addio sbarca in Italia,Due volte nella vita

L’indicibile piacere
carezza musicale
della
di Mario Masi
Tutte le cose che ci circondano vibrano di onde sonore. Il
grembo materno è stata la nostra prima orchestra. Spesso la
musica è la strada più veloce per evocare ricordi, sensazioni,
emozioni. Già nel IV Sec. a.C. Aristosseno individuò una
musica diastatica e una sistaltica, in grado di produrre o
bloccare un atto di volontà e una musica esicastica, in grado
di produrre uno stato di ebbrezza. Per Platone la base
matematica che regola l’armonia rifletteva l’ordine naturale
del cosmo. Il suono non è recepito solo dall’orecchio, ma da
tutto il corpo. Il suo impiego a fini terapeutici è ormai una
pratica diffusa.
Filippo Massara, che da oltre 50 anni si occupa della ‘scienza
degli ascolti musicali’ e delle potenzialità a livello
psicologico e terapeutico della musica e del canto, spiega
come: «La maggior parte delle persone crede di accogliere la
musica soltanto attraverso i canali uditivi. Spesso però non
soltanto non l’accoglie, ma la subisce. La musica è prima di
tutto un avvenimento corporeo. È il senso del tatto a essere
totalmente coinvolto dal suono, attraverso quel potente e
raffinatissimo organo che è la pelle. L’involucro che ci
protegge e che ci mette in comunicazione con il mondo. La
pelle conserva le memorie implicite dei nostri primi 45 mesi
di vita: 9 nel ventre materno e 36 dopo la nascita».
L’intensità quindi degli stimoli musicali nella vita prenatale
e postnatale comporterà una migliore possibilità di sviluppare
in età adulta la capacità di vivere in profondità il piacere
della musica. È la “memoria implicita” che il neurofisiologo
prof. Mauro Mancia riconosceva come il momento fondante di
tutto il futuro dell’individuo.
Zbigniew Stec
«Sotto l’effetto del suono – continua Massara – chi ascolta si
trasforma in un diapason vivente e senza accorgersene attiva
sulla pelle dei ricettori che trasformano la vibrazione in
piacere. La pelle vibrando coinvolge tutte le cellule e fa
dilagare il suono dappertutto. Il corpo coinvolto dall’onda
musicale subisce, da un lato, una trasformazione fisicochimica e dall’altro lato, assapora l’indicibile sensazione di
un flusso di carezze amorose. La presenza delle fibre nervose
C (scoperte qualche anno fa e chiamate dagli scopritori “le
fibre dell’affettività”) nelle nostre strutture sensoriali è
determinante per l’accensione della sensazione di quello che
definiamo ‘l’indicibile piacere della carezza musicale’».
Questo processo stimola non solo alcune aree del cervello atte
a produrre sostanze legate ai circuiti cerebrali degli
oppiacei ma anche il ventre, che non a caso definito il nostro
secondo cervello, è coinvolto.
Ma è necessario saper ascoltare. «L’ascolto musicale in
profondità significa sapere che devo ascoltare il corpo e non
la musica, che devo prendere coscienza del mio respiro anche
come manifestazione fisiologica del “soffio vitale”. L’ascolto
in profondità è il trasformare un ascolto musicale in ascolto
di sé.
Cioè l’applicazione,nella nostra dimensione occidentale,di
un’antica scienza cinese, il “naishi”, cioè l’arte di guardare
dentro il corpo”».
Bisogna dunque imparare ad “ascoltarsi” per mezzo della
musica. Diventare coscienti di qualcosa di assolutamente
personale. Ma i suoni possono veramente guarire dalle
malattie? Massara mette innanzitutto in guardia dal fatto che
non è possibile approfondire il tema della musica come
strumento terapeutico separandolo dagli studi di
neuroendocrinologia , di neuropsicologia, di fisica
quantistica e acustica, e dalle ricerche sull’origine e
l’evoluzione di ciò che definiamo coscienza. È importante poi
che non si generino equivoci: «dobbiamo ricordare sempre che
la musica ha su di noi un alto impatto emotivo ma non si hanno
ancora delle risposte concrete e definitive sui perché. In
generale possiamo affermare che la musica, per il tipo di
impatto profondo che ha sul nostro sistema emozionale, può
essere utilizzata con buoni risultati in ambito terapeutico.
Rappresenta certamente un efficace complemento a trattamenti
di rilassamento corporeo e mentale, nei disturbi di
apprendimento, in alcune forme di patologie psichiche e di
disturbi del comportamento sociale».
Una delle curiosità riguardanti la musicoterapia è sempre
stata quella delle musiche capaci di avere tali effetti. Dato
che gli effetti psicologici e fisiologici di un brano
dipendono da diverse variabili, ogni specialista segue delle
scelte che sono il frutto anche delle proprie esperienze.
Il celebre musicoterapeuta francese Jacques Jost ha adottato
un metodo largamente seguito che prevede “La gran marcia” dal
Tannahauser di Wagner per un lavoro di bonificazione. Per
ottenere un rilassamento sono consigliate “La danza della
regina” dal Lago dei Cigni di Tchaikovski e il “Largo”
dall’opera Serse di Haendel.
Per chi ha bisogno di calmarsi, Jost consiglia l’‘Aria della
“Suite n°3 in re maggiore” di Bach o l’ “Intermezzo” dalla
Cavalleria Rusticana di Mascagni.
La musica classica consentiva ai primi musicoterapeuti
dell’ultimo secolo di giocare la carta della “tonalità”, ma
anche degli “accordi” consonanti o dissonanti, della ricchezza
di moduli melodici e ritmici e della varietà degli strumenti
musicali utilizzati. Soltanto negli ultimi 20 anni il
repertorio delle musiche utilizzabili in terapia si è
arricchito di brani musicali in cui esperienze etniche e
classiche si sono fuse.
«Mancano tuttavia – tiene a precisare Massara – dei protocolli
esecutivi e di analisi che consentano delle statistiche .
Qualche dato interessante già esiste, ma è troppo poco. Per
convalidare i diversi dati e verificare l’efficacia dei
diversi trattamenti con la musica, dobbiamo augurarci che si
attivi, in ambito clinico, una sempre maggiore collaborazione
tra i medici e gli operatori sanitari che propongono la musica
come strumento terapeutico. Abbiamo bisogno di ampie conferme
scientifiche. Ne deriverebbe un gran vantaggio per tutti».
Fonderia in concerto a Roma
La Fonderia ha all’attivo i dischi “Fonderia” (Biz/BTF 2002),
“re>>enter” (VMS/BTF 2006), e il nuovo lavoro “My
Grandmother’s Space Suit”, registrato nei Real World Studios
(UK). In passato la band ha realizzato colonne sonore per
teatro, televisione e cinema muto. Il suono del gruppo spazia
dal rock all’elettronica, dalla psichedelia al jazz-funk. I
primi due dischi della Fonderia hanno ricevuto diversi premi
(Premio Darwin 2004, Premio Toast/MEI
2006) e un’ottima accoglienza su radio e
riviste italiane e internazionali, che si
affiancano ai riconoscimenti ricevuti per
la rimusicazione di film muti (Strade del
Cinema 2003, Rimusicazioni 2001). Il
gruppo ha collaborato con Mauro Pagani (PFM), Rodolfo Maltese
(Banco del Mutuo Soccorso), Gabriele Salvatores, Pap Yeri Samb
(Orchestra di Piazza Vittorio), Barbara Eramo, Emmanuel Louis
(Funk Sinatra). La Fonderia è costantemente impegnata
nell’attività live che ha toccato festival come Arezzo Wave,
Villa Celimontana Jazz, Lecco Art Lab, Strade del Cinema,
spingendosi in Belgio, Lussemburgo e Inghilterra.
La Fonderia inoltre è finalista al Premio Darwin-Stratos.
L’album della Fonderia “My Grandmother’s Space Suit” ha
ricevuto una delle 13 nomination per il Premio Darwin-Stratos,
a cura del Laboratorio di Babele, che premia le migliori
uscite discografiche del 2010 in una prospettiva
convenzionale, di ricerca e di autenticità.
non
La premiazione avverrà in occasione dell’Omaggio a Demetrio
Stratos di Alberone di Cento (FE) il 17 e 18 giugno 2011.
Domenica 29 MAGGIO 2011, ore 20.00
FONDERIA in concerto
Roma, via Caldesi 16
INGRESSO GRATUITO
www.fonderiamusic.com
www.myspace.com/fonderia
Anna
Oxa,
il
dell’evoluzione
fascino
Intervista di Stefania Taruffi
Anna Oxa
E’ davvero affascinante e unica Anna Oxa. Con la sua
particolare voce vibrante, trasmette emozioni attraverso
parole e suoni, sapientemente amalgamati, che sono da sempre
traghettatori di valori e sentimenti, pensieri e messaggi che
arrivano direttamente all’anima delle persone. E’ carismatica
per nascita, trasformista, mai uguale a se stessa: “Per
crescere e operare il cambiamento occorre la capacità di non
affezionarsi a ciò che si è. Non mi affeziono mai troppo ai
miei look, ai miei pensieri, alle mie idee, cerco sempre di
andare avanti, in continuo movimento, ‘oltre’. In questi miei
33 anni di carriera io non sono mai stata la stessa persona.
Ogni volta manifesto qualcosa che nasce e cresce attraverso il
suono delle mie azioni, della mia vita”.
E’ lungo il percorso professionale di Anna e comincia all’età
di 16 anni quando s’impone sul palcoscenico di Sanremo (1978)
con la canzone “Un’emozione da poco”, che fu un successo
immediato e la lanciò nel panorama dei grandi cantanti
italiani.
“Quella canzone già allora era all’avanguardia,
aveva dei contenuti incredibili…Già quando avevo 16 anni, ero
avanti, cercavo di andare ‘oltre’ le mode, gli stili, le
convenzioni”.
Il suo cammino si articola su una strada costellata di
successi, vincitrice di tre Festival di Sanremo, portatrice
di un sound pieno, da sempre costellato di sonorità virtuose.
Anna Oxa si distingue da subito non solo per l’originalità
delle sue canzoni, ma anche per il suo stile unico,
imponendosi come icona femminile, sensuale, elegante,
originale fino al trasgressivo, sempre con una classe innata e
un fascino discreto ma schietto, di forte impatto, come solo
una donna come lei, forte e femminile al contempo, può osare.
Una vita di successi continui, amati dal pubblico anche nella
sua lunga assenza durata 5 anni, dal 2007 al 2011. “Decidere
di andare è una forma di libertà evolutiva. Tutti hanno paura
di andare via, soprattutto gli artisti. Io ci sono quando devo
esserci, e questo non significa che quando sono assente non
sono creativa. A volte creare un’assenza ci permette di
valutare meglio se le decisioni, le strade intraprese sono
giuste. Andare spesso significa evolvere e non necessariamente
perdiamo qualcosa. In realtà lasciamo solo ciò che superfluo.
Anche di noi stessi”.
Poi il ritorno con l’album Proxima, pura sperimentazione di
sonorità completamente diverse dal passato, un contenuto più
Anna Oxa – Proxima
filosofico, universale che ha preparato il terreno, per i suoi
50 anni, ad una nuova sfida: il 29 maggio la vedremo al Teatro
S. Fedele di Milano, in una nuova veste di docente e di guida,
nel Seminario da lei ideato e realizzato, dal titolo:
“L’Evoluzione del suono tra mente, colore e materia”
(organizzato da Suoni Coscienti S.r.l. di Milano). Ne parliamo
con lei, per esplorare il processo interiore che l’ha portata
a nuove consapevolezze e la volontà di condividerle con gli
altri, attraverso una forma diversa di comunicazione: un
seminario.
Da dove nasce questa esigenza di comunicare anche in questo
modo, e non solo attraverso le canzoni e i suoni?
”Bisogna alzare il livello degli individui attraverso la
comunicazione a livello
emotivo, portando i nostri
interlocutori a forzare qualcosa dentro di sé, ad ascoltare,
ascoltarsi, a comprendere, conoscere, perché l’ignoranza
abbassa il livello qualitativo della società. Con questo corso
vogliamo aiutare gli individui a uscire dalla passività
attraverso l’introspezione e l’azione. Io ho sempre scelto di
attivare una ricerca, attraverso delle domande. Le stesse che
ciascuno dovrebbe porsi, avendo il coraggio di essere se
stessi, guardarsi dentro, prendere coscienza anche dei propri
lati negativi, generati da molti fattori legati al proprio
concepimento, agli avi, al vissuto, al carattere, alle
abitudini. Questo corso è interessantissimo poiché analizza
tutti i suoni dentro di noi e di come siamo capaci di
scriverli nella vita e cerca di esplorare le meccaniche
mentali che il suono produce: cosa colpisce un suono, da dove
viene, dove arriva. Ci sono suoni che attraversano, non
toccano organi vitali. Altri che ci attraversano e ci
cambiano. Noi dobbiamo anche imparare a difenderci dai suoni.
Se dopo una conversazione ci sentiamo apatici, stanchi,
depressi, vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato in
quel suono che è arrivato a noi. Ci sono suoni che invece di
aiutare l’individuo, ne assorbono l’energia, lo svuotano.
Perciò noi dobbiamo sempre riuscire a capire l’effetto che
produce sugli altri il suono che emettiamo, sul lavoro, nelle
relazioni, in ogni cosa che facciamo. E dobbiamo essere in
grado di sciogliere i conflitti che i suoni negativi creano
nell’’altro’, producendo solo suoni armonici. Se riusciamo a
sciogliere il conflitto, recuperiamo l’energia che abbiamo
perso. E questa energia recuperata alza il livello dell’
individuo”.
Lei è una donna che opera continuamente il ‘cambiamento’: l’ha
fatto sempre negli anni, cambiando spesso il suo stile, il
look, le canzoni, i messaggi insiti nelle canzoni, delle vere
e proprie trasformazioni. Il cambiamento presuppone sempre un
percorso di ricerca interiore, per una crescita personale.
Qual è stato il suo percorso?
“La ricerca è sempre stato il motore della mia esistenza,
della mia arte, di tutte le mie scoperte: ho sperimentato
sempre moltissime cose. I dogmi rappresentano per me delle
vere e proprie zavorre, io invece cerco di comprendere il
percorso della verità. Non mi sono mai fermata. Io e la musica
abbiamo cominciato sin da piccoli a convivere e a operare per
creare questi movimenti, cambiamenti. Sono stata una bambina
molto particolare. Ho vissuto un’infanzia abbastanza
difficile, una famiglia numerosa, un’adolescenza molto forte,
dura. Io sin da piccolina, attraverso i suoni ho colorato
un’esistenza che era un po’ grigia, nel senso di una vita
circondata dal cemento, immersa in piccole realtà, nella
solitudine, un po’ i problemi che continuano a vivere le nuove
generazioni anche oggi. Alla fine i temi sono gli stessi, con
l’aggiunta di un degrado che oggi cresce a ritmi vertiginosi.
Ricordo ancora bene che da piccola ho vissuto con i suoni,
per creare bellezza. Dentro i suoni ho creato i colori, le
dimensioni, la positività di pensiero e di linguaggio e da lì
poi sono nate delle realtà che mi hanno portato a vivere la
creatività. Avvertivo che il mondo che mi circondava era ricco
di segnali di degrado e proprio da lì nasceva la mia
ribellione, dal non voler diventare come tutto quello che mi
circondava. Una ribellione positiva la mia: niente droga o
situazioni in cui mi sarei buttata via, ma ho scelto di andare
contro il sistema attraverso la mia creatività. Ho creato
suoni anche trasponendomi fuori da ciò che ero, dal mio corpo,
entravo in una dimensione di solitudine che era ben diversa da
quella dei giovani di oggi: era quella ricca, vera,
straordinaria, portatrice di creatività pura. Nessuno in
realtà è solo. Dentro di noi ci sono mille suoni genetici che
emergono in continuazione: provengono dal nonno, dalla madre,
dal padre, dagli avi. Spesso ci troviamo a vivere una vita che
in realtà non è la nostra, e neanche ce ne accorgiamo. Non
facciamo nulla per cambiare”.
Che cosa suggerisce ai giovani? Qual è la strada del successo,
inteso come un’autentica comunicazione del sé, dei propri
valori, di quelli condivisi, dei propri ‘suoni’?
“Le coscienze si sono annichilite e in questo modo è stata
anche eliminata la creatività. Per il sistema dunque è sempre
più facile convincere, creare mondi illusori, attraverso
diversi percorsi manipolativi, che hanno spostato l’uomo dal
suo centro. Nella Magna Grecia i maestri spirituali
insegnavano davvero il fulcro della vita, poi nel tempo la
centralità dell’uomo è andata perduta. Il sistema ci manipola
prendendo in mano le nostre vite e decidendo per noi. Sono
venute meno le coscienze, ma anche la scala dei valori. Senza
questi valori è difficile comprendere, trovare la soluzione
giusta, scoprire, darsi da fare. Oggi per i giovani ci sono
modelli veramente miseri. Il linguaggio si è impoverito, il
desiderio anche, il coraggio, non ne parliamo. Ai giovani dico
di agire al contrario nel sistema, entrando nella creatività.
Attraverso La mia anima di uomo, che ho portato a Sanremo, ho
cercato di dire: partite da un punto fermo, lasciate stare
tutto ciò che vi è stato detto e create voi il punto di
partenza, una nuova strada. Siete voi la partenza. Fate in
modo di fare emergere le vostre capacità, l’arte, la
creatività.
Noi siamo suono: i corpi suonano, i pensieri suonano, ogni
cosa ha un suono. Soprattutto in Proxima, ma anche prima nei
precedenti album, ho cercato di dare un suono a tutti i temi
che devono essere rivalutati in quest’era moderna, per poter
evolvere: il rispetto per la natura, gli animali, l’uso
corretto e creativo della tecnologia, una maggiore cura
nell’alimentazione. I giovani dovrebbero soprattutto prendere
coscienza di sé, dei propri suoni e capire, come suonarli.
Attivare le proprie coscienze, creare una scala di valori
propria. Ai giovani dico di prendere in mano il proprio
destino e di costruirselo da soli”.
Il corso è aperto a tutti?
“Il corso è aperto a tutti, anche a chi non a che fare
direttamente con la musica, ovviamente. Anzi, è diretto
proprio alla gente comune.
E’ previsto anche in altre città ?
“Sì certo. Inoltre il tema è destinato a espandersi, non può
essere fissato, è in continua evoluzione, può essere inoltre
integrato e ampliato in mille modi. Sarebbe troppo facile
creare un metodo, un format e lasciarlo così com’è”.
Dunque, nel seminario del 29 maggio, Anna Oxa insegnerà,
insieme con alcuni esperti (Fiorella Rustici, Giovanni
Cavagna, Christian Ravaglioli), che è possibile mantenere o
ripristinare le proprie armonie interiori, lavorando per
ricomporre la propria integrità di individui e imparando la
distinzione tra corpo, mente genetica e coscienza spirituale,
così da riconoscere quali suoni sono nelle nostre corde e
costruendo, con il suono modellato dall’immaginazione
creativa, l’esistenza dentro di noi e intorno a noi.
Siamo abituati a vivere il suono solo come un qualcosa che ci
arriva e proviene da una voce, da uno strumento e noi crediamo
di subirlo passivamente.
In realtà tutto suona e manda
vibrazioni: noi, i nostri pensieri, le azioni, l’ambiente, la
vita, anche il cosmo ha una sua voce. Dentro un suono ci sono
tutti gli elementi che formano il nostro essere ed è al tempo
stesso il veicolo che ci aiuta a trasmetterli. Per questo
aumentare la consapevolezza dei nostri suoni, ci potrebbe
aiutare a essere migliori.
Il seminario si svolgerà presso:
TEATRO SAN FEDELE
Via Hoepli 3b – MILANO
MM Linea Rossa Duomo
Per informazioni e iscrizioni: 339 1907714
Jovanotti
infiamma
Palaolimpico di Torino
il
testi e foto: Stefanino Benni
ORA JOVA TOUR –
di Torino del
ritmi, la sua
Palaolimpico di
Sold out ieri sera alla prima delle due serate
tour di Jovanotti, dove Lorenzo con i suoi
poesia e il suo sorriso ha infiammato il
Torino.
foto:
Benni
Stefanino
Un vero e proprio green tour dove le emissioni di CO2 verranno
convertite con una grande riforestazione effettuata da Enel
con 12.000 alberi (circa 20 ettari), che saranno piantati nel
villaggio africano di Mankim in Camerun.
Sicuramente un altro punto a favore per questo fantastico
spettacolo rock in cui la musica è magicamente parte di
qualcosa emotivamente coinvolgente e multimediale. L’ex
‘ragazzo fortunato’ dimostra di essere un egregio artefice ed
interprete di un tour sicuramente innovativo.
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Incontro fra le arti: Claudio
Perri e Domenico Ascione
di Stefania Taruffi
Salone Vanvitelliano- Biblioteca
Angelica
La Biblioteca Angelica, nel cuore di Roma, è davvero un luogo
dell’anima, oltre ad essere un’importante Biblioteca dal
grande valore storico e culturale. Al suo interno, infatti, si
trovano più di 200.000 volumi, di cui più di 100.000 editi dal
XV al XVIII secolo. Un grandissimo patrimonio che va dalla
letteratura alla scienza, dall’esoterismo alla religione.
Inoltre libri di viaggio, carte geografiche, libri di
medicina. La Biblioteca è anche una location molto
affascinante per concerti, presentazioni di libri ed è stata
anche lo scenario d’importanti film cult che costituiscono la
storia del cinema, dal “Giardino dei Finzi Contini” di
Vittorio de Sica al più recente “Angeli e Demoni” di Ron
Howard. Nella Galleria sottostante sono ospitate mostre
d’arte. In corso ancora la mostra “Liberintro d’Arte” dello
scultore Claudio Perri, lo scultore che scolpisce libri.
Nell’ambito della sua mostra Perri, ieri pomeriggio, ha voluto
donare ai propri ospiti un delicatissimo concerto di chitarra,
che ha avuto la capacità di fermare il tempo per qualche ora,
regalando ai presenti un’immersione sensoriale ed emotiva nel
passato: l’odore antico dei libri che aleggiava nel salone, la
splendida visione dell’imponente struttura e del mobilio
antico, le delicate note di una musica dei primi del
novecento.
Nel salone Vanvitelliano della Biblioteca si è esibito
magistralmente per gli ospiti dello scultore, il chitarrista
Domenico Ascione con la partecipazione della chitarrista Anna
Nowicka, con musiche di Castelnuovo-Tedesco, Ghedini,
Petrassi, Piazzolla, Gnattali. E’ stata offerta un’esperienza
duplice, respirando proprio quel colloquio fra le arti di cui
il maestro Perri è promotore: in quest’occasione infatti i due
artisti, un musicista e uno scultore, si sono scambiate le
rispettive opere: il maestro Ascione ha interpretato
musicalmente per la prima volta il brano inedito “Liberintro”,
scritto per Perri, a lui dedicato, e ha ricevuto dal maestro
scultore l’opera “La musica nel Rinascimento”, intagliata per
Ascione. Al termine del concerto, il maestro Perri ha
accompagnato gli ospiti dagli antichi volumi della Biblioteca
Angelica, fra i suoi, di libri,
i Liberintro d’Arte.
Un’immersione nella contemporaneità, nel futuro del libro,
quasi destinato dal web all’estinzione, ma in questo caso,
salvato dalla capacità dello scultore a trasformarlo in opera
d’arte immortale.
The Ark: il tour dell’addio
sbarca in Italia
foto e testi: Stefanino Benni
La band svedese ha fatto tappa ieri sera al Live Club di
Trezzo con il suo tour d’addio. Unica data italiana per un
saluto alle scene sfolgorante e all’insegna di un glamour anni
70 come gli esordi.
The Ark e il loro pop-glam
rock hanno ripercorso i vari
successi della loro carriera,
che troviamo anche pubblicati
nell’ultimo album del 2011
“Arkeology – The Complete
Singles Collection” (EMI
Music).
Ola Salo, cantante e leader del gruppo, ha coinvolto il
pubblico grazie anche al suo show particolarmente teatrale
nell’esecuzione; cambio di costumi e atteggiamenti che
riportano ai coloratissimi anni 70.
Superstar in Svezia, loro paese d’origine, dove hanno
collaborato con i Cardigans ed i Kent, gli Ark sono stati un
vero e proprio fenomeno anche nel nostro paese grazie al
grandissimo successo di “It Takes A Fool To Remain Sane”,
brano tra i più programmati e trasmessi nel 2000, che insieme
al secondo singolo “Let Your Body Decide” ha contribuito a
decretare anche in Italia il successo del loro album di
debutto “We Are The Ark”. Album con cui vinsero il premio di
“Nordic Artist of the Year” agli MTV Europe Music Awards.
Sicuramente un bel concerto in un live club che si presta
sempre molto bene a concerti rock, sia per organizzazione che
a livello tecnico.
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Due
volte
nella
vita:
intervista a Franz Di Cioccio
– PFM
di Mario Masi
Per resistere alle mode musicali devi essere soprattutto una
persona curiosa, non devi fermarti a quello che eri, non devi
replicare quello che sei né quello che sei stato. Quando sei
curioso sei sempre giovane.
Nel tuo libro Due volte nella vita riveli che hai iniziato a
suonare la batteria…dipingendo con il sottofondo della radio.
Il ritmo era già parte della tua vita. La batteria è stata la
tua zona di resistenza. La musica può essere quindi uno
strumento di crescita da raccomandare?
La musica è un nutrimento della mente, dello spirito, della
fantasia. Non si fa abbastanza educazione alla musica. Da
piccoli, come si impara a nuotare bisognerebbe imparare a
frequentare la musica, attraverso uno strumento, che sia un
piano, una chitarra, o qualsiasi altro. Bisogna fare in modo
che la musica ci entri dentro facendoci diventare un
amplificatore di emozioni. Penso che far imparare uno
strumento ad un figlio sia uno dei più grandi regali che gli
si possa fare. Io attraverso la musica ho trovato me stesso.
Papà faceva il musicista ma non voleva che io facessi questo
mestiere. Ma io ero nato per l’arte. Sono dell’acquario, un
segno un po’ visionario,
sognatore. Mi piaceva fare il
pittore, il musicista, non ne volevo sapere di fare il perito
meccanico o il ragioniere. Questo nasce anche da un problema
della mia generazione. Per esempio ho scoperto con il tempo il
fascino della matematica, ma quando ero a scuola non era
insegnata in modo appropriato. Ricordo anche quando ci
insegnavano le poesie a memoria non facendoci accedere al
piacere di scoprire le letteratura. La musica invece è un
linguaggio universale. Puoi suonare in qualsiasi parte del
mondo e ti capisce chiunque perchè sei dentro una bolla
emotiva e trasmetti emozioni. Inoltre la batteria in sé è uno
strumento fantastico. Se pensi che il primo suono che sente il
bambino è la batteria, è il suo cuore che fa tun tun.
Dai ‘Grifoni’ a ‘I Quelli’ (da noi imperversavano i nomi di
animali, all’estero i pronomi) alla PFM: ne avete fatta di
strada. Hai definito il gruppo come una entità viva, un
organismo più grande della somma delle persone che lo
compongono.
La PFM è un gruppo che ho fortemente voluto quando ho capito
che le persone che avevo intorno erano quelle giuste per fare
il percorso che desideravo. Il gruppo è diventato una specie
di nuova DNA. Io sono abruzzese, di Pratola Peligna e
trapiantato al nord e quindi testardo per indole. Ho vissuto
il fatto di essere stato sradicato dalla mia cultura di
origine contadina per essere inserito in una cultura
metropolitana. La città in fondo è una giungla. E’ una
versione amplificata di un bosco. Una giungla d’asfalto dove
diventa necessario sapersi difendere ed io, da buon abruzzese,
sono come un lupo che sa individuare il giusto percorso. Nella
PFM faccio la batteria, in senso strumentale e in senso
metaforico, come se fossi anche una batteria dell’auto…faccio
batteria e dinamo insieme. La forza del gruppo è la nostra
diversità. Anche se i caratteri e gli interessi sono diversi
ognuno di noi quando suona sul palco di unisce con l’altro. E’
come una reazione chimica, tante molecole separate che si
uniscono indissolubilmente.
Siete stati i primi a introdurre in Italia il mellotron
(quello di ‘Strawberry Fields
Forever’ dei Beatles) con La
carrozza di Hans, poi è stata la
volta
del
moog
(che
ha
contraddistinto il suono degli
Emerson, Lake & Palmer). Siete
passati indenni attraverso il
punk, la dance, la musica
elettronica, quale sarà la prossima sfida?
All’epoca lo strumento nuovo che ha lanciato la musica
progressive è stata la tastiera che da normale pianoforte è
diventata qualche cosa in più. Il mellotron ha fatto nascere
la possibilità di creare in un gruppo il suono di una
orchestra. Con i nastri registrati creava un effetto
avvolgente che dal vivo aveva un effetto indescrivibile. Il
moog è uno strumento che ha regalato un suono nuovo, un suono
non-suono che evoca sensazioni ancestrali, che produce una
vibrazione che ti scuote dentro. Via via che gli strumenti si
modificavano noi eravamo sempre aggiornati. Per resistere alle
mode musicali devi essere soprattutto una persona curiosa, non
devi fermarti a quello che eri, non devi replicare quello che
sei né quello che sei stato. Come diceva la mia amica Fernanda
Pivano: quando sei curioso sei sempre giovane.
La PFM ha da sempre manifestato una forte sensibilità verso i
temi ambientali. Me ne puoi parlare?
In questo momento siamo impegnati in una campagna chiamata “
Orsi della luna” (www.orsidellaluna.org) . Tra Cina, Vietnam e
Corea, circa 16.000 orsi neri asiatici, meglio conosciuti come
Orsi della Luna, vengono allevati e torturati nelle cosiddette
‘fattorie della bile’ per soddisfare la richiesta crescente di
bile del mercato asiatico. Questi orsi sono rinchiusi nelle
gabbie con delle cannule infilzate da cui viene estratta la
bile tre volte al giorno, da vivi. Dato che dopo poco tempo
impazziscono e tentano di uccidersi li legano e gli mettono
una museruola. Nei nostri concerti stiamo cercando di
sensibilizzare le persone, abbiamo già salvato parecchi orsi
che sono tornati nelle foreste.
Una piccola goccia ma lo
facciamo con amore.
In bocca al lupo per il futuro allora…
Il lupo sono io….
Andrew
Milano
Fletcher
elettrizza
foto e testi: Stefanino Benni
Era circa l’una quando, tra l’entusiasmo di moltissimi amanti
della musica elettronica, è salito sul palco del Live di
Trezzo Mr Andrew Fletcher, mitico tastierista dei Depeche
Mode. Alla consolle, per selezionare un sound electro,
rigorosamente legato agli anni Ottanta e proporre i brani che
hanno fatto da colonna sonora alla sua carriera artistica,
comprendendo gli innumerevoli remixes dei pezzi prodotti
insieme al suo gruppo.
Questo evento anticipa di circa un mese l’uscita di “Depeche
Mode Remixes 2: 81-11” : una fantastica raccolta di materiale
raccolto durante l’intero percorso della band, dall’album di
debutto fino a Sound of The Universe.
Per l’occasione della serata ho portato in dono a Fletcher un
cd con gli scatti che avevo fatto sotto palco a lui e agli
altri Depeche durante l’ultimo Tour….d’altro canto questo
gruppo lo seguo dal 1981 e il loro sound ha determinato molte
mie scelte musicali e fissato molti momenti e ricordi.
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Sade: the Queen of Smooth
Operator is come back
foto e testi: Stefanino Benni
A 18 anni dal suo ultimo live in Italia ieri sera Sade è
tornata ad appassionare il pubblico accorso a riempire il
Forum per questa sua unica data nel nostro paese e proprio i
occasione dell’uscita del nuovo cd “The Ultimate Collection“.
Una raccolta che include tre inediti, tra cui “Moon & The Sky”
(featuring Jay-Z), oltre a brani classici di Sade tratti dai
sei album da studio, dal Best Of e successi contenuti in
“Lover’s Rock” e “Soldier Of Love“, con cui nel 2010 ha
riscosso un grandissimo successo (2.500.000 copie vendute in
tutto il mondo) e n Grammy.
Allo spegnere delle luci Sade ed i musicisti della band
emergono dal pavimento e fra esplosioni e bagliori accolgono
il pubblico del Forum con Soldier of Love, titolo appunto
dell’album del 2010.
In tuta aderente nera esce da un bagliore di luce e subito di
lei si nota il portamento, la classe e l’eterna eleganza…..poi
risuonano le prime note ed immediatamente la sua voce avvolge
il Forum in una piacevolissima atmosfera fatta di jazz, r&b,
pop, etno e nu-soul. Una delicata nostalgia avvolge il
pubblico per quei fantastici anni 80 che hanno fatto conoscere
il suo talento, con di più di 53 milioni di copie di album
venduti e ben 4 Grammy Awards.
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Fotoconcerto: SHAKIRA!
foto e testi: Stefanino Benni
Sun comes out World Tour…… e lo spettacolo inizia con questa
splendida regina del pop latino che apre le danze in un
Mediolanum Forum di Milano nuovamente in sold out.
Una strepitosa performance in cui Shakira domina come un
ciclone tra le sue innumerevoli Hits che con Waka Waka (inno
ufficiale dei mondiali di calcio Fifa 2010) le hanno fatto
raggiungere la notorietà in tutto il mondo.
Due volte vincitrice del prestigioso Grammy Award, e 8 volte
vincitrice del Latin Grammy Award, sono meritati come
riconoscimenti per la bella Shakira che con una curata ed
innocente sensualità non si limita ad interpretare le sue hit
ma coinvolge anche per le sue eccellenti doti di ballerina.
Un concerto elettrizzante in cui i generi musicali sono
passati con disinvoltura dal rock al pop, dalla dance alle
ballate romantiche, dal sound latino fino poi alla world music
di “Waka Waka”- This Time for Africa.
Un ciclone colombiano da oltre 75 milioni di cd venduti e
circa un miliardo di visualizzazioni dei suoi video su
YouTube, questi sono alcuni dei numeri della popolarità di
Shakira, che ancora una volta ha entusiasmato il pubblico con
uno spettacolo davvero molto coinvolgente.
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certo SHAKIRA – 3.05.11 Mediolanum
Organizzazione evento Live Nation
Forum
di
Fotocon
Milano –