DEL POPOLO
il pentagramma
«De Toscae movimentorum
et de idolatria registorum»
di Patrizia Venucci Merdžo
Gentilissimi!
Habemus Toscam ! E quale Tosca ! La
più movimentata che si ricordi nella storia
del Teatro di Fiume! Sulla scena tutto viveva, tutto si muoveva, tutto partecipava
al vortice di questo dramma di passione ed
iniquità, di iniquità e di passione: personaggi, colonne, cancelli, impalcature, statue...! Mi son chiesta: ma Frey sta facendo
le magie? Ha ingaggiato un ghostbuster?!
“Madonna santissima! - esclamai, “Qui ci
vuole l’esorcista!”, e proprio in quel momento da dietro le quinte schizzò a velocità
supersonica la statua della Vergine compiendo delle sfrenate evoluzioni in stile go
kart intorno a Cavaradossi, che terrorizzato e impalato come una statua (per modo
di dire) cercava di non farsi investire da
qualche colonna di formula uno o dalla
Madonna ballerina; quando improvvisamente intravvidi, che dietro ad ogni colonna, (che scivolava su almeno quattro rotelle), c’era un figuro che spingeva a passeggio per la scena gli elementi architettonici
sopraelencati di Sant’Andrea della Valle
(eh, già! Che senso avrebbe avuto il primo
atto senza i balletti di cui sopra?). Insomma, matematicando: dieci colonne volte
(X) almeno quattro rotelle ciascuna, spinte
da altrettanti esseri umani, più megaimpalcatura, statua, cancello con relative rotelle e persone fisiche (nascoste dietro alla
meno peggio) per un totale di almeno 75
elementi di disturbo. A occhi chiusi ti sembrava di stare alla Stazione Centrale di Milano. E tu vatti a godere certe sottili e poetiche trame pucciniane!
Poi, c’è stato il conclave (la processioni col Santissimo non va più di moda;
neanche nella Tosca. A proposito, cos’è il
Santissimo? Booh??). A Sant’Andrea della Valle. Perché papa Ratzinger ha sentenziato: “Finché io fifere, nein alter Pontefix ! Ite a conclavare in San Paolo Fuori
le Mura...o ad Avignone.” Ma i porporati
son corsi tutti a Sant’Andrea della Valle
(perché così hanno deciso Puccini, Frey
e l’ambasciatore Grafini) e nervosissimi
si sono messi a passeggiare su e giù, giù e
su, non potendo trovare raccordo. (I cardinali della Padania e quelli dell’Ulivo se le
dicevano alla grande, mentre Ruini tentana di metterci una buona parola).
Alla fine decisero, Deo gratias!, d’intonare il Te Deum; e lo Spiritus Sanctus
scese immediatamente su di loro, sotto forma di lustrini di carnevale (“Sofisticato”
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Mercoledì, 25
effetto speciale.) A corona di tutto siamo
stati accecati dalla Luce Divina ( riflettori tipo Gestapo), come S. Paolo sulla via di
Damasco.
Beh! Non c’è niente da fare; i registi,
scenografi, costumisti sono convinti che
siccome prendono dei cachet sostanziosi, debbano lavorare sodo. E allora poveri
noi! Inoltre, anzi prima di tutto, dopo la
dittatura delle primadonne, seguita dalla
mitologia dei direttori d’orchestra, ora navighiamo nell’era dell’idolatria dei registi.
I monseigneures registi, in genere, sono
convinti che – se sulle “miserabili” partiture di Verdi, Puccini, Wagner & company
non ci sferruzzano le loro reinterpretazioni e “visioni” politiche, psicoanalitiche,
antropologiche, sociologiche, postmoderne, pornografiche, ecc. – non accorgendosi che la musica sintetizza e riassume tutto
questo e quant’altro non definibile a parole, il melodramma sia da buttare.
Una volta la Callas sbrigativamete disse a proposito di un regista: “Quello non
capisce niente, si butti dalla finestra”. Dovessero seguire il suo consiglio, il suicidio
dei registi sarebbe un fenomeno di massa.
Ma finiamola in gloria! Benedetto XVI
ha festeggiato i suoi primi ottant’anni
(alla faccia dei conclavanti di cui sopra) a
suon di musica; tant’è vero che nella Sala
Paolo VI la fantastica Orchestra Sinfonica di Stoccarda Gli ha suonato brani di
Mozart, Dvořak e Gabrieli. Infine il Pontefice ha ringraziato Dio per il dono della
musica e la sua famiglia per avervelo fatto
accostare. “Una presenza fedele che mi
accompagna tutta la vita donandomi serenità, gioia e conforto”.
Agitatamente (!) Vostra
2 musica
Mercoledì, 25 aprile 2007
IL PERSONAGGIO Le mille esperienze musicali e la personalità poliedrica di Alan Bjelinski
Quando la musica è fonte
inesauribile di gioia
di Helena Labus
I
l nome di Alan Bjelinski, rinomato direttore d’orchestra
zagabrese, si lega negli ultimi
anni a un numero impressionante
di cantanti della scena musicale
croata con i quali ha collaborato a
una serie di concerti di successo.
L’ingresso nel mondo della musica leggera ha forse messo in secondo piano, principalmente nell’opinione pubblica, il suo lavoro
di direttore d’orchestra del repertorio classico; tuttavia, Bjelinski ci
tiene ad affermare di non essersi
mai estraniato dal proprio “mondo d’origine” e di sentire sempre
più intensamente il bisogno di immergersi tra gli spartiti di musica “seria”. Bjelinski si è rivelato
una persona di grande spiritualità e apertura mentale, innamorato
della musica e del proprio lavoro,
amante della natura e dei piccoli
piaceri che arricchiscono la vita.
Negli ultimi anni lei si occupa di diversi generi musicali ed
è praticamente divenuto la figura-chiave di tutte le maggiori
manifestazioni nel nostro paese.
Com’è iniziato questo suo percorso?
Una domanda complessa...
Dopo aver concluso gli studi di direzione d’orchestra e il corso postlaurea all’Accademia di musica di
Zagabria, intrapresi un corso di
perfezionamento al Mozarteum di
Salisburgo. Portata a termine anche questa fase di aggiornamento
professionale, bisognava trovare un lavoro... Era l’inizio degli
Anni ’90, c’era la guerra, a quell’epoca persi mio padre (il rinomato compositore Bruno Bjelinski, nda), quindi decisi di dare vita
a un’orchestra da camera – la Windstrings. In undici anni, quanto il
complesso operò, tenni più di 400
concerti di musica classica che furono molto seguiti e accompagnati
da ottime critiche. Purtroppo, il lavoro dell’orchestra non era appoggiato da istituzioni, il che è stato
forse un mio sbaglio – non ero motivato per la parte amministrativa
del nostro lavoro – in quanto volevo dedicarmi esclusivamente alla
creazione musicale. L’orchestra
era composta prevalentemente da
miei colleghi di studio, di cui molti ricoprono ora importanti cariche
in alcune delle più significative or-
chestre croate, ma anche in quelle
straniere. Ancora oggi ricordiamo
con piacere i nostri viaggi e i bellissimi concerti che abbiamo tenuto. Per quanto riguarda la mia collaborazione con rinomati interpreti
della musica leggera croata, posso
dire che questa scelta è stata motivata dal fatto che vivo in un paese piccolo e, come direttore, ho
bisogno di un’orchestra. Volendo
occuparmi esclusivamente di musica classica e visto che nel nostro
paese c’è un numero limitato di orchestre, sarei costretto ad aspettare
per lunghi periodi di tempo per poter dirigere. È, invece, mia opinione che un giovane direttore d’orchestra deve essere costantemente
attivo. Tornando al discorso precedente, questa è stata anche una delle ragioni per le quali avevo deciso
di fondare i Windstrings. Allo stesso tempo, devo ribadire che sono
nato in un’epoca in cui si ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones,
per cui anche questo aspetto della
musica mi è vicino. Inoltre, ritengo che nel nostro paese c’è più interesse per questo genere di musica che per la musica classica, per
cui avevo deciso di cimentarmi a
modo mio anche nella musica pop.
Di ‘aprirmi’ a nuove esperienze.
Una delle mie prime e molto belle, collaborazioni in questo campo
è stata quella con Radojka Šverko
(una delle più grandi interpreti sulla scena musicale croata, nda), dalla quale ho imparato moltissimo e
con la quale facevo anche musica
sacra e i gospel, come pure un po’
di musica pop. Sono stato notato
da direttori d’orchestra come Nikica Kalogjera e Stipica Kalogjera,
nonché da Miljenko Prohaska. Ho
ascoltato numerose orchestre – da
quelle sinfoniche, alle filarmoniche, come pure le big band – e, essendo anche pianista, ho lavorato
come accompagnatore in diverse
occasioni. Ricordo che in un’occasione, trovandomi a Budapest
a un concorso internazionale di direttori d’orchestra, venni a sapere
che i membri di una grande orchestra sinfonica suonavano in diverse formazioni – sia in teatro in produzioni operistiche, sia in concerti
sinfonici, sia nei musical...
È quindi essenziale una vastità di esperienze...
Assolutamente, in quanto ci
permette di capire la musica nelle
sue diverse sfaccettature. Pertanto,
credo di non aver fatto una scelta
sbagliata entrando nel mondo della musica leggera. In caso contrario, rimanendo aggrappato alla direzione di opere classiche, sarei
stato costretto a lasciare il nostro
paese in cerca di lavoro. Io, invece, voglio molto bene a questa terra. Rimanendo qui, ho dovuto trovare un giusto equilibrio nella vita,
il che non è sempre facile. Sono,
comunque, felice del mio lavoro e
della mia vita. Ritengo che l’arte è
una creazione... come lo è anche la
vita. Tutto ciò è per me collegato a
un’altra cosa che amo molto – la
natura. Ammiro e amo le piante,
gli alberi, il mare e tutto ciò che ci
circonda. Vorrei, comunque, precisare che non sono d’accordo con
l’esaltazione del fatto che mi occupo di direzione di musica pop. Ho,
Alan Bjelinski è nato a Zagabria nel 1964 in una famiglia di
rinomati musicisti. Nella capitale croata ha conseguito la laurea
in direzione d’orchestra nella classe del prof. Igor Gjadrov presso l’Accademia di musica di Zagabria e concluso lo studio postlaurea nel 1990 con il maestro Pavle Dešpalj. Come borsista del
fondo per giovani direttori d’orchestra “Lovro Matačić” ha trascorso un periodo di studio presso il Mozarteum di Salisburgo,
nella classe di Michael Gielen. Ha diretto la Filarmonica di Zagabria, l’Orchestra sinfonica e il coro della Radiotelevisione croata,
l’Orchestra sinfonica di Ragusa, l’Orchestra sinfonica BYU nello
Utah (Stati Uniti) e la Filarmonica di Udine (Italia). Tra il 1991 e
il 1994 ricopriva la carica di direttore stabile dell’Orchestra sinfonica della Radiotelevisione croata. È autore di colonne sonore, di
musica da camera e per il teatro, di musiche per video clip e per
la televisione. Nel 2003 è stato insignito del Premio del Teatro nazionale per la direzione dello spettacolo “Il gatto con gli stivali”
di Bruno Bjelinski.
invece, capito che lo posso fare, e
anche bene. Non volevo trovarmi
limitato nei suoni e volevo fare
quello che il mio cuore richiedeva
in un determinato momento. Vedevo come una sfida il fatto che tale
musica annovera più successi sul
nostro mercato. Con il passare degli anni, però, sento sempre di più
il richiamo della musica classica,
che non ho comunque mai abbandonato.
Lei ha collaborato con tutti i
più celebri interpreti della scena
musicale croata...
Vero. Grandi emozioni ho avuto negli ultimi concerti con Oliver Dragojević con il quale collaboro da anni con successo e
Successo della klapa Kastav
Ancora un grande successo
per la klapa femminile “Kastav”
che è stata premiata con il diploma d’oro all’undicesima edizione
del Festival e concorso internazionale dei cori, tenutosi di recente a Budapest in Ungheria. La
compagine si è esibita nella categoria folclore con un programma
che ha compreso canti popolari
tipici della Dalmazia, dell’Istria
e del Litorale croato, come pure
brani d’autore ispirati al “melos” popolare. Grazie all’ottimo
risultato conseguito a Budapest,
la compagine è entrata nella rosa
dei partecipanti alla finale della
quinta edizione dell’Olimpiade
dei cori che si terrà l’anno prossimo a Graz in Austria. (hl)
La klapa femminile “Kastav”
siamo divenuti buoni amici. Oliver è un grande artista che dispensa un’energia positiva ai musicisti
che lo circondano. Dalle armonie,
a prima vista molto semplici, delle
sue canzoni ci impegniamo sempre
di creare un’atmosfera particolare e
di dare il massimo. Ci tengo a dire
che prodotti del genere, autoctoni e
tipici delle nostre terre, come lo è
la musica di Oliver, oppure le varie
forme della musica popolare, meritano di venir presentati in maniera
rappresentativa anche fuori dai nostri confini.
Oltre di direzione, lei si occupa anche di arrangiamenti, compone musica per film e spettacoli
teatrali...
Mi occupo di molte cose. Mi
piace molto lavorare con i bambini. Collaboro con il coro infantile “Klinci s ribnjaka” ormai da 15
anni, il che è una cosa meravigliosa
perché i bambini sono esseri rilassati e danno sempre il massimo di sé.
In una fase della sua vita, ha
dovuto scegliere tra la musica e la
ginnastica...
Mio padre mi aveva iscritto ad
un corso di ginnastica, mentre allo
stesso tempo frequentavo anche la
scuola di musica. Tutto filava liscio fino a quando ad un certo punto ho dovuto decidere quale strada
intraprendere. In casa mia c’erano
due pianoforti, mia madre è pianista (Ljerka Pleslić Bjelinski, nda),
quindi ho scelto la musica.
Perché proprio il pianoforte?
Per un certo tempo ho suonato il violoncello, ma il pianoforte mi ‘chiamava’. Mi piacevano
le sue possibilità armoniche e mi
permetteva di improvvisare. Nel
periodo studentesco sono entrato
anche nella musica pop, quindi la
mia educazione classica mi permetteva di suonare tutto con più
disinvoltura. Quest’esperienza mi
ha consentito di venire in contatto
con un altro segmento importante nella prassi concertistica attuale, della quale i musicisti classici
non sanno molto, - che è l’impianto acustico.
Ritornando al pianoforte, lei
ha avuto il suo primo concerto
pianistico già a nove anni. Com’
è stata questa esperienza?
Suonavo la composizione di
mio padre – il Concerto per un
piccolo ragazzo – alla Tribuna abbaziana di musica, accompagnato
dalla Filarmonica zagabrese. Non
avevo paura di suonare, anche se
quello era il mio primo contatto
con un grosso gruppo di persone.
In quell’occasione capìi che c’erano tanti altri strumenti che potevano produrre diversi suoni e creare al
contempo un’armonia. Tutto ciò mi
affascina ancora oggi.
Per questo ha scelto la direzione d’orchestra?
Agli esami di ammissione all’Accademia mi ero candidato per
lo studio del pianoforte, dell’organo e di direzione, esame per il quale mi sono preparato con Vjekoslav
Šutej. Ricordo che dovevo dirigere
la Sinfonia incompiuta di Schubert e durante l’esame ero molto
emozionato. Un professore suonava la sinfonia al pianoforte, mentre io dovevo immaginare di dirigere un’orchestra – una situazione
un po’ buffa che mi fece sorridere
durante la mia esibizione. Avendo
passato tutti gli esami, scelsi la direzione essendo questa il contrappunto di tutto. In questo contesto,
devo dire che amo la precisione
dell’interpretazione, ma sono molto felice quando durante l’esecuzione viene a galla un qualcosa di
nuovo e particolare, qualcosa che
non troviamo nello spartito. La musica è un lavoro “di squadra” che ci
deve rendere felici.
Come trascorre il tempo libero?
Il mio tempo libero sono la musica, sempre presente, poi la natura
– mi piace curare l’orto, piantare la
verdura, osservare la fioritura degli
alberi da frutta in primavera, immaginare la nascita di una mela o di
una fragola, raccogliere gli asparagi. Mi piace nuotare, pescare...
Un sogno nel cassetto?
Comunicare con il resto del
mondo.
musica 3
Mercoledì, 25 aprile 2007
VITA NOSTRA Rivalità passate tra la banda ed il coro dei Bianchi e dei Negri
CI di Buie, fiera custode
di un’appassionata attività musicale
di Marianna Jeličić Buić
BUIE – In questo nostro piccolo viaggio attraverso alcune
Comunità degli Italiani di questa parte dell’Istria che colloquialmente continuiamo a chiamare “buiese”, focalizzato soprattutto sull’attività musicale,
non possiamo che iniziare dalla
Comunità degli Italiani di Buie,
fiera custode di molte tradizioni
e testimone di una lunga attività
che dura da sessant’anni.
Con i suoi attuali 1.040 soci
e una nutrita schiera di giovani
palco per la prima volta nel 1966
e che questa sezione è attiva dunque da più di quarant’anni! Rubiamo un po’ di spazio a questa attività
per parlare di un nuovo progetto che
dovrebbe concretizzarsi entro l’anno e diventare attivo nel prossimo
perché portato avanti dalla stessa
Barnabà. “Si tratta di un gruppo di
cantanti adulti che farà rivivere gli
intramontabili successi della canzone italiana degl’anni Cinquanta,
Sessanta e Settanta. Per il momento si stanno radunando gli interessa-
Il coro misto della CI
La banda di ottoni è composta completamente da elementi giovani
e giovanissimi che, per motivi
anagrafici non figurano annoverati sopra, è stata fino a una
quindicina di anni fa la Comunità “madre” anche per i soci
che ora aderiscono alle “nuove
CI” come ad esempio Momiano, Castelvenere e Crassiza.
Numerose sono le attività che
si svolgono presso questo sodalizio: filodrammatica bambini e
giovani, filodrammatica adulti,
minicantanti, 3 gruppi di balletto, aerobica, corso di ceramica,
diverse sezioni sportive nonché
il coro misto e la banda d’ottoni, alla quale è strettamente legato anche il corso di strumenti
a fiato. Visto che, come abbiamo detto all’inizio, la nostra attenzione per questa volta sarà
rivoltà “a quelli che fanno musica”, inizieremo con i piccoli dei minicantanti, per passare
poi alla banda d’ottoni e al coro
misto.
Minicantanti:
dodici dolci vocine
Diretti da Dolores Barnabà da cinque anni, i minicantanti rappresentano una sezione che
annovera dodici dolci vocine che
spaziano dall’asilo alle classi inferiori della scuola elementare.
Rispetto agli anni passati, in questa sezione si riscontra un leggero
calo di partecipanti per il semplice fatto che i bambini sono molto impegnati in diverse altre attività, come il balletto e lo sport.
Dall’anno prossimo si cercherà
di fare “un’azione di reclutamento” mirata, in collaborazione con
la locale Scuola elementare italiana per accrescere nuovamente il
numero di partecipanti.
Se volgiamo lo sguardo al
passato, scopriamo che i minicantanti della CI sono saliti sul
ti e si sta cercando insieme il nome
per questo nuovo gruppo”, ci spiega
Dolores Barnabà.
La “tumultuosa”
storia della banda
di ottoni
La tradizione bandistica a Buie
risale agli inizi del Novecento quando in città operavano due bande,
quella dei Bianchi e quella dei Negri, che rispecchiavano la presenza
di due fazioni in continua rivalità
tra loro. I Bianchi erano soprattutto
proprietari terrieri e artigiani, mentre la banda dei Negri era composta
per la maggior parte da contadini e
braccianti.
Nel 1945 ritroviamo una banda
soltanto che riprende la sua attività
e che, con la fondazione del Circolo di Cultura Popolare Italiana di
da giovinezza” negli anni Novanta
con 37 bandisti e 12 allievi diretti
dal maestro Pino Vok, al quale succede negli anni futuri il maestro Roberto Tropea. Nel corso di una decina d’anni, l’impegno della banda
viene premiato con diversi riconoscimenti, tra i quali spicca la Medaglia ufficiale annuale del V° anno di
pontificato di Sua Santità Giovanni
Paolo II e la Medaglia d’argento del
Sommo Pontefice. Verso l’inizio
del nuovo secolo, per un mancato ricambio generazionale, il complesso si troverà ad affrontare un
periodo molto difficile destinato a
protrarsi per alcuni anni. Solo grazie all’impegno comune degli irriducibili bandisti e della dirigenza
della CI, il complesso è riuscito a
sopravvivere tra enormi difficoltà.
Che la perseveranza alla fine venga
premiata, lo dimostra lo stato attua-
Il corso di strumenti a fiato
che comprende anche il solfeggio,
viene svolto individualmente trenta
minuti per allievo settimanalmente
Buie (poi Circolo italiano di Cultura, odierna Comunità degli italiani)
nel 1947, ne diventa una sua sezione. Nei vent’anni successivi, con la
direzione del maestro Riccardo Zigante, la banda si esibisce in numerose circostanze e in diverse località, segnando tra le sue ultime uscite
quella in occasione dei festeggiamenti per il ventesimo anno di attività del Circolo nel 1968.
Dovranno passare altri venti
anni perché il complesso bandistico
riviva e lo fa nell’ambito della scuola per poi rientrare in Comunità.
Con lo sforzo congiunto di diverse
istituzioni (CI, SEI, UI, UPT...), la
banda d’ottoni riscopre una “secon-
le delle cose...
Con l’arrivo del maestro Corrado Moratto, il cui cognome rivela l’origine buiese, stimato musicista e cofondatore dell’Associazione Musicale Folcloristica Triestina
“Vecia Trieste”, la banda d’ottoni
si arricchisce di nuove leve e viene
innondata da un rinnovato entusiasmo. “Ad affiancare una quindicina
di bandisti ci sono anche quindici
allievi che, se continueranno a impegnarsi come fin ora, potranno ben
presto entrare a far parte del complesso. La banda d’ottoni fa le prove
una volta alla settimana per due ore,
mentre il corso di strumenti a fiato
che comprende anche il solfeggio,
viene svolto individualmente trenta
minuti per allievo settimanalmente,
da parte dallo stesso maestro, coadiuvato da alcuni componenti della
banda (Roberta Štokovac – clarinetto, Daniele Kovačić – sassofono) e collaboratori-amici d’oltreconfine (Fabiana Pipitone – flauto,
Stefano Moratto – batteria). Finora
la banda d’ottoni si è esibita in diverse occasioni con grande successo e parteciperà alla Rassegna della
bande a maggio, dopo alcuni anni
d’assenza.
Degno di nota, infine, il fatto che
all’interno del complesso bandistico è venuta a crearsi un’ atmosfera molto allegra e coinvolgente che
porta i govani esecutori a continua-
anni più tardi, gli si associa il coro
del Circolo di Verteneglio. Anche
con questa nuova formazione il
coro riscuote numerosi successi.
Fino al 1975 si alternano a Milada
Squarcia Monica, i maestri Valentino Gamboc e Mladen Marko, ai
quali fa seguito il maestro Sergio
Bernich. Negli otto anni di direzione, Bernich costituisce anche
un quintetto vocale lungamente
elogiato.
Segue poi un breve periodo di
inattività per mancanza di maestri
sul territorio che si conclude nel
1983 con l’arrivo da Trieste del
maestro Stefano Sacher. Il coro
misto allora assume una nuova
versatilità, presentandosi anche
Tra i riconoscimenti della storica
Banda d’ottoni spicca la Medaglia
ufficiale annuale del V° anno di
pontificato di Sua Santità Giovanni
Paolo II e la Medaglia d’argento
del Sommo Pontefice
re a far gruppo anche al di fuori delle prove e del contesto della Comunità” conclude il maestro Moratto
Una tradizione
corale invidiabile
Anche il coro misto della Comunità degli italiani di Buie vanta la lunga tradizione della quale
si è parlato per la banda d’ottoni:
stesse origini temporali, stessa divisione tra Bianchi e Negri. Nel
1920 nasce il coro maschile “Giuseppe Verdi” che opera fino al
1940 e, secondo le testimonianze,
nello stesso periodo opera anche il
coro misto. Quest’ultimo riprende
la sua attività nel dopoguerra con
una sessantina di membri e la direzione del maestro Milos di Capodistria, al quale succede nel 1952
il maestro Lentini di Fiume.
Dopo un periodo di inattività
per mancanza di direttori, nel 1965
Milada (Milly) Squarcia, giovane
insegnante di musica presso la
Scuola elementare, presta il suo
impegno in diverse sezioni artistiche e tra queste la direzione del
coro. In breve tempo il coro viene rimesso in piedi e conta una
cinquantina di membri e, quattro
come coro maschile oppure femminile, in base al repertorio.
Al maestro Sacher segue nel
1985 il maestro Dario Bassanese
fino al 1996, quando a dirigire il
coro arriva il maestro Maurizio Lo
Pinto, a capo, ancor oggi, di quello che è il fiore all’occhiello della
Comunità degli italiani di Buie. Lo
Pinto non trascura le melodie popolari e tradizionali, bensì aggiunge a queste un nuovo repertorio
che comprende anche canzoni di
carattere sacro e spirituale. Tanto
per fare un esempio, memorabili
rimangono le interpretazioni della
“Marinaresca” e del spiritual “Nobody knows the trouble I’m in”.
Sempre apprezzate le trenta voci che compongono questo
coro il quale non manca di esibirsi
sia in casa che all’estero in tutte le
manifestazioni più importanti, facendo anche da “padrone di casa”
alla ormai tradizionale Rassegna
corale primaverile “Verdi Melodie”.
Data la grande passione che
anima i coristi, è stata osservata
la necessità di aumentare le ore di
prove settimanali da due a quattro,
cosa che auguriamo loro si possa
realizzare presto.
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musica
Mercoledì, 25 aprile 2007
Mercoledì, 25 aprile 2007
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ANTOLOGIZZANDO Và rilanciata alla grande la Musica, ora Cenerentola all’importante Concorso d’arte e Cultura
L’Arte dei Suoni e Istria Nobilissima
di Fabio Vidali
È arrivata l’Antologia, quella
del Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, il 38.esimo della serie annuale, mentre il
39.esimo Concorso s’è già abbondantemente consumato nel 2006.
Ovviamente questa nuova pubblicazione si riferisce al Concorso
svoltosi nel 2005.
Non appaia un’inutile pignoleria volerlo precisare, dato che,
sfogliandone le patinate pagine,
qualche dubbio sulla manifestazione di riferimento può insinuarsi nella mente dell’attento ed interessato lettore.
Mentre in copertina ed a pag.
3 si precisa che proprio del 38.esimo Concorso si tratta, (e lo si ribadisce anche a pag. 5) a pag. 13 che
apre il capitoletto su “Commissioni Giudicatrici, Vincitori e Segnalati”, ci si richiama incredibilmente al “37.esimo Concorso”, già oggetto di pubblicazione nel volume
dell’anno scorso. A pag. 15, invece, si torna a riferirsi al 38.esimo
Concorso.
Il solito “diavoletto della stampa”? può darsi, anche se l’abituale slittamento d’un anno fra data
del Concorso e pubblicazione della rispettiva Antologia, dato che la
39.esima edizione del Concorso si
svolse nel 2006 ed ora siamo nel
2007, si sarebbe indotti a pensare che sarebbe dovuto toccare al
Concorso del 2006 ad essere “antologizzato”. Tanto più che è già
uscito il Bando del 40.esimo Concorso (quello che si terrà nel corrente 2007).
Dubbi di facile soluzione che
comunque testimoniano un certo affanno nell’organizzazione di
Goran Filipec
Visive e Arti cinematografiche, Fotografia, Video e Televisione). Dei
cinque sensi, l’unico ad essere ben
servito è la vista (lettori e contemplatori). A rimetterci è il senso dell’udito, visto che la Musica (composta, interpretata o esemplificata
saggisticamente) vi appare come
un “terzo incomodo” sempre meno
massimo talvolta presenti in qualche Antologia con la riproduzione
di poche paginette di “partitura”
assolutamente illeggibili alla maggioranza dei lettori non “alfabetizzati” nella lettura della scrittura
musicale: una “foglia di fico” (ora
anch’essa scomparsa) atta solo a
nascondere il “buco nero” nel qua-
Nelle trentotto edizioni
dell’Antologia del Concorso finora
pubblicate, lo spazio dedicato
alla Musica è andato via via
restringendosi, sino ad arrivare
solo a poche righe su una media
delle circa 350 pagine di cui consta
il volume
“tollerato” e sempre meno ritenuto
“organico” al Concorso stesso. Ciò
risulta sia nei Bandi che negli spazi
occupati nelle Antologie e si ripercuote ovviamente nel calo numerico
dei concorrenti.
“Opere” e Musica
Il “peccato originale” è da ricercarsi già nel primo numero dell’Antologia di quarant’anni fa. Battezzandola “Antologia delle opere
premiate”, con ciò stesso si escludeva “l’esecuzione musicale” che mai
è stata e mai sarà “un’opera” ma
“solo” un’interpretazione creativa,
non consegnabile alla “pagina scritta o illustrata” d’un’Antologia.
“Opere” (nella Categoria Musica) sono certamente le Composi-
le è stata cacciata la Musica nell’economia di “Istria Nobilissima”.
Appare quasi pleonastico ribadire, ancora una volta, che la Musica
necessita di essere “ascoltata” (con
l’orecchio e col cuore). Sia quella degli “interpreti” che quella dei
“compositori”.
Nella lunga storia di “Istria Nobilissima”, solo una volta (Fiume,
Sala dei Marmi, 3 07 2002) in occasione del 35.esimo del Concorso, lo
stesso organizzò un concerto di tutti
i premiati delle varie categorie musicali. Poi ci fu solo qualche sporadica esecuzione di “contorno”, unica candelina sulla grossa torta delle
altre discipline “dominanti”. Poi il
“buco nero” si ingoiò tutto: musica
e suonatori.
Marco Graziani
questo Concorso, sempre alla ricerca d’una precisa “consecutio
temporum” che ne scandisca chiaramente i ritmi e gli eventi favorendone la “leggibilità” ed esaltandone la portata e le finalità, a
beneficio soprattutto dei possibili
futuri concorrenti.
“Istria Nobilissima”, dai primi
timidi vagiti di quarant’anni fa, è
cresciuta moltissimo diventando
un agglomerato di molteplici interessi artistici e culturali in competizione fra loro per assicurarsene
l’esclusiva.
Attualmente vi predominano
la cultura di “carta” (Letteratura,
Teatro, Saggi scientifici, Giornalismo) e la cultura “visuale” (Arti
Un lapidario detto popolare
ammonisce che “ogni cùcer parla
solo del suo cavàl”. Ovvio che,
in assenza del suo “cùcer”
(cocchiere), del “cavàl” Musica
non si preoccupi nessuno
zioni Musicali ed i lavori di Saggistica Musicale. Ma se la Saggistica Musicale (premiata o segnalata) può e dovrebbe trovare spazio
nell’Antologia (“onore” mai finora
“concesso”) ciò non può verificarsi
per le “composizioni musicali”, al
I risultati di tale perseverante disattenzione per la Musica non tardarono a manifestarsi: calo progressivo degli iscritti per l’esecuzione;
scomparsa dei concorrenti a “Saggistica musicale”; scomparsa dei
concorrenti a “Composizione” nella
Commissioni
musicali
“usa e getta”
i cui pareri e
“suggerimenti”,
annualmente
verbalizzati,
forse non
vengono
nemmeno letti
da chi dovrebbe
farlo
del suo CD con i proverbiali anni
di ritardo.
Il pianista Goran Filipec, Premio
Promozione 2006, che, in attesa del
CD di “Istria Nobilissima”, si è già
esibito per due volte alla Carnegie
Hall di New York, ha inciso CD per
la Eroica Classical Records e si divide fra Ginevra e l’Argentina nella
sua intensa attività concertistica.
Accanto a queste vette, la Categoria Musica di “Istria Nobilissima”
è anche incubatrice di nuovi talenti,
Đeni Dekleva Radaković
e darebbero nuovo ossigeno alla Categoria Musica, attualmente relegata ad un rango marginale.
Anzitutto chiarezza. In vista dell’ineludibile necessità di far ascoltare le musiche ed i musicisti premiati, specificare il numero massimo
degli esecutori delle composizioni
da presentarsi nella Sezione Composizione Musicale (da un esecutore
ad un massimo di 15 esecutori); eliminare la dizione “sinfonica”, non
disponendo il Concorso d’un comAna Dražul
Riconoscere un merito preferenziale
ai compositori che musicheranno
testi poetici o narrativi di autori
della CNI o si ispireranno ad opere
visuali di artisti della Comunità
stessa, o comporranno “variazioni
creative originali” ispirandosi
a temi di illustri compositori istriani,
quarnerini o dalmati del passato
o contemporanei, o elaboreranno
motivi del patrimonio musicale
popolare autoctono istriano,
quarnerino o dalmato
38.esima edizione (2005) e solo due
iscritti alla 39.esima edizione (2006)
anche se ne uscì un I premio.
Particolarmente dolorosa l’assenza di concorrenti nella Saggistica Musicale che negli anni 2001-2 e
2003 si segnalarono con apprezzati
contributi, nell’ordine: “Vita musicale a Pola nel 1919”: Società musicali a Parenzo nei secoli 19.mo e
20.mo”; “Vita musicale a Pola fra le
due guerre”.
Ricerche originali inedite di tale
fatta appaiono preziose per delineare un quadro più completo della
pressoché ignorata Cultura di queste terre. Ignorata soprattutto nella
Nazione Madre, anche storicamente, con i risultati che sono sotto gli
occhi di tutti: crederci una pittoresca “colonia” che, priva di una
sua vita culturale originale, attende solo d’essere culturalmente …
“evangelizzata”. Dovrebbe essere
compito primo di “Istria Nobilissima” e della sua annuale “Antologia” evidenziare anche ai cittadini della Nazione Madre che questa
“Piccola Italia” dei “rimasti” è in
grado di dare (ed ha dato) importanti contributi al gran coro della
Cultura e dell’arte nazionali, anche
nella Musica.
Eccellenza
dei musicisti premiati
Limitandoci solo ai musicisti premiati a partire dal Duemila
(l’elenco di tutto il quarantennio di
“Istria Nobilissima” richiederebbe
le pagine di un’enciclopedia) citiamo solo alcuni degli artisti che nella
Categoria Musica si sono aggiudicati il massimo Premio: per la Composizione vi spiccano Nello Milotti,
Dario Bassanese, Geni Dekleva Radakovic.
Per l’esecuzione musicale, sempre nello stesso periodo, ci limitiamo agli insigniti del Premio Promozione, un premio che prevede l’edizione di un Compact Disc e vari
concerti sia nei territori d’insediamento storico della nostra Comunità che nella Nazione Madre.
Non si comprende perché almeno
un esperto di musica non figuri
nel Comitato che ha il compito
di redigere quella “summa” di ogni
Concorso di “Istria Nobilissima” che
è rappresentata nell’Antologia stessa
un merito preferenziale agli esecutori che includeranno nel loro programma di concorso almeno una
composizione di autori dell’area di
Alpe Adria.
Garantire a tutti i vincitori (compositori ed esecutori) della Categoria Musica almeno un’esecuzione
pubblica in tre località del territorio
d’insediamento storico e nella Nazione Madre.
Garantire a tutti i premiati nella
Sezione di Saggi di Musicologia, la
pubblicazione dei loro elaborati sull’Antologia.
Mantenere l’impegno della pubblicazione del CD, in tempi ravvicinati, a tutti i vincitori del Premio
Promozione della categoria Musica,
nonché garantire la massima diffusione dei CD stessi sia nei territori d’insediamento storico che nella
Nazione Madre.
Più spazio
alla Musica nelle
Antologie annuali
Il “Collegium Musicum Fluminense”, premiato nel 2001, il cui
CD è uscito nel 2003. Suo campo
d’azione la riscoperta d’autori antichi istriani e quarnerini (dalmati
inclusi) riproposti su copie di strumenti d’epoca.
Il “Duo pianistico Šverko-Čuić”
con repertorio classico e moderno,
premiato nel 2002, il cui CD è uscito nel 2005.
La pianista Ana Dražul recentemente protagonista d’un entusiasmante ed affollatissimo concerto
a Fiume in Sala dei Marmi, proprio in occasione della presentazione del suo CD, riferentesi al Premio
Promozione assegnatole nel 2004.
Concertista che vanta ora importanti premi nazionali ed internazionali e contemporaneamente valida
didatta.
Il violinista Marco Graziani, premiato nel 2005, che ora sta scalando i vertici più lontani segnalandosi
in progressivi riconoscimenti della
Giuria proprio in “Istria Nobilissima”. Si attende a breve l’edizione
grazie all’istituzione di un “Premio
Giovani” nel quale si sono distinte
l’anno scorso Tilli Forlani e la pianista Valentina Murtaj.
Forse chi segue le vicende di
“Istria Nobilissima” basandosi unicamente su quanto annualmente ne
pubblicizza la relativa “Antologia”,
resterà stupito di tali risultati visto
che in quella pubblicazione, spesso
non compaiono nemmeno gli scarni
giudizi espressi dalle Commissioni giudicatrici musicali. Come inascoltati rimangono i suggerimenti
che tali Commissioni annualmente indirizzano nei verbali trasmessi
agli organizzatori allo scopo di aggiornare il regolamento del Concorso per renderlo più conforme ed appetibile ai prossimi partecipanti. Potenzialmente molto più numerosi di
quanto si creda.
Proposte nuove
Anche se attendono polverose
in qualche scaffale degli Enti organizzatori, se prese in considerazione
sarebbero delle autentiche “novità”
plesso “sinfonico”. Precisare che
possono concorrere le composizioni
corali (da 8 a 20 esecutori) e quelle
di “lirica vocale” (da uno a 3 esecutori vocali, con o senza l’accompagnamento d’uno strumento).
Riconoscere, a parità di punteggio, un merito preferenziale ai
concorrenti di Composizione che
musicheranno testi poetici o narrativi di autori della Comunità nazionale italiana o si ispireranno ad
opere visuali di artisti della Comunità stessa, o comporranno “variazioni creative originali” ispirandosi dichiaratamente a temi di illustri
compositori istriani, quarnerini o
dalmati del passato o contemporanei, o elaboreranno motivi tratti
dal patrimonio musicale popolare
autoctono istriano, quarnerino o
dalmato. Ciò favorirebbe l’integrazione dell’arte musicale con le altre Categorie artistiche presenti in
“Istria Nobilissima”.
Per la Sezione di esecuzione
strumentale o corale o vocale, riconoscere, a parità di punteggio,
È un dato oggettivo constatare
che, nelle trentotto edizioni dell’Antologia del Concorso finora
pubblicate, lo spazio dedicato alla
Musica è andato via via restringendosi, sino ad arrivare solo a poche
righe su una media delle circa 350
pagine di cui consta il volume.
Un riequilibrio, per quanto attiene alla Musica, è doveroso oltreché indispensabile se non si
vuole “eliminare” la Musica dalle
materie del Concorso. A tale scopo
sarebbe utile cooptare, nel Comitato di Redazione dell’Antologia,
almeno un esperto di materie musicali, ora assolutamente assente.
Se nelle Commissioni Giudicatrici della Categoria Musica gli Enti
organizzatori del Concorso (U.I. e
U.P.T.) allineano annualmente e
pariteticamente ben sei qualificati esperti, non si comprende perché almeno un esperto di musica
non figuri nel Comitato che ha il
compito di redigere quella “summa” di ogni Concorso di “Istria
Nobilissima” che è rappresentata
nell’Antologia stessa. Un lapidario detto popolare ammonisce che
“ogni cùcer parla solo del suo cavàl”. Ovvio che, in assenza del suo
“cùcer” (cocchiere), del “cavàl”
Musica non si preoccupi nessuno.
Ciò non certo per malevolenza nei
confronti dell’Arte dei Suoni, ma
per l’ovvio meccanismo che porta
ciascuno ad interessarsi esclusivamente della materia che gli sta più
a cuore od in cui si sente maggiormente “versato”.
Varrà ricordare, non per spirito polemico ma per costruttivo rilievo, che finora, malgrado la loro
“veste ufficiale”, anche i componenti delle Commissioni Giudicatrici della Categoria Musica sono
stati presi piuttosto “sottogamba”.
Intanto, al termine del loro lavoro, non vengono mai informati
dei nomi dei premiati celati sotto
i rispettivi “Motti”. Per conoscerli
devono attendere la pubblicazione
dei risultati sulla “Voce del Popolo”, spesso forniti al nostro quotidiano in maniera piuttosto approssimativa. Poi non sono più consultati nemmeno sulla scelta dei brani
da inserirsi nei CD, come invece
previsto nell’art. 23 del vigente Regolamento del Concorso. Sono innegabilmente Commissioni “usa e
getta” i cui pareri e “suggerimenti”, annualmente verbalizzati, forse
non vengono nemmeno letti da chi
dovrebbe farlo (dato che espressamente li richiede alle Commissioni stesse).
Né si sa chi suggerisca quelle
musicali “zingarate” che, da un po’
di tempo, accompagnano le esibizioni dei nostrani poeti con musiche ispirate alle “contaminazioni”
oggi di moda. In un Concorso nel
quale tanto spazio hanno la Letteratura e la Lingua, è strano che
sfugga il significato reale del verbo
“contaminare”: insozzare, guastare, corrompere. Ciò forse è omaggio alla rampante “globalizzazione” tecnologica e commerciale.
In chiusa un auspicio: se si progetta di celebrare il Quarantesimo
di “Istria Nobilissima” (o se si attenderà il Cinquantesimo) si metta
in programma una pubblicazione
integralmente dedicata alla storia
musicale del Concorso, nonché un
grande concerto antologico dedicato ai premiati. Il materiale certo non manca. Sarebbe un rilancio
alla grande.
6 musica
Mercoledì, 25 aprile 2007
SCARTOFFIANDO La lavandaja cabalistica e la gallina invisibile...
Teatro, dalle follie di Carnevale
alle pratiche di pietà
di Patrizia Venucci Merdžo
FIUME - Eeeeetcccìììhh!! Per
tutti i topi d’archivio! Questo dannato polverone mi farà incartapecorire anzitempo! Mi verrà la rinite! L’epatite! Il pollice dell’archivista! (Mi si seccherà la lingua a forza di sputare). Vabbè..
Zajitz e il suo lascito
carnascialesco
Ma guarda, guarda... Il funerale
del Carnevale, 1862, scritto da un
“certo” Giovanni Zajitz, per il Tea-
Pubblico” fiumano al Teatro Civico
assistette alla produzione brillante di magia indiana e cinese “con
nuovi esperimenti non ancora eseguiti nelle anteriori rappresentazioni, inventati e composti dietro particolare nuova maniera del Mago
del Nord Ermanno Monhaupt”.
(Wow!).
Ecco qua alcuni titoli di giochi
di prestigio: La pesca per aria (sarà
stata una pesca...miracolosa?), Il
gallo incantato e la gallina invisibile (chissà se faceva le uova d’oro?),
pure all’insegna del “mistero”, con
ben tre spettacoli in tema: le serate
del trasformista Costantino Bernardi, del divinatore del pensiero (!)
E. Wilmant e del prestigiatore A.
Majeroni! Nel 1905 invece fu la
volta della piccola trasformista (un
enfant prodige?) Tina Pazzi.
L’impegno a favore
dei non abbienti
Oltre al diletto, alla musica e al
sensazionale, un chiaro e costante
indirizzo programmatico della dirigenza teatrale derivava dalla pietà,
“Il colto Pubblico fiumano al Teatro Civico assistette
alla produzione brillante di magia indiana e cinese
“con nuovi esperimenti non ancora eseguiti
nelle anteriori rappresentazioni, inventati e composti
dietro particolare nuova maniera del Mago
del Nord Ermanno Monhaupt”
tro Comunale di Fiume. Eh già! Il
povero Nino aveva fatto le prove
del suo vaudeville carnascialesco
che era malato; alla prima aveva
un febbrone da cavallo, dopodiché
gli venne la polmonite, dopodiché
gli venne l’esaurimento nervoso,
dopodiché...prese la via per Vienna
(aveva capito che l’aria fiumana,
anche allora, era poco salubre per i
musicisti), dove - pupillo dello spalatino von Suppé - si affermò come
ottimo operettista. Tra l’altro, il nostro Nino, per il Carnevale fiumano
(probabilmente per le cavalchine),
scrisse pure “Arlequine Quadrille”,
e c’è da scommettere che pure la
sua “Natalie quadrille” veniva suonata nel periodo carnascialesco.
Trasformisti
ed enfant prodige...
Nel Carnevale del 1856 (“Oggi
Giovedì li 14 febbrajo”), “il colto
L’album misterioso (brrr... vampiri, streghe, zombi, esattori delle
tasse?), L’indovinatore magnetico
(chissà che sguardo incantatore...
o sarà stato un nuovo brevetto?),
cui fa seguito, Il cuore lacerato, Il
banchiere misterioso (ecco, venga
in Croazia a fare un bel miracolo finanziario; può venire anche in incognito, se ci tiene), La lavandaja
cabalistica (le era propio ciapade de
strighe!), La metamorfosi del Lucifero (sarà diventato...”angelico”; e
il mondo migliore?), I miracoli della magia (magari, magari...).
Insomma, una volta, le carnevalate le facevano a teatro; oggi, invece nella vita. E tutti giorniiii!!
Restando sempre in tema di
magia, del miracoloso e del meraviglioso - a quanto pare i vecchi fiumani non erano insensibili
a questa corda - dagli annali risulta che il Nuovo secolo nella Fiume teatrale - stagione 1900 - iniziò
la Società Filarmonico-Drammatica “Thalia”
congiuntamente all’Orchestra
Militare tenne
spettacolo a favore della Croce Rossa mentre il 5 maggio
del 1888 ebbe
luogo al Comunale un concerto
pro Associazione
di Beneficenza. La
medesima Società diede due rappresentazioni
straordinarie (“La campana dell’eremitaggio”) di Cofino
Giovanni Zajitz
o dal senso di umanità e solidarietà, diremmo oggi, per i colpiti dalla
sorte e dalla miseria.
Come risulta da un vetusto “Avviso teatrale, il sabato 26 novembre
1836” all’allora teatro Adamich si
tenne spettacolo “a benefizio dei
poveri di questa città” e si continua
informando che “la direzione del
generale Instituto de’ Poveri e Casa
di Lavoro a l’onore di prevenire rispettosamente i suoi Concittadini
ed inclita Guarnigione, che per la
suindicata sera fu scelta una interessante Produzione parto felice
del Signor Avvocato Nota. Il titolo
è Il Benefattore e l’Orfana”.
Alla serata prendeva parte la
Prima Attrice Signora Carlotta Medoni che “per atto di compiacenza
canterà a piena Orchestra” una cavatina da Donna Caritea regina di
Spagna del Mercadante.
A quanto pare la Fiume del
tempo doveva essere ben dedita
alle pratiche caritative, atteggiamento che ci viene confermato dal
detto manifesto il quale riporta che
“Ogni eccitamento alla pietà credesi superfluo giacchè ormai troppo mirabilmente rifulge la filantropia della nostra Città verso i figli
“Ogni eccitamento alla pietà
credesi superfluo giacchè ormai
troppo mirabilmente rifulge la
filantropia della nostra Città verso
i figli della sventura, che vengono
dalla pubblica beneficenza assistiti”
della sventura, che vengono dalla
pubblica beneficenza assistiti” Alla
serata, oltre la “solita serale orchestra, vi sarà pure la Banda Militare,
per gentilezza di chi la comanda”.
Nella stagione del 1881 la Società
di M.S. degli Artieri rappresentò il
1 e 2 gennaio la commedia “Trenta per uno” del fiumano Emidio
Mohovich e per intero il terzo atto
dell’”Ernani”
pro smobilitati che avevano
partecipato all’occupazione militare della Bosnia-Erzegovina; nella
sera del del 24 gennaio 1886 si tenne una grande serata benefica pro
danneggiati di Grohovo da parte
della Società Filarmonico-Drammatica. L’anno successivo, sempre
e Sarria) la sera dell’8 e 9 settembre
1893 a beneficio dell’Asilo Infantile; il 25 novembre 1894 la Compagnia Pasta, una matinée pro famiglie colpite dal disastro del Palazzo del Governo(?) rappresentando
la commedia “Fuoco al convento”
di Emilio Rupnik.
Al 1898 (5 novembre) risale il
concerto a beneficio dei danneggiati dell’inondazione dell’Eneo,
e non si ha notizia di serate benefiche, perlomeno non in ambito teatrale - il che non significa necessariamente che non vi si tenessero
- fino al 1915 quando al Comunale ebbe luogo il concerto di beneficenza pro soldati invalidi, sotto gli
auspici del Governo Ungherese.
Le beneficiate
in onore degli artisti
Sono ricordate dalla cronaca le
beneficiate (serate benefiche) a favore di vari artisti quali il caratterista Torello Chiari (1847), la cantante Carolina Rappazzini, i ballerini
Teresa Marchettini e G.B. Grillo
(1848), il ballerino Gennaro Nunziante (1849) e la primadonna Carolina Mongini come attestato, in
quest’ultimo caso, dal fiorito linguaggio del bel manifesto d’epoca
che recita: “Assistita dai suoi compagni che gentilmente si prestano,
ed in particolare dal maestro Compositore e Direttore d’Orchestra
Sig. Giovanni Zajitz il quale graziosamente espone vari pezzi della
sua nuova Opera intitolata Romilda...”; per esprimere infine la propria gratitudine con il florilegio che
segue:”Sensibile oltremodo l’umile Artista ai contrassegni di bontà e compatimento impartitile da
questo colto ed indulgente Pubblico, osa sperare di vedersi onorata,
ed anticipatamente protesta i sensi
della sua più viva riconoscenza”.
musica 7
Mercoledì, 25 aprile 2007
BARZELLETTANDO ....tra i flutti informatici...un momento di buonumore
Musicisti in rete: che spasso!
di Alessandro Boris Amisich
L’
utilizzo di Internet, giorno dopo giorno, diventa
sempre più frequente.
Chi per gioco, chi per ragioni di lavoro, chi ricercando emozioni proibite, chi per tenersi in contatto col
mondo, sono sempre più numerose le persone che … navigano.
Anche i musicisti si tengono informati, trovano indirizzi ed informazioni sul web, intasano di curricula le caselle di posta elettronica delle agenzie e delle orchestre, dei
festival e dei vari enti, ed interagiscono sempre di più col
mezzo informatico.
Magari non aumenta il numero dei loro concerti; e magari i violinisti ed i flautisti si convertono alla… tastiera…
(disimparando a suonare il loro strumento?)
Ho impostato volutamente il mio esordio in maniera
scherzosa dal momento che desidero passare in rassegna
le barzellette e le cose divertenti che si trovano in rete riguardo alla musica ed ai musicisti. Solo una rassegna veloce, naturalmente, anche se la rete è ricca di documenti in
tal senso. L’idea mi è venuta osservando una bella vignetta,
giratami per posta elettronica da una collega, in cui si vedeva il maestro di pianoforte che, appoggiato col gomito al
proprio strumento, riceveva l’allievo chiedendogli: “Qual
è il nemico che ci siamo scelti oggi?”
Ne ho cercate altre, amici generosi me ne hanno segnalate e posso quindi impostare un vero … studio statistico
con una consolidata cognizione di causa, data da anni di
esperienza tra i flutti informatici.
Cominciamo da una considerazione: ci sono alcune
specialità strumentali che nella vita reale sono – giustamente o no – particolarmente prese di mira dai colleghi.
Al primo posto stanno sicuramente i violisti. Non è questa la sede per disquisire sulle ragioni e sui pregiudizi; ma
anche cercando le barzellette e gli aneddoti in rete, i violisti si confermano assolutamente al primo posto e fanno da
soli un buon 40 % dell’intera dotazione che sono riuscito
a raccogliere.
Si va dalla barzelletta del violista che lavora nell’orchestra del teatro cittadino, il quale, rimproverando il figlio per
aver detto alla maestra, a una domanda sul mestiere dei ge-
nitori “Il mio papà fa il pedofilo,” si sente rispondere: “Non
potevo mica dirle la verità: mi vergognavo troppo”, a quella che spiega l’etimologia del nome tedesco dello strumento (Bratsche) con il rumore che lo strumento stesso fa quando gli si salta sopra. O quella del violista del teatro che, una
volta andato in pensione, riporta a casa il suo strumento e
deve rispondere alla domanda della moglie: “Caro, che cos’è questa cosa che hai portato a casa?”; magari insieme a
quella che indica una buona norma di sicurezza, per evitare in maniera quasi assoluta il furto dello Stradivari, consi-
Fucilazione all’alba
Berlioz dirige l’orchestra
Franz Liszt in concerto
gliando di portarlo in giro sempre nella custodia di una viola. Si va nel macabro quando si dice che un violista morto
è ancora ben utilizzabile spostandolo all’ultimo leggio e si
diventa passibili di denuncia quando si stabilisce che un
violista con un quoziente intellettivo di meno diciotto va
considerato geniale, se rapportato con i colleghi. Per terminare il capitolo-viola, ne riporto una più elaborata, dal momento che riassumerla l’avrebbe rovinata.
Un violista, e non dei migliori, suonava nell’ultimo leggìo dell’Orchestra Sinfonica di Neresine. Un giorno trovò
in solaio una vecchia lampada, la spolverò, e ne uscì un genio che disse: “Hai a disposizione tre desideri!” Dopo un
attimo di stupore e di riflessione il violista espresse il primo: “Rendimi un musicista migliore di quello che sono”.
Il genio gli disse di andare a dormire tranquillo, ché al risveglio sarebbe stato esaudito. Difatti l’indomani si ritrovò prima viola dell’orchestra. Fu felice, ma poi pensò che
poteva ottenere di più. Strofinò di nuovo la lampada e disse
al genio: “Rendimi un musicista ancora migliore.” Ancora
una volta il genio gli disse di andare a dormire sereno. La
mattina dopo era diventato prima viola della Filarmonica
di Berlino! Fantastico! Ma poi il violista pensò che desiderava migliorare ancora. Strofinò la lampada. “E’ il tuo ultimo desiderio!” lo avvertì il genio. “Rendimi un musicista
ancora migliore di quello che sono ora”. La mattina dopo
si svegliò di nuovo all’Orchestra Sinfonica di Neresine,
nell’ultima fila dei secondi violini.
Ma a navigare se ne trovano veramente, come dicevo,
per tutte le specialità strumentali e per tutte le specializzazioni professionali. Ad esempio chi cerca nella rete può
trovare che la differenza tra un direttore d’orchestra e uno
scimpanzé è percepibile dal fatto che quest’ultimo riesce
anche a comunicare con gli esseri umani. O che la risonanza della voce di un tenore si crea in quello spazio che nelle
altre persone è occupato dal cervello. Per rimanere ai cantanti: c’è chi dice che la prima cosa che fa un soprano la
mattina è quella di rivestirsi e di tornare a casa propria. E
c’è chi sostiene che un soprano si differenzia da un piranha
soltanto perché … usa il rossetto.
Abbondanza (in rete e nella… vita) anche per i poveri
cornisti; ne cito una sola: come si fa a far fare al trombone
la parte del corno? Basta mettere una mano nella campana
e cercare di sbagliare un bel po’ di note.
E’ citazione storica, nel senso che dovrebbe provenire
dai secoli passati, la constatazione che i liutisti passavano
metà della vita ad accordare lo strumento e l’altra metà a
suonarlo stonato.
Ne ho trovata anche una simpatica su una flautista, ma
che riguarda alla fine pure un’altra categoria strumentale;
la riporto integralmente.
Una flautista in cerca di lavoro scorre annunci su annunci, fino a che non ne trova uno di un circo. Si presenta immediatamente al direttore, che la assume spiegandole: “Dovrà camminare su una corda suonando Syrinx di
Debussy, mentre sotto passeggiano dei leoni affamati. Se
la sente?” Lei dapprima è perplessa, ma poi l’idea di poter finalmente lavorare come strumentista la fa accettare.
Il giorno del primo spettacolo è alquanto impaurita, ma si
avvia risolutamente sulla corda. Dopo qualche passo cade.
Non si fa male, ma i leoni le si avvicinano minacciosi.
Quando già si vede persa, da un lato di una delle belve si
apre una cerniera e fa capolino un volto umano, che dice:
“Non ti preoccupare, siamo tutti pianisti!”
Le Regole d’Oro della musica d’insieme
Riporto le spassose indicazioni che spiegano come si fa
a suonar bene la musica d’insieme.
Credo siano il frutto di una
grande esperienza e come tali le
propongo rispettosamente, sottoponendole all’attenta valutazione di chi ha resistito a leggere fino a questo punto.
1. Suonate tutti lo stesso
pezzo.
2. Fermatevi ad ogni segno
di ritornello, e discutete animatamente se ripetere o no.
3. Chi stona getti un’occhiataccia ad uno qualunque dei
suoi colleghi.
4. Accordate con la massima cura prima di suonare, così
dopo potrete stonare per tutta la
sera con la coscienza a posto.
5. Girate le pagine con la dovuta calma. La fretta non è di alcuna utilità.
6. Una nota giusta al momento sbagliato è una nota sbagliata
(e viceversa).
7. Se tutti si imbrogliano, eccetto voi, allora probabilmente
potreste essere voi ad imbrogliarvi.
8. Cercate di massimizzare il
NNPS (numero di note per secondo). Vi guadagnerete l’ammirazione degli incompetenti,
che sono comunque sempre la
maggioranza.
9. Le legature, i coloriti e gli
abbellimenti non devono essere
rispettati. Servono solo a dare
un po’ di varietà grafica alla pagina.
10. Se un passo è difficile
rallentate. Se è facile accelerate.
Alla fine tutto si aggiusta.
11. Quando vi siete persi del
tutto, fermate anche tutti gli altri e proponete di accordarvi
meglio.
12. Se per colpa vostra tutti
gli altri si sono dovuti fermare, spiegate dettagliatamente le
ragioni per le quali vi siete imbrogliati. Tutto ciò desta sempre
molto interesse ed ha una forte
funzione socializzante.
13. La vera interpretazione è
quella nella quale non resta più
una sola nota dell’originale.
Musica da matrimoni e da funerali (!)
14. Una nota stonata suonata
con timidezza è una nota stonata; una nota stonata suonata con
autorità è una interpretazione.
(E si noti bene soprattutto l’ultima raccomandazione, della
quale far tesoro nella musica
d’insieme).
15. Quando tutti gli altri hanno finito di suonare, le note che vi
sono avanzate non devono assolutamente essere più utilizzate.
8 musica
Mercoledì, 25 aprile 2007
L’EVENTO L’esecuzione strepitosa della Stadler all’«Hal’s guitar summit»
L’arpa meravigliosa di Monika
FIUME - “Se al suono dell’arpa chiudete le orecchie, la
musica di Monika Stadler ve le
aprirà”; è solo uno dei tanti commenti che si possono trovare su
internet sfogliando le pagine virtuali di autorevoli riviste specializzate, e forse ci pare anche il
più azzeccato. Di uno strumento
che magari consideriamo eccessivamente raffinato, forse limitato, Monika Stadler ha creato
una fabbrica inesauribile di suoni inaspettati. Per questo motivo
è stata invitata ad una serie di
eventi dedicati alla chitarra, con
compositori ed esecutori di scuole e tradizioni diverse.
L’arpista austriaca esprime
la sua ammirazione verso la chitarra applicandone alcune tecni-
che di esecuzione sull’arpa. Il
risultato è sorprendente, ma non
quanto la straordinaria atmosfera che può produrre. Abbiamo
avuto la fortuna di non perdere
questo spettacolo a Fiume, nell’ambito della terza edizione
del’ “Hal’s guitar summit”, un
appuntamento che ormai tradizionalmente raccoglie i migliori chitarristi del mondo. Ognuno
a modo suo, dal genovese Beppe Gambetta al canadese Don
Ross, dall’austriaco Michael
Langer all’inglese Clive Carroll, dallo stesso Damir HalilićHal a una delle leggende viventi
del blues, Jerry Ricksm cgiamato Philadelphia, ha entusiasmato un pubblico attento. Anche
quello distratto, però, ha dovuto
QUIZ - CHISSÀ CHI LO SA?
1. Jack White e Megan Martha White compongono una
delle band americane più interessanti, chiamata “The White
Stripes”. Nella vita privata, i
due musicisti sono...
a) marito e moglie
b) fratello e sorella
c) cugini
2. Il leggendario complesso alternativo statunitense “The
Residents” è noto per il fatto
che i suoi membri non hanno
mai svelato la loro identità in
pubblico. Infatti, sono ormai 35
anni che questi curiosi musicisti
nascondono i loro volti dietro
alle maschere in forma di...
a) teste di presidenti americani
b) pagliacci
c) bulbi oculari
3. Uno dei più grandi successi del gruppo americano “The
Beach Boys” si intitola...
a) Pretty Woman
b) Good vibrations
c) Blue moon
una serie di medaglie e portando al fianco una spada tempestata di pietre preziose. È stato la
prima “stella pop” della musica
classica. Egli è...
a) Zoltan Kodaly
b) Franz Liszt
c) Bèla Bartòk
7. “La sinfonia dovrebbe
essere come il mondo: comprendere tutto”. Sono le parole
di uno dei più grandi compositori del tardo romanticismo, il
compositore austriaco vissuto
dal 1860 al 1911 e autore della
Sinfonia in Do minore intitolata
“Resurrezione”. Parliamo di...
a) Gustav Mahler
b) Anton Bruckner
c) Richard Strauss
cedere il passo alle emozioni che
nascevano al suono dell’arpa di
Monika Stadler.
Un profondo legame con la
natura che ispira continuamente
l’artista austriaca, viene trasmesso, insieme alla sua voce cristallina direttamente all’anima di chi
si concede anche per un attimo al
suo potere ipnotico. Infine, chi
lo considera uno strumento troppo serio, potrebbe essere prontamente smentito dalle improvvisazioni e da un modo singolare,
che probabilmente farebbe inorridire i cultori più tradizionali di
questo strumento, ma in grado di
abbinarsi senza alcuna difficoltà a generi musicali decisamente
“profani”.
È uscito recentemente anche il
suo sesto album, un CD dal titolo
“My imaginary Garden” (Il mio
giardino immaginario) che riassume la sua immensa creatività.
Il CD non è facilmente reperibile,
però chi lo vuole il modo per arrivarci lo trova. A chi non bastasse
la nostra calda raccomandazione,
c’è il sito web ufficiale dell’artista (www.harp.at) che permette
di assaggiare online i brani dei
primi cinque dischi. Potrebbe bastare per capire perché viene considerata oggi una delle migliori
arpiste del mondo, sia della versione classica che in quelle sperimentali.
Lucio Vidotto
DAL VECCHIO ALBUM Appassionatamente insieme!
8.Clara Wieck Schumann
(1819 – 1896), moglie del famoso compositore del Romanticismo Robert Schumann, fu
all’epoca una rinomata...
a) ballerina
b) cantante
c) pianista
4. Come si intitola l’ultimo
album della hip-hop band di
Spalato The Beat Fleet?
a) Faks Helizim
b) Ariel
c) Maxon Universal
5. “È stato il più grande tra
i compositori”. Lo ha dichiarato L.van Beethoven, considerandolo più grande anche di sé
stesso. A quale compositore si
riferiva Beethoven?
a) a J.S.Bach
b) a G.F.Händel”
c) a W.A.Mozart
6. Viene considerato il più
grande pianista della storia della
musica, che saliva sul palcoscenico indossando il costume nazionale ungherese decorato con
9.Il compositore inglese Benjamin Britten (1913 –
1976), oltre a comporre brani
vocali e strumentali, nel corso
della sua carriera compose anche diverse opere. Una di queste, scritta nel 1973, porta il titolo di un famoso romanzo. Parliamo di..
a) Anna Karenina
b) Morte a Venezia
c) I dolori del giovane Werther
10.Il “rebec” è l’antenato di
uno degli strumenti più popolari e diffusi nella musica classica.
Si tratta del...
a) violino
b) pianoforte
c) clarinetto
CAPODISTRIA – Per tutte le
trombe e tromboni del Giudizio
Universale!
Ma questa è la carica dei 101
(anche se sono 36)! Sarà la Banda Sociale di Capodistria? La
Banda “Beato Elio”? La Fanfara “Libertas” o la Banda dei “socialisti”?
Secondo noi si tratterà sicuramente della banda dei socialisti
a giudicare dall’aria “arrabbiata”
stile, “ora te la dò io la Marsigliese! Ora te la suono io l’Internazionale!”.
Siamo proprio al completo!
Clarinetti, flauti, oboi, trombe,
trombone, cassa e grancassa, tamburelli e tamburini. Una “signora
banda!”.
Vivacissima fu nel passato l’attività musicale a Capodi-
stria, tra bande, cori, la Societò Filarmonica con tanto di orchestra e coro che intervenivano
pure al Duomo nelle occasioni
solenni.
La cittadina istriana ebbe pure
il Corpo Musicale Capodistriano
(1894), la Società Corpo corale cittadino e la Società di Canto
(1874).
Signori, giù il cappello! (pvm)
Anno III / n. 2 25 aprile 2007
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: MUSICA
Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo / Impaginazione: Annamaria Picco
Collaboratori: Alessandro Boris Amisich, Marianna Jeličić Buić, Helena Labus,
Fabio Vidali / Foto: Ivor Hreljanović, Graziella Tatalović
Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n.1868
del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.
Soluzioni: 1. a), 2. c), 3. b), 4. c), 5. b), 6. b), 7. a), 8. c), 9. b), 10. a).