Conclusione dell’ANNO BICENTENARIO della
DIOCESI di CALTAGIRONE
(11 Gennaio 2017)
Cara Eccellenza Mons. Calogero PERI, Vescovo di Caltagirone,
Cari Fratelli (nell’Episcopato e) nel Sacerdozio, Diaconi, Religiose e Religiosi,
Signor Sindaco di Caltagirone Avv.Giovanni IOPPOLO, Signori Sindaci dei Comuni della Diocesi,
Onorevoli Autorità Civili e Militari,
Cari Fratelli e Sorelle,
consentitemi di esprimere innanzi tutto la mia gioia di condividere con voi questa
celebrazione conclusiva del Bicentenario della vostra Diocesi di Caltagirone. Ed è grande il
mio onore (e anche la grazia) di portarvi il saluto paterno e cordiale e la Benedizione di Sua
Santità Papa Francesco, il nostro “dolce Cristo in terra”. In questa giornata in cui riassumete
le riflessioni, le ispirazioni ed i propositi che avete maturato durante tutto l’Anno
Bicentenario, sia presente e vivo nei vostri cuori il pensiero che il Papa vi ama e oggi prega
con voi e per voi.
Ho avuto modo di incontrarLo venerdì scorso, subito dopo la Concelebrazione della
Messa dell’Epifania, nella Basilica di San Pietro. Mi ha detto con affetto visibile di portarvi
una speciale Benedizione, in questo giorno importante per la vostra Diocesi.
Quindi, soprattutto a nome di Sua Santità, saluto Sua Eccellenza Mons. Calogero
Peri, degno e saggio Pastore di Caltagirone. A lui ed ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi,
Religiose e Fedeli laici di questa Chiesa particolare, desidero mostrare l’apprezzamento e la
gratitudine della Santa Sede per l’impegno con cui hanno svolto questo Giubileo del
Bicentenario. E, più in generale, dobbiamo lodare l’impegno con cui quotidianamente
trasmettono il pane della Parola e i mezzi della Grazia agli uomini e le donne di questa terra.
A Roma mi è stato detto che questa è una Diocesi piena di vitalità, di solidarietà e di spirito
missionario! Ringraziamo il Signore, la Vergine Maria ed il grande vostro Protettore San
Giacomo, per questi vostri pregi.
Porgo infine un saluto deferente al Signor Sindaco di Caltagiromne, ai Sindaci delle
Città della Diocesi ed alle altre Autorità civili (e militari) presenti e li ringrazio sentitamente
per l’attenzione che portano allo svolgimento delle attività religiose della Chiesa. La loro
opera e la loro presenza, in questa occasione e durante tutto l’Anno Bicentenario, sono state
molto apprezzate.
Credo che tutti, giunti a questa Celebrazione conclusiva, vorremmo chiederci:
= che cosa ha rappresentato il Giubileo del Bicentenario della Diocesi di Caltagirone, per i
singoli e per tutta la Comunità diocesamna?
= cosa c’è da fare adesso?
= E quindi, cosa rimarrà del Bicentenario, del suo ricco svolgimento, di tante
manifestazioni, conferenze, eventi e soprattutto di tante attività spirituali, esortazioni,
preghiere?
Quest’ultima questione, in verità, solo il Signore sa la risposta compiutamente. Il
frutto del Bicentenario è nei cuori e nel futuro e solo Dio conosce i cuori ed il futuro.
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Comunque, parafrasando una frase di Papa Francesco, si potrebbe dire che oggi “si
chiude la porta” del Bicentenario, apertasi il 21 novembre del 2015, “ma non si chiude la
porta della Misericordia del Signore” e non si chiude la porta della grazia. E non devono
esaurirsi il vostro impegno e la vostra gioia di appartenere a questa Diocesi.
Già si può dire che il Bicentenario della Chiesa Particolare di Caltagirone, è coinciso,
in massima parte e per una felice concomitanza, con l’Anno Santo della Misericordia della
Chiesa Universale. Per questo, è certo che il Bicentenario ha potuto moltiplicare la sua
efficacia in questa Diocesi. Essere “misericordiosi come il Padre”, “misericordes sicut
Pater”, tema e raccomandazione comune a tutti cristiani, nell’Anno Santo della
Misericordia, per voi Calatini è risultato un compito ancora più impegnativo. Sicuramente,
molti più doni dello Spirito si sono riversati su di voi, fedeli e Pastori della Diocesi di
Caltagirone, in questo periodo.
Per l’avvenire, poi, siamo garantiti che il Signore continuerà a guidare ed assistere il
popolo di questa Chiesa. Non mancherà la sua grazia, il suo aiuto al momento del bisogno,
perché Egli ha detto: “Lì porrò il mio Nome”. Questo come sapete, è stato il motto scelto
per il vostro Anno Giubilare. In sostanza, Dio vi assicura: “Nella Diocesi di Caltagirone io
porrò per sempre il mio Nome, la mia presenza e la mia potenza”, come ero nella Tenda
dell’Alleanza del Popolo d’Israele diretto verso la Terra Santa. Voi avete potuto dire: “Dio è
stato con noi” nei 200 anni trascorsi. Oggi potrete dire: “Dio è con noi”. E anche in futuro:
“Dio sarà con noi”. Ma dovrà anche continuare il vostro impegno, la vostra risposta alle
sollecitazioni ricevute da Dio nel corse del Bicentenario.
Cari Fratelli e Sorelle, in verità, per il futuro noi ci attendiamo una moltiplicazione
dei frutti del vostro Giubileo e oggi preghiamo soprattutto per questo. Perché il vero,
autentico Bicentenario della Diocesi di Caltagirone, con tutti i suoi benefici e l’attuazione
dei vostri propositi, comincia oggi. Possiamo sentire come rivolte a questa Diocesi le parole
che abbiamo ascoltato nella prima Lettura di questa Messa, tratte dal libro del Profeta Isaia:
“Svegliati, svegliati, rivestiti della tua magnificenza, o Sion! Indossa le vesti più belle,
Gerusalemme, Città Santa … (I tuoi figli) porteranno l’offerta su vasi puri nel tempio del
Signore; anche da essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore” (Is 52,1).
Sicuramente, per tutto il Bicentenario, la memoria dei duecento anni di vita della
vostra Diocesi ha ispirato preghiere di gratitudine al Signore, per quanto Egli ha concesso
alle generazioni di Pastori e di Fedeli vissuti nei due secoli passati: grazie, gioie, beni di
ogni genere, spirituali e materiali, a ciascuno e a tutta la Comunità.
La Diocesi di Caltagirone fu creata proprio perché allora, come territorio ai margini
di quella di Siracusa, non poteva ricevere l’attenzione pastorale del Vescovo e dei suoi
collaboratori in maniera sufficiente. Non c’è da dubitare che il grande dono della presenza,
anzi della vicinanza del Vescovo e di più Sacerdoti in mezzo al suo popolo, ha favorito il
progresso spirituale e sociale della Comunità caltese. Quindi grazie! grazie al Signore per
aver dato a Caltagirone tanti santi e zelanti Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e Suore, negli
ultimi 200 anni trascorsi! E preghiamo che in futuro, le giovani e i giovani chiamati in
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questa Diocesi a consacrarsi per tutta la vita al Signore ed al suo Popolo, rispondano con
generosità alla vocazione.
In questi due secoli, anche le sofferenze, le cadute e specialmente gli sforzi per
superarle, sono serviti per la santificazione ed il progresso della Diocesi. Non tutto sarà
andato bene, purtroppo, come sempre accade nella storia dei popoli. Oltre ai peccati degli
uomini, ci sono talvolta eventi dolorosi, disastri, calamità naturali, di cui è impossibile dare
la colpa specificamente a qualcuno. Ho sentito che, già quando l’11 gennaio 1818 (cioè
esattamente oggi, 199 anni fa) fu data esecuzione alla Bolla (datata 12 settembre 1816) del
Pontefice Pio VII per l’erezione della nuova Diocesi, nell’animo dei Calatini del tempo
sorse il ricordo del terribile terremoto della Val di Noto del 1693, proprio perché
anch’esso era accaduto il giorno 11 gennaio (1693). Quel terremoto distrusse Caltagirone
quasi dalle fondamenta. Ma i Calatini del 1818 ricordarono pure che la ricostruzione fu
affrontata e completata grazie alla forza di volontà, all’amore alla Città e soprattutto alla
fede cristiana dei suoi abitanti. E presero coraggio, nel dare inizio alla vita della nuova
Diocesi.
Probabilmente anche oggi, nel vostro animo, il ricordo di quel terremoto non si è
spento (e immagino che ritorna spesso, magari pensando al terremoto che sta ora
devastando le popolazioni del Centro Italia. Preghiamo per questi nostri fratelli). E sono
sicuro che, dopo il Bicentenario, con la stessa forza di volontà dei vostri Padri, voi vi
impegnerete a sanare le disgrazie, come anche le sconfitte morali, i contrasti, specialmente
le piaghe della corruzione e della criminalità, che hanno turbato la vita di questa Città, come
di tutta la Sicilia, durante il periodo passato e al presente. Purtroppo ne rimangono dolorosi
lasciti e conseguenze. La vostra fortezza, rettitudine e senso cristiano, frutto di questo
Bicentenario, potranno contribuire molto a sanare, magari in radice, questi mali.
Tra le tante grazie del Signore e gli eventi positivi dei 200 anni della Diocesi di
Caltagirone non si può dimenticare quello di aver dato i natali ad un’alta Personalità della
Chiesa e della storia d’Italia, il Sacerdote Luigi STURZO. Ho visto con gioia che è stata
dedicata a Don Sturzo una giornata, anzi una “NOTTE BIANCA” nel quadro del
Bicentenario, il 26 novembre scorso (146.mo anniversario della sua nascita).
Non starò a sottolineare quanto questo sacerdote esemplare ha fatto per Caltagirone,
per la Sicilia, per l’Italia e per la Società Internazionale. In questa Città ricevette la sua
prima formazione, qui cominciò a crearsi il ricco patrimonio delle sue idee e delle attività
socio-politiche (ad esempio come vice-sindaco di Caltagirone e Consigliere provinciale di
Catania), che nel loro sviluppo successivo promossero il risveglio dei cattolici nella vita
pubblica italiana; qui -nella Chiesa del SS.mo Salvatore- riposano le sue spoglie. La sua
dottrina e la sua azione, di profonda ispirazione cristiana, ha aperto vie nuove per il
progresso spirituale, sociale e politico del nostro Paese, e di tante altre Nazioni. Egli ha
mostrato in concreto che il “SENSO CRISTIANO DELLA VITA” è il terreno ed il
materiale più adatto a costruire la casa di una società più giusta e solidale, anche oggi, come
al suo tempo.
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Don Sturzo fu un santo sacerdote: com’è noto, è iniziata la sua Causa di
Beatificazione, in Diocesi e presso la Santa Sede. Tutti noi auspichiamo che la causa si
possa concludere felicemente al più presto. Guardando a questo nobile figlio di Caltagirone,
noi vogliamo pure auspicare e pregare oggi che anche in questo tempo (starei per dire: “a
seguito di questo Bicentenario!”) a Caltagirone, nella Sicilia e in tutto il nostro Paese,
sorgano personalità modellate su Don Sturzo, che diano una “leadership” intelligente,
“libera e forte”, in ogni campo della società, d’Italia e d’Europa, nello spirito delle loro
radici cristiane. Ne abbiamo un grandissimo, attuale ed urgente bisogno!
Ma andiamo al nocciolo religioso, l’essenziale del Bicentenario che si sta
concludendo e ai frutti che devono essere prodotti in futuro. Se vogliamo sintetizzare,
possiamo prendere quanto ha scritto il vostro Vescovo Monsignor Calogero Peri, nella Bolla
di Indizione dell’Anno Giubilare.
Egli ha sottolineato che, come indica il Concilio Vaticano II,
= la Chiesa Universale, e quindi le Chiese Particolari, cioè le Diocesi, portano la LUCE
delle GENTI, (“Lumen Gentium”), cioè la luce che orienta i popoli, tutti noi, nel cammino
sulla terra verso la gioia e verso l’incontro con Cristo.
= questa luce, la Chiesa e tutti i suoi membri l’attingono dalla sorgente, che è CRISTO,
Gesù, Maestro e Capo del Corpo Mistico e di tutta l’Umanità;
= ebbene, la Chiesa Particolare di Caltagirone, nell’evocare i 200 anni della sua esistenza,
ha inteso ravvivare e presentare in tutto il suo splendore la LUCE ricevuta da Cristo, per
orientare in questo tempo la “gente” del suo territorio, verso l’incontro con il SIGNORE.
La Diocesi di Caltagirone, come Chiesa particolare in cui è tutta presente ed operante
la Chiesa Universale, è stato l’obiettivo centrale del Bicentenario. Per cui, il primo frutto
del Bicentenario deve innanzi tutto consistere, per tutti e per ciascuno dei membri della
Diocesi, nella consapevolezza, nella gioia, direi pure nella fierezza, di essere cristianiinseriti in questa realtà concreta che è il Popolo di Dio pellegrino in Caltagirone e
pienamente attivi in essa ed in comunione con il Papa, guida visibile della Chiesa Cattolica.
La seconda Lettura di questa Messa, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, ci ha
fatto vedere come i primi Cristiani di Gerusalemme vivevano “con letizia e semplicità di
cuore”, dice il testo, l’appartenenza alla loro comunità (potremmo dire alla loro Diocesi,
retta prima da Pietro e poi da San Giacomo, Vostro Patrono).
Innanzi tutto, “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli”: così ci
aspettiamo che fanno e faranno i fedeli di Caltagirone. Essi sanno che Gesù ha detto: “chi
ascolta voi, ascolta Me”, chi ascolta il Vescovo ed i Sacerdoti, ascolta Cristo. Che abiti in
tutti voi la certezza di avere nella Chiesa, per l’insegnamento dei Pastori, la Luce di Cristo,
il Vangelo da cui imparare come orientare e dare senso alla vostra vita, come risolvere i
problemi morali di ogni giorno nello spirito di fede. Bisognerebbe conoscere meglio e
vivere in concreto la verità cristiana. Come dice la Scrittura, la conoscenza di Dio dovrebbe
riempire il nostro spirito ed il nostro ambiente, “come l’acqua riempie il mare”, dai suoi
fondali alla superficie. Eppure, in giro nel mondo (forse, speriamo, non a Caltagirone …) si
nota una vasta, pericolosa ignoranza e indifferenza del problema religioso. Siamo come
bombardati da notizie, sensazioni, ragionamenti, che ci vengono dalle chiacchere e dai
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media, per cui la Voce di Dio quasi non riusciamo a sentirla. Sarà importantissimo, come
raccomanda il vostro Vescovo, dare uno sviluppo straordinario e profondo alla Nuova
Evangelizzazione e alla formazione cristiana dei giovani. Tutti dovremmo sentirci
impegnati a conoscere e a diffondere il Vangelo, il buon profumo di Cristo..
I primi Cristiani, continua il libro degli Atti, erano assidui “nella preghiera e nella
frazione del Pane”. Nell’appartenenza a questa Chiesa di Caltagirone, i fedeli sanno che
hanno grandi possibilità di accesso alla grazia, alla vita divina, cioè alla purificazione dai
peccati ed alla santità, nella preghiera, nei sacramenti, specialmente nella “frazione del
Pane”, nell’Eucarestia. In tutta la vostra Diocesi –mi è stato detto-la pratica cristiana e la
frequenza alla vita delle Parrocchie, è relativamente abbastanza alta; ma si può e si deve far
di più e, soprattutto, con sempre maggiore convinzione ed entusiasmo.
Infine, i Cristiani di Gerusalemme erano “in unione fraterna;… stavano insieme, e
tenevano ogni cosa in comune, (dividendo tutto) secondo il bisogno di ciascuno”. Ecco il
distintivo dei veri Cristiani: l’amore scambievole! Queste parole della Sacra Scrittura
richiamano tutta la Comunità Cattolica di Caltagirone ad uscire da questo Centenario con il
proposito di stringere sempre più i vincoli di carità con tutto il prossimo. Anzi, secondo le
frequenti sottolineature di Papa Francesco, questo è il tempo di vivere il concreto amore per
i fratelli andando piuttosto verso i più poveri ed emarginati, materialmente e spiritualmente.
I più lontani, i più bisognosi, devono avere la preferenza del nostro amore. E dobbiamo
mantenere un forte sentimento di concordia, unità, collaborazione, nelle attività della
Diocesi, attorno al Vescovo, ai Sacerdoti, ai Religiosi ed in tutto il Laicato: fra tutti. Questa
unità fraterna nella vita diocesana renderà più efficace ogni attività pastorale, singola e
comunitaria, a tutti i livelli. Essa manifesterà anche il carattere missionario, già vivo, della
Chiesa di Caltagirone. Il testo citato si conclude con queste parole. “i cristiani “godevano
della simpatia di tutto il popolo” di Gerusalemme. Il Papa vuole che tutta la Chiesa sia
“accogliente”, “simpatica” e “amorevole”, “con tenerezza” verso tutti. Così certamente sarà
la vostra Comunità, a seguito del Bicentenario.
E del resto, questo è il grande desiderio di Gesù, l’anelito della sua “preghiera
sacerdotale”, all’Ultima Cena, quella che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: l’unità
dei suoi discepoli: “Padre, ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato…
Custodiscili nel tuo nome, perché siano una sola cosa, come noi siamo … una cosa sola”.
Sia questo l’ultimo proposito, la vera conclusione del Bicentenario di questa
bicentenaria, giovane e gloriosa Diocesi di Caltagirone. Rimanga fissa nel vostro animo la
certezza, la gioia di sapere che siamo un dono del Padre al nostro Fratello Gesù. Che Gesù
ha chiesto al Padre di custodirvi nel suo amore e di tenervi uniti fino a formare “una cosa
sola”, come sono uniti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La concordia, l’amore fraterno è
quello che Cristo vuole come distintivo dei suoi fratelli. Gesù è il nostro Capo che
cerchiamo di obbedire, di imitare e di incontrare ad ogni passo del cammino. Gesù è il
nostro traguardo finale, il nostro tutto.
Quando il Santo Padre Giovanni Paolo II venne a Sarajevo, ancora ferita dalla
terribile guerra del 1993 –io ero là come Nunzio- applicò a quei cattolici, terribilmente
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provati, la frase della Prima Lettera di San Giovanni Apostolo: “Figlioli, abbiamo un
avvocato presso il Padre, Gesù il giusto”.
Cari Calatini, anche voi avete un grande avvocato presso il Padre, il SIGNORE
GESÚ. Starei per dire: ancor più adesso che vi siete rinnovati e rinfrancati con la
celebrazione del Bicentenario. ”FIDATEVI DI GESÚ CRISTO”! e fidatevi
dell’intercessione di Maria Vergine, vostra Madre carissima, e del vostro Protettore San
Giacomo. AMEN.
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