DEL POPOLO il pentagramma «De Toscae movimentorum et de idolatria registorum» di Patrizia Venucci Merdžo Gentilissimi! Habemus Toscam ! E quale Tosca ! La più movimentata che si ricordi nella storia del Teatro di Fiume! Sulla scena tutto viveva, tutto si muoveva, tutto partecipava al vortice di questo dramma di passione ed iniquità, di iniquità e di passione: personaggi, colonne, cancelli, impalcature, statue...! Mi son chiesta: ma Frey sta facendo le magie? Ha ingaggiato un ghostbuster?! “Madonna santissima! - esclamai, “Qui ci vuole l’esorcista!”, e proprio in quel momento da dietro le quinte schizzò a velocità supersonica la statua della Vergine compiendo delle sfrenate evoluzioni in stile go kart intorno a Cavaradossi, che terrorizzato e impalato come una statua (per modo di dire) cercava di non farsi investire da qualche colonna di formula uno o dalla Madonna ballerina; quando improvvisamente intravvidi, che dietro ad ogni colonna, (che scivolava su almeno quattro rotelle), c’era un figuro che spingeva a passeggio per la scena gli elementi architettonici sopraelencati di Sant’Andrea della Valle (eh, già! Che senso avrebbe avuto il primo atto senza i balletti di cui sopra?). Insomma, matematicando: dieci colonne volte (X) almeno quattro rotelle ciascuna, spinte da altrettanti esseri umani, più megaimpalcatura, statua, cancello con relative rotelle e persone fisiche (nascoste dietro alla meno peggio) per un totale di almeno 75 elementi di disturbo. A occhi chiusi ti sembrava di stare alla Stazione Centrale di Milano. E tu vatti a godere certe sottili e poetiche trame pucciniane! Poi, c’è stato il conclave (la processioni col Santissimo non va più di moda; neanche nella Tosca. A proposito, cos’è il Santissimo? Booh??). A Sant’Andrea della Valle. Perché papa Ratzinger ha sentenziato: “Finché io fifere, nein alter Pontefix ! Ite a conclavare in San Paolo Fuori le Mura...o ad Avignone.” Ma i porporati son corsi tutti a Sant’Andrea della Valle (perché così hanno deciso Puccini, Frey e l’ambasciatore Grafini) e nervosissimi si sono messi a passeggiare su e giù, giù e su, non potendo trovare raccordo. (I cardinali della Padania e quelli dell’Ulivo se le dicevano alla grande, mentre Ruini tentana di metterci una buona parola). Alla fine decisero, Deo gratias!, d’intonare il Te Deum; e lo Spiritus Sanctus scese immediatamente su di loro, sotto forma di lustrini di carnevale (“Sofisticato” ce vo /la .hr dit w.e ww & musica An no III • 07 le 20 n. 2 • i r p a Mercoledì, 25 effetto speciale.) A corona di tutto siamo stati accecati dalla Luce Divina ( riflettori tipo Gestapo), come S. Paolo sulla via di Damasco. Beh! Non c’è niente da fare; i registi, scenografi, costumisti sono convinti che siccome prendono dei cachet sostanziosi, debbano lavorare sodo. E allora poveri noi! Inoltre, anzi prima di tutto, dopo la dittatura delle primadonne, seguita dalla mitologia dei direttori d’orchestra, ora navighiamo nell’era dell’idolatria dei registi. I monseigneures registi, in genere, sono convinti che – se sulle “miserabili” partiture di Verdi, Puccini, Wagner & company non ci sferruzzano le loro reinterpretazioni e “visioni” politiche, psicoanalitiche, antropologiche, sociologiche, postmoderne, pornografiche, ecc. – non accorgendosi che la musica sintetizza e riassume tutto questo e quant’altro non definibile a parole, il melodramma sia da buttare. Una volta la Callas sbrigativamete disse a proposito di un regista: “Quello non capisce niente, si butti dalla finestra”. Dovessero seguire il suo consiglio, il suicidio dei registi sarebbe un fenomeno di massa. Ma finiamola in gloria! Benedetto XVI ha festeggiato i suoi primi ottant’anni (alla faccia dei conclavanti di cui sopra) a suon di musica; tant’è vero che nella Sala Paolo VI la fantastica Orchestra Sinfonica di Stoccarda Gli ha suonato brani di Mozart, Dvořak e Gabrieli. Infine il Pontefice ha ringraziato Dio per il dono della musica e la sua famiglia per avervelo fatto accostare. “Una presenza fedele che mi accompagna tutta la vita donandomi serenità, gioia e conforto”. Agitatamente (!) Vostra 2 musica Mercoledì, 25 aprile 2007 IL PERSONAGGIO Le mille esperienze musicali e la personalità poliedrica di Alan Bjelinski Quando la musica è fonte inesauribile di gioia di Helena Labus I l nome di Alan Bjelinski, rinomato direttore d’orchestra zagabrese, si lega negli ultimi anni a un numero impressionante di cantanti della scena musicale croata con i quali ha collaborato a una serie di concerti di successo. L’ingresso nel mondo della musica leggera ha forse messo in secondo piano, principalmente nell’opinione pubblica, il suo lavoro di direttore d’orchestra del repertorio classico; tuttavia, Bjelinski ci tiene ad affermare di non essersi mai estraniato dal proprio “mondo d’origine” e di sentire sempre più intensamente il bisogno di immergersi tra gli spartiti di musica “seria”. Bjelinski si è rivelato una persona di grande spiritualità e apertura mentale, innamorato della musica e del proprio lavoro, amante della natura e dei piccoli piaceri che arricchiscono la vita. Negli ultimi anni lei si occupa di diversi generi musicali ed è praticamente divenuto la figura-chiave di tutte le maggiori manifestazioni nel nostro paese. Com’è iniziato questo suo percorso? Una domanda complessa... Dopo aver concluso gli studi di direzione d’orchestra e il corso postlaurea all’Accademia di musica di Zagabria, intrapresi un corso di perfezionamento al Mozarteum di Salisburgo. Portata a termine anche questa fase di aggiornamento professionale, bisognava trovare un lavoro... Era l’inizio degli Anni ’90, c’era la guerra, a quell’epoca persi mio padre (il rinomato compositore Bruno Bjelinski, nda), quindi decisi di dare vita a un’orchestra da camera – la Windstrings. In undici anni, quanto il complesso operò, tenni più di 400 concerti di musica classica che furono molto seguiti e accompagnati da ottime critiche. Purtroppo, il lavoro dell’orchestra non era appoggiato da istituzioni, il che è stato forse un mio sbaglio – non ero motivato per la parte amministrativa del nostro lavoro – in quanto volevo dedicarmi esclusivamente alla creazione musicale. L’orchestra era composta prevalentemente da miei colleghi di studio, di cui molti ricoprono ora importanti cariche in alcune delle più significative or- chestre croate, ma anche in quelle straniere. Ancora oggi ricordiamo con piacere i nostri viaggi e i bellissimi concerti che abbiamo tenuto. Per quanto riguarda la mia collaborazione con rinomati interpreti della musica leggera croata, posso dire che questa scelta è stata motivata dal fatto che vivo in un paese piccolo e, come direttore, ho bisogno di un’orchestra. Volendo occuparmi esclusivamente di musica classica e visto che nel nostro paese c’è un numero limitato di orchestre, sarei costretto ad aspettare per lunghi periodi di tempo per poter dirigere. È, invece, mia opinione che un giovane direttore d’orchestra deve essere costantemente attivo. Tornando al discorso precedente, questa è stata anche una delle ragioni per le quali avevo deciso di fondare i Windstrings. Allo stesso tempo, devo ribadire che sono nato in un’epoca in cui si ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones, per cui anche questo aspetto della musica mi è vicino. Inoltre, ritengo che nel nostro paese c’è più interesse per questo genere di musica che per la musica classica, per cui avevo deciso di cimentarmi a modo mio anche nella musica pop. Di ‘aprirmi’ a nuove esperienze. Una delle mie prime e molto belle, collaborazioni in questo campo è stata quella con Radojka Šverko (una delle più grandi interpreti sulla scena musicale croata, nda), dalla quale ho imparato moltissimo e con la quale facevo anche musica sacra e i gospel, come pure un po’ di musica pop. Sono stato notato da direttori d’orchestra come Nikica Kalogjera e Stipica Kalogjera, nonché da Miljenko Prohaska. Ho ascoltato numerose orchestre – da quelle sinfoniche, alle filarmoniche, come pure le big band – e, essendo anche pianista, ho lavorato come accompagnatore in diverse occasioni. Ricordo che in un’occasione, trovandomi a Budapest a un concorso internazionale di direttori d’orchestra, venni a sapere che i membri di una grande orchestra sinfonica suonavano in diverse formazioni – sia in teatro in produzioni operistiche, sia in concerti sinfonici, sia nei musical... È quindi essenziale una vastità di esperienze... Assolutamente, in quanto ci permette di capire la musica nelle sue diverse sfaccettature. Pertanto, credo di non aver fatto una scelta sbagliata entrando nel mondo della musica leggera. In caso contrario, rimanendo aggrappato alla direzione di opere classiche, sarei stato costretto a lasciare il nostro paese in cerca di lavoro. Io, invece, voglio molto bene a questa terra. Rimanendo qui, ho dovuto trovare un giusto equilibrio nella vita, il che non è sempre facile. Sono, comunque, felice del mio lavoro e della mia vita. Ritengo che l’arte è una creazione... come lo è anche la vita. Tutto ciò è per me collegato a un’altra cosa che amo molto – la natura. Ammiro e amo le piante, gli alberi, il mare e tutto ciò che ci circonda. Vorrei, comunque, precisare che non sono d’accordo con l’esaltazione del fatto che mi occupo di direzione di musica pop. Ho, Alan Bjelinski è nato a Zagabria nel 1964 in una famiglia di rinomati musicisti. Nella capitale croata ha conseguito la laurea in direzione d’orchestra nella classe del prof. Igor Gjadrov presso l’Accademia di musica di Zagabria e concluso lo studio postlaurea nel 1990 con il maestro Pavle Dešpalj. Come borsista del fondo per giovani direttori d’orchestra “Lovro Matačić” ha trascorso un periodo di studio presso il Mozarteum di Salisburgo, nella classe di Michael Gielen. Ha diretto la Filarmonica di Zagabria, l’Orchestra sinfonica e il coro della Radiotelevisione croata, l’Orchestra sinfonica di Ragusa, l’Orchestra sinfonica BYU nello Utah (Stati Uniti) e la Filarmonica di Udine (Italia). Tra il 1991 e il 1994 ricopriva la carica di direttore stabile dell’Orchestra sinfonica della Radiotelevisione croata. È autore di colonne sonore, di musica da camera e per il teatro, di musiche per video clip e per la televisione. Nel 2003 è stato insignito del Premio del Teatro nazionale per la direzione dello spettacolo “Il gatto con gli stivali” di Bruno Bjelinski. invece, capito che lo posso fare, e anche bene. Non volevo trovarmi limitato nei suoni e volevo fare quello che il mio cuore richiedeva in un determinato momento. Vedevo come una sfida il fatto che tale musica annovera più successi sul nostro mercato. Con il passare degli anni, però, sento sempre di più il richiamo della musica classica, che non ho comunque mai abbandonato. Lei ha collaborato con tutti i più celebri interpreti della scena musicale croata... Vero. Grandi emozioni ho avuto negli ultimi concerti con Oliver Dragojević con il quale collaboro da anni con successo e Successo della klapa Kastav Ancora un grande successo per la klapa femminile “Kastav” che è stata premiata con il diploma d’oro all’undicesima edizione del Festival e concorso internazionale dei cori, tenutosi di recente a Budapest in Ungheria. La compagine si è esibita nella categoria folclore con un programma che ha compreso canti popolari tipici della Dalmazia, dell’Istria e del Litorale croato, come pure brani d’autore ispirati al “melos” popolare. Grazie all’ottimo risultato conseguito a Budapest, la compagine è entrata nella rosa dei partecipanti alla finale della quinta edizione dell’Olimpiade dei cori che si terrà l’anno prossimo a Graz in Austria. (hl) La klapa femminile “Kastav” siamo divenuti buoni amici. Oliver è un grande artista che dispensa un’energia positiva ai musicisti che lo circondano. Dalle armonie, a prima vista molto semplici, delle sue canzoni ci impegniamo sempre di creare un’atmosfera particolare e di dare il massimo. Ci tengo a dire che prodotti del genere, autoctoni e tipici delle nostre terre, come lo è la musica di Oliver, oppure le varie forme della musica popolare, meritano di venir presentati in maniera rappresentativa anche fuori dai nostri confini. Oltre di direzione, lei si occupa anche di arrangiamenti, compone musica per film e spettacoli teatrali... Mi occupo di molte cose. Mi piace molto lavorare con i bambini. Collaboro con il coro infantile “Klinci s ribnjaka” ormai da 15 anni, il che è una cosa meravigliosa perché i bambini sono esseri rilassati e danno sempre il massimo di sé. In una fase della sua vita, ha dovuto scegliere tra la musica e la ginnastica... Mio padre mi aveva iscritto ad un corso di ginnastica, mentre allo stesso tempo frequentavo anche la scuola di musica. Tutto filava liscio fino a quando ad un certo punto ho dovuto decidere quale strada intraprendere. In casa mia c’erano due pianoforti, mia madre è pianista (Ljerka Pleslić Bjelinski, nda), quindi ho scelto la musica. Perché proprio il pianoforte? Per un certo tempo ho suonato il violoncello, ma il pianoforte mi ‘chiamava’. Mi piacevano le sue possibilità armoniche e mi permetteva di improvvisare. Nel periodo studentesco sono entrato anche nella musica pop, quindi la mia educazione classica mi permetteva di suonare tutto con più disinvoltura. Quest’esperienza mi ha consentito di venire in contatto con un altro segmento importante nella prassi concertistica attuale, della quale i musicisti classici non sanno molto, - che è l’impianto acustico. Ritornando al pianoforte, lei ha avuto il suo primo concerto pianistico già a nove anni. Com’ è stata questa esperienza? Suonavo la composizione di mio padre – il Concerto per un piccolo ragazzo – alla Tribuna abbaziana di musica, accompagnato dalla Filarmonica zagabrese. Non avevo paura di suonare, anche se quello era il mio primo contatto con un grosso gruppo di persone. In quell’occasione capìi che c’erano tanti altri strumenti che potevano produrre diversi suoni e creare al contempo un’armonia. Tutto ciò mi affascina ancora oggi. Per questo ha scelto la direzione d’orchestra? Agli esami di ammissione all’Accademia mi ero candidato per lo studio del pianoforte, dell’organo e di direzione, esame per il quale mi sono preparato con Vjekoslav Šutej. Ricordo che dovevo dirigere la Sinfonia incompiuta di Schubert e durante l’esame ero molto emozionato. Un professore suonava la sinfonia al pianoforte, mentre io dovevo immaginare di dirigere un’orchestra – una situazione un po’ buffa che mi fece sorridere durante la mia esibizione. Avendo passato tutti gli esami, scelsi la direzione essendo questa il contrappunto di tutto. In questo contesto, devo dire che amo la precisione dell’interpretazione, ma sono molto felice quando durante l’esecuzione viene a galla un qualcosa di nuovo e particolare, qualcosa che non troviamo nello spartito. La musica è un lavoro “di squadra” che ci deve rendere felici. Come trascorre il tempo libero? Il mio tempo libero sono la musica, sempre presente, poi la natura – mi piace curare l’orto, piantare la verdura, osservare la fioritura degli alberi da frutta in primavera, immaginare la nascita di una mela o di una fragola, raccogliere gli asparagi. Mi piace nuotare, pescare... Un sogno nel cassetto? Comunicare con il resto del mondo. musica 3 Mercoledì, 25 aprile 2007 VITA NOSTRA Rivalità passate tra la banda ed il coro dei Bianchi e dei Negri CI di Buie, fiera custode di un’appassionata attività musicale di Marianna Jeličić Buić BUIE – In questo nostro piccolo viaggio attraverso alcune Comunità degli Italiani di questa parte dell’Istria che colloquialmente continuiamo a chiamare “buiese”, focalizzato soprattutto sull’attività musicale, non possiamo che iniziare dalla Comunità degli Italiani di Buie, fiera custode di molte tradizioni e testimone di una lunga attività che dura da sessant’anni. Con i suoi attuali 1.040 soci e una nutrita schiera di giovani palco per la prima volta nel 1966 e che questa sezione è attiva dunque da più di quarant’anni! Rubiamo un po’ di spazio a questa attività per parlare di un nuovo progetto che dovrebbe concretizzarsi entro l’anno e diventare attivo nel prossimo perché portato avanti dalla stessa Barnabà. “Si tratta di un gruppo di cantanti adulti che farà rivivere gli intramontabili successi della canzone italiana degl’anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Per il momento si stanno radunando gli interessa- Il coro misto della CI La banda di ottoni è composta completamente da elementi giovani e giovanissimi che, per motivi anagrafici non figurano annoverati sopra, è stata fino a una quindicina di anni fa la Comunità “madre” anche per i soci che ora aderiscono alle “nuove CI” come ad esempio Momiano, Castelvenere e Crassiza. Numerose sono le attività che si svolgono presso questo sodalizio: filodrammatica bambini e giovani, filodrammatica adulti, minicantanti, 3 gruppi di balletto, aerobica, corso di ceramica, diverse sezioni sportive nonché il coro misto e la banda d’ottoni, alla quale è strettamente legato anche il corso di strumenti a fiato. Visto che, come abbiamo detto all’inizio, la nostra attenzione per questa volta sarà rivoltà “a quelli che fanno musica”, inizieremo con i piccoli dei minicantanti, per passare poi alla banda d’ottoni e al coro misto. Minicantanti: dodici dolci vocine Diretti da Dolores Barnabà da cinque anni, i minicantanti rappresentano una sezione che annovera dodici dolci vocine che spaziano dall’asilo alle classi inferiori della scuola elementare. Rispetto agli anni passati, in questa sezione si riscontra un leggero calo di partecipanti per il semplice fatto che i bambini sono molto impegnati in diverse altre attività, come il balletto e lo sport. Dall’anno prossimo si cercherà di fare “un’azione di reclutamento” mirata, in collaborazione con la locale Scuola elementare italiana per accrescere nuovamente il numero di partecipanti. Se volgiamo lo sguardo al passato, scopriamo che i minicantanti della CI sono saliti sul ti e si sta cercando insieme il nome per questo nuovo gruppo”, ci spiega Dolores Barnabà. La “tumultuosa” storia della banda di ottoni La tradizione bandistica a Buie risale agli inizi del Novecento quando in città operavano due bande, quella dei Bianchi e quella dei Negri, che rispecchiavano la presenza di due fazioni in continua rivalità tra loro. I Bianchi erano soprattutto proprietari terrieri e artigiani, mentre la banda dei Negri era composta per la maggior parte da contadini e braccianti. Nel 1945 ritroviamo una banda soltanto che riprende la sua attività e che, con la fondazione del Circolo di Cultura Popolare Italiana di da giovinezza” negli anni Novanta con 37 bandisti e 12 allievi diretti dal maestro Pino Vok, al quale succede negli anni futuri il maestro Roberto Tropea. Nel corso di una decina d’anni, l’impegno della banda viene premiato con diversi riconoscimenti, tra i quali spicca la Medaglia ufficiale annuale del V° anno di pontificato di Sua Santità Giovanni Paolo II e la Medaglia d’argento del Sommo Pontefice. Verso l’inizio del nuovo secolo, per un mancato ricambio generazionale, il complesso si troverà ad affrontare un periodo molto difficile destinato a protrarsi per alcuni anni. Solo grazie all’impegno comune degli irriducibili bandisti e della dirigenza della CI, il complesso è riuscito a sopravvivere tra enormi difficoltà. Che la perseveranza alla fine venga premiata, lo dimostra lo stato attua- Il corso di strumenti a fiato che comprende anche il solfeggio, viene svolto individualmente trenta minuti per allievo settimanalmente Buie (poi Circolo italiano di Cultura, odierna Comunità degli italiani) nel 1947, ne diventa una sua sezione. Nei vent’anni successivi, con la direzione del maestro Riccardo Zigante, la banda si esibisce in numerose circostanze e in diverse località, segnando tra le sue ultime uscite quella in occasione dei festeggiamenti per il ventesimo anno di attività del Circolo nel 1968. Dovranno passare altri venti anni perché il complesso bandistico riviva e lo fa nell’ambito della scuola per poi rientrare in Comunità. Con lo sforzo congiunto di diverse istituzioni (CI, SEI, UI, UPT...), la banda d’ottoni riscopre una “secon- le delle cose... Con l’arrivo del maestro Corrado Moratto, il cui cognome rivela l’origine buiese, stimato musicista e cofondatore dell’Associazione Musicale Folcloristica Triestina “Vecia Trieste”, la banda d’ottoni si arricchisce di nuove leve e viene innondata da un rinnovato entusiasmo. “Ad affiancare una quindicina di bandisti ci sono anche quindici allievi che, se continueranno a impegnarsi come fin ora, potranno ben presto entrare a far parte del complesso. La banda d’ottoni fa le prove una volta alla settimana per due ore, mentre il corso di strumenti a fiato che comprende anche il solfeggio, viene svolto individualmente trenta minuti per allievo settimanalmente, da parte dallo stesso maestro, coadiuvato da alcuni componenti della banda (Roberta Štokovac – clarinetto, Daniele Kovačić – sassofono) e collaboratori-amici d’oltreconfine (Fabiana Pipitone – flauto, Stefano Moratto – batteria). Finora la banda d’ottoni si è esibita in diverse occasioni con grande successo e parteciperà alla Rassegna della bande a maggio, dopo alcuni anni d’assenza. Degno di nota, infine, il fatto che all’interno del complesso bandistico è venuta a crearsi un’ atmosfera molto allegra e coinvolgente che porta i govani esecutori a continua- anni più tardi, gli si associa il coro del Circolo di Verteneglio. Anche con questa nuova formazione il coro riscuote numerosi successi. Fino al 1975 si alternano a Milada Squarcia Monica, i maestri Valentino Gamboc e Mladen Marko, ai quali fa seguito il maestro Sergio Bernich. Negli otto anni di direzione, Bernich costituisce anche un quintetto vocale lungamente elogiato. Segue poi un breve periodo di inattività per mancanza di maestri sul territorio che si conclude nel 1983 con l’arrivo da Trieste del maestro Stefano Sacher. Il coro misto allora assume una nuova versatilità, presentandosi anche Tra i riconoscimenti della storica Banda d’ottoni spicca la Medaglia ufficiale annuale del V° anno di pontificato di Sua Santità Giovanni Paolo II e la Medaglia d’argento del Sommo Pontefice re a far gruppo anche al di fuori delle prove e del contesto della Comunità” conclude il maestro Moratto Una tradizione corale invidiabile Anche il coro misto della Comunità degli italiani di Buie vanta la lunga tradizione della quale si è parlato per la banda d’ottoni: stesse origini temporali, stessa divisione tra Bianchi e Negri. Nel 1920 nasce il coro maschile “Giuseppe Verdi” che opera fino al 1940 e, secondo le testimonianze, nello stesso periodo opera anche il coro misto. Quest’ultimo riprende la sua attività nel dopoguerra con una sessantina di membri e la direzione del maestro Milos di Capodistria, al quale succede nel 1952 il maestro Lentini di Fiume. Dopo un periodo di inattività per mancanza di direttori, nel 1965 Milada (Milly) Squarcia, giovane insegnante di musica presso la Scuola elementare, presta il suo impegno in diverse sezioni artistiche e tra queste la direzione del coro. In breve tempo il coro viene rimesso in piedi e conta una cinquantina di membri e, quattro come coro maschile oppure femminile, in base al repertorio. Al maestro Sacher segue nel 1985 il maestro Dario Bassanese fino al 1996, quando a dirigire il coro arriva il maestro Maurizio Lo Pinto, a capo, ancor oggi, di quello che è il fiore all’occhiello della Comunità degli italiani di Buie. Lo Pinto non trascura le melodie popolari e tradizionali, bensì aggiunge a queste un nuovo repertorio che comprende anche canzoni di carattere sacro e spirituale. Tanto per fare un esempio, memorabili rimangono le interpretazioni della “Marinaresca” e del spiritual “Nobody knows the trouble I’m in”. Sempre apprezzate le trenta voci che compongono questo coro il quale non manca di esibirsi sia in casa che all’estero in tutte le manifestazioni più importanti, facendo anche da “padrone di casa” alla ormai tradizionale Rassegna corale primaverile “Verdi Melodie”. Data la grande passione che anima i coristi, è stata osservata la necessità di aumentare le ore di prove settimanali da due a quattro, cosa che auguriamo loro si possa realizzare presto. 4 musica Mercoledì, 25 aprile 2007 Mercoledì, 25 aprile 2007 5 ANTOLOGIZZANDO Và rilanciata alla grande la Musica, ora Cenerentola all’importante Concorso d’arte e Cultura L’Arte dei Suoni e Istria Nobilissima di Fabio Vidali È arrivata l’Antologia, quella del Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, il 38.esimo della serie annuale, mentre il 39.esimo Concorso s’è già abbondantemente consumato nel 2006. Ovviamente questa nuova pubblicazione si riferisce al Concorso svoltosi nel 2005. Non appaia un’inutile pignoleria volerlo precisare, dato che, sfogliandone le patinate pagine, qualche dubbio sulla manifestazione di riferimento può insinuarsi nella mente dell’attento ed interessato lettore. Mentre in copertina ed a pag. 3 si precisa che proprio del 38.esimo Concorso si tratta, (e lo si ribadisce anche a pag. 5) a pag. 13 che apre il capitoletto su “Commissioni Giudicatrici, Vincitori e Segnalati”, ci si richiama incredibilmente al “37.esimo Concorso”, già oggetto di pubblicazione nel volume dell’anno scorso. A pag. 15, invece, si torna a riferirsi al 38.esimo Concorso. Il solito “diavoletto della stampa”? può darsi, anche se l’abituale slittamento d’un anno fra data del Concorso e pubblicazione della rispettiva Antologia, dato che la 39.esima edizione del Concorso si svolse nel 2006 ed ora siamo nel 2007, si sarebbe indotti a pensare che sarebbe dovuto toccare al Concorso del 2006 ad essere “antologizzato”. Tanto più che è già uscito il Bando del 40.esimo Concorso (quello che si terrà nel corrente 2007). Dubbi di facile soluzione che comunque testimoniano un certo affanno nell’organizzazione di Goran Filipec Visive e Arti cinematografiche, Fotografia, Video e Televisione). Dei cinque sensi, l’unico ad essere ben servito è la vista (lettori e contemplatori). A rimetterci è il senso dell’udito, visto che la Musica (composta, interpretata o esemplificata saggisticamente) vi appare come un “terzo incomodo” sempre meno massimo talvolta presenti in qualche Antologia con la riproduzione di poche paginette di “partitura” assolutamente illeggibili alla maggioranza dei lettori non “alfabetizzati” nella lettura della scrittura musicale: una “foglia di fico” (ora anch’essa scomparsa) atta solo a nascondere il “buco nero” nel qua- Nelle trentotto edizioni dell’Antologia del Concorso finora pubblicate, lo spazio dedicato alla Musica è andato via via restringendosi, sino ad arrivare solo a poche righe su una media delle circa 350 pagine di cui consta il volume “tollerato” e sempre meno ritenuto “organico” al Concorso stesso. Ciò risulta sia nei Bandi che negli spazi occupati nelle Antologie e si ripercuote ovviamente nel calo numerico dei concorrenti. “Opere” e Musica Il “peccato originale” è da ricercarsi già nel primo numero dell’Antologia di quarant’anni fa. Battezzandola “Antologia delle opere premiate”, con ciò stesso si escludeva “l’esecuzione musicale” che mai è stata e mai sarà “un’opera” ma “solo” un’interpretazione creativa, non consegnabile alla “pagina scritta o illustrata” d’un’Antologia. “Opere” (nella Categoria Musica) sono certamente le Composi- le è stata cacciata la Musica nell’economia di “Istria Nobilissima”. Appare quasi pleonastico ribadire, ancora una volta, che la Musica necessita di essere “ascoltata” (con l’orecchio e col cuore). Sia quella degli “interpreti” che quella dei “compositori”. Nella lunga storia di “Istria Nobilissima”, solo una volta (Fiume, Sala dei Marmi, 3 07 2002) in occasione del 35.esimo del Concorso, lo stesso organizzò un concerto di tutti i premiati delle varie categorie musicali. Poi ci fu solo qualche sporadica esecuzione di “contorno”, unica candelina sulla grossa torta delle altre discipline “dominanti”. Poi il “buco nero” si ingoiò tutto: musica e suonatori. Marco Graziani questo Concorso, sempre alla ricerca d’una precisa “consecutio temporum” che ne scandisca chiaramente i ritmi e gli eventi favorendone la “leggibilità” ed esaltandone la portata e le finalità, a beneficio soprattutto dei possibili futuri concorrenti. “Istria Nobilissima”, dai primi timidi vagiti di quarant’anni fa, è cresciuta moltissimo diventando un agglomerato di molteplici interessi artistici e culturali in competizione fra loro per assicurarsene l’esclusiva. Attualmente vi predominano la cultura di “carta” (Letteratura, Teatro, Saggi scientifici, Giornalismo) e la cultura “visuale” (Arti Un lapidario detto popolare ammonisce che “ogni cùcer parla solo del suo cavàl”. Ovvio che, in assenza del suo “cùcer” (cocchiere), del “cavàl” Musica non si preoccupi nessuno zioni Musicali ed i lavori di Saggistica Musicale. Ma se la Saggistica Musicale (premiata o segnalata) può e dovrebbe trovare spazio nell’Antologia (“onore” mai finora “concesso”) ciò non può verificarsi per le “composizioni musicali”, al I risultati di tale perseverante disattenzione per la Musica non tardarono a manifestarsi: calo progressivo degli iscritti per l’esecuzione; scomparsa dei concorrenti a “Saggistica musicale”; scomparsa dei concorrenti a “Composizione” nella Commissioni musicali “usa e getta” i cui pareri e “suggerimenti”, annualmente verbalizzati, forse non vengono nemmeno letti da chi dovrebbe farlo del suo CD con i proverbiali anni di ritardo. Il pianista Goran Filipec, Premio Promozione 2006, che, in attesa del CD di “Istria Nobilissima”, si è già esibito per due volte alla Carnegie Hall di New York, ha inciso CD per la Eroica Classical Records e si divide fra Ginevra e l’Argentina nella sua intensa attività concertistica. Accanto a queste vette, la Categoria Musica di “Istria Nobilissima” è anche incubatrice di nuovi talenti, Đeni Dekleva Radaković e darebbero nuovo ossigeno alla Categoria Musica, attualmente relegata ad un rango marginale. Anzitutto chiarezza. In vista dell’ineludibile necessità di far ascoltare le musiche ed i musicisti premiati, specificare il numero massimo degli esecutori delle composizioni da presentarsi nella Sezione Composizione Musicale (da un esecutore ad un massimo di 15 esecutori); eliminare la dizione “sinfonica”, non disponendo il Concorso d’un comAna Dražul Riconoscere un merito preferenziale ai compositori che musicheranno testi poetici o narrativi di autori della CNI o si ispireranno ad opere visuali di artisti della Comunità stessa, o comporranno “variazioni creative originali” ispirandosi a temi di illustri compositori istriani, quarnerini o dalmati del passato o contemporanei, o elaboreranno motivi del patrimonio musicale popolare autoctono istriano, quarnerino o dalmato 38.esima edizione (2005) e solo due iscritti alla 39.esima edizione (2006) anche se ne uscì un I premio. Particolarmente dolorosa l’assenza di concorrenti nella Saggistica Musicale che negli anni 2001-2 e 2003 si segnalarono con apprezzati contributi, nell’ordine: “Vita musicale a Pola nel 1919”: Società musicali a Parenzo nei secoli 19.mo e 20.mo”; “Vita musicale a Pola fra le due guerre”. Ricerche originali inedite di tale fatta appaiono preziose per delineare un quadro più completo della pressoché ignorata Cultura di queste terre. Ignorata soprattutto nella Nazione Madre, anche storicamente, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: crederci una pittoresca “colonia” che, priva di una sua vita culturale originale, attende solo d’essere culturalmente … “evangelizzata”. Dovrebbe essere compito primo di “Istria Nobilissima” e della sua annuale “Antologia” evidenziare anche ai cittadini della Nazione Madre che questa “Piccola Italia” dei “rimasti” è in grado di dare (ed ha dato) importanti contributi al gran coro della Cultura e dell’arte nazionali, anche nella Musica. Eccellenza dei musicisti premiati Limitandoci solo ai musicisti premiati a partire dal Duemila (l’elenco di tutto il quarantennio di “Istria Nobilissima” richiederebbe le pagine di un’enciclopedia) citiamo solo alcuni degli artisti che nella Categoria Musica si sono aggiudicati il massimo Premio: per la Composizione vi spiccano Nello Milotti, Dario Bassanese, Geni Dekleva Radakovic. Per l’esecuzione musicale, sempre nello stesso periodo, ci limitiamo agli insigniti del Premio Promozione, un premio che prevede l’edizione di un Compact Disc e vari concerti sia nei territori d’insediamento storico della nostra Comunità che nella Nazione Madre. Non si comprende perché almeno un esperto di musica non figuri nel Comitato che ha il compito di redigere quella “summa” di ogni Concorso di “Istria Nobilissima” che è rappresentata nell’Antologia stessa un merito preferenziale agli esecutori che includeranno nel loro programma di concorso almeno una composizione di autori dell’area di Alpe Adria. Garantire a tutti i vincitori (compositori ed esecutori) della Categoria Musica almeno un’esecuzione pubblica in tre località del territorio d’insediamento storico e nella Nazione Madre. Garantire a tutti i premiati nella Sezione di Saggi di Musicologia, la pubblicazione dei loro elaborati sull’Antologia. Mantenere l’impegno della pubblicazione del CD, in tempi ravvicinati, a tutti i vincitori del Premio Promozione della categoria Musica, nonché garantire la massima diffusione dei CD stessi sia nei territori d’insediamento storico che nella Nazione Madre. Più spazio alla Musica nelle Antologie annuali Il “Collegium Musicum Fluminense”, premiato nel 2001, il cui CD è uscito nel 2003. Suo campo d’azione la riscoperta d’autori antichi istriani e quarnerini (dalmati inclusi) riproposti su copie di strumenti d’epoca. Il “Duo pianistico Šverko-Čuić” con repertorio classico e moderno, premiato nel 2002, il cui CD è uscito nel 2005. La pianista Ana Dražul recentemente protagonista d’un entusiasmante ed affollatissimo concerto a Fiume in Sala dei Marmi, proprio in occasione della presentazione del suo CD, riferentesi al Premio Promozione assegnatole nel 2004. Concertista che vanta ora importanti premi nazionali ed internazionali e contemporaneamente valida didatta. Il violinista Marco Graziani, premiato nel 2005, che ora sta scalando i vertici più lontani segnalandosi in progressivi riconoscimenti della Giuria proprio in “Istria Nobilissima”. Si attende a breve l’edizione grazie all’istituzione di un “Premio Giovani” nel quale si sono distinte l’anno scorso Tilli Forlani e la pianista Valentina Murtaj. Forse chi segue le vicende di “Istria Nobilissima” basandosi unicamente su quanto annualmente ne pubblicizza la relativa “Antologia”, resterà stupito di tali risultati visto che in quella pubblicazione, spesso non compaiono nemmeno gli scarni giudizi espressi dalle Commissioni giudicatrici musicali. Come inascoltati rimangono i suggerimenti che tali Commissioni annualmente indirizzano nei verbali trasmessi agli organizzatori allo scopo di aggiornare il regolamento del Concorso per renderlo più conforme ed appetibile ai prossimi partecipanti. Potenzialmente molto più numerosi di quanto si creda. Proposte nuove Anche se attendono polverose in qualche scaffale degli Enti organizzatori, se prese in considerazione sarebbero delle autentiche “novità” plesso “sinfonico”. Precisare che possono concorrere le composizioni corali (da 8 a 20 esecutori) e quelle di “lirica vocale” (da uno a 3 esecutori vocali, con o senza l’accompagnamento d’uno strumento). Riconoscere, a parità di punteggio, un merito preferenziale ai concorrenti di Composizione che musicheranno testi poetici o narrativi di autori della Comunità nazionale italiana o si ispireranno ad opere visuali di artisti della Comunità stessa, o comporranno “variazioni creative originali” ispirandosi dichiaratamente a temi di illustri compositori istriani, quarnerini o dalmati del passato o contemporanei, o elaboreranno motivi tratti dal patrimonio musicale popolare autoctono istriano, quarnerino o dalmato. Ciò favorirebbe l’integrazione dell’arte musicale con le altre Categorie artistiche presenti in “Istria Nobilissima”. Per la Sezione di esecuzione strumentale o corale o vocale, riconoscere, a parità di punteggio, È un dato oggettivo constatare che, nelle trentotto edizioni dell’Antologia del Concorso finora pubblicate, lo spazio dedicato alla Musica è andato via via restringendosi, sino ad arrivare solo a poche righe su una media delle circa 350 pagine di cui consta il volume. Un riequilibrio, per quanto attiene alla Musica, è doveroso oltreché indispensabile se non si vuole “eliminare” la Musica dalle materie del Concorso. A tale scopo sarebbe utile cooptare, nel Comitato di Redazione dell’Antologia, almeno un esperto di materie musicali, ora assolutamente assente. Se nelle Commissioni Giudicatrici della Categoria Musica gli Enti organizzatori del Concorso (U.I. e U.P.T.) allineano annualmente e pariteticamente ben sei qualificati esperti, non si comprende perché almeno un esperto di musica non figuri nel Comitato che ha il compito di redigere quella “summa” di ogni Concorso di “Istria Nobilissima” che è rappresentata nell’Antologia stessa. Un lapidario detto popolare ammonisce che “ogni cùcer parla solo del suo cavàl”. Ovvio che, in assenza del suo “cùcer” (cocchiere), del “cavàl” Musica non si preoccupi nessuno. Ciò non certo per malevolenza nei confronti dell’Arte dei Suoni, ma per l’ovvio meccanismo che porta ciascuno ad interessarsi esclusivamente della materia che gli sta più a cuore od in cui si sente maggiormente “versato”. Varrà ricordare, non per spirito polemico ma per costruttivo rilievo, che finora, malgrado la loro “veste ufficiale”, anche i componenti delle Commissioni Giudicatrici della Categoria Musica sono stati presi piuttosto “sottogamba”. Intanto, al termine del loro lavoro, non vengono mai informati dei nomi dei premiati celati sotto i rispettivi “Motti”. Per conoscerli devono attendere la pubblicazione dei risultati sulla “Voce del Popolo”, spesso forniti al nostro quotidiano in maniera piuttosto approssimativa. Poi non sono più consultati nemmeno sulla scelta dei brani da inserirsi nei CD, come invece previsto nell’art. 23 del vigente Regolamento del Concorso. Sono innegabilmente Commissioni “usa e getta” i cui pareri e “suggerimenti”, annualmente verbalizzati, forse non vengono nemmeno letti da chi dovrebbe farlo (dato che espressamente li richiede alle Commissioni stesse). Né si sa chi suggerisca quelle musicali “zingarate” che, da un po’ di tempo, accompagnano le esibizioni dei nostrani poeti con musiche ispirate alle “contaminazioni” oggi di moda. In un Concorso nel quale tanto spazio hanno la Letteratura e la Lingua, è strano che sfugga il significato reale del verbo “contaminare”: insozzare, guastare, corrompere. Ciò forse è omaggio alla rampante “globalizzazione” tecnologica e commerciale. In chiusa un auspicio: se si progetta di celebrare il Quarantesimo di “Istria Nobilissima” (o se si attenderà il Cinquantesimo) si metta in programma una pubblicazione integralmente dedicata alla storia musicale del Concorso, nonché un grande concerto antologico dedicato ai premiati. Il materiale certo non manca. Sarebbe un rilancio alla grande. 6 musica Mercoledì, 25 aprile 2007 SCARTOFFIANDO La lavandaja cabalistica e la gallina invisibile... Teatro, dalle follie di Carnevale alle pratiche di pietà di Patrizia Venucci Merdžo FIUME - Eeeeetcccìììhh!! Per tutti i topi d’archivio! Questo dannato polverone mi farà incartapecorire anzitempo! Mi verrà la rinite! L’epatite! Il pollice dell’archivista! (Mi si seccherà la lingua a forza di sputare). Vabbè.. Zajitz e il suo lascito carnascialesco Ma guarda, guarda... Il funerale del Carnevale, 1862, scritto da un “certo” Giovanni Zajitz, per il Tea- Pubblico” fiumano al Teatro Civico assistette alla produzione brillante di magia indiana e cinese “con nuovi esperimenti non ancora eseguiti nelle anteriori rappresentazioni, inventati e composti dietro particolare nuova maniera del Mago del Nord Ermanno Monhaupt”. (Wow!). Ecco qua alcuni titoli di giochi di prestigio: La pesca per aria (sarà stata una pesca...miracolosa?), Il gallo incantato e la gallina invisibile (chissà se faceva le uova d’oro?), pure all’insegna del “mistero”, con ben tre spettacoli in tema: le serate del trasformista Costantino Bernardi, del divinatore del pensiero (!) E. Wilmant e del prestigiatore A. Majeroni! Nel 1905 invece fu la volta della piccola trasformista (un enfant prodige?) Tina Pazzi. L’impegno a favore dei non abbienti Oltre al diletto, alla musica e al sensazionale, un chiaro e costante indirizzo programmatico della dirigenza teatrale derivava dalla pietà, “Il colto Pubblico fiumano al Teatro Civico assistette alla produzione brillante di magia indiana e cinese “con nuovi esperimenti non ancora eseguiti nelle anteriori rappresentazioni, inventati e composti dietro particolare nuova maniera del Mago del Nord Ermanno Monhaupt” tro Comunale di Fiume. Eh già! Il povero Nino aveva fatto le prove del suo vaudeville carnascialesco che era malato; alla prima aveva un febbrone da cavallo, dopodiché gli venne la polmonite, dopodiché gli venne l’esaurimento nervoso, dopodiché...prese la via per Vienna (aveva capito che l’aria fiumana, anche allora, era poco salubre per i musicisti), dove - pupillo dello spalatino von Suppé - si affermò come ottimo operettista. Tra l’altro, il nostro Nino, per il Carnevale fiumano (probabilmente per le cavalchine), scrisse pure “Arlequine Quadrille”, e c’è da scommettere che pure la sua “Natalie quadrille” veniva suonata nel periodo carnascialesco. Trasformisti ed enfant prodige... Nel Carnevale del 1856 (“Oggi Giovedì li 14 febbrajo”), “il colto L’album misterioso (brrr... vampiri, streghe, zombi, esattori delle tasse?), L’indovinatore magnetico (chissà che sguardo incantatore... o sarà stato un nuovo brevetto?), cui fa seguito, Il cuore lacerato, Il banchiere misterioso (ecco, venga in Croazia a fare un bel miracolo finanziario; può venire anche in incognito, se ci tiene), La lavandaja cabalistica (le era propio ciapade de strighe!), La metamorfosi del Lucifero (sarà diventato...”angelico”; e il mondo migliore?), I miracoli della magia (magari, magari...). Insomma, una volta, le carnevalate le facevano a teatro; oggi, invece nella vita. E tutti giorniiii!! Restando sempre in tema di magia, del miracoloso e del meraviglioso - a quanto pare i vecchi fiumani non erano insensibili a questa corda - dagli annali risulta che il Nuovo secolo nella Fiume teatrale - stagione 1900 - iniziò la Società Filarmonico-Drammatica “Thalia” congiuntamente all’Orchestra Militare tenne spettacolo a favore della Croce Rossa mentre il 5 maggio del 1888 ebbe luogo al Comunale un concerto pro Associazione di Beneficenza. La medesima Società diede due rappresentazioni straordinarie (“La campana dell’eremitaggio”) di Cofino Giovanni Zajitz o dal senso di umanità e solidarietà, diremmo oggi, per i colpiti dalla sorte e dalla miseria. Come risulta da un vetusto “Avviso teatrale, il sabato 26 novembre 1836” all’allora teatro Adamich si tenne spettacolo “a benefizio dei poveri di questa città” e si continua informando che “la direzione del generale Instituto de’ Poveri e Casa di Lavoro a l’onore di prevenire rispettosamente i suoi Concittadini ed inclita Guarnigione, che per la suindicata sera fu scelta una interessante Produzione parto felice del Signor Avvocato Nota. Il titolo è Il Benefattore e l’Orfana”. Alla serata prendeva parte la Prima Attrice Signora Carlotta Medoni che “per atto di compiacenza canterà a piena Orchestra” una cavatina da Donna Caritea regina di Spagna del Mercadante. A quanto pare la Fiume del tempo doveva essere ben dedita alle pratiche caritative, atteggiamento che ci viene confermato dal detto manifesto il quale riporta che “Ogni eccitamento alla pietà credesi superfluo giacchè ormai troppo mirabilmente rifulge la filantropia della nostra Città verso i figli “Ogni eccitamento alla pietà credesi superfluo giacchè ormai troppo mirabilmente rifulge la filantropia della nostra Città verso i figli della sventura, che vengono dalla pubblica beneficenza assistiti” della sventura, che vengono dalla pubblica beneficenza assistiti” Alla serata, oltre la “solita serale orchestra, vi sarà pure la Banda Militare, per gentilezza di chi la comanda”. Nella stagione del 1881 la Società di M.S. degli Artieri rappresentò il 1 e 2 gennaio la commedia “Trenta per uno” del fiumano Emidio Mohovich e per intero il terzo atto dell’”Ernani” pro smobilitati che avevano partecipato all’occupazione militare della Bosnia-Erzegovina; nella sera del del 24 gennaio 1886 si tenne una grande serata benefica pro danneggiati di Grohovo da parte della Società Filarmonico-Drammatica. L’anno successivo, sempre e Sarria) la sera dell’8 e 9 settembre 1893 a beneficio dell’Asilo Infantile; il 25 novembre 1894 la Compagnia Pasta, una matinée pro famiglie colpite dal disastro del Palazzo del Governo(?) rappresentando la commedia “Fuoco al convento” di Emilio Rupnik. Al 1898 (5 novembre) risale il concerto a beneficio dei danneggiati dell’inondazione dell’Eneo, e non si ha notizia di serate benefiche, perlomeno non in ambito teatrale - il che non significa necessariamente che non vi si tenessero - fino al 1915 quando al Comunale ebbe luogo il concerto di beneficenza pro soldati invalidi, sotto gli auspici del Governo Ungherese. Le beneficiate in onore degli artisti Sono ricordate dalla cronaca le beneficiate (serate benefiche) a favore di vari artisti quali il caratterista Torello Chiari (1847), la cantante Carolina Rappazzini, i ballerini Teresa Marchettini e G.B. Grillo (1848), il ballerino Gennaro Nunziante (1849) e la primadonna Carolina Mongini come attestato, in quest’ultimo caso, dal fiorito linguaggio del bel manifesto d’epoca che recita: “Assistita dai suoi compagni che gentilmente si prestano, ed in particolare dal maestro Compositore e Direttore d’Orchestra Sig. Giovanni Zajitz il quale graziosamente espone vari pezzi della sua nuova Opera intitolata Romilda...”; per esprimere infine la propria gratitudine con il florilegio che segue:”Sensibile oltremodo l’umile Artista ai contrassegni di bontà e compatimento impartitile da questo colto ed indulgente Pubblico, osa sperare di vedersi onorata, ed anticipatamente protesta i sensi della sua più viva riconoscenza”. musica 7 Mercoledì, 25 aprile 2007 BARZELLETTANDO ....tra i flutti informatici...un momento di buonumore Musicisti in rete: che spasso! di Alessandro Boris Amisich L’ utilizzo di Internet, giorno dopo giorno, diventa sempre più frequente. Chi per gioco, chi per ragioni di lavoro, chi ricercando emozioni proibite, chi per tenersi in contatto col mondo, sono sempre più numerose le persone che … navigano. Anche i musicisti si tengono informati, trovano indirizzi ed informazioni sul web, intasano di curricula le caselle di posta elettronica delle agenzie e delle orchestre, dei festival e dei vari enti, ed interagiscono sempre di più col mezzo informatico. Magari non aumenta il numero dei loro concerti; e magari i violinisti ed i flautisti si convertono alla… tastiera… (disimparando a suonare il loro strumento?) Ho impostato volutamente il mio esordio in maniera scherzosa dal momento che desidero passare in rassegna le barzellette e le cose divertenti che si trovano in rete riguardo alla musica ed ai musicisti. Solo una rassegna veloce, naturalmente, anche se la rete è ricca di documenti in tal senso. L’idea mi è venuta osservando una bella vignetta, giratami per posta elettronica da una collega, in cui si vedeva il maestro di pianoforte che, appoggiato col gomito al proprio strumento, riceveva l’allievo chiedendogli: “Qual è il nemico che ci siamo scelti oggi?” Ne ho cercate altre, amici generosi me ne hanno segnalate e posso quindi impostare un vero … studio statistico con una consolidata cognizione di causa, data da anni di esperienza tra i flutti informatici. Cominciamo da una considerazione: ci sono alcune specialità strumentali che nella vita reale sono – giustamente o no – particolarmente prese di mira dai colleghi. Al primo posto stanno sicuramente i violisti. Non è questa la sede per disquisire sulle ragioni e sui pregiudizi; ma anche cercando le barzellette e gli aneddoti in rete, i violisti si confermano assolutamente al primo posto e fanno da soli un buon 40 % dell’intera dotazione che sono riuscito a raccogliere. Si va dalla barzelletta del violista che lavora nell’orchestra del teatro cittadino, il quale, rimproverando il figlio per aver detto alla maestra, a una domanda sul mestiere dei ge- nitori “Il mio papà fa il pedofilo,” si sente rispondere: “Non potevo mica dirle la verità: mi vergognavo troppo”, a quella che spiega l’etimologia del nome tedesco dello strumento (Bratsche) con il rumore che lo strumento stesso fa quando gli si salta sopra. O quella del violista del teatro che, una volta andato in pensione, riporta a casa il suo strumento e deve rispondere alla domanda della moglie: “Caro, che cos’è questa cosa che hai portato a casa?”; magari insieme a quella che indica una buona norma di sicurezza, per evitare in maniera quasi assoluta il furto dello Stradivari, consi- Fucilazione all’alba Berlioz dirige l’orchestra Franz Liszt in concerto gliando di portarlo in giro sempre nella custodia di una viola. Si va nel macabro quando si dice che un violista morto è ancora ben utilizzabile spostandolo all’ultimo leggio e si diventa passibili di denuncia quando si stabilisce che un violista con un quoziente intellettivo di meno diciotto va considerato geniale, se rapportato con i colleghi. Per terminare il capitolo-viola, ne riporto una più elaborata, dal momento che riassumerla l’avrebbe rovinata. Un violista, e non dei migliori, suonava nell’ultimo leggìo dell’Orchestra Sinfonica di Neresine. Un giorno trovò in solaio una vecchia lampada, la spolverò, e ne uscì un genio che disse: “Hai a disposizione tre desideri!” Dopo un attimo di stupore e di riflessione il violista espresse il primo: “Rendimi un musicista migliore di quello che sono”. Il genio gli disse di andare a dormire tranquillo, ché al risveglio sarebbe stato esaudito. Difatti l’indomani si ritrovò prima viola dell’orchestra. Fu felice, ma poi pensò che poteva ottenere di più. Strofinò di nuovo la lampada e disse al genio: “Rendimi un musicista ancora migliore.” Ancora una volta il genio gli disse di andare a dormire sereno. La mattina dopo era diventato prima viola della Filarmonica di Berlino! Fantastico! Ma poi il violista pensò che desiderava migliorare ancora. Strofinò la lampada. “E’ il tuo ultimo desiderio!” lo avvertì il genio. “Rendimi un musicista ancora migliore di quello che sono ora”. La mattina dopo si svegliò di nuovo all’Orchestra Sinfonica di Neresine, nell’ultima fila dei secondi violini. Ma a navigare se ne trovano veramente, come dicevo, per tutte le specialità strumentali e per tutte le specializzazioni professionali. Ad esempio chi cerca nella rete può trovare che la differenza tra un direttore d’orchestra e uno scimpanzé è percepibile dal fatto che quest’ultimo riesce anche a comunicare con gli esseri umani. O che la risonanza della voce di un tenore si crea in quello spazio che nelle altre persone è occupato dal cervello. Per rimanere ai cantanti: c’è chi dice che la prima cosa che fa un soprano la mattina è quella di rivestirsi e di tornare a casa propria. E c’è chi sostiene che un soprano si differenzia da un piranha soltanto perché … usa il rossetto. Abbondanza (in rete e nella… vita) anche per i poveri cornisti; ne cito una sola: come si fa a far fare al trombone la parte del corno? Basta mettere una mano nella campana e cercare di sbagliare un bel po’ di note. E’ citazione storica, nel senso che dovrebbe provenire dai secoli passati, la constatazione che i liutisti passavano metà della vita ad accordare lo strumento e l’altra metà a suonarlo stonato. Ne ho trovata anche una simpatica su una flautista, ma che riguarda alla fine pure un’altra categoria strumentale; la riporto integralmente. Una flautista in cerca di lavoro scorre annunci su annunci, fino a che non ne trova uno di un circo. Si presenta immediatamente al direttore, che la assume spiegandole: “Dovrà camminare su una corda suonando Syrinx di Debussy, mentre sotto passeggiano dei leoni affamati. Se la sente?” Lei dapprima è perplessa, ma poi l’idea di poter finalmente lavorare come strumentista la fa accettare. Il giorno del primo spettacolo è alquanto impaurita, ma si avvia risolutamente sulla corda. Dopo qualche passo cade. Non si fa male, ma i leoni le si avvicinano minacciosi. Quando già si vede persa, da un lato di una delle belve si apre una cerniera e fa capolino un volto umano, che dice: “Non ti preoccupare, siamo tutti pianisti!” Le Regole d’Oro della musica d’insieme Riporto le spassose indicazioni che spiegano come si fa a suonar bene la musica d’insieme. Credo siano il frutto di una grande esperienza e come tali le propongo rispettosamente, sottoponendole all’attenta valutazione di chi ha resistito a leggere fino a questo punto. 1. Suonate tutti lo stesso pezzo. 2. Fermatevi ad ogni segno di ritornello, e discutete animatamente se ripetere o no. 3. Chi stona getti un’occhiataccia ad uno qualunque dei suoi colleghi. 4. Accordate con la massima cura prima di suonare, così dopo potrete stonare per tutta la sera con la coscienza a posto. 5. Girate le pagine con la dovuta calma. La fretta non è di alcuna utilità. 6. Una nota giusta al momento sbagliato è una nota sbagliata (e viceversa). 7. Se tutti si imbrogliano, eccetto voi, allora probabilmente potreste essere voi ad imbrogliarvi. 8. Cercate di massimizzare il NNPS (numero di note per secondo). Vi guadagnerete l’ammirazione degli incompetenti, che sono comunque sempre la maggioranza. 9. Le legature, i coloriti e gli abbellimenti non devono essere rispettati. Servono solo a dare un po’ di varietà grafica alla pagina. 10. Se un passo è difficile rallentate. Se è facile accelerate. Alla fine tutto si aggiusta. 11. Quando vi siete persi del tutto, fermate anche tutti gli altri e proponete di accordarvi meglio. 12. Se per colpa vostra tutti gli altri si sono dovuti fermare, spiegate dettagliatamente le ragioni per le quali vi siete imbrogliati. Tutto ciò desta sempre molto interesse ed ha una forte funzione socializzante. 13. La vera interpretazione è quella nella quale non resta più una sola nota dell’originale. Musica da matrimoni e da funerali (!) 14. Una nota stonata suonata con timidezza è una nota stonata; una nota stonata suonata con autorità è una interpretazione. (E si noti bene soprattutto l’ultima raccomandazione, della quale far tesoro nella musica d’insieme). 15. Quando tutti gli altri hanno finito di suonare, le note che vi sono avanzate non devono assolutamente essere più utilizzate. 8 musica Mercoledì, 25 aprile 2007 L’EVENTO L’esecuzione strepitosa della Stadler all’«Hal’s guitar summit» L’arpa meravigliosa di Monika FIUME - “Se al suono dell’arpa chiudete le orecchie, la musica di Monika Stadler ve le aprirà”; è solo uno dei tanti commenti che si possono trovare su internet sfogliando le pagine virtuali di autorevoli riviste specializzate, e forse ci pare anche il più azzeccato. Di uno strumento che magari consideriamo eccessivamente raffinato, forse limitato, Monika Stadler ha creato una fabbrica inesauribile di suoni inaspettati. Per questo motivo è stata invitata ad una serie di eventi dedicati alla chitarra, con compositori ed esecutori di scuole e tradizioni diverse. L’arpista austriaca esprime la sua ammirazione verso la chitarra applicandone alcune tecni- che di esecuzione sull’arpa. Il risultato è sorprendente, ma non quanto la straordinaria atmosfera che può produrre. Abbiamo avuto la fortuna di non perdere questo spettacolo a Fiume, nell’ambito della terza edizione del’ “Hal’s guitar summit”, un appuntamento che ormai tradizionalmente raccoglie i migliori chitarristi del mondo. Ognuno a modo suo, dal genovese Beppe Gambetta al canadese Don Ross, dall’austriaco Michael Langer all’inglese Clive Carroll, dallo stesso Damir HalilićHal a una delle leggende viventi del blues, Jerry Ricksm cgiamato Philadelphia, ha entusiasmato un pubblico attento. Anche quello distratto, però, ha dovuto QUIZ - CHISSÀ CHI LO SA? 1. Jack White e Megan Martha White compongono una delle band americane più interessanti, chiamata “The White Stripes”. Nella vita privata, i due musicisti sono... a) marito e moglie b) fratello e sorella c) cugini 2. Il leggendario complesso alternativo statunitense “The Residents” è noto per il fatto che i suoi membri non hanno mai svelato la loro identità in pubblico. Infatti, sono ormai 35 anni che questi curiosi musicisti nascondono i loro volti dietro alle maschere in forma di... a) teste di presidenti americani b) pagliacci c) bulbi oculari 3. Uno dei più grandi successi del gruppo americano “The Beach Boys” si intitola... a) Pretty Woman b) Good vibrations c) Blue moon una serie di medaglie e portando al fianco una spada tempestata di pietre preziose. È stato la prima “stella pop” della musica classica. Egli è... a) Zoltan Kodaly b) Franz Liszt c) Bèla Bartòk 7. “La sinfonia dovrebbe essere come il mondo: comprendere tutto”. Sono le parole di uno dei più grandi compositori del tardo romanticismo, il compositore austriaco vissuto dal 1860 al 1911 e autore della Sinfonia in Do minore intitolata “Resurrezione”. Parliamo di... a) Gustav Mahler b) Anton Bruckner c) Richard Strauss cedere il passo alle emozioni che nascevano al suono dell’arpa di Monika Stadler. Un profondo legame con la natura che ispira continuamente l’artista austriaca, viene trasmesso, insieme alla sua voce cristallina direttamente all’anima di chi si concede anche per un attimo al suo potere ipnotico. Infine, chi lo considera uno strumento troppo serio, potrebbe essere prontamente smentito dalle improvvisazioni e da un modo singolare, che probabilmente farebbe inorridire i cultori più tradizionali di questo strumento, ma in grado di abbinarsi senza alcuna difficoltà a generi musicali decisamente “profani”. È uscito recentemente anche il suo sesto album, un CD dal titolo “My imaginary Garden” (Il mio giardino immaginario) che riassume la sua immensa creatività. Il CD non è facilmente reperibile, però chi lo vuole il modo per arrivarci lo trova. A chi non bastasse la nostra calda raccomandazione, c’è il sito web ufficiale dell’artista (www.harp.at) che permette di assaggiare online i brani dei primi cinque dischi. Potrebbe bastare per capire perché viene considerata oggi una delle migliori arpiste del mondo, sia della versione classica che in quelle sperimentali. Lucio Vidotto DAL VECCHIO ALBUM Appassionatamente insieme! 8.Clara Wieck Schumann (1819 – 1896), moglie del famoso compositore del Romanticismo Robert Schumann, fu all’epoca una rinomata... a) ballerina b) cantante c) pianista 4. Come si intitola l’ultimo album della hip-hop band di Spalato The Beat Fleet? a) Faks Helizim b) Ariel c) Maxon Universal 5. “È stato il più grande tra i compositori”. Lo ha dichiarato L.van Beethoven, considerandolo più grande anche di sé stesso. A quale compositore si riferiva Beethoven? a) a J.S.Bach b) a G.F.Händel” c) a W.A.Mozart 6. Viene considerato il più grande pianista della storia della musica, che saliva sul palcoscenico indossando il costume nazionale ungherese decorato con 9.Il compositore inglese Benjamin Britten (1913 – 1976), oltre a comporre brani vocali e strumentali, nel corso della sua carriera compose anche diverse opere. Una di queste, scritta nel 1973, porta il titolo di un famoso romanzo. Parliamo di.. a) Anna Karenina b) Morte a Venezia c) I dolori del giovane Werther 10.Il “rebec” è l’antenato di uno degli strumenti più popolari e diffusi nella musica classica. Si tratta del... a) violino b) pianoforte c) clarinetto CAPODISTRIA – Per tutte le trombe e tromboni del Giudizio Universale! Ma questa è la carica dei 101 (anche se sono 36)! Sarà la Banda Sociale di Capodistria? La Banda “Beato Elio”? La Fanfara “Libertas” o la Banda dei “socialisti”? Secondo noi si tratterà sicuramente della banda dei socialisti a giudicare dall’aria “arrabbiata” stile, “ora te la dò io la Marsigliese! Ora te la suono io l’Internazionale!”. Siamo proprio al completo! Clarinetti, flauti, oboi, trombe, trombone, cassa e grancassa, tamburelli e tamburini. Una “signora banda!”. Vivacissima fu nel passato l’attività musicale a Capodi- stria, tra bande, cori, la Societò Filarmonica con tanto di orchestra e coro che intervenivano pure al Duomo nelle occasioni solenni. La cittadina istriana ebbe pure il Corpo Musicale Capodistriano (1894), la Società Corpo corale cittadino e la Società di Canto (1874). Signori, giù il cappello! (pvm) Anno III / n. 2 25 aprile 2007 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MUSICA Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo / Impaginazione: Annamaria Picco Collaboratori: Alessandro Boris Amisich, Marianna Jeličić Buić, Helena Labus, Fabio Vidali / Foto: Ivor Hreljanović, Graziella Tatalović Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n.1868 del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana. Soluzioni: 1. a), 2. c), 3. b), 4. c), 5. b), 6. b), 7. a), 8. c), 9. b), 10. a).