Abbiamo scelto:

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[SIAMO TUTTI POETI]
Abbiamo scelto:
N el mese degli innamorati apriamo con questo struggente
ricordo di un amore che supera il tempo
e che rivive in ogni cosa creata e vissuta insieme.
SENZA TEMPO, SAN VALENTINO
È festa.
Non è la nostra festa.
Ma l’amore è giovane
sempre.
Ti “sento” nel profumo della prima rosa
che sboccia al tiepido sole primaverile,
sul rosaio abbarbicato al muretto del giardino;
e tu come primizia me l’offrivi imbarazzato.
Ti “sento” nelle tre albicocche
che quel rachitico alberello si sforzava di offrirci
e tu me le porgevi nel palmo aperto della mano
come un gran dono:
due a me, una a te.
Ti “vedo” nell’argento degli ulivi della nostra Valle,
che tu toccavi, quasi accarezzavi come creature tue.
Il tuo abbraccio sono le onde del “tuo” mare.
Sei il profumo del gelsomino che mi stordisce
ai primi tepori della stagione.
Sei il pino che allunga i pungenti rami verso terra.
Sei l’acacia odorosa che inebria le api.
Sei la stella lassù a cui sorrido nelle notti estive
quando l’insonnia mi tuffa nel buio e sussulto ai fruscii,
ai sussurri, agli inspiegabili tonfi...
E tu mi guardi con quel baluginio azzurrino.
Laggiù nel boschetto ho urlato il tuo nome
nel silenzio immobile dell’agosto;
un improvviso alito di vento, in quella staticità estiva,
ha mosso per un istante le chiome degli eucalipti
con un misterioso fruscio, un appena percettibile
sussurro: la tua carezza che asciugava la mia lacrima...
Non ho urlato più: un miracolo non si ripete due volte.
Sei... in tutto ciò che insieme abbiamo creato.
Sei... sei... sempre con me!
Mariolina Checchinato Tozzi - Bari
Inviate i vostri lavori a:
Club3 - Siamo tutti poeti
Via Giotto 36 - 20145 Milano
Il giornale non dà risposte private sull’argomento,
non restituisce i materiali ricevuti e si riserva
il diritto di scegliere quali pubblicare.
154
FEBBRAIO 2008
CLUB3
A CURA DI GIUSTO TRUGLIA
STRADE DI CITTÀ
Mentre per strada passeggiando vai
nella tua città baciata dal mare
mesto al tuo sguardo subito appare
un viver confuso con tanti guai.
Seduto a terra con la mano tesa
e un cartello con su scritto: “ho fame”
un giovane ti chiede un po’ di pane,
ma dai più tal voce non viene intesa.
L’urlo assordante d’una sirena
un rombo di moto che par sfrecciare,
ti tolgono il fiato se vuoi passare,
ma adeguarti devi con tanta pena.
Ovunque c’è ingorgo ed un gran vociare,
gente che in fretta va e par straniera,
che teme il giorno e ancor più la sera
e che al più presto a casa vuol rientrare,
sognando d’un verde prato il bel fiore
ed un sottil vento di tramontana
che renda il cielo azzurro e l’aria sana
e gioia e pace in un mondo d’amore.
Attilio Ottonello - Genova
’O TIEMPO
Nun tengo tiempo! Nun te veco a tantu tiempo!
’O ffaccio quanno tengo nu poco ’e tiempo!
Muovete, ’nce vo’ ancora tiempo?
’O tiempo... già, ma... che dè ’o tiempo?
È ’o pierno da’ vita cà mentre te fa’ re assoluto
e ti illude ’e puté cunquistà ’o munno
è capace ’e te scennere ’a cielo senza pietà
e tu te siente sulo e nun saie cu chi ti a piglià.
’O tiempo, ca’ porta a schiocche ’o ddoce de’ l’ammore,
è ’o stesso ca ’nta niente te dà tantu dulore,
e te lascia nella più nera disperazione
quanno te scepp’a piezza ’o core senza condizione.
Ma nunn’è sempe accussì brutto “’o traditore”,
pecché spisso mmereca ’e ferite meglio ’e nu’ duttore.
Attenzione però, s’adda sapé spennere cu’ ragione
minuto per minuto, senza perdere nisciuna occasione.
S’adda vulè bene comme frate ’o prossimo,
e accumulà opere a più non posso.
Nun ce lamentamme de’ contrarietà!
Fanno male, sì, ma fanno acquistà merito per l’al di là.
Quanno fernesce ’o tiempo, a uno a vota fernimme pure nuie
e lasciamme sta’ Terra addù ’nciavimme tanto accanute.
L’avimme spiso buono? Avimme sullevato ’a povera ggente?
Allora nc’aspetta un posto pe’ godè senza spazio né tempo!
Pasquale Buononato - Castellamare di Stabia (Na)
A CARNEVALE, PANCIA MIA FATTI CAPANNA!
(E GRASSO È BELLO... DA MORIRE!)
Il lavoro è massacrante
a un ritmo allucinante?
La tensione è straripante,
la pressione impressionante?
E c’è ’l rischio incombente,
per lo zucchero carente,
d’un bel coma lì latente?
È problema inesistente,
se ricorri al salvagente:
gianduiotti e torroncini,
pizzettine e salamini,
patatine e salatini.
’Sto rimedio è stravagante:
niente dieta dimagrante!
Viva pure la grassezza:
del doman non v’è certezza!
Crepi pure l’avarizia,
che ci porta sol mestizia!
Allegria! Allegria!
Che la iella spazza via!
Quest’è dieta benedetta
(dai dottori maledetta...);
ma mi sa che in fondo in fondo,
poi finisci all’altro mondo,
trangugiando troppi espressi
per combattere gli eccessi
o sorbendo camomilla
per far vita più tranquilla:
tanto poi finisci in gloria
con la foto in memoria!
Passi allor se tu sei pingue:
guai però se sei... pinguino!
Giovanni di Costanzo
Leprotti di Langa (Cn)
I lettori pubblicano
IL CARNEVALE
Una sera,
nel freddo d’inverno,
ritorna la gioia.
Il Corso
gaio e lucente sfila;
si sente la viva voce,
che avvolge,
che rianima
come una lunga estasi
anche i cuori spenti.
Nascono sguardi
di simpatia,
in questa festosità
di maschere sparse
per le vie del centro,
ove, uno scintillio di fuochi,
frastuoni,
un mare di coriandoli
e stelle filanti,
immergono:
sul corpo di ognuno.
Ma poi, riecco il mattino,
tutto appare
deserto e spento;
mentre la gente
ripensa la sera.
Il pensiero e le immagini
di Franco Riccio
LietoColle Editore
Poesie del periodo 1997-2006,
dove «il nitore delle immagini
si staglia lungo il tracciato
del pensiero lineare, dal forte
impatto emozionale», scrive
Carlo Di Lieto nell’introduzione.
Le mie parole
toccano il tuo cuore
di Oscar Antonio Altina
Museo della poesia - Garessio
«Piccoli quadri, pensieri che
navigano con estrema sincerità
nel profondo del suo io
e che ci suggeriscono momenti
di attenta partecipazione»,
scrive Fulvio Castellani
nella premessa al libretto.
Il deserto dell’anima
di Ernesto Papandrea
Edizioni Universum
Papandrea «ritorna a esplorare
sé stesso, senza mai stancarsi,
rivelandoci nuovi e antichi
turbamenti interiori
che lo chiamano a rincontrarsi
con Dio», scrive Giovanni
Campisi nella prefazione.
Eugenio Peralta
Torre del Lago (Lu)
MALINCONIA
(IL TEMPO E LE RIME)
UN SOGNO
UN GIORNO CI SARÀ
Una notte sognai d’esser d’argento vestita
sotto un cielo blu con stelle brillanti
che nel ruscello che scorre si specchian.
Corsi verso la luna tranquilla e sicura urlando
di gioia: «Benedetta sia la natura!».
Essa rispose con voce soave: «Cara bambina,
hai tanto da fare, torna a sognare».
Un giorno ci sarà la pace
e non più la guerra.
Un giorno ci sarà uguaglianza
fra tutte le razze!
Un giorno ci sarà il sorriso
che sboccerà sul viso di ogni uomo.
Un giorno non ci saranno più vittime,
né guerre e né omicidi.
Un giorno questo desiderio
si avvererà
e porterà amore e felicità!
Anna Colombo (10 anni) - Borgo di Terzo (Bg)
Giovanna Vairo (10 anni) - Avellino
Quando mi afferra la malinconia
una rima cerco in fondo al cuore
lego un fiocco leggero di parole
a un capriccio di vento che va via.
Nella mente apro un girotondo
trovo te, rima perduta, ormai sfiorita
aiutami a spiegare fino in fondo
quanto sia bello il gioco della vita.
Riflesso nello specchio dei pensieri
passa il tempo e la sua poesia
mi guardo: non sono più quella di ieri
e tu sei sempre qui... malinconia.
Grazia M. Barbieri Felicetti
Mercatale Val di Pesa (Fi)
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