Lezione 7. L`intermediazione monetaria e creditizia

Lezione 7. L’intermediazione monetaria e creditizia
Il ruolo delle banche nel sistema finanziario
Nella realtà i mercati non sono perfettamente concorrenziali e non vale il teorema
di Modigliani-Miller.
Gli intermediari creditizi svolgono una funzione “speciale”: trasformare scadenze,
diversificare il rischio, ridurre i costi (economie di scala), produrre mezzi
monetari.
Capacità di produrre attività “diverse”: possibilità per gli intermediari di godere di
un margine di intermediazione (tassi sui prestiti più elevati di quelli sui depositi).
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 1 Attivo e passivo bancario: il modello di Klein-Monti (1971)
Banche monopoliste fissano, in base a scelte simultanee sui due lati del bilancio, i
propri tassi attivi (iL) e passivi (iD) in modo da massimizzare i profitti.
Ipotesi: banca monopolista
• conosce sia la domanda di depositi, D=D(iD), con D’(iD) > 0, sia la domanda
di prestiti, L=L(iL), con L’(iL) < 0
• è soggetta ad una riserva obbligatoria (R = κD) infruttifera;
• può acquisire un’attività alternativa − obbligazione T sostituto imperfetto dei
prestiti e dei depositi − il cui tasso iT si determina su un mercato finanziario
competitivo (è un dato per le banche).
Il vincolo di bilancio, D=R+L+T=κD+L+T esprime una relazione tra le attività
fruttifere delle banche e la parte non vincolata della raccolta:
(L+T) = (1 – κ)D
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 2 La banca, nel massimizzare il profitto, interviene sui mercati:
¾ dei prestiti: concede L fino al punto L* in cui il ricavo marginale MRL −
decrescente, con intercetta uguale e coefficiente angolare doppio rispetto a
L=L(iL) − uguaglia il costo marginale (iT, costo opportunità). iL* determinato
sulla curva L=L(iL) in corrispondenza di L*.
¾ dei depositi: colloca D fino a D* in cui il costo marginale MCD uguaglia il
rendimento marginale sui suoi investimenti (iT) aggiustato per il coefficiente
di riserva obbligatoria (quota di D che non può essere investita, (1−κ) iT). iD*
è determinato sulla curva di domanda di depositi a D*.
MEMO: D = a + biD, implica iD = –a/b + D/b; costo totale C = iDD= D(–a/b +
D/b) = –(a/b)D + D2/b e MCD = –a/b + 2D/b: retta crescente, con intercetta
uguale e coefficiente angolare doppio rispetto alla curva di domanda inversa.
Volume di titoli T* in portafoglio: (L*+T*) – L* = (1 – κ)D* – L*.
Margine di intermediazione: iL* – iD*.
Intensità e composizione intermediazione dipende da elasticità di L(iL) e D(iD).
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 3 G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 4 Se aumenta la concorrenza esterna sul mercato finanziario (la banca fronteggia
domande più elastiche): il margine di intermediazione si riduce. Tassi attivi e
passivi si schiacciano su quello dei titoli.
In mercati perfettamente concorrenziali non esiste margine di intermediazione.
La banca possiede un potere di mercato che deriva da:
• vincoli legali e condizioni tecnologiche;
• diversa “qualità” delle relazioni finanziarie nei mercati bancari dovute ad
asimmetrie informative: prenditori di fondi conoscono rischi e potenzialità dei
progetti di investimento meglio dei datori di fondi. Ciò impone un maggior
monitoraggio e l’instaurazione di relazioni di clientela stabili e prolungate nel
tempo.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 5 Maggiore concorrenza interna:
- No diminuzione potere di mercato (e del margine di intermediazione) a livello
globale;
- Si riduzione margini di intermediazione delle singole banche ad un valore non
nullo, dovuto alla maggiore efficienza rispetto alle altre istituzioni finanziarie.
La valutazione del rischio della controparte dipende da informazioni non
perfettamente disperse: intermediari non sono in grado di osservare tutte le
caratteristiche prima del finanziamento (selezione avversa) di coloro che
richiedono fondi, né le azioni che essi intraprendono dopo aver ottenuto i
finanziamenti (azzardo morale).
Le banche devono fissare i tassi attivi e passivi in modo da garantire la
compatibilità tra le preferenze delle imprese con quelle dei depositanti, considerati
i rischi assunti, il livello di incertezza, la struttura dei mercati e le altre condizioni
contrattuali e istituzionali (garanzie collaterali, capitale proprio, ecc …).
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 6 La struttura del passivo deve essere compatibile con il grado di liquidità
dell’attivo e il rischio di sperimentare carenza di riserve: evitare bank run.
Rischio di interesse: nella misura in cui l’attivo è meno liquido del passivo, ritiro
di depositi può richiedere un aumento dei tassi passivi e di quelli attivi.
Ciò non è sempre possibile: si restringe il margine di intermediazione; non è
garantita stabilità reddituale e patrimoniale dell’intermediario.
Spiegazioni del comportamento bancario:
1. monitoraggio delegato, dal quale scaturisce il tipo di contratti ottimali che gli
intermediari offrono ai depositanti e ai mutuatari, e la struttura dei tassi;
2. assicurazione di liquidità garantita dalla banca;
3. pericolo della corsa agli sportelli e metodi per ridurne l’incidenza;
4. relazioni di clientela rendono viscosi i tassi di interesse;
5. razionamento come modalità di controllo e gestione del rischio bancario.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 7 1. Il monitoraggio delegato
In presenza di imprese che hanno bisogno di finanziare progetti di ampie
dimensioni e di risparmiatori in possesso di piccole somme, è preferibile
concentrare il monitoraggio delle imprese nelle mani di un solo soggetto: ridurre il
costo per la raccolta e l’elaborazione delle informazioni sulle imprese.
I depositanti delegano il monitoraggio dei prenditori di fondi alle banche:
(a) per le condizioni di asimmetria informativa nei confronti delle imprese
finanziate;
(b) perché le banche sono meno rischiose delle imprese finanziate, dato che
possono diversificare il loro attivo.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 8 Esempio 1. Equity contract.
Agente presta fondi a un’impresa senza verificare perfettamente l’effettiva
profittabilità realizzata dal progetto per il quale si richiede il finanziamento.
Un contratto in grado di garantirgli un risultato atteso “conveniente” non può
essere fondato sulla promessa da parte dell’impresa di pagare una frazione dei
profitti derivanti dal progetto (equity contract): il finanziatore non può osservare i
profitti effettivi; l’impresa ha interesse a dichiarare rendimento nullo.
Soluzione (parziale): imporre all’impresa un contratto con il quale il finanziatore
richiede il fallimento e la liquidazione dell’attivo, se impresa non rimborsa il
capitale e gli interessi pattuiti; il fallimento ha costi: il finanziatore può recuperare
soltanto una percentuale dell’attivo.
Un equity contract non è accettabile per chi non può controllare l’impresa.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 9 Esempio 2. Contratto di debito.
Contratto accettabile per il finanziatore. Somma composta da capitale da
rimborsare più interessi (face value) deve:
1. garantire un predeterminato rendimento atteso
2. indurre l’impresa a ripagare il prestito qualora sia in grado di farlo.
Dato il tasso di rendimento richiesto, il tasso di interesse sul prestito cresce con la
probabilità che il progetto non sia profittevole e con i costi di fallimento per il
finanziatore.
Il prestatore farà fallire l’impresa se offre di ripagare una somma inferiore al face
value, qualunque sia il risultato conseguito. Incentivo all’impresa a ripagare il
prestito (se è in grado di farlo): il fallimento risulta più oneroso.
Se il monitoraggio perfetto non è possibile: il contratto incentivante è quello di
debito con clausole rigide che, se violate, fanno fallire l’impresa.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 10 Contratto di prestito ottimale: elimina perdite sociali e produce face value minore
abbassando il costo di interesse. La delega ad un solo soggetto, la “banca”, è
efficiente se il monitoraggio:
(a) è più costoso per i singoli finanziatori che per la banca;
(b) comporta il rischio che ogni finanziatore si comporti da free rider e che il
monitoraggio complessivo risulti di conseguenza sub-ottimale.
Chi monitorizza la banca che controlla l’impresa?
Anche le passività bancarie vanno valutate in termini di un face value fisso.
Contratto di debito ottimale: contratto di debito senza monitoraggio che, per
essere incentivo-compatibile, deve prevedere la corresponsione di interessi da
parte delle banche a fronte del loro rischio di fallimento.
Rafforzano il contratto di debito ottimale:
o Riserva obbligatoria;
o Capitale economico (parte del capitale proprio riservato alla protezione dai
rischi dell’attivo; un aumento permette di incrementare il leverage).
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 11 La banca, per rendersi meno rischiosa dell’impresa (altrimenti il deposito sarebbe
equivalente al finanziamento diretto) deve poter diversificare l’attivo.
Ciò spiega perché:
(a) è conveniente assegnarle il compito di effettuare il monitoraggio, esentando i
depositanti dal relativo costo;
(b) i debiti non monitorati presenti nel passivo della banca sono per i depositanti
meno rischiosi dei prestiti.
I tassi sui depositi e sui prestiti dipendono dalla probabilità di restituzione dei
prestiti e dal rischio di insolvenza, sia delle imprese che della banca.
Il credito bancario consente di ottenere informazioni sui mutuatari che i mercati
non forniscono.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 12 2. L’assicurazione di liquidità.
I depositanti vogliono ottenere un buon rendimento dai loro risparmi, ma ciò
richiede un lungo orizzonte di investimento: trade-off tra liquidità e rendimento.
Bisogni di liquidità incerti: si presta a breve per rimanere liquidi, per evitare il
rischio di dover ritirare in anticipo i fondi investiti a lungo termine (vendita di
una obbligazione nel mercato prima della scadenza).
La presenza di intermediari che prendono a breve e concedono a lungo aumenta
il benessere perché riduce quel rischio, consentendo il finanziamento dei progetti
delle imprese.
Diamond e Dybvig (1983): le banche, assicurando l’accesso alla liquidità,
possono migliorare i risultati di un equilibrio competitivo senza intermediari.
Risparmiatori devono valutare probabilisticamente le necessità di consumo futuro.
Possono essere: “pazienti” o “impazienti”. I primi investirebbero in titoli
illiquidi per ottenere un rendimento più alto; i secondi no.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 13 Autarchia: risparmiatori, per fronteggiare bisogni di liquidità incerti, ripartiscono
in maniera ottimale le dotazioni iniziali in una parte liquida destinata al consumo
del prossimo periodo e una parte investita in titoli illiquidi che garantiscono un
ammontare maggiore di beni in un futuro più lontano. Ciò si dimostra inefficiente
nel momento in cui si realizza la vera (im)pazienza degli agenti. Chi scopre di
essere paziente (impaziente) ha conservato liquidità che avrebbe potuto essere
fruttifera (deve disinvestire fondi destinati al periodo 2, pagando uno sconto).
Mercato finanziario: migliora la loro posizione. Gli “impazienti” (scoprono di
aver necessità di liquidità) emettono titoli e non devono liquidare l’investimento a
lungo termine; i “pazienti” (scoprono di non aver bisogno di liquidità) comprano
titoli, cedendo in contropartita beni di consumo. Il mercato finanziario determina
il prezzo di equilibrio e rende possibile la negoziazione di titoli contro beni:
aumenta la liquidità e il benessere sociale.
Banche: se conoscono le frazioni di “pazienti” e di “impazienti” possono
determinare la quota ottimale di attivo da liquidare in tutti i periodi successivi, a
meno di cambiamenti di preferenze che generano bank run. Soluzione migliore.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 14 3. La “corsa agli sportelli”: l’attesa che le banche siano insolventi le rende insolventi.
Fallimento di una banca: se i depositanti lo interpretano come indicazione di
insolvenza di tutto il sistema bancario e richiedono la restituzione dei depositi,
rendono insolventi anche banche che non avrebbero avuto problemi di liquidità.
La stabilità del sistema bancario dipende dal comportamento dei consumatori
pazienti: se si aspettano che altri desiderino prelevare nel prossimo periodo, la
strategia ottimale è di attuare lo stesso comportamento perché sanno che, per
soddisfare la richiesta dei depositanti, la banca dovrà liquidare gli investimenti a
lungo termine, che renderanno troppo poco per evitare il fallimento.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 15 Cause di un bank run:
• regola first come, first served: anche gli agenti che preferirebbero il consumo
differito sono indotti a richiedere la restituzione dei fondi in quanto temono
che altri agenti pazienti facciano lo stesso;
• problemi informativi: depositanti osservano code agli sportelli per richieste
di prelievo; per quelli non informati (possono identificare solo ex post la
performance della banca) le code (pur non conoscendone la motivazione)
sono info che induce comportamenti; non si ha info su quanti siano i
depositanti informati, né se questi abbiano ricevuto notizie negative sulla
redditività degli asset della banca, o abbiano improvvise necessità di liquidità;
• diffusione di nuove informazioni circa la sostenibilità degli investimenti della
banca: temendo una performance negativa, gli investitori ritirano i fondi per
utilizzarli in investimenti alternativi. Scelta razionale se informazione
completa. Inefficiente se non lo è.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 16 Misure per la stabilità del sistema bancario:
o narrow banking: imposizione alle banche di una struttura per scadenze
dell’attivo perfettamente in linea con quelle del passivo: si elimina la
possibilità di svolgere la funzione di trasformazione delle scadenze e quindi di
produzione di mezzi liquidi.
o sospensione dei rimborsi: annuncio di soddisfare soltanto una parte della
richiesta di rimborsi; i soggetti pazienti sanno che la banca è in grado di far
fronte alle sue obbligazioni future e la paura di una corsa agli sportelli
scompare; sfavorisce i soggetti la cui richiesta di restituzione dei fondi è
motivata dalla necessità di affrontare bisogni improvvisi di liquidità.
o assicurazione dei depositi: garanzia di rimborsare in ogni caso i depositanti,
tramite un apposito fondo, oppure con intervento dell’Autorità monetaria
(prestatore di ultima istanza): richiede di tassare altri settori dell’economia,
generando distorsioni, e induce incaute gestioni delle banche (moral hazzard).
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 17 4. I rapporti di clientela
Acquisizione di clienti: attività costosa. Le “relazioni di
clientela” (customer relations) riducono il rischio che i debitori
o i creditori interrompano il rapporto con la banca, per rivolgersi
ad un’altra azienda di credito, o a un’attività finanziaria
concorrente.
Le banche fronteggiano curve di domanda ad angolo: i prodotti bancari sono
omogenei e la concorrenza di prezzo è scoraggiata; se un intermediario riduce il
tasso di interesse sui prestiti (o aumenta quello sui depositi), tutti gli altri
emuleranno il suo comportamento; se lo aumenta, nessuno lo seguirà e perderà
quote di mercato.
Le banche, dati gli elevati costi fissi di acquisizione della clientela, cercano di
convincere i propri clienti che le condizioni contrattuali verranno mantenute in
futuro: viscosità dei tassi bancari.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 18 La curva di domanda rilevante per la banca ha una forma spezzata: per aumenti
dei tassi vale la Ld2 e per diminuzione dei tassi la Ld1.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 19 Ld1 : domanda dei clienti abituali della banca se riduce i tassi rispetto al valore
corrente iL0 e le concorrenti la seguono: l’elasticità rispetto al tasso iL è bassa
poiché l’azione della banca riesce ad attirare nuovi clienti solo marginalmente.
Ld2: domanda dei clienti abituali se banca aumenta i tassi e le altre banche non la
imitano: l’elasticità rispetto al tasso iL è alta perché i clienti avranno un incentivo
a spostarsi presso altre banche che offrono condizioni migliori.
Il ricavo marginale ha una discontinuità tra A e B; fino a quando la curva dei costi
marginali MC passa per AB non è conveniente modificare il tasso esistente.
In presenza di una caduta della domanda di prestiti, i profitti di breve periodo sono
massimizzati da una strategia che accetta riduzioni nella quantità di credito
piuttosto che dei tassi (le altre farebbero lo stesso).
I saggi sui prestiti non sono molto sensibili a variazioni della domanda e l’onere
dell’aggiustamento ricade sull’intensità dell’erogazione di credito: difficoltà della
singola banca ad aggiustare con immediatezza i tassi passivi per frenare le corse
agli sportelli.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 20 5. Il razionamento del credito
Razionamento: non tutti gli agenti riescono ad ottenere il credito desiderato al
tasso di mercato; piuttosto che aumentare il tasso d’interesse in presenza di
eccesso di domanda, la banca limita l’ammontare prestato.
Perché la banca sceglie il razionamento?
Asimmetrie informative: Selezione avversa (idem se rischio morale, o entrambi)
La banca non distingue tra richiedenti più o meno rischiosi (non differenzia i
tassi): fissare un tasso unico per tutte le imprese, sapendo che un suo valore
“eccessivo” allontana dal mercato i progetti meno rischiosi, quelli che le banche,
avverse al rischio, preferirebbero finanziare.
L’impresa conosce le condizioni in cui opera, ma non controlla perfettamente la
realizzazione del processo produttivo (il successo dell’investimento, oltre che
dalle caratteristiche del progetto, dipende anche da elementi casuali). Il profitto
atteso dall’impresa dipende dal rendimento e dal rischio del progetto prescelto.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 21 Se all’aumentare del rischio aumenta il rendimento, quando i tassi aumentano i
progetti di minor rendimento e minor rischio sono i primi per i quali le imprese
rinunciano a chiedere il finanziamento. Si rivolgeranno alla banca soltanto quelle
che vogliono attuare progetti più rischiosi.
Al crescere del tasso rimangono sul mercato soltanto i prestatori meno affidabili:
- effetto positivo: maggiori interessi pagati dalle imprese;
- effetto negativo: maggiore rischiosità dei progetti finanziati.
Se le banche fissano il tasso d’interesse al livello che massimizza i profitti attesi,
potrebbero non essere indotte ad aumentarlo in presenza di un eccesso di domanda
nel mercato dei prestiti, perché il conseguente effetto negativo potrebbe risultare
maggiore di quello positivo: non è possibile eliminare il razionamento attraverso
il funzionamento spontaneo del mercato.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 22 G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 23 Relazione tra rendimento atteso φ(iL) e tasso d’interesse iL prima crescente e, da
iL+ in poi, decrescente (quadrante in basso a destra) per selezione avversa.
Offerta di credito Ls in funzione di φ(iL) (quadrante in basso a sinistra) limitata
superiormente (tratto OC) in corrispondenza di iL = iL+: per iL > iL+ la banca non
ha convenienza ad espanderla.
Confronto con Ld : solo per iL < iL+, a cui corrisponde il massimo rendimento
atteso dalla banca, la domanda viene soddisfatta dalla banca attraverso
adattamenti del tasso d’interesse.
Per Ld2: equilibrio senza razionamento e offerta di credito inferiore alla massima
possibile. Crescita domanda soddisfatta da maggiore offerta fino a Ld3: in C si ha
l’offerta massima di credito possibile e assenza di razionamento.
Per Ld1: iL= iL+, domanda pari a Ob e offerta pari a Oc: tratto cb rappresenta il
razionamento del credito. Equilibrio senza razionamento, E, non può essere
raggiunto.
G. Ciccarone, Economia e Politica Monetaria a.a. 2014‐15; Lezione 7 Pagina 24