm; profilo d’acciaio IPN 80
2 Tubolare d’acciaio | 40/40/15 mm
3 Profilo di piatti d’acciaio 20 mm
4 Tubolare d’acciaio doppio ¡ 20/10/2 mm
5 Pannello di MDF 19 mm; tubolare d’acciaio |
50/50/2 mm e ¡ 80/50/2 mm, lamiera d’acciaio
2 mm
6 Pannello di MDF 19 mm; barriera al vapore;
isolante/correnti 40 mm; muro (esistente)
7 Compensato 19 mm; termoisolante 50 mm; tubolare d’acciaio | 50/50/2 mm; lamiera d’acciaio
laccata 2 mm; profilo d’acciaio IPN 120
8 Tubolare d’acciaio ¡ 40/20/1 mm
9 Vetro stratificato 6+6 mm
10 Vetro stratif. 6+6+6 mm con profilo d’acciaio a T
25/25 mm; profilo d’acciaio IPN 140
11 Lamiera d’acciaio piegata 2 mm
12 Strato di ghiaia, granulometria max Ø 40 mm; geotessile, isolante 40 mm; impermeabiliz. di EPDM,
sottofondo in pendenza max 50 mm; soffitto IPN 220
13 Profilo d’acciaio a U 40/40 mm
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Biblioteca del monastero a Fitero
L’intervento si è limitato all’area medievale
delle ex cucine, del refettorio adiacente e
della sovrastante biblioteca. Sulla struttura
muraria restaurata e ripristinata delle cucine
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è stata posta una copertura lignea allineata
all’ex cupola centrale. Una struttura piramidale chiude con una lanterna il lucernario.
L’ambiente funge da area di accesso ai nuovi spazi espositivi e al chiostro. Nell’adiacente ex refettorio, si è sfruttata la penombra
degli ambienti per creare una sala per i media audiovisivi dove sono illustrati reperti
della vita monacale nel medioevo. Il graticcio di controsoffittatura di legno è posto
esattamente sulle mensole storiche di pietra;
con una scala centrale, il visitatore raggiunge la biblioteca barocca del monastero dove l’intervento degli architetti si è limitato, a
prescindere dalle opere di ristrutturazione
particolarmente impegnative, all’allestimento
di vetrine espositive per i libri del periodo
Barocco e per gli abiti.
Sezioni, piante, scala 1:400 Planimetria gen., scala 1:1000
1 Chiesa abbaziale; 2 Sala del Capitolo; 3 Dormitorio;
4 Refettorio medioevale/esposizione; 5 Cucina/
Ingresso; 6 Biblioteca/Esposizione; 7 Chiostro; 8 Refettorio barocco; 9 Palazzo; 10 Ricovero per i pellegrini; 11 Sacrestia; 12 Cappella; 13 Casa di riposo
Sezione verticale e orizzontale, scala 1:20
1 Lamiera di zinco 1mm; strato di separazione geotessile; pannello di MDF 20 mm; strato d’appoggio di legno in pendenza; termoisolante, polistirolo 60 mm; pannello di MDF 20 mm
2 Vetrata isolante 4+6+4 mm
3 Telaio di tubolare d’acciaio ¡ 30/50 mm
4 Profilo d’acciaio a U 180 mm
5 Copertura in laterizio; correnti 25/50 mm; termoisolante, polistirolo 60 mm; tavole di pino 20 mm
6 Travi secondarie, lamellare 130/80 mm
7 Travi diagonali, lamellare 100/260 mm
8 Travi di bordo, lamellare mm 100/260 mm
9 Canale a doppia lamiera di zinco 3 mm
10 Paramento murario
11 Pietra arenaria 70 mm
12 Cordolo di c.a.
13 Parete di pietra arenaria restaurata e ripristinata
circa 140 mm
14 Barra d’acciaio saldata con piatto di copertura
12 mm e 15 mm
Particolare della scala, scala 1:10
Sezione verticale, scala 1:50
1 Muratura portante a doppia parete, mattoni
175 mm, intercapedine ventilata 300 mm/elementi
di ancoraggio, mattoni 125 mm, intonacato
2 Pannello di MDF 16+16 mm con tubolare d’acciaio intermedio 30/30 mm
3 Lampada a riflettore da soffitto
4 Vetro stratificato 4+4 mm
5 Pietra arenaria 70 mm
6 Piastrelle in ceramica 30 mm, malta 30 mm, sottofondo 80 mm su lamiera d’alluminio 1,2 mm; correnti 20/20 mm, compensato 12 mm, correnti in pino
trattato ad olio 30/30 mm
7 Cordolo di c.a.
8 Mensola di pietra arenaria con elementi d’appoggio: lamiera d’acciaio 20 mm e EPDM 20 mm
9 Muratura portante a doppia parete, pietra arenaria 450 mm; intercapedine ventilata 300 mm/
elementi di ancoraggio, pietra arenaria 450 mm
10 Travi di lamellare 760/100 mm
11 Parapetto in vetro stratif. di sicur. 4+4 mm su appoggi
12 Sospensione pianerottolo Ø 16 mm
13 Gradini 29/17,5 cm; frontale di partenza 30 mm e
di arrivo 25 mm di legno di quercia su lamiera
d’acciaio laccata 2 mm
14 Fiancale portante di lamiera d’acciaio 320/20 mm
15 Tubolare d’acciaio 50/20 mm
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Tribunale a Sligo
Nel complesso dell’antico tribunale di Sligo,
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dietro il prospetto gotico che si affaccia sulla
strada, si nasconde tra i volumi una grande hall
d’ingresso con imponenti gallerie in pietra e una
copertura di legno a vista che si annovera tra le
maggiori opere vittoriane irlandesi. Tra gli
obiettivi principali c’era il tentativo di ristabilire,
o creare ex-novo, la connessione tra le diverse
aree, e di integrare nuove funzioni. Per tale motivo fu realizzato un nuovo corpo scala centrale
con una copertura di vetro. Una delle maggiori
opere d’intervento è stata il restauro e l’allestimento di una corte interna precedentemente inaccessibile. L’ex edificio di reclusione separava la
corte dalla strada. Al piano terra, una delle celle
con soffitto a volta è stata aperta per fungere ora
da passaggio per la città. Nell’edificio di fronte, è
stato realizzato un nuovo tribunale di famiglia
concepito come un volume di legno contenuto a
sua volta nell’ambiente originario limitato da
antiche pareti in muratura.
antico: l’ex muro d’appoggio dell’Albertina è
stato demolito e al suo posto sono sorti un
padiglione espositivo sotterraneo e un deposito;
gli edifici di studio si aprono verso la corte
interna nuovamente scavata. La facciata sul
cortile, l’unica dell’edificio di nuova costruzione, varia su ognuno tre livelli in relazione
alle funzioni dello spazio contenuto. Al centro dell’edificio dove si trovano gli ambienti
di studio, s’innesta un lucernario largo tre metri
che sovrasta quattro piani e porta la luce sino al
piano più basso, dove è collocata la biblioteca.
All’edificio si connette il deposito con ripiani
automatizzati. Il terzo volume, di nuova
costruzione, è un padiglione espositivo collegato
direttamente al Palazzo dell’Albertina con scale
mobili che conducono al cortile permettendo di
distribuire il flusso di visitatori tra l’ingresso
principale, il padiglione espositivo, il caffè e lo
shop del museo.
Planimetria gen., scala 1:2500 Sezioni, pianta, scala 1:400
1Camera dei giudici; 2 Rappresentanti legali; 3 Giuria;
4 Giudici; 5 Impianti; 6 Serbatoio olio combustibile; 7
Tribunale distrettuale; 8 Scala principale; 9 Tribunale
distrettuale; 10 Consulenze; 11 Lobby; 12 Foyer pubblico; 13 Ingresso pubblico; 14 Custode; 15 Cella; 16
Vigilanza; 17 Magazzino; 18 Colloqui; 19 Tribunale di
famiglia
Sez. oriz. e vert., scala 1:50
Sezione particolareggiata, scala 1:10
1 Rivestimento di legno di cedro rosso 20 mm, correnti 20 mm; tubolare d’acciaio | 100/100 mm
cuneo di fissaggio 80/100 mm
2 Lamelle di legno, fisse 200/30 mm
3 Montante 225/50 mm
4 Parete in muratura (esistente)
5 Porta di vetro senza telaio in vetro semplice di sicurezza 15 mm
6 Fascia di rivestimento in cedro rosso 250/20 mm
7 Pilastro di cls composto di 4 IPE 240
8 Cedro rosso 1700/1400/35 mm
9 Intradosso di pietra arenaria (esistente)
10 Lamiera di tamponamento, strato di separazione,
pannello in cartone press-pan 18 mm
Tribunale di famiglia, sez. vert. ed oriz., scala 1:125
Particolare di sezione, scala 1:20
1 Manto di ardesia 500/250 mm; correnti 50/25 mm;
guaina d’impermeabilizzazione; termoisolante
140 mm; travi inclinate 50/100 mm
2 Lucernario con fascia di rivestimento d’alluminio,
telaio in poliuretano
3 Cartongesso 12 mm; termoisolante 100 mm
4 Termoisolante 100 mm; piano di travi 50/125 mm;
cartongesso 12 mm
5 Illuminazione indiretta
6 Rivestimento in perline di quercia 150/20 mm;
correnti 150/50 mm; c.a. 250 mm; correnti
75/50 mm; rivestimento in perline di quercia
150/20 mm
7 Profilo d’acciaio a L 80/80 mm
8 Moquette, strato di feltro 4 mm; sottofondo
50 mm; elementi prefabbricati di c.a. 250 mm
9 Massello di quercia 44 mm
10 Lamiera d’acciaio 4 mm
11 Intercapedine per impianti elettrici
Piante, sezioni, scala 1:1500
1 Protezione solare in profili d’alluminio vuoti
350/25 mm verniciati grigi
2 Pannello d’allumin. anodiz. nero, coibentato 120 mm
3 Struttura in tubolari d’acciaio | 120/120/5 mm
4 Rivestimento ignifugo
5 Lamiera d’alluminio anodiz. nat. 3 mm; pellicola fonoassorbente 1 mm; pannello di PVC 24 mm;
guaina d’impermeabilizzazione sintetica, pannello
a tre fogli 30 mm, tubolare d’acciaio | 40/40/4 mm
6 Canale d’acciaio inox 0,8 mm
7 Lamiera d’alluminio riflettente anodiz. nat. 3 mm
8 Vetrata bianca: 10 + intercap. 12 + stratif. 6+6 mm
9 Travi di stratif. con 10+10+10 mm in scarpa in profilo
d’alluminio ad U 80/50/4 mm
10 Copertina in pietra arenaria
11 Lamiera d’alluminio anodizzata nat. 3 mm
12 Struttura montanti e traversi d’alluminio
13 Vetrata resistente al fuoco 6 + 16 intercap. + 6
vetro bianco
14 Vetro resistente al fuoco, parapetto e rivestimento
frontale delle teste dei solai 6 + intercap. 15 +
stratif. 6+6 mm
15 Pavimento in vetro, a tripla stratificazione 35 mm
con pellicola opacizzante, substruttura in tubolari
d’acciaio; lato inferiore: vetrata resistente al fuoco, vetro bianco di sicur. 6 + intercap. 15 + stratif. 6+6
Pagina 1126
Ampliamento dell’Albertina a Vienna
Nell’ultimo decennio, il complesso dell’Albertina
è stato sottoposto a restauri e ad ampliamenti. La
nuova sala espositiva, il deposito e i connessi
edifici con laboratori e biblioteca si trovano
inseriti nel complesso, sotto tutela, tra il giardino
e la corte del castello. L’ampio volume di nuova
costruzione non modifica il profilo dell’impianto
Bussola d’ingresso sezione orizzontale e verticale,
scala 1:20
1 Porta a vento di acciaio inox brunita nera, vetrata
isolante in vetro stratificato di sicur. 8 + intercap.
16 + vetro di sicur. 6 mm; maniglione in tubolare
d’acciaio inox brunita nera Ø 30 mm
2 Tubolare d’acciaio | 70/70/4 mm
3 Travertino 900/300/30 mm, pellicola di PE, lana
minerale 90 mm; marmo rosso Lepanto
2600/900/30 mm
4 Vetrata fissa stratif. 8 + intercap. 16 + 6 mm
5 Travertino 30 mm
6 Soffitto luminoso: vetro stratif. di sicur. 2x3 mm
satinato; tubi fluorescenti
7 Apertura, acciaio inox, griglia 200x 20 mm
8 Materassino 16 mm, antracite, pietra naturale
20 mm; letto di malta 57 mm; termoisolante polistirolo-schiuma rigida 50 mm; nastro di saldatura
10 mm; piastra di c.a. 180 mm
Sezione facciata corte interna, scala 1:20
1 Lamiera d’alluminio anodiz. nera 3 mm
2 Pannello d’alluminio anodiz. nero coibentato
120 mm
3 Vetrata isolante in vetro di sicur. 6 + intercap. 8 +
6 mm, smaltato internamente, termoisolante
80 mm; lamiera d’alluminio anodiz. nat. 2 mm
4 Vetrata isolante: vetro di sicurezza 6 + intercap.
con lamelle integrate + 6 mm
5 Struttura in montanti e traversi d’alluminio anodiz.
nat. 60/150 mm, listello di copertura d’alluminio
∂ 2003 ¥ 10
Testo in italiano
60/15 mm anodiz. nero
6 Rivestimento climatizzatore in lamiera d’alluminio
anodiz. nat. 3 mm
7 Protezione solare in profili cavi d’alluminio 25 mm
anodiz. nat., in lamiera d’alluminio anodiz. nero
8 Griglia d’alluminio come protezione solare anodiz. naturale 30 mm
9 Anta a ribalta verticale con vetrata termoisolante
in vetro bianco stratif. di sicur. con smaltatura nera al perimetro + intercap. 16 mm + vetro stratif.
6 mm in telaio d’alluminio
10 Lamiera di riflessione della luce in alluminio anodiz. nat. 3 mm
11 Lama di riflessione della luce con illuminazione
integrata, lamiera d’alluminio anodiz. nat. 3 mm
Pagina 1134
Padiglione del Centenario a Bochum
Edition ∂
I tre padiglioni industriali conosciuti come
“Padiglione del Centenario”, realizzati nel 1902
in occasione di un’esposizione industriale, furono
trasferiti a Bochum per integrare il complesso
industriale della Krupp e destinati a centrale del
gas. Usati fino agli anni ’80 come sala macchine,
attualmente sono stati ristrutturati e destinati a
spazi per eventi e spettacoli che si svolgono fra
maggio ed ottobre. Con un palcoscenico mobile,
tribune e un sistema di quinte assai flessibile che
scorre lungo i binari di corsa delle gru, si
possono realizzare diversi tipi di presentazioni e diverse combinazioni spaziali. Durante la stagione degli eventi, per ottenere internamente condizioni di comfort, è stato coibentato
l’originario involucro e la pavimentazione
dell’edificio.La grande pensilina del nuovo
edificio meridionale accoglie il visitatore e lo
guida in un ampio foyer. Scale isolate portano dal
piano terra ad un livello della galleria dove si
distribuiscono ambienti per la gastroomia. Sul
lato nord del padiglione si trovano, distribuiti su
sei piani, le sale prova e i camerini. Rivestito con
una lamiera d’acciaio a maglia larga, il padiglio-
ne è caratterizzato da un impatto visivo sobrio
che ben armonizza con il paesaggio industriale.
Pianta, scala 1:1500
1 Padiglione 1; 1 Padiglione 2; 3 Padiglione 3; 4 Padiglione 4; 5 Foyer; 6 Camerini artisti; 7 Bar/Galleria; 8
Via di fuga; 9 Celle impianti; 10 Terrazza
Planimetria generale, scala 1:7500
Sezione aa, prospetto ovest, scala 1:750
Sezione verticale, scala 1:50
1 Copertura galleria: manto di metallo con aggraffature verticali, 63 mm; termoisolante 140 mm; barriera al vapore pellicola in PE 0,2 mm; lamiera grecata 40 mm; profili d’acciaio HE 240 B
2 Tirante d’acciaio Ø 60 mm
3 Profilo d’acciaio HE 160 B
4 Esistente
5 Profilo d’acciaio HE 180 A
6 Parete via di fuga: cartongesso 12,5+12,5 mm;
termoisolante 50 mm, cartongesso 12,5+12,5 mm
7 Trave d’acciaio ¡ 200/400/12 mm
8 Trave d’acciaio saldata ¡ 120/550/20 mm
9 Pavimento galleria: sottofondo magnesiaco 20
mm, massetto con serpentina radiante 90 mm; lastre di calcestruzzo armato cave 110 mm su profili d’acciaio RHP 200/300/10 mmRPH 200/300/
10 mm; termoisolante 80 mm; pannello di cartongesso 12,5 mm; rivestimento di metallo con aggraffature verticali 63 mm
10 Pilastro d’acciaio Ø 239,7/16 mm
11 Pannello di policarbonato nervato 32 mm
12 Trave d’acciaio ¡ 200/400/8-12 mm
13 Protezione solare di lamelle d’alluminio
400/20 mm
14 Travi d’acciaio saldate ¡ 100/300 mm
15 Aste d’acciaio Ø 239,7/16 mm
16 El. di protez. solare con lamelle d’allum. 300/20 mm
17 Pilastro di facciata in barre d’acciaio 120/20 mm
18 Asta tirante d’acciaio Ø 30 mm
Pagina 1140
Ristrutturazione dell’Empress State
Building a Londra
Le più significative opere dell’intervento di
ristrutturazione dell’Empress State Buildind,
palazzo simbolo dei quartieri ovest di Londra,
sede del Ministero della Difesa sino al 1998,
sono consistite nella sopraelevazione in copertura
di quattro piani per l’allestimento di un ristorante
girevole, in un volume di nuova edificazione
profondo 5,5 metri con 26 piani in corrispondenza della facciata sud, in un nuovo progetto per
il basamento dell’edificio e le aree esterne circostanti. Tutti i nuovi volumi, realizzati in strutture
leggere d’acciaio, fungono da elementi d’irrigidimento della torre. In tutto l’edificio è stato demolito il massetto sostituito da una pavimentazione ad intercapedine. Gli impianti precedentemente collocati al livello di copertura sono stati
disposti ai piedi della torre. Intorno al basamento
si dispongono volumi integrativi di forma circolare su due livelli che smorzano l’elevata velocità
del vento in corrispondenza del livello pedonale,
e quindi del foyer, caffetteria e impianti, oltre agli
spazi ufficio e sale conferenza. Un edificio per
uffici amministrativi distribuito su tre livelli
marca l’ingresso del complesso; da esso ha
origine un portico che porta alla torre definendo
un piazzale antistante fiancheggiato da costruzioni basse ospitanti gastronomia, fitness club e
asili per l’infanzia.
Planimetria generale, scala 1:4000
1 Esistente; 2 Foyer; 3 Caffetteria; 4 Impianti; 5 Integrazioni, facciata sud; 6 Sopraelevazione copertura; 7
Ristorante girevole; 8 Porticato e edifici bassi
Piante, scala 1:1000
A Pianta piano tipo; B P.T; C P.27°; D P.30° piano
1 Foyer; 2 Caffetteria; 3 Impianti; 4 Ufficio; 5 Terrazza;
6 Ristorante girevole
Sezione facciata sud, scala 1:20
1 Terrazza: pavimentazione in tavole di legno; substruttura di tubolari d’alluminio; guaina d’impermeaabilizzazione sintetica; isolante in schiuma rigida;
barriera al vapore; solaio in calcestruzzo armato
2 Parapetto in vetro stratificato
3 Lamelle di protezione solare d’alluminio estruse
4 Sospensione della protezione solare, profili piatti
d’alluminio
5 Facciata sospesa d’alluminio
Il fascino degli involucri
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6
6
7
8
Testo in italiano
Balcone per la manutenzione in grigliato d’alluminio
Termoisolante resistente al fuoco
Asta tirante d’acciaio inox
Sezione della sopraelevazione sulla terrazza,
scala 1:20
1 Lamelle d’alluminio di protezione solare, estruse
2 Copertura: guaina impermeabilizzante sintetica;
isolante di schiuma rigida; barriera al vapore; solaio in calcestruzzo armato
3 Profilo di facciata sospeso, lama di vetro con fissaggio a punti
4 Guida per lo scorrimento della gabbia per la pulitura della facciata
5 Protezione solare in griglia d’acciaio inox
6 Protezione solare in grigliato d’alluminio
7 Facciata ventilata d’alluminio
8 Terrazza: pavimentazione in tavole di legno; substruttura di tubolari d’alluminio; guaina d’impermeaabilizzazione sintetica; isolante in schiuma rigida;
barriera al vapore; solaio in calcestruzzo armato
Pagina 1146
Ristrutturazione dell’opera Neufert a
Darmstadt
Nel 1951, nell’ambito delle “Darmstädter
Gespräche”, si svolse un congresso dal titolo
“Uomo e spazio”all’attenzione del quale era
posto lo stile di vita dell’uomo in qualità di
“fondamentale unità di misura architettonica”.
Undici così detti “Maestri” furono invitati a
presentare progetti d’edifici. Ernst Neufert,
autore del famoso manuale e professore presso il
Politecnico di Darmstadt, progettò un pensionato
per celibi composto di 156 mini-appartamenti
distribuiti negli otto piani di una palazzina
rivestita di clinker e un edificio ad anello su tre
piani. Per adeguare il complesso alle odierne
esigenze, oltre a conservare 19 miniap-partamenti
nel loro originario taglio, sono state ricavate 82
unità residenziali duplex e tre appar-tamenti
mansardati con ampie terrazze. In fun-zione di
tali modifiche si è resa necessaria l’inte-grazione
di un nuovo vano scala e di un ingresso.
Piante, P:I, P.T., P.2°, P 5°, P 6°, P.M., scala 1:1000;
sezioni, scala 1:750
1 Ingresso principale originario; 2 Nuova hall d’ingresso; 3 Ristorante; 4 Appartamenti; 5 Appartamenti nello
stato originario; 6 Duplex; 7 Appartamento con atrio
Sezione della nuova hall d’ingresso, scala 1:20
1 Sottofondo anidridico 35 mm; strato di separazione
colorato in pasta su materassino fonoassorb. 35 mm.
2 Termoisolante, lana minerale 60 mm
3 Pannello di cg 12,5 mm, termoisol. in lana min. 100 mm
3 Rivest. parete in vetro stratificato opaco, retroilluminato
5 Massetto composito
6 Griglia 20 mm su sottofondo in pendenza
Sezione atrio, scala 1:20
1 Pannelli di facciata in fibrocemento 8 mm;
2 Profilo cavo d’acciaio | 20/50 mm
3 Profilo d’acciaio a T 140
4 Profilo cavo d’alluminio ¡ 20/50 mm
5 Parete in muratura esistente 115-175 mm; termoisolante in lana minerale 30 mm; barriera al vapore,
cartongesso 12,5 mm
6 Graticcio di legno di larice 35/80 mm; substruttura;
pellicola protettiva in granulato di gomma; guaina
impermeabilizzante; termoisolante in pendenza
150-80 mm; barriera al vapore; materassino
7 Misure fonoassorbenti: cartongesso 12,5+12,5
mm con pittura interna a dispersione; termoisolante in fibre minerali 40 mm; strato d’aria 20 mm; intonaco interno 15 mm; parete in muratura 240 mm
8 Parquet di ciliegio 8 mm; sottofondo anidridico
35 mm; strato di separazione; materassino fonoassorbente 35 mm; c.a. esistente 140 mm
2003 ¥ 10 ∂
Pagina 1154
Stadio Olimpico, Berlino
Hubert Nienhoff, partner dello studio Gerkan,
Marg und Partner e responsabile del GPM-Buros
di Berlino
La storia dello Stadio Olimpico di Berlino inizia con la candidatura per i Giochi Olimpici
del 1916 e la costruzione dello “Stadio Tedesco” nell’area dell’Ippodromo di Grunewald. Il progetto di Otto March
(1845–1913) prevedeva uno stadio di 30.000
posti a sedere dedicato alle discipline
olimpioniche sportive. A causa della I° Guerra
Mondiale le Olimpiadi non si svolsero. Alla fine
degli anni ’20, la Repubblica di Weimar si
candidò con successo ai Giochi Olimpici estivi
previsti per il 1936. Werner March (1984-1976),
fratello di Otto, riprogettò lo stadio. Nel 1933 il
Governo Nazionalsocialista approvò la costruzione di uno stadio di grandi dimensioni al centro
di uno spazio molto ampio in seguito denominato
“Campo Sportivo del Reich”, che comprendeva
diversi settori di competizione sportiva: lo stadio
olimpico, il Campo di Maggio, lo stadio di
Hockey e la piscina, lo stadio ippico, gli impianti
di tennis oltre ai luoghi per le gare e per
l’allenamento. Nel 1936, la struttura offriva più
di 100.000 posti dei quali 65.000 a sedere. Dalla
fine degli anni ’40, lo Stadio per le rappresentazioni sportive e culturali, fu utilizzato per varie
attività. In occasione dei Campionati Mondiali di
calcio del 1974, furono previste diverse opere di
ristrutturazione tra cui la realizzazione di una
pensilina sulle tribune nord e sud. A causa della
precarietà delle strutture si è operato un ulteriore
intervento di ristrutturazione e di ammodernamento in vista deiCampionati di Calcio del
2006. Il progetto è stato fortemente condizionato
da un doppio ordine di motivi: da un lato le
restrizioni imposte dagli organi di Tutela
Monumenti, dall’altro la conflittuale integrazione
di requisiti di polifunzionalità e con la
destinazione a stadio per il calcio. Il progetto non
ha considerato solo lo stadio come edificio a se
stante, ma ha preso in esame anche il contesto
spaziale comprendendo l’intero impianto e le
complementari cittadelle sportive. L’impianto
urbanistico storico, sotto tutela, ha imposto che
tutti gli edifici di nuova costruzione, a parte lo
stadio, fossero interrati al fine di non pregiudicare
l’immagine esterna dello stadio. I lavori di
costruzione sono iniziati nel maggio 2000 e
dovrebbero essere conclusi nel 2004.
L’intervento di ristrutturazione ha contemplato le
seguenti opere: progetto di nuova edificazione
della copertura delle tribune; rilievo dello stato di
degrado e risanamento dell’anello superiore;
ristrutturazione del suddetto e realizzazione
a nuovo di uno inferiore; abbassamento del
piano del campo da gioco di 2,65 metri; costruzione delle strutture funzionali e di connessione consistenti in: garage sotterranei
su due livelli, aree parcheggio per camion e
bus, tunnel di accesso per le vetture, centrale impianti, attrezzature di approvvigionamento,
palestra per il riscaldamento atleti con 100 metri
di pista e aree di accesso VIP allo stadio. Il
progetto di ripristino e di ammodernamento,
realizzabile in fasi, si serve di metodologie di
restauro moderate basate sulla conservazione:
l’intervento è stato realizzato con tecniche
differenziate al fine di raggiungere un elevato
grado di conservazione delle singole parti
dell’esistente. Le tribune dell’anello superiore
non sono state modificate. Sia la sua struttura di
calcestruzzo armato sia l’esistente rivestimento in
materiale lapideo della facciata e dei pilastri
–calcare conchillifero e travertino- sono stati
restaurati. Nel risanamento della pietra naturale è
stata accordata priorità alla conservazione della
sostanza. Dato che la pietra naturale dell’ex
Salone d’Onore e del rivestimento parietale
della sala Coubertin non era più fruibile a
causa dell’intervento di sigillatura delle fessurazioni, si dovette intervenire in maniera
adeguata e cauta sul materiale lapideo dell’esistente ma anche delle costruzioni in lastre delle nuove architetture necessarie per
le opere di nuova edificazione e di consolidamento strutturale. Prima dello smontaggio
si è proceduto al rilievo dello “stato di fatto”,
al riassemblaggio e all’inventario di ogni lastra di pietra naturale prelevata al fine di
conservare nella reintegrazione architettonica la geometria delle fughe e quindi di restituire un’immagine il più fedele possibile a
quella originaria. La costruzione è stata realizzata senza manomissioni, con la maggior
accortezza possibile e in conformità al concetto di ricollocazione delle lastre nella loro
originaria posizione. Dato che non sarebbe
stato più possibile ristrutturare la tribuna inferiore con un budget contenuto, la struttura
è stata gradatamente sostituita da una nuova. Con la nuova costruzione della tribuna
dell’anello inferiore, il livello del campo da
gioco è stato abbassato di circa 2,65 metri,
intervento grazie al quale sono state ricavate
due file di spettatori per un totale di circa
1600 posti a sedere diminuendo la distanza
dei ranghi del campo da calcio.
Con la modernizzazione dello stadio sono
state create anche aree VIP per gli spettatori
collegate con un percorso sotterraneo al
tunnel progettato da March ed ai relativi garage sotterranei. Per gli spettatori VIP sono a
disposizione logge con confortevoli posti a
sedere. Anche nel caso della costruzione
delle logge, la sostanza originaria è stata minimamante rielaborata, lasciando che la
struttura architettonica originaria predominasse. Gli elementi di separazione in vetro
delle logge, così come tutti gli elementi d’integrazione, sono stati fissati in modo reversibile dietro ai pilastri di pietra naturale.
Il progetto della copertura delle tribune è caratterizzato oltre che da requisiti funzionali,
da esigenze formali e da precise logiche
conservative. In primo piano, è l’obiettivo di
integrare gli esistenti caratteri architettonici
attraverso una struttura di copertura di alto
pregio che garantisca la protezione dalle intemperie a tutti i posti delle tribune. In segui-
∂ 2003 ¥ 10
to a valutazioni di carattere architettonico e
ad un’analisi del valore monumentale dell’edificio, si è stabilito che la pensilina non
avrebbe dovuto aggettare rispetto al filo
esterno del cornicione delle pareti perimetrali dello stadio per non caratterizzare l’immagine esterna. Grazie all’esilitá strutturale
e alla scelta dei materiali delle superfici –
una struttura d’acciaio, su entrambi i lati rivestita da una membrana traslucida- la copertura si pone consapevolmente in contrasto con il carattere massiccio della struttura
dello stadio non chiudendosi su se stessa ma
rimanendo aperta in corrispondenza della Porta
d’accesso dei maratoneti. L’altezza della struttura
è stata ridotta al minimo lungo i bordi interni ed
esterni, in modo tale da non essere predominante
sull’architettura dello stadio. Le strutture portanti
i carichi della copertura delle tribune sono state
integrate nell’anello superiore dello stadio
rivestito in pietra naturale. La struttura a bracci
aggettanti in tecnologia d’acciaio è stata rivestita
da una membrana stesa sulla parte superiore e su quella inferiore. La luce della struttura reticolare in tubolari d’acciaio, riconoscibile in trasparenza attraverso la membrana
come struttura primaria, è di circa 68 metri.
La sezione trasversale della copertura è paragonabile ad un’ala di un aereo che va rastremandosi sia all’estremità interna che a
quella esterna. Realizzata in una struttura filigranata di vetro ed acciaio, è connessa, sul
profilo più esterno della copertura in corrispondenza dell’attico, ad un anello continuo
di calcestruzzo armato. Nonostante la copertura,
l’interno dello stadio è caratterizzato da un buon
grado di illuminazione, mentre la vista dalle
tribune è solo in minima parte impedita dai
pilastri.
La struttura principale di copertura delle tribune consiste essenzialmente nei seguenti
elementi strutturali:
* 76 capriate reticolari disposte a raggiera,
* travi di appoggio disposte tangenzialmente, in parte ad arco, per la membrana superiore ed inferiore e per la vetrata sopratesta
lungo il perimetro interno della copertura,
* 20 pilastri ad albero,
* 132 pilastri esterni,
* trave a tre correnti che corre sopra i pilastri
ad albero,
* una trave a doppio corrente nell’area del
profilo interno di copertura
* quattro strutture di rinforzo disposte a raggiera
* un anello esterno a sezione triangolare in
calcestruzzo armato integrato alla trave
d’acciaio composita. I vertici esterni vanno a
formare una trave di bordo in acciaio che
corre sopra i pilastri esterni con sezione trasversale scatolare che chiude la struttura portante
principale. In aggiunta, a delimitare la copertura
della trave reticolare con le sue attrezzature e la
struttura supplementare per il supporto di
proiettori di luce, amplificatori e quadri elettrici, sono state disposte radialmente e
tangenzialmente passerelle continue. Con lo
scopo di ottenere una struttura portante il più
possibile uniforme, il sistema di copertura della
Testo in italiano
pensilina, composta da 76 travi reticolari sulle
tribune con identiche misure esterne, è stata
suddivisa in segmenti. La distanza delle travi
radiali è risultata dagli assi del reticolo delle
tribune e dalle considerazioni legate ad eventuali
danni dei carichi ad esso connessi. In base a ciò è
stata calcolata una distanza relativamente costante dei correnti pari a circa 8 metri. Le travi radiali
sono composte da un corrente superiore rettilineo
continuo e da uno curvo in corrispondenza del
pilastro ad albero. Le aste piene creano una
struttura reticolare a triangoli isosceli privi di
montanti. In corrispondenza della punta dei
correnti è stata scelta, per motivi d’ordine
formale, una disposizione a quattro undici o
quattro aste parallele. Per ridurre al minimo la
barriera visiva dall’anello superiore, i pilastri
ramificati sono stati disposti il più esternamente
possibile. I fusti dei sottili pilastri, disposti
secondo un interasse che varia da 32 a 40 metri,
hanno una lunghezza di circa 8,50 metri e
vanno rastremandosi dallo snodo a forchetta
sino al piede in modo regolare da 350 mm a
250 mm. Dallo snodo a forchetta, i pilastri si
ramificano in quattro aste. I piloni in calcare
conchillifero sono stati disposti su 132 pilastri esterni che distribuiscono il carico delle
nuove pensiline il più possibile uniformemente sulla struttura esistente. 80 di questi
pilastri creano insieme alla trave radiale, al
corrente perimetrale e al pilastro ramificato,
un sistema di telai che irrigidisce la struttura
portante della copertura in senso orizzontale.
Dietro ad ogni pilastro ramificato si integrano,
insieme alla trave di bordo perimetrale, quattro
pilastri esterni resistenti alla flessione. Per questo,
le forze orizzontali che agiscono sulla struttura di
copertura sono indirizzate negli estremi dell’anello superiore e sono trasmesse sulle strutture in
calcestruzzo gettato in opera all’inter-no delle
tribune, dei setti murari e delle strutture a telaio
fino a livello delle fondamenta. I rimanenti 52
pilastri esterni sono fissati con giunto a cerniera.
La maggior parte di questi pilastri a pendolo è
utilizzata ad integrazione dei canali di smaltimento delle acque piovane. Il montaggio della
struttura portante d’acciaio è iniziato nel Giugno
del 2002 dal lato nord dello stadio; attualmente i
lavori sono in via di proseguimento nella curva
orientale ed in corrispondenza delle tribune sud
fino alle porte dei maratoneti.
La struttura portante della pensilina è rivestita sul lato superiore da 77 ripartizioni di
membrane per una superficie totale di circa
27.000 mq. Sei archi di tubolari che corrono
lungo la tangente sostengono ogni campo e
creano la curvatura necessaria per il requisito di portata della membrana. Il lato inferiore
della struttura portante di copertura è stato
rivestito da circa 28.000 mq. di membrana.
Le singole ripartizioni vengono tese grazie a
guide e tenditori a vite disposti tra correnti
delle travi radiali e tubolari tangenziali che si
incrociano. La membrana è composta da
una pellicola di fibre di vetro rivestita in
PTFE. Essa si presenta a maglia aperta sul
lato inferiore per consentire la permeabilità
al suono degli amplificatori.
7
Uno speciale allestimento illuminotecnico
mette in risalto la copertura rispetto agli edifici esistenti. L’integrazione delle attrezzature d’illuminazione del campo e di sonorizzazione dello stadio nel profilo interno della
copertura consente uno smontaggio della fila di piloni della luce e delle colonnine per
gli amplificatori. L’illuminazione del campo
da gioco avviene attraverso un anello continuo di proiettori di luce fissati ad una struttura a telaio. Per l’illuminazione delle tribune
sono stati usati tubi luminosi disposti lungo i
correnti inferiori delle travi radiali che illuminano il corpo del tetto dall’interno e facendo
sì che nell’oscurità si venga a creare un effetto di fioca e tremula luce simile a quella di
un lampione al di sopra le tribune. I proiettori
sono programmabili anche per effetti speciali.
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Requisiti e vantaggi delle architetture tessili nelle opere di risanamento e di
ristrutturazione
Gerd Schmid, architetto e amministratore dello
studio IPL di progettazione ingegneristica della
luce, Radolfzell
Dal 1950, Walter Bird, Peter Stromeyer e Frei
Otto con le loro architetture in membrane di
teli di cotone e pellicole in fibre artificiali
tensionate tramite tecniche pneumatiche e
meccaniche hanno posato la prima pietra per
l’evoluzione di un nuovo linguaggio formale e
per lo slancio innovativo nel campo dei materiali.
Nell’ultimo cinquantennio l’architettura leggera
si è diffusa in diversi settori d’impiego, dalle
piscine alle coperture degli stadi. I tempi di
montaggio ridotti rendono le tensostrutture
particolarmente economiche e quindi idonee a
destinazioni d’uso che implicano requisiti di
mobilità e temporaneità. La particolarità dei
materiali impiegati si esplica nel comportamento
all’uso, in particolare negli interventi di recupero,
risanamento, cambio di destinazione ed
ampliamento.
1. Le architetture in membrana sono progettate in dettaglio ad una scala millimetrica;
sono completamente prefabbricate e montate in tempistiche più brevi rispetto alle costruzioni tradizionali. Per questo sono lo
specchio dell’edilizia industrializzata, in cui
si parte dalla lavorazione in fabbrica dei semilavorati per arrivare al processo di finitura
dei prodotti ottenuti. In cantiere sono allestite da squadre di montaggio esperte con
l’ausilio di piani di montaggio, gru, presse
idrauliche, tiranti.
2. Nessuno si interroga circa il comportamento al carico di travi di legno, pilastri
d’acciaio o murature in calcestruzzo, finché
tali strutture non mostrano un elevato grado
di degrado. Le tecnologie in legno o quelle
massicce –al contrario di quelle tessili in
membrane- trasmettono un’immagine di
maggiore stabilità. Gli edifici in membrane
8
Testo in italiano
sono composti prevalentemente da archi e
funi d’acciaio tra i quali vengono tesi involucri in membrane o in pellicole. In generale,
si concorda nel ritenere che queste strutture
si conservano solo per un periodo limitato di
tempo; in linea di massima, hanno una potenziale
durata tra i 20 ai 30 anni; nella maggior parte dei
casi, poche sono le strutture che hanno vita così
lunga essendo spesso allestite con carattere di
“costruzioni volanti” o di “soluzione interinale”,
facilmente rimuovibili.
3. Oggi, le membrane sono composte da
materiali organici e/o minerali; per questo
motivo, a causa dei raggi UV, perdono flessibilità, stabilità e resistenza alla lacerazione. Tali requisiti vengono valutati tramite coefficienti di sicurezza nelle misurazioni. La
sostituzione delle membrane si rende invece
prevalentemente necessaria per altre cause:
tracce di riparazioni in seguito a danni di origine meccanica, perdita di requisiti delle caratteristiche visive come lo sbiadimento del
rivestimento cromatico o tracce di sporco irregolari, diminuzione della capacità di idrorepellenza di porzioni di membrane applicate in un secondo tempo saldate direttamente
in cantiere e interventi di restauro resi necessari da casi di corrosione della struttura
portante d’acciaio.
4. Anche il miglior stato di conservazione
dell’acciaio richiede dopo 15-20 anni un interventi di riparazione o rinnovo. Spesso la
protezione a corrosione delle guarnizioni
metalliche delle funi viene trascurata, i raccordi galvanizzati o zincati a spruzzo ossidano prima delle funi sporcando la membrana. Il degrado rende necessaria la
sostituzione della copertura. La stessa cosa
vale per le guarnizioni della membrana e i
relativi sistemi di fissaggio. Si rivela dunque
necessario, ottimizzare le caratteristiche di
resistenza alla corrosione con l’ausilio di una
vernice colorata o di optare per strutture in
acciaio inox.
5. Motivo per impegnativi ma spesso non
necessari risanamenti è l’umidità permanente presente nelle tasche delle funi perimetrali in presenza di membrane in PES e PVC. In
tal caso le funi zincate sono corrose a tal
punto da dover essere sostituite. Questo vale anche per i bordi di teflon usati nelle
membrane a pellicola vetrosa con piastre di
fissaggio e staffe.
6. Lo sporco irreversibile su una copertura in
laterizio non è considerata uno svantaggio;
al contrario le architetture tessili, bianche e
traslucide, vengono sostituite se lo sporco
non può essere asportato con lavaggi.
7. In linea di massima, vale il seguente principio: la pellicola ha funzioni portanti, il rivestimento protegge la membrana (dai raggi
UV, dall’acqua, dagli agenti chimici, dalle
spore) e la rende rigida o flessibile; lo strato
di finitura protegge il rivestimento e provve-
2003 ¥ 10 ∂
de a mantenerlo pulito. Tuttavia anche una
finitura a base di vernici può logorarsi.
8. I teli di cotone degli anni ’50, più o meno
idrorepellenti e breve durata, sono stati in
seguito sostituiti da pellicole laminate in materiali a rete sintetica e fibre di vetro. Per gli
esterni, poche sono le combinazioni idonee
alle membrane portanti. Oggi, le membrane
in kevlar sono state sostituite, ad esempio,
con tessuti vetrosi, silicone o tessuti idrorepellenti in teflon. A seconda della composizione è possibile raggiungere un grado di
traslucenza fino al 40%, così come tonalità
argentate. In seguito ai requisiti imposti dalla
normativa DIN 4102 del maggio 1998 e dalla
ancor più restrittiva EN 13501, in primo piano sono passati i valori di riscaldamento minimo e di tenuta ai gas di combustione.
9. Anche combinazioni collaudate di materiali come i tessuti in PES/PVC, tessuti vetrosi e PTFE e pellicole in ETFE si differenziano
nel comportamento elastico a seconda del
taglio di produzione. Dunque, già durante il
processo di finitura, i tagli si devono adattare alle caratteristiche di compensazione del
carico corrispondente.
10. Nel caso di membrane impiegate esposte agli agenti atmosferici, le tracce di sporco e gli infragilimenti della superficie impediscono un ripristino della saldatura delle
membrane. In singoli casi, con l’ausilio di
tracciati di cuciture modificate, ad es. cuciture ad inversione di materiale, con l’ausilio
di apparecchi di saldatura mobili e del controllo di qualità si modificano anche le membrane più datate, ammesso che siano sufficienti limitati fissaggi di cucitura. Il problema
non si pone quando le membrane non sono
sottoposte agli agenti atmosferici, come
membrane interne in strutture a doppio involucro.
11. Ogni materiale di composizione della
membrana e della pellicola possiede specifici limiti di lavorabilità (temperatura di saldatura, pressione di saldatura, durata di saldatura e conseguente tempistica di
raffreddamento). Il tessuto da saldare è
pressato da elettrodi contro un piano. Il procedimento di saldatura di cuciture portanti è
documentato e controllato sulla scorta di
sperimentazioni con saldature di prova. Dato che il processo di giunzione in cantiere
non assicura la costante qualità dei procedimenti di laboratorio, queste possono essere
impiegate solo in settori secondari senza
funzioni portanti.
12. Dato che nell’accettazione dell’impiego
di membrane e di pellicole i requisiti di stabilità sono tra l’altro determinati dalla connessione di saldatura, anche i ripristini e le
misure di restauro diventano particolarmente
semplici nei casi di sostituzione di intere parti di
membrana nuovamente integrate nella medesima
forma o in una modificata.
Questo metodo è stato applicato nel Teatro
musicale “Buddy Holly” di Amburgo; si è
intervenuti sui due strati di membrana con due
metodologie diverse: la membrana interna è stata
ritagliata e adattata a quella esterna composta da
cinque strati di superficie completamente
sostituita a causa della scoloritura dello strato che
riportava in oltre tracce irregolari di sporco. Le
strutture in membrana si possono adattare a quasi
tutte le geometrie dell’esistente, vd. ad esempio
la ristrutturazione della piscina all’aperto Velbert,
Allwetter-Parkbad; o la GKE, esposizione
itinerante “Balance” che sta compiendo un tour
attraverso la Germania dal maggio 2003: si tratta
di due elementi costruttivi a tensione meccanica e
15 a tensione pneumatica con giunti a norma che
possono essere riconfigurati per ogni contesto
espositivo. O l’hangar per il dirigibile Cargo-Lift,
un veicolo di enormi dimensioni con involucro in
membrana di 360x220x107 metri che dovrebbe
sostituire le navi da trasporto e in cui dovrebbero
crescere piante tropicali. Per questo motivo, la
membrana a 2+2 strati ha dovuto essere sostituita
sul lato esposto a sud con 20.000 mq di cuscini in
ETFE permeabili agli UV.
13. Prima di procedere all’operazione di finitura
della membrana che andrà a sostituire l’esistente,
è necessario possedere una descrizione integrale
dello stato di fatto. Nel caso di informazioni
incomplete si può effettuare una simulazione
dello stato di fatto con l’ausilio di un rilievo di
misurazioni geometriche e un “finder” di forme
interattivo, come nel caso della ristrutturazione
della stazione dei bus di Betzdorf dove le
membrane e le funi sono state completamente
sostituite usando questo metodo. L’intervento è
iniziato con una misurazione geometrica e
un’analisi formale. La membrana esistente è stata
asportata prima dell’inverno per poi procedere
nella primavera successiva alla tensione di una
nuova pelle che riproduceva fedelmente quella
originaria del 1978.
14. Dato che spesso i manufatti in membrane non
hanno esistenza limitata ad un singolo periodo di
utilizzo, sono fondamentali per operazioni di
recupero e ristrutturazione, le consultazioni dei
piani costruttivi e in particolare gli elaborati
statici ed esecutivi. Pochi sono gli archivi
affidabili e si trovano presso Ceno-Tec, Canobbio
o presso IPL.
Grazie all’assemblaggio modulare, le strutture in
membrane si prestano idealmente alle trasformazioni ma anche alle ristrutturazioni, in particolar
modo, grazie all’impiego di quantità contenute di
materiale da costruzione (1-2Kg/mq). Complessivamente, un intervento di ristrutturazione di
questo tipo richiede tempi simili a quelli delle
tecnologie di costruzione tradizionali, con un
vantaggio che spesso si rivela decisivo nella
scelta: i tempi sono per la progettazione e le
finiture, mentre quelli impiegati per la sostituzione ed il periodo di inutilizzo degli spazi
risultano molto brevi e precisamente calcolabili.
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