DAL <DE DEO CREANTE ET ELEVANTE> AI FONDAMENTI di ANTROPOLOGIA TEOLOGICA: STORIA DI UN TRATTATO TRA CUGLIERI E CAGLIARI. Ritengo di grande utilità ripercorrere la storia teologica di un trattato così fondamentale. Mi sembra opportuno procedere così: considerare anzitutto la sua crescita a livello universale, ecclesiale, per poi concentrarmi sul cammino proprio della nostra Facoltà teologica nel periodo cuglieritano e in quello cagliaritano. La premessa di una storia teologica più ampia, cattolica non ci distoglie minimamente dal nostro cammino più locale, e corrisponde bene alla realtà teologica cuglieritana; grande dono di Pio XI alla Sardegna, con collaborazioni diocesane, religiose sempre più consistenti (ora anche laicali), affidato alla cura e responsabilità della Compagnia di Gesù. Essa esattamente per la sua natura di Congregazione religiosa caratterizzata dal servizio universale della Chiesa nell'ubbidienza al Vicario di Cristo in terra1, assicurava a Cuglieri un ampio respiro cattolico, come risulta anche dallo scambio di professori con la Facoltà teologica S.J. di Chieri, un collegio di docenti dal quale si attingeva abbondantemente per i servizi romani.2 Entriamo, dopo queste premesse necessarie, nella storia del nostro trattato nelle sue vicende romane, alla Gregoriana, che è sempre stata nel cuore delle attenzioni universali. I. Dal trattato< de Homine> nella dogmatica teologica, al <De Deo creante et elevante>. Consultando il più diffuso e stimato corso completo di Studi teologici del sec. XIX e primi inizi del XX, le <Praelectiones> del P. Giovanni Perrone SJ3, individuiamo nel 1 Cfr Formula dell'Istituto della Compagnia di Gesù, nella Lettera apostolica di Giulio III Exposcit debitum del 21/7/1550:" I. Chiunque nella nostra Compagnia che desideriamo insignita del nome di Gesù, vuole imitare per Iddio sotto il vessillo della Croce e servire soltanto il Signore e la Chiesa sua sposa, a disposizione del Romano Pontefice, Vicario di Cristo in terra [....] si persuada profondamente di fare parte di una compagnia istituita allo scopo precipuo di occuparsi specialmente della difesa e propagazione della fede e del progresso delle anime nella vita e dottrina cristiana." : IGNAZIO DI LOYOLA, Gli scritti, a cura di M. Gioia, UTET, 215. 2 Ricordo nomi di prestigio, come il Card. Carlo Maria Martini, il P.A. Vaccari, ma i nomi si possono moltiplicare: i PP. Silverio Zedda, Mario Fois, P. Molinari, G.Rambaldi, P. Boccaccio, A. Martina, G. Ferraro. Anche la Direzione accademica è stata gestita da Padri con esperienza romana: i PP.A. Martin,G. Bosio, I. Ganzi; il P. U. Burroni è stato maestro dei Novizi ed Istruttore di Terza Probazione, con docenza di teologia morale alla facoltà teologica del Nord, sede di Torino, e del Sud, sede di Napoli-Posillipo. 3 Il P. Giovanni Perrone SJ (+ 1878), è il più stimato e conosciuto teologo dei suoi tempi; docente e prefetto degli studi al Collegio romano (attuale Gregoriana), le sue Paelectiones theologicae conobbero ben 34 edizioni, dal 1835 alla fine del sec. XIX;considero l'edizione trentatreesima di Marietti, Augustae Taurinorum, 1892, volume V < De Deo creatore>. Conoscitore della teologia europea, ebbe rapporti anche con Newmann, conservò uno stile scolastico; informato della novità scientifiche, rimanendo in atteggiamento difensivo delle comuni credenze dei tempi e della Chiesa, anche se disposto al loro superamento, quando richiesto; la sua perfetta conoscenza dell'insieme della teologia (Ispirazione, rivelazione, relazioni scienza-fede...) gli forniva la possibilità di farlo.Cfr STEFANO MOSCHETTI, Le Volume V un sobrio trattato <de Deo creatore>, diviso in tre parti: <De Angelis>, <De mundo>, < De Homine>. In una completa prospettiva dogmatica si considera l'uomo, con attenzione a non appesantire la trattazione con disquisizioni di andatura filosofica o propriamente esegetica, che sono presupposte. Gli argomenti tratati riguardano la <Protologia): creazione immediata dell'uomo da parte di Dio, l'unità del genere umano per la discendenza dai protoparenti,la giustizia e la santità originali, la gratuità di questo stato, il peccato originale e le sue conseguenze; riguardano la <Escatologia> :la beatitudine celeste, purgatorio, inferno, limbo, giustizia universale e risurrezione dei corpi. Una trattazione della visione rivelata dell'uomo, ancora imcompleta nella teologia biblica, inserita nell'insieme dei trattati teologici; una <Antropologia> ( ma il nome non compare) nella Teologia, ma che già concentra in una considerazione unitaria i temi <protologici ed escatologici>. Ancor più concentra l'attenzione sull'uomo, restando sempre nella prospettiva di una Antropologia nella Teologia,la novità introdotta da un altro Gesuita, Domenico Palmieri 4, quando nel 1878 diede alle stampe il <De Deo creante et elevante>. Esso tratta della creazione, dell'ordine soprannaturale e del peccato originale, dell'Immacolata concezione. Un'opera poderosa, di 799 pagine: l'orizzonte sapienziale teologico-filosofico in cui il Palmieri colloca il discorso sull'uomo risulta molto ampio. In questo è perfettamante in linea col programma di rinnovamanto degli studi teologici-filosofici portato avanti in modo sistematico dal Leone XIII: volontà ferma di fornire alla Chiesa una capacità di pensiero sicuro, universale,in grado di orientare e illuminare la situazione culturale contemporanea molto frammentata, o segnata da una vuota sistematica, come l'idealismo hegeliano, chiuso ad una vera trascendenza.5 Il grande impegno del Palmieri nel portare avanti una profonda e chiara dottrina sulla relazioni tra scienza e fede, con riguardo al problema scientifico dell'ominizzazione nel contesto teologico del Concilio Vaticano I, Piacenza 1974. 4 D.Palmieri fa parte di quella schiera di Gesuiti che molto si impegnarono nel fare rivivere le scienze teologiche e filosofiche con prospettive sapienziali, universali, a somiglianza dei grandi scolastici del sec. XIII. Questo era soprattutto il programma neotomista di Leone XIII (Enciclica Aeterni Patris, del 1879), che chiese fosse allontanato da Roma ritendendolo non del tutto partecipe dei suoi programmi di ispirazione tomista.. Il Palmieri accettò tutto in silenziosa obbedienza, continuando i suoi studi; tanto che lo stesso Leone XIII lo nominò teologo della S.Penitenzieria, per la stima della sua sapienza e santità di vita. Considero la prima edizione : Tractatus de Deo creante et elevante, auctore DOMENICO PALMIERI SJ, in Collegio Romano Theologiae professore, Romae ex typographia polyglotta S.C. de Propaganda Fide, 1878; si dà una edizione postuma, edita a Prato nel 1910. 5 LEONE XIII, Enciclica Aeterni Patris del 4 /8/1879, in ASS 12(1879/80) 98-114., che presenta S. Tommaso d'Aquino come Maestro esemplare della filosofia cristiana e della teologia, non ogni questione, ma la sua Sapienza :"Diciamo la Sapienza di S.Tommaso: infatti se vi è qualcosa che dai maestri scolastici è stata insegnata con poca considerazione, se ve ne qualche altra che non si accordi pienamente con gli insegnamenti certi dei tempi più recenti, o se ve n'è qualcuna non meritevole di essere accattata, non intendiamo certo che venga proposta al nostro tempo come da seguirsi" DH 3140. creazione,( in verità, mi sembra più filosofica che teologica) con l'aggiunta di una ampia e completa esposizione teologica delle relazioni tra la natura umana ed il suo stato sovrannaturale, era tale da offrire sicuri punti di riferimento: il contesto, bisognoso ancora di crescita, di precisazioni, per delineare l'intelligenza della visione rivelata dell'uomo; proprio quello che cercherà di essere l'Antropologia teologica fondamentale. Certo, valutando questo trattato alla luce della teologia promossa dal Vaticano II, risultano evidenti limiti e sfasature. Ne poniamo in risalto tre : un certo distacco tra la riflessione filosofica e l'evento della salvezza con insufficiente teologia biblica, la difficoltà nel valutare i nuovi apporti delle scienze paleoantropologiche, lo scarso rilievo di una impostazione cristocentrica della sistematica teologica. I.1 L'insistere sulle capacità razionali dell'uomo nel campo della creazione, residuo della reazione all'opposizione luterana tra < Theologia crucis e Theologia gloriae>. Il Palmieri procede rigorosamante secondo S. Scrittura, Tradizione e speculazione; ma si osserva nel campo della creazione uno sviluppo speculativo di qualità, logicamente rigoroso, ma sovrabbondante, più adatto ad un corso filosofico, che mortifica alquanto S.Scrittura e Tradizione. Le motivazioni di questi ampi sviluppi di filosofia della creazione si può ricercare nella reazione alla scarsa attenzione riservata alla metafisica, le naturali capacità dell'uomo di conoscere Dio ,proprie della tradizione protestante . Il luterano concentrarsi sulla Croce salvifica di Cristo : una <Theologia Crucis>, un Dio che nell'ordine della redenzione fa tutto, poca considerazione della mediazione della stessa Umanità SS del Signore Gesù.6 Sappiamo come questo concentrarsi sull'interiorità di una fede giustificante favorirà nel cattolico Cartesio un certo razionalismo della <res cogitans>, i suoi rapporti problematici colla <res estensa>, favorirà la teoria Kantiana dell'Io trascendentale, vuoto di contenuti reali circa Dio, il cosmo e l'anima; infine la dialettica dell'idea assoluta di Hegel.7 Non era nell'intenzioni di Lutero, ma la Theologia crucis che salva per un fede interiore, 6 Cfr B. GHERARDINI, La Theologia crucis, chiave ermeneutica per la lettura e lo studio di Lutero, AAVV, La sapienza della Croce, Vol I, Elledici, 1976, 541-573. Y. CONGAR, La christologie de Luther, in Chretien en dialogue, Cerf, Paris 1964; L. SCHEFFCZYK,Creation et providence, Cerf, Paris 1967, 181ss;S.M. MOSCHETTI,La giustificazione luterana per la sola fede e la sua integrazione nella Celebrazione e nel Credo della Chiesa, in Theologica & Historica, XV (2006) 63-94. 7 Riportiamo l'interpretazione di Hegel sullo sviluppo della filosofia dell'interiorità : "In questo nuovo periodo il principio è il pensiero, il pensiero che parte da se stesso, questa interiorità che si connota in riferimento al cristianesimo, e che è il principio protestante. Ora, il principio è di ritenere questa interiorità in quanto tale, di rifiutare l'esteriorità morta, l'autorità e di considerarla come inaccettabile. Secondo questo principio della interiorità, il pensiero, il pensiero per sè, è la punta di diamante della coscienza, e questa interiorità ciò che si regge da sè". Hegel ritiene Agostino l'iniziatore di questo processo di interiore coscienza, col suo porsi solo davanti al Dio solo; Cartesio avrebbe esposto metodicamente questo scendere nella propria interiorità a prescindere dal mondo. Cfr. E. PRZYWARA, Augustin passions et destins de l'Occident, Cerf, Paris 1987, 41. ha condotto a ciò che aborriva, un vero razionalismo. Anche empirismo e illuminismo, quando non coltivano un aperto materialismo, presentavano una Teodicea molto superficiale. Il pensiero cristiano nei programmi di restaurazione di Leone XIII, puntava molto su una teologia-filosofia della creazione, capace di offrire un ambito di corretta sapienza universale, di <recta ratio>, in cui situare e illuminare le agitate questioni del secolo. Ma in quanto veniva elaborata,anche dagli autori cattolici, con un certo distacco dalla rivelazione biblica, dalla tradizione viva del pensiero cristiano, poteva rischiare a sua volta di svilupparsi con una certa andatura razionalistica, riflessioni sistematiche corrette ed intelligenti, in uno sviluppo logico poco in riferimento alla vita e alle questioni dibattute. Poteva ritrovarsi nuovamente in un certo tendenziale razionalismo, certo sempre moderato da un forte senso della trascendenza del Creatore, dell'analogia a Lui della creatura.8 Questo insistere, e offrirne pubblico saggio, delle capacità superiori, metafisiche, di pensiero e verità dell'uomo non sempre indicava con chiarezza la sua situazione storica di origine, cioè il suo situarsi in una tradizione viva, di rivelazione e di vita cristiana.9 Non che in questo campo mancassero solenni affermazioni magisteriali : il Vaticano I parlando dei vantaggi della Rivelazione, oltre alla conoscenza delle realtà del tutto soprannaturali, come la SS Trinità, che solo Dio può offrire all'uomo, ricordava inoltre : " E' grazie a questa divina rivelazione che tutti gli 8 Cfr I. BIFFI,Ragione, Fede, Teologia in Rosmini: dal Razionalismo al linguaggio teologico, in Teologia 10(1985) 59-90; I. Biffi si riferisce in particolare alla seconda piaga, che è l'insufficiente educazione del Clero, di cui parla il teologo di Rovereto nel II cap. de: Le Cinque piaghe della S.Chiesa. C.M. MARTINI, Come un Vescovo rilegge il libro delle cinque piaghe, in M. MARCOCCHI -F. de GIORGI edd., Il gran disegno di Rosmini, Vita e pensiero, Milano 1999, 278, mostra il suo disagio per la volontà del Rosmini a riportare ogni piaga nel quadro di uno sviluppo storico sempre decadente rispetto all'esaltazione della Chiesa dei primi tempi. Aggiungo io che questo era il programma della storiografia luterana.Certamante non il programma di rinnovamanto portato avanti dal Rosmini. 9 Cfr quanto espresso nella Fides et ratio, nn 75-79 sui differenti stati della Filosofia, in particolare n 76 sulla Filosofia cristiana ."Con questo appellativo si vuole piuttosto indicare un filosofare cristiano, una speculazione filosofica concepita in unione vitale con la fede. Non ci si riferisce quindi semplicemente ad una filosofia elaborata da filosofi cristiani, i quali nella loro ricerca non hanno voluto contraddire la fede.Parlando di filosofia cristiana si intendono abbracciare tutti quegli importanti sviluppi del pensiero filosofico che non di sarebbero realizzati senza l'apporto, diretto o indiretto, della fede cristiana. Due sono pertanto gli aspetti della filosofia cristiana: uno soggettivo, che consiste nella purificazione della ragione da parte della fede. Come virtù teologale essa libera la ragione dalla presunzione, tipica tentazione a cui i filosofi sono facilmente soggetti [...]. Vi è poi l'aspetto oggettivo, riguardante i contenuti: la Rivelazione propone chiaramente alcune verità che, pur essendo naturalmente inaccessibili alla ragione, forse non sarebbero mai state da esa scoperte, se fosse stata abbandonata a se stessa." uomini possono, nella presente condizione [peccaminosa] del genere umano, conoscere facilmente,con assoluta certezza e senza mescolanza di errori, ciò che nelle cose divine non è di per sè inaccessibile alla ragione".(DH 3005). Non si percepisce sempre in questi autori neoscolastici, quando espongono rigorosamente la dottrina della creazione, quanto il contesto della Rivelazione abbia influito decisamente nella sua individuazione e sviluppo. Si può dare l'impressione che l'uomo, nel suo attuale stato peccaminoso, possieda capacità integre nel trattare di Dio creatore e della sua opera, un po' troppo asettiche, nel loro esercizio, dal contesto della vita della comunità dell'alleanza. Certo, storicamente, non è avvenuto così, e questo anche nel tempo della rivelazione biblica, il costituirsi del libro ispirato del Pentateuco: sappiamo che riconosciuta apertamente la capacità dell'uomo di conoscere il Creatore, capacità che lo costituisce uomo, che non può perdere, in realtà è stato il manifestarsi del Dio dell'Alleanza, unico, personale, spirituale, trascendente, a favorire il recupero della conoscenza piena, senza errori dell'unico Dio della creazione; il Dio dell'Alleanza è anche l'unico Creatore.10 Il mito cosmogonico assiro-babilonese, egizio, degradato, idolatrico, è stato, dall'autore ispirato del Pentateuco, purificato, trasformato e reso atto ad esprimere la creazione dell'unico Dio.11 I,2. Teologia-filosofia della creazione nel dialogo difficile con le scienze paleoantropologiche. Questa capacità riconosciuta del Dio rivelato nella storia salvifica, il Dio dell'Alleanza, di assistere il corretto uso della ragione per ritrovare ed esporre le verità della creazione ancora accessibili alla ragione, poteva alleggerire il contenzioso concordistico dei secoli scorsi sui problemi dell'origine dell'uomo.12 Si assiste invece ad una certa diffidenza verso la scienza sperimentale moderna, quasi un difendersi dalle sue scoperte, come l'antichità dell'uomo, che quadra sempre di meno con i dati che si pensa di individuare nelle Scritture; tanto più quando si tratta dell'origine per evoluzione del corpo umano. Un atteggiamento difensivo, in attesa di ulteriori sviluppi, che dovevano realizzarsi all'interno delle scienze bibliche : migliore conoscenza del contesto culturale dell'Oriente antico, ma sempre nella luce dell'Ispirazione delle Scritture Sacre, della storicità propria, teologica delle narrazioni pre-abramiche, la cosiddetta preistoria biblica (Gn 1-11); il tutto sempre sottoposto al giudizio autentico del 10 Cfr L.F. LADARIA, Antropologia teologica, Piemme-Pont. Univ. Gregoriana, Casale Monferrato-Roma 1995,15-47 11 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, n 16. 12 Cfr S.MOSCHETTI, Le relazioni tra scienza e fede, con riguardo al problema scientifico dell'ominizzazione nel contesto teologico del Concilio Vaticano I, cit., 27-32. Magistero. 13 Lo sviluppo delle scienze positive, sperimentali razionali, sono come uno stimolo esterno per migliorare l'esegesi, separarla da impropri e antistorici concordismi; non possono evidentemente entrare nel dato rivelato, a scanso di ulteriori concordismi; possono e devono essere ugualmente utili e necessari.14 I.3. La neoscolastica, e la mancanza di un cristocentrismo sviluppato. Se le articolazioni tra verità rivelate e di ragione, come la Creazione, si dimostrano nei neoscolastici bisognose di più corretta impostazione, questo si nota specialmente per quanto riguarda il Cristocentrismo, le relazioni tra Cristo e la creazione stessa. Che la creazione sia opera del Dio uno-tripersonale viene, per es. dal Palmieri, lucidamente avvertito: non potrebbe essere altrimenti, è un dato biblico incontrovertibile, professato anche nel Credo niceno-costantinopolitano. Il Palmieri disquisisce profondamente come il Verbo e lo Spirito Santo partecipano all'azione creatrice di Dio, distingue ciò che nelle qualità delle creature può essere attribuito alle singole Persone, per la somiglianza alle loro proprietà di origine( generazione del Verbo; processione dello Spirito Santo). Nelle creature sub-umane si parla di vestigia delle Persone trinitarie; nell'uomo, per la sua sostanziale unità e la vita intellettiva e volitiva la somiglianza risulta intensa: è creato secondo l'Immagine filiale , il Verbo di Dio.15 Queste corrette considerazioni non mi sembrano influire, esplicitamente sullimpostazione della sistematica teologica, e 13 Ricordando, come affermava Benedetto XVI, che a problemi contingenti ed urgenti, come nell'esegesi di Gen 1-11, la Commissione biblica ha potuto dare soluzioni contingenti; ma bisogna riconoscere che attraverso le soluzioni contingenti e imperfette, si è assicurato un ordinato progresso degli studi biblici, evitando derive ideologiche.Cfr.BENEDETTO XVI, Discorso alla Curia romana del 22/12/2005, in Regno Documenti LI (2006), 8-9. Ma già l'esegeta cattolico F.H. REUSCH,Bibel und Nature. Vorlesungen uber die mosaiche Urghesichte, Freiburg im Br.,1870, 370s, pur favorendo la dottrina tradizionale della Chiesa nel confronto con le novità sull'origine dell'uomo, affermava che con gli antropologi del futuro si intenderanno i teologi del futuro; pretenderlo dai teologi del suo presente sarebbe troppo. 14 Pensiamo per es. a quanto le conoscenze attuali della genetica, che ci parlano di una cellula uovo fecondata già in posesso, nel proprio patrimonio di geni, di tutte le future caratteristiche (il genotipo conduce al fenotipo), favoriscano il ritenere l'infusione da parte di Dio dell'anima spirituale già nell'atto dello stesso concepimento dell'embrione. L'unità del genotipo, che già precontiene tutte le caratteristiche che compariranno in futuro, appella all'infusione dell'Anima spirituale, affinché tutto lo sviluppo sia umano, al servizio della Persona, la sua espressione. 15 Cfr D. PALMIERI, Tractatus de Creatione et de praecipuis creaturis, editio postuma, ed. Giachetti, Prati,1910, 77-89. quindi sull'impianto generale della visione dell'uomo e del suo comportamento spirituale-morale; risulta invece evidente in S. Tommaso, nella sua Summa.16 Ancor più si nota l'insufficiente esplicazione della categoria dell'Immagine di Dio, che ritroviamo nella pienezza umica di Cristo, nella partecipazione subordinato dell'uomo.17 La categoria dell'Immagine di Dio è propria dei Testi biblici frutto di una intensa riflessione sulla storia salvifica, il dialogo prolungato Dio-uomo( Codice sacerdotale, tradizione sapienziale, lettere paoline); sono una quasi definizione dell'uomo, per orientare la sua vita nel progetto di Dio, secondo la sua misura e la sua norma, la sua pienezza definitiva, il Signore Gesù. II. La svolta verso il costituirsi di una antropologia teologica. Nel pensiero moderno, sempre più post-cristiano, constatiamo con evidenza un concentrarsi di interessi sull'uomo, sino alla dimenticanza che è creato secondo l'Immagine di Dio, con derive razionalistiche o materialistiche che ne compromettono la dignità, il valore. Risulta necessario che anche la Teologia si interroghi con più attenzione sull'uomo, nel quadro sicuro della storia salvifica, il suo vertice in Cristo, della verità di una creazione cristofondata e finalizzata. Una operazione teologica molto delicata, perché da una antropologia teologica, il cui specifico qualificante risulta l'essere autenticamente teologica, si poteva anche slittare in una insostenibile, assurda teologia antropologizzata. Anche se il termine di Antropologia teologica, anzi soprannaturale,compare sin dal secolo XIX, come nel Rosmini,18 l'elaborazione sistematica primaria si deve individuare anzitutto nel Vaticano II, in particolare nella prima parte 16 S. Tommaso d'Aquino, Prologo della II parte della Summa: "Poichè l'uomo è stato creato ad Immagine di Dio, in quanto [...] è dotato di intelligenza e libero arbitrio dominio dei propri atti, dopo avere trattato dell'esemplare cioè di Dio e delle creature che sono venute all'essere per la divina potestà secondo la sua volontà, ci rimane di trattare della sua Immagine in quanto principio delle proprie azioni, per il libero arbitrio e per la capacità di disporre di sè" 17 Cfr C. SCHONBORN, L'homme créé par Dieu : le fondement de la dignité de l'homme, in Gregorianum 65 (1984), 337-353, ove a pag.344 osserva "[...] si può anche dire senza esagerazione che i grandi periodi di rinnovamento teologico sono stati pure dei momenti forti della teologia dell'Immagine di Dio. Alquanto negletta nella teologia scolastica, il tema ha ricevuto un luogo di prim'ordine nei documenti dell'ultimo Concilio e del Magistero recente". Cfr COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Comunione e servizio, La persona umana creata a immagine di Dio, in La Civ. Catt. 2004 IV 254-286. 18 A. ROSMINI, Antropologia soprannaturale, T. I e II, a cura di U. Muratore, Opera omnia vv. 39-40, Città nuova ed., Roma 1983. della Gaudium et spes.19 II.1. L'Antropologia teologica della prima parte della GS E' cosa nota che la GS rappresenta il frutto maturo di un Concilio che ha riflettuto sulla Chiesa, partendo dalla sua Liturgia (Sacr. Concil.), considerando la Parola di Dio in essa fedelmente trasmessa e insegnata (Dei Verbum). La Chiesa,mentre acquista così una più esplicita e riflessa coscienza della sua natura, essere <universale sacramento della salvezza>(LG n 48), della comunione con Dio, del suo essere comunità della nuova alleanza, ha quasi sentito l'esigenza di precisare i suoi rapporti col <mondo> dei problemi umani, e quindi d'interesse comune a tutti gli uomini; indicare il contributo specifica della Chiesa per la loro soluzione corretta. A questo interrogativo era possibile dare una risposta positiva, perché già la LG presentava un'impostazione migliore circa le realtà create ( terrene, temporali, secolari, naturali) e le realtà più specificamente ecclesiali (escatologiche, eterne, sacre, soprannaturali).20 Il rapporto spirituale-temporale viene nella LG espresso con particolare attenzione allorché si parla della vita e dell'attività del laico cristiano :in esse ritroviamo la stessa esistenza secolare, con le sue riconosciute libertà ed autonomie, ma animata da valori evangelici, sottoposta al progetto storico e al comandamento di Dio (nn 30-31). La LG si mostra così gravida di una matura riflessione sul temporale, nella sua riconosciuta consistenza ed autonomia, e nella sua necessaria armonia e ordinazione ai valori spirituali ed escatologici. Questa riflessione - così rettamente impostata affinché la Chiesa, specialmente attraverso i suoi laici possa realizzare la totalità della sua missione - si presentava parimente capace di prolungarsi in una costituzione pastorale sui complessi rapporti Chiesa-mondo, per la salvaguardia dell'uomo. I Padri del Vaticano Ii avvertirono l'urgenza e la difficoltà dell'operazione teologica21. E' noto che dopo l'individuazione dei problemi più urgenti, raccolti insieme perché oggetto del dialogo Chiesa-mondo,( ora la seconda parte della GS), si presentò la necessità di esplicitare i fondamenti 19 Cfr L. LADARIA, L'uomo alla luce di Cristo nel Vaticano II, in Vaticano II : Bilancio e prospettive venticinque anni dopo (1962-19879, a cura di R. Latourelle, Cittadella ed. Assisi 1987, vol II, 938-951; J. MOROUX, La dignité de la personne humaine, in Y.CONGAR, M. PEUCHMAURD, ED., L'Eglise dans le monde de ce temps,Constitution pastorale <Gaudium et spes>, T. III, Unam sanctam 65c, Paris 1967; Id., Sur la dignité de la personne humaine, situation et signification du chapitre I, ibidem 65 b, T.II. 20 Cfr lo studio di G. MARTELET, la Chiesa e il temporale: verso una nuova concezione, in G. BARAUNA ed.,La Chiesa del Vaticano II, Vallecchi, Firenze 1965,541-560. 21 Cfr La relatio di E.Guano, in Act. Sjn., vol. III, pars V, 1975,206; G.Garrone, relatio gneralis, ivi, vol. IV, pars I, 1976,555-557. di una antropologia teologica, che di quei dialoghi, nella concretezza delle questioni, rappresentasse l'orizzonte, la guida e la norma. I Padri sentirono questo compito urgente, ma anche nuovo e difficile da realizzare, perché mai si era tentata una tale sintesi teologica : formulare le linee essenziali della visione rivelata dell'uomo, in modo tale da essere intesi anche dai non cristiani. Ma se una riflessione così spinta e con interlocutori così allargati rappresentava un'assoluta novità, dobbiamo riconoscere essere semplicemente normale che la comunità dell'Alleanza, ben stabilita nella sua situazione , qualificata da una intensa e vissuta comunione con Dio salvatore, sorretta dai segni sacramentali della sua presenza, allarghi il suo sguardo alla situazione universale dell'uomo; stabilisca un dialogo accogliendo prospettive e sottoponendole a discernimento in forza di ben individuate realtà di fede. Un modo simile di procedere si può individuare anche nella GS: come criterio fondamentale per dialogare col mondo delle questioni umane si pone la categoria e dimensione della creazione, dell'uomo creato secondo l'Immagine di Dio, cioè Cristo, alfa ed omega di tutto l'operare di Dio (nn. 12; 10 e 22; 32; 38). L'uomo creato secondo l'Immagine di Dio, Gesù Cristo, è l'uomo la cui dignità risulta fondata (cap. I), il cui inserimento nella società ricerca e promuove il bene personale di tutti (cap. II), la cui attività, redenta nella Pasqua di Cristo, è bene orientata verso la pienezza escatologica (cap.III): in questo orizzonte la Chiesa può dialogare col mondo in vista della difesa e retta promozione dell'uomo(IV). Questa sintesi di Antropologia teologica conciliare si presentò possibile poiché già si davano evidenti precedenti nella stessa S. Scrittura. II,1,1: Il modello di Antropologia teologica individuabile in Gen 1-11. Una prima somiglianza fondante gli insegnamenti della GS si può individuare nella cosiddetta preistoria biblica (Gn 111): essa non intende solo descrivere le grandi linee della storia teologica, degli eventi etico-religiosi determinanti la vita della famiglia umana prima della vocazione di Abramo, ma intende anche precisare la relazione del popolo dell'alleanza con tutti gli altri popoli, le comuni dimensioni umane, ben individuare e situare la loro consistenza davanti all'unico Dio creatore e salvatore.22 Il primo risultato di questa grandiosa operazione di fede e di sensibilità umana è una più esplicita e universale affermazione che tutto è creato da Dio (Gn 1,1-2,4a) :il Dio personale, trascendente, spirituale, unico dell'Alleanza è 22 Cfr N. NEGRETTI-C. WESTERMANN-G. von RAD, Gli inizi della nostra storia, Marietti, Torino 1974, 7-60. anche l'unico Creatore del tutto. L'uomo, ogni uomo, è creato secondo l'immagine di Dio (Gn 1,26-27), in forza del soffio vitale di Dio (Gn 2,7), capace quindi di dialogare con Dio, accogliere il comandamento divino, discernere responsabilmente il bene ed il male. E' sì segnato dalle conseguenze del peccato delle origini, conseguenze che toccano tutti i nodi decisivi dell'esistenza, ma a tutti è promessa la redenzione (Gn 3). Anche l'Alleanza si delinea come un bene offerto a tutti: al Sabato, giorno del riposo e della pace con Dio, giorno celebrativo dell'Alleanza, non è forse ordinata l'intera creazione, ogni attività dell'uomo? (Gn 2,14). Notiamo ancora come il materiale sottoposto al discernimento teologico in forza di queste dimensioni dell'alleanza, sono i dati culturali dell'oriente antico :miti cosmogonici, giardino degli dei, albero della vita, liste di re sumerici mitici, commistione di divino ed umano. I problemi umani considerati sono, essenzialmente, quelli esaminati nella II Parte della GS: Matrimonio e famiglia (Gn 2,20-24; 3,16; 6,1-2), progresso della cultura e della vita economica-sociale (4,17-22), la pace ed i rapporti tra le comunità politiche (4,2-16; 4,23-24; 11, 1-9). Ma quale cambio di visione e quindi di gestione della vita, quando in questa confusione di realtà cosmiche divine e umane, si introduce il principio della creazione, che cioè solo Dio è Dio, che tutto il resto è opera sua, che l'uomo è creato sin dagli inizi secondo la sua immagine, invitato alla comunione con Lui ! La dignità e salvezza dell'uomo consiste nel perseverare nella comunione obbediente con Dio; senza questa fedeltà eticoreligiosa il progresso umano nell'estendersi dei rapporti sociali e nel sottomettere la terra si risolve a danno dell'uomo: Caino uccide Abele, il fabbro Lamech moltiplica la sua vendetta (4,3-24); il diffondersi del peccato, specialmente il disordine del matrimonio, riporta il caos originario della confusione delle acque (6,1-9.19); l'opprimente tirannia politica di Babilonia, nel segno delle sue torri protese verso il cielo, provoca l'incomunicabilità dei popoli e l'indurimento delle culture (11,1-9). Questa prospettiva così universale, questo riconoscimento della bontà originaria della creazione nonostante le conseguenze perduranti del peccato, questa lettura della storia, di ciò che fa progredire in senso salvifico l'umanità, rappresenta, ricordiamolo sempre, il frutto maturo dell'Alleanza accolta dal popolo di Dio. L'Alleanza, fedelmente vissuta nella concretezza dei comuni problemi umani, ha una sua forza propria, capace di liberare l'uomo da confusioni degradanti la sua dignità, di restituirgli la consistenza vera, oggettiva della creazione, la libertà donata della sua esistenza personale e sociale, nelle sue attività.23 23 Cfr C. TRESMONTANT, Cristianesimo, Filosofia, Scienza, Jaca Book, Milano 1983, 13- II.1.2.I modelli sapienziali e neotestamentari di Antropologia teologica. Passiamo ora all'epoca del post-esilio, in cui il popolo di Dio dovette convivere con la cultura ellenistica e la sua visione razionalista e fondamentalmente monista del mondo; vediamo come questo <cosmo> divinizzato - percepito come un insieme bello, bello, ordinato, ma assolutizzato, dotato di logos-pneuma immanenti, quindi di leggi proprie da riconoscere ed osservare (in questo consiste la sapienza) - rischi di prendere il posto di Jahwè. Ma anche in questa situazione culturale, lungi dal secolarizzarsi, lo jahwismo purifica e assume nell'integra fedeltà all'unico Dio creatore e salvatore la nuova visione di vita. I libri sapienziali riflettono la nuova situazione culturale, con le sue prospettive più oggettive del mondo; si cerca avidamente la sapienza, come retto modo di gestire la propria vita, in tutti i suoi aspetti. Ma l'intera operazione sapienziale si svolge davanti a Jahwè salvatore e creatore universale, nell'atmosfera propria dell'alleanza: l'inizio della Sapienza è infatti il timore di Dio.24 Il risultato di questo impegnativo discernimento è una visione di fede più perspicace dei rapporti tra il Dio creatore e salvatore ed il cosmo: la sapienza avidamente ricercata nell'esperienza umana viene in definitiva da Dio, è una sola cosa con Lui, è il suo progetto creatore, è stata diffusa dappertutto , ma la sua sede privilegiata è la legge ed il culto di Israele; essa fa gli amici di Dio. Il fondamento antropologico di questa lettura è ancora l'uomo capace di Dio, creato secondo la sua immagine (Sir 17,112;Sap 2,23): egli è invitato ad aprirsi alla sapienza creatrice per la gestione di un mondo di cui meglio si percepisce la consistenza. Possiamo quindi intuire come il vertice di questo discernimento che congiunge autonomia e consistenza ricevute, di creazione, con la comunione più intensa con la vita di Dio, sarà sviluppato nella nuova alleanza in Cristo. Il progetto sapiente di Dio creatore e redentore si realizza in Cristo, inteso sin dalla fondazione del mondo, perché siamo in Lui figli santi ed immacolati, a lode della sua gloria (Ef 1,3-12). Cristo svela l'uomo all'uomo e, manifestandogli l'amore del Padre scende in profondità nella sua vita umana, illuminando e redimendo le situazioni essenziali della sua esistenza.(Cfr GS n 22). Mentre Cristo libera il cuore dell'uomo dal peccato e 43.;R. MINNERTH,Le chrétiens et le monde, Gabaslda, Paris 1983,1-37. 24 Cfr F. FESTORAZZI, Il valore dell'esperienza e la morale sapienziale, in Fonfmaenti biblici della teologia morale. Atti della XXII Settimana biblica, Paideia, Brescia 1973, 117-146; W. KERN, Interpretazione teologica dela fede nella creawzione, in Mysterium salutis 11/2 : La storia della salvezza prima di Cristo, Queriniana, Brescia 1970,73-77 dall'egoismo, mentre manifesta con autorità la volontà divina sui fatti decisivi religiosi ed etici della vita dell'uomo (per es. sacerdozio, famiglia, accoglienza dei deboli, tutto sempre in relazione a Lui, norma, alfa ed omega della vita umana), lascerà piuttosto all'uomo di penetrare responsabilmente le leggi particolari della creazione. La libertà del cuore, la grande legge della carità, rende atti a ricercare le leggi di una natura creata buona, anche se l'uomo deve restare vigilante, attento a Cristo, perché fragile e peccatore, perché passa la figura di questo mondo.25 Notiamo come in questa situazione neotestamentaria di serrato dialogo col mondo, riappare la categoria dell'immagine di Dio: essa è il Cristo, nuovo e definitivo Adamo, redentore, cui dobbiamo conformarci; già il primo Adamo appare come tipo, abbozzo deturpato dal peccato, del futuro e definitivo, Cristo Signore (Col 1,15; 1 Cor 15,45-49; 2 Cor 3,18-4,2; Rom 5,14; Rom 8,29).26 III. L'Antropologia teologica fiorita nel post-concilio. Questo modello conciliare di una visione dell'uomo così radicata nella S. Scrittura, così capace di restituire al pensiero cristiano identità e capacità di dialogo, ha indotto quasi tutti i Trattatisti a lasciare il nome ( non i contenuti) del <De Deo creante et elevante>, per accogliere, con varianti significative, il titolo di Antropologia teologica27: se il trattato si limita alla Creazione, creazione in Cristo, creazione dell'uomo secondo la pienezza dell'immagine di Dio, cioè Cristo,redentore dell'umanità, si aggiunge volentieri l'aggettivo <fondamentale> Pionieri di questa svolta antropologica di sensibilità e titoli, sono stati i Professori,ancora della Gregoriana, M.Flick e Z. Alszeghy, miei maestri. Dopo dispense in latino ad uso degli studenti, pubblicavano nel 1969 un testo di Fondamenti di una 25 Cfr G. MARTELET, Il Primogenito di ogni creatura. Abbozzo di una visione cristologica della creazione, in Communio, n 1/1976, 34-47. R. COSTE, Dimensioni politiche della fede, Cittadella, Assisi 1973,54-58; H.U. von BALTHASAR, Neuf thèses pour un éthique chrétienne; H. SCHURMANN, La question du caractère obligatoire des jugements de valeur et des directives morales du Nouveau Testament ( testi approvati in forma generica dalla Commissione teologica internazionale), in Enchiridion Vaticaunm , vol V (1974-1976), EDB 1980, 612-661. 26 Cfr S. MOSCHETTI, La legittima autonomia delle realtà terrene. Riflessioni sulla <Gaudium et spes>, Civiltà Cattolica 1984 IV 428-440. 27 Ricordiamo alcuni dei trattati più usati : I. SANNA, Chiamati per nome, Antropologia teologica, ed.San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1994;L.F. LADARIA, Antropologia teologica cit.; G. GOZZELINO,Vocazione e destino dell'uomo in Cristo, Saggio di Antropologia teologica fondamentale (protologia), Elle dici Leumann (To) 1985,G. COLZANI, Antropologia teologica, l'uomo paradosso e mistero, Corso di teologia sistematica 9, EDB 1997 Antropologia teologica28, con i contenuti dei loro precedenti trattati, <il Creatore>, <Il Vangelo della grazia)29. I Contenuti de <il Creatore> sono esposti, con sensibilità antropologica, nel Libro primo, dal titolo significativo : l'uomo sotto il segno di Adamo; i contenuti de <Il Vangelo della grazia> nel Libro secondo :L'uomo sotto il segno di Cristo. Come ogni svolta teologica, ha conosciuto contestazioni : specialmente la teologia del peccato originale attraversava un momento delicato. Il P. Alszeghy, specialista di creazione (gli si può attribuire una paternità particolare del Libro primo, l'uomo sotto il segno di Adamo),organizza la materia in tre parti :l'uomo creatura di Dio, l'uomo immagine di Dio, l'uomo alienato per il peccato. I contenuti dell'<Uomo sotto il segno di Adamo>, del P. Alszeghy, sarebbero degni di ampie considerazioni; un'opera da pionieri, che ha conosciuto sviluppi nell'opera del Padre L.F. Ladaria, successore nell'insegnamento di Antropologia teologica alla Gregoriana. Passiamo ora ad esaminare il nostro cammino locale. IV. Il <De Deo creante et elevante> nel periodo cuglieritano. Ne abbiamo documentazione scritta: nel <Cursus theologicus a professoribus facultatum Cheriense et Kurulitanae exaratus>, il vol. II, opera di C. Bozzola, presenta il titolo: <De Deo uno et Trino, de Deo creante et elevante>30. Esposizioni chiare, sintetiche, certo nello stile neoscolastico, che già conosciamo, con i suoi vantaggi , ed i suoi limiti. Nell'annuario della Facoltà compare come testo del corso per l'ultima volta nell'anno accademico 1957-1958; il P. A. Perego che tiene il corso, vi aggiunge. come testo di riferimento, la parte I della Summa di S.Tommaso. Nell'anno accademico 1960-1961, lo stesso P. Perego, al posto del trattato del P.Bozzola, nomina il testo prodotto dai Gesuiti delle facoltà teologiche spagnole, della stessa qualità neoscolastica, molto più voluminoso.31 Mi sembra segno di grande sensibilità teologica, desiderio velato di superamento dei limiti della neoscolastica, che ai testi neoscolastici (P. Bozzola ha il pregio della sobrietà), 28 M. FLICK, Z. ALSZEGHY, Fondamenti di una antropologia teologica, nuova collana di teologia cattolica 10, lib. ed. Fiorentina, 1970 29 M. FLICK - Z. ALSZEGHY, Il Vangelo della Grazia, un trattato dogmatico, nuovo corso di teologia cattolica VI, Lib. ed. Fiorentina 1964;Iidem, Il Creatore, l'inizio della salvezza, ibidem, III, parte II. 30 C. BOZZOLA, De Deo uno et Trino, de Deo creante et elevante, Cursus teheologicus a professoribus Facultatum cheriensis et kurulitanae exaratus, vol II, M.D'Auria ed., Neapoli 1948 31 I.M. DALMAU, I. F. SAGUES,De Deo uno et trino. De Deo creante et elevante. De peccatis, Sacrae Theologiae Summa, Iuxta Constitutionem Apostolicam " Deus scientiarum Dominus" II, B.A.C., Matriti 1955. si aggiunga la Somma di S.Tommaso. S.Tommaso infatti, con più aderenza alla S.Scrittura, porta a maturità gli insegnamenti dei Padri sulla partecipazione delle Persone trinitarie all'azione creatrice dell'Unico Dio. Non solo come questione interessante, ma come fondamentale, strutturante il piano stesso della Somma. Bene riportare una citazione: " Dobbiamo dire che ci era necessaria la conoscenza delle Persone divine per un duplice motivo: in primo luogo per avere una idea esatta circa la creazione del mondo; in secondo luogo e a maggior ragione per avere una idea esatta della salvezza del genere umano, che si realizza per l'incarnazione del Verbo e per il dono dello Spirito Santo" ( S. Th., I, q. 32, art. 1, ad 3.). Tommaso può quindi affermare: " Le Persone divine hanno un influsso causale sulla creazione in base alla natura delle rispettive processioni: Dio Padre ha operato la creazione mediante la sua Parola, che è il Figlio, e mediante il suo Amore che è lo Spirito" (S. Th. I, q. 45,art.VI respondeo). In tal modo le processioni delle Persone costituiscono anche i principi per la produzione delle creature; commenta W. Kern : "Come le realtà sono parola della Parola, così sono pure doni del Dono [ lo Spirito Santo]. Il carattere di parola si manifesta nella possibilità che ha l'essere di conoscere, di essere conosciuto e di avere un'essenza, il carattere di dono nella sua tensione, nella sua attualità, nel suo dinamismo realistico ed efficace, nel suo valore"32 Insegna S.Tommaso, I, q.45, art.7, respondeo :[...] troviamo in tutte le creature la rappresentazione della SS Trinità come vestigia, in quanto troviamo in ciascuna creatura degli aspetti che è necessario attribuire, come a loro causa, alle Persone divine. Infatti ogni creatura sussiste nel proprio essere, ha inoltre una forma che ne determina la specie, e finalmente un ordine verso qualche altra cosa. Allora diciamo che in quanto essa è una sostanza creata rappresenta la causa o principio: e così indica la persona del Padre, che è principio senza principio. In quanto poi ha una data forma o specie rappresenta il Verbo, poiché la forma dell'opera d'arte deriva dal verbo mentale dell'artista. Finalmente in quanto la creatura dice ordine o tendenza, offre una somiglianza con lo Spirito santo che è Amore." Valgono per noi come traccia e vestigio della SS Trinità non una qualche considerazione superficiale o aggiunta delle cose, ma quello che fondamentalmente sono, secondo la loro intrinseca unità sostanziale, verità e bontà : in altre parole i trascendentali della tradizione metafisica. Questa 32 W. KERN,Interpretazione teologica della fede nella Creazione , in J. FEINER-M. LOHRER, Mysterium salutis, 4, cit., 121. riflessione è avvenuta nell'ambito del pensiero cristiano, alla luce dell'intelligenza del Mistero trinitario del Dio rivelato, Uno-Tripersonale, per le relazioni di origine secondo conoscenza ed amore, generazione del Figlio, comune spirazione dello Spirito Santo; il rigore teologico-metafisico di Tommaso ci avvisa trattarsi di attribuzioni alle Persone divine. Accenniamo a questo contributo fondamentale della Summa di S.Tommaso, perché assicura l'unità qualificata del suo Pensiero teologico e filosofico, il piano della Summa; ma senza confusioni tra il primato del dato rivelato e la susseguente riflessione filosofica. L'uomo,in quanto creato secondo l'Immagine di Dio, nella sua vita morale spirituale, può realizzare la grandiosa <circulatio> di riportare a Dio tutta la realtà creata (II Parte della Summa); questo avviene per l'Incarnazione sino alla Passione e Risurrezione del Verbo, la missione dello Spirito Santo, concretamente nella vita sacramentale della Chiesa (III Parte). Mi sembra che la considerazione della Summa di S.Tommaso nei programmi del< De Deo creante et elevante> negli anni cuglieritani, sia un segno bello del desiderio di superare la neoscolastica, per esempio quella consegnata, con grande scientificità, nel corso dei Gesuiti spagnoli. Il rigore con cui procede S.Tommaso, cui i neoscolastici erano correttamente attenti, qualificava, non bloccava minimamente, come nei loro testi, una prospettiva trinitaria cristologica, pneumatica dell'intera storia salvifica. La dottrina delle attribuzioni, che riferiva alle Persone divine le qualità fondamenteli della creatura filosoficamante considerata, evita ogni insostenibile identità tra il dato rivelato e quello naturale, ma contemporaneamente permette una fondata visione universale, sapienziale dell'opera di Dio salvatore dell'uomo, per Cristo, nella vivificazione dello Spirito Santo. Altro limite della neoscolastica, in questo poco fedele ai suoi stessi principi, già l'abbiamo notato, era una certa aria di sufficienza verso quei dati delle scienze sperimentali più recenti, che stimolavano l'elaborazione di esegesi e speculazioni teologiche più fedeli alla stessa rivelazione, senza anacronistici concordismi. Ci piace notare come nell'opera del P.Perego, edita dalla Morcelliana nella Biblioteca di scienze religiose, dal titolo la Creazione33, si nota una buona informazione sulle scienze moderne, come nella sua opera sulla Grazia, stesso editore e collana, un buona informazione, partecipata, della discussione sul Soprannaturale ormai in corso. La vita teologale di Cuglieri non è trascorsa senza 33 A. PEREGO, la Creazione, Biblioteca di scienze religiose, sez. I, Teologia, Morcelliana, Brescia 1958 Id., La Grazia, ibidem 1960 prospettive; notiamo anche la citazione , come testo, da parte del P. Mario Serra, dell'opera di Flick-Alszeghy, Fondamenti di antropologia teologica, nell'Annuario dell'ultimo anno di Cuglieri, Anno accademico 1970-1971. Passiamo quindi al periodo cagliaritano, in cui posso parlare in prima persona, una sezione io, meglio noi perché ogni trattato deve sempre inserirsi nell'insieme degli studi teologici. V. La svolta cagliaritana : Fondamenti di Antropologia teologica. V. 1 Un po di storia. Sfogliando l'annuario della Facoltà nel periodo cagliaritano, dall'anno accademico 1971-1972, notiamo che il trattato da me costantemente insegnato, presenta , sino all'anno accademico 1985-86 , l'indicazione <Dio creatore, la giustizia originale, il peccato; questioni di cosmologia connesse con i trattati dogmatici.> Evidentemente avrei preferito il titolo che compare dall'anno accademico 1985-86 : <Fondamenti di [una] Antropologia teologica, questioni teologiche e filosofiche connesse con l'ipotesi scientifica dell'evoluzione>. Non ho voluto sollevare questioni con la direzione accademica che preferiva elencare i contenuti, sui quali si sviluppavano gli interrogativi antropologici, per delineare,nel contesto e al servizio illuminato della cultura attuale, i fondamenti della visione rivelata dell'Uomo. Sempre bene indicare il quadro teologico di riferimento : così la svolta di Anropologia teologica viene meglio percepita, in modo costruttivo. Mi domandavo come si potesse unire ad un trattato teologico la questione, certo importantissima, della filosofia della natura, la cosmologia. Ho sempre fatto notare come è stata la visione sapienziale, matura, unitaria del pensiero cristiano ad assicurare il contesto culturale in cui è potuto decollare, con rigore, il metodo sperimentale razionale, all'inizio del 1600 per la genialità di Galileo Galilei; come a questa maturazione filosofica ha certo contribuito l'elaborazione teologica,per la genialità di Atanasio e anche del suo amico il sardo Eusebio, della categoria cristologica, <sostanza ,consustanziale>, che indica l'identità di Cristo col Padre: la persona filiale di Cristo sta dalla parte del Creatore, una sola sostanza con Lui, non della creatura. Questa preziosa indicazione, dell'essere Cristo una sola cosa col Padre, costituisce l'affermazione centrale della vita Trinitaria professata nel Credo Niceno-costantinopolitano, introduce alla corretta comprensione della partecipazione di Cristo alla creazione :" per Quem omnia facta sunt". Giova ancora ricordare come la stessa categoria della consustanzialità sia servita a Calcedonia ( vi troviamo un altro sardo geniale, il diacono di Leone Magno, Ilaro, poi suo successore) ad indicare l'umanità integra del Signore Gesù, consustanziale alla nostra: un fondamentale riferimento antropologico. Come la stessa categoria <sostanza> sarà ancora preziosa nel dogma eucaristico, per indicare l'identità tra in corpo dato e il sangue versato nel Sacrificio eucaristico con il corpo e sangue del Crocifisso glorioso; la differenza sta solo nelle specie conviviali del pane e del vino, il suo modo di apparire a noi pellegrinanti: un fondamentale riferimento per la Chiesa corpo di Cristo, che si costituisce in pienezza e vive per la celebrazione e la comunione al Corpo eucaristico. Offerte queste indicazioni preziose per il dogma Cristico, Antropologico ed Eucaristico-ecclesiale, che si radicano nella teologia della creazione, mi è stato graditissimo il ripristino del corso filosofico di Cosmologia. 34 Dopo queste premesse del quadro storico, passiamo ai contenuti dell'insegnamento cagliaritano dei fondamenti di Antropologia teologica. V.2.Metodo generale, e teologia biblica. Ho sempre conservato come guida metodologica quanto richiesto da Vaticano II, al n 16 dell'Optatam totius: "Nell'insegnamento della teologia dogmatica , prima vengano proposti gli stessi temi biblici; si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chiesa Orientale ed Occidentale nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole verità rivelate; nonché l'ulteriore storia del dogma, considerando anche i rapporti di questa con la storia generale della Chiesa. Inoltre , per illustrare quanto più possibile i misteri della salvezza gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne il nesso per mezzo della speculazione, avendo S.Tommaso per maestro; si insegni loro a riconoscerli presenti ed operanti sempre nelle azioni liturgiche ed in tutta la vita della Chiesa; ed essi imparino a cercare la soluzione dei problemi umani alla luce della Rivelazione, ad applicare le verità eterne alle mutevoli condizioni di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei." Mi sono sempre più convinto della preziosità metodologica di questo ordine, nel ricercare la visione rivelata dell'uomo: ricercarne i suoi fondamanti anzitutto nella rivelazion biblica, seguirne poi lo sviluppo, la crescita nel pensiero cristiano (che è sempre in dialogo con altre prospettive, culture come già avveniva ai tempi del costituirsi della S. Scrittura), ci offre i contenuti di intelligenza della Fede, ci attrezza ad un dialogo fecondo, costruttivo, con la cultura e le difficoltà di oggi. Relazioni tra Dio dell'Alleanza e Dio della creazione, un unico Dio, che diventerà nel Nuovo testamento relazioni tra la 34 E' stato opportunamente affidata al Padre C. Ferraris SJ, che univa competenze filosofiche e Fisiche ( Ingegnere del politecnico di Torino); per poi essere attribuito a me a partire dall'anno accademico 1989-1990. Oltre all'attrezzatura naturalistica e filosofica era necessaria anche competenza universitaria in Fisica, per cui risultò preziosa una consulenza, collaborazione di fisici competenti, come il Prof. Don Camillo Giori e poi il Prof Nazario Zucca. pienezza della rivelazione del Dio Uno Trinitario in Cristo e la creazione. Focalizzarle bene sin dall'inizio del trattato, nel loro rivelarsi e nel loro svilupparsi nel pensiero cristiano, ci allena a situarci bene nelle difficoltà dell'oggi, ricevere luce sapienziale per orientarci, risolverle. Ricordiamo ancora una volta come, nell'attuale stato di peccaminosità universale, da quanto sappiamo del costituirsi del testo ispirato del Pentateuco, è Jawhe il Dio unico, personale, trascendente dell'Alleanza ad essere riconosciuto come l'unico creatore. Il movimento della rivelazione procede dal Dio della alleanza, accolto, riconosciuto, al Dio della creazione. Certo sempre ricordando che la capacità di conoscere il creatore è costitutiva dell'uomo, esercitabile anche dai pagani (Rm 1,18-20), viene correttamente riattivata nel contesto della rivelazione storica. Ugualmente è necessario interrogare i libri sapienziali: viene ridimensionato il cosmo ellenistico, monistico, per affermare il Dio della creazione, alleanza, che lo ha creato con sapienza, immettendovi questo suo progetto di saggezza: l'uomo lo deve ricercare, per divenire familiare di Dio, vivere moralmente, gestire con efficacia e realismo la sua vita; l'Israelita individuerà la fonte della sapienza già nella sua legge e nel suo culto.35 Questa vicinanza estrema del Dio della creazione-alleanza alla vita dell'uomo già prelude all'Incarnazione del Verbo. Nella storia evangelica Gesù di Nazareth si mostra perfetto conoscitore dell'opera del Padre, con cui opera per illuminare e risanare l'uomo; e Giovanni e Paolo potranno ulteriormente affermare espressamente che tutto è stato creato in, per, verso Cristo, per essere in Lui ricapitolato.36 Nel delineare la visione rivelata dell'uomo, in ogni tappa della storia salvifica, è sempre necessario anzitutto accogliere gli eventi storici della rivelazione, sino al loro vertice, che tutti li qualifica e li ricapitola in sè nella <pienezza> di Cristo, novità assoluta di essere l'Immagine, Logos, Parola filiale del Padre umanamente espressa; è a partire da questi eventi convergenti divinamente ricapitolati in Cristo che si può dare corretta lettura delle molteplici e unificate dimensioni costitutive l'umano. 35 Cfr M. GILBERT-J.N. ALETTI, La sapienza e Gesù Cristo, Gribaudi, Torino 1981;M. GILBERT ed., La sagesse de l'Ancien Testament, Ducolot-Gembleaux-University press-Leuven 1979;G. LARCHER, Etude sur le livre de la sagesse, Gabalda, Paris 1969; ASS. CATH. PUR L'ETUDE DE LA BIBLE, La sagesse biblique de l'ancien au nouveau testament, Lectio divina 150, Cerf, Paris 1995 36 Cfr G. MARTELET, Il Primogenito di ogni creatura. Abbozzo di una visione cristologica della creazione, in Communio n 1/1976, 34-47; A. FEUILLET,Le Christ sagesse de Dieu, Gabalda, Paris 1966 La dimensione creaturale dà la consistenza propria dell'uomo e del suo mondo, sempre in radicale dipendenza da Dio nell'esistere e nell'operare; ma tutto qualificato in Cristo, l'Immagine in pienezza del Dio invisibile, alfa ed omega dell'umanità, perché sempre più sia conformata a Lui, che ne assicura la coesione sociale, la solidarietà. L'accoglienza di Cristo, amato di più perché <pleroma> pienezza divina umana di grazia ,di sapienza, scienza, verità (Col 1,19; 2,3.9;Ef 1,22s;4,11-16; Gv 1,14-18), ci permette di ottenere una integrazione vera, ordinata di basar-nefes, soma, sarx-psychè, corpo ed anima, nella forza della Ruah, lo Pneuma, lo Spirito Santo; unità che tocca il leb, il cuore stesso intellettivo ,volitivo, consapevole in retta coscienza. In prospettiva di Cristo, Parola, Immagine filiale del Padre umanamente espressa, una sobria antropologia teologica delle prospettive e categorie bibliche risulta convincente, vero fondamento degli ulteriori sviluppi del pensiero cristiano, capace di riorientarlo, se smarrisce il cammino. Alla neo scolastica, con i suoi corretti programmi sapienziali, organici mancava specialmente una antropologia biblica, cristofondata e qualificata. Graditissima mi è poi stata l'accoglienza della <Fides et ratio>, un discorso sapienziale, amplissimo, ricupero di una filosofia cristiana ( vera filosofia perché sviluppata con proprio metodo filosofico, ma nell'ambito e con lo stimolo della rivelazione cristica n 76), che pone nel suo cuore l'evento dell'Incarnazione-pasqua, per affermare che l'unico Dio dell'Alleanza, suo vertice la Pasqua di Cristo, è anche l'unico universale creatore ( nn 16 e 34). L'unico Dio dell'Alleanza, essendo l'unico creatore fa rivivere in Genesi, Sapienziali, Salmi le culture mediorientali, egizie, certo totalmente purificate, rinnovate per esprimere correttamente, anche nelle loro prospettive, la creazione e la sapienza dell'unico Dio creatore e salvatore. Mi ha confermato, la <Fides et ratio> nn. 36-41, che per cogliere la visione rivelata dell'uomo nei tempi dei Padri, dobbiamo seguire il cammino storico del pensiero Cristiano; il Dio della Salvezza, unico creatore ha in sè una forza di luce, carità, capace di accogliere aspetti buoni ( i germi del Verbo di Giustino) di ogni cultura, purificarli, rinnovarli sulla misura di Cristo, pienezza del Logos37, Immagine filiale del Padre, sino al formarsi , opera sempre imperfetta e da portare avanti, una omogenea cultura cristiana.38 V.3. Ireneo e la logos-teologia dei Padri. Un corso di Antropologia teologica fondamentale deve essere molto sobrio; non è un corso monografico, ma alcune 37 Cfr S. GIUSTINO I Apologia 46 Cfr B. SESBOUE, ed., Histoire des dogmes, T. II, L'homme et son salut, Deslée. Paris, 1995, 29-592; L. SCHEFFCZYK, Histoire des dogmes, T.II, fascicule 2a, Creation et providence, Cerf, Paris 1967, 55-117 38 tappe storiche del costituirsi di una sistematica cristologica-antropologica sono così decisive che devono essere colte. Come il primo costituirsi di una teologia dogmatica a servizio della vita e del pensiero dell'uomo creato e redento secondo l'Immagine di Dio, Cristo: penso ad Ireneo di Lione, la sua genialità del costruire una teologia, potremmo dire biblica, con categorie tratte soprattutto dai libri sacri, diffidenza verso speculazioni sbrigliate, immature che portano nella gnosi dualistica ad un completo snaturamento del pensiero e vita cristiana. 39 Ireneo riesce perfettamente nel suo intento di restituirci l'Immagine vera dell'Uomo, perché esamina e organizza tutto nella luce e prospettiva dell'evento di Cristo,la sua Pasqua, che l'Eucaristia, vera coppa della sintesi, rende presente40. La sua vita e croce, già attiva in tutte le tappe dell'<economia divina>, tutte le riassume e ricapitola in se, restituendo all'uomo il senso della bontà fondamentale del creato, del suo stesso corpo, plasmato dalle due Mani del Padre, il Verbo e lo Spirito Santo,ad Immagine dell'incarnando Cristo. In questa sintesi poderosa, corretta, cristologica tutte le prospettive bibliche trovano consistenza ed ordine; l'uomo, i riferimenti, la fonte del suo impegno morale e spirituale nella verità e carità verso la beatitudine. Anche una ben riuscita teologica biblica deve ancora cercare di esprimersi in categorie culturali più concettuali, come quelle ellenistiche proprie del primo ambito dell'Evangelizzazione, se vuole dimostrare la forza di un cristocentrismo, pienezza di tutti i tesori della scienza e della sapienza, a dimensioni di tutta la creazione, le culture umane. In antropologia teologica è necessario seguire quella via, già indicata da Giovanni e da Paolo, di Cristo logos, di Cristo eikon, Parola Immagine filiale del Padre. Un cammino lento, ma facilmente rintracciabile nel formarsi del Credo Niceno-costantinopolitano41, nel Concilio di Calcedonia. Certo, seguendo il cammino teologico del logos ed eikon notiamo numerose dispersioni di prospettive; la linea ariana, più pericolosa perché tocca la Persona divina del Verbo incarnato, Immagine, consostanziale, del Padre invisibile, ma 39 IRENEO di Lione, Contro le eresie e gli altri scritti, a cura di E. Bellini, Jaca Book, Milano 1979; B. SESBOUE, Tout recapituler dans le Christ, Christologie et soteriologie d'Irenée de Lyon, Deslée, Paris 2000 40 Cfr B. SESBÖUE, Tout recapituler dans le Christ, cit., 137, 157-159. Ad. haer. V,18,5; V,2,3. 41 Cfr J.N.D. KELLY, I simboli di fede della Chiesa antica, ed. Dehoniane Napoli 1987; R. CANTALAMESSA, Cristo immagine di Dio, le tradizioni patristiche su Colossesi 1,5, in La cristologia di S. Paolo, Atti della XXIII Settimana biblica, Paideia, Brescia 1976, 259-288. anche la linea nestoriana, che tende a ridurre Gesù ad un modello storico; la linea alessandrina, che esaltando il logos e l'anima umana come Immagine di Dio, non riesce a conservare in tutto l'unità dell'uomo, che sta tutto davanti a Dio, creato secondo l'Imagine di Cristo. Amo sempre ricordare come sono stati i Concili cristologici, Nicea ,Efeso e Calcedonia ad assicurare, nella prospettiva e partecipazione a Cristo, le dimensioni rivelate dell'uomo: la sua creazione secondo l'Immagine consustanziale del Padre, come questa Immagine, nella sua natura umana consostanziale a noi, è perfetta in anima, le sue facoltà spirituali, e corpo, in inscindibile unità, senza alcune confusione.(DH 301-302; 553-559) La cristologia è la salvezza dell'antropologia : non è infatti Cristo l'Immagine modello, divina-umana, secondo la quale siamo stati creati e redenti, per parteciparne sempre più intensamente, di gloria in gloria ?( Cfr 2 Cor 3,12-18). Mi piace sempre ricordare e anche ispirarmi, alla genialità di fede intelligente dei sardi Eusebio ed Ilaro, vicini a Atanasio e Leone Magno, il primo nella questione dell'Arianesimo, Nicea, il secondo nelle questioni dell'umanità di Cristo, ad Efeso-Calcedonia. Atanasio-Eusebio, Leone MagnoIlaro hanno confermato la Chiesa nell'identità di Cristo Verbo incarnato,ed in lui dell'uomo, in ogni aspetto fondamentale della sua vita. V.4 L'uomo creato secondo l'immagine di Dio, nella grande sintesi sapienziale di Tommaso d'Aquino. Certo, bisogna aspettare il XIII secolo perché la logos teologia maturi nella sapienza teologicafilosofica, trinitariamente fondata, cristologicamente e pneumaticamente costruita verso una conclusione eucaristica, una <causa> finale che qualifica tutto il percorso. Il piano della Somma di S.Tommaso. Se la Chiesa dal Tridentino in poi chiede costantemente ai teologi di ispirarsi a S.Tommaso non è certo per farci guardare al passato : ma per ricordarci che una sapienza cristiana, capace di visioni corrette ed unificanti ogni contesto di vita e cultura, risulta possibile ( Fides et ratio n 85). L'impianto cristologico-trinitario della Summa, qualificante la stessa creazione, che permette una vita moralespirituale, secondo virtù, beatitudini doni dello Spirito Santo, comandamenti dell'uomo creato secondo l'immagine di Dio Cristo, nel contesto della vita sacramentale eucaristica della Chiesa è sempre rinnovabile, per qualificare, rilanciare il pensiero e la vita dell'uomo in ogni tempo e cultura. Evidentemente con tutto il progresso dell'esegesi, delle questioni antropologiche variamente specificate da aggettivi opportuni, filosofici, culturali....., quando , fedelmente alla realtà dell'uomo, non si chiudono in se stesse, ma restano aperte ad integrazioni più ampie e caratterizzanti, di sapienza universale filosofica ed infine teologica. Dobbiamo constatare, si tratta di vera , non impugnabile verità storica, che solo in questo contesto sapienziale di un uomo cristiano che sicuro della sua identità di essere creato secondo l'immagine di Dio, sa chinarsi con fiducia sulla sua opera, anche fisica, sicuro di poterne trovare l'intelligibilità iscritta, anche a livello di misure quantitative, matematicamente e geometricamente espresse, assistiamo al decollo corretto del metodo sperimentale razionale; un decollo opera geniale di Galileo, che ha saputo formulare un metodo corretto, proporzionato all'oggetto studiato, che ha portato alla crescita esponenziale delle scienze e delle susseguenti tecniche.42 V.5. Il dramma della separazione tra fede e ragione; una ragione impoverita. Certo la storia della teologia, e anche la Fides et ratio nn 45-48, ci avvisano della difficoltà del pensiero cristiano a gestire in modo armonico il parto utilissimo ed impegnativo, da lui solo realizzato, delle nuove scienze sperimentali razionali. Nominalismo, opposizione della theologia crucis e theologia gloriae nella riforma, razionalismi di appiattimento matematico geometrico, empirismi sensitivi e trascendentalismi kantiani, dialettiche dell'idea assoluta o della materia pure essa assoluta, antropologie della morte di Dio ne sono stato, in modo variegato, il sintomo, il frutto. I Fondamenti di Antropologia teologica richiedono sobria conoscenza di questi percorsi difficili di un pensiero cristiano, poi post cristiano, di corto respiro, con frutti esiziali, pur in tanta molteplicità di dati parziali interessanti e utili. Una Chiesa che celebra fedelmente L'Eucaristia, in comunione obbediente col Successore di Pietro ed il Collegio apostolico, può generare la luce ed energie morali-spirituali per pazientemente illuminare, purificare, riportare ad unità, ricostruire una visione sapienziale rispettosa della realtà umana.43 E' stato il progetto del Vaticano I: rinnovare una fede sobriamente intelligente su Dio creatore, sulla creatura partecipe, in modo limitato della bontà e verità divina; un Dio rivelatore della sua vita intima, che offre soprannaturalmente a noi, e che insieme favorisce il retto uso della ragione sulle realtà salvifiche ancora a portata dell'uomo (Cfr DH 3005). V.6. Il contesto favorevole del Vaticano II. Progetto completato dal Vaticano II, il suo accentuato cristocentrismo, la sua visione sapienziale dell'uomo, aperta a tutto l'umano, stimolante il retto esercizio della ragione e del cuore; avendo come riferimento, ispirazione la pienezza dell'Immagine di Dio, Il Verbo incarnato, fondamento della 42 Cfr S.L. JAKI, La strada delle scienze e le vie verso Dio, Jaca Book, Milano 1988 Cfr PETER HENRICI, La Chiesa e la filosofia, in ascolto della <Fides et ratio>, Gregorianum 80 (1999) 635-544 43 creazione ed operante nella sua Pasqua la redenzione, vero alfa e omega della Persona e dell'umanità intera. Muovendoci sin dall'inizio nella prospettiva biblica di una creazione cristofondata e finalizzata, la sua comprensione nella grande teologia del sec. XIII, si accoglie volentieri il frutto del grande lavoro di H. de Lubac per migliorare l'intelligenza teologica delle relazioni tra il Soprannaturale cristico e la natura.44 Una riflessione che si differenzia da quella neoscolastica in quanto parte non dalla natura, ma dal dato rivelato soprannaturale ; infatti tutto è creato e redento in Cristo, una natura pura non è mai esistita. Necessaria ugualmente l'affermazione della natura, il soggetto creato che riceve fin dall'inizio, in assoluta gratuità, la stato soprannaturale cristico; una intima e qualificante presenza del Soprannaturale nella natura umana, senza alcuna confusione, come al suo livello di unione ipostatica in Cristo, si realizza tra il divino e l'umano: <inseparabiliter, inconfuse>.( DH 301-302;358) Il Vaticano II usa con molta sobrietà la categoria del soprannaturale, ma si muove nell'ambito di una tradizione viva, che de Lubac ha cercato di porre meglio in risalto; il Concilio l'ha espressa con le categorie nuove di una <legittima autonomia delle realtà terrene>45. Le relazioni tra il soprannaturale cristico e la natura umana risultano particolarmente preziose nell'impostare il discorso sulla vita spirituale morale dell'uomo, come espresso nella Enciclica <Veritatis splendor>46. Specialmente il dialogo col mondo comune dei problemi umani ne ha pericolare necessità, come abbiamo già notato nella GS, come è ormai esperienza vissuta, con fatica e speranza, nei nostri giorni. V.7. Il peccato originale, senso pieno rivelato di come l'uomo solidale, peccatore sin dall'inizio, viene redento dal Crocifisso glorioso. I fondamenti di Antropologia teologica richiedono per la loro completezza, come troviamo già insinuato nel Perrone, ancor più accentuato nel Palmieri e negli autori di casa nostra, una trattazione del Peccato originale. Rientra nei fondamenti, perché, pur essendo opera volontaria dell'uomo sin 44 H. de LUBAC, Il mistero del soprannaturale, Opera omnia, vol 11, Jaca Book Milano 1978; ID., Piccola catechesi su natura e grazia, in Spirito e libertà, ibidem, vol 13, 1980, 11-100 45 Cfr S. MOSCHETTI, La legittima autonomia delle realtà terrene: Riflessioni sulla Gaudium et spes, Civiltà Cattolica 1984 IV 428-440 46 Cfr I. BIFFI, La prospettiva biblico-cristologica della Veritatis splendor, in G. Russo, ed., Veritatis splendor, ed. Dehoniane Roma 1993, 87-96; M. RHONHEIMER, Autonomìa y teonomìa moral segùn la enciclica Veritatis splendor, in G. Del Pozo Abejon ed., Comentarios a la Veritatis splendor, B.A.C. Madrid 1994, 87-96; A. BONANDI, Veritatis splendor, trentanni di teologia morale, Glossa, Milano 1996. dagli inizi, influisce sulle relazioni con Dio, tutte le relazioni sociali, di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Certo, è sempre da considerarsi li dove viene in pienezza rivelato e redento :la Croce gloriosa di Cristo. Una grazia sovrabbondante, come ama in modo quasi martellante affermare S.Paolo, Rm 5, 15-21, capace di superare, per chi la accoglie, le deficienze solidali di grazia conseguenze del peccato originale. Essendo il Peccato originale un senso pieno della Scrittura, manifestatosi in una continua tradizione viva che, attraverso Agostino ci porta alla sua definizione a Trento, è necesario visitare con attenzione la grande crisi del pensiero e della vita cristiana del secolo della Riforma.47 Una visione pessimista dell'uomo, perché l'elevazione soprannaturale, sembrando richiesta necessariamente dall'umano creaturale, nella sua perdita è sconvolgimento totale della creatura uomo. In questa prospettiva risulta problematica anche la sua corrispondenza attiva alla grazia ridonata dalla Croce di Cristo. L'accordo sulla giustificazione del 30/10/ 199948 ha rilanciato il dialogo ; secondo la tradizione viva della ChiesA, una qualificata vita morale-spirituale in tutte le vocazioni, attraverso una impegnata lotta spirituale che la grazia del Crocifisso glorioso rende possibile e gradita, si può sempre rilanciare; con l'umiltà propria del cristiano programmare con perseveranza.( DH 1515; Catechismo della Chiesa Ccattolica 407) L'attenzione al Peccato originale, abbondantemente redento nella Croce gloriosa di Cristo, rende realistica ogni forma di educazione e autoeducazione, per fare rifiorire la vita personale e comunitaria della Chiesa. La piena vittoria sulle deficienze frutto del peccato originale si ha quando, ad imitazione dell'Immacolata concezione, da cui esce solo del bene per tutti, corrispondendo generosamente alla propria vocazione, tutte le mediazioni subordinate della grazia di Cristo, sacerdotali, di vita consacrata, familiari, laicali vengono progressivamente in pienezza riaperte, esercitate. La neoscolastica, neotomismo intendevano le stesse finalità; esse ci sono poste con più lucidità a disposizione nelle prospettive migliorate, secondo il Vaticano II di una Antropologia teologica, che cerca di porre più in luce la vera 47 Cfr P. GUILLY, ed., La culpabilité fondamentale. Péchè originel et anthropologie moderne, Duculot-centre interdisciplinaire des Facultés catholiques, Gembleaux-Lille 1975; L. LIGIER, Péchè et conaissance, essai de Théologie biblique sur le péchè d'Adam et le péchè de l'homme, Pont. univer. gregoriana Paris 1960; ID., Péchè d'Adam et péchè du monde. Bible-KippurEucharistie, Le nouveau Testament, Aubier, Paris 1961. M. FLIK-Z. ALSZEGHY, il peccato originale,, BTC 12, Queriniana, Brescia 1972 48 Cfr S. M. MOSCHETTI, La giustificazione luterana per la sola fede e la sua integrazione nella celebrazione e nel credo della chiesa, in Theologica & historica, XV (2006) 63-94 sinfonia del dogma per la pienezza della vita dell'uomo. Questa sinfonia richiede la correttezza di tutte le note e spartiti; se viene meno, con sfasatura e stonature, la consapevolezza della nostra costitutiva dimensione creaturale, certo mai separata dalla qualificazione cristologica trinitaria, la sinfonia globale viene compromessa, l'uomo corre pericoli. I neoscolastici ci possono ancora incoraggiare nel coltivare la dottrina della creazione, la dipendenza dal Creatore nell'essere e nell'operare, certo inserita nella qualificazione cristico-pneumatica. V.8 Un buon test che l'antropologia teologica ha raggiunto i suoi scopi si può ritrovare nella teologia-filosofia della libertà, e delle opportune liberazioni. La dimensione teologica della libertà ci riempe di stupore : Cristo, Figlio di Dio totalmente libero nel compiere sempre la volontà del Padre, anche quella già iscritta nella sua SS Umanità, tipica, solidale con la nostra, ci dona una strepitosa libertà, la capacità di volere sempre e solo il vero bene, amarlo e realizzarlo anche nei nemici. Una libertà teologica, perché partecipe dell'ineffabile capacità di amore gratuito del Figlio di Dio: beatitudini (Mt 5-7); inno della carità (I Cor 13), coi frutti dello Spirito (Gal 5,22s), una libertà lesa dal peccato, redenta dalla Croce di Cristo; una liberta che si esercita in una impegnata, talora drammatica lotta col male. Viene così riattivato il pieno esercizio del nostro libero arbitrio, un libertà dai molti condizionamenti umani psichici, sociali, essendo una libertà propria da un soggetto spirituale espresso in un corpo. L'Antropologia teologica è attenta a tutti questi condizionamenti, sa utilizzare anche i contributi scientifici che li pongono meglio in risalto, senza mai cadere in prospettive deterministiche49. L'uomo è anima spirituale espressa in un corpo, cui comunica la sua dignità: è quindi capace di realizzare il vero bene in modo responsabile. Lo Spirito Santo potenzia la libertà umana, capacità di vero-bene responsabile, nella forza inesprimibile della carità divina. Capacità di educazione, autoeducazione, capacità di liberazioni sociali, avendo sempre come norma il valore della persona umana, da promuovere con la partecipazione responsabile di tutti, ricuperando le emarginazioni, nella prospettiva di una società-comunione di Persone.50 49 Cfr L. RULLA, Antropologia della vocazione cristiana, I, Basi interdisciplinari, ed. Piemme, Casale Monferrato 1985. 50 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Libertatis nuntius, AAS 75 (1984) 876-909; ID., Libertatis conscientia, AAS 79 (1987) 554-599. C.I. GONZALEZ, Il documento su libertà cristiana e liberazione, Civiltà Cattolica 1986 II 20-32 ID., La teologia de la liberacion a la luz del magisterio de Jean Pablo II en America latina, Gregorianum 1986, 5-46 Ciò che i discepoli del Signore celebrano e vivono nella Ripresentazione eucaristica della Pasqua del Signore, per la glorificazione del Padre, che è la vera vita dell'uomo. [Estratto da IUVENTUTI DOCENDAE AC EDUCANDAE, Per gli ottant’anni della Facoltà Teologica della Sardegna, Aisara, Cagliari 2007.] S. MOSSO, Contenuti e significati dell'istruzione su alcuni aspetti della Teologia della liberazione, Civiltà Cattolica 1984 IV 534-548