Un godimento in cerca di libertà
- Loris Narda, 21.04.2015
Saggi. «Legge, desiderio, capitalismo», un volume collettivo per Bruno Mondadori. Frutto di un
seminario sull’«Anti-Edipo», affronta il nodo della sottrazione dal dominio
Il volume Legge, desiderio, capitalismo (Bruno Mondadori, pp. 248, euro 19) è il frutto di un
seminario organizzato da Federico Chicchi a Bologna nell’ottobre del 2012 in occasione dei quaranta
anni dalla pubblicazione dell’ Anti-Edipo di Gilles Deleuze e Felix Guattari, al quale parteciparono,
tra gli altri, Franco Berardi, Ubaldo Fadini, Massimo Recalcati, Pino Pitasi e Paolo Godani.
L’Anti-edipo è un testo complesso e allo stesso tempo precursore e chiarificatore di traiettorie del
pensiero contemporaneo a cavallo tra psicoanalisi, filosofia, pratica psicoterapeutica e pratiche
politiche legate agli anni Sessanta e Settanta
Legge,Desiderio,Capitalismo si divide in tre sezioni («Al di la’ di ogni legge», «Il desiderio è
rivoluzionario», «il capitalismo non ha limite esterno») e raccoglie sedici saggi che restituiscono
altrettante prospettive, che spaziano dal rapporto tra desiderio e godimento, dal rapporto tra pratica
analitica e società psicoanalitiche, fino al confronto tra «Complesso di Edipo» e scenari post-Edipici,
il tutto all’incrocio tra le figure di Jacques Lacan e Deleuze-Guattari.
Il volume si apre con un saggio di Patrick Landman, che ricorda come il libro sia il frutto di uno
psichiatra (Guattari) e un filosofo(Deleuze), frutto cioè di uno sguardo transdisciplinare sulla
psicoanalisi e piu in generale sui processi di soggettivazione. Landaman mette in luce come
l’Anti-Edipo si scagliasse contro una casta di psicoanalisti conservatori e reazionari in quegli anni,
fino a spingersi a essere contraria a togliere l’omosessualità come disturbo dal manuale diagnostico
DSM-III, al contrario degli aspetti piu «rivoluzionari» degli scritti freudiani come i Tre saggi sulla
sessualità dove viene formandosi la categoria di «libido» che ricomprende nella sessualità anche
gesti apparentemente inaccostabili come l’allattamento materno.
In questo quadro il complesso di Edipo viene usato dagli psicoanalisti per definire una «clinica» delle
psicosi, che però funziona con altre dinamiche rispetto a quelle preminentemente familiari espresse
nel complesso freudiano.
Apre il suo saggio sottolineando l’ambivalenza di fondo di Freud e di Lacan Massimo Recalcati,
mettendo in luce come molte critiche che l’Anti-Edipo fa a Lacan sono le stesse che lui faceva alle
organizzazioni psicoanalitiche dell’ortodossia freudiana, come la battaglia contro «l’uso riduttivistico
dell interpretazione semantica», il rifiuto di una «concezione narrativo-rappresentativa
dell’inconscio» e di mettere in evidenza il suo carattere produttivo, contro un post-freudismo che
riduceva la pratica psicoanalitica all’occupazione coloniale dell’Es da parte di un Io addestrato
dall’identificazione all’Io dell’analista.
La contraddizione tra il lato «rivoluzionario» di Freud in quanto scopritore del desiderio e la
funzione che spesso ha la psicoanalisi nell’agevolare e nel migliorare la repressione capitalista è il
punto di partenza di Federico Chicchi, per arrivare a un intreccio dell’analisi sociale del capitalismo
cognitivo con il decentramento del processo di edipizzazione, non più centrale e fondante rispetto
all’ordine sociale, proprio per la crescente fragilità del legame sociale provocata dagli enormi
cambiamenti nella dimensione spazio-temporale e produttiva della vita sociale rispetto al fordismo.
Di questa nuova dimensione esistono i lati oscuri, come un desiderio\godimento poco articolabile in
un processo di soggettivazione plastico e non tossico; ma ne esistono anche le potenzialità molto
diverse da quelle di una modernità edipica di compromessi patriarcali e industriali.
In questa nuova condizione concetti come «castrazione, padre ed Edipo» rimangono stitolati e
perdono la loro centralità.
Lacan e Deleuze secondo Chicchi non vanno visti come alternativi. Anzi molti sono i punti di contatto
a partire dal seminario del ’69( XVII) in cui il godimento viene definito come «un resto che sfugge al
discorso dell’Altro», passando per un Lacan che negli anni Settanta lavora per superare l’era
dell’interpretazione in psicoanalisi, laddove questa interpretazione non permette di ricavare alcun
sapere sul soggetto.
Dunque Lacan si muove verso un inconscio reale, cercando di articolare il godimento al desiderio
facendo emergere «l’elemento fuori senso e irriducibile di godimento che il sintomo ha con se», che
possa portare a un «saperci fare con il proprio godimento» cercando di annodare
simbolico(desiderio) e reale (godimento). Da qui la proposizione che l’Anti-Edipo porta un attacco a
un Lacan che non c’è più.
Viene così assegnata centralità alla categoria di «pulsione» come eslbaorato dall’ultimo Lacan,
vicina al vitalismo di Deleuze. Un volume del quale si sentiva il bisogno in un clima, di movimento e
non, dove invece la sperimentazione viene svolta all’interno di certezze autoverificate, che sembrano
scioglilingua da imparare a memoria, tanto rassicuranti quanto inutili per provare a leggere e
trasformare il presente.
© 2017 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE