Crisis and Austerity - associazione RISORSE

Perché l’economia italiana non cresce?
Le cause esterne
Gennaro Zezza
Da quando l’Italia non cresce?
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In quale periodo la crescita dell’Italia si è interrotta?
E’ un fenomeno solo italiano?
E’ un fenomeno irreversibile?
Quanto pesano i vincoli europei?
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Vincoli sulla politica fiscale
Vincoli sul cambio
Vincoli sulla politica monetaria
Che si può fare?
Gennaro Zezza – Perché l'economia italiana non cresce?
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Dalla crescita alla stagnazione
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Il lento calo della crescita è diffuso a tutti i
Paesi sviluppati e ad alto reddito
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Il confronto con gli Stati Uniti
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Perché la crescita rallenta?
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Teoria mainstream
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Altri approcci
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Ruolo del progresso tecnologico
Crescita della popolazione
Calo della produttività
Ruolo della domanda
Trasformazioni strutturali
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Passaggio dal manifatturiero ai servizi
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Quando parte il divario
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Crollo, relativamente alla Germania
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La crisi attuale
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Il rallentamento dell’economia italiana sembra aver inizio
con il periodo dell’Euro
E si trasforma in tracollo, relativamente ai partners
europei, con la Grande Recessione del 2007
E peggiora con l’inizio della cosidetta «crisi dei debiti
sovrani» partita dalla Grecia
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ma il declino dell’industria inizia prima
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La Grande Recessione
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Concentrazione dei redditi
Sovraindebitamento delle famiglie
Deregolamentazione settore finanziario
Hanno portato a
Bolle speculative, sul mercato azionario (2001)
E sul mercato immobiliare (2006)
Le cartolarizzazioni hanno diffuso la crisi dal «lato
finanziario»
E i Paesi che commerciavano con gli USA sono stati
contagiati dal «lato reale»
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La «crisi dell’Euro»
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Alcuni Paesi, come Spagna, Irlanda e Grecia, hanno avuto
bolle immobiliari, con sovraindebitamento delle famiglie, e
fragilità bancaria
L’evaporazione degli attivi bancari ha richiesto salvataggi
pubblici (anche in Germania)
Con l’inizio della crisi greca, si scopre che l’Eurozona non
è governata da regole di solidarietà
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Maastricht
Il Trattato di Maastricht era basato su un approccio ordoliberale,
che crede nell’aggiustamento automatico dei mercati
all’equilibrio di piena occupazione, e ritiene che il governo non
debba interferire nell’economia, se non per dettare le regole e
correggere la formazione di monopoli. Il ruolo della Banca
centrale è solo quello di tenere stabile l’inflazione (intorno al 2%)
I principali criteri di Maastricht
 Convergenza nei tassi di inflazione > e quindi nei tassi di
interesse
 Un deficit pubblico inferiore al 3% del PIL
 Un debito pubblico inferiore al 60% del PIL
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In sintesi
L’adozione della moneta unica ha ridotto i tassi di interesse nella
periferia. Con un tasso di interesse comune, un tasso di
inflazione più alto implica un tasso di interesse reale minore.
Questa è una delle componenti che ha consentito una crescita
più rapida della periferia della EZ rispetto alla Germania
Ma ha anche implicato un tasso di cambio reale favorevole alla
Germania, e sfavorevole per i Paesi a più alta inflazione.
Quando si dice che l’Italia (la Grecia ecc.) «non ha fatto le
riforme» si intende che non ha contenuto il costo del lavoro, e
quindi i prezzi
Di conseguenza, le differenze nei tassi di crescita e nei tassi di
inflazione hanno generato squilibri commerciali
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Cos’è il tasso di cambio reale?
Il tasso di cambio reale misura i termini di scambio tra due
Paesi in un’unica valuta
𝑝€
𝑟=
𝑝$ ∙ 𝑒
Dove e misura il tasso di cambio nominale euro/dollaro,
cioè converte in euro un prezzo in dollari.
Quando 𝑝€ cresce più di 𝑝$ , una svalutazione (aumento di
e) compensa la perdita di competitività
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Cosa determina il cambio nominale?
L’era di Bretton Woods, ossia della convertibilità in oro del
Dollaro USA, è finita nel 1971
In un regime di cambi fluttuanti, come quello attuale tra
Euro e Dollaro, il tasso di cambio nominale dipende dalla
domanda di una valuta rispetto all’offerta
Domanda e offerta dipendono da
 Saldo delle partite correnti
 Movimenti finanziari
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Differenziali di inflazione e cambio
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Tassi di interesse e tasso di cambio
Se i capitali finanziari sono liberi di spostarsi tra Paesi, a
parità di rischio la «condizione di arbitraggio» dice che:
𝑖𝐼𝐼 ≈ 𝑖𝐷𝐷 + 𝑒̇ ∗
Dove 𝑒̇ ∗ misura la svalutazione attesa della valuta italiana
rispetto a quella tedesca
In altri termini, se «i mercati» si aspettano una svalutazione
della Lira rispetto al DM, chiederanno un tasso di interesse
più alto (spread) per acquistare titoli italiani, rispetto ai titoli
tedeschi
(questo è uno dei motivi dei tassi di interesse negativi sui
Bond tedeschi oggi)
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Lo spread ai tempi della Lira
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La risposta alla crisi? L’austerità
La crisi partita nel 2007 ha portato diversi Paesi
dell’Eurozona a «sforare» i parametri di Maastricht relativi
al deficit e al debito pubblico.
La politica di aggiustamento, imposta alla Grecia e agli altri
Stati dell’Eurozona, è l’austerità
Austerità fiscale: tagliare il deficit pubblico
«Fare le riforme»: aumentare la competitività
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Labor market austerity
15% below peak
22% below peak
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La teoria economica dell’austerità
Mark Blyth Austerity:The history of a dangerous idea
Teorie screditate dopo la crisi del 1929, e sparite dal
dibattito fino alla contro-rivoluzione anti-Keynesiana
Austerità espansiva, proposta da ricercatori della Bocconi
(Giavazzi, Pagano, Alesina, Ardagna), basata sul modello
Barro-Ricardo
Implica che il moltiplicatore della spesa pubblica sia nullo o
negativo. Le previsioni della Troika per la Grecia erano
coerenti con questa teoria
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The failure of EC/IMF projections
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Ci credono ancora?
Dopo sei+ anni di crisi, il FMI e molti altri hanno ammesso
che i loro modelli basati su queste teorie erano errati.
Ma l’austerità rimane la ricetta: perché?
1) Motivi ideologici/culturali
2) Priorità ai salvataggi bancari tramite imposizione fiscale
3) Il ruolo delle esportazioni nette
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Austerità e saldi settoriali
PIL = C + G + I + (X-M)
S – I = (G-T) + (X-M)
L’austerità fiscale consiste in un calo di G-T, in presenza di
valori negativi di X-M. Un calo di G-T riduce il PIL, e quindi
riduce M, riportando l’equilibrio nei conti con l’estero
L’austerità sul mercato del lavoro dovrebbe aumentare X e
ridurre M, in modo da (più che) bilanciare il calo di G-T
Il primo mecanismo ha funzionato, il secondo…?
Se tutti riducono i prezzi, i prezzi relativi non cambiano!
(race to the bottom)
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La priorità?
La priorità sembra essere il salvataggio dei sistemi finanziari.
Una rottura dell’euro metterebbe a rischio i bilanci dei
sistemi finanziari, e quindi va evitata.
Uno dei paradossi è che, in presenza di politiche recessive, il
numero dei debitori insolventi (famiglie e imprese) aumenta,
riducendo gli attivi delle banche e richiedendo salvataggi
ripetuti
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Austerità e re-distribuzione
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Aumenta il numero degli economisti che ritiene che la
concentrazione nei redditi e nella ricchezza sia alla base
delle ultime crisi
Le politiche di austerità sembrano contribuire alla
concentrazione dei redditi
Le politiche di austerità nella periferia della EZ sta anche
favorendo un processo di acquisizione di imprese
periferiche da parte di gruppi esteri
Le privatizzazioni vanno nella medesima direzione
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Alternative?
Piani A e Piani B
Piano A? Piano B?
Per «Piano A» si intende una politica che modifichi le regole
di comportamento delle istituzioni dell’Eurozona, porti a
nuovi Trattati, e faccia riprendere il processo di integrazione
europea.
Il numero degli scettici sulla adozione di un «Piano A» è in
aumento, e allora si discute di possibili soluzioni nazionali,
più o meno coerenti con il mantenimento della attuale
Eurozona
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Il «Piano A» dovrebbe
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Create una unione fiscale
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Consentire alla BCE di finanziare i governi
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Ma trasferimenti fiscali tra Paesi non hanno appoggio politico
Non accadrà, al massimo si faranno gli Eurobond
Rendere meno stringenti i criteri di Maastrich
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Ad esempio, togliendo gli investimenti pubblici dai criteri sul
deficit
Non sembra che si stia andando in questa direzione
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«Piani B»
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Restando nell’Euro
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Politiche espansive, finanziate ricorrendo ad una delle diverse
forme di moneta fiscale
Molto rilevante quale politica espansiva effettuare
Uscendo dall’Euro
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Benefici ulteriori: riallineamento dei cambi
Ma restando nella UE? Uscendo dalla UE?
Problema dei mercati finanziari
Problema degli accordi commerciali
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