`Più spazio per difesa persone fragili`.

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WELFARE: ASSISTENTI SOCIALI A GOVERNO, PIU' SPAZIO PER DIFESA
PERSONE FRAGILI
Lettera aperta inviata nella Giornata mondiale del Servizio sociale
Roma, 15 mar. (Adnkronos/Labitalia)- "L'ampliamento dei diritti e dell'azione di
tutela verso le persone, in particolare quelle fragili e in difficoltà, deve avere uno
spazio maggiore nell'azione delle politiche pubbliche e nell'azione corale della società".
Questa una delle richieste che il presidente del Consiglio nazionale degli assistenti
sociali, Gianmario Gazzi, rivolge al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a tutti i
membri dell'esecutivo e ai componenti di Camera e Senato, in una lettera aperta,
inviata nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale del Servizio sociale centrata
quest'anno sul tema della dignità e dei diritti.
"Le istituzioni, politiche e non solo, devono fare di più -dice- per facilitare
l'inclusione attiva delle persone, secondo il principio della dignità di tutti gli individui:
le sole azioni di erogazione monetaria senza opportunità di effettivo riscatto sono solo
misure meramente assistenzialistiche, ma poco rispondono alla primaria richiesta di
dignità delle persone". Nella lettera, Gazzi ricorda che ''non basta disporre di risorse,
anche se quelle attuali sono drammaticamente insufficienti, per aiutare efficacemente
le persone: servono idee, professionalità, capacità di lettura, riflessività e pensiero
critico, ma anche ricerca, formazione permanente e nuove lenti con cui affrontare i
cambiamenti della società''.
''Una società -sottolinea Gazzi- caratterizzata da grande fragilità nelle relazioni e
da un'incapacità diffusa delle comunità di essere efficacemente tutelanti nei confronti
delle minoranze e dei soggetti deboli e dove gli accadimenti quotidiani sono spesso di
difficile comprensione rischiando di provocare sentimenti di paura". "Assistiamo
quotidianamente -ammette- a scene drammatiche ai confini di terra e di mare della
nostra agiata esistenza: bambini esanimi sulla spiaggia, migranti scalzi, fili spinati,
fango, freddo, paura, spari ed esplosioni nella nostra Europa unita''. (segue)
(Lab/Labitalia)
ISSN 2499 - 3166
15-MAR-16 12:11
WELFARE: ASSISTENTI SOCIALI A GOVERNO, PIU' SPAZIO PER DIFESA
PERSONE FRAGILI (2)
(Adnkronos/Labitalia) - Nella lettera aperta, si legge poi che ''abbiamo ancora la
forza di guardare, di accogliere e di lottare contro le ingiustizie diffuse". "Molte
persone, nonostante le difficoltà, hanno aperto le loro case, molte continuano ad
aiutare, tante - avverte - hanno iniziato e continuano a fare volontariato. La coesione
sociale che sembrava essere messa in crisi dalle migrazioni continua ad esistere ed è
probabilmente ciò che ci ha permesso di affrontare i danni più profondi della crisi
economica che da un decennio ci ha colpito''.
Il presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali ricorda come molte
tensioni sociali, molti conflitti, veri e propri drammi individuali, nascano in quelle
periferie sociali, urbane e umane di cui per molto tempo la società liberista non si è
occupata. ''Il futuro delle nuove generazioni -continua- è fortemente connesso al
rispetto e alla dignità di ognuno e va garantito da reti di sicurezza nella e della
comunità per far sì che ciò non resti solo un principio della Costituzione''.
Gli assistenti sociali "sono pronti ad assumersi nuove responsabilità diventando
attori responsabili della crescita e del cambiamento, costruendo nuovi modelli di
intervento, sviluppando nuove competenze e nuove strategie e prendendosi cura dei
nuovi bisogni accettando la complessità di ogni individuo e di ogni comunità''. (segue)
(Lab/Adnkronos)
ISSN 2465 - 1222
15-MAR-16 10:56
NNNN
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PERSONE FRAGILI (3)
(Adnkronos/Labitalia) - ''Noi siamo quelli -fa notare- che si occupano di individui e
gruppi scomodi, di chi ha commesso reati e di chi soffre interiormente, di chi non è o
non si sente all'altezza delle richieste della società in cui vive, di chi è sfruttato e di chi
fugge: noi prendiamo la parte delle persone che non possono affermare e difendere da
sole i propri diritti e la propria dignità''.
''Ecco perché -scrive ancora Gazzi- è indispensabile che chi si rivolge a noi per
essere accompagnato e tutelato si possa affidare a professionisti sempre più capaci e
formati. Professionisti a volte poco rispettati, spesso minacciati e che troppo spesso
devono lottare ogni giorno per poter svolgere il loro compito e per il diritto e il dovere
di esercitare correttezza e competenza questa bellissima professione''.
''Chiediamo a gran forza a voi e alla capacità della politica –avverte Gazzi nella
sua lettera aperta- di favorire la crescita civile del Paese attraverso coerenti e
conseguenti risposte affinché tutti noi, professionisti, istituzioni e singoli individui, si
possa rimettere al centro del nostro pensiero e delle nostre azioni la dignità e il
rispetto perché siano reciprocamente garantiti''.
(Lab/Adnkronos)
ISSN 2465 - 1222
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ASSISTENTI SOCIALI SCRIVONO A RENZI: FARE DI PIÙ PER TUTELARE LE
FRAGILITÀ
Sono 42 mila in Italia: oggi la Giornata mondiale. Il presidente Gazzi scrive a
Parlamento e governo per chiedere più spazio a dignità e diritti di tutti nelle
politiche pubbliche. "Le erogazioni monetarie senza opportunità di riscatto
sono mere misure assistenzialistiche”
15 marzo 2016 - 13:08
Redattore sociale. BOLOGNA - “Le società prosperano quando la dignità e i diritti di
tutte le persone sono rispettati”. È il tema dell’edizione 2016 dell’International Social
Work Day, la Giornata mondiale del Servizio sociale, che si celebra oggi.
Ed è proprio da questo tema, che rappresenta l’essenza stessa della professione di
assistente sociale, che parte la riflessione che Gianmario Gazzi, presidente del
Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, ha messo nero su bianco in una
lettera aperta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a tutti i ministri e al
Parlamento per chiedere che nelle politiche pubbliche ci sia più spazio per la difesa
delle persone fragili. “Tutelare gli altri, riconoscerne l’unicità e dare sostanza tangibile
al termine rispetto è un fattore di accrescimento della coesione sociale, di inclusione e
giustizia”. Nella lettera Gazzi sottolinea che: “Le erogazioni monetarie senza
opportunità di riscatto sono misure meramente assistenzialistiche che poco rispondono
a quella richiesta di dignità che tutti noi giustamente pretendiamo”. Insomma, “non
basta disporre risorse, anche se quelle attuali sono drammaticamente insufficienti, per
aiutare efficacemente le persone ma servono idee, professionalità, capacità di lettura,
riflessività e pensiero critico, ma anche ricerca, formazione permanente e nuove lenti
con cui affrontare i cambiamenti della società”.
Nella lettera il presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali sottolinea il
“disorientamento di fronte alla velocità dei mutamenti con cui ci confrontiamo che
provoca nei singoli, e spesso in intere parti della società, sentimenti di paura”. Il
rimando è ovviamente a ciò che sta accadendo ai confini dell’Europa. Ma nonostante
questo, “abbiamo ancora la forza di guardare, di accogliere e lottare contro le
ingiustizie diffuse, molte persone, nonostante le difficoltà, hanno aperto le loro case,
molte continuano ad aiutare, tante hanno iniziato e continuano a fare volontariato –
continua – La coesione sociale che sembrava essere messa in crisi dalle migrazioni ma
anche dalla rappresentazione individualistica delle persone, continua a esistere ed è
probabilmente ciò che ci ha permesso di affrontare i danni più profondi della crisi
economica che da un decennio ci ha colpito”. Insomma, secondo Gazzi, “il confronto
così vivido con le nostre paure ha risvegliato in molti una risorsa sopita, il rispetto”, la
cui tutela trova però “sempre maggiori ostacoli culturali e normativi”.
"Siamo 42 mila professionisti impegnati ad agire per garantire il rispetto dei diritti e
della dignità in funzione del benessere sociale di tutti, anche di chi vorrebbe ergere
barriere o isolare il diverso. Noi siamo quelli che si occupano di individui e gruppi
scomodi, di chi ha commesso reati e di chi soffre interiormente, di chi non è o non si
sente all’altezza delle richieste della società in cui vive, di chi è sfruttato e di chi
fugge, noi prendiamo la parte delle persone che non possono affermare e difendere da
sole i propri diritti e la propria dignità”. Ecco perché, “è indispensabile che chi si
rivolge a noi per essere accompagnato e tutelato si possa affidare a professionisti
sempre più capaci e formati. Professionisti a volte poco rispettati, spesso minacciati e
che troppo spesso devono lottare ogni giorno per poter svolgere il loro compito e per il
diritto e il dovere di esercitare con correttezza e competenza questa bellissima
professione”. Da qui la richiesta a governo e Parlamento, “di favorire la crescita civile
del Paese attraverso coerenti e conseguenti risposte affinché tutti noi, professionisti,
istituzioni e singoli, si possa rimettere al centro del nostro pensiero e delle nostre
azioni la dignità e il rispetto perché siano reciprocamente garantiti”. (lp)
ASSISTENTI SOCIALI: "NOI IN FRONTIERA, CRESCE L'AGGRESSIVITÀ"
L'analisi di Gianmario Gazzi, neoeletto presidente del Consiglio nazionale
dell’Ordine: “Negli ultimi anni abbiamo registrato fenomeni di aggressività
crescenti”. Pesano scarsezza di risorse e servizi chiusi o ridotti: “Ci sono tanti
problemi, è vero. Ma anche tante opportunità”
Redattore sociale.- “Ristrettezze sia di finanza pubblica sia di finanza privata ci
obbligano a lavorare in un quadro emergenziale. Indubbiamente i problemi sono tanti,
ma di conseguenza sono tante anche le opportunità. Basta decidere se vedere il
bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”. A parlare è Gianmario Gazzi, neoeletto
presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali. “A oggi molti
servizi per le fasce più deboli sono stati chiusi o ridotti, magari a favore di
un’erogazione economica. Ma quello che davvero bisogna fare è offrire opportunità,
percorsi specifici e duraturi per uscire da uno stato di bisogno: ora come ora non si
riescono più a costruire, non ci sono spazi di manovra. I colleghi possono solo
tamponare emergenze con armi spuntate”. Prende come esempio un minore con una
situazione critica in famiglia (una famiglia chiamata ad affrontare una crisi
passeggera, non in condizioni patologiche gravi) che si rivolge ai servizi sociali
dell’ente locale, “che però non hanno strumenti per aiutarlo, perché non ci sono più
servizi intermedi, non ci sono centri diurni, non c’è personale a disposizione, non c’è
nemmeno un sussidio economico. E se questo ragazzo non ha un supporto familiare o
della comunità, senza nemmeno l’intervento dei servizi, vedrà la sua situazione
degenerare. Una degenerazione che porta ad altre spese: accoglienza in strutture,
sfratti. Se non possiamo aiutare le persone quando ne hanno bisogno, stiamo soltanto
spostando il problema più avanti”.
“Silvana Mordeglia, ex presidente dell’Ordine, in un intervento disse che i servizi
sociali sono una sorta di linea Maginot. Ha perfettamente ragione”, continua Gazzi. Un
lavoro di frontiera, che negli ultimi anni è stato chiamato a confrontarsi con fenomeni
di aggressività crescente: non solo minacce e parolacce, ma vere e proprie aggressioni
fisiche e uffici distrutti. “Perché alla fine – commenta amaro Gazzi –, a chi tocca dire
di no? Certo problemi di sicurezza si sono sempre registrati, soprattutto nel caso di
persone con problemi psichiatrici, ma oggi le dimensioni di questo fenomeno stanno
lievitando”. Il presidente parla di uffici senza vie di fuga, con le sbarre alle finestre:
“C’è chi sostiene che il nostro lavoro, per definizione, comporti una percentuale di
rischio. Io rifiuto questa lettura: noi dobbiamo lavorare con la tranquillità di chi opera
a favore delle persone”. E lancia un appello per la promozione di una cultura della
dignità del lavoro.
Un altro aspetto del lavoro odierno degli assistenti sociali riguarda l’accoglienza dei
migranti e dei rifugiati, persone che – spiega Gazzi – in buona parte diventeranno
stanziali. “Si parla tanto di politiche di inclusione. Ma se non ci sono persone e
professionisti che danno corpo a queste politiche, a che servono? Temo che la filosofia
del ‘laissez faire’ non porti a grandi successi”. E ricorda quanto è successo – e succede
– nelle banlieu francesi, terreno fertile per gli estremismi. “Come possiamo non
affrontare le periferie umane? Aspettiamo che succeda qualcosa per decidere? Queste
sono domande che noi ci poniamo quotidianamente, ma qualcuno deve aiutarci:
dobbiamo guardare insieme quello che tecnicamente si chiama ‘il piano di realtà’. Per
questo chiediamo di metterci attorno a un tavolo in forma propositiva, perché
qualcosa si sta facendo, ma solo da un punto di vista normativo. Ma non è possibile
affermare diritti senza strutture adeguate che poi li possano effettivamente
realizzare”.
La realtà spesso fotografa singole assistenti sociali (professione al 97 per cento
femminile) che lavorano su bacini anche di 20, 30 mila persone: “Teoricamente il
rapporto dovrebbe essere inferiore, ma i conti sono presto fatti: se quell’una manca,
ce ne sarà un’altra che vedrà raddoppiato il carico. Di conseguenza, è molto difficile
intervenire tempestivamente”. Con il blocco dei concorsi e le maternità che non
vengono sostituite, il personale non è sufficiente.
Ma, come detto, tante difficoltà possono essere sinonimo di tante opportunità. Quali
sono gli ambiti di impiego per il futuro? “Stiamo lavorando moltissimo sulla presenza
degli assistenti sociali negli studi di medicina generale. Da tempo si chiede ai servizi
una maggiore integrazione socio-sanitaria, noi andiamo in quella direzione”.
Naturalmente c’è anche il servizio in ospedale, sebbene i tagli alla sanità lo stiano
riducendo. E poi sta crescendo la libera professione: “E noi vigiliamo attentamente,
perché non vogliamo che la libera professione diventi una scusa per esternalizzare
funzioni dell’ente pubblico”.
Intanto, oggi si festeggia la Giornata mondiale del servizio sociale: “Ricopro questo
ruolo solo da due settimane, e sono molto orgoglioso. Tutte le regioni hanno scelto di
celebrare questa ricorrenza, e non potrei esserne più felice: ho trovato una categoria
fatta di giovani uniti e motivati, atteggiamento che dà tanta soddisfazione ma anche
un grosso senso di responsabilità. Il nostro è un lavoro bellissimo, e vorrei tanto che
tutti capissero che noi ci impegniamo per le persone, per sviluppare i loro diritti e
renderli esigibili. Perché cambiare si può”.
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