42 MARTEDÌ 18 NOVEMBRE 2008 L’ECO DI BERGAMO SPETTACOLI «Gomorra è un crescendo impetuoso» Ivan Castiglione è il protagonista della versione del romanzo di Saviano in scena ad Albano: Roberto mi colpì al cuore «A Berlino tutti in piedi ad applaudirci. Il silenzio sulla camorra è caduto e il libro ha già cambiato la realtà» ■ Se qualcuno ancora crede che Go- lare un potere immenso, trovando colmorra, il libro di Roberto Saviano, rac- lusioni a tutti i livelli: dal politico al conti una storia solo campana, non ha professionista, fino all’imprenditore che da seguire lo spettacolo che ne han- che non si pone il problema di dove anno tratto Mario Giraldi e Ivan Castiglio- dranno i suoi rifiuti o delle persone con ne. Perché il tour di questo Gomorra cui fa affari. Ora il silenzio è caduto. (Saviano scrisse la versione per la sce- E il libro ha già cambiato la realtà: i mana quando il libro non era ancora fini- gistrati del processo Spartacus, il più to) è fittissimo: dalla Napoli del debut- grande degli ultimi anni contro la crito alla Roma dove lo stesso Saviano, minalità organizzata, hanno usato Gomalgrado la vita sotto scorta, è riuscito morra per le loro indagini». a vederli, fino al successo di Milano Non la sorprende il successo internazioil mese scorso e il trionfo di Berlino la nale? settimana passata. Fino alla provincia, «Della camorra non sapevamo nienfino ad Albano S. Alessandro, dove te nemmeno noi, figli della buona bor«Albanoarte» ha ospitato domenica lo ghesia napoletana. Saviano ha acceso spettacolo. E dove abbiamo intervista- la luce e ci ha fatto vedere come la cato Castiglione, attore nel ruolo dello morra infetti un’intera società. E come stesso Saviano e già Premio Ustica con possa farlo ovunque, al nord come in il regista Mario Gilardi e l’altro attore Europa. È solo questione di modi e di Giuseppe Miale di Mauro, per Quattro. tempo». Nessuno pensava che «Gomorra» diveMettere in scena un libro dal contenunisse un «caso», un best-seller e poi uno to tanto forte può creare problemi a uno spettacolo e un film. Se ne è chiesto le ra- spettacolo, dal punto di vista teatrale. Cogioni? me vi siete comportati? «Nessuno di noi avreb«Svolgendo lo stesso labe neppure mai creduto voro di sempre sui persoche ci saremmo trovati in naggi, i loro rapporti, l’a«Un teatro di una Volksbuhne di Berlizione e la scrittura scenica. Roma, a cui no gremita, con il pubbliMa non basta. Abbiamo inper primo co commosso, in piedi ad cluso il personaggio di Roapplaudire. Gomorra è creberto perché "autenticasse" proponemmo sciuto impetuoso, trascinain scena ciò che il pubblilo spettacolo, to dal passaparola e dalla co vede, per mostrare coforza di Roberto». rifiutò perché, ci me si è documentato in questi anni e per inserire in La stessa che ha convinto venne spiegato, modo naturale un punto di voi a trarne uno spettacolo? "era una storia vista critico sulla realtà. La «Lessi un suo pezzo ducamorra non è un dato inerante un reading di autori locale"» luttabile, si può combattecontro la camorra, e ne rire. Ma bisogna volerlo». masi colpito. Mi colpì anche la personalità del suo autore: RoAvete messo in scena altri spettacoli ciberto non è soltanto un cronista corag- vili, come «Quattro». Non temete di restagioso e un intellettuale penetrante, ma re intrappolati in un «genere»? anche un eccellente scrittore, in fan«No, c’è ancora troppo da dire e ractastico equilibrio tra reportage, roman- contare, senza dimenticare che siamo zo e autobiografia. È un aspetto che ab- solo attori. Siamo stati attenti, ad esembiamo cercato di mantenere nello spet- pio, a che il "mio" Roberto non passastacolo, inserendo il personaggio di Ro- se per eroe o martire: lui è "solo" un raberto». gazzo animato da una grandissima pasDopo l’esplosione del caso-Saviano, è sione civile. Guai a pensare che possa essere un caso unico, inimitabile». cambiato qualcosa per voi? «È cambiato qualcosa per tutti. PenIl film di Garrone vi ha fornito nuove si che un teatro romano, a cui per pri- idee? mo proponemmo di produrre lo spet«Il nostro punto di vista è diverso. tacolo, rifiutò, sostenendo che questa Garrone ha reso più uno spaccato delera una storia locale che non sarebbe la vita nella camorra e sotto il suo giointeressata a nessuno! È un esempio go. A noi premeva suggerire le ramifidell’ignoranza che avvolgeva la camor- cazioni italiane e straniere della camorra fino a un paio d’anni fa». ra, e mostrare l’assurda prospettiva di Un libro, uno spettacolo o un film pos- vita dei camorristi. Sanno di morire, come i soldati. Prendono tutto quel che sono davvero cambiare le cose? «Possono far capire che la camorra è possono, bruciano in fretta. E creano la un problema nazionale e internaziona- percezione che non vi sia altro stile di le. La camorra è cresciuta in silenzio, vita possibile». fino ad infiltrarsi ovunque e accumuPier Giorgio Nosari IIIII L A P I È C E Testo incandescente di neorealismo teatrale Una scena di «Gomorra» di Mario Giraldi IIE TEATRO R AG AZZIM PIERINO E IL LUPO, FIABA ALL’INCONTRARIO Ci sono titoli che, nel teatro-ragazzi, nessuna compagnia rinuncia prima o poi ad affrontare. Ma ci sono spettacoli che, per fortuna, riescono ancora ad estrarre spunti originali dai soggetti più abusati. È il caso di «Il rovescio di Pierino e il lupo» di Luna e Gnac, il duo formato da Michele Eynard (transfugo da Erbamil) e Federica Molteni, visto domenica all’auditorium di piazza Libertà per «I teatri dei bambini». Eynard e Molteni ribaltano la prospettiva della fiaba di Afanas’ev, consegnata alla storia della musica dalla versione che ne fece Prokof’ev. Non è questo ribal- tamento il dato originale, anche se a «Pierino e il lupo» ancora mancava. Nella storia rappresentata, il protagonista è un cucciolo di lupo, costretto a guardarsi dal terribile Pierino, un bambino il cui passatempo preferito è uccidere gli animali del bosco. Fin qui lo spettacolo resta nel limite di un diffuso revisionismo delle fiabe tradizionali. L’elemento nuovo è il contesto della messa in scena, voluto da Silvia Briozzo, che ha ripreso e sviluppato uno spettacolo di un paio d’anni fa. Il risultato è una nuova produzione, nel quale un presentatore un po’ cialtrone e un’at- trice emozionata si trovano a dover surrogare l’assenza dell’orchestra e dei ballerini. Su questa empasse, risolta attingendo al repertorio della clownerie e del mimo, la Briozzo accentua la tensione comica e sentimentale tra i due personaggi: la storia di Pierino diventa così la vicenda di un uomo e una donna costretti, dalla verità della scena, ad affrontare se stessi. La posta in gioco – pur con un ritmo che potrebbe in qualche punto accelerare – è qualcosa di più di una «morale» ecologista: gli uomini e il loro guazzabuglio interiore, con un pizzico di bella ironia. Non è un applauso a salutare la fine di «Gomorra», versione teatrale del libro di Roberto Saviano scritta dallo stesso autore con il regista Mario Gelardi, vista domenica al Teatro don Bosco di Albano S. Alessandro (288 posti, esauriti da giorni) per «Albanoarte». È un’ovazione. Non tanto di apprezzamento per lo spettacolo, quanto di gratitudine per autore e attori. Allo stesso modo, non c’è solo l’emozione, nel silenzio compatto che accompagna la rappresentazione. C’è anche, se non soprattutto, una partecipazione civile. Intensa, rapita. Si deve partire da qui, per parlare dell’edizione teatrale di «Gomorra», nata prima che il libro uscisse. Si deve partire, cioè, dall’impatto di uno spettacolo per cui giustamente si parla di «neorealismo teatrale»: «Gomorra» soddisfa un feroce bisogno di realtà. Rispetto al libro, questo «Gomorra» (il primo di una trilogia) sceglie alcune storie: Ivan Castiglione è lo stesso Saviano, nel comizio a Casal di Principe con cui sfidò la camorra e poi a contatto con i protagonisti; Ernesto Mahieux è un sarto che cerca di sopravvivere; Francesco Di Leva un piccolo boss; Antonio Ianniello un laureato colluso; Giuseppe Miale di Mauro un manager con laurea in Bocconi e master in Germania, che si occupa dello smaltimento illegale dei rifiuti; Adriano Pantaleo è un piccolo spacciatore. Non è solo una denuncia. È la rappresentazione di uno spaccato sociale e dei suoi meccanismi: il controllo del territorio, la manovalanza spicciola, i nuovi camorristi in colletto bianco, i rapporti d’affari in Italia ed Europa. Con in più l’intuizione di un angosciante senso di morte: i camorristi sono avidi predatori, in attesa della loro pallottola. Fanno progetti senza speranza di vita: una contraddizione acuta, anche più della ferocia esibita dai personaggi. La regia di Gilardi costruisce una messa in scena rigorosa, che aggiunge all’incandescenza del testo un montaggio netto, un’icastica definizione dei personaggi, un’energia che nulla toglie alla chiarezza delle azioni. Non era facile, in uno spettacolo così. Ma era necessario. Come «Gomorra». In replica mercoledì al Teatro Odeon di Lumezzane, giovedì all’Alberti di Desenzano sul Garda, sabato e domenica al Gassman di Gallarate e il 25-27 novembre al Fraschini di Pavia. Info: www.ivancastiglione.it. P. G. N. Alvaro Piccardi a Milano con «La sonata a Kreutzer» Alvaro Piccardi, da oggi in scena a Milano ■ L’attore bergamasco Alvaro Piccardi (Ponte San Pietro, 1941) è in scena da oggi al 30 novembre al teatro milanese Out Off (www.teatrooutoff.it) con il suo spettacolo La sonata a Kreutzer. Del testo, tratto dall’omonimo racconto di Lev Tolstoj, Piccardi oltre che interprete è anche autore e ne firma la regia, mentre le scene e costumi sono di Lorenzo Ghiglia (assistente alla regia Luigi Campi, assistente di palcoscenico Giovanni Piccardi, collaboratori Lapo Bini, Valerio di Filippo, Fabio Vincenti). «Forte, violento, emotivo»: così è sta- Il disco di musica classica ANTONIO VIVALDI «L’ÉLITE DES CONCERTOS ITALIENS» Insieme Strumentale di Roma Direttore: Giorgio Sasso STRADIVARIUS (1 CD) «DIXIT DOMINUS» Ensemble Pian & Forte Ensemble Vocale Il Canto di Orfeo STRADIVARIUS (1 CD) Vivaldi continua a riscuotere l’interesse delle case discografiche che approfondiscono sempre di più ogni aspetto della sua vastissima produzione musicale, sia profana, teatrale e strumentale, alla quale viene spesso mossa la critica di ripetitività nel linguaggio e di rigidità nella forma, che sacra. I lavori per violino, archi e continuo registrati nel primo cd presentato, dall’eloquente titolo «L’élite des concertos italiens», costituiscono tuttavia un esempio significativo, anche se non esaustivo, del complesso universo delle sperimentazioni che il Prete Rosso realizzò in quello che oggi è il genere più frequentato della sua produzione. Il tempo centrale del concerto RV198, nel quale tutti gli strumenti accompagnano pizzicando la tersa melodia del violino solista, le arditezze virtuosistiche contenute nei movimenti estremi dello RV224a, la rassegnata malinconia dell’Andante dello RV184, la spiccata seriosità dell’Adagio del concerto RV382, la mediterranea pensosità della fuga che apre il concerto per archi RV134 sembrano tutti elementi ideali per rimuovere il preconcetto di un compositore espressivamente sempre uguale a se stesso. Consapevole della soggettività delle proprie scelte, l’Insieme Strumentale di Roma ha cercato di variare la strumentazione del continuo come pure il numero dei violini di ripieno utilizzati, al fine di fornire il colore più adatto all’humus espressivo di ciascun brano. Il secondo cd si concentra sul testo liturgico Dixit Dominus: la sua collocazione posta all’inizio dell’Ufficio dei Vespri ne ha fatto il salmo maggiormente musicato nella storia. La tipica atmosfera solenne e festosa gli ha sempre conferito il carattere di «intrada»: svariate intonazioni utilizzano infatti una o più trombe e adottano di conseguenza le due tonalità tipiche della tromba barocca, il do e il re maggiore. L’ensemble Pian&Forte ed il gruppo vocale «Il canto di Orfeo», diretti da Francesco Fanna, propongono le versioni vivaldiane RV595 ed RV 807. La prima, composta intorno al 1715, prevede parti strumentali sgargianti a cui si contrappone la sobrietà di quelle vocali: per essa l’autore ricorse a fonti di altri musicisti che aveva raccolto nel tempo. È interessante osservare come tale espediente si rilevi in corrispondenza dei passaggi contrappuntistici e ciò induce a supporre che all’epoca Vivaldi non avesse ancora acquisito la dovuta maestria in ambito polifonico. Il confronto con il salmo RV 807, composto nel 1732 e scoperto a Dresda solo nel 2005, permette di osservare l’evoluzione stilistica del musicista nell’ambito della produzione vocale, ove non viene mai meno il suo interesse nei confronti dell’idioma contrappuntistico, anche se vi aggiunge la rigogliosità vocale della scuola napoletana. L’esecuzione dei due salmi è spettacolare grazie ad una formazione strumentale capace nel restituire il linguaggio vivaldiano con limpidezza e vigore, affiatata e timbricamente brillante, in cui si distingue la tromba naturale di Gabriele Cassone, senza tuttavia tralasciare i passaggi più meditativi ed intimistici. Pregevole anche la prova del gruppo vocale nel suo insieme, mentre tra i solisti vanno segnalati il contralto S. Moncayo, per calore e dolcezza canora, ed il basso F. Zanasi, per le seducenti sfumature timbriche. Stefano Cortesi to definito questo spettacolo, un lavoro, questo di Alvaro Piccardi, salutato dalla critica come uno degli spettacoli più importanti della scorsa stagione. Valgano per tutte le parole di Franco Cordelli sul Corriere della Sera: «La sonata Kreutzer è una vera sorpresa, un piccolo gioiello nel desolato panorama del teatro romano. Dico di più: è uno spettacolo imperdibile. Non capita mai che il pubblico chiami agli applausi gli interpreti (in questo caso l’unico interprete) un così nutrito numero di volte, quante ne ho registrate alla fine della replica cui ho assistito. In un crescendo di intensità, Piccardi si identifica nell’assassino. Ma la sua arte è tutta nel mostrarne, con sottigliezza sempre più insinuante, la falsa coscienza o, forse l’ipocrisia». La storia è quella di un uomo che, per una serie di ragioni tra cui la gelosia, ha ucciso la moglie. Processato e assolto perché al tempo il delitto di gelosia godeva di molte attenuanti, l’uomo racconta a ritroso la sua vita: l’incontro con la moglie, il matrimonio e soprattutto le sue ragioni del delitto. Fino al tragico finale: «Solo dopo morta il protagonista ammette “Guardai il viso di lei, livido e gonfio, e per la prima volta mi dimenticai di me, dei miei diritti, del mio orgoglio, e per la prima volta vidi in lei una creatura umana”». Enfant-prodige del teatro italiano, Alvaro Piccardi (anche il fratello Silvano, di qualche anno più giovane, è un apprezzato attore e regista) ha iniziato a recitare all’età di 10 anni, a 13 è nella compagnia di Ernesto Calindri e diventa un divo interpretando la parte di Jim Hawkins nel memorabile sceneggiato televisivo L’isola del Tesoro dal romanzo omonimo di Robert Louis Stevenson, per la regia di Anton Giulio Majano. Socio dello storico Gruppo della Rocca è stato per lunghi anni collaboratore e regista di Vittorio Gassman per il quale firmerà la regia di un memorabile Otello. Ha diretto opere liriche e svolge un’intensa attività didattica. Andrea Frambrosi SERGEJ KRYLOV violino GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2008 Concerto realizzato in collaborazione con CREDITO BERGAMASCO CAROBBIO DEGLI ANGELI STATALE BERGAMO-SARNICO info: 340.8297571 QUESTA SERA Sala 1 Liscio con orchestra MIMMO ARCERI Sala 2 Latino americano INGRESSO OMAGGIO DONNA