L’indicibile piacere carezza musicale della di Mario Masi Tutte le cose che ci circondano vibrano di onde sonore. Il grembo materno è stata la nostra prima orchestra. Spesso la musica è la strada più veloce per evocare ricordi, sensazioni, emozioni. Già nel IV Sec. a.C. Aristosseno individuò una musica diastatica e una sistaltica, in grado di produrre o bloccare un atto di volontà e una musica esicastica, in grado di produrre uno stato di ebbrezza. Per Platone la base matematica che regola l’armonia rifletteva l’ordine naturale del cosmo. Il suono non è recepito solo dall’orecchio, ma da tutto il corpo. Il suo impiego a fini terapeutici è ormai una pratica diffusa. Filippo Massara, che da oltre 50 anni si occupa della ‘scienza degli ascolti musicali’ e delle potenzialità a livello psicologico e terapeutico della musica e del canto, spiega come: «La maggior parte delle persone crede di accogliere la musica soltanto attraverso i canali uditivi. Spesso però non soltanto non l’accoglie, ma la subisce. La musica è prima di tutto un avvenimento corporeo. È il senso del tatto a essere totalmente coinvolto dal suono, attraverso quel potente e raffinatissimo organo che è la pelle. L’involucro che ci protegge e che ci mette in comunicazione con il mondo. La pelle conserva le memorie implicite dei nostri primi 45 mesi di vita: 9 nel ventre materno e 36 dopo la nascita». L’intensità quindi degli stimoli musicali nella vita prenatale e postnatale comporterà una migliore possibilità di sviluppare in età adulta la capacità di vivere in profondità il piacere della musica. È la “memoria implicita” che il neurofisiologo prof. Mauro Mancia riconosceva come il momento fondante di tutto il futuro dell’individuo. Zbigniew Stec «Sotto l’effetto del suono – continua Massara – chi ascolta si trasforma in un diapason vivente e senza accorgersene attiva sulla pelle dei ricettori che trasformano la vibrazione in piacere. La pelle vibrando coinvolge tutte le cellule e fa dilagare il suono dappertutto. Il corpo coinvolto dall’onda musicale subisce, da un lato, una trasformazione fisicochimica e dall’altro lato, assapora l’indicibile sensazione di un flusso di carezze amorose. La presenza delle fibre nervose C (scoperte qualche anno fa e chiamate dagli scopritori “le fibre dell’affettività”) nelle nostre strutture sensoriali è determinante per l’accensione della sensazione di quello che definiamo ‘l’indicibile piacere della carezza musicale’». Questo processo stimola non solo alcune aree del cervello atte a produrre sostanze legate ai circuiti cerebrali degli oppiacei ma anche il ventre, che non a caso definito il nostro secondo cervello, è coinvolto. Ma è necessario saper ascoltare. «L’ascolto musicale in profondità significa sapere che devo ascoltare il corpo e non la musica, che devo prendere coscienza del mio respiro anche come manifestazione fisiologica del “soffio vitale”. L’ascolto in profondità è il trasformare un ascolto musicale in ascolto di sé. Cioè l’applicazione,nella nostra dimensione occidentale,di un’antica scienza cinese, il “naishi”, cioè l’arte di guardare dentro il corpo”». Bisogna dunque imparare ad “ascoltarsi” per mezzo della musica. Diventare coscienti di qualcosa di assolutamente personale. Ma i suoni possono veramente guarire dalle malattie? Massara mette innanzitutto in guardia dal fatto che non è possibile approfondire il tema della musica come strumento terapeutico separandolo dagli studi di neuroendocrinologia , di neuropsicologia, di fisica quantistica e acustica, e dalle ricerche sull’origine e l’evoluzione di ciò che definiamo coscienza. È importante poi che non si generino equivoci: «dobbiamo ricordare sempre che la musica ha su di noi un alto impatto emotivo ma non si hanno ancora delle risposte concrete e definitive sui perché. In generale possiamo affermare che la musica, per il tipo di impatto profondo che ha sul nostro sistema emozionale, può essere utilizzata con buoni risultati in ambito terapeutico. Rappresenta certamente un efficace complemento a trattamenti di rilassamento corporeo e mentale, nei disturbi di apprendimento, in alcune forme di patologie psichiche e di disturbi del comportamento sociale». Una delle curiosità riguardanti la musicoterapia è sempre stata quella delle musiche capaci di avere tali effetti. Dato che gli effetti psicologici e fisiologici di un brano dipendono da diverse variabili, ogni specialista segue delle scelte che sono il frutto anche delle proprie esperienze. Il celebre musicoterapeuta francese Jacques Jost ha adottato un metodo largamente seguito che prevede “La gran marcia” dal Tannahauser di Wagner per un lavoro di bonificazione. Per ottenere un rilassamento sono consigliate “La danza della regina” dal Lago dei Cigni di Tchaikovski e il “Largo” dall’opera Serse di Haendel. Per chi ha bisogno di calmarsi, Jost consiglia l’‘Aria della “Suite n°3 in re maggiore” di Bach o l’ “Intermezzo” dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni. La musica classica consentiva ai primi musicoterapeuti dell’ultimo secolo di giocare la carta della “tonalità”, ma anche degli “accordi” consonanti o dissonanti, della ricchezza di moduli melodici e ritmici e della varietà degli strumenti musicali utilizzati. Soltanto negli ultimi 20 anni il repertorio delle musiche utilizzabili in terapia si è arricchito di brani musicali in cui esperienze etniche e classiche si sono fuse. «Mancano tuttavia – tiene a precisare Massara – dei protocolli esecutivi e di analisi che consentano delle statistiche . Qualche dato interessante già esiste, ma è troppo poco. Per convalidare i diversi dati e verificare l’efficacia dei diversi trattamenti con la musica, dobbiamo augurarci che si attivi, in ambito clinico, una sempre maggiore collaborazione tra i medici e gli operatori sanitari che propongono la musica come strumento terapeutico. Abbiamo bisogno di ampie conferme scientifiche. Ne deriverebbe un gran vantaggio per tutti». Fonderia in concerto a Roma La Fonderia ha all’attivo i dischi “Fonderia” (Biz/BTF 2002), “re>>enter” (VMS/BTF 2006), e il nuovo lavoro “My Grandmother’s Space Suit”, registrato nei Real World Studios (UK). In passato la band ha realizzato colonne sonore per teatro, televisione e cinema muto. Il suono del gruppo spazia dal rock all’elettronica, dalla psichedelia al jazz-funk. I primi due dischi della Fonderia hanno ricevuto diversi premi (Premio Darwin 2004, Premio Toast/MEI 2006) e un’ottima accoglienza su radio e riviste italiane e internazionali, che si affiancano ai riconoscimenti ricevuti per la rimusicazione di film muti (Strade del Cinema 2003, Rimusicazioni 2001). Il gruppo ha collaborato con Mauro Pagani (PFM), Rodolfo Maltese (Banco del Mutuo Soccorso), Gabriele Salvatores, Pap Yeri Samb (Orchestra di Piazza Vittorio), Barbara Eramo, Emmanuel Louis (Funk Sinatra). La Fonderia è costantemente impegnata nell’attività live che ha toccato festival come Arezzo Wave, Villa Celimontana Jazz, Lecco Art Lab, Strade del Cinema, spingendosi in Belgio, Lussemburgo e Inghilterra. La Fonderia inoltre è finalista al Premio Darwin-Stratos. L’album della Fonderia “My Grandmother’s Space Suit” ha ricevuto una delle 13 nomination per il Premio Darwin-Stratos, a cura del Laboratorio di Babele, che premia le migliori uscite discografiche del 2010 in una prospettiva convenzionale, di ricerca e di autenticità. non La premiazione avverrà in occasione dell’Omaggio a Demetrio Stratos di Alberone di Cento (FE) il 17 e 18 giugno 2011. Domenica 29 MAGGIO 2011, ore 20.00 FONDERIA in concerto Roma, via Caldesi 16 INGRESSO GRATUITO www.fonderiamusic.com www.myspace.com/fonderia Anna Oxa, il dell’evoluzione fascino Intervista di Stefania Taruffi Anna Oxa E’ davvero affascinante e unica Anna Oxa. Con la sua particolare voce vibrante, trasmette emozioni attraverso parole e suoni, sapientemente amalgamati, che sono da sempre traghettatori di valori e sentimenti, pensieri e messaggi che arrivano direttamente all’anima delle persone. E’ carismatica per nascita, trasformista, mai uguale a se stessa: “Per crescere e operare il cambiamento occorre la capacità di non affezionarsi a ciò che si è. Non mi affeziono mai troppo ai miei look, ai miei pensieri, alle mie idee, cerco sempre di andare avanti, in continuo movimento, ‘oltre’. In questi miei 33 anni di carriera io non sono mai stata la stessa persona. Ogni volta manifesto qualcosa che nasce e cresce attraverso il suono delle mie azioni, della mia vita”. E’ lungo il percorso professionale di Anna e comincia all’età di 16 anni quando s’impone sul palcoscenico di Sanremo (1978) con la canzone “Un’emozione da poco”, che fu un successo immediato e la lanciò nel panorama dei grandi cantanti italiani. “Quella canzone già allora era all’avanguardia, aveva dei contenuti incredibili…Già quando avevo 16 anni, ero avanti, cercavo di andare ‘oltre’ le mode, gli stili, le convenzioni”. Il suo cammino si articola su una strada costellata di successi, vincitrice di tre Festival di Sanremo, portatrice di un sound pieno, da sempre costellato di sonorità virtuose. Anna Oxa si distingue da subito non solo per l’originalità delle sue canzoni, ma anche per il suo stile unico, imponendosi come icona femminile, sensuale, elegante, originale fino al trasgressivo, sempre con una classe innata e un fascino discreto ma schietto, di forte impatto, come solo una donna come lei, forte e femminile al contempo, può osare. Una vita di successi continui, amati dal pubblico anche nella sua lunga assenza durata 5 anni, dal 2007 al 2011. “Decidere di andare è una forma di libertà evolutiva. Tutti hanno paura di andare via, soprattutto gli artisti. Io ci sono quando devo esserci, e questo non significa che quando sono assente non sono creativa. A volte creare un’assenza ci permette di valutare meglio se le decisioni, le strade intraprese sono giuste. Andare spesso significa evolvere e non necessariamente perdiamo qualcosa. In realtà lasciamo solo ciò che superfluo. Anche di noi stessi”. Poi il ritorno con l’album Proxima, pura sperimentazione di sonorità completamente diverse dal passato, un contenuto più Anna Oxa – Proxima filosofico, universale che ha preparato il terreno, per i suoi 50 anni, ad una nuova sfida: il 29 maggio la vedremo al Teatro S. Fedele di Milano, in una nuova veste di docente e di guida, nel Seminario da lei ideato e realizzato, dal titolo: “L’Evoluzione del suono tra mente, colore e materia” (organizzato da Suoni Coscienti S.r.l. di Milano). Ne parliamo con lei, per esplorare il processo interiore che l’ha portata a nuove consapevolezze e la volontà di condividerle con gli altri, attraverso una forma diversa di comunicazione: un seminario. Da dove nasce questa esigenza di comunicare anche in questo modo, e non solo attraverso le canzoni e i suoni? ”Bisogna alzare il livello degli individui attraverso la comunicazione a livello emotivo, portando i nostri interlocutori a forzare qualcosa dentro di sé, ad ascoltare, ascoltarsi, a comprendere, conoscere, perché l’ignoranza abbassa il livello qualitativo della società. Con questo corso vogliamo aiutare gli individui a uscire dalla passività attraverso l’introspezione e l’azione. Io ho sempre scelto di attivare una ricerca, attraverso delle domande. Le stesse che ciascuno dovrebbe porsi, avendo il coraggio di essere se stessi, guardarsi dentro, prendere coscienza anche dei propri lati negativi, generati da molti fattori legati al proprio concepimento, agli avi, al vissuto, al carattere, alle abitudini. Questo corso è interessantissimo poiché analizza tutti i suoni dentro di noi e di come siamo capaci di scriverli nella vita e cerca di esplorare le meccaniche mentali che il suono produce: cosa colpisce un suono, da dove viene, dove arriva. Ci sono suoni che attraversano, non toccano organi vitali. Altri che ci attraversano e ci cambiano. Noi dobbiamo anche imparare a difenderci dai suoni. Se dopo una conversazione ci sentiamo apatici, stanchi, depressi, vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato in quel suono che è arrivato a noi. Ci sono suoni che invece di aiutare l’individuo, ne assorbono l’energia, lo svuotano. Perciò noi dobbiamo sempre riuscire a capire l’effetto che produce sugli altri il suono che emettiamo, sul lavoro, nelle relazioni, in ogni cosa che facciamo. E dobbiamo essere in grado di sciogliere i conflitti che i suoni negativi creano nell’’altro’, producendo solo suoni armonici. Se riusciamo a sciogliere il conflitto, recuperiamo l’energia che abbiamo perso. E questa energia recuperata alza il livello dell’ individuo”. Lei è una donna che opera continuamente il ‘cambiamento’: l’ha fatto sempre negli anni, cambiando spesso il suo stile, il look, le canzoni, i messaggi insiti nelle canzoni, delle vere e proprie trasformazioni. Il cambiamento presuppone sempre un percorso di ricerca interiore, per una crescita personale. Qual è stato il suo percorso? “La ricerca è sempre stato il motore della mia esistenza, della mia arte, di tutte le mie scoperte: ho sperimentato sempre moltissime cose. I dogmi rappresentano per me delle vere e proprie zavorre, io invece cerco di comprendere il percorso della verità. Non mi sono mai fermata. Io e la musica abbiamo cominciato sin da piccoli a convivere e a operare per creare questi movimenti, cambiamenti. Sono stata una bambina molto particolare. Ho vissuto un’infanzia abbastanza difficile, una famiglia numerosa, un’adolescenza molto forte, dura. Io sin da piccolina, attraverso i suoni ho colorato un’esistenza che era un po’ grigia, nel senso di una vita circondata dal cemento, immersa in piccole realtà, nella solitudine, un po’ i problemi che continuano a vivere le nuove generazioni anche oggi. Alla fine i temi sono gli stessi, con l’aggiunta di un degrado che oggi cresce a ritmi vertiginosi. Ricordo ancora bene che da piccola ho vissuto con i suoni, per creare bellezza. Dentro i suoni ho creato i colori, le dimensioni, la positività di pensiero e di linguaggio e da lì poi sono nate delle realtà che mi hanno portato a vivere la creatività. Avvertivo che il mondo che mi circondava era ricco di segnali di degrado e proprio da lì nasceva la mia ribellione, dal non voler diventare come tutto quello che mi circondava. Una ribellione positiva la mia: niente droga o situazioni in cui mi sarei buttata via, ma ho scelto di andare contro il sistema attraverso la mia creatività. Ho creato suoni anche trasponendomi fuori da ciò che ero, dal mio corpo, entravo in una dimensione di solitudine che era ben diversa da quella dei giovani di oggi: era quella ricca, vera, straordinaria, portatrice di creatività pura. Nessuno in realtà è solo. Dentro di noi ci sono mille suoni genetici che emergono in continuazione: provengono dal nonno, dalla madre, dal padre, dagli avi. Spesso ci troviamo a vivere una vita che in realtà non è la nostra, e neanche ce ne accorgiamo. Non facciamo nulla per cambiare”. Che cosa suggerisce ai giovani? Qual è la strada del successo, inteso come un’autentica comunicazione del sé, dei propri valori, di quelli condivisi, dei propri ‘suoni’? “Le coscienze si sono annichilite e in questo modo è stata anche eliminata la creatività. Per il sistema dunque è sempre più facile convincere, creare mondi illusori, attraverso diversi percorsi manipolativi, che hanno spostato l’uomo dal suo centro. Nella Magna Grecia i maestri spirituali insegnavano davvero il fulcro della vita, poi nel tempo la centralità dell’uomo è andata perduta. Il sistema ci manipola prendendo in mano le nostre vite e decidendo per noi. Sono venute meno le coscienze, ma anche la scala dei valori. Senza questi valori è difficile comprendere, trovare la soluzione giusta, scoprire, darsi da fare. Oggi per i giovani ci sono modelli veramente miseri. Il linguaggio si è impoverito, il desiderio anche, il coraggio, non ne parliamo. Ai giovani dico di agire al contrario nel sistema, entrando nella creatività. Attraverso La mia anima di uomo, che ho portato a Sanremo, ho cercato di dire: partite da un punto fermo, lasciate stare tutto ciò che vi è stato detto e create voi il punto di partenza, una nuova strada. Siete voi la partenza. Fate in modo di fare emergere le vostre capacità, l’arte, la creatività. Noi siamo suono: i corpi suonano, i pensieri suonano, ogni cosa ha un suono. Soprattutto in Proxima, ma anche prima nei precedenti album, ho cercato di dare un suono a tutti i temi che devono essere rivalutati in quest’era moderna, per poter evolvere: il rispetto per la natura, gli animali, l’uso corretto e creativo della tecnologia, una maggiore cura nell’alimentazione. I giovani dovrebbero soprattutto prendere coscienza di sé, dei propri suoni e capire, come suonarli. Attivare le proprie coscienze, creare una scala di valori propria. Ai giovani dico di prendere in mano il proprio destino e di costruirselo da soli”. Il corso è aperto a tutti? “Il corso è aperto a tutti, anche a chi non a che fare direttamente con la musica, ovviamente. Anzi, è diretto proprio alla gente comune. E’ previsto anche in altre città ? “Sì certo. Inoltre il tema è destinato a espandersi, non può essere fissato, è in continua evoluzione, può essere inoltre integrato e ampliato in mille modi. Sarebbe troppo facile creare un metodo, un format e lasciarlo così com’è”. Dunque, nel seminario del 29 maggio, Anna Oxa insegnerà, insieme con alcuni esperti (Fiorella Rustici, Giovanni Cavagna, Christian Ravaglioli), che è possibile mantenere o ripristinare le proprie armonie interiori, lavorando per ricomporre la propria integrità di individui e imparando la distinzione tra corpo, mente genetica e coscienza spirituale, così da riconoscere quali suoni sono nelle nostre corde e costruendo, con il suono modellato dall’immaginazione creativa, l’esistenza dentro di noi e intorno a noi. Siamo abituati a vivere il suono solo come un qualcosa che ci arriva e proviene da una voce, da uno strumento e noi crediamo di subirlo passivamente. In realtà tutto suona e manda vibrazioni: noi, i nostri pensieri, le azioni, l’ambiente, la vita, anche il cosmo ha una sua voce. Dentro un suono ci sono tutti gli elementi che formano il nostro essere ed è al tempo stesso il veicolo che ci aiuta a trasmetterli. Per questo aumentare la consapevolezza dei nostri suoni, ci potrebbe aiutare a essere migliori. Il seminario si svolgerà presso: TEATRO SAN FEDELE Via Hoepli 3b – MILANO MM Linea Rossa Duomo Per informazioni e iscrizioni: 339 1907714 Jovanotti infiamma Palaolimpico di Torino il testi e foto: Stefanino Benni ORA JOVA TOUR – di Torino del ritmi, la sua Palaolimpico di Sold out ieri sera alla prima delle due serate tour di Jovanotti, dove Lorenzo con i suoi poesia e il suo sorriso ha infiammato il Torino. foto: Benni Stefanino Un vero e proprio green tour dove le emissioni di CO2 verranno convertite con una grande riforestazione effettuata da Enel con 12.000 alberi (circa 20 ettari), che saranno piantati nel villaggio africano di Mankim in Camerun. Sicuramente un altro punto a favore per questo fantastico spettacolo rock in cui la musica è magicamente parte di qualcosa emotivamente coinvolgente e multimediale. L’ex ‘ragazzo fortunato’ dimostra di essere un egregio artefice ed interprete di un tour sicuramente innovativo. ngg_shortcode_0_placeholder Incontro fra le arti: Claudio Perri e Domenico Ascione di Stefania Taruffi Salone Vanvitelliano- Biblioteca Angelica La Biblioteca Angelica, nel cuore di Roma, è davvero un luogo dell’anima, oltre ad essere un’importante Biblioteca dal grande valore storico e culturale. Al suo interno, infatti, si trovano più di 200.000 volumi, di cui più di 100.000 editi dal XV al XVIII secolo. Un grandissimo patrimonio che va dalla letteratura alla scienza, dall’esoterismo alla religione. Inoltre libri di viaggio, carte geografiche, libri di medicina. La Biblioteca è anche una location molto affascinante per concerti, presentazioni di libri ed è stata anche lo scenario d’importanti film cult che costituiscono la storia del cinema, dal “Giardino dei Finzi Contini” di Vittorio de Sica al più recente “Angeli e Demoni” di Ron Howard. Nella Galleria sottostante sono ospitate mostre d’arte. In corso ancora la mostra “Liberintro d’Arte” dello scultore Claudio Perri, lo scultore che scolpisce libri. Nell’ambito della sua mostra Perri, ieri pomeriggio, ha voluto donare ai propri ospiti un delicatissimo concerto di chitarra, che ha avuto la capacità di fermare il tempo per qualche ora, regalando ai presenti un’immersione sensoriale ed emotiva nel passato: l’odore antico dei libri che aleggiava nel salone, la splendida visione dell’imponente struttura e del mobilio antico, le delicate note di una musica dei primi del novecento. Nel salone Vanvitelliano della Biblioteca si è esibito magistralmente per gli ospiti dello scultore, il chitarrista Domenico Ascione con la partecipazione della chitarrista Anna Nowicka, con musiche di Castelnuovo-Tedesco, Ghedini, Petrassi, Piazzolla, Gnattali. E’ stata offerta un’esperienza duplice, respirando proprio quel colloquio fra le arti di cui il maestro Perri è promotore: in quest’occasione infatti i due artisti, un musicista e uno scultore, si sono scambiate le rispettive opere: il maestro Ascione ha interpretato musicalmente per la prima volta il brano inedito “Liberintro”, scritto per Perri, a lui dedicato, e ha ricevuto dal maestro scultore l’opera “La musica nel Rinascimento”, intagliata per Ascione. Al termine del concerto, il maestro Perri ha accompagnato gli ospiti dagli antichi volumi della Biblioteca Angelica, fra i suoi, di libri, i Liberintro d’Arte. Un’immersione nella contemporaneità, nel futuro del libro, quasi destinato dal web all’estinzione, ma in questo caso, salvato dalla capacità dello scultore a trasformarlo in opera d’arte immortale. The Ark: il tour dell’addio sbarca in Italia foto e testi: Stefanino Benni La band svedese ha fatto tappa ieri sera al Live Club di Trezzo con il suo tour d’addio. Unica data italiana per un saluto alle scene sfolgorante e all’insegna di un glamour anni 70 come gli esordi. The Ark e il loro pop-glam rock hanno ripercorso i vari successi della loro carriera, che troviamo anche pubblicati nell’ultimo album del 2011 “Arkeology – The Complete Singles Collection” (EMI Music). Ola Salo, cantante e leader del gruppo, ha coinvolto il pubblico grazie anche al suo show particolarmente teatrale nell’esecuzione; cambio di costumi e atteggiamenti che riportano ai coloratissimi anni 70. Superstar in Svezia, loro paese d’origine, dove hanno collaborato con i Cardigans ed i Kent, gli Ark sono stati un vero e proprio fenomeno anche nel nostro paese grazie al grandissimo successo di “It Takes A Fool To Remain Sane”, brano tra i più programmati e trasmessi nel 2000, che insieme al secondo singolo “Let Your Body Decide” ha contribuito a decretare anche in Italia il successo del loro album di debutto “We Are The Ark”. Album con cui vinsero il premio di “Nordic Artist of the Year” agli MTV Europe Music Awards. Sicuramente un bel concerto in un live club che si presta sempre molto bene a concerti rock, sia per organizzazione che a livello tecnico. ngg_shortcode_1_placeholder Due volte nella vita: intervista a Franz Di Cioccio – PFM di Mario Masi Per resistere alle mode musicali devi essere soprattutto una persona curiosa, non devi fermarti a quello che eri, non devi replicare quello che sei né quello che sei stato. Quando sei curioso sei sempre giovane. Nel tuo libro Due volte nella vita riveli che hai iniziato a suonare la batteria…dipingendo con il sottofondo della radio. Il ritmo era già parte della tua vita. La batteria è stata la tua zona di resistenza. La musica può essere quindi uno strumento di crescita da raccomandare? La musica è un nutrimento della mente, dello spirito, della fantasia. Non si fa abbastanza educazione alla musica. Da piccoli, come si impara a nuotare bisognerebbe imparare a frequentare la musica, attraverso uno strumento, che sia un piano, una chitarra, o qualsiasi altro. Bisogna fare in modo che la musica ci entri dentro facendoci diventare un amplificatore di emozioni. Penso che far imparare uno strumento ad un figlio sia uno dei più grandi regali che gli si possa fare. Io attraverso la musica ho trovato me stesso. Papà faceva il musicista ma non voleva che io facessi questo mestiere. Ma io ero nato per l’arte. Sono dell’acquario, un segno un po’ visionario, sognatore. Mi piaceva fare il pittore, il musicista, non ne volevo sapere di fare il perito meccanico o il ragioniere. Questo nasce anche da un problema della mia generazione. Per esempio ho scoperto con il tempo il fascino della matematica, ma quando ero a scuola non era insegnata in modo appropriato. Ricordo anche quando ci insegnavano le poesie a memoria non facendoci accedere al piacere di scoprire le letteratura. La musica invece è un linguaggio universale. Puoi suonare in qualsiasi parte del mondo e ti capisce chiunque perchè sei dentro una bolla emotiva e trasmetti emozioni. Inoltre la batteria in sé è uno strumento fantastico. Se pensi che il primo suono che sente il bambino è la batteria, è il suo cuore che fa tun tun. Dai ‘Grifoni’ a ‘I Quelli’ (da noi imperversavano i nomi di animali, all’estero i pronomi) alla PFM: ne avete fatta di strada. Hai definito il gruppo come una entità viva, un organismo più grande della somma delle persone che lo compongono. La PFM è un gruppo che ho fortemente voluto quando ho capito che le persone che avevo intorno erano quelle giuste per fare il percorso che desideravo. Il gruppo è diventato una specie di nuova DNA. Io sono abruzzese, di Pratola Peligna e trapiantato al nord e quindi testardo per indole. Ho vissuto il fatto di essere stato sradicato dalla mia cultura di origine contadina per essere inserito in una cultura metropolitana. La città in fondo è una giungla. E’ una versione amplificata di un bosco. Una giungla d’asfalto dove diventa necessario sapersi difendere ed io, da buon abruzzese, sono come un lupo che sa individuare il giusto percorso. Nella PFM faccio la batteria, in senso strumentale e in senso metaforico, come se fossi anche una batteria dell’auto…faccio batteria e dinamo insieme. La forza del gruppo è la nostra diversità. Anche se i caratteri e gli interessi sono diversi ognuno di noi quando suona sul palco di unisce con l’altro. E’ come una reazione chimica, tante molecole separate che si uniscono indissolubilmente. Siete stati i primi a introdurre in Italia il mellotron (quello di ‘Strawberry Fields Forever’ dei Beatles) con La carrozza di Hans, poi è stata la volta del moog (che ha contraddistinto il suono degli Emerson, Lake & Palmer). Siete passati indenni attraverso il punk, la dance, la musica elettronica, quale sarà la prossima sfida? All’epoca lo strumento nuovo che ha lanciato la musica progressive è stata la tastiera che da normale pianoforte è diventata qualche cosa in più. Il mellotron ha fatto nascere la possibilità di creare in un gruppo il suono di una orchestra. Con i nastri registrati creava un effetto avvolgente che dal vivo aveva un effetto indescrivibile. Il moog è uno strumento che ha regalato un suono nuovo, un suono non-suono che evoca sensazioni ancestrali, che produce una vibrazione che ti scuote dentro. Via via che gli strumenti si modificavano noi eravamo sempre aggiornati. Per resistere alle mode musicali devi essere soprattutto una persona curiosa, non devi fermarti a quello che eri, non devi replicare quello che sei né quello che sei stato. Come diceva la mia amica Fernanda Pivano: quando sei curioso sei sempre giovane. La PFM ha da sempre manifestato una forte sensibilità verso i temi ambientali. Me ne puoi parlare? In questo momento siamo impegnati in una campagna chiamata “ Orsi della luna” (www.orsidellaluna.org) . Tra Cina, Vietnam e Corea, circa 16.000 orsi neri asiatici, meglio conosciuti come Orsi della Luna, vengono allevati e torturati nelle cosiddette ‘fattorie della bile’ per soddisfare la richiesta crescente di bile del mercato asiatico. Questi orsi sono rinchiusi nelle gabbie con delle cannule infilzate da cui viene estratta la bile tre volte al giorno, da vivi. Dato che dopo poco tempo impazziscono e tentano di uccidersi li legano e gli mettono una museruola. Nei nostri concerti stiamo cercando di sensibilizzare le persone, abbiamo già salvato parecchi orsi che sono tornati nelle foreste. Una piccola goccia ma lo facciamo con amore. In bocca al lupo per il futuro allora… Il lupo sono io…. Andrew Milano Fletcher elettrizza foto e testi: Stefanino Benni Era circa l’una quando, tra l’entusiasmo di moltissimi amanti della musica elettronica, è salito sul palco del Live di Trezzo Mr Andrew Fletcher, mitico tastierista dei Depeche Mode. Alla consolle, per selezionare un sound electro, rigorosamente legato agli anni Ottanta e proporre i brani che hanno fatto da colonna sonora alla sua carriera artistica, comprendendo gli innumerevoli remixes dei pezzi prodotti insieme al suo gruppo. Questo evento anticipa di circa un mese l’uscita di “Depeche Mode Remixes 2: 81-11” : una fantastica raccolta di materiale raccolto durante l’intero percorso della band, dall’album di debutto fino a Sound of The Universe. Per l’occasione della serata ho portato in dono a Fletcher un cd con gli scatti che avevo fatto sotto palco a lui e agli altri Depeche durante l’ultimo Tour….d’altro canto questo gruppo lo seguo dal 1981 e il loro sound ha determinato molte mie scelte musicali e fissato molti momenti e ricordi. ngg_shortcode_2_placeholder Sade: the Queen of Smooth Operator is come back foto e testi: Stefanino Benni A 18 anni dal suo ultimo live in Italia ieri sera Sade è tornata ad appassionare il pubblico accorso a riempire il Forum per questa sua unica data nel nostro paese e proprio i occasione dell’uscita del nuovo cd “The Ultimate Collection“. Una raccolta che include tre inediti, tra cui “Moon & The Sky” (featuring Jay-Z), oltre a brani classici di Sade tratti dai sei album da studio, dal Best Of e successi contenuti in “Lover’s Rock” e “Soldier Of Love“, con cui nel 2010 ha riscosso un grandissimo successo (2.500.000 copie vendute in tutto il mondo) e n Grammy. Allo spegnere delle luci Sade ed i musicisti della band emergono dal pavimento e fra esplosioni e bagliori accolgono il pubblico del Forum con Soldier of Love, titolo appunto dell’album del 2010. In tuta aderente nera esce da un bagliore di luce e subito di lei si nota il portamento, la classe e l’eterna eleganza…..poi risuonano le prime note ed immediatamente la sua voce avvolge il Forum in una piacevolissima atmosfera fatta di jazz, r&b, pop, etno e nu-soul. Una delicata nostalgia avvolge il pubblico per quei fantastici anni 80 che hanno fatto conoscere il suo talento, con di più di 53 milioni di copie di album venduti e ben 4 Grammy Awards. ngg_shortcode_3_placeholder Fotoconcerto: SHAKIRA! foto e testi: Stefanino Benni Sun comes out World Tour…… e lo spettacolo inizia con questa splendida regina del pop latino che apre le danze in un Mediolanum Forum di Milano nuovamente in sold out. Una strepitosa performance in cui Shakira domina come un ciclone tra le sue innumerevoli Hits che con Waka Waka (inno ufficiale dei mondiali di calcio Fifa 2010) le hanno fatto raggiungere la notorietà in tutto il mondo. Due volte vincitrice del prestigioso Grammy Award, e 8 volte vincitrice del Latin Grammy Award, sono meritati come riconoscimenti per la bella Shakira che con una curata ed innocente sensualità non si limita ad interpretare le sue hit ma coinvolge anche per le sue eccellenti doti di ballerina. Un concerto elettrizzante in cui i generi musicali sono passati con disinvoltura dal rock al pop, dalla dance alle ballate romantiche, dal sound latino fino poi alla world music di “Waka Waka”- This Time for Africa. Un ciclone colombiano da oltre 75 milioni di cd venduti e circa un miliardo di visualizzazioni dei suoi video su YouTube, questi sono alcuni dei numeri della popolarità di Shakira, che ancora una volta ha entusiasmato il pubblico con uno spettacolo davvero molto coinvolgente. ngg_shortcode_4_placeholder certo SHAKIRA – 3.05.11 Mediolanum Organizzazione evento Live Nation Forum di Fotocon Milano –