Conservazione delle risorse naturali, agricoltura, pesca e

COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE
Bruxelles, 27.3.2001
COM(2001)162 definitivo
VOLUME I
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL
PARLAMENTO EUROPEO
Piani d'azione a favore della biodiversità:
conservazione delle risorse naturali, agricoltura, pesca e
cooperazione economica e cooperazione allo sviluppo
1.
RESPONSABILITÀ
1.1.
I rischi
1.
Negli ultimi decenni il processo di riduzione e perdita della biodiversità in Europa e
nel mondo intero si è notevolmente aggravato e le misure già poste in atto si sono
rivelate insufficienti per invertire le attuali tendenze1 che mostrano un'accelerazione
del ritmo con cui diminuiscono o scompaiono specie e habitat, ecosistemi e
patrimonio genetico. A titolo di esempio basti considerare i seguenti dati:
• si sono estinte 64 piante endemiche in Europa e il 45% dei lepidotteri, il 38%
delle specie aviarie, il 24% delle specie e sottospecie di taluni gruppi di piante,
mentre circa il 5% dei molluschi sono già considerati in via di estinzione;
• in alcuni paesi europei oltre due terzi dei tipi di habitat attualmente esistenti sono
considerati in pericolo;
• l'intensificazione delle pratiche agricole ha ridotto la superficie complessiva delle
zone umide europee del 60% circa negli ultimi decenni. Se in passato il fiume
Reno era costeggiato da circa 2 000 km² di foreste rivierasche naturali, oggi tali
distese sono estremamente frammentate e ridotte complessivamente a
soli 150 km²;
• recentemente nell’Europa occidentale si sono estinte 97 razze di animali
domestici, di cui 9 varietà di bovini, 4 di caprini, 54 di suini e 30 di ovini. Circa il
30% delle razze superstiti è attualmente a rischio. In alcuni Stati membri la
situazione è ancora più grave, poiché, in base ai dati forniti dalla FAO, quasi il
43% delle razze di animali domestici risulta in via di estinzione;
• a livello mondiale sono complessivamente 11 046 le specie vegetali e animali ad
alto rischio di estinzione nell'immediato futuro e quasi sempre questa situazione è
attribuibile alle attività umane. In altre parole una specie di mammiferi su quattro
e una specie di uccelli su otto sono in via di estinzione. Stando alla FAO, il 37%
del patrimonio mondiale di animali domestici rischia di estinguersi, mentre il
commercio internazionale di varietà e razze selvatiche è la principale causa
dell'estinzione di circa 30 000 specie sull'intero pianeta;
• nella sola Amazzonia ogni anno vengono disboscati almeno 600 000 km² di
foresta tropicale contro i 30 000 km² del 1975 e una superficie doppia subisce
danni biologici.
2.
1
Ciascuno di noi ha la responsabilità morale di preservare la biodiversità per il suo
valore intrinseco, a prescindere dal fatto che rappresenti una fonte di cibo, acqua e
fibre necessari alla sopravvivenza della specie umana. La biodiversità è
fondamentale per la sostenibilità a lungo termine dell'agricoltura e della pesca e al
contempo è la base di numerosi processi industriali, compresa la produzione di nuovi
medicinali. Essa costituisce parte del patrimonio naturale mondiale sul quale si basa
lo sviluppo di molte comunità locali e della società in generale. La perdita della
biodiversità equivale ad un depauperamento a livello economico.
L'ambiente dell'Unione europea alle soglie del 2000. Valutazione ambientale, relazione n. 2, Agenzia
europea dell'ambiente. Copenaghen, 1999.
2
3.
Per preservare la biodiversità non è sufficiente limitarsi ad attuare le politiche
tradizionali di conservazione della natura. Le misure specifiche di tutela di particolari
specie e habitat sono certamente essenziali ma non bastano per dare una risposta
soddisfacente al problema della perdita della biodiversità. Gli interventi di
conservazione dovrebbero interessare molto più del semplice 10-20% del territorio
mondiale che potrebbe potenzialmente rientrare nella categoria delle aree protette.
Occorre affrontare anche problemi nuovi, tra cui la diffusione di sostanze che
alterano il sistema endocrino e di inquinanti organici persistenti (POP), la
proliferazione di specie estranee invasive e la necessità di valutare e monitorare gli
effetti dell’introduzione di determinati OGM. Le principali cause all'origine della
perdita della biodiversità sono direttamente attribuibili alla concezione e
all'attuazione di una serie di politiche settoriali e orizzontali che interessano la
biosfera del nostro pianeta. Pertanto non possiamo più prescindere dall'integrare il
problema della biodiversità nella definizione e nell'attuazione delle pertinenti
politiche settoriali. Non si tratta infatti di un problema che riguarda solamente
l'ambiente, ma una questione di sostenibilità in senso lato, poiché la perdita della
biodiversità mette a rischio le risorse naturali fondamentali sulle quali è basato lo
sviluppo sociale ed economico.
1.2.
La risposta: la strategia comunitaria per la diversità biologica del 1998 e i piani
d'azione attuali
4.
Per contrastare questa tendenza che minaccia le generazioni attuali e future, nel
febbraio del 1998 la Commissione ha adottato una comunicazione diretta al
Consiglio e al Parlamento europeo concernente una strategia comunitaria per la
diversità biologica2 il cui obiettivo primario era “prevedere, prevenire e combattere
alla fonte le cause della forte riduzione o perdita della biodiversità, cercando così di
invertire l'attuale tendenza di riduzione o perdita della biodiversità e di assicurare
alle specie e agli ecosistemi, inclusi gli ecosistemi agricoli, un livello sufficiente di
conservazione, sia all'interno che all'esterno del territorio comunitario”.
5.
Tale strategia è stata approvata dal Consiglio nel mese di giugno3 e dal Parlamento
nel mese di ottobre dello stesso anno4.
6.
La strategia comunitaria per la diversità biologica stabilisce un preciso quadro
d'azione basato su quattro tematiche principali5 di cui vengono specificati gli
obiettivi settoriali e orizzontali da raggiungere. La strategia si concentra soprattutto
sull'integrazione delle problematiche della biodiversità nelle principali politiche
settoriali, in particolare: conservazione delle risorse naturali, agricoltura, pesca,
politiche regionali e pianificazione del territorio, foreste, energia e trasporti, turismo,
cooperazione economica e cooperazione allo sviluppo.
7.
Con l'adozione della strategia per la diversità biologica la Commissione ha intrapreso
il primo passo per onorare i principali impegni assunti con la firma della
2
3
4
5
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo su una strategia comunitaria
per la diversità biologica (COM(1998) 42 def.).
Conclusioni del Consiglio del 21 giugno 1998.
Parlamento europeo: risoluzione non legislativa A4-0347/98.
I quattro temi della strategia sono: 1) Conservazione e uso sostenibile della diversità biologica,
2) Ripartizione dei vantaggi derivati dall'utilizzazione delle risorse genetiche, 3) Ricerca,
determinazione, controllo e scambio di informazioni, 4) Istruzione, formazione e sensibilizzazione.
3
Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (Convention on Biological
Diversity - CBD)6. Il secondo passo, peraltro previsto nella strategia medesima,
consiste nello sviluppo e nell'attuazione di piani d'azione e altre misure che
riguardano i settori di intervento menzionati. I piani d'azione settoriali definiscono le
azioni e le misure concrete da attuare per raggiungere gli scopi stabiliti nella strategia
e allo stesso tempo indicano obiettivi specifici quantificabili. Nella presente
comunicazione vengono chiarite le modalità per identificare indicatori idonei al
monitoraggio e valutazione del livello di attuazione delle azioni e misure in
programma, nonché della loro efficacia.
8.
La presente comunicazione illustra quattro singoli piani d'azione "settoriali" sulla
biodiversità che riguardano in particolare:
• la conservazione delle risorse naturali
• l'agricoltura
• la pesca
• la cooperazione economica e la cooperazione e allo sviluppo.
9.
Come già annunciato nella strategia, i piani di azione sono stati elaborati dai servizi
della Commissione responsabili dei settori di intervento in questione in stretto
coordinamento tra loro e con i servizi che supervisionano la politica in materia di
biodiversità, nonché con l'Agenzia europea dell'ambiente e gli esperti degli Stati
membri. Nel rispetto dei principi che hanno ispirato la Convenzione di Århus7 le
ONG e gli altri soggetti interessati hanno partecipato al processo di elaborazione dei
piani d'azione fin dalle prime fasi.
10.
I piani d'azione sono stati sviluppati sulla base di strumenti specifici e procedure
applicabili alle politiche settoriali di cui trattasi; pertanto non presentano una
struttura uniforme ma riflettono il contesto specifico di ciascun settore di intervento.
11.
Un certo grado di sovrapposizione tra i vari piani d'azione è inevitabile, poiché i vari
ambiti cui essi sono finalizzati si compenetrano per taluni aspetti. In sede di
attuazione di questi piani non si potrà dunque prescindere da un approccio coerente e
coordinato.
2.
IL CONTESTO GENERALE
12.
La definizione e l'attuazione della strategia per la diversità biologica e dei relativi
piani d'azione (PAB) devono essere collocate nel contesto più ampio degli impegni
che l'Unione europea ha assunto in materia di sviluppo sostenibile e integrazione
delle tematiche ambientali in altri ambiti e settori di intervento, conformemente agli
articoli 2, 3 e 6 del trattato CE. I piani d'azione sulla biodiversità consentiranno
inoltre di rafforzare il processo di riforma politica avviato con l'Agenda 2000.
13.
Il Consiglio europeo si è impegnato ad elaborare una strategia a favore dello sviluppo
sostenibile da presentare al vertice di Göteborg nel 2001. A sua volta ciò determinerà
6
7
Decisione del Consiglio, del 25 ottobre 1993, relativa alla conclusione della Convenzione sulla diversità
biologica, GU L 309 del 13.12.1993, pag. 1.
Convenzione UN/ECE sull'accesso all'informazione, la partecipazione del pubblico al processo
decisionale e l'accesso alla giustizia per le questioni ambientali.
4
la posizione dell'Unione europea per la grande riunione a livello internazionale del
2002 che segna l’importante data dei dieci anni dalla Conferenza delle Nazioni Unite
sull'ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro. La strategia per lo sviluppo sostenibile
dell'Unione europea affronterà gli aspetti economici, sociali e ambientali della
sostenibilità che, come già accennato in precedenza, non possono essere disgiunti
dalla tematica della biodiversità.
14.
La strategia per la diversità biologica e i relativi piani d'azione fanno perno
sull'integrazione delle tematiche relative alla biodiversità in varie politiche settoriali.
Identificando gli strumenti specifici e le azioni necessarie per invertire l'attuale
tendenza negativa i PAB concorrono a promuovere il processo di integrazione della
biodiversità avviato con il Consiglio europeo di Cardiff.
15.
La natura e la biodiversità saranno i due temi prioritari del 6º programma d'azione
per l'ambiente attorno ai quali verteranno le azioni future. Tale programma
approfondirà e rafforzerà la strategia per la diversità biologica e i relativi piani
d'azione.
16.
Nei paesi dell'Europa centrale e orientale la biodiversità è in molti casi ancora ben
preservata grazie a pratiche agricole di tipo tradizionale, ma non mancano anche qui
situazioni critiche dovute ad uno sviluppo economico inadeguato. La preservazione
della biodiversità richiede una cooperazione a livello regionale; lo sviluppo di una
strategia paneuropea per la diversità biologica e del paesaggio dovrebbe appunto
consentire di rafforzare il coordinamento regionale in sede di attuazione delle
decisioni della Conferenza delle parti alla CBD.
17.
Con l'allargamento aumenterà il patrimonio dell'Unione europea rappresentato dalla
“biodiversità”. L'attuazione della strategia per la diversità biologica e dei relativi
piani di azione e la complementarità delle strategie nazionali per la biodiversità in
questi paesi consentiranno di preservarne la ricca biodiversità e di garantire
un'integrazione a livello interventi.
3.
FINALITÀ DEI PIANI D'AZIONE
18.
Il Piano d'azione a favore della biodiversità - Conservazione delle risorse naturali
mira a garantire che la legislazione in materia di ambiente già in vigore o in
progettazione e i relativi strumenti siano utilizzati al pieno delle capacità per
raggiungere gli obiettivi principali della strategia per la diversità biologica.
19.
La conservazione di alcune specie e habitat solleva particolari preoccupazioni.
Occorrono a tale scopo misure specifiche che disciplinino per legge la protezione
della flora e della fauna e/o dei relativi habitat. Pertanto, il piano di azione intende
garantire la conservazione di habitat e specie di interesse comunitario ad un livello
adeguato mediante la piena attuazione delle direttive sugli uccelli e sugli habitat e
grazie alla predisposizione di risorse finanziarie e tecniche per la conservazione e
l'uso sostenibile delle aree designate conformemente a tali direttive.
20.
Poiché gli interventi non possono limitarsi alle aree designate e alle specie protette, il
piano d'azione stabilisce anche una serie di priorità per contribuire alla salvaguardia
della biodiversità in tutto il territorio. Esso spiega come utilizzare gli strumenti non
specifici alla biodiversità, quali la direttiva quadro sulle acque, la strategia per la
5
gestione integrata delle zone costiere, la valutazione dell'impatto ambientale, la
normativa in materia di responsabilità per danni all’ambiente, l'etichettatura
ecologica, l'audit ambientale e altri strumenti economici. Nel piano d'azione in
oggetto vengono considerati anche aspetti inerenti ad esempio alle specie estranee
invasive e ad alcuni OGM che pure possono influenzare la biodiversità nell'ambiente
in senso largo. Poiché la conservazione ex situ può svolgere un ruolo prezioso a fini
di reintroduzione coordinata o conservazione integrata, il piano d'azione in questione
identifica una serie di priorità concernenti gli zoo e i giardini botanici.
21.
Anche se importanti, tutte queste iniziative non sono sufficienti di per sé a garantire
la preservazione della biodiversità in tutto il territorio comunitario. Una delle
principali cause della perdita di biodiversità è l'adozione di nuove pratiche di
sfruttamento del terreno, derivate a loro volta dalla configurazione e dall'attuazione
di talune politiche settoriali. È importante quindi che le iniziative specifiche illustrate
nei punti precedenti vadano di pari passo con l'integrazione della biodiversità nelle
principali politiche in materia di utilizzo del suolo e delle acque (ad es. agricoltura,
pesca, acquacoltura e silvicoltura). Pertanto, il piano d'azione indica una serie di
iniziative specifiche in materia di ambiente per monitorare e valutare le conseguenze
che le iniziative d'integrazione compiute in questo settore possono avere sulla
biodiversità.
22.
Infine il PAB - Conservazione delle risorse naturali fa perno sulla promozione delle
possibilità e delle sinergie con processi, accordi e convenzioni internazionali
pertinenti, in particolare la CITES, varie Convenzioni sul cambiamento climatico,
sulla desertificazione, di Barcellona e OSPAR, i protocolli di Cartagena e Montreal,
l'Accordo TRIPS dell'OMC, la FAO e il Forum di discussioni a livello internazionale
sulle foreste. Occorre procedere in modo coerente sia in fase di sviluppo che di
attuazione di questi piani d'azione per impedire eventuali effetti controproducenti e
massimizzare i vantaggi per la biodiversità.
23.
Il Piano d'azione a favore della la biodiversità - Agricoltura esordisce con un'analisi
sulle interrelazioni tra agricoltura e diversità biologica, evidenziando sia i reciproci
vantaggi sia gli effetti negativi delle attività agricole sulla biodiversità. In base ai
risultati di questa analisi sono state identificate sette azioni prioritarie: a) garantire
un'intensificazione ragionevole delle pratiche agricole, b) mantenere l'attività
agricola in condizioni economicamente valide e socialmente accettabili, in
particolare nelle aree in cui il livello della biodiversità è particolarmente elevato e
l'agricoltura si è indebolita, c) utilizzare il potenziale delle misure agroambientali per
la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità, d) garantire l'esistenza di
un'infrastruttura ecologica in tutto il territorio, e) sostenere azioni destinate al
rafforzamento della diversità genetica in agricoltura e alla conservazione delle
varietà e delle razze locali e tradizionali, f) promuovere la commercializzazione di
razze e varietà naturalmente adattate a condizioni locali e regionali, g) evitare
presenza eccessiva e diffusione di specie non autoctone.
24.
In base alle esperienze acquisite con le misure agroambientali è stato possibile
identificare cinque principi guida essenziali per elaborare il piano d'azione in
oggetto: a) i metodi di produzione possono influire sulla preservazione della
biodiversità; b) sebbene occorra intervenire su tutto il territorio, i metodi o gli
strumenti d'intervento dovrebbero essere adattati alle condizioni specifiche locali;
c) è preferibile un approccio decentrato che consenta agli Stati membri di scegliere e
attuare le misure che essi ritengono più opportune, d) è bene privilegiare un
6
approccio sistematico e coordinato basato sulla complementarità degli strumenti
comunitari e nazionali e di quelli della politica ambientale e agricola; e) occorre
garantire un coordinamento tra le varie fonti di finanziamento comunitario.
25.
Nell’ambito teorico dei principi e delle priorità descritti vengono proposti alcuni
strumenti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi settoriali e orizzontali
stabiliti nella strategia europea per la diversità biologica: 1) il regolamento cosiddetto
“orizzontale”, in particolare l'articolo 3 (“requisiti in materia di tutela
dell'ambiente”), 2) le misure agroambientali previste dal regolamento sullo sviluppo
rurale, 3) gli altri provvedimenti stabiliti nel medesimo regolamento, 4) gli aspetti
concernenti l'ambiente delle organizzazioni comuni di mercato, 5) il regolamento
sulle risorse genetiche nel settore agricolo, 6) gli aspetti inerenti all'ambiente
contemplati dagli strumenti connessi al mercato in relazione alla politica di qualità.
Vengono presi in considerazione anche altri strumenti, tra cui la legislazione sui
prodotti fitosanitari e il programma speciale di preadesione a favore dell'agricoltura e
dello sviluppo rurale (SAPARD). Infine, il piano d'azione in oggetto indica traguardi
specifici e un calendario per realizzare le priorità identificate. L'efficacia di tale piano
dipende dall’attuazione da parte degli Stati membri di tutti questi strumenti. Per
verificare e valutare il livello di integrazione delle varie componenti occorre
elaborare in via prioritaria una serie di indicatori operativi propri al settore
agroambientale che consentano di comprendere meglio i complessi rapporti tra
agricoltura e ambiente.
26.
Il Piano d'azione a favore della biodiversità - Pesca identifica una serie di misure
coerenti volte a preservare o ripristinare la biodiversità laddove sia minacciata dalle
attività della pesca e dell'acquacoltura.
27.
In questo piano d'azione, scaglionato sul breve e medio termine, sono stati
identificati tre livelli di intervento: la conservazione e l'uso sostenibile degli stock
ittici, la tutela delle specie non bersaglio, degli habitat e degli ecosistemi minacciati
dalle attività della pesca e la prevenzione degli effetti negativi dell'acquacoltura su
diversi ecosistemi. Per quanto concerne i due primi livelli le misure necessarie
comprendono la riduzione delle attività di pesca, l'applicazione di misure tecniche e
il rafforzamento delle attività di ricerca e di monitoraggio. Per quanto concerne
l'acquacoltura gli interventi mirano a ridurne l'impatto ambientale, limitare
l'introduzione di specie estranee invasive, garantire la salute delle specie animali e
approfondire la ricerca per migliorare le conoscenze in questo settore. Il successo
delle misure identificate nell'ambito di questo piano d'azione dipenderà in gran parte
dal persistere delle attività di ricerca e monitoraggio.
28.
Traendo spunto da svariati pareri scientifici la politica comune della pesca (PCP) ha
già integrato nel proprio ambito la dimensione ambientale. La revisione della PCP
del 2002 rappresenta un’occasione perfetta per introdurre nuovi provvedimenti o
rafforzare quelli già esistenti; le azioni proposte nell'ambito del piano d'azione in
questione contribuiranno a tale scopo.
29.
Il Piano d'azione a favore della biodiversità - Coperazione economica e cooperazione
allo sviluppo dovrebbe essere collocato nel contesto dei traguardi internazionali di
sviluppo concordati per il 2015. Tra questi la diminuzione della povertà, l’inversione
delle tendenze al degrado ambientale e alla perdita di risorse naturali sono
strettamente legati alla biodiversità. Inoltre, gli strumenti specifici a favore della
cooperazione allo sviluppo sono particolarmente importanti per raggiungere gli
7
obiettivi della Convenzione sulla diversità biologica relativi alla ripartizione dei
vantaggi derivati dall'utilizzazione delle risorse genetiche.
30.
Il piano d'azione evidenzia la necessità di migliorare i rapporti tra gli Stati membri
dell'UE da un lato e le agenzie internazionali di cooperazione allo sviluppo, i
programmi e le istituzioni negli Stati membri e sul piano internazionale (ad es. Banca
mondiale e Fondo mondiale per l'ambiente) dall'altro lato. Nel piano viene anche
presa in considerazione la necessità di potenziare le capacità per gestire problemi
inerenti allo sviluppo e all'ambiente nell'ambito della Commissione.
31.
In questo piano d'azione vengono elencati alcuni ‘principi guida’ che riguardano gli
aspetti più svariati (gli ecosistemi, la partecipazione delle parti interessate,
l'integrazione della tematica in contesti più ampi, ecc.) ed inoltre vengono specificate
le azioni da intraprendere a 3 livelli intercorrelati:
a)
a livello dei sistemi di produzione intensiva (agricoltura, allevamento,
acquacoltura, silvicoltura, ecc.) con particolare attenzione alle funzioni e ai servizi
che favoriscono il ciclo di vita e il mantenimento della biodiversità genetica e al
problema delle specie estranee invasive e degli organismi viventi geneticamente
modificati;
b)
a livello dei sistemi di produzione che utilizzano specie non addomesticate
(silvicoltura, flora e fauna selvatiche, pesca, ecc.) nei quali è molto importante
conservare ecosistemi e habitat in zone produttive;
c)
a livello di aree protette nelle quali occorre coordinare gli interventi per la
conservazione e lo sviluppo sostenibile.
32.
Nel piano d'azione si sottolinea l'importanza di migliorare gli strumenti già
disponibili, tra cui la valutazione strategica dell'ambiente e la valutazione
dell'impatto ambientale, e di rafforzare le capacità in questo settore.
4.
TRASPARENZA ED EFFICACIA DEL MONITORAGGIO E DELLA VALUTAZIONE
33.
In sede di attuazione dei piani d'azione è necessario analizzare alcuni aspetti
trasversali per poter misurare l'efficacia degli interventi sul campo. Occorrono
metodi che consentano di correlare il monitoraggio dell'attuazione dei piani d'azione
alla misura della loro efficacia grazie ad una serie di indicatori utili per quantificare il
successo degli interventi. Un'accurata raccolta di dati consentirà inoltre di redigere
rapporti e informare l'opinione pubblica. Infine, per realizzare alcune attività
occorrono studi e ricerche da svolgere nell'ambito di appositi programmi comunitari.
4.1.
Indicatori
34.
Nella strategia comunitaria per la diversità biologica si afferma che di norma ogni
singolo piano d'azione dovrebbe definire chiaramente i compiti, gli obiettivi e i
meccanismi di valutazione dell'efficacia e dei progressi compiuti nell'attuazione della
strategia comunitaria. La Commissione identificherà, in collaborazione con altri
organismi competenti, una serie di indicatori che consentano di effettuare valutazioni
ex ante ed ex post sull'attuazione dei piani d'azione. Le specie e gli ecosistemi
probabilmente interessati dagli effetti delle varie misure di intervento menzionate
8
nella sezione III e per i quali occorre agire per garantirne la conservazione e
l'utilizzazione sostenibile fungeranno da punto di partenza per la definizione di questi
indicatori. Verranno studiati anche indicatori economici.
35.
Gli indicatori atti a valutare l'efficacia della strategia comunitaria e dei piani d'azione
in materia di biodiversità devono essere sviluppati a due livelli:
a)
Indicatori per strumenti di intervento ed iniziative specifici. Occorre sviluppare
indicatori che mostrino il nesso tra lo stato di conservazione delle specie e degli
ecosistemi da un lato e il livello di attuazione delle singole azioni comunitarie negli
Stati membri dall'altro lato.
b)
Indicatori grezzi. Occorrono anche indicatori atti a valutare l'efficacia globale
della strategia comunitaria per la diversità biologica e dei relativi piani d'azione.
36.
Sebbene già da due anni la Commissione, l'Agenzia europea dell'ambiente, gli Stati
membri e le organizzazioni internazionali del settore si siano dedicati allo sviluppo di
questi due tipi di indicatori, le attuali conoscenze non consentono ancora di elaborare
indicatori precisi e significativi per molti elementi considerati nei piani d'azione. La
relazione della Commissione al vertice di Helsinki fornisce informazioni dettagliate
sulla situazione e sulle attività in corso in riferimento a tali indicatori.
37.
Le difficoltà nella definizione di riferimenti di monitoraggio e valutazione derivano
fondamentalmente dal fatto che le caratteristiche della biodiversità e gli effetti degli
interventi variano notevolmente all'interno della Comunità. Di conseguenza, per
sviluppare indicatori efficaci occorre tenere conto delle differenze biogeografiche.
Gli indicatori devono essere dunque riferiti ad una realtà locale, ma al contempo
essere comparabili. Per definire indicatori che rispondano a questi requisiti precisi la
Commissione intende procedere nel modo seguente:
• elaborare un quadro analitico per definire gli indicatori;
• identificare in collaborazione con gli Stati membri una serie di criteri per
selezionare gli indicatori prioritari;
• invitare gli Stati membri a presentare, in linea con il quadro analitico e i criteri di
cui sopra, proposte di indicatori della biodiversità atti a valutare l'efficacia di ogni
singolo intervento previsto nei piani d'azione e delle misure definite in altri
strumenti in riferimento alla biodiversità locale;
• instaurare un sistema integrato di scambio di informazioni attinenti alla strategia
comunitaria per la diversità biologica e ai relativi piani d'azione utilizzando i dati
scientifici e le proposte degli Stati membri.
38.
In sede di elaborazione degli indicatori per la silvicoltura verranno presi in
considerazione i risultati raggiunti dal gruppo di lavoro “Biodiversità, aree protette e
questioni correlate” della Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in
Europa e i suoi lavori in materia di indicatori per la valutazione della biodiversità
degli ecosistemi forestali.
39.
Anche per quanto concerne il piano d'azione nel quadro della cooperazione
economica e della cooperazione allo sviluppo sarebbe utile procedere in modo
analogo, invitando i paesi partner dell'Unione a fornire i loro dati.
9
40.
Non appena la Commissione avrà a disposizione le necessarie informazioni
provvederà a definire una serie di indicatori della biodiversità. In seguito l'Agenzia
europea dell'ambiente o, se necessario, altri organismi competenti, elaborerà un
insieme di meccanismi necessari per monitorare questi indicatori. La seconda
relazione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'attuazione della strategia
comunitaria, che dovrà essere presentata nel 2003, verterà in particolare sulla
definizione e sul monitoraggio di tali indicatori.
4.2.
Scambio di informazioni
41.
La Comunità europea si è impegnata a garantire l’accesso del pubblico alle
informazioni concernenti la biodiversità, comprese quelle inerenti alle politiche
settoriali e agli strumenti contemplati nei piani d'azione. Il sistema di scambio di
informazioni della Comunità europea elaborato nell'ambito della Convenzione per la
diversità biologica (European Community Clearing House Mechanism - EC-CHM)8,
il cui progetto pilota è stato avviato l'8 giugno 2000, è lo sportello per ottenere questo
tipo di informazioni. Esso presenta in particolare informazioni in vari campi,
politiche, strumenti legislativi, possibilità di finanziamento, basi di dati, competenze,
ecc. detenute dalle istituzioni della Comunità europea, con connessioni verso altre
istituzioni e organizzazioni (pubbliche, private e ONG) e verso siti web di
organizzazioni mondiali tra cui anche il segretariato della Convenzione sulla
diversità biologica. Si tratta di un importante strumento a favore della cooperazione
scientifico-tecnologica, non soltanto all'interno dell'Europa ma anche con paesi nel
resto del mondo, in particolare quelli in via di sviluppo.
42.
È importante che questo strumento venga consolidato e ulteriormente ampliato,
soprattutto vista la necessità di promuovere i metodi di reperimento delle
informazioni così da facilitare l'utilizzo interattivo da parte di più utenti e sistemi di
ricerca su base geografica. La Comunità è nella posizione privilegiata di poter
incoraggiare il coordinamento a livello europeo dei meccanismi di scambio di
informazioni sulla biodiversità e di rafforzare la cooperazione tra questi meccanismi
e altri sistemi di raccolta e scambio di informazioni già costituiti in Europa.
4.3.
Ricerca
43.
La strategia comunitaria per la diversità biologica ha delineato le linee generali per
sviluppare ulteriormente la ricerca comunitaria in materia di biodiversità, linee che
sono state inserite nel Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico.
Visto che gli obiettivi generali delle varie sezioni che compongono la strategia
comunitaria trovano ormai riscontro in vere e proprie azioni specifiche, occorre
concentrare gli sforzi sulla ricerca. La Commissione sta individuando le priorità della
ricerca emerse dai diversi piani d'azione e altre iniziative scaturite dalla strategia
comunitaria per la diversità biologica. In questo modo nel Sesto programma quadro
di ricerca e sviluppo tecnologico sarà possibile affrontare con la dovuta accuratezza
le questioni attinenti alla biodiversità.
8
http://biodiversity-chm.eea.eu.int
10
5.
SVILUPPI FUTURI
44.
La prima relazione concernente l’attuazione della Convenzione sulla diversità
biologica9 dà conto delle politiche comunitarie, della normativa e di altri strumenti
comunitari già in vigore al momento dell'adozione della strategia comunitaria. Da
allora sono state intraprese numerose nuove iniziative comunitarie che risultano
essere importanti per il raggiungimento degli obiettivi della strategia. Nella prima
relazione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'attuazione della strategia
comunitaria per la diversità biologica verrà delineato un quadro aggiornato della
situazione.
45.
L'attuazione della strategia per la biodiversità e in particolare dei suoi piani di azione
impone uno stretto coordinamento tra i servizi della Commissione direttamente o
indirettamente competenti per gli interventi menzionati nella strategia. A tale
coordinamento provvede un gruppo interservizi biodiversità. I finanziamenti
comunitari necessari per la realizzazione dei piani d’azione sono previsti nell’ambito
dei programmi esistenti.
46.
Infine, il successo della strategia comunitaria per la diversità biologica e dei suoi
piani d'azione dipende in gran parte dagli effetti prodotti dalle misure attuate dagli
Stati membri. È importante, quindi, promuovere la complementarità tra le strategie e
i piani d'azione della Comunità e degli Stati membri in materia di biodiversità. A tale
scopo la Commissione intende costituire un Comitato di esperti per la biodiversità
con il compito preciso di scambiare le informazioni e promuovere la
complementarità delle azioni adottate a livello comunitario e nazionale. Visto il ruolo
determinante nell’ambito di cui trattasi delle ONG, dell'industria, delle associazioni
di produttori e di altri soggetti della società civile, la Commissione prevede di
invitare alle riunioni del comitato di esperti loro rappresentanti in veste di
osservatori.
47.
Per il 2002 la Commissione preparerà uno studio sulla complementarità in
riferimento all'attuazione della Convenzione sulla diversità biologica da parte della
Comunità europea e dei suoi Stati membri.
9
SEC(1998) 398.
11