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Grammatica del tabarchino
lui: me dumandu se t’è fetu ben ‘mi chiedo se hai fatto bene’; u s’ha
brütàu tüttu u vestì ‘si è sporcato tutto il vestito’.
11.15. Gli intransitivi pronominali, nei quali il pronome atono rappresenta una semplice componente del verbo (m’aregórdu ‘mi ricordo’). questi verbi vanno divisi in tre gruppi:
11.15.1. verbi nei quali l’uso del pronome atono è obbligatorio (acórzise ‘accorgersi’, aragiose ‘arrabbiarsi’, lamentose ‘lamentarsi’);
11.15.2. verbi nei quali l’uso del pronome atono è facoltativo
(arembò / arembose ‘accostare / accostarsi’, aregurdò / aregurdose
‘ricordare / ricordarsi’, asetò / asetose ‘sedere / sedersi’); molti di
questi verbi si adoperano anche come transitivi;
11.15.3. verbi che ammettono anche un utilizzo come transitivi:
adurmise ‘addormentarsi’, îsose ‘alzarsi’, insciose ‘gonfiarsi’, ecc.
L’aspetto
11.16. L’aspetto è il modo di rappresentare il processo verbale nella
sua durata, nel suo svolgimento, nel suo compimento. Così ad esempio
la differenza tra scrivu ‘scrivo’ e sun che scrivu ‘sto scrivendo’ non appartiene al tempo (sono entrambi presenti), ma all’aspetto, rispettivamente durativo e progressivo. Per esprimere l’aspetto il tabarchino ricorre non solo a mezzi morfologici, ma anche lessicali (adurmise ‘addormentarsi’ indica ad esempio l’inizio dell’azione, mentre durmì ‘dormire’ ha valore durativo) o a derivazioni mediante suffissi.
Verbi ausiliari, servili, fraseologici
11.17. Accanto a un loro uso e significato autonomi, i verbi ausiliari svolgono una funzione vicaria nei confronti di qualsiasi altro verbo,
individuando una determinazione morfologica (diatesi o tempo: ausiliari propriamente detti), un valore semantico (servili) o un elemento
aspettuale (fraseologici).
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