I SOFISTI Fermenti culturali Fu Anassagora il primo filosofo che operò ad Atene, nel momento in cui si nell’Atene del V apriva per la città un periodo di straordinaria fioritura intellettuale e artistica. secolo a. C. Grazie anche a una serie di riforme democratiche e a un generale clima di tolleranza e libertà di espressione, l’Atene del V secolo a.C. vide sorgere e perfezionarsi diverse forme letterarie: il teatro tragico nelle figure di Eschilo, Sofocle ed Euripide, la commedia antica, il cui massimo esponente è Aristofane, la storiografia di Erodoto e Tucidide. Anche il sapere tecnicoscientifico fece rapidi e importanti progressi, come testimonia la raccolta di scritti “ippocratici” risalenti al periodo. Una nuova figura Lo sviluppo politico, sociale e culturale che caratterizza la Grecia del V di intellettuale secolo a.C. favorisce la comparsa di una nuova tipologia di intellettuale: il sofista. Dal greco sophòs (“sapiente”), sofisti vengono chiamati quei filosofi che iniziano a dare, sotto compenso, lezioni di filosofia, trasformando quest’ultima in una professione. Proprio per questa loro caratteristica, i sofisti furono aspramente criticati dai loro contemporanei, che li accusarono di mercificare il sapere, voltando le spalle al tradizionale atteggiamento di ricerca disinteressata della verità e della conoscenza. Socrate, Platone e Aristotele, in particolare, contribuirono a dare al termine un’accezione dispregiativa, etichettando il sofista come colui che predilige gli argomenti capziosi e ingannevoli (accezione tuttora presente negli aggettivi italiani “sofista” e “sofisticato”) e che finisce col barattare la ricerca della verità con una tecnica di persuasione. L’arte parola della L’insegnamento sofista si concentra soprattutto sull’arte di usare la parola, che diventa tecnica, e sull’abilità di formulare discorsi persuasivi, capaci di suscitare nell’ascoltatore reazioni emotive e finalizzati al raggiungimento di un certo scopo, come il consenso e l’approvazione dei propri concittadini. In un’epoca in cui le riforme in senso democratico di Clistene, Efialte e Pericle avevano ad Atene esteso l’accesso alle cariche politiche e pubbliche anche a chi non era di nobili natali, l’educazione politica e la capacità di persuadere i cittadini diventano beni fondamentali. Questo è uno dei motivi per cui il movimento sofistico fu particolarmente apprezzato proprio in quella città. I nuovi orizzonti Con lo sviluppo della scuola sofistica osserviamo un ampliarsi dell’orizzonte della filosofia filosofico: la filosofia passa dallo studio della phy`sis, della natura impersonale e dei suoi elementi, all’indagine sull’uomo e sui suoi prodotti culturali. Essa diventa studio del linguaggio e dei meccanismi che lo regolano – nascono, infatti, discipline come la logica, la retorica, la filosofia del linguaggio – della psicologia umana, delle tecniche di insegnamento più efficaci, fino a includere argomenti etici, religiosi e politici. Il relativismo I sofisti mettono in dubbio i cardini del pensiero filosofico che li ha sofistico preceduti e le certezze raggiunte dalla scuola eleatica, soprattutto l’identità fra pensiero, parola ed essere, affermata con vigore da Parmenide e difesa dai suoi discepoli e successori. Comincia così a delinearsi un divario tra pensiero ed essere: la fiducia nella capacità dell’uomo di cogliere in modo compiuto e definitivo la verità del reale si incrina, così come la garanzia nella corrispondenza tra ciò che si pensa e ciò che è. Due sono le possibili conclusioni, rispettivamente abbracciate dai maggiori esponenti del movimento sofistico, Protagora e Gorgia: la conoscenza umana è irrimediabilmente soggettiva (è questa la conclusione di Protagora); oppure, la conoscenza umana non può uscire dalle maglie del pensiero e del linguaggio, e non incontra mai l’essere (è questa la posizione di Gorgia). SOCRATE La filosofia come La figura di Socrate rappresenta una tappa fondamentale nella storia del modo di vivere pensiero antico e segna un cambiamento radicale nel modo di intendere la filosofia: con Socrate si compie definitivamente il passaggio dallo studio della phy`sis allo studio dell’uomo e del suo mondo interiore, delle sue problematiche etiche, politiche e religiose. La filosofia diventa un vero e proprio modo di vivere basato sull’etica: la ricerca della verità, connaturata alla riflessione filosofica, è indirizzata a produrre la vita felice e virtuosa. Secondo Socrate, la domanda a cui la filosofia deve saper rispondere è la seguente: «come deve vivere l’uomo?». Aristotele parlerà di lui sottolineando due cose fondamentali: egli si occupò di questioni esclusivamente morali, e fu il primo filosofo ad avviare l’indagine sui concetti universali. Il metodo Socrate non scrisse nulla, in accordo con il significato che egli attribuiva alla confutatorio filosofia come processo chiarificatore dell’anima umana. Il metodo da lui (l’arte maieutica) utilizzato procedeva nel seguente modo: all’interlocutore di turno era solito porre una domanda generale, del tipo “che cos’è x”, dove x sta a indicare un concetto universale, come il coraggio, la bellezza, la virtù. Scopo dell’interrogazione era individuare i principi generali in base a cui l’uomo agisce e conduce la sua vita. Grazie a tale metodo, basato su domande e risposte tra Socrate e il suo interlocutore, veniva gradualmente alla luce l’infondatezza di tutte quelle convinzioni personali che gli uomini tendono a considerare vere, e che invece, a un esame attento e rigoroso, mostrano la loro natura contraddittoria. Tale metodo è detto anche “arte maieutica”, poiché si basa non sul tentativo di persuadere l’interlocutore di una qualche verità, ma su quello di farlo giungere da solo alle conclusioni più fondate, proprio come una levatrice aiuta le partorienti a dare alla luce i loro figli. Il terreno fertile Il metodo confutatorio di Socrate aveva anche lo scopo di smascherare la dell’ignoranza presunta saggezza dei suoi interlocutori e dimostrare che anche coloro che pretendono di sapere in realtà non sanno nulla. Socrate riteneva infatti che l’ignoranza fosse il terreno fertile da cui partire, dal momento che solo chi ammette la propria ignoranza è anche nella condizione di imparare. L’etica socratica L’etica socratica è tradizionalmente connotata come “intellettualistica” ed “eudemonistica”: intellettualistica in quanto basata sull’idea che nessun uomo compia il male volontariamente, ma che questo derivi da un’ignoranza dell’intelletto, che non conosce il vero bene; eudemonistica in quanto rivolta alla ricerca della felicità. Tutti gli uomini, secondo Socrate, possiedono per natura la stessa inclinazione alla felicità, ma spesso sbagliano nell’individuare in che cosa questa consista. L’idea originale di Socrate è quella di identificare la felicità con la virtù e la giustizia: solo chi si comporta in modo virtuoso, buono e giusto, può essere felice. Ne deriva una nuova concezione dell’uomo, come essere spirituale che rivolge al suo interno la propria attenzione, e della felicità, intesa non come qualcosa che dipende da fattori esterni, come la gloria o i beni materiali, ma come una qualità dell’anima orientata alla virtù e al bene. Il valore etico Condizione essenziale per raggiungere la felicità è, per Socrate, sapere che della ricerca cosa essa sia. Ecco perché l’arte maieutica, che costituisce il nucleo del suo filosofica metodo di indagine, ha un’importanza così fondamentale: per essere felici è necessario interrogarsi prima di tutto su che cosa siano “il bene”, “la virtù”, “la giustizia”, cioè scandagliare quei concetti etici universali contenuti nella domanda socratica “che cos’è x”. Tuttavia, nell’immagine che Platone nei suoi dialoghi ci dà di Socrate, raramente i procedimenti maieutici si concludono con un successo, e mai un concetto universale viene spiegato in modo compiuto e definitivo. Dal momento che, quindi, i risultati a cui l’uomo può giungere con la sua ricerca saranno sempre parziali e precari, Socrate finisce per identificare la virtù e la felicità con la stessa attività di ricerca, cioè con la filosofia.