SCIENZA E
TECNOLOGIA
059 STC 10
Originale : inglese
Assemblea parlamentare della NATO
PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI E DI
DISTRUZIONE DI MASSA E DIFESA ANTIMISSILE :
LA CREAZIONE DI UN NUOVO PARTENARIATO
CON LA RUSSIA
PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE
DAVID SCOTT (STATI UNITI)
RELATORE GENERALE *
Segretariato internazionale
*
15 aprile 2010
Fino all'approvazione da parte della Commissione Scienza e Tecnologia, il presente
documento rappresenta unicamente le opinioni del Relatore.
I documenti dell'Assemblea sono disponibili sul sito: http://www.nato-pa.int
059 STC 10
i
INDICE
I.
PARTENARIATO NATO-RUSSIA : QUO VADIS? ................................................................. 1
II.
LA COOPERAZIONE NEL CAMPO DELLA SICUREZZA NUCLEARE.................................. 3
A.
VERSO UN MONDO SENZA ARMI NUCLEARI ........................................................... 3
B.
LE INIZIATIVE DI DISARMO ........................................................................................ 5
1.
Seguito del trattato START .................................................................................. 5
2.
Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) ............. 5
3.
Trattato per la messa al bando del materiale fissile (FMCT) ................................ 6
C.
IL PROGRAMMA IN MATERIA DI NON PROLIFERAZIONE ....................................... 7
1.
Rafforzamento del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) ......... 7
2.
Iniziativa di sicurezza contro la proliferazione (PSI)Error!
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3.
Gestione delle ambizioni nucleari dell’Iran ............ Error! Bookmark not defined.
III.
LA MESSA AL BANDO INTERNAZIONALE DELLE ARMI BIOLOGICHE E CHIMICHE
.................................................................................. ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
IV.
LA DIFESA ANTIMISSILE IN EUROPA : DIFFICOLTA' E OPPORTUNITA' .............. ERROR!
BOOKMARK NOT DEFINED.
A.
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA PROPOSTA DI DIFESA ANTIMISSILE
...................................................................................... Error! Bookmark not defined.
B.
LA DIFESA ANTIMISSILE E LA COESIONE DELLA NATOError!
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C.
IL DIALOGO CON LA RUSSIA ...................................... Error! Bookmark not defined.
D.
LA LOTTA ALLA PROLIFERAZIONE MISSILISTICA .... Error! Bookmark not defined.
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I.
1
PARTENARIATO NATO-RUSSIA : QUO VADIS?
1.
L’esistenza di un autentico partenariato tra la comunità euroatlantica e la Russia resta
essenziale per la sicurezza mondiale. Benché lo scenario politico internazionale non sia più
centrato unicamente su due superpotenze, la Russia continua a detenere circa la metà delle armi
nucleari del pianeta, ha un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è un
importante fornitore di idrocarburi e rimane un attore cruciale in diverse regioni del continente
euroasiatico. Tuttavia, non è ancora stato messo a punto un quadro durevole ai fini di un dialogo
strategico con la Russia: le relazioni con tale paese continuano a registrare vistosi alti e bassi, con
un'alternanza di occasionali avvicinamenti e periodi di tensione. L'attuale disgelo delle relazioni
rappresenta un'occasione unica per dare vita a un solido partenariato a lungo termine tra la Russia
e i paesi occidentali.
2.
Pur senza ignorare le difficoltà esistenti, la presente relazione offre un'impostazione che è al
tempo stesso pragmatica e basata su una visione di lungo termine. La non proliferazione delle
armi nucleari, biologiche e chimiche è la sfera in cui Stati Uniti/NATO e URSS/Russia hanno da
tempo intrapreso una proficua cooperazione. La Russia e i paesi occidentali partecipano a diverse
iniziative per l'eliminazione delle armi di distruzione di massa (ADM). Entrambi sono inoltre
preoccupati per la potenziale minaccia posta dagli ambigui programmi nucleari di paesi come la
Repubblica islamica dell'Iran e la Repubblica popolare democratica di Corea. Il relatore ritiene che
il concetto di "zero nucleare" (Global Zero) costituisca una buona base per l'instaurazione di un
partenariato strategico con la Russia, in quanto fornisce un mezzo per la realizzazione di iniziative
comuni nel campo della non proliferazione e del disarmo. Inoltre, la difesa antimissile svolgerà un
ruolo cruciale ai fini del nostro impegno a creare un mondo privo di armi nucleari, e a tal fine è
molto importante il contributo della Russia.
3.
Il relatore desidera esporre i seguenti suggerimenti:





Il partenariato tra Stati Uniti/NATO e Russia deve essere basato su modelli di
cooperazione concreti e collaudati. Piuttosto che discutere grandi progetti difficili da
realizzare, come la "nuova architettura di sicurezza europea", la comunità euroatlantica
e la Russia dovrebbero mettere in atto una cooperazione molto concreta mirante a
ridurre in maniera collettiva le minacce mondiali legate alle armi nucleari e alle ADM.
La visione a lungo termine di un mondo senza armi nucleari (o senza ADM, obiettivo
ancor più ambizioso) potrebbe divenire il postulato di base di tale quadro di
cooperazione. Anche se impossibile da realizzare nei decenni a venire, il concetto di
"zero nucleare" darebbe un orientamento alle iniziative comuni in materia di disarmo e
non proliferazione.
Non è possibile fare passi avanti verso l’obiettivo dello zero nucleare senza compiere
progressi adeguati in altri due ambiti: 1) il rafforzamento del regime mondiale di non
proliferazione nucleare (per impedire che nuovi stati si dotino di armi nucleari); 2) lo
sviluppo di sistemi di difesa antimissile da utilizzare come ultima linea di difesa contro
le violazioni del regime di non proliferazione.
Per quanto riguarda la non proliferazione, la cooperazione con la Federazione russa è
di importanza cruciale al fine di 1) rafforzare il Trattato di non proliferazione nucleare
(TNP) (rendendo universale il Protocollo aggiuntivo, rendendo più difficile il ritiro dal
Trattato, adottando regole chiare nei confronti dei trasgressori e affrontando il tema
delle tecnologie a doppio uso) ; 2) affrontare la sfida del nucleare iraniano (dapprima
attraverso il dialogo e l'offerta congiunta di soluzioni alternative e pacchetti di incentivi,
poi attraverso l'adozione di sanzioni efficaci qualora gli incentivi siano respinti); e 3)
rafforzare altri meccanismi di non proliferazione (come l'Iniziativa di sicurezza contro la
proliferazione e i regimi di controllo dei missili, inclusa l'universalizzazione del Trattato
sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF)).
Riguardo alla difesa antimissile, il progetto degli Stati Uniti e della NATO di installare
tale tipo di difesa in Europa non deve essere visto dalla Russia come un gioco a
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
2
somma zero. Il sistema proposto non rappresenta alcuna minaccia per la capacità
russa di dissuasione nucleare. Esso potrebbe invece essere la base di una
cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra Occidente e Russia. E' necessario
individuare una formula che garantisca che la Russia abbia voce in capitolo ma non
diritto di veto in una nuova architettura di difesa antimissile. Come ha affermato il
rinomato esperto di sicurezza Mark Fitzpatrick: « Nel lungo termine, la disponibilità di
sistemi di difesa antimissile per proteggersi dagli Stati canaglia detentori di armi
nucleari può diventare un elemento importante nella strategia volta a realizzare il
sogno di un mondo sicuro e privo di armi nucleari, che numerosi leader, tra cui Barack
Obama e il Presidente russo Dmitri Medvedev, hanno presentato come obiettivo
nazionale »1. Se le misure di non proliferazione delle armi nucleari e dei missili sono
sufficientemente energiche ed efficaci, tali sistemi di difesa antimissile possono restare
limitati.
Se attuato con successo, tale quadro di cooperazione potrebbe servire da base per un
ulteriore avvicinamento tra la Russia e la comunità euroatlantica, con l'effetto di
rafforzare la fiducia reciproca e migliorare il dialogo in altri settori più sensibili.
4.
E' evidente che il quadro di cooperazione esistente deve essere rivisto. Il relatore ritiene che
la presente relazione sia un mezzo per incoraggiare un'ampia discussione sulle relazioni tra la
comunità euroatlantica e la Russia. Tale discussione potrebbe produrre importanti chiarimenti ed
essere utile nella preparazione della versione finale di questo documento, nonché di future
relazioni generali concernenti altri temi connessi al nuovo partenariato della NATO con la Russia.
Nonostante questa relazione sia dedicata essenzialmente alla non proliferazione delle armi
nucleari, chimiche e biologiche e alla difesa antimissile come possibili elementi portanti del nuovo
quadro, sarebbe utile che la Commissione esaminasse anche le possibilità di cooperazione con la
Russia su temi quali la sicurezza energetica, l'Estremo Nord, il cambiamento climatico ed altre
sfide ambientali.
5.
E' indispensabile che gli Alleati, nel discutere delle relazioni con la Russia, adottino un
atteggiamento propositivo e creativo. Essi devono individuare i nodi fondamentali che ostacolano
la cooperazione e dar prova di creatività nel rispondere alle seguenti domande:

Qual è il ruolo della Russia nel mondo contemporaneo? Il suo coinvolgimento è una
condizione indispensabile per il conseguimento degli obiettivi della NATO?

Fino a che punto possono arrivare gli Alleati nelle relazioni con la Russia?

Come reagirebbero gli Alleati se la Russia si candidasse ufficialmente all'adesione alla
NATO? (per citare la risposta del Segretario di Stato americano Hillary Clinton a una
domanda sull'ipotesi dell'adesione della Russia alla NATO: «Io posso immaginarlo.
Non sono sicura che possano immaginarlo i russi.»)

Gli Alleati devono evitare le questioni delicate o affrontarle in maniera diretta?

Il formato di cooperazione esistente tra la NATO e la Russia (il Consiglio NATORussia) è adeguato?

Il formato bilaterale è quello più appropriato oppure è necessario coinvolgere altri
attori?

Gli Alleati possono effettuare con la Russia una valutazione comune delle minacce e
concordare il calendario preciso del loro partenariato?
6.
Una discussione franca su tali questioni è particolarmente necessaria nel momento in cui
l'Alleanza prepara il suo nuovo Concetto strategico.
7.
I capitoli che seguono sono intesi a fornire la base della discussione di cui sopra.
1
A Prudent Decision on Missile Defence di Mark Fitzpatrick in Survival: Global Politics and Strategy (Vol. 51, N° 6,
dicembre 2009-gennaio 2010).
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3
8.
Il relatore desidera inoltre lodare l'impegno profuso dal suo predecessore e attuale
presidente della Commissione scienza e tecnologia dell'Assemblea parlamentare della NATO,
Michael Mates, nel campo della proliferazione delle ADM e della difesa antimissile. In particolare,
le sue relazioni su tali argomenti hanno fornito un'eccellente analisi della situazione e contengono
precise e preziose raccomandazioni per gli attuali responsabili politici.
II.
LA COOPERAZIONE NEL CAMPO DELLA SICUREZZA NUCLEARE
A.
VERSO UN MONDO SENZA ARMI NUCLEARI
9.
Nel gennaio 2007 George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn hanno
reso pubblica la loro visione di un mondo senza armi nucleari ed hanno proposto misure concrete
atte a mettere in pratica tale idea. Nel suo famoso discorso pronunciato a Praga nel 2009, il
Presidente Obama ha ripreso tale idea dello "zero nucleare"2 e si è impegnato a negoziare un
nuovo Trattato sulla riduzione delle armi strategiche (START), a rafforzare il Trattato di non
proliferazione nucleare, a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella «Nuclear Posture Review» (NPR)
statunitense, a esercitare pressione sul Senato americano affinché ratifichi il Trattato sulla messa
al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) e a prevedere di negoziare un Trattato per la
messa al bando del materiale fissile (FMCT).
10. Il progresso del concetto di zero nucleare e l'attenzione ad esso accordata sono dovuti, in
parte, al clima costruttivo attualmente esistente tra Washington e Mosca. La dichiarazione
congiunta rilasciata dai Presidenti Obama e Medvedev nell'aprile 2009 è la dimostrazione di tale
andamento positivo. I due Capi di Stato hanno dichiarato il comune impegno a favore di un mondo
privo di armi nucleari ed hanno annunciato un accordo quadro che prevede nuove riduzioni dei
rispettivi arsenali nucleari. Il Presidente Medvedev ha inoltre confermato chiaramente l'impegno
del proprio paese a favore del disarmo nucleare e della non proliferazione: «Oggi il nostro compito
comune consiste nel compiere tutti gli sforzi possibili affinché le armi letali di distruzione di massa
diventino una cosa del passato.»3 Gli impegni reciproci di Stati Uniti e Russia indicano che
nonostante l'obiettivo ultimo non sia realizzabile nel prossimo futuro, i due paesi hanno deciso di
attuare il principio fondamentale della graduale e totale denuclearizzazione.
11. I critici fanno notare che pur abbracciando verbalmente l'idea dello "zero nucleare", i due
paesi continuano a investire nel potenziamento degli armamenti nucleari e dei relativi vettori di
lancio. Il Presidente Medvedev ha dichiarato all'inizio del 2010 che le forze armate russe
avrebbero ricevuto oltre 30 missili balistici terrestri e navali e tre sottomarini nucleari. Questa
decisione rispecchia la convinzione di Medvedev circa il fatto che il mantenimento dell'arsenale
nucleare del paese è fondamentale per garantirne l'indipendenza e la sovranità4. Dal canto loro, gli
Stati Uniti, pur non intendendo acquistare nuovi materiali nucleari, stanno prolungando la durata di
vita delle testate nucleari esistenti tramite il programma « Stockpile Stewardship ». Anche se
investimenti continuativi possono essere politicamente necessari, essi devono essere
adeguatamente spiegati all'opinione pubblica ed essere eventualmente accompagnati da altre
misure di disarmo al fine di evitare che siano considerati una regressione rispetto all'obiettivo dello
zero nucleare.
12. La dottrina militare della Russia non è ancora improntata allo spirito dello zero nucleare,
anche se si registrano alcune evoluzioni positive in tale direzione. Rispetto a quella del 2000, la
2
3
4
Lo « zero nucleare » designa la riduzione progressiva e controllata degli arsenali nucleari esistenti a livello
mondiale. L'obiettivo ultimo è un mondo senza armi nucleari, anche se questo non sarà conseguito nel prossimo
futuro.
Dichiarazione del Presidente Dmitri Medvedev in occasione del Vertice Global Zero svoltosi a Parigi
dal 2 al 4 febbraio 2010: http://www.globalzero.org/en/opening-day-statement-global-zero-leaders.
Russia not to enhance nuclear deterrent: Medvedev, pubblicato da Fang Yang in Xinhua (5 marzo 2010),
http://news.xinhuanet.com/english2010/world/2010-03/05/c_13198823.htm.
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4
nuova dottrina del 2010 pone maggiormente l'accento sulle forze convenzionali rispetto a quelle
nucleari. Inoltre, essa innalza ulteriormente la soglia per l'utilizzo delle armi nucleari. La versione
del 2010 autorizza il ricorso alle armi nucleari non più nelle «situazioni che presentano un rischio
per la sicurezza nazionale» ma soltanto nel caso in cui «la stessa esistenza della Russia è
minacciata». Tuttavia, la percezione della NATO come la principale minaccia per la Russia rimane
invariata nella nuova dottrina militare russa, così come la convinzione che un attacco da parte
degli Stati Uniti rappresenti tuttora la più grave minaccia esterna alla sicurezza del paese.
13. La nuova « Nuclear Posture Review » statunitense, completata nell'aprile 2010, sostiene gli
obiettivi dello zero nucleare e riduce l'importanza delle armi nucleari nella strategia americana di
sicurezza nazionale. Per la prima volta gli Stati Uniti hanno affermato chiaramente che non
farebbero ricorso alle armi nucleari contro paesi che non detengono armi nucleari e rispettano gli
impegni previsti dal TNP. Anche in caso di attacco chimico o biologico, gli Stati Uniti
risponderebbero facendo ricorso unicamente alle armi convenzionali. Gli Stati Uniti si sono inoltre
impegnati ad astenersi dalla messa a punto di nuove armi nucleari e dall'effettuazione di
esperimenti. Nel medio periodo, tuttavia, essi continueranno a ricorrere a « un mezzo di
dissuasione nucleare sicuro ed efficace »5.
14. E' estremamente importante che altri paesi detentori di armi nucleari aderiscano all'obiettivo
dello zero nucleare. Come ha affermato recentemente il Presidente Medvedev, « lo zero nucleare
è una magnifica idea, ma [...] tale idea può essere attuata soltanto se vi sarà concertazione tra tutti
gli stati detentori di armi nucleari ». A tale riguardo, il Primo Ministro britannico Gordon Brown ha
fortemente sostenuto il progetto dello zero nucleare affermando che « un mondo senza armi
nucleari non è soltanto un obiettivo raggiungibile ma anche uno degli obiettivi più importanti del
nostro tempo. […] Sarà un compito difficile, ma mi impegno a fare tutto ciò che è necessario per
permettere a tutti i paesi di rinunciare alle armi nucleari in maniera verificabile e irreversibile. »6
Bisogna in effetti riconoscere che il Regno Unito ha effettuato in questi ultimi anni una importante
riduzione unilaterale dei propri armamenti. Tuttavia, anche se l'obiettivo dello zero nucleare è stato
ribadito nel Libro Verde sulla revisione della difesa strategica recentemente pubblicato dal Regno
Unito, la dichiarazione menzionata è stata seguita da un'altra dichiarazione che giustificava la
« urgente necessità » di ammodernare il sistema missilistico Trident dei sottomarini britannici.
15. Riguardo alla Cina, il paese si è impegnato, in una dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti,
a favorire la « realizzazione nel tempo » dell'obiettivo di un mondo senza armi nucleari, a far
rispettare il TNP, ad adoperarsi per la ratifica del CTBT nel più breve tempo possibile e a
cooperare più strettamente nel campo della sicurezza nucleare, sia intrinseca che esterna.
Malgrado ciò, sembra che anche la Cina abbia ampliato il proprio arsenale nucleare.
16. Tra tutti i paesi della NATO, la Francia è quello che ha mostrato l'atteggiamento più scettico
riguardo all'iniziativa dello zero nucleare, descrivendola come un sogno distante che non tiene
adeguatamente conto delle minacce poste dal sempre maggior numero di paesi che intraprendono
programmi nucleari. Nonostante sia impegnata nel campo del disarmo nucleare e della non
proliferazione, la Francia non ritiene che lo zero nucleare sia un'iniziativa alla quale i paesi
possano lavorare, attualmente e nel medio termine, senza compromettere la propria sicurezza. In
tale spirito, il Presidente Sarkozy ha dichiarato che la Francia « non abbandonerebbe la sua forza
di dissuasione senza essere sicura che tutti gli altri paesi facciano lo stesso. […] Come ho detto al
Presidente Obama, ridurremo il nostro arsenale nucleare quando gli Stati Uniti e la Russia avranno
ridotto i propri allo stesso livello dei nostri. » Questo punto di vista può spiegare il progetto
francese di ammodernare nel contempo la propria forza sottomarina di missili balistici navali e i
suoi missili avioportati installati su aerei da combattimento dotati di capacità nucleare.
5
6
Hillary Clinton in un articolo di Hwang Doo-hyong, Clinton pledges continued efforts for N. Korean
denuclearization , agenzia di stampa Yonhap, 7 marzo 2010.
http://english.yonhapnews.co.kr/national/2010/03/07/25/0301000000AEN20100307002500315F.HTML.
Dichiarazione del Primo Ministro Gordon Brown al vertice Global Zero svoltosi a Parigi dal 2 al 4 febbraio 2010 :
http://www.globalzero.org/en/opening-day-statement-global-zero-leaders.
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5
17. In sintesi, la possibilità che il concetto di zero nucleare sia accettato come filosofia comune
dall'insieme dei paesi ufficialmente dotati di armi nucleari rappresenta un compito difficile ma
fattibile. Occorre comprendere chiaramente che lo zero nucleare è un progetto a lungo termine,
che potrebbe non essere realizzato durante la nostra vita, come ha osservato il Presidente
Obama. Il progetto non deve essere attuato alle spese della sicurezza dei nostri paesi. Ciò detto, il
fatto di accettarlo porrebbe le basi di un partenariato durevole tra i paesi occidentali e la Russia,
che compenserebbe le insicurezze causate dal disarmo attraverso i progressi paralleli compiuti nei
settori della non proliferazione e della difesa antimissile.
B.
LE INIZIATIVE DI DISARMO
1.
Seguito del trattato START
18. L'8 aprile 2010 gli Stati Uniti e la Russia hanno firmato un accordo estremamente importante
in materia di controllo degli armamenti: il nuovo trattato START. Il « vecchio » trattato era
l'esempio tipico dell'accordo sul controllo degli armamenti tra Stati Uniti e Unione Sovietica/Russia.
Il suo ampliamento è stato considerato da molti il simbolo di un « nuovo avvio » russo-americano e
il segno che gli Stati ufficialmente dotati di armi nucleari prendono effettivamente sul serio gli
impegni in materia di disarmo assunti nel quadro del TNP. Il vecchio trattato START è stato firmato
nel 1991, è entrato in vigore nel 1994 ed è giunto a scadenza nel dicembre 2009. Il suo obiettivo
era non soltanto di limitare il numero permesso di testate nucleari offensive strategiche e dei
relativi vettori a lunga gittata negli Stati Uniti, in Russia, in Belarus, in Kazakhstan e in Ucraina, ma
anche di limitare le postazioni e i movimenti di missili balistici, sistemi di lancio e bombardieri
pesanti attraverso un complesso sistema di verifica. Il trattato START autorizzava inoltre le parti a
schierare 6000 testate su un massimo di 1.600 vettori nucleari, il che rappresentava una riduzione
importante7. Nel 2002 il Trattato sulla riduzione delle armi strategiche offensive (SORT o trattato di
Mosca) prevedeva riduzioni ancor più drastiche delle testate schierate ma non comportava, a
differenza del trattato START, dei meccanismi di verifica. Una volta ratificato, il nuovo trattato
sostituirà il vecchio trattato START e il trattato SORT.
19. Anche se i negoziatori russi e americani hanno mancato la scadenza del dicembre 2009, il
nuovo accordo è salutato come una pietra miliare nel contesto del disarmo nucleare. In primo
luogo, questo trattato decennale richiede che la Russia e gli Stati Uniti riducano i propri arsenali
nucleari strategici fino ad arrivare a 1.550 testate schierate. Ciò rappresenta una riduzione del 75%
circa rispetto al vecchio trattato e del 30% rispetto al trattato SORT. Il numero di sistemi di lancio e
di altri vettori è anch'esso soggetto a riduzioni massicce e riguarda sistemi di lancio schierati e non
schierati. Ciascun paese passerà dalle 1600 piattaforme previste dal trattato START originario a
sole 800 (il trattato SORT non fissava obiettivi relativamente alle piattaforme). In secondo luogo, il
trattato prevede l'utilizzo di appropriati meccanismi di verifica. Infine, esso dimostra che la Russia e
gli Stati Uniti prendono seriamente i propri impegni in materia di disarmo. Il nuovo trattato START
rappresenta dunque un grande passo avanti verso l'obiettivo dello zero nucleare.
20. La riduzione responsabile delle armi nucleari americane/russe alla vigilia della Conferenza
di revisione del TNP è essenziale al fine di assicurare che i paesi non detentori di armi nucleari
rispettino i propri impegni nel contesto del TNP. Tuttavia, la Duma russa e il Senato statunitense
devono ancora approvare il nuovo trattato procedendo alla sua ratifica.
2.
Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT)
7
Prima dell'entrata in vigore del trattato START, gli Stati Uniti possedevano oltre 10.500 testate schierate su quasi
2.250 vettori di lancio. Nel luglio del 2009, il numero di testate era sceso a 5.916 e quello dei vettori a 1.188. Nello
stesso periodo, le forze nucleari russe sono passate da oltre 10.000 testate a 3.897, e da 2.500 vettori a 809.
Inoltre, tutte le testate nucleari e tutti i vettori ubicati in Kazakhstan, Ucraina e Belarus sono stati distrutti o
restituiti alla Russia prima della fine del 1996.
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6
21. Il CTBT, adottato nel 1996, vieta tutte le esplosioni nucleari terrestri, sia a scopo militare sia
a scopo pacifico. Esso prevede inoltre l'istituzione di un sistema di verifica mondiale che permetta
di vigilare sul rispetto delle norme del trattato. Il vantaggio principale del CTBT è che in base ad
esso le potenze nucleari mettono fine agli esperimenti, mentre i paesi non dotati di armi nucleari
rinunciano a perseguire l'opzione nucleare. Tuttavia, il trattato non è ancora entrato in vigore in
quanto alcuni dei 44 Stati firmatari che devono ratificarlo non l'hanno ancora fatto. Il trattato è stato
ratificato dalla Russia (2000), dal Regno Unito (1998) e dalla Francia (1998), mentre non è stato
ancora ratificato dalla Cina (che lo ha firmato nel 1996) e dagli Stati Uniti (che hanno firmato nel
1996).
22. La ratifica del trattato da parte dei cinesi e degli americani incoraggerebbe i sette Stati
restanti a fare altrettanto; l'India, ad esempio, lascia chiaramente intendere che la sua eventuale
adesione al CTBT dipende dalla ratifica degli Stati Uniti e della Cina. Il Senato americano ha
respinto il trattato nel 1999, ma gli sforzi profusi dal Presidente Obama perché sia ratificato nel
2010 sono incoraggianti. E' probabile, tuttavia, che l'amministrazione americana sia costretta a
mercanteggiare con i senatori repubblicani, la cui approvazione è essenziale per ottenere la
necessaria maggioranza di due terzi in Senato. Anche se meno concreti, i recenti commenti del
governo cinese riguardo alla ratifica del CTBT sono tuttavia positivi. La Russia esercita una
pressione costante su Stati Uniti e Cina affinché ratifichino il trattato. Nelle sue precedenti relazioni
l'Assemblea parlamentare della NATO ha espresso anch'essa il suo forte sostegno alla ratifica del
trattato. La maggior parte degli esperti ritiene che l'entrata in vigore di tale trattato non
indebolirebbe la sicurezza americana, tanto più che il paese si astiene volontariamente
dall'effettuare esperimenti nucleari dal 1992. Peraltro, la messa al bando universale delle
esplosioni nucleari e l'istituzione di un efficace sistema di verifica ostacolerebbero notevolmente il
progresso dei programmi nucleari perseguiti in paesi ostili agli Stati Uniti. L’aspetto ironico è che
rifiutando di ratificare il CTBT, i membri diffidenti del Congresso americano si trovano in compagnia
di paesi quali la Corea del Nord e l'Iran.
3.
Trattato per la messa al bando del materiale fissile (FMCT)
23. Il FMCT è ancor più lontano del CTBT dall'attuazione, in quanto i suoi termini non sono
ancora stati definiti falla Conferenza sul disarmo promossa dalle Nazioni Unite. L’obiettivo dei
negoziati è interdire la produzione di materiale fissile (vale a dire di uranio e plutonio altamente
arricchiti), e quindi ridurre il materiale complessivo disponibile per la fabbricazione di bombe
nucleari e ridurre la possibilità che esso cada nelle mani di terroristi. Purtroppo la Conferenza non
è riuscita ad avviare il negoziato nel 2010 a causa del rifiuto del Pakistan di unirsi all'impresa. La
positiva conclusione del negoziato e la ratifica del FMCT costituirebbero un netto avanzamento in
materia di non proliferazione e di disarmo nucleare, in quanto tutti gli impianti di trattamento di
combustibili più importanti del mondo sarebbero posti sotto tutela internazionale.
24. In termini di verifica, l'eventuale FMCT dovrebbe impedire che l'uranio altamente arricchito
destinato ai reattori navali sia utilizzato invece nella fabbricazione di armi. Esso permetterebbe
inoltre di stabilire se esistono capacità di produzione di materiale fissile non dichiarate presso gli
impianti di fabbricazione di armi nucleari.8. Poiché i processi di arricchimento dell'uranio e di
separazione del plutonio sono probabilmente destinati ad essere sempre più diffusi, (con un
numero sempre maggiore di Stati che esercitano il loro « diritto inalienabile » ad accedere
all'energia nucleare, come previsto dall'Articolo IV del TNP), la quantificazione e il controllo dei
materiali fissili prodotti o altrimenti disponibili sono gli unici metodi sicuri per far sì che non siano
messe a punto nuove bombe nucleari. Dato che gli Stati detentori di armi nucleari hanno dovuto
mettere fine alla produzione di materiale fissile destinato alle armi negli anni '90, il proposto trattato
FMCT sarebbe rivolto principalmente ai tre Stati non firmatari del TNP, vale a dire India, Israele e
Pakistan.
8
Complete Cutoff: Designing a Comprehensive Fissile Material Treaty, di Arend Meerburg e Frank von Hippel
pubblicato in Arms Control Today (3/2009), http://www.armscontrol.org/act/2009_03/Meerburg_VonHippel.
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C.
7
IL PROGRAMMA IN MATERIA DI NON PROLIFERAZIONE
25. La Russia e le potenze occidentali hanno un forte interesse comune a impedire la
proliferazione nucleare, ovvero la diffusione e/o l'acquisizione illecita di armi nucleari o di materiali
destinati alla fabbricazione di tali armi. Il regime internazionale di non proliferazione riposa
principalmente sul TNP. In vista della prossima Conferenza di revisione che avrà luogo nel maggio
del 2010, saranno prevedibilmente affrontati i temi concernenti il trattato stesso, nonché l'Iniziativa
di sicurezza contro la proliferazione (PSI) e la violazione del TNP da parte dell'Iran, che saranno i
potenziali settori in cui rafforzare la cooperazione tra i paesi occidentali e la Russia.
1.
Rafforzamento del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP)
26. Il TNP è il pilastro del regime internazionale di non proliferazione nucleare, soprattutto
perché quasi tutti gli Stati del mondo, ad eccezione di Israele, dell'India, del Pakistan e della Corea
del Nord (che si è ritirata unilateralmente nel 2003), ne sono firmatari. Firmato nel 1968, il TNP è
entrato in vigore nel 1970 ed è stato prorogato a tempo indeterminato nel 1995. Il suo obiettivo è
impedire la diffusione di armi nucleari e tecnologie nucleari, far progredire ulteriormente
l'eliminazione delle armi nucleari fino al completo disarmo e promuovere la cooperazione nel
campo dell'utilizzazione dell'energia nucleare a scopi pacifici. Come già detto, esso instaura il
seguente compromesso: i paesi detentori di armi nucleari devono adottare misure in direzione del
disarmo nucleare (articolo VI), e quelli non dotati di tali armi si impegnano a non procurarsele, e in
cambio ottengono l'accesso all'energia nucleare per scopi pacifici (articolo IV). Per avvicinarsi
all'obiettivo della non proliferazione, il Trattato prevede un sistema di garanzie basato su ispezioni
condotte sotto la supervisione dell'AIEA.
27. Il TNP ha ampiamente contribuito a fermare la diffusione delle capacità di fabbricazione di
armi nucleari nel mondo, ma è anche evidente che esso presenta alcune gravi lacune. In
particolare, il trattato non affronta il problema della tecnologia nucleare a doppio uso, ad esempio
l'arricchimento dell'uranio o il trattamento del combustibile spento, e quindi non è un ostacolo
efficace allo sviluppo di programmi nucleari militari mascherati come iniziative a scopi puramente
civili. Le rigorose misure di verifica messe in atto dall'AIEA possono essere applicate unicamente
nei paesi che abbiano deciso volontariamente di firmare e ratificare il cosiddetto Protocollo
aggiuntivo. Inoltre, il TNP non contiene alcuna disposizione che dissuada chiaramente i paesi dal
ritiro dal trattato, una lacuna che è stata sfruttata dalla Corea del Nord. Infine, non vi sono norme
chiare e obiettive sul trattamento da applicare nei confronti dei trasgressori. Per far fronte a questo
tipo di problemi si tengono ogni cinque anni conferenze di revisione del trattato, in modo da
stabilire se siano necessari ulteriori emendamenti volti a rafforzare il trattato stesso. Purtroppo i
tentativi di porre rimedio a tali lacune in occasione della Conferenza di revisione del 2005 sono
falliti.
28. Sul piano politico, il compito più difficile in materia di non proliferazione consiste nel trovare
un equilibrio tra gli interessi dei paesi detentori di armi nucleari e di quelli non dotati di armi
nucleari. Essendo basato su un compromesso tra questi due gruppi di paesi, il TNP fa le spese dei
disaccordi tra coloro che privilegiano gli impegni in materia di disarmo (numerosi paesi in via di
sviluppo) e coloro che vogliono rafforzare le misure di non proliferazione (gli Stati Uniti e i loro
alleati). Ciascuno dei due gruppi sostiene che un aspetto del Trattato riceva meno attenzione del
dovuto. Questo divario è divenuto sempre più evidente nel corso delle riunioni del Comitato
preparatorio del TNP (PrepCom), l'ultima delle quali si è svolta nel maggio del 2009. Tuttavia,
poiché questa riunione ha avuto luogo in seguito all'annuncio di disarmo di Obama e Medvedev, il
clima positivo ha favorito l'avvicinamento dei due blocchi, con Stati Uniti, Regno Unito e Russia
alla testa del gruppo di paesi detentori di armi nucleari. Anche se le delegazioni non sono
pervenute a un accordo sulle raccomandazioni comuni da presentare alla prossima Conferenza di
revisione, esse sono riuscite ad accordarsi sul programma per il maggio 2010, riferendosi alle
059 STC 10
8
decisioni progressive adottate dalle Conferenze di revisione del 1995 e del 2000. In ogni caso, il
negoziato del prossimo maggio sarà molto impegnativo, dato che l'Egitto è notoriamente contrario
all'universalizzazione del Protocollo aggiuntivo fintanto che i cinque Stati detentori di armi nucleari
(P5) non avranno compiuto sforzi sufficienti sulla via del disarmo.
29. In termini di disarmo, l'importanza del Trattato START è indubbia. I progressi sulla via del
disarmo sono una condizione essenziale per rafforzare l'accordo di base tra gli Stati detentori di
armi nucleari e gli altri e per universalizzare il TNP. I paesi dotati non ufficialmente di armi nucleari
(Israele, Pakistan, India e Corea del Nord) dovranno presto o tardi aderire all'accordo di non
proliferazione per il disarmo. Accettare formalmente Israele, India, Pakistan e Corea del Nord
come Stati ufficialmente detentori di armi nucleari significherebbe trasmettere un segnale cruciale
agli Stati che rispettano il trattato o agli Stati che aspirano a dotarsi di armi nucleari. E' per questo
motivo che gli Stati aderenti al TNP, con la Russia in testa, lanciano un appello inequivocabile agli
altri paesi affinché lo firmino senza indugio. Per quanto auspicabile sia l'adesione al trattato di tali
paesi, tuttavia, la loro eventuale partecipazione presenta delle difficoltà. Ad esempio, i paesi non
aderenti al TNP dovrebbero essere spinti a firmare come Stati non detentori di armi nucleari e
quindi distruggere tutte le testate eventualmente fabbricate? Questa opzione è piuttosto
improbabile al momento attuale o nel prossimo futuro. Occorre dunque che questi quattro paesi
svolgano un ruolo attivo sia all'interno che al di fuori del quadro TNP. Una delle possibilità è quella
di incitarli a ratificare il CTBT e il FMCT.
30. Riguardo alla non proliferazione, le potenze occidentali vorrebbero che la Conferenza di
revisione del TNP del 2010 concordasse un dispositivo che renda più difficile per paesi come l'Iran
e la Corea del Nord contravvenire agli obblighi del TNP e quindi impedisca loro di procurarsi
tecnologie sensibili e fabbricare armi nucleari. Sono pertanto indispensabili misure più energiche
nei confronti dei trasgressori del TNP, nonché un'entrata in vigore obbligatoria e universale del
Protocollo aggiuntivo dell'AIEA. La Russia non vede alternative al TNP e insiste sulla sua validità
ma è anche favorevole a misure che permettano controlli più severi. Secondo gli esponenti russi, il
Protocollo « accresce considerevolmente la capacità dell'Agenzia di rilevare attività e materiali
nucleari non dichiarati e fornisce una garanzia affidabile della loro assenza ». Essi hanno inoltre
sottolineato: « siamo convinti che gli accordi sulle salvaguardie e i relativi protocolli aggiuntivi
dovrebbero divenire norme universali al fine di verificare che gli Stati firmatari del TNP rispettino i
propri obblighi in materia di non proliferazione. »9 Ad oggi, 24 Stati firmatari non detentori di armi
nucleari non hanno ancora firmato i protocolli aggiuntivi dell’AIEA, e 43 dei protocolli approvati (su
136) non sono ancora entrati in vigore. In altri termini, l'autorità giuridica dell'AIEA, così come la
sua capacità (anche finanziaria) di svolgere efficacemente il proprio ruolo di verifica, deve essere
rafforzata.
31. Riguardo al « terzo pilastro », ossia l'accesso all'energia nucleare per scopi pacifici, le
delegazioni hanno esaminato, in occasione dell'ultima riunione del Comitato preparatorio, diverse
iniziative volte a creare delle banche di combustibile multilaterali. Mentre l'Unione europea e gli
Stati Uniti, tra gli altri, hanno sostenuto l'idea di una banca di combustibile nucleare internazionale
dell'AIEA, la Russia ha proposto di creare la propria banca di combustibile ad Angarsk (Siberia) e
di metterla a disposizione dell’AIEA. Alcuni paesi, come Turchia, Egitto e Brasile, hanno espresso
il timore che banche di combustibile multilaterali possano limitare il loro « diritto inalienabile » di
arricchire uranio per scopi pacifici.
32. In sintesi, il fatto che molti governi abbiano accordato maggiore importanza al rafforzamento
del TNP, in vista della 20a Conferenza di revisione, rappresenta un grande progresso che si
tradurrà, come è auspicabile, in un TNP rafforzato. L’entrata in vigore del CTBT e di un FMCT
accompagnato da un sistema di verifica darebbe un forte impulso al TNP e limiterebbe al tempo
9
Miles E. Pomper, Resoconto della riunione del Comitato preparatorio TNP del 2009, pubblicato in CNS Feature
Stories, 26 maggio 2009, http://cns.miis.edu/stories/090526_npt_report.htm.
059 STC 10
9
stesso le ambizioni dei paesi in materia di applicazioni militari del nucleare, segnando così un
passo fondamentale verso la creazione di un mondo senza armi nucleari.
2.
Iniziativa di sicurezza contro la proliferazione (PSI)
33. A livello internazionale, oltre al TNP e all'AIEA esiste una serie di altre iniziative in materia di
non proliferazione. Dal punto di vista dei risultati concreti l'Iniziativa di sicurezza contro la
proliferazione (PSI) è forse la più importante. Si tratta di un accordo informale lanciato dagli USA
nel 2003 per impedire che movimenti terroristici o Stati "canaglia" possano entrare in possesso di
ADM. A questa iniziativa di cooperazione aderiscono oltre novanta paesi, oltre agli Stati Uniti, la
Francia, il Regno Unito e la Russia. Diversamente dai trattati internazionali la PSI è incentrata
esclusivamente sull'azione pratica di prevenzione della diffusione delle ADM attraverso lo scambio
di dati di intelligence, il pattugliamento dei mari e la cooperazione militare in situazioni specifiche.
L'accordo non prevede l'istituzione di nuovi organi, ma ha rivelato la sua efficacia, sempre nel
rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell'ONU. Finora questo modello promettente è
stato sperimentato solo in ambito marittimo, anche se potrebbe essere rafforzato estendendolo sia
ad altri Stati che ad altri settori di intervento. La PSI viene persino decantata da alcuni
commentatori come uno dei futuri pilastri dell'architettura di sicurezza internazionale.
3.
Gestione delle ambizioni nucleari dell’Iran
34. L’azione diplomatica, l'imposizione di sanzioni di tipo non militare e l'uso della forza armata
continuano ad essere i mezzi, più o meno efficaci, per impedire che cresca il numero degli Stati in
grado di dotarsi dell'arma nucleare. Nel caso dell'Iran sembrerebbe che né la strategia del dialogo
adottata dal governo Obama, né le sanzioni imposte in precedenza siano riuscite a scalfire la
posizione di Teheran in materia nucleare. Essendo l’opzione militare assolutamente sconsigliabile,
una posizione forte e coesa della comunità internazionale è l'unica alternativa per garantire che le
misure di tipo non militare abbiano qualche impatto sui paesi che potrebbero farsi tentare dalla
proliferazione nucleare. Nel presente sottocapitolo si illustrano brevemente le capacità attualmente
in possesso dell'Iran, l'attuabilità di nuove sanzioni e il ruolo della Russia nella gestione dei rapporti
inerenti il programma nucleare iraniano.
35. Per raggiungere la cosiddetta breakout capability, ovvero la capacità potenziale di creare un
ordigno nucleare, l'ostacolo principale che l'Iran incontra continua ad essere quello di riuscire a
produrre una quantità sufficiente di uranio altamente arricchito. Secondo gli esperti un quantitativo
tra 700 e 1.000 kg di uranio leggermente arricchito consentirebbe al paese di produrre una
quantità di uranio ad elevato livello di arricchimento sufficiente per produrre una testata nucleare,
sempre che il paese sia in grado di portare l'uranio leggermente arricchito a un livello massimo di
arricchimento del 90 %. Nel gennaio 2010 la produzione iraniana di uranio leggermente arricchito
ammontava a 2.065 kg. E non solo: nel febbraio di quest'anno la Repubblica islamica ha iniziato a
portare tale quantitativo al livello di arricchimento del 20 % in un impianto pilota ubicato a Natanz
(destinato, secondo le dichiarazioni ufficiali, alla produzione di isotopi nucleari per scopi medici).
Non è un caso che il 18 febbraio 2010 l'AIEA ha pubblicato un rapporto nel quale si evidenziano
« le preoccupazioni per l'eventuale presenza in Iran di attività non dichiarate – pregresse o in corso
– legate allo sviluppo di una carica nucleare destinata ad un missile»10. Le attività nucleari
iraniane in corso non rappresenta una minaccia immediata, ma, per il fatto stesso che il paese
abbia avviato il procedimento di ulteriore arricchimento senza la presenza degli ispettori dell’AIEA,
tali attività costituiscono una chiara violazione degli obblighi previsti dall'ONU. A prescindere dalle
finalità che il paese persegue con il programma nucleare è estremamente preoccupante che
Teheran stia raggiungendo il livello di capacità necessario per produrre la bomba nucleare.
10
AIEA. Board of Governors, Implementation of the NPT Safeguards Agreement and relevant provisions of Security
Council resolutions 1737 (2006), 1747 (2007), 1803 (2008) and 1835 (2008) in the Islamic Republic of Iran,
18 febbraio 2010, http://isis-online.org/uploads/isis-reports/documents/IAEA_Report_Iran_18Feb2010.pdf.
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10
36. Precedentemente a questi sviluppi più recenti nel programma nucleare iraniano, le potenze
rappresentate nel Consiglio di sicurezza dell'ONU più la Germania (P5+1) avevano deciso di
adottare nei confronti dell'Iran una strategia a doppio binario che unisse la disponibilità al dialogo
all'esercizio di pressioni. Sfortunatamente la proposta più recente presentata insieme da Stati
Uniti, Russia e Francia nell'ottobre del 2009 con l'avvallo delle Nazioni Unite è stata
definitivamente respinta da Teheran. Il testo proponeva che l'Iran inviasse gran parte dell'uranio a
basso livello di arricchimento in suo possesso in Russia e in Francia che gli avrebbero restituito il
combustibile nucleare arricchito al 20 % in quantità sottoposte al controllo della comunità
internazionale. Un«effetto secondario» positivo dell'impegno, ufficialmente assunto dagli Stati
P5+2, di esaurire tutti i mezzi diplomatici a loro disposizione è stato il ravvicinamento delle
posizioni di Stati Uniti, Europa, Russia e Cina nelle relazioni con l'Iran. Oramai il gruppo dei P5+1,
Stati Uniti in testa, ha adottato la strategia delle pressioni e sta valutando la possibilità di adottare
per la quarta volta una serie di sanzioni.
37. Gli Stati Uniti e la Francia, in particolare, si stanno adoperando fortemente per l'imposizione
di nuove sanzioni, mentre la Russia e la Cina hanno espresso riserve in merito. Molti analisti
ritengono che la posizione assunta dalla Cina sia dovuta alla forte espansione dell'interscambio e
degli investimenti cinesi in Iran in seguito al ritiro della presenza europea dal paese11. Inoltre i
leader russi e cinesi tengono molto alle relazioni strategiche che li legano al paese più grande e
probabilmente più potente del Medio Oriente12. Tuttavia, mentre le recenti attività di arricchimento
di combustibile nucleare non hanno influenzato in alcun modo la posizione della Cina, reticente
rispetto all'adozione di nuove sanzioni, lo stesso non vale per la Russia, le cui dichiarazioni ufficiali
hanno assunto un tenore diverso. In questi ultimi anni la Russia ha costantemente insistito sui
vantaggi dell'azione diplomatica e sulle conseguenze negative delle sanzioni, ma nel febbraio
2010 di fronte al comportamento allarmante dell'Iran in materia nucleare, il ministro degli esteri
russo Sergei Lavrov ha dichiarato: « Siamo molto preoccupati per il rifiuto dell'Iran di cooperare
con l’AIEA, e non lo possiamo accettare. »13 Alla fine, la Russia si è mostrata favorevole
all'adozione di nuove sanzioni, anche se insistite sul fatto che non intende colpire la popolazione
iraniana14. Quindi attualmente la posizione di Mosca fa da importante contrappeso
all'atteggiamento reticente della Cina.
38. Anche se è evidente che per l'Iran le sanzioni hanno avuto un costo pesante è altrettanto
chiaro che finora né la durata del regime delle sanzioni né la pressione economica esercitati dagli
Stati Uniti hanno dissuaso il paese dal disattendere le richieste del Consiglio di sicurezza
dell'ONU. Le sanzioni dell'ONU ancora in vigore in base alle risoluzioni 1737, 1747 e 1803 sono
dirette in primo luogo contro il programma nucleare iraniano e solo in seconda battuta contro
l'economia e il settore finanziario del paese. In passato il blocco delle importazioni e delle
esportazioni di materiali nucleari sensibili e il congelamento del patrimonio finanziario delle
persone fisiche e delle persone giuridiche sospettate di essere responsabili dei programmi di
arricchimento di materiale nucleare e della produzione di missili balistici hanno avuto un certo
impatto, anche se evidentemente Teheran talvolta sia riuscita a eludere tali misure. Lo stesso vale
per le attività economiche e finanziarie, che spesso sono state ostacolate nel loro ordinario
svolgimento, anche se l'Iran ha trovato degli strumenti per attenuare gli effetti delle sanzioni
(avvalendosi peraltro dell'aiuto delle società straniere). Infine, forse l'ambito che ha maggiormente
risentito dell'impatto delle sanzioni è proprio quello politico. In particolare l'appoggio inaspettato
accordato dalla Russia e della Cina alla strategia delle sanzioni, anche se in forma limitata, ha
inviato un messaggio politico forte alla dirigenza iraniana.
11
12
13
14
China, Iran and the United States: Best Friends With Beijing, Kerry Brown in The World Today, Volume 66, n. 3,
marzo 2010, http://www.chathamhouse.org.uk/publications/twt/archive/view/-/id/1998/.
Sanctioning Iran: If only it were so simple, Suzanne Maloney, in Washington Quarterly (Volume 33, n.1,
dicembre 2010, p. 141).
Iran's refusal to cooperate with IAEA unacceptable, BBC Monitoring Former Soviet Union / Ekho Moskvy news
agency (19 febbraio 2010).
New Momentum for Iran Sanctions, David Crawford in The Wall Street Journal (1°r marzo 2010)
http://online.wsj.com/article/SB10001424052748703429304575095681006103108.html.
059 STC 10
11
39. La Russia è l'unico Stato ad avere collaborato apertamente con l'Iran nel settore nucleare nel
corso dei quattordici anni dal 1995 al 2009 che Teheran ha impiegato per costruire il reattore ad
acqua leggera di Bouchir. Il ruolo della Russia nella costruzione della centrale come anche nel
programma di formazione degli specialisti iraniani era molto controverso. Al timore degli Stati Uniti
e di Israele che tale assistenza avrebbe aiutato l'Iran a sviluppare un programma nucleare militare,
la Russia ha sempre opposto l'obiezione che la cooperazione tra i due paesi nel settore nucleare
rispetta le condizioni dell'AIEA in materia di non proliferazione. La principale di tali condizioni è che
il combustibile nucleare spento proveniente dalla centrale di Bouchir venga restituito alla Russia15.
40. In questi ultimi anni la posizione della Russia in merito al programma nucleare iraniano
sembra aver oscillato tra le tentazioni di tipo strategico e i timori per la proliferazione. Da un lato è
nell'interesse del Cremlino mantenere buone relazioni politiche ed economiche, in particolare nel
settore della vendita di armi e di tecnologie nucleari, con questo importante attore del Medio
Oriente, una regione assai prossima alla Russia. I russi hanno evidenti interessi economici in Iran
che è un mercato importante per la vendita di materiale militare e di tecnologie nucleari, prodotti
che figurano tra i principali articoli di esportazione della Russia. Inoltre, alcune grandi imprese
russe devono onorare i contratti stipulati con l'Iran e cercano pertanto di impedire che le relazioni
tra i due paesi peggiorino a causa di ulteriori sanzioni. Allo stato attuale, rimane sospesa la
consegna del avanzato sistema russo di difesa antiaerea S-300 rimane.
41. D’altro canto un Iran che possiede l'arma nucleare sarebbe in contrasto con la politica russa
incentrata sul rispetto della non proliferazione nucleare e sulla prevenzione di un' eventuale corsa
agli armamenti nucleari in una regione geograficamente vicina e già di per sé molto fragile. Nel
2002 il Cremlino è rimasto scioccato, forse più dei paesi occidentali, dall'ammissione di Teheran di
aver condotto clandestinamente attività di ricerca finalizzata allo sviluppo del nucleare. Oggi si ha
l'impressione che le preoccupazioni della Russia per il nucleare iraniano prendano sempre più il
sopravvento sugli interessi economici e geopolitici. Peraltro, visto che il terrorismo continua ad
essere una delle principali minacce per la sicurezza della Russia, i presunti legami tra Teheran e
certe entità non statuali ostili non possono non destare preoccupazione a Mosca.
42. Considerato che l'arricchimento dell'uranio può essere una fase fondamentale nel processo
di sviluppo di armi nucleari, l'obiettivo principale di molte iniziative promosse in passato dalla
comunità internazionale e /o dalla Russia era di impedire che l'arricchimento dell'uranio avvenisse
sul suolo iraniano. Vedendosi chiamato a fungere come mediatore tra l'Iran e la comunità
euroatlantica la Russia ha presentato diverse proposte che avrebbero consentito all'Iran di
arricchire l'uranio del proprio programma nucleare sul territorio russo. Nel 2005 Mosca ha proposto
di costruire in Russia un impianto per l'arricchimento in joint venture con l'Iran e poi, un anno dopo,
una joint venture internazionale. Queste iniziative non hanno avuto alcun seguito e alla fine l’Iran
ha insistito di voler effettuare le operazioni di arricchimento dell'uranio sul proprio territorio.
Romane in piedi l'offerta della Russia di assumersi tale compito per conto dell'Iran nel centro
internazionale di arricchimento del combustibile nucleare di Angarsk in Siberia.
43. Negli ultimi anni il particolare interesse di Mosca a cooperare con l'Iran da un lato, e il rifiuto
di Washington di dialogare direttamente con Teheran dall'altra, ha reso impossibile definire una
posizione costruttiva e comune tra Stati Uniti, Europa e Russia. Oggi lo scenario è cambiato. Gli
Stati Uniti sono disposti a condurre un dialogo diretto con l'Iran, mentre il fatto che Teheran
continui a non rispettare le condizioni dell'AIEA ha indotto la Russia a un cambiamento di rotta.
Con il progressivo miglioramento delle relazioni russo-americane aumenta in modo considerevole
la probabilità che nei confronti dell'Iran USA e Russia adottino una posizione comune forte. La
Russia, gli Stati Uniti e l'Europa dovrebbero concordare un comune impegno per avviare un
dialogo con l'Iran e esercitare allo stesso tempo pressioni sul paese sfruttando questa
congiunzione favorevole.
15
Die Russische Iran-Politik vor dem Hintergrund des Teheraner Atomprogramms, Thomas Kunze e Lars Peter
Schmidt in KAS Auslandsinformationen (5/2009, p. 31).
059 STC 10
III.
12
LA MESSA AL BANDO INTERNAZIONALE DELLE ARMI BIOLOGICHE E
CHIMICHE
44. La Russia e le potenze occidentali sono degli attori chiave non solo nel settore della
sicurezza nucleare, ma anche nell'ambito delle misure intese ad affrontare le minacce poste dalle
altre due categorie di armi di distruzione di massa: le armi chimiche e le armi biologiche. Queste
armi possono avere un potere letale altrettanto elevato. Per le armi chimiche, ad esempio, il
numero delle vittime può variare di molto da diverse decine a 88 miliardi di morti nel caso
dell'utilizzo di un chilogrammo di antrace.16 Le armi chimiche o biologiche possono costituire una
possibile opzione per i paesi o gli attori non statuali che non posseggono le conoscenze o i mezzi
necessari per costruire delle armi nucleari.
45. Anche se il TNP autorizza i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
a detenere temporaneamente delle armi nucleari, il diritto internazionale - o meglio la Convenzione
sulla proibizione delle armi chimiche (CWC) e la Convenzione sulla proibizione delle armi
biologiche (BWC) – vieta totalmente lo sviluppo, la fabbricazione, lo stoccaggio e il trasferimento di
armi chimiche e biologiche.
46. La CWC è applicata pressoché universalmente. Non vi aderisce solamente un pugno di
paesi piccoli appartenenti per la maggior parte alla regione, particolarmente vulnerabile, del Medio
Oriente: Egitto, Israele e Siria. Nemmeno la Corea del Nord è tra gli Stati firmatari. La CWC
prevede un severo sistema di verifiche: la sua agenzia, l’Organizzazione per la proibizione delle
armi chimiche (OPCW), controlla la distruzione degli arsenali di armi chimiche ed effettua in loco
ispezioni negli impianti chimici.
47. Gli Stati Uniti e la Russia insieme posseggono il 95 per cento delle armi chimiche esistenti
sul pianeta, equivalenti a un peso di 70.000 tonnellate. Entrambi i paesi hanno cominciato a
distruggere i loro arsenali, ma per motivi tecnici probabilmente non saranno in grado di rispettare la
scadenza del 29 aprile 2012, entro la quale l'operazione dovrebbe essere conclusa.
48. Oltre alla necessità di reperire i mezzi necessari per finanziare i programmi di distruzione
delle armi chimiche la Russia e gli Stati Uniti devono altresì rimediare alle scappatoie tuttora
contenute nel testo della CWC, che permettono agli Stati parte di truccare le carte senza correre
troppo il rischio di essere scoperti. La Convenzione non copre determinati precursori e sostanze
chimiche dell'ultima generazione, come ad esempio i cosiddetti "agenti calmanti " che sono stati
sviluppati sia dagli Stati Uniti che dalla Russia grazie alla presenza nella CWC di una deroga per
"fini connessi al mantenimento dell'ordine pubblico, ivi comprese la operazioni antisommossa
condotte a livello nazionale". Peraltro, gli esperti addetti all'ispezione sono per la maggior parte
impegnati nella verifica delle operazioni di eliminazione delle armi chimiche, un compito che lascia
loro poco tempo per controllare gli impianti di produzione autorizzati e "non autorizzati". Durante le
ispezioni di routine dovrebbe essere incoraggiato l'impiego di dispositivi di rilevazione a distanza e
il ricorso ad analisi a campione, e dovrebbero essere adottate ulteriori misure per prevenire lo
spionaggio industriale e la divulgazione di informazioni che possono mettere a repentaglio la
sicurezza nazionale17.
49. La BWC è stata firmata e ratificata da 163 Stati, mentre i paesi che non vi aderiscono sono
trentadue, in prevalenza africani e mediorientali, tra i quali figurano nuovamente l'Egitto, Israele e
la Siria). Poiché la Convenzione non prevede strumenti di verifica di alcun tipo il suo effetto è assai
limitato. Inoltre il mancato rispetto delle sue norme può essere esclusivamente materia di
16
17
All
Weapons
of
Mass
Destruction
Are
Not
Equal,
Allison
MacFarlane,
MIT
2005,
http://web.mit.edu/cis/pdf/Audit_6_05_Macfarlane.pdf (ultimo accesso 6 aprile 2010).
Verifying the Chemical Weapons Ban: Missing Elements, Jonathan B. Tucker in Arms Control Association,
(gennaio/febbraio 2007) : http://www.armscontrol.org/act/2007_01-02/Tucker (ultimo accesso 2 aprile 2010).
059 STC 10
13
consultazione bilaterale o multilaterale (articolo 5 della Convenzione) o oggetto di un ricorso al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (articolo 6).
50. Anche se sono state promosse diverse iniziative per rendere più stringenti i meccanismi di
verifica e di applicazione della BWC, è fallito il tentativo degli Stati parte di trovare un accordo
finale su un protocollo di verifica. L'ostacolo principale di natura tecnica che impedisce l'attuazione
della Convenzione è il fatto che basta anche una quantità minima di un agente biologico per
commettere un attentato dagli effetti devastanti. E, cosa ancor più preoccupante, gli agenti
possono essere prodotti su piccola scala, il più delle volte con tecnologie a uso duale disponibili in
tutto il mondo. Inoltre, la ricerca nel campo delle scienze della vita (in particolare della genomica,
della biologia di sintesi e delle neuroscienze) generalmente ha finalità di carattere pacifico, ma i
suoi risultati potrebbero essere utilizzati a fini malvagi. Date queste premesse, le autorità degli
Stati Uniti ritengono che sia fondamentalmente impossibile sottoporre a verifica il rispetto della
BWC. Quando nel 2007 la Russia gli Stati membri dell'UE e altri paesi hanno chiesto di riprendere
i negoziati sul protocollo della BWC gli Stati Uniti hanno ritenuto che i costi di una riforma del
dispositivo avrebbero superato di gran lunga gli eventuali vantaggi18.
51. Ne è conseguito che nella lotta alle minacce biologiche abbiano nuovamente prevalso le
strategie nazionali. Ma il dibattito sulle possibili misure per rafforzare il sistema internazionale di
contrasto della proliferazione delle armi biologiche prosegue malgrado tutto. Alcune proposte che
sono state avanzate sono ad esempio l'aumento del numero dei dati nazionali da presentare; la
fusione tra la BWC e la CWC (sopratutto alla luce del fatto che alcune sostanze nuove possono
essere definite sia armi biologiche che armi chimiche) e l'organizzazione di « visite di
consultazione » agli impianti biologici sospetti, un procedimento che verrebbe attivato su richiesta
di un paese membro della BWC. Il partenariato con la Russia, paese che durante l'era sovietica ha
messo a punto un vasto programma di produzione di armi biologiche, è di importanza
fondamentale per la definizione di un meccanismo internazionale che 1) dissuada i paesi dal varo
di programmi di produzione di armi biologiche e 2) impedisca che gruppi terroristici o singoli mal
intenzionati possano procurarsi questo genere di armi.
IV.
LA DIFESA ANTIMISSILE IN EUROPA : DIFFICOLTÀ E OPPORTUNITÀ
A.
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA PROPOSTA DI DIFESA ANTIMISSILE
52. La difesa antimissile è parte integrante del dibattito sul disarmo e sulla non proliferazione
delle ADM. Nel luglio 2009, i presidenti di Stati Uniti e Russia hanno firmato una dichiarazione
comune che conteneva un riferimento al "collegamento che esiste tra le armi strategiche offensive
e le armi strategiche difensive" . Tra i due paesi vige tuttavia un profondo disaccordo sulla natura
di tale legame:

Mosca ritiene che i progressi che si registreranno nel settore del disarmo nucleare – e
più precisamente la conclusione di un nuovo trattato START – dipendano in larga
misura dalla volontà degli Stati Uniti di abbandonare il piano di installare un sistema di
difesa antimissile in Europa. L'accordo su un nuovo trattato START in realtà non
impedisce alle parti di sviluppare una propria difesa antimissile. Il ministro degli esteri
russo M. Lavrov ha tuttavia lanciato l'avvertimento che il suo paese si ritirerà dal
trattato « se un rafforzamento quantitativo e qualitativo del potenziale strategico di
difesa antimissile degli Stati Uniti inizierà a compromettere in maniera significativa
l'efficacia delle forze nucleari strategiche della Russia »19.

Dal punto di vista degli Stati Uniti l'estensione del sistema di difesa antimissile
americano non è in contrasto con gli obiettivi di disarmo. Al contrario, la difesa
18
19
Jonathan B. Tucker, Seeking Biosecurity Withoug Verification: The New U.S. Strategy on Biothreats in Arms
Control Association (gennaio/febbraio 2010) : http://www.armscontrol.org/act/2010_01-02/Tucker (ultimo accesso
3 aprile 2010).
Russia threatens to quit new nuclear treaty before the deal is signed, Times On Line del 7 aprile 2010)
059 STC 10
14
antimissile potrebbe diventare una premessa importante per la realizzazione
dell'obiettivo dello "zero nucleare".
53. E' estremamente importante riconciliare le posizioni della Russia con quella dei paesi
occidentali in materia di difesa antimissile demistificando la questione e concentrandosi sulle
caratteristiche tecniche del sistema proposto. Un punto che deve essere precisato con molta
chiarezza è che il progetto degli Stati Uniti e della NATO sulla difesa antimissile è sostanzialmente
diverso dal cosiddetto programma « Guerre stellari », lanciato a suo tempo dal presidente Reagan.
Quest'ultimo prevedeva la possibilità di creare uno scudo capace di proteggere gli Stati Uniti dai
missili balistici intercontinentali (ICBM) sovietici dotati di testate nucleari. Il programma si è rivelato
irrealizzabile già all'epoca ma avrebbe in teoria potuto incidere profondamente sull'ambiente di
sicurezza internazionale rendendo obsoleta la dottrina della distruzione reciproca assicurata.
54. Il nuovo progetto di difesa antimissile – sia come è stato proposto dal presidente Bush che
nella forma rivista dall'amministrazione Obama – non prevede lo sviluppo di uno scudo antimissile
integrale, ma la costruzione di uno scudo deliberatamente circoscritto, capace di intercettare solo
un numero limitato di missili lanciati da paesi imprevedibili, come la Corea del Nord e l'Iran. Il
sistema proposto, che comprende diverse decine di missili intercettori, non garantirebbe una
protezione efficace le migliaia di ICBM russi.
55. Inoltre, le basi della difesa antimissile in Europa verrebbero ubicate in un'area geografica
dalla quale sarebbe impossibile - anche solo in teoria - intercettare missili russi diretti contro gli
Stati Uniti. I missili balistici sono stati costruiti in maniera da dirigersi sempre verso l'obiettivo lungo
la rotta più breve attorno al pianeta (denominata « grande cerchio»). Il tracciato più breve tra la
Russia e gli Stati Uniti passa per l'Oceano artico. Pertanto i missili intercettatori basati nei Balcani o persino in Polonia come originariamente previsto - e su imbarcazioni schierate nel Mediterraneo
e nel Mar Nero non possono essere in alcun modo impiegati contro gli ICBM russi.
56. Ne consegue che la capacità strategica russa di dissuasione nucleare non è in alcun modo
compromessa dai piani di difesa antimissile degli Stati Uniti e della NATO. Questo punto dovrà
essere ben compreso dai responsabili politici e dall'opinione pubblica sia dei paesi occidentali che
della Russia. La difesa antimissile non deve essere considerata come uno spauracchio, ma
piuttosto come una componente saldamente integrata nel quadro di cooperazione tra gli USA
/NATO e la Russia che ha come obiettivo quello di ridurre le minacce globali poste dalle armi
nucleari, dalle armi chimiche e alle armi biologiche.
57. La proposta iniziale dell'amministrazione Bush di schierare elementi del sistema di difesa
antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca è stata considerata controversa - e questo piuttosto
ingiustamente - ed ha provocato la risoluta opposizione di Mosca. Anche se la Polonia si trova
esattamente sulla ipotetica rotta di un missile lanciato dall'Iran e diretto contro la costa orientale
degli Stati Uniti, una parte dell'opinione pubblica polacca riteneva che il paese fosse troppo lontano
dal Medio Oriente e troppo vicino alla Russia perché una base installata nel paese non venisse
percepita come uno strumento di difesa contro la Russia. Taluni ritenevano erroneamente che i
sistemi di intercettazione con base a terra (GBI) che dovevano essere dispiegati in Polonia fossero
assimilabili agli ICBM di attacco installati in silos (ma che in realtà presentano caratteristiche molto
diverse in quanto non dotati di testate e aventi esclusivamente funzioni di intercettazione per
impatto cinetico dei missili in avvicinamento). La proposta originaria, denominata ufficialmente
Ground Based Midcourse Defence GMD (Difesa basata a terra contro i missili in fase intermedia di
volo), era stata criticata anche negli Stati Uniti per la sua scarsa efficacia e la mancanza di rigore
tecnologico. Il bilancio delle attività di sperimentazione dei sistemi di intercettazione GBI stazionati
in Alaska e in California è piuttosto scarso; i test sono stati descritti da numerosi esperti come poco
realistici e predeterminati. La prova più recente, che simulava l'attacco ipotetico di un missile
iraniano, è fallita anche se, secondo quanto si è appreso, il missile intercettore avrebbe funzionato
regolarmente. L'esito negativo del test sarebbe dovuto al malfunzionamento di un radar costruito
dalla ditta Raytheon. La proposta del presidente Bush è stata criticata anche perché ritenuta
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fondata su accordi di carattere bilaterale e non invece su intese raggiunte nel quadro più ampio
dell'Alleanza.
58. Il nuovo piano, annunciato dall'amministrazione Obama nel settembre 2009, ha ovviato ad
alcuni difetti (reali o percepiti che siano) della proposta originaria. Il presidente americano ha
precisato che gli Stati Uniti non abbandoneranno l'idea di una protezione antimissile, ma che il
vecchio programma sarà sostituito da un piano nuovo che « assicurerà una protezione più sicura,
più intelligente e più rapida delle forze americane e degli alleati dell'America». Il progetto di
schieramento dei missili balistici basati a terra in Polonia è stato abbandonato e l'accento è stato
spostato sull'installazione di missili intercettori Standard Missile-3 (SM-3) a bordo delle navi della
marina americana attrezzate con il sistema Aegis. Gli SM-3 hanno un' efficacia collaudata e la loro
credibilità è stata chiaramente dimostrata nel 2009 quando un missile di questa categoria ha
distrutto con successo un satellite in avaria. Un numero ristretto di imbarcazioni Aegis, dotata
ciascuna di un centinaio di missili SM-3, sarà schierato più vicino all'Iran nelle acque dell'Europa
sudorientale, smentendo pertanto tutte le illazioni secondo le quali il sistema sarebbe rivolto contro
la Russia. Sono peraltro in corso colloqui tra gli Stati Uniti e la Romania che dovrebbe ospitare sul
proprio territorio elementi del sistema di difesa antimissile.
59. Il dispositivo di difesa antimissile propugnato dall'amministrazione Obama è meno
controverso e più flessibile del piano proposto dalla governo USA precedente. Tuttavia, alcuni
problemi attendono ancora una soluzione, in particolare l'aspetto finanziario: mentre il governo
americano sostiene che il nuovo sistema presenterà un rapporto costo-benefici più favorevole,
l'Ufficio del bilancio del Congresso ha calcolato che lo schieramento in mare della versione
avanzata dell'SM-3, che dovrebbe diventare operativa entro il 2018, sarà molto più cara dei sistemi
di intercettazione con base a terra. La versione degli SM-3 con base a terra sarebbe meno costosa
ma incontrerebbe un'opposizione altrettante forte dei GBI20.
60. A differenza dei sistemi di intercettazione con base a terra gli SM-3 ad oggi non sono in
grado di intercettare i missili a lunga gittata21. Quindi nel breve periodo le navi Aegis schierate nel
Mediterraneo e nel Mar Nero potrebbero essere impiegate solo contro i missili a corto e medio
raggio. Secondo gli esperti americani i missili SM-3 potranno essere progressivamente potenziati
ed essere capaci di ingaggiare anche i missili a lunga gittata. Le versioni avanzate degli SM-3 con
base in mare o a terra attualmente in fase di sviluppo consentiranno di coprire territori sempre più
vasti del continente europeo. Entro il 2020, l'America prevede di schierare missili SM-3 Block IIB,
che potrebbero essere in grado di intercettare missili balistici intercontinentali lanciati contro gli
Stati Uniti. Continueranno i lavori di perfezionamento del missile intercettore GBI installato in silos
e non è stata esclusa la possibilità di un suo schieramento in Europa.
61. Da questo è possibile evincere che nella difesa antimissile l’amministrazione Obama sta
abbandonando l'approccio iniziale, incentrato sulle capacità, per adottarne un altro basato sulle
minacce22. Il nuovo programma in materia è impostato in maniera da contrastare il rischio di
attacchi missilistici di pari passo con il progressivo sviluppo della capacità missilistica dell'Iran.
62. L’Iran si sta dotando di notevoli capacità nel settore dei missili baliatici a medio raggio. Il suo
programma di missili Shahab, basato originariamente sul trasferimento di tecnologie dalla Russia,
dalla Cina e dalla Corea del Nord, ha conosciuto uno sviluppo rapido al punto tale da consentire
agli ingegneri iraniani specializzati in materia di missili di padroneggiare anche la tecnologia
balistica. La versione perfezionata del missile iraniano Sejil 2, testata nel maggio 2009, ha un
raggio di 2.000 km ed è quindi in grado di raggiungere obiettivi in Israele, in Turchia e nell'Europa
20
21
22
Missile Defence in Europe - Pie in the Sky, The Economist del 19-25 settembre 2009).
La classificazione dei missili in funzione della portata è la seguente: 1) corto raggio: fino a 1. 000 km ; 2) raggio
medio: da 1. 000 a 3. 500 km ; 3) raggio intermedio : da 3.500 a 5.500 km ; e 4) intercontinentale : superiore a
5.500 km.
Winning on Ballistic Missiles but Losing on Cruise: The Missile Proliferation Battle, Dennis M. Gormley in Arms
Control Today (dicembre 2009).
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sudorientale. Il missile utilizza tra l'altro propellente solido, e non liquido, una caratteristica che lo
rende meno vulnerabile nel caso di un attacco preventivo (i razzi a propellente liquido devono
essere riforniti prima del lancio, un'operazione che potrebbe essere rilevata dagli avversari).
63. Nel corso del 2009 e nel mese di gennaio 2010, l’Iran ha altresì effettuato con successo
prove di lancio di razzi vettori a stadi multipli per il lancio di satelliti che sono stati progettati per
portare oggetti nello spazio. Il paese afferma che si tratta di una capacità di impiego
esclusivamente civile ma dal punto di vista tecnologico questo razzi vettori hanno caratteristiche
assai simili ai missili di attacco intercontinentali. Ad ogni modo, secondo le analisi più recenti dei
servizi di informazione americani è poco probabile che l'Iran sarà in grado di costruire missili
balistici a lunga gittata prima della fine di questo decennio, quando dovrebbe entrare nella fase
operativa il modello avanzato del missile SM-3 Block IIB.
64. Tra gli altri vantaggi del nuovo programma di difesa antimissile va citato il fatto che gli Stati
Uniti metteranno a punto un sistema molto più flessibile e versatile di sensori basati a terra, in
mare, su velivoli o nello spazio che hanno il compito di rilevare il lancio di missili ostili e di tracciarli.
Questo renderà meno urgente la necessita di impiegare un grande radar in banda X con base a
terra del tipo che doveva essere originariamente installato nella Repubbblica Ceca. Proprio questo
progetto aveva provocato molta irritazione a Mosca che sosteneva che il raggio di azione del radar
si sarebbe spinto fin nelle regioni centrali della Russia.
65. Alcuni esperti fanno notare altresì che il nuovo programma di difesa antimissile potrebbe
rafforzare la sicurezza nella regione del Medio Oriente. Essi sono del parere che le navi Aegis
assicurino in una certa misura un'ulteriore protezione antimissile a Israele, un fattore che, secondo
calcoli strategici effettuati dagli israeliani, ridurrebbe il grado di rilevanza di un attacco preventivo
contro l'Iran23. L’architettura della difesa antimissile proposta dovrebbe rendere inoltre meno
impellente la necessità per la Turchia di dotarsi di una propria capacità di dissuasione nucleare o
di difesa antimissile24.
B.
LA DIFESA ANTIMISSILE E LA COESIONE DELLA NATO
66. Il nuovo piano di difesa antimissile, molto di più del piano precedente, pone al suo centro
l'Alleanza atlantica. In realtà in un primo tempo l'architettura proposta non prevedeva nessuna
protezione per gli USA e avrebbe interessato esclusivamente il territorio degli Stati membri
europei. Le autorità americane hanno annunciato l'intenzione di « lavorare con gli alleati per
integrare tale architettura nelle capacità di difesa antimissile dei membri dell'Alleanza e nelle rete
di comando e di controllo della NATO che è in fase di costruzione ». Allo stesso modo, gli Stati
Uniti « avvieranno intense consultazioni con gli alleati nell'ambito della NATO per definire le
opzioni concrete in materia di schieramento »25. Il Segretario generale della NATO, Anders Fogh
Rasmussen, ha dichiarato di essere molto favorevole al nuovo piano.
67. Il sistema di difesa antimissile prevede inoltre il coinvolgimento di un maggior numero di Stati
membri. Secondo alcuni analisti in un periodo in cui viene messa in discussione la presenza sul
suolo europeo delle armi nucleari americane, l'adozione di un sistema di difesa antimissile da
estendere a tutti i membri dell'Alleanza potrebbe favorire la coesione interna. Molte di queste armi
e i rispettivi vettori sono giunti al termine della loro vita operativa. La proposta di ammodernarle
potrebbe incontrare una forte opposizione in alcuni paesi europei e sarebbe in aperta
contraddizione con lo spirito del progetto dello "zero nucleare" promosso dal presidente Obama.
Tuttavia, se le armi nucleari americane saranno ritirate dal continente europeo si rischierà di
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24
25
A Prudent Decision on Missile Defence, Mark Fitzpatrick in Survival: Global Politics and Strategy (Vol. 51, n. 6,
dicembre 2009-gennaio 2010).
NATO, Missile Defence and Extended Deterrence, Oliver Thränert in Survival: Global Politics and Strategy.
(Vol. 51, n. 6, dicembre 2009).
A "Phased, Adaptive Approach" for Missile Defense in Europe (Comunicato stampa della Casa Bianca del
17 settembre 2009).
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indebolire le relazioni transatlantiche e di ridurre il ruolo del Gruppo di pianificazione nucleare
NATO. In questa ipotesi la partecipazione degli Stati membri alla pianificazione delle forze nel
quadro della difesa antimissile potrebbe offrire l'opportunità di rinsaldare la coesione all'interno
dell'Alleanza26.
68. L'attuazione del nuovo programma di difesa antimissile dovrà essere affiancato da misure
specifiche volte a rassicurare i paesi membri dell'Europa centrale e orientale, ed in particolare la
Polonia e la Repubblica Ceca. Vale la pena di ricordare che ovviamente questi paesi
consideravano il piano originario come uno strumento per rafforzare la presenza degli Stati Uniti
nella regione. L'annuncio dell'abbandono del piano da parte del governo americano ha causato un
certo malcontento nel Sudest europeo. Il principale quotidiano ceco, Mlada Fronta Dnes, ha
commentato il fatto con il seguente titolo: « Niente radar. La Russia ha vinto ». In una
dichiarazione, divenuta ormai famosa, eminenti personalità politiche, tra cui ex capi di Stato e di
governo, dei paesi dell'Europa centrale e orientale come Vaclav Havel, Lech Walesa, Valdas
Adamkus, Alexander Kwasniewski, Mart Laar e Vaira Vike-Freiberga, pur rallegrandosi per il
"nuovo inizio" nelle relazioni con la Russia, esprimono però rammarico per il fatto che sia stata
abbandonata la versione iniziale del programma di difesa antimissile europeo che viene da loro
definito come « il simbolo della credibilità e dell'impegno dell'America nella regione». Negli Stati
Uniti autorevoli esponenti repubblicani, come il capogruppo repubblicano al Senato,
Mitch McConnell, e il capogruppo dei Repubblicani alla Camera, John Boehner, hanno anch'essi
criticato la decisione del presidente definendolo un atto di capitolazione di fronte alla Russia27.
69. Su questo sfondo l'annuncio dello schieramento di un'unità antimissile Patriot americana in
Polonia è una buona notizia. L'operazione non costituisce una minaccia per la Russia perché
l'unità ha il compito di proteggere le forze dispiegate nel paese contro i missili a breve gittata.
L'accordo raggiunto tra gli Stati Uniti e la Polonia è un atto simbolico che inaugura un partenariato
strategico tra i due paesi. La Repubblica Ceca rimane in attesa di gesti analoghi di solidarietà.
C.
IL DIALOGO CON LA RUSSIA
70. Il relatore è convinto che la Russia potrà e dovrà far parte del comune progetto di difesa
antimissile. Mosca sta lanciando segnali contradditori in questo senso. Da un lato si è opposta con
tutte le sue forze alla proposta dell'amministrazione Bush di installare un sistema di difesa
antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca. Il presidente Medvedev ha minacciato di rinviare lo
smantellamento dell'unità ICBM di Kozelsk nell'enclave di Kaliningrad e di installarvi missili balistici
Iskander a corto raggio di ultima generazione in grado di raggiungere obiettivi in Polonia e negli
altri paesi dell'Europa centrale e orientale. L'idea è stata accantonata in seguito alla decisione
americana di abbandonare il piano originario di difesa antimissile. Ma sebbene gli USA nel
frattempo prevedano di schierare capacità di difesa antimissile in una regione più vicina all'Iran,
una misura che i responsabili russi hanno da sempre definito come un passo logico, la Russia
continua a rifiutarsi di appoggiare il nuovo piano di difesa antimissile. In particolare è difficile
valutare se, e in che modo, Mosca reagirebbe all'annunciato schieramento di sistemi antimissile
Patriot in Polonia. Peraltro, gli esponenti russi, tra cui il ministro degli esteri Sergei Lavrov 28, hanno
cominciato ad avanzare nuove obiezioni in merito alla minaccia che i sistemi SM-3 costituirebbero
per la capacità russa di dissuasione nucleare. Tali obiezioni sono infondate perché, anche
nell'ipotesi che i missili SM-3 venissero aggiornati ed essere in grado di intercettare gli ICBM, il
numero delle navi Aegis o degli SM-3 basati a terra e la loro posizione geografica sarebbero tali da
non rappresentare una minaccia per le forze nucleari russe. Al di là di questo, gli Stati Uniti e la
NATO potrebbero prendere in considerazione la possibilità di offrire alla Russia garanzie
supplementari quando sarà disponibile la versione aggiornata degli SM-3.
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27
28
NATO, Missile Defence and Extended Deterrence, Oliver Thränert in Survival: Global Politics and Strategy
(Vol. 51, n. 6, dicembre 2009 – gennaio 2010).
Obama Shifts Gears on Missile Defense, Cole Harvey, Arms Control Today (ottobre 2009).
Mikhail Tsypki, Russian politics, policy-making and American missile defence in International Affairs (85:4- 2009).
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71. D’altro canto la Russia non è totalmente contraria al concetto di difesa antimissile in sé. In
fondo essa mantiene vicino a Mosca un sistema di difesa di questo tipo che risale ai tempi della
Guerra fredda. Pare che la capitale russa sia protetta da una serie di missili intercettori a testata
nucleare. Inoltre, quando l'amministrazione Bush ha annunciato il suo piano per un sistema di
difesa antimissile in Europa, Mosca ha lasciato intendere che avrebbe anche potuto partecipare al
progetto offrendosi di cedere in affitto a tale scopo la stazione radar di preallerta di Gabala
(Azerbaigian) e di mettere a disposizione il radar di nuovissima costruzione di Armavir nella Russia
meridionale. Il Cremlino si è anche espresso a favore dell'attivazione del Centro comune russoamericano di scambio di dati, istituito alla fine degli anni novanta, ma che non ha mai menzionato
in precedenza.
72. Tutte queste proposte dovranno essere esaminate con cura dagli Stati Uniti e dalla NATO.
La Casa Bianca si è rallegrata « per il gesto di collaborazione della Russia e la sua volontà di
mettere le sue capacità di difesa antimissile al servizio della difesa più allargata dei nostri interessi
strategici comuni». Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha espressamente esortato
Mosca a partecipare a un progetto di difesa antimissile: « Nella misura in cui la Russia è un partner
importante nella prevenzione della proliferazione nucleare deve esserlo anche nel settore della
difesa antimissile. » La soluzione auspicabile dovrebbe prevedere uno scambio efficace di dati
relativi alla difesa antimissile tra i sistemi radar degli Stati Uniti /della NATO e i sistemi radar della
Russia. Si dovranno tuttavia prevedere delle clausole che impediscano ad entrambe le parti di
utilizzare ad altri fini o diffondere informazioni sensibili e di ostacolare o bloccare il procedimento
che consente l'adozione di decisioni rapide in relazione alla difesa antimissile.
73. Un altro aspetto importante della cooperazione con la Russia nel settore della difesa
antimissile è la valutazione comune della minaccia posta dai missili. Gli esperti in materia fanno
notare che da quando la nuova amministrazione USA ha spostato la propria attenzione dai missili
intercontinentali ai missili a medio raggio in possesso dell'Iran i giudizi di russi e americani sul
programma missilistico iraniano « sono ormai allineati »29. In occasione della visita del presidente
Obama a Mosca nel luglio 2009 è stato deciso di istituire un gruppo bilaterale di valutazione della
minaccia.
D.
LA LOTTA CONTRO LA PROLIFERAZIONE MISSILISTICA
74. Non da ultimo occorre sottolineare che la comunità euroatlantica e la Russia sono chiamate
a raddoppiare gli sforzi tesi a contrastare la proliferazione dei missili e della relativa tecnologia. Si
tratta di una sfida di primaria importanza. Se la questione sarà affrontata in maniera fattiva le
misure adottate non serviranno solo a prevenire o a rispondere alle possibili minacce, ma saranno
in grado di impedire la crescita delle capacità missilistiche di determinati paesi ostili. Questo
consentirà agli USA e alla NATO di rinunciare a sviluppare ulteriormente la loro difesa missilistica
fino ad un livello che rischierebbe di mettere a repentaglio l'equilibrio strategico nucleare mondiale.
75. Non esiste attualmente un trattato o una convenzione universale che proibisca la
proliferazione della tecnologia necessaria per la fabbricazione dei missili. Il regime di controllo
della tecnologia missilistica (MTCR) stabilisce delle direttive per l'esportazione intese a arginare la
proliferazione dei missili capaci di portare armi di distruzione di massa, e delle relative tecnologie.
I paesi che hanno aderito all'MTCR sono trentaquattro, mentre non ne fanno parte alcuni Stati
sospettati di favorire la proliferazione dei missili. Il regime si è rivelato sorprendentemente efficace
nel frenare il ritmo di sviluppo dei programmi missilistici di alcuni paesi, come l'Egitto, l’Iraq, la Libia
e la Siria, ma necessita senz'altro di una riforma per ovviare ad alcune carenze, soprattutto in
materia di missili di crociera.
29
Second Day: A Missile Decision Based On Facts And Values par Marc Ambinder. The Atlantic
(17 septembre 2009).
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76. Gli esperti sottolineano che le misure di non proliferazione sono particolarmente importanti
nel caso in cui un paese decide di acquisire capacità in materia di ICBM. Il passaggio da una
capacità di media a una capacità di lunga gittata implica un salto tecnologico notevole. ma molto
difficile da compiere senza aiuti esteri.30 Impedire a paesi come l'Iran di mettere a punto degli
ICBM a stadi multipli può rappresentare un'iniziativa utile che andrebbe a vantaggio degli Stati
Uniti, della NATO e della Russia (visto che il sistema occidentale di difesa antimissile
continuerebbe ad avere una portata limitata e non integrale) e in generale potrebbe rafforzare la
sicurezza internazionale.
77. In una delle sue dichiarazioni il presidente Medvedev ha sottolineato che la Russia e gli Stati
Uniti « opereranno in maniera concertata per adottare misure efficaci contro i rischi della
proliferazione dei missili ». L'impegno internazionale di rafforzamento dei meccanismi di non
proliferazione dovrebbe avere come principali promotori gli Stati Uniti e la Russia.
L’universalizzazione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), stipulato nel 1987
tra Usa e Unione sovietica, che ha eliminato un'intera categoria di missili dagli arsenali delle due
superpotenze, potrebbe essere la base per l'adozione di un nuovo quadro.
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30
Winning on Ballistic Missiles but Losing on Cruise: The Missile Proliferation Battle, Dennis M. Gormley, Arms
Control Today (dicembre 2009).