N.3 maggio 2015 NEWS Gia' a pochi mesi, i bambini interessati a oggetti che sfidano fisica La 'conoscenza base' del mondo e' innata ROMA - I bambini nascono con un'innata comprensione di come il mondo funziona e anche se hanno meno di un anno sono più interessati agli oggetti che sembrano sfidare le leggi basilari della fisica, perchè è un'occasione per imparare. Come spiega lo studio della John Hopkins University di Baltimora, pubblicato sulla rivista Science, questi risultati supportano la teoria, dibattuta da secoli, secondo cui gli uomini vengono al mondo con un nocciolo di conoscenze base su come le cose dovrebbero funzionare. ''Gli infanti usano ciò che già sanno sul mondo per fare delle previsioni - spiega Lisa Feigenson, coordinatrice dello studio - Quando previsioni si rivelano errate, i bambini rimangono sopresi e usano tale risultato come opportunità per imparare e comprendere meglio il loro mondo''. Una conclusione cui sono arrivati osservando il modo con cui bambini di 11 mesi rispondevano mentre vedevano una palla che apparentemente rotolava attraverso un muro solido. In un altro esperimento, una macchina giocattolo rotolava fuori da una mensola a mezz'aria senza cadere. In entrambi i casi, guardavano per più tempo rispetto ai test avveniva ciò che si aspettava il bambino, cioè la palla veniva fermata dal muro e la macchina cadeva per terra. Quando i bambini vengono sorpresi in questo modo, diventavano più interessati agli oggetti, magari lanciando la palla contro il muro, per testarne la solidità, o facendo cadere la macchina per vedere se arriva al pavimento. Quindi quando sono sorpresi da qualcosa che va contro le loro conoscenze di base, la usano come chance per imparare. Secondo i ricercatori quindi la natura e l'educazione non sono una alternativa all'altra, ma interagiscono insieme. Abolire gli appellativi 'campione' o 'principessa', l'aiuto arriva con le attenzioni Troppi elogi di mamma e papà trasformano figli in Narcisi Troppi complimenti, elogi esagerati come 'sei il migliore', 'sei un campione', trasformano i bambini in piccoli Narciso e li avviano a divenire adulti narcisisti. Lo dimostra uno studio condotto presso l'Università di Amsterdam e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Coordinato da Eddie Brummelman, il lavoro ha coinvolto 565 bambini di 7-11 anni, età critica in cui nella personalità di un individuo possono comparire tratti narcisistici. Lo scopo del lavoro era capire da dove ha origine il narcisismo, condizione sempre più diffusa e legata a difficoltà relazionali, tendenza a comportamenti aggressivi scarsa empatia per il prossimo, egocentrismo patologico che rende difficile adeguarsi a basilari norme sociali perché il ''diktat'' di Narciso è ''io sono migliore degli altri e quindi faccio come voglio''. Gli esperti hanno osservato i bambini per un periodo complessivo di un anno e mezzo somministrando a più riprese diversi questionari sia ai bambini, sia ai rispettivi genitori, per indagare la personalità del bambino e la comparsa nel tempo di tratti narcisistici e allo stesso tempo per osservare l'atteggiamento dei genitori nei suoi confronti. Ebbene, è emerso che un eccesso di elogi e complimenti da parte del genitore - le classiche frasi di mamma e papà dette a fin di bene come 'sei il migliore', 'sei un campione', 'sei una principessa', fanno inesorabilmente salire il bambino sul 'trono' del narcisismo, facendolo sentire unico e speciale, meglio degli altri e quindi pretenzioso di un trattamento d'eccezione che il piccolo richiede da tutti con arroganza, come se gli spettasse di diritto. Cosa fare allora per aiutare il bambino a sviluppare una sana autostima senza trasformarlo in un Narciso? Trattarlo in maniera amorevole, facendogli sentire il piacere di passare del tempo insieme, ma senza sperticarsi in lodi esagerate. Prima nascita e fino a 2 anni vita. Al via sistema sorveglianza Salute bambino influenzata da 8 comportamenti genitori ANSA - La salute dei nostri primi anni di vita, e anche dopo, può essere influenzata e decisa da otto azioni adottate dai genitori prima della nascita e nei primi due anni. Per questo motivo il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità (Iss) hanno avviato un progetto biennale per creare un sistema di sorveglianza in cui gli operatori sanitari, al momento di fare il vaccino, raccoglieranno i dati per capire la diffusione di tali comportamenti tra i genitori. In particolare, i comportamenti dei genitori che incidono sulla salute prima della nascita e nella prima infanzia sono l'assunzione di acido folico in gravidanza, non fumare, non bere alcol, allattare, leggere libri, fare le vaccinazioni consigliate, far dormire a pancia in su il bambino, e proteggerlo in auto e in casa. Gli studi scientifici disponibili, si legge sul sito del progetto, ''dimostrano come alcuni problemi di salute del bambino e dell'adulto siano prevenibili mediante semplici azioni realizzabili prima della nascita e nei primi anni di vita, sia riducendo l'esposizione a fattori di rischio, sia promuovendo dei fattori protettivi''. Tra le patologie e gli eventi prevenibili ci sono malformazioni congenite, prematurità e basso peso alla nascita, infezioni, obesità, difficoltà cognitive, disturbi dello sviluppo, morte improvvisa in culla e incidenti, che rappresentano una quota importante della mortalità e malattie dei primi due anni di vita e in età adulta. L'iniziativa fa parte del progetto 'GenitoriPiù' e coinvolgerà le regioni Veneto, Campania, Puglia, Calabria, Marche, l'Asl Milano e l'Università Ca' Foscari Venezia, la Società italiana di pediatria (Sip), la Federazione italiana medici pediatri (Fimp), l'Associazione culturale pediatri (Acp), l'Associazione nazionale assistenti sanitari (Asnas), la Società italiana di igiene (Siti) e l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. A svelarne il ruolo è uno studio internazionale condotto su fratelli gemelli Geni a scuola: la motivazione dipende anche dal Dna Se bambini e ragazzi sono poco motivati nei confronti della scuola è colpa anche del loro Dna. Uno studio pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences ha infatti dimostrato che una percentuale variabile tra il 40 e il 50% delle differenze nella motivazione scolastica dei ragazzi dipende dai geni. Per arrivare a questa conclusione gli autori dello studio, guidati dalla ricercatrice del Dipartimento di Psicologia della Goldsmiths University of London Yulia Kovas, hanno raccolto informazioni riguardanti più di 13 mila gemelli di età compresa tra i 9 e i 16 anni. Tutti i partecipanti hanno compilato questionari appositamente pensati per la ricerca, e gli autori hanno confrontato le risposte fornite dai fratelli, partendo dal presupposto che tanto più sarebbero state simili le risposte dei gemelli identici – che condividono tutto il loro patrimonio genetico – tanto più forte sarebbe stata l'indicazione dell'esistenza di un'influenza dei geni sull'oggetto della risposta. Ne è emerso che fattori genetici possono giocare un ruolo fondamentale nella scarsa motivazione dei ragazzi allo studio, tanto fondamentale da superare quello dei fattori ambientali. “Abbiamo scoperto che ci sono differenze nella personalità che gli individui ereditano che esercitano un forte impatto sulla motivazione”, spiega Stephen Petrill, coautore dello studio, sottolineando che nei 6 diversi paesi in cui è stato condotto lo studio (Regno Unito, Canada, Giappone, Germani, Russia e Stati Uniti) sono stati ottenuti risultati piuttosto simili nonostante le differenze sia a livello culturale che a livello di sistemi scolastici. Petrill sottolinea però anche come ciò non significhi che ci sia un gene che stabilisce se a un bambino piacerà andare a scuola oppure no. La scoperta non significa nemmeno che genitori e insegnanti non giochino nessun ruolo nella motivazione dei ragazzi. “Dobbiamo assolutamente incoraggiare gli studenti e motivarli in aula – conclude infatti il ricercatore, docente di psicologia all'Ohio State University – Ma questi risultati suggeriscono che i motivi per cui dobbiamo farlo potrebbero essere più complicati rispetto a quanto pensassimo”. Istituto Medicina sport del Coni,ottimo rimedio contro lo stress Tennistavolo sport per tutti, aiuta concentrazione bimbi ROMA - Il Tennistavolo, chiamato anche Ping Pong, fa divertire e assicura anche molti benefici sul piano fisico e mentale. "È uno sport completo che mette alla prova tutti i muscoli del corpo oltre che l'apparato riflesso-cognitivo - afferma Antonio Spataro, direttore Sanitario dell'Istituto di Scienza dello Sport del Coni- è considerato uno sport praticabile a qualsiasi età, consigliato ai bambini perché sviluppa la capacità tattica e di concentrazione, ma anche agli anziani come buon esercizio aerobico e anti-neurodegenerativo". Non a caso gli addetti ai lavori - aggiunge Spataro - dicono che il tennistavolo 'è come giocare a scacchi correndo i 100 metri'. All'elevata dose di concentrazione richiesta dal gioco va infatti abbinata una fulminea velocità di movimento. Durante una partita tra professionisti la pallina può raggiungere anche i cento chilometri orari di velocità. Un singolo scambio tra due giocatori professionisti avviene in un tempo medio di 3.4 millesimi di secondo. Ecco tutti i vantaggi rilevati a proposito del tennistavolo dall'Istituto di Medicina dello sport: permette l'alternanza dell'esercizio aerobico e anaerobico in quanto dal un punto di vista fisico comporta uno sforzo cardio-vascolare in cui si alternano sia il metabolismo aerobico che quello anaerobico che apporta notevoli benefici a livello muscolare, migliorando di conseguenza, capacità condizionali (forza, velocità e resistenza) e coordinative, soprattutto degli arti inferiori; aumenta il metabolismo basale in quanto un incontro di tennistavolo ha una durata variabile ma di solito termina dopo circa 15 minuti e secondo gli studi presenti in letteratura in un'ora vengono consumati circa 4 kcal per kg l'ora. Prendendo ad esempio un soggetto con un peso standard di 70 kg, in un'ora il dispendio energetico equivale a 280 kcal; allena la concentrazione e ha un alto valore educativo in quanto dal punto di vista psicologico, oltre alla componente di piacere e gioco il tennistavolo dimostra di apportare grandi benefici quali aumento della concentrazione e della velocità di reazione, miglioramento della coordinazione e dell'equilibrio. Il tennistavolo ha un notevole valore educativo e formativo per la persona ed è, pertanto, di grande utilità per lo sviluppo psicofisico dei giovani; fa bene al cervello come dimostra uno studio condotto in Giappone sulle demenze da cui si evince che la pratica continuativa del tennistavolo migliora la vigilanza, l'equilibrio e la coordinazione; è anche un rimedio contro lo stress, in quanto l'attività fisica libera le endorfine e le encefaline (sostanze speciali prodotte naturalmente dal nostro organismo) capaci di favorire il benessere e di combattere efficacemente lo stress. Giocare, infatti, aiuta a scaricare le tensioni, l'aggressività, le frustrazioni. "Ecco cosa vuol dire essere dei buoni genitori: indicare a tuo figlio tutte le strade del mondo." Sophie Kinsella (Rimani aggiornato sulla nostra pagina facebook- Play Party Buccinasco! Ogni mese pubblicheremo il link del "Play Party news". Potrai così rileggere comodamente, stampare e tenere con te a casa questo fascicolo! Lo Staff)