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CULTURA & SPETTACOLI
DOMENICA 10 GENNAIO 2010
il mattino
La commedia all’italiana ha perso il suo sceneggiatore
Piero De Bernardi è morto all’età di 84 anni. Lavorò in coppia con Leo Benvenuti
MILANO. E’ morto a Milano, all’età di
84 anni, Piero De Bernardi, sceneggiatore di molti film della commedia italiana, da quelli su Fantozzi alla trilogia di
Amici miei. Nato a Prato nel 1926, De
Bernardi è cresciuto professionalmente, con un forte legame d’amicizia, con
Leo Benvenuti, col quale ha formato
una delle coppie di maggiore successo
del cinema italiano.
De Bernardi debuttò alla sceneggiatura nel 1954, adattando un romanzo di
Vasco Pratolini Le ragazze di San Frediano, con la regia di Valerio Zurlini. E’
Piero De Bernardi
il padre dell’attrice Isabella De Bernardi. In coppia con Benvenuti ha collaborato anche ai film di Carlo Verdone. Ha
vinto tre David di Donatello: 1977 La
stanza del vescovo (regia di Dino Risi),
1986 Speriamo che sia femmina (regia di
Mario Monicelli), 1988 Io e mia sorella
(regia di Carlo Verdone).
La coppia Benvenuti-De Bernardi ha
scritto fra gli altri Guendalina (1957) di
Alberto Lattuada, L’uomo di paglia
(1958) di Pietro Germi, Matrimonio all’italiana (1964) di Vittorio De Sica, Incompreso (1966) di Luigi Comencini, Serafi-
no (1968) di Germi, il debutto alla regia
di Manfredi, Per grazia ricevuta (1971) e
sempre per Germi, Alfredo, Alfredo
(1972), Lo chiameremo Andrea di De Sica, Finchè c’è guerra c’è speranza (1974)
di Alberto Sordi. Fra gli anni ’80 e ’90,
Benvenuti e De Bernardi scrivono, fra
gli altri, Il marchese del Grillo (1981),
C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone, Lo zio indegno (1989) di Franco Brusati. De Bernardi ha lavorato fino alla fine, tant’è che è cosceneggiatore del film tv inedito su Sophia Loren
La mia casa è piena di specchi.
Un nuovo allestimento del musical diretto da Saverio Marconi. Coreografie di Daniel Ezralow e costumi della maison Coveri
Presentati i nuovi apparecchi
«Cats» con la Compagnia della Rancia il 23 e 24 marzo al Gran Teatro di Padova
E dopo il cinema
arriva la tv in 3D
I gatti più famosi diventano italiani
PADOVA. Il 23 e il 24 marzo (ore 21) il Gran Teatro di Padova si riempirà dei gatti più amati del mondo, quelli protagonisti del musical Cats, uno dei più grandi successi teatrali di
tutti i tempi. Lo spettacolo viene proposto in italiano, con la
regia di Saverio Marconi, la regia associata e le coreografie
inedite di Daniel Ezralow, i costumi della maison Coveri e le
musiche affidate a un’orchestra dal vivo di 16 elementi.
La versione italiana dello
show è affidata alla Compagnia della Rancia. «E’ motivo di orgoglio e prestigio - dichiara Saverio Marconi - che
la Really Useful Group, molto attenta nella concessione
dei diritti dei propri lavori,
dopo una trattativa durata 6
anni, abbia scelto la Compagnia della Rancia per una
nuova edizione di un titolo
storico come Cats».
Per la prima volta dunque
a Padova si assisterà a un allestimento
completamente
nuovo di Cats, in cui spiccano le coreografie di Daniel
Ezralow: «Cercheremo di
spiegare il rapporto strano,
descritto dal bellissimo libro
di Eliot, che esiste fra i gatti
e gli uomini. Ci sono aspetti
umani nei gatti e ci sono
aspetti “felini” negli uomini:
soprattutto su questa particolarità sarà rivolta la nostra
attenzione».
Basato sul libro di T.S.
Eliot Old Possum’s Book Of
Practical Cats, lo spettacolo
mette in scena i racconti dei
Jellicle Cats, 25 gatti - dispettosi, golosi, raffinati, magici,
sensuali - che negli anni hanno conquistato, divertito ed
emozionato il pubblico di tutto il mondo. Grazie alle traduzioni, il pubblico potrà finalmente entrare nell’universo di questi gatti davvero
speciali. Anche i costumi dello spettacolo sono veramente
speciali: Francesco Martini
Coveri è partito dallo studio
delle forme e dei costumi storici di Cats per arrivare a
realizzarne di più morbidi e
fluidi, attualizzandoli e caratterizzandoli con stile pop. Saverio Marconi, in collaborazione con Daniel Ezralow, firma la nuova regia che interpreta l’incontro dei Jellicle
come una grande festa: nella
notte più speciale dell’anno,
infatti, essi si riuniscono per
conoscere il gatto che avrà il
privilegio di salire verso il
«Dolce Aldilà» per rinascere
così a nuova vita. Questa volta, in via eccezionale, hanno
invitato anche gli umani alla
festa, per far conoscere loro
quanto i gatti siano animali
particolari ed abbiano una visione del mondo unica.
I biglietti sono in vendita a
partire da | 33, salvo even-
tuali commissioni, online al
sito
www.granteatropadova.it e presso Coin Ticketstore Padova e Treviso, Boxoffice, Primi alla Prima (Banca
del veneziano, BCC del Vene-
Una scena
del musical
«Cats»
to, Casse rurali trentine), Cariparo, Unicredit, Ticketone,
e Charta. Per informazioni:
www.granteatropadova.it, infoline
allo
0498644888,
www.cats.musical.it.
Il 4 febbraio a Padova celebrano i Deep Purple e Hendrix
Paice&Marton nel segno del rock
Il batterista dei Deep Purple Ian Paice
PADOVA. Si celebrano i 40 anni dell’album storico dei
Deep Purple In Rock e i 40 anni dalla morte di Jimi Hendrix
proprio nel 2010. Il Gran Teatro di Padova giovedì 4 febbraio
ricorda la stagione del rock con un live emozionante, in cui
Ian Paice, storico batterista dei Deep Purple, suonerà con il
chitarrista Tolo Marton. In «Classic rock night» il “Power
Trio”, chitarra, basso (Paolo Steffan), batteria presenterà
non solo brani che hanno caratterizzato la storia del rock,
ma un repertorio che vuole dare un senso a quello stile. Durante la serata saranno presentate nuove canzoni di Tolo
Marton, per la prima volta suonate con Ian Paice, e celebri
cover rivisitate, brani del repertorio di Marton come «Alpine
Valley» o due brani che non ha mai eseguito con Ian, «Manic
depression» (Hendrix) e «Fire» (Hendrix), omaggi ai Deep
Purple e un medley di colonne sonore dai film storico/epici. Biglietti a partire da | 22. Informazioni: www.granteatropadova.it, www.zedlive.com e infoline allo 0498644888.
ROMA. I primi prototipi di tv e dispositivi che supportano il 3D sono
apparsi in autunno, ma è alla fiera
dell’hi-tech in corso a Las Vegas che
le aziende produttrici si stanno sfidano a colpi di novità. Samsung, che domina il settore, dedica alle immagini
tridimensionali i televisori Full Hd
Led serie C9000, ultrasottili (dotati
anche di telecomando con display
touchscreen) e il lettore Blu-ray
BD-C6900. Mentre Panasonic (che si
è fusa con la Sanyo), oltre ad aver
stupito con un plasma da record Full
HD 3D da ben 152 pollici, per facilitare l’adozione del 3D propone un sistema completo con lettore dvd Blu-Ray
alta definizione e occhiali speciali.
La coreana Lg ha annunciato non solo tv ma anche proiettori tridimensionali entro il 2010 e Toshiba ha reso
noto che per quest’anno lancerà negli Stati Uniti la «Cell tv» che promette di convertire le immagini classiche in tridimensionali.
Se per le aziende l’avanzamento tecnologico è un indubbio business, lo
stesso non si può dire per i consumatori già provati dai dubbi amletici (e
relativi salassi) tra lcd e plasma,
hd-ready e full-hd. «I fabbricanti dovranno essere pazienti perché l’investimento è oneroso e in molti hanno
già speso in questi ultimi anni in
schermi piatti e alta definizione», dice James McQuivey, analista di Forrester Research riguardo ai prezzi
che inizialmente dovrebbero oscillare tra i duemila e i tremila euro. Senza contare, poi, gli scetticismi riguardo gli occhialini e l’immagine non
perfetta (meglio con i blu-ray in 3D
perché si tratta di immagini di sintesi concepite in tre dimensioni).
A fare da volano alla tv in 3D potrebbero però essere i Mondiali di
calcio, visto che metà delle partite
verranno trasmesse in tre dimensioni. E alcuni colossi della tv si stanno
già attrezzando. A partire da Espn, il
canale sportivo americano che fa capo alla Disney, che trasmetterà in 3D
alcuni incontri, tra cui proprio il match di apertura l’11 giugno fra Sudafrica e Messico.
I Roiter raccontano l’eremita Girotto
A Villorba con il loro libro «Un uomo senza desideri»
TREVISO. Oggi alle 17 il Lovat Lab della Libreria Lovat di Villorba ospita Fulvio e Ignazio Roiter con il loro libro Un uomo senza desideri (Ed Siz., 2007). L’appuntamento è organizzato dal Comitato Provinciale Auser.
Il celebre fotografo veneziano e suo fratello, di presentano il loro straordinario reportage
sulla
storia di Ernesto Girotto, che per oltre quarant’anni ha circoscritto la sua umanità in
un ettaro di terra nel comu-
Visse quarant’anni
in un ettaro di terra
in rigorosa autarchia
ne di Roncade (a San Cipriano), gestendo in solitudine la
sua rigorosa autarchia che
ha reso il suo rapporto con
la terra una forma di spiritualità, raccontata anche da
Ermanno Olmi nel suo documentario Terra madre.
La casa e il fondo di Girotto (morto di stenti nell’inverno 2003, a seguito della grave
siccità che, nell’estate dello
stesso anno, mise in crisi l’agricoltura del Nordest), occupano un posto di rilievo nel
documentario che Olmi ha
realizzato per «Terra Madre», associazione a difesa
delle biodiversità e della qua-
lità delle produzioni agro-alimentari del pianeta. E se è
strano associare ad un progetto planetario la casetta
spoglia dove visse Girotto, le
piante che hanno protetto il
suo isolamento (dettata dal
dolore per un amore non corrisposto) e il suo annullamento della volontà e dei desideri, è pur vero che Slow Food
sta lavorando per creare nel
bosco di San Cipriano un presidio singolare di rilevanza
mondiale.
Fulvio e Ignazio Roiter furono i primi a cogliere la
straordinarietà di quel luogo
quando, nel 2002, scattarono
Ernesto
Girotto
in una foto
del libro di
Fulvio e
Ignazio Roiter
le immagini liriche della natura semplice nella quale Ernesto visse, quella natura
che lo minacciò e lo nutrì,
che ne sostenne la sua eliminazione di ogni volontà, di
ogni desiderio, appunto. Nel
libro le foto di Fulvio e i testi
di Ignazio descrivono i quattro ettari della proprietà di
Girotto, privi di ogni mezzo
tecnologico moderno, di elettricità, di riscaldamento e di
acqua corrente. Terreni nei
quali anche i suoi familiari
non era consentito entrare.
Ma ci sono anche delle immagini che ritraggono lo stesso
Girotto, ce si è persino “messo in posa” per quei due “intrusi” che, pur se non riuscirono ad ottenere un vero e
proprio dialogo con lui, riuscirono a instaurare con lui
un muto legame grazie agli
scatti, sapienti nella tecnica
e profondi nella sensibilità,
che continuano a far conoscere Ernesto e il suo estremo
“ecosistema umano”.