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Martedì 3 Maggio 2011
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
L’Oscar della carta stampata assegnato al quotidiano Politiken. Che è il più caro d’Europa
Il giornale dell’anno? È danese
Premiata la formula «50% news 50% views». Ma la qualità si paga
DA BERLINO
ROBERTO GIARDINA
A
Vienna si è aperto il
1° maggio l’European
Newspaper Congress,
e il primo atto è stato
quello di assegnare il titolo di
«Giornale dell’anno», una sorta
di Oscar per la carta stampata.
Il premio è andato al quotidiano
danese Politiken. Il migliore per
quest’anno e, forse, il più caro
d’Europa: costa 23 corone, quasi
tre euro, al week-end bisogna
sborsare un paio di corone in
più. Non ci sono sconti per chi
si abbona, mentre la norma in
Danimarca e nel resto d’Europa
è di fare pagare fino al 50% in
meno. Chi vuole Politiken tutto
l’anno a casa deve sborsare 600
euro. «La qualità ha il suo prezzo», spiega Bo Lidegaard, nuovo direttore da qualche giorno.
«In fondo per il nostro quotidiano si paga quanto per un gelato.
Non è una spesa proibitiva».
Una politica che dà i suoi
frutti: nonostante la tiratura
in calo, il giornale (fondato nel
1884) è in attivo, anzi aumenta
gli utili. Negli anni Settanta, si
vendevano 250 mila copie, oggi
nemmeno la metà: 100 mila copie, 125 mila nel fine settimana. Eppure, l’anno scorso è stato
raggiunto il miglior risultato
economico
nella storia
di Politiken.
Grazie alla
pubblicità: quel che
conta per gli
inserzionisti
non è solo la
tiratura, ma
la qualità dei
lettori. Le inserzioni aumentano, per
effetto anche
del formato,
che è rimasto
quello tradizionale,
mentre i concorrenti hanno scelto tutti il
tabloid. Si risparmia carta, ma
la pubblicità è meno efficace, secondo gli studi di mercato.
Si va controtendenza anche
per internet: la redazione online è di 50 dipendenti, sui 200
complessivi, ma «rende» appena
il 10% del totale. I danesi vogliono il loro giornale di carta.
L’edizione online ha il minor
numero di contatti rispetto alla
concorrenza, tra i giornali politici, ma «noi
siamo anche
Una delle
prime pagine
del quotidiano
danese
Politiken, la
cui formula
è «50% News
50% Views»
gli unici che non offrono foto
di donne nude», dice il capo dei
grafici Saren Nyeland. Anche
le pubblicazioni più serie, commenta, in rete si comportano
come la stampa scandalistica.
Politiken non viene premiato
solo per i suoi risultati economici.
I principali colossi del largo consumo aumentano i prezzi
A gennaio è morto, ad appena 53
anni, lo storico direttore Töger
Seidenfaden, che aveva diretto il quotidiano per 17 anni. La
scelta del successore dimostra
come Politiken vada controcorrente. Bo Lidegaard, 53 anni, ha
scarsa esperienza giornalistica,
è uno storico di fama, lodato per
il suo stile, una lunga esperienza
in diplomazia. «Ha tutto quel che
serve, non deve mica fare i titoli,
a quello pensiamo noi», dicono
i collaboratori. Ma ci vorrà del
tempo perché possa raggiungere
il prestigio di Seidenfaden, che
era un mito in Danimarca e non
solo nel mondo del giornalismo.
Il giorno della morte, Politiken
pubblicò in prima pagina la sua
caricatura (una testa d’uovo),
lasciando vuota la colonna dove
usciva la sua rubrica quotidiana,
in cui attaccava il conformismo,
la stupidità e l’intolleranza della
società danese. La formula del
quotidiano è «50% News 50%
Views», e le immagini, foto o
disegni, hanno sempre un forte
significato. Quando il giornale
denunciò il trattamento riservato ai figli dei profughi stranieri,
si limitò a pubblicare una serie
di foto con gli occhi dei piccoli.
«Uno sguardo che valeva più
del miglior testo», ricorda Lars
Grarup, che con Anne-Mette
Svane fa parte del triumvirato
che dirige il giornale (il direttore è un primus inter pares). Per
denunciare le fattorie che allevano i polli in batteria, pubblicò
un quadrato nero, con stampate
due zampe di gallina: questo è lo
spazio a disposizione, si limitava
a spiegare il titolo.
Ma conta anche la parola.
Quando l’esercito tentò di vietare la pubblicazione delle memorie di un soldato di un reparto
scelto, Politiken pubblicò l’intero
libro, accluso al quotidiano. E si
ha il coraggio di andare controcorrente: quando il JyllandsPosten pubblicò le caricature
di Maometto che suscitarono la
reazione del mondo islamico, pur
difendendo la libertà di stampa,
Politiken scrisse che «era stata
una grande idiozia».
«Non tutti e non sempre sono
d’accordo con Politiken», diceva
Seidenfaden, «ma nessuno può
ignorarlo, o rimanere indifferente».
© Riproduzione riservata
Olanda: la polizia si compra i dati
Materie prime salate
Nuovi autovelox
e il cliente paga di più grazie al Tom Tom
DI
I
ETTORE BIANCHI
prezzi delle materie prime stanno aumentando e i produttori di beni di largo consumo corrono ai ripari. Quattro delle principali aziende a livello mondiale (Unilever,
Procter & Gamble, PepsiCo e Colgate Palmolive) hanno annunciato una correzione all’insù
dei prezzi di margarina, pannolini, soft drink e
dentifrici per proteggere i margini di redditività. I gruppi hanno inoltre confermato che per ora
si vede soltanto
un piccolo miglioramento nella spesa dei consumatori in Gran
Bretagna, Europa
e America.
I quattro, insieme, pesano
per circa l’8% dei
consumi globali,
escludendo tabacco e alcol, che
ammontano a 3,1
trilioni di dollari (2,1 trilioni di euro). Unilever
ha sottolineato di aver avviato un innalzamento
dei prezzi, per la prima volta da sette trimestri
a questa parte, per fronteggiare l’incremento
delle quotazioni di materie prime come oli vegetali e componenti chimici.
E non è finita qui. L’annuncio è arrivato dopo
che il gruppo non aveva centrato le previsioni
nel primo trimestre, realizzando un +4,3% di
vendite complessive: il frutto di un calo del 2,7%
in Europa occidentale e di un balzo dell’8,9%
nei paesi emergenti. I costi delle materie pri-
me sono attesi in rialzo del 14-16% quest’anno
dopo una revisione all’insù rispetto all’iniziale
+11-13%. Ciononostante, il ceo Paul Polman
ha parlato di una buona performance in un contesto di aumento dei costi, debole fiducia degli
acquirenti e mercati molto competitivi.
Quanto a P&G, è stata costretta a tagliare
le stime di profitti annuali proprio a causa dei
costi delle materie prime, in particolare carburanti e resina. Il responsabile finanziario Jon
M o e l l e r, p u r
senza indugiare
in discorsi ipotetici, ha rimarcato che, senza
l’aumento dei
costi pari a 1,8
miliardi di dollari (1,2 mld euro),
si sarebbero raggiunti risultati
ottimi. La multinazionale sta
affrontando un
ambiente operativo molto difficile, con i mercati sviluppati che hanno rallentato parecchio.
Nonostante il contesto sfavorevole, Procter &
Gamble ha messo a segno nel trimestre utili
per 2,87 miliardi di dollari (1,93 mld euro), in
crescita dell’11% su base annua. Non è andata
altrettanto bene a PepsiCo, il cui profitti sono
diminuiti nello stesso periodo del 20% a 1,14
miliardi di dollari (0,77 mld euro). Anche in
casa Colgate si è assistito a una discesa degli
utili dell’8%. La ricetta più rapida è quella di
innalzare i prezzi dei prodotti in vendita.
© Riproduzione riservata
B
rutta sorpresa per gli
automobilisti olandesi, i quali hanno scoperto che Tom Tom
International, la società che
produce l’omonimo sistema
di navigazione
satellitare per
auto, ha
venduto
alla polizia dati
personali
sugli spostamenti
e la velocità.
Privacy violata, dunque. Fin qui nulla di
nuovo. Nell’occhio del ciclone
erano già finite Google e, più
recentemente, Sony.
I dati venduti da Tom Tom
alla polizia olandese hanno
però un fine un tantino abietto: serviranno infatti per posizionare nuovi autovelox e in
definitiva saranno utili per
fare cassa grazie alle multe.
Spesso, infatti, il navigatore viene utilizzato per evitare
zone trafficate, grazie ai dati
raccolti sulla velocità degli
altri utenti che posseggono il
dispositivo. Ed è proprio nelle zone meno trafficate che gli
automobilisti in genere corrono di più e i limiti di velocità
sono maggiormente violati,
per cui la polizia oland e s e
ha ben
pensato
di trarre profitto da
queste
informazioni.
I
n
seguito alle
numerose lamentele
degli automobilisti, la società
si è pubblicamente scusata.
Resta da capire se qualche
automobilista sia caduto direttamente nella trappola.
A priori i 3 miliardi di dati
disponibili dovrebbero essere
anonimi.
© Riproduzione riservata
Le due pagine di «Estero
- Le notizie mai lette in
Italia» sono a cura di
Sabina Rodi
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