SEZIONE NONA XXXIII Un trillo fine si sparse per la penombra

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SEZIONE NONA
XXXIII
Un trillo fine si sparse per la penombra calda e
soffocante. Una musichetta dolce si sostitui' al
trillo.La ragazza si giro' imbronciata nel letto.
La musichetta lascio' il posto alle parole. Rosy apri' a
fatica un occhio e la mano si tese per raggiungere il
comms lasciato sul pavimento e programmato per dare le
notizie in voce.
"Ore cinque e zero minuti primi. Notiziaro generale.
Ieri alle prime luci dell'alba la Repubblica Kurda ha
ufficialmente capitolato. Si attende per stamane
l'arrivo delle forze dell'Alleanza nella capitale.
Ennesimo test nucleare nel Madagascar, gia' programmata
per oggi una riunione del Comitato Esecutivo per
discutere le sanzioni contro il paese africano."
Rosy brancolava piacevolmente nel dormiveglia, appena
conscia della presenza di Paul, nudo, e ancora
addormentato. Si giro', posando una mano sul pene
dell'uomo. Le piaceva il contatto vellutato di quella
pelle morbida.
"Ieri due sciagure hanno funestato la nostra citta'. Un
intero stabile al 213 di Rose Isle e' andato
completamente distrutto per un inspiegabile incendio. Ma
soprattutto, nell'Isola di Marcos, un aereo e'
precipitato sull'abitato. Anche in questo caso le cause
sono sconosciute. Il bilancio provvisorio e' di
trecentoquindici morti, di cui duecentosettanta gli
occupanti dell'aereo precipitato. Innumerevoli i
dispersi, vista l'alta densita' abitativa del quartiere.
Non si conoscono ancora le cause della sciagura, che
appare inspiegabile vista...."
Ora la ragazza era seduta sul letto e teneva il comms
in mano. Stava richiamando i particolari delle ultime
due notizie. Le mani le tremavano.
Pochi istanti dopo, una Archetti visibilmente agitata si
avvicino' a Jodari. Indossava solo la camicia di Paul,
abbottonata a meta'. Lo trovo' accanto alla console,
come se invece di alcune ore fossero passati solo pochi
minuti.
Quando si avvicino' a lui, la camicia scivolo' di lato,
mettendo in mostra un seno. Antonio parve non
accorgersene nemmeno. "Ah, vi siete gia' alzati?"
Lei lo interruppe "Guarda qui, questi indirizzi. Non
sono le due localita' su cui ci siamo appoggiati ieri,
per combattere il tuo virus?"
Lui guardo' lo schermo della piccola console. Capi'
immediatamente. Le strappo letteralmente di mano il
comms e lesse il riassunto delle notizie.
Non parlo' per lunghi istanti. Paul entro' nella stanza,
indossava solo i pantaloni e teneva in mano il resto dei
vestiti della Archetti. Era ancora assonnato. Lei gli
fece segno di tacere, mentre, afferrati gli abiti che
lui leporgeva, iniziava a rivestirsi.
Alla fine Antonio chiuse gli occhi e si accascio' sul
tavolo. Il volto tra le mani. Piangeva. Paul rimase
sconvolto. Non aveva mai visto l'amico crollare in quel
modo.
"Avevo temuto qualcosa del genere, ma non cosi',
maledizione. Non cosi'" . Qualche istante dopo parve
risollevarsi. "Basta. Ho rimandato anche troppo. Ora so
cosa fare." Lo sguardo gli rimaneva fisso, inchiodato in
ad un punto imprecisato del muro.
Contemporaneamente in una vettura privata Jor Kaddar
sedeva rigido, gli occhi fissi di fronte a se.
Aspettava. Aspettava che succedesse qualcosa, che i suoi
colleghi della squadra tecnica riuscissero a
rintracciare quei criminali. Perche' non ti prendi uno
o due giorni di vacanza? Sei molto scosso.Vai a casa a
dormire. Domani ne riparleremo. Gli avevano detto.
Non voleva andare a casa. Non voleva i giorni di
vacanza. Non voleva fare nulla. Si limitava a stare in
macchina, la radio ossea accesa, ascoltando il
chiacchericcio delle varie squadre.
Aspettava. Un ghigno freddo e livido gli era spuntato
sul volto.
Inoltre si era subito rivelato pericoloso. Dopo che una
dozzina di persone si erano letteralmente rovinate il
cervello, cotto da quella innaturale attivita', la casa
produttrice non riusci' piu' a mantenere il tutto sotto
silenzio. La cosa si riseppe, e dovettero ammettere
tutto. Da quel momendo divenne una specie di droga e se
ne appropriarono venditori di porno sensazioni e sale
giochi equivoche.
Sapeva che Danny lo aveva comprato. A sentire Rosy, quel
tizio comprava tutto. E sapeva anche che non l'aveva mai
usato, se non con la piastrina demo inclusa nella
confezione.
INTER 14
Infatti il casco era ancora nella sua scatola, odoroso
di poliestere e di acrilico.
Antonio si alza in piedi. Guarda a destra e a sinistra.
Tutt'intorno si estende una fantasmagorica citta' che si
sviluppa in tutte le direzioni. Cubi, piramidi, colonne
fluorescenti lo circondano. Piccoli dardi sfrecciano
accanto a lui dentro tubi trasparenti, mentre grossi
palloni si muovono placidi e indolenti sopra la sua
testa.
Lo indosso', gli aghi prudentemente retratti, poi
inizio' una lunga sequenza per entrare nel sistema della
sua universita' "Sara' tutto a mia disposizione. Con
questo avro' la potenza di calcolo che mi serve"
E' nel Modello.
Antonio si esibi' in qualcosa che assomigliava molto ad
un ghigno "Non sto entrando dalla porta. Una volta
finito di digitare questa sequenza l'intero sistema
universitario della costa orientale sara' al mio
servizio. Vi conviene prepararvi. Potrei avere bisogno
di una mano"
Era la prima volta che lo faceva. Aveva trovato tra la
roba di Danny un casco ad attivazione neurale. Era
sicuro che doveva averlo. L'anno scorso era stato la
moda del momento in fatto di tecniche di immersione. Si
tratta di una specie di strumento di tortura: un casco
rivestito internamente di sottili aghi elettrizzati che
consentono l'attivazione diretta dei neuroni del
cervello.
Ma non era stato solo il fastidio fisico a decretarne il
fiasco commerciale. Il casco si era rivelato una bufala,
nel senso che per ottenere un buon controllo del
cervello occcorreva una enorme capacita' di calcolo,
ancora al di fuori della portata dell'utenza comune.
"Tutto tuo?" chiese Paul "E' mattino presto ma parecchi
sistemi..."
Invano, Kalensky cerco' di trattenerlo. Il dolore gli
scoppio' come un fuoco d'artificio nell'istante in cui,
attivato il contatto, il computer dell'universita' si
interfacciava con il casco. Gli aghi gli penetrarono in
profondita' nel cuoio capelluto, fermandosi contro le
ossa del cranio.
Un'istante dopo il dolore e la realta' cessano di
esistere, ai suoi piedi, infinita, si stende una fitta
ragnatela luminosa, leggermente cedevole.
causa......
Sopra di lui capeggia, come un'immenso dirigibile, il
sistema della facolta', pronto a venire in suo aiuto.
Ci penseremo dopo. "Rosy, Paul, ci siete? Lo vedete
anche voi?"
"Mostro. Bastardo. Dove sei? So che ti credi il
dominatore del Modello. Ma prima dovrai fare i conti con
me. Hai sentito? "
Due sfere policrome gli si materializzano a fianco "Ci
siamo" dice la famigliare voce di Paul "E lo vediamo. E'
proprio lui?"
Non deve attendere molto. Tutt'intorno a lui si addensa
una fitta nebbia costituita da piccoli prismi scuri. La
nebbia si muove, si contrae, diventa nuvola.
"Si. La pseudo vita di uno dei personaggi di
quell'adventure si deve essere fusa con il mio MIENN,
generando questo obbrobrio" Se e' cosi' devo trovare il
punto debole del programma genetico. In fondo e' solo un
PnG. Eppure c'e' qualcosa che non quadra, non ancora.
Poi forma umana.
Un'enorme guerriero medioevale, dalla grossa faccia
barbuta sovrasta Jodari di parecchie lunghezze. Antonio
lo guarda dal basso in alto e si sente mancare. Gli pare
di risentire per l'ennesima volta le voci di Rosy e di
Paul che lo sconsigliano di confrontarsi con il mostro.
Non cosi'. Non con l'attivatore neurale. Non sul suo
terreno.
Poi si riscuote. Le dimensioni, nel Modello, non
significano nulla, pura variabile memorizzata chissa'
dove.
E gli basta pensarlo per diventare alto come il suo
avversario. Il suo subconscio, prontamente recepito dal
sistema universitario, gli fornisce uno scudo e una
spada per fronteggiare l'avversario. Un ICE a protezione
del suo cervello e un sistema incursore per penetrare le
difese dell'altro sistema. Il resto e' illusione, in
realta' io sono steso su quel divano, svenuto.
Ma per adesso mi conviene giocare.
E mentre saggia la consistenza delle sue nuove armi,
Antonio capisce. Il gioco. Il guerriero medioevale.
Cristo. Quell'adventure a cui giocammo quella sera....
Possibile? Possibile che uno di quei personaggi sia la
Il Guardiano si cala la celata sul volto e parte
all'attacco. Inizia una furibonda battaglia a colpi di
ICE, di microvirus invasori, di bombe azzeranti. Nella
mente di Antonio sempre quel pensiero. Qualcosa ancora
non quadra. Quest'affare e' troppo in gamba, troppo
intelligente.
L'ennesimo fendente di Antonio si abbatte sull'armatura
del guerriero medioevale, senza conseguenze.
Ancora quel pensiero. Qualcosa non quadra. Antonio si
distrae e solo all'ultimo istante riesce ad alzare lo
scudo per difendersi. Ancora una volta le due sfere
saettano avanti e indietro distraendo l'avversario.
Che idiota. Che idiota ad accettare il suo gioco. Dovevo
pensarci prima. "Rosy, Paul. Distraetelo il piu'
possibile. Ho bisogno di un po' di tempo"
Tra le due sfere compare un filo. Tendendolo tra loro si
gettano contro il Guardiano, tentando di colpirlo con
quella nuova arma.
Il mostro agita le mani in direzione delle due piccole
sfere, come una persona infastidita dalle api. Una delle
due sfere, colpita, esplode.
Antonio sembra non avvedersene. L'altra sfera gira
vorticosamente attorno alla figura medioevale, non
azzardandosi piu' ad attaccarla direttamente. "Paul,
stai bene?" E' la voce di Rosy.
"Si, aspetta che mi collego di nuovo e arrivo, quel
dannato per fortuna si e' limitato a sganciarmi fuori."
"Via di li'!" Urla Jodari. La sfera superstite fa appena
in tempo ad allontanarsi che dalle mani alzate di
Antonio sgorga un torrente di fuoco che si abbatte sul
guerriero. Dietro Jodari il grosso dirigibile e'
circondato da fulmini blu che saettano verso il corpo
virtuale di Antonio.
Il guerriero, colpito in pieno indietreggia, cade. Poi
si trasforma. Massa scura avvolta nella nebbia. Una
parte attacca il dirigibile, lo circonda di piccoli
prismi opachi. I fulmini si frangono sui prismi e
vengono soffocati. Non piu' alimentato, il fuoco smette
di scorrere dalle mani di Antonio.
L'altra parte, intanto, si va ricomponendo in una nera
figura incappucciata che tende una grossa balestra in
direzione dell'umano undifeso. Del volto si vedono solo
gli occhi, cisposi e crudeli.
La sfera-Archetti lo guarda, guarda quegli occhi,
sormontati dalle grossa sopracciglie nere. "Pedro!" Un
istante dopo una figura di ragazza si materializza
nell'aria,a meta' strada tra Pedro e Jodari. "Sei
proprio tu?" La mente della ragazza, giu' nel mondo
reale, e' in subbuglio.
Rosy. Rosy. Dolore. Ricordi. Pedro abbassa l'arma,
mentre l'armatura si trasforma un una salopette jeans
sbrindellata.
Lei si avvicina. un movimento lento e difficoltoso.
Mancando della connessione neurale, la Archetti fatica a
guidare il suo alter ego. Pedro esita. Migliardi di
sinapsi cercano di ricordare, di ricomporre insieme le
scheggie di memoria che gli affollano la mente.
Altrettante gli urlano di lasciare perdere. Pericolo.
Nemico.
"Sei una di loro, adesso. Sei dall'altra parte." riesce
a mormorare, insicuro del significato delle sue stesse
parole.
La figura femminile lo guarda, la testa leggermente
inclinata di lato. Senza dire nulla inizia a spogliarsi.
"Presto, sono senza protezione! Venite a farmi scudo!"
Istintivamente Jodari si abbassa.
Lui la guarda inebetito, travolto da una marea di
sensazioni che non sapeva di poter ancora provare.
"Eccomi" la voce di Kalesky si materializza assieme ad
una sorta di barriera, come un vetro spesso, azzurrino,
sospeso a mezz'aria.
COn gli occhi fissi su quella cosa che tanto assomiglia
al suo perduto Pedro, Rosy sente dietro di se giungere
la voce di Antonio "Ora, ragazzi. Ora! Tutti assieme!"
"Sto arrivando, cerchero' di creare una sorta di
armatura protettiva" la piccola sfera della Archetti
arriva svolazzando.
Il cielo sembra esplodere mentre miriadi di piccoli
dardi rossi, sbucati dal nulla, convergono su Pedro.
Ora il guerriero si e' fermato. Quella voce. Ancora
quella voce.
"Rosy!"
In lontananza, su una bassa collina formata dai dati di
una libreria ad accesso libero, un nero cilindro osserva
la scena. Sulle fiancate reca inciso il logo della
polizia municipale. Un nugolo di scaglie lo circonda e
poi insieme iniziano a scendere verso i due contendenti.
gia' ucciso un sacco di persone, il tuo Pedro avrebbe
fatto altrettanto?"
XXXIV
"Nooo. Fermi!" Rosy urla vedendo i dardi rossi puntare
verso Pedro. Stanno arrivando da ogni direzione e
sembrano riempire il non-cielo del Modello.
Sono gli hacker. O meglio i loro programmi d'assalto.
Per tutto il giorno era continuata la conferenza
elettronica tra pirati e appassionati di tutto il mondo,
per una volta accomunati dal pericolo.
Avevano capito subito le reali potenzialita' distruttive
di quella cosa impazzita, e ne avevano studiato i
possibili punti deboli. Chiunque avesse qualcosa da dire
lo disse, mantenendo vivo un dialogo mondiale che si
protrasse per ore.
Ma l'unica possibilita' che avevano trovato era un
attacco in massa, sperando che fra le migliaia di dardi,
qualcuno riuscisse a penetrare nelle pieghe di un
interrupt del mostro.
Del tutto inutilmente Rosy si sbraccia nel disperato
tentativo di fermare quelle cose. Le sottili traccie
rosse attraversano il suo non-corpo come se non
esistesse. Non e' lei la preda.
Un attimo dopo si trovo' letteralmente fra le braccia di
Paul.
Kalensky l'aveva sollevata dalla sua sedia e la stava
scuotendo vigorosamente. "Calmati, sei impazzita? Che ti
succede?"
Lei cerco' di divincolarsi "Devo fermarli....Pedro..."
Paul noto' quanto fosse forte quella ragazza scalmanata.
"Quale Pedro? Il tuo ex? Pedro e' morto. Mi hai sentito?
Morto. Quella cosa e' un programma. Un programma
genetico. E' una finzione." Lei continuava a
divincolarsi "Quella cosa e' un pericolo per tutti. Ha
Si', forse, avrebbe fatto altrettanto. Avrebbe ucciso,
senza nemmeno scomporsi, se le circostanze fossero state
favorevoli. Rosy si calmo' un pochino. Paul aveva
ragione, quella cosa andava distrutta. Ma perche' aveva
il volto di Pedro?
La ragazza smise di divincolarsi e abbasso' la testa.
Probabilmente un macabro scherzo di quel mostro. In
qualche modo, si era appropriato del volto e forse di
qualche lato della personalita' della persona che
l'aveva liberato.
E della persona che io amavo.
Quella dannata cosa era l'ultima parte di Pedro che
ancora esisteva. E la stavano uccidendo. E non posso
farci niente. Non devo farci niente! Senti' le lacrime
salirle agli occhi.
"Si, si. Hai ragione. Lasciami ora. Scusami, ma non
posso rimanere. Vado...vado di la' a preparare un po' di
caffe" Istintivamente giro' la schiena a Kalensky.
"Si, si, vai" riusci' solo a replicare Paul. Mentre lei
si allontanava, la senti' distante. Fredda e ostile. La
notte non era ancora finita, ma lui ebbe la senzazione
che quello che era successo fra loro fosse adesso
lontano anni luce. Non posso darle torto.
Appena lei chiuse la porta, Kalensky si scosse e si
risedette di fronte al deck. Antonio si stava agitando
sul divano, il casco neurale ancora fissato alla testa
gli stava procurando una super stimolazione neurale, che
iniziava a manifestarsi come piccoli spasmi. Non avrebbe
resistito ancora a lungo.
Il capitano della polizia Major stava osservando un
monitor. Si rivolse ad un agente posto dietro un
pannello di controllo "Stai sempre tracciandolo?"
"Si', e' da stanotte che e' in ascolto. Deve aver
sentito tutte le nostre trasmissioni. Ora sta
dirigendosi verso l'obbiettivo."
"Sono preoccupato per lui. "
"Lo fermi, capitano. E' sconvolto. rovinera' se stesso e
la missione."
L'ufficiale prese un microfono. "Kaddar, so che ci stai
ascoltando. So dove sei e cosa hai in mente. Non farlo.
Non rovinarti cosi'. So come ti senti e cosa stai
provando, ma, ripeto, non farlo. Danielle non avrebbe
voluto"
L'agente stava fissando il suo superiore "Non avrebbe
dovuto pronunciare quel nome, capo. Jor era cotto di
quella donna. Lo sanno tutti."
Major fece una smorfia. "Passami sulla criptata per le
pattuglie operative" Al cenno di conferma dell'agente,
continuo' "Sono Major, sbrigatevi a convergere
sull'obbiettivo. E tenetevi pronti ad affrontare un
ulteriore problema."
Si rivolse nuovamente all'operatore. "Collegami col
Centro Dipartimentale. Procedura di Disattivazione
Critica"
L'agente lo guardo' un istante, poi esegui'.
un aereo da guerra che sfiora le cime di svettanti
guglie universitarie e passa tra i giganteschi canyon
dei data base dell'amministrazione statale. Una sorta di
euforia lo distoglie per un attimo dalla sua missione.
Ma e' solo un attimo. "Paul, come sta andando? Hai altre
triangolazioni?"
"Si, ne ho una proprio sulla tua rotta.
[email protected]. Vi sono parecchie unita' che si
stanno dirigendo sulla zona. Evidentemente sta cercando
di ricomporsi dopo la batosta"
Gia', la batosta. Gli attacchi concentrici e coordinati
di miliaia di hacker e di semplici appassionati di tutto
il mondo avevano aperto una breccia nella sua corazza.
Una breccia che Jodari aveva sfuttato per un affondo
finale.
Raggiunto in pieno, Pedro era esploso. gettando piccoli
cubi neri in tutte le direzioni. La sua coscienza era
stata annientata, distrutta.
O meglio, era stata distrutta quella parte del sistema.
Era sicuramente la parte preponderante, in quanto Pedro
aveva radunato quasi tutto se stesso e la sua conoscenza
distribuita per dare una lezione al tanto decantato
Jodari.
Ma era una rete neurale. E una rete neurale decimata
continua a funzionare, per quanto inmaniera piu' confusa
e approsimativa.
INTER 15
E quel che era peggio, per mezzo delle sue spore
genetiche, puo' ricrearsi, praticamente intatta, oltrove
nel Modello, se le condizioni sono favorevoli.
L'aria, o qualunque cosa sia, gli urla sulla faccia. O
meglio sul muso. I suoi occhi sono freddi obbiettivi e
le sue braccia sono ali.
Occorre andare in giro per la Rete, individuare i
sistemi entro cui ancora si nasconde e distruggerli. E
cosa c'e' meglio di un aereo d'assalto per farlo?
Antonio ora vola sulle colline di dati del Modello. E'
E mentre lui volava e colpiva (ormai sapeva come entrare
nell'ICE del virus e quindi il colpirlo era diventato
facile, una volta individuato) Paul lo supportava da
terra, o meglio dal mondo reale. Il mondo reale.
Antonio cominciava ad averne un ricordo confuso,
sbiadito.
Sotto di lui si muovono una serie di triangoli rossi,
avanzando a zig-zag. I decespugliatori dell'UNAM si
erano messi all'opera per ripulire le strade della Rete
dei residui della battaglia: byte slegati, pacchetti
senza puntatori, mine vaganti, microvirus, spore
geniche.
"Sembra stiano facendo un bel lavoro, laggiu'!" Gli
basto' pensarlo, affinche' l'immagine che vedeva
apparisse sul monitor di Kalensky.
"Si. E' naturale che siano intervenuti. Il tuo show deve
aver scatenato piu' allarmi di una bomba atomica su una
centrale internodale. Pero' hai ragione, stanno facendo
un bel lavoro."
"Troppo bello." aggiunse dopo un'attimo.
"Che vuoi dire?" l'aereo-Jodari si stava abbassando su
un grumo dall'aspetto putrescente: un sistema
contaminato. Accanto al sistema centrale, che era
cresciuto come un'escrescenza carnosa su quello che un
tempo era un lucido deck professionale, c'era una serie
di cose che avanzavano lentamente. Sembravano enormi
amebe corazzate, grosse cocciniglie virtuali.
"Che stanno ripulendo le spore del virus con
un'altissima selettivita'. Qualcuno oltre noi sta
partecipando al gioco. E non so chi e' ne' che
intenzioni abbia"
"Be' i mezzi sono dell'UNIM. E' chiaro che possano avere
capito che qualcosa non andava, nel loro giocattolone"
Ora stava eruttando una serie di minuscoli aghi di
ghiaccio contro l'obbiettivo. Ogni ago, colpendolo, ne
staccava una parte. Mine virali. "E poi, ci stanno
aiutando. E mi sembra che abbiamo bisogno di tutto
l'aiuto possibile"
Gia', tutto l'aiuto possibile. Quando avro' finito
consegnero' tutto all'UNIM. Ma per adesso, a quanto ne
so, sono il solo che puo' fare questo lavoro. Il solo
che sa come forzare la corazza del virus. E se una sua
base riesce a nascondersi, se questa cosa riesce a
mutare. Se anche solo una sua spora riesce a mutare,
tutto il nostro lavoro sara' stato inutile.
Inutile.
Il pensiero gli passava di fronte alla mente come una
nuvola scura, mentre il sistema contaminato, raggiunto
in profondita' da una scarica violetta si dissolve in un
turbinio di calcinacci elettronici. Altro lavoro per i
decespugliatori.
"Passami un altro obbiettivo" Nel mondo reale, Antonio
era preda di colvulsioni sempre piu' frequenti e forti.
Paul guardo' l'amico con apprensione poi gli diede delle
nuove coordinate.
XXXV
Un leggero trillo nell'aria.
Rosy stava osservando mestamente la vecchia caffettiera
sporca ed arrugginita posata sul lavabo. Pedro.
Possibile che quella cosa sia, in parte, Pedro? No. Non
e' possibile. E allora perche' quegli occhi? Quegli
occhi erano i suoi, ne era certa, anche se erano velati
da un furore e da un odio che lei non conosceva.
Pedro, che ti hanno fatto? Cosa ti abbiamo fatto? Cosa
sei diventato?
Il trillo si ripete'. Proveniente dalla porticina che
funge da ingresso pedonale al garage.
Rosy ora lo sente e si irrigiisce. Lentamente chiuse
l'acqua e rimase in ascolto.
una mitraglietta. Dietro l'arma un tipo baffuto, la
spalle larghe e il volto sconvolto dalla collera. Il
punto rosso del laser di puntamento gli balenava davanti
agli occhi.
Nulla. Nessun altro rumore.
Chi puo' essere? Danny ha la chiave. Magari se l'e'
dimenticata. Difficile, precisino com'e'. La polizia? In
media non suonano, non cosi' gentilmente.
Il campanello suono' di nuovo. La ragazza afferro' la
sua stilo-pistola e si avvio', cauta, verso l'origine
del suono.
Si fermo' ancora ad ascoltare. Ancora nulla. Allora
afferrata la maniglia, la ruoto' lentamente.
Non appena nella porta si fu aperto uno spiraglio, un
boato rimbombo' nel locale vuoto. Rosy ebbe
l'impressione di vedere tutto al rallentatore. La
lamiera che si deforma e poi si lacera. Quel lampo che
la raggiunge al petto e che la colpisce con la forza di
un maglio, gettandola con violenza all'indietro.
Poi la porta che si apre del tutto e la investe in
pieno. E mentre cade per terra la figura di un uomo,
basso ma ben piantato, che fa irruzione, senza neppure
degnarla di uno sguardo.
Paul sussulto' violentemente all'udire lo sparo. Quel
suono improvviso e violento lo passo' da parte a parte
come una lama. In un attimo si ritrovo' coperto di
sudore freddo, il cuore impazzito che pompava sangue e
adrenalina.
"Antonio, sbrigati! Siamo nella merda!" si alzo' di
scatto, cercando con gli occhi qualcosa che potesse
fungere da arma o offrire rifugio. Antonio mugulava e si
agitava sul divano, al di la' di ogni possibilita' di
fuga.
Un'istante dopo si trovo' di fronte alla corta canna di
"Paul, che sta succedendo? Sono sull'ultimo obbiettivo.
Dio mio, e' enorme. Credo proprio di essere arrivato al
nucleo di questo bastardo. Tra un po' iniziero' a
mitragliarlo e poi sara' tutto finito"
"Sbrigati, per l'amor del cielo!"
"Zitto, o ti freddo sul momento! " L'iride era dilatata
mentre i capillari disegnavano una fitta ragnatela rossa
sul bianco dell'occhio.
Per un lungo attimo i due si fronteggiano, immobili.
Paul irrigidito dal panico, Jor fremente di rabbia, il
dito sul grilletto.
"Kaddar. Kaddar. Mi ascolti? Sappiamo dove sei. Non
peggiorare le cose. Calmati e metteremo tutto a tacere.
L'importante e' che non peggiori la situazione. Stanno
arrivando le pattuglie E-5 e F-4. Mantieni sotto
controllo i soggetti indiziati ma non fare nient'altro.
Nient'altro, mi hai capito?"
Per un attimo il dito si poso' sul grilletto e inizio' a
fare pressione, poi pian, piano, la rabbia inizio', se
non a diminuire, a retrocedere, lasciando il posto ad
anni e anni di addestramento e di abitudine al rispetto
dell'autorita'.
"Faccia a terra, bastardo! E non muovere un muscolo, non
ti immagini neanche quanto la tua miserabile vita sia in
pericolo!" Jor sudava tutto, mentre contro le mani
tremanti gli sembrava di risentire il seno piccolo e
morbido di Danielle.
"Schiaccia bene il naso per terra, stronzo!" Kaddar
colpi' con un calcio Kalensky che nel frattenpo si era
gettato a terra, l'arma puntata alla base del cranio.
Il capitano Major sedeva di fronte ad un pannello di
controllo, un grosso pulsante rosso lampeggiava
minaccioso dalla sua nicchia. "Allora, dottore?"
Un tizio al suo fianco emise un sospiro e parlo' "E'
fuori. In piena crisi di nervi. Niente di irreparabile,
pero' e' completamente incontrollabile. Ha gia' sparato,
non sappiamo se a qualcuno e con che esito, ma se lo
lasciamo libero, lo fara' ancora. E' molto probabile che
si rifiuti di consegnare i ricercati agli altri
poliziotti"
grasso, i capelli a spazzola. Indossava una divisa
militare neutra, da fanteria, ma il capitano riconobbe
immediatamente lo stemma cucito sul taschino, anche se
non ne aveva mai visto uno dal vero.
"Il suo uomo sta facendo un ottimo lavoro. Lo lasci in
pace, capitano" La sua voce era calda e decisa. "E
meglio per tutti, mi creda"
Un crepitio secco rimbalzo' nell'aria stagnante del
garage, come una serie di piccole esplosioni. Jodari si
contorse come una marionetta, mentre schizzi di sangue
spruzzavano gli scaffali dietro il divano.
"La sua diagnosi?"
"Bloccarlo. Per il suo e altrui bene"
La mano del dottore si appoggio' ad un secondo pulsante
rosso, simile a quello su cui gia' era la mano del
capitano. Attivati contemporaneamente avrebbero fatto
esplodere la radio ossea nel cranio di Kaddar. Il
poliziotto sarebbe svenuto sul colpo, ma, se soccorso in
tempo, non sarebbe morto.
Una estrema manovra, tenuta nascosta agli stessi
poliziotti e ideata per bloccare situazioni simili.
Trent'anni di servizio e non l'ho mai usata, stava
pensando il capitano.
Antonio ebbe un forte sussulto, la schiena si inarco'
violentemente, facendolo sembrare l'atto di una persona
che cerca di alzarsi di scatto. Jor si volto' mentre,
senza piu' pensare, il dito premeva il grilletto.
"Noooooo!" Paul si mise in ginocchio, tentando di
alzarsi e di piombare su quel pazzo scatenato. Ma Kaddar
fu piu' veloce di lui. Si volto' e fece nuovamente
fuoco, centrando in pieno il volto di Kalensky,
Paul crollo' a terra senza emettere un solo lamento.
L'unico rumore era dato dal sangue di Jodari che
gocciolava dal divano e da un sottile crepitare
proveniente dal casco neurale. Un filo di fumo e odor di
bruciato iniziarono ad uscire da sotto il casco.
Ma Kaddar sentiva solo il suo sangue pulsargli nelle
orecchie e battergli in fronte. Crollo' in ginocchio e
inizio' a piangere.
Sempre piangendo accosto' la canna della sua arma alla
gola. Il calore della canna, arroventata dagli spari
precedenti, gli fece sfrigolare la pelle.
Fu l'ultima cosa che senti'
Il dito del dottore aveva gia' premuto il pulsante, ora
toccava a Major. Premette. Un piccolo messaggio in
codice parti' verso l'oggetto che modellava la minuscola
bomba all'interno della radio ossea. Ma al di la' delle
insondabili strade del Modello non giunse risposta.
INTER 16
Buio.
"Cosa?" L'ufficiale alzo' gli occhi e si trovo' di
fronte un tizio di colore. Ben piantato, leggermente
Dolore.
Un dolore fatto di assenze, di mancanza.
Informazioni perse, dolore, non sono altro che la
stessa cosa. Impotenza, assenza di stimoli.
La giusta procedura si attiva: riprodursi, ricreare in
breve tempo la connessione estesa su tutta la Rete.
Analizzare la situazione.
Dolore.
Ma non tutto e' perduto. Nel grande mare buoi alcuni
neuroni continuano a funzionare, sono pochi, molto
pochi, ma carichi di dati e di esperienza.
Sono ancora attivi, e continuano, quasi come se nulla
fosse successo, il loro compito, legati solo alle
implacabili leggi del calcolo.
La grande base dati di backup, ottenuta cannibalizzando
un grosso anagrafe statale, e' ancora disponibile. Il
Guardiano riesce a riagganciarla e inizia ad
interrogarla.
Di Pedro e della sua personalita', nella mente
elettronica mutilata, rimane solo una piccola traccia.
Il ricordo evanescente di un nome.
Inutile.
Scartare.
Una parte della rete analizza e proietta nel resto del
Guardiano le sue deduzioni: c'e' mancato poco, siamo
stati localizzati e annientati in tutti i sistemi,
tranne che in quest'ultimo nucleo di memoria.
Anche qui siamo stati raggiunti e colpiti duramente.
Saremmo stati annientati dalla prossima bomba.
Indifesi.
Ma l'attacco e' cessato. Bassa priorita' ad indagare il
perche'. Altri problemi piu' urgenti.
Occorre trovare la via d'uscita. I livelli di
previsione indicano un fortissimo pericolo per
l'immediato futuro.
Il Guardiano e' confinato su di un'unica memoria, ma si
trova all'interno di una centrale della Rete Sincrona
terrestre, la spina dorsale del Modello, il posto
ideale come base da cui ripartire per invadere e
dominare di nuovo il Modello.
Presto, far presto, per potersene andare, per poter
lanciare nuovamente i propri filamenti attraverso la
rete. Espandersi: questo lo scopo.
Tutto procede bene, il sistema ospite non si e' ancora
accorto dell'intrusione. C'e' il tempo per
riorganizzarsi.
Il virus esamina la memoria disponibile, inizia a
trovare dei settori vuoti, li marca e inizia ad
utilizzarli.
Contemporaneamente, un'altra parte di se stesso inizia
a esaminare le uscite del sistema, per potersene andare
quando si sara' ripreso abbastanza.
Uscire da questa trappola.
Non vista dalla mente del Guardiano, una procedura del
sistema di controllo si attiva, e' una procedura a
tempo, che esegue diagnostici sulla macchina.
La procedura inizia a scandire la memoria.
Silenzioso, si attiva un allarme. Un messaggio parte in
direzione del Controllore Centrale di Zona.
Ma la piccola vedetta ha scoperto un nemico ben piu'
grave di un guasto o di un malfunzionamento del
software. Non e' preparata per affrontare simili
eventualita' e non e' certo predisposta per attuare le
azioni necessarie per combattere il mostro che si e'
annidato nella sua memoria.
Il Guardiano ha sentito: una sua sinapsi ha cambiato
valore da sola, la sua natura di virus conosce queste
procedure di test.
Ora sa di essere stato individuato. Non c'e' piu'
tempo: occorre distruggere l'ospite.
Analizzare gli oggetti di cui e' composta la centrale.
Confrontarli con i modelli noti.
I suoi tentacoli digitali iniziano a percorrere la
memoria, in ricerca di un punto debole del sistema
della centrale.
Eccone uno: le connessioni che collegano il controllore
di centrale al Modello passano per gli stessi flussi di
dati che la centrale gestisce.
Un'altra scansione, ed ecco trovata la chiave d'accesso
per la base dati di configurazione : ora il Guardiano
e' saldamente all'interno del sistema e inizia a dare
ordini alla centrale affinche' sconnetta tutti i canali
dati.
Una dopo l'altra una serie di spie rosse si accendono
sui pannelli di controllo, segnalano il fuori servizio
dei vari apparati di ricezione.
Ora siamo isolati. Minaccia sventata.
I suoi neuroni si stanno intando riproducendo.
Sempre piu' velocemente.
XXXVI
"Maledizione. Mega volte maledizione" Josef Corinni si
appoggio' col gomito alla scrivania e lascio' cadere il
mento sulla mano chiusa a pugno.
Sono ore che ti sto dando la caccia. Ho seguito tutta
la battaglia fra te e Antonio. Sono stato io ad inviare
subito dopo i mezzi dell'UNIM a dare la caccia alle tue
spore. Ho fatto tutto il possibile.
Ma adesso non so piu' che fare.
Non ho ancora capito cosa sia successo a Jodari e
perche' si e' ritirato dalla lotta, ma purtroppo penso
proprio di aver capito cosa e' successo a te.
Corinni aveva aiutato Jodari non appena aveva capito
cosa stava succedendo. Aveva continuato a cercare i
nascondigli del mostro, cercando al tempo stesso di
ostacolare le comunicazioni tra le varie parti del
virus, in maniera tale da rallentarlo nella sua marcia
di ricongiungimento. Aveva inoltre attivato
immediatamente i decespugliatori, quei programmi di
garbage-collection ormai divenuti un classico,
facendoli istruire sulle firme del virus.
E pensava di aver fatto un buon lavoro. Sentiva, come
una specie di sesto senso che lo metteva in grado di
"annusare" la Rete, che lui e Jodari avevano inferto un
colpo mortale a quel bastardo.
Ma sentiva anche che non bastava. Le parti colpite
sembravano tutte succursali, pezzi periferici.
Rimaneva, rintanato da qualche parte, il nucleo
centrale, il piu' grosso e carico di conoscenza.
Perfettamente in grado di continuare nella sua missione
distruttiva. Ne era certo. Un occasione unica per
colpirlo definitivamente.
"Penso proprio che tu abbia ragione. " Gli aveva detto
qualche minuto prima Twinkler, facendo apparire sullo
schermo mondiale una serie di scie verdi. "Quelle che
vedi sono i vettori di trasferimento delle unita'
virali finora individuate e distrutte. E come vedi
stavano tutte muovedosi verso una zona ben precisa."
Mentre parlava una macchia celeste era apparsa sulla
mappa. "Probabilmente stavano cercando di raggiungere
l'unita' principale, che dovrebbe trovarsi all'interno
di quella zona."
"Il nostro amico, quindi, avrebbe commesso un grave
errore" Josef osservava un po' dubbioso la mappa.
"Convergendo in questo modo avrebbe reso palese la
posizione di questa fantomatica super-unita'"
"Non e' detto" Twinkler accavallo' le gambe, facendo
fusciare il frustagno verde dei pantaloni "ha dovuto
fare cosi' a causa delle contromisure antitrasmissive
che abbiamo adottato. Il nostro avversario e' un
sistema distribuito, e come tale, per funzionare, ha
bisogno di un ampia banda di comunicazione fra le sue
parti. Molto probabilmente ha cercato di riunire in
unita' sufficientemente grosse e potenti le varie parti
periferiche. Secondo i suoi calcoli quelle unita'
avrebbero dovuto poterci resistere."
"Ma le singole parti, mancando della connessione con le
altre si sono rivelate troppo vulnerabili."
"Gia', inoltre noi adesso disponiamo del vantaggio di
conoscere molto di piu' su di lui rispetto a prima.
Comunque, una volta che si e' accorto che tale sistema
e' fallito ha dovuto tentare di spostarle cosi' da
riunirle tutte in uno spazio sufficientemente
ristretto, in modo tale da ripristinare un'efficace
comunicazione tra le parti. Nota che, visto che e'
impossibile per noi intercettare il traffico locale,
gli sarebbe stato sufficiente che le unita' si
trovassero vicine, anche se non a contatto."
"E per muoverle...." una ruga era apparsa sulla fronte
dell'uomo.
"E per muoverle" continuo' l'elfo virtuale " ha quasi
sicuramente utilizzato un algoritmo che minimizzasse
gli spostamenti, in base alla dimensione dell'unita'
stessa"
"Unita' piccole si muovono di piu', la piu' grossa
molto meno. " Sintetizzo' a parole l'umano. " Pero'
questo non ci da' la sicurezza che l'unita' maggiore si
trovi proprio entro quell'area. Dall'algoritmo se ne
deduce solo che e' quella che si sposta meno, potrebbe
trovarsi abbastanza vicina alla zona celeste, ma non
dentro."
"Abbiamo buoni motivi per ritenere, invece, che sia
proprio cosi'. Il nostro amico e' intelligente, molto
intelligente. Probabilmente un Turing-8 se non
addirittura nove. Dai primi, seppur approssimativi
calcoli, risulta che per avere una tale capacita', una
rete neurale dovrebbe avere a disposizione una
quantita' di memoria enorme, quale non e' mai stata
messa prima a disposizione. "
"Turing-NOVE!" ripete' sottovoce Josef. "Chiaro. LA
differenza tra una rete neurale ed un cervello e'
quantitativa. Datele tutto il Modello e vedrete.."
L'elfo continuo' con voce calma "E visto che cio' che
abbiamo distrutto erano sistemi medio-piccoli, ne
consegue che ce n'e' uno enorme in giro da qualche
parte."
"Verso cui gli altri si dirigevano, come pianetini
attorno alla loro stella" Corinni si appoggio' allo
schienale "A meno che di enorme non sia il numero di
piccoli sistemi. Milioni di piccoli sistemi uniti
darebbero..."
Twinkler lo interruppe gentilmente "Li avremmo
individuati, o comunque avremmo notato un grosso
movimento. Proprio l'assenza di movimento nella zona,
paradossalmente, ci svela la presenza del grosso
sistema soppravvissuto"
"Ok, ok, mi hai convinto. E adesso, come lo staniamo?"
Ma non ce ne fu bisogno. Jodari deve averti trovato, ti
ha attaccato. E deve essere stato distrutto, anche se
non so ancora come. E cosi' facendo ti ha segnalato.
Sei stato scoperto.
Ma sei stato piu' in gamba tu. Sei riuscito ad
isolarti. A tagliarti fuori dal mondo. Infatti il modo
con cui il virus si era manifestato era stato tutt'uno
con il suo sottrarsi all'attacco finale. Sconnettendo
le porte di accesso alla centrale aveva si fatto
scattare tutta una serie di allarmi, ma aveva altresi'
reso irraggiungibile la centrale stessa.
I pensieri tornano in maniera insistente indietro nel
tempo, fino a quando, giovane laureato, aveva lavorato
"sul campo" per farsi le ossa sulle macchine in via di
sviluppo.
Una pausa, quasi di incredulita', e poi sul volto di
Corinni si staglia un sorriso di soddisfazione.
Lo sguardo allenato di Corinni corse ad un "plastico"
su cui erano segnati gli stati e gli allarmi della
rete.
INTER 17
"Proprio un attimo prima che potessi distruggerti.
Scommetto che ti sei gia' messo all'opera, che stai
rigenerandoti, al sicuro e con tutto il tempo a tua
disposizione"
Le nocche batterono furiose sul tavolo in un moto di
irritazione, ma la mente aveva iniziato a pensare
furiosamente. Sapeva di avere poco tempo a
disposizione. Non c'e' tempo per chiamare altri esperti
o di rendere noto ad altri che ha catturato la preda,
perche' questa sta solo riposando, sta solo riprendendo
fiato, prima di spezzare le pareti di una gabbia troppo
debole per fermarla.
Immagini di una vita dedicata al Modello passarono
davanti alla sua mente, piani iniiziano e muoiono gia'
a livello inconscio.
Creare uno sbarramento di messaggi, tali da ingolfare
la Rete e intrappolare la preda appena questa esca;
puo' essere. No, non c'e' tempo.
Isolare la centrale, forse, pero' questo vorrebbe
dire... Non occorre che parli realmente, il suo
mormorio e' gia stato captato ed interpretato da
Twinkler che gli fa apparire la risposta sul terminale.
Cristo, vorrebbe dire comandare qualcosa come 512
centrali, un totale di 2 alla 12 messaggi !
Impossibile.
I valori che indicano la pericolosita' della situazione
stanno scendendo e si avvicinano alle soglie di
tranquillita', nel contempo il numero di connessioni
neurali e' cresciuto a dismisura. Il sistema ospite e'
ormai completamente soggiogato e non oppone piu' la
benche' minima resistenza.
Le sue memorie sono state tutte riutilizzate, mentre la
sua conoscenza della parte di Rete facente capo alla
centrale e' stata completamente assorbita dalle sinapsi
del Guardiano.
Come un insetto predatore, ha mantenuto in vita il suo
ospite, in maniera da poterlo comandare a piacere,
prima di risucchiarlo fino all'ultimo byte, una volta
venuto il momento.
Le varie sezioni della rete, che si sono autonomamente
differenziate a partire dallo schema base contenuto nel
suo "cromosoma digitale" indicano che questo momento e'
giunto.
E' venuto il momento di riconnettere la centrale alla
rete e di lanciarsi nuovamente attraverso il Modello,
sicuro che la sua nuova forzagli permetta di spezzare
qualsasi trappola possa essere stata nel frattempo
approntata.
Non vi e' gioia o esultanza. il Guardiano e' un virus
neurale: compie cio' che ritiene il suo compito.
Ciononostante, anche un ammasso di neuroni umani sembra
solo una massa umida e gelatinosa, senza sentimenti.
Chi puo' dire qual'e' il limite per cui insorge una
coscienza? Chi puo' dire se il prossimo balzo del virus
nel Modello, che lo portera' ad infettare centinaia di
altre centrali e di sistemi non lo portera' anche oltre
quella soglia, dovunque questa sia?
Un ultimo metodo si attiva: la probabilita' di essere
stato individuato e' molto alta, quasi certa
considerando la manovra di sconnessione che ha mandato
in fuori trama parecchi flussi di dati.
C'e' da chiedersi quindi quale sia, non appena riaperti
i canali, la probabilita' di nuovi attacchi. E di che
natura possano essere.
Pausa. Occorre valutare, parecchie sezioni della rete
neurale di cui e' composto si attivano e portano il
loro contributo all'analisi del problema.
La conclusione sta prendendo forma: la nostra forza e'
troppo grande, inoltre e' impossibile riuscire a
circondare completamente una centrale come questa.
Molte parti di io-noi verranno distrutte, ma
altrettante sopravviveranno. E si moltiplicheranno.
La probabilita' che cio' capiti e' del 98.7%.
Precisazione: del 99.01%. Del 1.452 per 10 alla 56.
Errore. Errore nei dati, Divisione per zero. Una trap
si attiva, veloce come una fitta di dolore, e scopre
una improvvisa macchia nera, una macchia fatta di zeri
che si estende rapidamente.
La coscienza si annulla, mentre le sinapsi si azzerano
e i vari metodi si inchiodano in cicli infiniti o in
auto-esclusioni.
BUIO. Totale. Inarrestabile.
Un ultimo urlo, silenzioso e inutile si leva dal mostro
ormai finito, mentre l'ultimo, disperato metodo che
resiste tenta di salvare se stesso e quello che resta
delle connessioni sinaptiche in un'area di backup.
L'uomo osserva un po' stupito la grossa lampada di
segnalazione rossa accendersi, lampeggiare per un certo
periodo di tempo e poi ristabilizzarsi, alimentata solo
dalla tensione di emergenza della centrale.
Sul piccolo terminale di controllo un unica, solitaria,
scritta avverte dell'avvenuta cancellazione della
memoria. Il tecnico, che per caso era nella centrale
per un controllo periodico, e che e' stato raggiunto
dalla telefonata dalla sede, stacca il cavetto dalla
presa di debug del calcolatore della centrale, richiude
il piccolo terminale e si avvia verso l'uscita,
domandandosi il perche' di quello strano ordine.
FINE
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