QRcode: come si usa? Scoprilo a pagina 4 “Trenta Ore per la Vita” per il Gemelli Scoprire che il proprio figlio è stato colpito da tumore è un'esperienza devastante che, nel nostro Paese, devono affrontare circa 2mila famiglie ogni anno. Spesso molte di loro sono costrette ad affrontare faticosi viaggi per seguire i lunghi periodi di terapia. Il poter tornare a casa diventa un sogno difficile da realizzare. E così, il bisogno delle persone care accanto e delle piccole abitudini quotidiane che aiutano a trovare la forza per continuare a lottare contro la malattia, si fanno sempre più forti. Per questo “Trenta Ore per la Vita 2015” e il Policlinico A. Gemelli stanno raccogliendo fondi per il progetto “Insieme per la Salute” che ha come obiettivo quello di garantire al piccolo paziente e alla sua famiglia il massimo sostegno di fronte al bisogno di salute e al percorso di cura che la malattia comporta. L’ ANTARTIDE? È DIETRO L’ ANGOLO I MEDICI DEL GEMELLI AL POLO SUD Ricerca SviluppoCura Cooperazione Formazione 5 A tale scopo, il progetto prevede la costruzione di una “rete di video-diagnostica" per gestire in maniera condivisa tra i medici del Policlinico Gemelli e i professionisti di altre aziende sanitarie del Centro-Sud e Isole, i casi clinici più complessi di piccoli pazienti con tumori solidi cerebrali. Favorendo lo scambio d’informazioni tra i professionisti sanitari, saranno limitati al massimo gli spostamenti dei bambini malati di tumore e delle loro famiglie. Basta poco per sostenere questo importante progetto: dal 13 al 26 aprile 2015 è possibile donare con un sms o chiamata da rete fissa il numero 45594. Fino al 31 ottobre 2015 è possibile inoltre donare alla posta (ccp 571000 intestato a Associazione Trenta Ore per la Vita) o con carta di credito al numero verde 800 33 22 11 o sul sito www.trentaore.org ragioni firma per metterci la L’Università Cattolica e il Policlinico “A. Gemelli”, attraverso i contributi del 5x1000, attivano Garantire l’assistenza sanitaria anche quando la temperatura esterna è di -80°: ecco come i medici del Policlinico lavorano in condizioni estreme a sostegno di un programma scientifico in convenzione con l’ENEA. iniziative e interventi nel campo dell’educazione dei giovani, della ricerca scientifica, A PAGINA 4 della cura e dell’assistenza medica, della solidarietà internazionale. Il 5x1000 non ha nessun costo. Esprimere il tuo sostegno è facile. Apponi la firma alla voce “Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’Università” della dichiarazione dei redditi Trascrivi il codice fiscale dell’Ateneo: 02133120150 Il tuo 5 1000 x per il Policlinico “A. Gemelli” A PAGINA 8 L’ ITALRUGBY VA IN “META” CON I PICCOLI DEL GEMELLI CAMPAGNA SANGUE: LA PAROLA AI DONATORI Giornata speciale, il 12 marzo scorso, per i piccoli pazienti ricoverati nel reparto di Oncologia pediatrica del Gemelli. Hanno infatti ricevuto la visita di una delegazione dei campioni della Nazionale italiana di rugby, alla vigilia della sfida all’Olimpico contro la Francia per il “6 Nazioni” (dove il Policlinico ha curato l’organizzazione del Servizio Sanitario). I giocatori hanno donato ai piccoli pazienti il pallone ovale con le firma di tutti i componenti della squadra italiana. Nel mese di marzo è partita la campagna “Donare? Ce l’ho nel sangue”, di sensibilizzazione per la donazione del sangue con un evento di lancio che ha visto una grande partecipazione da parte del personale interno al Gemelli e dei donatori (interni e esterni) che si sono prestati a fare da testimonial. Gemelliinforma ha intervistato, in questo numero, Chiara Morichelli e Giorgio Ballini, che hanno partecipato alla campagna, e raccontano brevemente le loro esperienze. A PAGINA 2 A PAGINA 3 www.unicatt.it/5permille www.policlinicogemelli.it FIOCCHI IN OSPEDALE: IL GEMELLI E SAVE THE CHILDREN PER LA FRAGILITÀ FAMILIARE A PAGINA 5 POSIZIONARE SENZA ERRORI I CATETERI VENOSI CVC CON LA NUOVA TECNICA DELL’ ECG INTRACAVITARIO A PAGINA 6 PARTE DAL GEMELLI LA PRIMA RETE NAZIONALE DEI PERCORSI PER I PAZIENTI CON CANCRO A PAGINA 7 2 Aprile 2015 Anno 3 n. 4 Quando lo sport si fa col cuore: l’ Italrugby mette a segno al Gemelli la prima “meta” Giornata speciale, il 12 marzo scorso, per i piccoli pazienti ricoverati nel reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico. Hanno infatti ricevuto la visita di una delegazione dei campioni della Nazionale italiana di rugby, alla vigilia della sfida all’Olimpico contro la Francia per il “6 Nazioni”, dai quali hanno ricevuto in dono il pallone ovale con le firma di tutti i componenti della squadra italiana. L’ iniziativa, promossa dalla Direzione del Policlinico, è stata grazie al sodalizio tra le associazioni “L’Albero della Vita” e “Coccinelle per l’Oncologia Pediatrica Onlus”. La collaborazione con la Federazione Italiana Rugby è ormai consolidata: anche quest’anno la FIR ha affidato al Policlinico Gemelli l’organizzazione del Servizio Sanitario in occasione del “6 Nazioni”, in ragione del livello di efficienza dimostrato nell’edizione dello scorso anno del prestigioso Torneo internazionale. 1 2 3 2 IL GRANDE IMPEGNO DEI MEDICI ALL’ OLIMPICO PER IL “TERZO TEMPO”: UNA VERA FESTA DI SPORT 4 1, 2, 3. I rugbisti Michele Visentin, Simone Ragusi, Marcello Violi e Marco Fuser, della Nazionale Italiana, in visita al reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli, diretto dal professor Riccardo Riccardi 4. I campioni del rugby con l’equipe del Gemelli QR code: inquadratelo col cellul are Il simbolo di forma quadrata che trovate in prima pagina è un "QR code". Inquadrato con la fotocamera del cellulare, collega direttamente alla versione pdf, scaricabile e stampabile, che si ottiene dal sito www.policlinicogemelli.it. Perché funzioni, il telefono deve potersi collegare ad internet, avere la fotocamera ed il programma (scaricabile gratis dalla rete) che riesce a "vedere" e leggere i QR code. Per maggiori informazioni: http://bit.ly/QRistruzi oni Gemelliinforma - Bollettino a diffusione interna per il Policlinico "A. Gemelli" di Roma Testata in attesa di registrazione Diretto re: Nicola Cerbino Bo ard edito riale: A. Giulio De Belvis, Luca Revelli, Giorgio Meneschincheri, Carla Alecci, Francesca Russo, Antonella Muschio Schiavone, Emiliana Stefanori Consulenz a giornalistico-editoriale: Value Relations srl - Enrico Sbandi Redazione tecnico-scientifica: Alessandro Barelli, Christian Barillaro, Ettore Capoluongo, Ivo Iavicoli, Roberto Iezzi, Gaetano Lanza, Federica Mancinelli, Marco Marchetti, Mario Rigante, Carlo Rota. Stampa: Cangiano Grafica - via Palazziello 80040 Volla (Na) Anche quest’anno, il cosiddetto “Terzo tempo” è stato una vera festa senza incidenti di rilievo. Gli interventi di soccorso sono tutti andati a buon fine. Per una manifestazione così complessa ed articolata - spiega il dott. Giorgio Meneschincheri - ci si è avvalsi di un equipe sanitaria di 70 persone, composta da 14 medici rianimatori, 28 infermieri e 28 soccorritori, coordinati dal direttore del DEA Rodolfo Proietti. Inoltre, 12 Centri Mobili di Rianimazione, 2 macchine elettriche da soccorso e trasporto. Per le prestazioni di primo soccorso sono state rese operative due tende sanitarie affiancate da 2 centri Mobili di Rianimazione. Aprile 2015 Anno 3 n. 4 3 Donare? Ce l’ ho nel sangue La parola ai donatori Nel mese di marzo è partita la campagna di sensibilizzazione per la donazione del sangue con un evento di lancio che ha visto una grande partecipazione da parte del personale interno al Gemelli e dei donatori (interni e esterni) che si sono prestati a fare da testimonial. Abbiamo intervistato Chiara Morichelli e Giorgio Ballini, che hanno partecipato alla campagna, per farci raccontare brevemente le loro esperienze. CHIARA MORICHELLI Ci racconti chi sei? Mi chiamo Chiara Morichelli, lavoro presso la Segreteria TecnicoScientifica del Comitato Etico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli da ben 11 anni. Come sei diventata donatore? Ho scelto di donare e continuerò a farlo perché penso che il mio sangue sia un bene che può appartenere a tutti e pertanto condivisibile. Il sangue è vita, amore, speranza, sopravvivenza e soprattutto emergenza! Perché donare? Penso che donare sia un gesto di grande altruismo, di solidarietà verso il prossimo meno fortunato, ma non per questo condannato a rimanere solo, senza quel bene “il mio/nostro sangue” che può essere un vero salvavita in diverse situazioni. Donare mi fa stare bene, mi fa sentire parte del grande puzzle della vita, mi rende felice perché so di non essere mai sola, ma di appartenere ad un gruppo veramente speciale. Donare significare dare del tuo, parte di te che diventa di altri, è un dare e ricevere continuo, è condivisione, è semplicemente puro amore. Bastano soli 10 minuti per donare 450ml di vita!!! GIORGIO BALLINI Ci racconti chi sei? Mi chiamo Giorgio Ballini e lavoro presso la Direzione Sanitaria del Policlinico A. Gemelli dal 2007. Come sei diventato donatore? Ho donato il sangue per la prima volta ormai più di 10 anni fa… non saprei dire esattamente perché ho cominciato. Ho sentito parlare della donazione e mi è sembrato un modo per fare qualcosa di veramente utile, per aiutare qualcuno in difficoltà. Donare mi ha fatto stare bene con me stesso, mi ha fatto sentire utile e prezioso. In un certo senso, paradossalmente, potrei dire che dono il sangue per egoismo, per il modo in cui mi sento ogni volta che lo faccio. Sono convinto che ognuno di noi deve poter dare agli altri quello che è in grado di dare. Sicuramente non riuscirò mai a scoprire la formula di un farmaco salvavita o a fare quello che ogni giorno fanno migliaia di medici e infermieri, ma questo lo posso fare. Un gesto semplice che può salvare una vita. Uscendo dal paradosso di prima, il vero indice di egoismo per me sarebbe non donare: significherebbe omettere un’azione che a me non costa nulla, mentre per qualcuno vale tutto. Perché donare? Donare il sangue è facilissimo, richiede poco tempo ed inoltre ti consente di tenere sotto controllo la tua salute regolarmente. Il nostro Centro Donatori è aperto anche nei giorni festivi e i medici sono sempre disponibili per i chiarimenti necessari. La domanda da farsi non è “perché donare” bensì: “perché non donare?”. 4 Aprile 2015 Anno 3 n. 4 L’ Antartide? È dietro l’ angolo I medici del Gemelli nella base al Polo Sud 2 A una prima lettura la domanda può sembrare una di quelle formulate dai bambini alle prese con i compiti di scuola elementare; la risposta è che il nostro Policlinico è vicino al continente Antartico molto più di quanto si possa immaginare. I legami tra la nostra Università ed il Programma Nazionale Ricerche in Antartide (PNRA) (ora UTA: Unità Tecnica Antartide dell’ENEA) risalgono al 1997 quando il prof. Bruno Giardina partecipò ad un programma scientifico per condurre i suoi studi sulle emoglobine e sulla fisiologia del trasporto di ossigeno alle basse temperature. Successivamente, dal 2005, per garantire assistenza sanitaria ai ricercatori, parteciparono alle spedizioni i dott. Salvatore Vagnoni e Michela Marzola dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione e dal 2012 il dott. Maurizio Foco dell’Istituto di Clinica Chirurgica. Medici particolarmente esperti in tecniche di soccorso sanitario in “ambienti estremi” e che hanno superato una scrupolosa valutazione psico-fisica da parte dell’Istituto Medico Legale dell’Aeronautica Militare; idonei, pertanto, a svolgere il proprio lavoro in un ambiente tra i più inospitali del pianeta per motivi climatici ed ambientali, il tutto a enormi distanze da qualsiasi struttura sanitaria. In queste condizioni anche una banale camminata sul ghiaccio può essere definita “ad alto rischio”. Non a caso l’emergenza più temuta, cioè il politrauma, è sempre dietro l’angolo. 1 4 3 5 All’interno della base è presente un’infermeria ben attrezzata per garantire misure di pronto soccorso e dotata di sala operatoria. Le linee guida prevedono, in caso di emergenza, che si cerchi comunque di trasferire il paziente in un centro qualificato dove possa ricevere i trattamenti più appropriati; ma questo significa organizzare un trasporto sanitario fino alla Nuova Zelanda, a più di 4000 km di distanza, con una sosta alla stazione americana di Mac Murdo per il cambio di aereo. Essere in Antartide significa essere esposti alle condizioni climatiche più dure del pianeta, non sempre compatibili con le attività di volo. Tutto ciò obbliga a preventivare, per un trasporto sanitario non meno di 12 ore nelle più favorevoli delle condizioni. I sanitari presenti nella base debbono, pertanto, nella maggior parte dei casi “farcela da soli”. Tuttavia, a volte, la natura delle lesioni da trattare travalica la loro competenza come, ad esempio, eventuali lesioni oculari o ortopediche. Si è quindi avvertita l’esigenza di avere a disposizione, 24 ore su 24, la possibilità di chiedere e ottenere una consulenza specialistica a distanza. È stata questa l’occasione per consolidare ulteriormente il legame tra il Policlinico e l’Antartide. Il 7 febbraio 2014 è stato siglato un accordo di collaborazione con l’ENEA che ha consentito di allestire presso il Centro di Rianimazione una postazione di Telemedicina, collegata con le basi italiane in Antartide, in grado di ricevere richieste di consulenze specialistiche. Compito dei medici di guardia in Rianimazione è valutare la richiesta di teleconsulto e chiamare lo specialista più idoneo a dare supporto al collega della base antartica. Il collegamento si è rivelato di fondamentale utilità specie per i medici che si sono succeduti nella base Italo-Francese di Concordia, localizzata sul plateau antartico con condizioni di temperatura anche inferiori a -80° C e in assenza di luce, ad eccezione della aurore australi, nell’isolamento più totale e senza nessuna possibilità di evacuare un eventuale infortunato. In queste condizioni è facile intuire come il teleconsulto rappresenti l’unico mezzo di dare supporto medico specialistico qualificato, in alcune occasioni già rivelatosi fondamentale. Tornando quindi alla domanda iniziale, si può tranquillamente affermare che, alla luce degli ultimi sviluppi, l’Antartide si è molto avvicinato al Policlinico Gemelli, molto più di quanto si possa a prima vista pensare, e la cosa può farci provare qualche brivido. ...Sarà forse il freddo? 1 - 2 - 3. La base Concordia, in Antartide 4. Maurizio Foco 5. Michela Marzola e Salvatore Vagnoni 5 Aprile 2015 Anno 3 n. 4 Fiocchi in Ospedale: il Gemelli e Save the Children per la fragilità familiare La testimonianza: Io, ragazza madre ho ricevuto aiuto così ma), linguistico e culturale (molte sono straniere) che vivono quindi una condizione di isolamento non avendo la rete famigliare vicino. Il servizio Fiocchi in ospedale rafforza il sistema di assistenza contribuendo a ridurre le condizioni di difficoltà e di solitudine in cui si potrebbero trovare le neo mamme e i neo papà nel momento particolarmente delicato della nascita e a migliorare le loro competenze genitoriali. “Fiocchi in ospedale” è dedicato a gestanti, neomamme, coppie o nuclei familiari che mostrano, in maniera più o meno esplicita, situazioni di fragilità e di disagio sociale, emotivo, psicologico, relazionale (situazione di povertà e di precarietà socio-economica e abitativa, mamme senza lavoro, mamme minorenni, sole o trascurate, mamme straniere con problemi relativi al permesso di soggiorno o alla scarsa conoscenza della lingua italiana. In particolare per le mamme con situazioni legali critiche è a disposizione un apposito servizio legale. Ubicazione e orari La stanza-sportello di “Fiocchi in Ospedale” si trova al quinto piano del Policlinico nel reparto di Ostetricia (stanza 505 b) Apertura. Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 14.00 Tel.: 06.3015.6764 cell. 3450422899 email: [email protected] Tutti i servizi sono gratuiti Responsabili del servizio: dott.ssa Anna Maria Serio (Psicologa Clinica e Psicoterapeuta) dott.ssa Lavinia Palmieri (Antropologa) Quella che segue è la testimonianza di una giovane paziente che, grazie al progetto Fiocchi in Ospedale, può oggi raccontare con un sorriso la vicenda, non semplice, della quale è stata protagonista. “ Sono venuta a sapere del servizio Fiocchi in ospedale quando ero ricoverata nel reparto di Patologia ostetrica al Gemelli durante la gravidanza: ho chiesto aiuto, essendo una ragazza madre, e mi è stato offerto. Mi hanno messo subito in contatto con l’assistente sociale per trovarmi una casa-famiglia e da lì è iniziato un percorso. Come neo-mamma mi sono sentita molto in difficoltà senza sapere dove andare nè cosa fare e soprattutto perché. La gravidanza non è stata tanto pesante, ma poi i miei problemi di salute sono andati peggiorando prima della nascita del bimbo e in più si è scoperto che il bimbo avrebbe dovuto fare un piccolo intervento al cuore dopo la nascita. Per tutti questi motivi la presenza di qualcuno vicino dopo il parto e il sostegno morale e psicologico che mi ha dato il progetto Fiocchi è stato importante: poter fare domande, avere una risposta e avere qualcuno vicino con cui condividere quello che succede e preoccupa è stato fondamentale. Fare incontrare le mamme nello spazio di Fiocchi, lo scambio di esperienze, condividere le domande, comunicare è bello e utile. E ascoltare le altre mamme aiuta e rassicura. “ Uno spazio di ascolto e di accoglienza per accompagnare mamme e coppie fragili - con difficoltà sociali, psicologiche, economiche - durante la gravidanza e nei primi mesi di vita dei loro bambini: questo il cuore del progetto “Fiocchi in Ospedale”, realizzato da Save the Children Italia Onlus - la più importante organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini e promuoverne i diritti - in diverse città italiane all’interno delle strutture ospedaliere, e accolto e promosso dal Dipartimento per la Tutela della Salute della Donna, della Vita nascente, del Bambino e dell’Adolescente del Policlinico Gemelli, diretto dal prof. Giovanni Scambia. Il progetto ha l’obiettivo di promuovere il benessere dei bambini fin dai primi giorni di vita sostenendo i genitori soprattutto se in condizioni di disagio psicologico, sociale ed economico. “Fiocchi in Ospedale” lavora, in particolare, in sinergia con il Polo Donna, coordinato dalla dott.ssa Sara De Carolis, con i reparti e i servizi afferenti alla Psicopatologia Perinatale, coordinata dal dott. Lucio Rinaldi, con il Servizio Sociale materno-infantile, afferente alla Direzione Sanitaria, coordinato dalla dott.ssa Francesca Giansante e con le strutture territoriali: servizi sociosanitari e realtà del privato sociale. “L’ idea di portare il progetto Fiocchi in Ospedale al Policlinico Gemelli - dichiara la dott.ssa De Carolis - nasce dalla necessità di avere un luogo fisico che raccolga i bisogni delle donne e dei loro compagni, un punto di ascolto e di accoglienza”. Al Policlinico, Centro di III livello, punto di riferimento per le gravidanze ad alto rischio e per i parti prematuri, dotato di una Terapia Intensiva Neonatale (TIN), afferiscono donne in gravidanza con esigenze di diversa natura non solo dal punto di vista medico, ma anche logistico (molte provengono da fuori Ro- 6 Aprile 2015 Anno 3 n. 4 Posizionare senza errori i cateteri venosi CVC con la nuova tecnica dell’ ECG intracavitario Le diverse tipologie di dispositivi CVC Esistono diversi tipi di CVC: • PICC (Peripherally Inserted Central Catheters) cateteri centrali ad inserimento periferico. La punta è posizionata in prossimità della giunzione cavo-atriale, ma l’inserimento avviene solitamente a partire dalle vene del braccio (vena basilica, vene brachiali, vena cefalica). Sono accessi venosi a medio-lungo termine, destinati ad un utilizzo sia continuo che discontinuo, sia intra che extra-ospedaliero. Sono costruiti con materiali ad alta biocompatibilità, di calibro solitamente compreso tra i 3 ed i 6 French (da 1 a 3 mm.). • CICC (Centrally Inserted Central Catheters) cateteri centrali ad inserimento centrale. L’ inserimento infatti avviene a partire dalle vene del torace e del collo (vena ascellare, vena succlavia, vena anonima, vena giugulare). Sono accessi venosi a breve termine, destinati ad un utilizzo sia continuo che discontinuo, sia intra- che extraospedaliero. • Sistemi venosi centrali totalmente impiantabili tipo Port, costituiti da un CVC (PICC o CICC) connesso a un reservoir completamente nascosto sottocute. Cateteri periferici: • Il Midline è un catetere periferico, la sua punta infatti rimane a livello della vena ascellare o della vena succlavia o comunque in posizione “non centrale”; si inserisce quindi senza necessità di tecnica dell’ECG intracavitario o del controllo radiologico. Questo dispositivo, pertanto, non consente gli utilizzi tipici dei cateteri venosi centrali (CVC) “classici”. Rimane pertanto utilizzabile per terapie farmacologiche e nutrizionali compatibili con la via periferica (osmolarità < 800 mOsm/l, pH tra 5 e 9, farmaci non vescicanti e non irritanti per l’endotelio). Le linee guida dei CDC di Atlanta raccomandano fortemente (categoria IB) l’utilizzo di cateteri PICC o Midline quando la durata della terapia endovenosa sarà con probabilità più lunga di 6 giorni. I Cateteri Venosi Centrali (CVC) sono dispositivi impiegati per la somministrazione endovenosa di farmaci (antibiotici, chemioterapici, terapia di supporto…) e per l’infusione di liquidi o di sacche di nutrizione parenterale (alimentazione per via venosa). I CVC vengono utilizzati soprattutto in terapia intensiva o in oncologia, quando le vene superficiali (generalmente delle braccia) si sono “rovinate” (diventando dure, flebitiche) o sono inadatte a ‘sopportare’ determinati farmaci particolarmente ‘irritanti’. Il posizionamento del CVC è una procedura che dura poco più di un quarto d’ora. Deve essere eseguito da mani esperte e con tecnica sterile. Il Policlinico Gemelli vanta un gruppo di medici e di infermieri dedicati particolarmente esperti in quest’ambito ultra-specialistico: il PICC team (dal termine ‘PICC’, Peripherally Inserted Central Catheters, che indica i CVC che vengono inseriti nelle vene del braccio). Per funzionare in maniera ottimale, la punta del CVC deve arrivare al cuore. Più esattamente, nel punto in cui la vena cava superiore (che drena il sangue dalla testa e dalle braccia) si “tuffa” nell’atrio destro (giunzione atrio-cavale). Un errato posizionamento della punta del CVC si associa al rischio di malfunzionamento del dispositivo, formazione di trombi venosi, aritmie e danni vasali. Per introdurre il CVC nelle vene del braccio gli specialisti del Gemelli si aiutano sempre con la sonda ecografica (oggi anche wireless, ovvero senza fili), che rende la manovra più sicura, più veloce e più efficace. Gli ultrasuoni permettono di visualizzare perfettamente la vena da pungere, evitando tentativi “al buio”. L’ operazione si fa con l’infiltrazione di una minima quantità di anestetico locale nella sede della puntura. Il problema è capire quando la punta del CVC è arrivata a destinazione. Tradizionalmente il controllo viene eseguito empiricamente confrontando le misure del CVC con quelle del braccio del paziente e controllando la punta (radiopaca) con una radiografia. La nuova tecnica dell’ECG intracavitario, inventata più di 50 anni fa in Germania e recentemente riscoperta e perfezionata proprio dal PICC team del Policlinico Gemelli, permette di evitare calcoli approssimativi al letto del paziente e soprattutto il controllo radiografico. La tecnica risulta anche più affidabile e costo-efficace rispetto al controllo radiologico. La tecnica dell’ECG intracavitario si basa sulle modificazioni morfologiche e di ampiezza che subisce l’onda P quando la punta del CVC si avvicina all’atrio destro del cuore. Il catetere (riempito di soluzione salina) funge da elet- Una soluzione affidabile e costo-efficace che garantisce molteplici vantaggi per il paziente. Al Gemelli la procedura è affidata a un team specializzato trodo esplorante. Come una specie di bastone del rabdomante che varia la frequenza delle vibrazioni quando si avvicina all’acqua, l’ onda P, registrata dinamicamente, aumenta progressivamente con l’avvicinamento all’atrio destro diventando bifasica all’interno dell’atrio e completamente negativa una volta che l’ha superato. La verifica durante la manovra (piuttosto che dopo la manovra, come tradizionalmente si fa con la radiografia del torace) evita i costi e i rischi associati alla necessità di riposizionare il PICC (quando la punta non è stata collocata in sede corretta). Nella foto, i professori Mauro Pittiruti e Antonio La Greca, chirurghi d’urgenza, che con la collaborazione dei dott. Giancarlo Scoppett uol o e D a ni el e B ia su cc i e degli infermieri Alessandro Emoli e Andrea Musarò hanno lavorato al Gemelli allo studio della metodica e alla sua implementazione. Per approfondire La Greca: Evaluation techniques of the PICC: tip placement. In S. Sandrucci, B. Mussa (eds), Peripherally Inserted Central Venous Catheters DOI 10.1007/978-88470-5665-7_7, © Springer-Verlag Italia 2014 http://www.gavecelt.it/uploads/vantaggi_e_co sto_efficacia_del_metodo_ecg.pdf Aprile 2015 Anno 3 n. 4 7 Parte dal Gemelli la prima rete nazionale dei percorsi per i pazienti con cancro Per offrire risposte più pronte, sicure ed efficaci alla sempre crescente domanda di salute che rispondano ai requisiti del governo clinico, il Gemelli ha recentemente compiuto un profondo ripensamento dell’organizzazione interna e delle modalità di erogazione delle cure, concentrando in modo omogeneo e integrato le varie attività, trasformando di fatto la struttura da “Policlinico” in “Poli-clinics”. Da questo progetto sono nati infatti cinque Poli: il Polo Cardiovascolare, il Polo Donna, il Polo Emergenza, il Polo Neuroscienze e il Polo Oncologico che hanno consentito di riorganizzare in modo integrato professionalità e tecnologie per realizzare luoghi di cura certi e riferimenti facilmente identificabili. Tutti gli utenti hanno in questo modo la possibilità di accedere ai percorsi clinico assistenziali dei Poli per affrontare i vari problemi di salute, trovando le risposte più idonee a soddisfare le proprie esigenze, che risulteranno sempre prioritarie per tutti gli operatori. Per informazioni sull'organizzazione dei Poli assistenziali del Gemelli: Governo Clinico: 06 3015.5955 email: [email protected] Per iniziativa del Policlinico Agostino Gemelli la prima Rete nazionale dei percorsi per i pazienti con cancro Alcune tra le migliori strutture oncologiche in Italia ma anche in Europa (IRCCS Istituto Oncologico del Veneto di Padova, Azienda Ospedaliera “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano-Milano, Fondazione Poliambulanza di Brescia, Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda di Milano) hanno accolto l’invito del Policlinico Universitario “A. Gemelli” di costituire una rete tra “pari”, fondata su regole rigorose e condivise di confronto delle performance dei propri percorsi clinici assistenziali in oncologia, allo scopo di migliorare la qualità delle cure. E’ la prima esperienza in Italia e tra le prime in Europa: ogni struttura, pubblica o privata, secondo finalità che non contrastano con la propria mission e natura istituzionale o con l’appartenenza a preesistenti reti per patologia, decide di confrontarsi con le altre per migliorare gli aspetti clinici, assistenziali e la qualità percepita dal paziente con il cancro. La selezione di questo primo nucleo è tra le strutture con cui il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” - all’interno della rete dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - tiene relazioni solide, specie nel settore della formazione e della ricerca, già formalizzate da tempo e tra i centri in cui si sono instaurati altrettanto solidi rapporti di collaborazione scientifica, clinica e gestionale, grazie alla stima e alla fruttuosa partecipazione dei professionisti alle operanti reti di ricerca, gestione ed assistenza regionali, nazionali ed internazionali, nei settori di reciproca competenza. Rete nazionale dei percorsi per i pazienti con cancro La rete non è solo fatta da clinici, le migliori cure sono garantite dalle strutture gestite meglio e più attente ai valori della persona ed i percorsi clinico-assistenziali, per garantire le cure migliori, più tempestive ed appropriate alla persona, richiedono un costante lavoro di squadra tra medici e manager. E’ rilevante il fatto che nella giornata di insediamento della Rete, a Treviso il 18 novembre 2014, abbiano partecipato per tutte le strutture aderenti insieme Clinici dell’area oncologica con Direttori Generali ed altri dirigenti apicali. Per il Policlinico Gemelli, il Direttore Generale dell’epoca, dr. Maurizio Guizzardi, il responsabile del Governo Clinico, dr. Antonio Giulio de Belvis e il primario oncologo, prof. Carlo Maria Barone. Promuovere reti di cura con i principali ospedali italiani rientra nella strategia anche del nuovo Direttore del nostro Policlinico, l’ing. Enrico Zampedri: costruire reti assistenziali in cui i migliori ospedali in Italia ed in Europa si confrontino sulle migliori cure praticabili, la centralità del paziente, la ricerca clinica, la formazione, oltre che sulla migliore gestione. Per incidere concretamente sulla qualità delle cure dedicate ad uno specifico problema di salute, ogni ospedale della Rete ha deciso di confrontare le proprie performance clinico-assistenziali relativamente ad un problema di salute ben definito: il tumore maligno al colon-retto. Secondo i dati più recenti INT-ISS, si stima che in Italia nel 2013 siano stati diagnosticati 113 nuovi casi di tumore al colon-retto ogni 100.000 uomini e 80 nuovi casi ogni 100.000 donne. La mortalità per cancro del colon-retto è in diminuzione in entrambi i sessi e nel 2013 si stimano 20.670 decessi totali, 11.760 tra gli uomini e 8.910 tra le donne. Sempre nel 2013, solo per il colon, secondo i dati pubblicati nel Progetto Nazionale Esiti di Agenas, le strutture aderenti alla nostra Rete hanno ricoverato per intervento chirurgico quasi 1000 pazienti (Figura 2). Interventi chirurgici per Tumore maligno del colon nel 2013 Organizzare le cure per percorsi clinico-assistenziali permette agli operatori di gestire in modo strutturato, corale e funzionale tutto l’iter diagnostico-terapeutico-assistenziale. In pratica: migliorare la qualità dell'assistenza, in coerenza con le linee guida basate sulle migliori prove di efficacia disponibili; garantire la presa in carico assistenziale del paziente nelle varie fasi di un percorso integrato e di qualità; ridurre i tempi dell'iter diagnostico terapeutico; garantire la comunicazione al paziente di una corretta informazione; ottimizzare ulteriormente la qualità dell’assistenza erogata, attraverso la messa a punto di un sistema di indicatori di processo e di esito e il monitoraggio degli stessi. Le strutture aderenti alla Rete hanno deciso, come primo passaggio, di confrontare le modalità di realizzazione dei propri percorsi e di analizzare gli aspetti salienti della qualità delle cure: ad esempio, il tempo trascorso tra diagnosi e intervento chirurgico o a chemio/radioterapia; la quota di ricoveri ripetuti entro i 45 giorni dalla dimissione ospedaliera; la quota di utilizzo di nuove tecnologie nella diagnosi, in chirurgia e nelle cosiddette terapie adiuvanti. Ricerca SviluppoCura Cooperazione Formazione 5 ragioni per metterci la firma L’Università Cattolica e il Policlinico “A. Gemelli”, attraverso i contributi del 5x1000, attivano iniziative e interventi nel campo dell’educazione dei giovani, della ricerca scientifica, della cura e dell’assistenza medica, della solidarietà internazionale. Il 5x1000 non ha nessun costo. Esprimere il tuo sostegno è facile. Apponi la firma alla voce “Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’Università” della dichiarazione dei redditi Trascrivi il codice fiscale dell’Ateneo: 02133120150 Il tuo 5 1000 x per il Policlinico “A. Gemelli” www.unicatt.it/5permille www.policlinicogemelli.it