18. IX e X comandamento 1. Premessa metodologica In questo incontro sui contenuti fondamentali della fede riflettiamo sul nono e il decimo comandamento. L'incontro si svolge secondo la metodologia mista. Sono previsti quattro momenti: una preghiera iniziale; un momento espositivo sufficientemente ampio per trattare, in modo completo, il contenuto proposto; un momento di discussione libera in assemblea plenaria; un momento di preghiera conclusivo. Scopo degli incontri con metodologia mista è di trattare, in modo sintetico ma completo, i contenuti fondamentali della fede. Obiettivi dell'incontro: 1. comprendere il nono e decimo comandamento; 2. esprimere dubbi per una più chiara consapevolezza dei contenuti trattati. 2. Incontro formativo Presentiamo di seguito i passi dell'incontro di formazione. Si raccomanda l'attenzione ai tempi indicati e alle metodologie proposte al fine di realizzare fedelmente la dinamica formativa descritta. Preghiera iniziale CEL.: Nel nome del Padre... Ass.: Amen. CEL.: Invochiamo lo Spirito perché possa illuminare le nostre menti e i nostri cuori per comprendere quanto il Padre oggi vorrà rivelarci. Poniamoci in ascolto della sua parola e apriamo la nostra vita alle meraviglie del suo amore. Ass.: O Spirito Santo, concedi all'anima mia di essere tutta di Dio e di servirlo senza alcun interesse personale, ma solo perché è Padre mio e mi ama. Mio Dio e mio tutto, c'è forse qualche altra cosa che io possa desiderare? Tu solo mi basti. Amen. (Santa Teresa d'Avila) LET.: Dal libro del Deuteronomio (Dt 5,21) 21 Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. Ass.: Padre nostro. CEL.: Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose, davanti a te sta la nostra miseria: tu che hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare, ma per salvare il mondo, perdona ogni nostro colpa e fa' che rifiorisca nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Ass.: Amen. Momento espositivo (45') Terminata la preghiera, il relatore propone la riflessione sui comandamenti. Di seguito si indica una traccia espositiva con rimandi al CCC per un ulteriore approfondimento. La presentazione dei comandamenti Gli ultimi due comandamenti del Decalogo meritano di essere accostati con attenzione per la portata del loro contenuto. In entrambi i comandamenti, si vieta la bramosia del possesso che anima la concupiscenza della carne e la concupiscenza degli occhi. La prima è legata ai desideri suscitati da pulsioni psico-fisiche, prima di tutte quella sessuale, che, se vissuta all'esterno dell'ambito di un amore responsabile, rischia di essere dannosa per l'uomo e per la donna; la seconda, ai desideri suscitati dai beni, oggetto di possesso. Dalle due concupiscenze ci libera la virtù della temperanza, stabilendo il 1 primato della libertà e della responsabilità sulle passioni e gli istinti. Proprio dell'uomo è «vivere» e non «lasciarsi vivere». Il nono comandamento proibisce la concupiscenza carnale, ossia proibisce di bramare la donna e l'uomo che vivono la loro affettività nell'impegno con un'altra persona, e chiede di maturare la temperanza delle passioni e degli istinti. Il decimo comandamento proibisce la concupiscenza dei beni altrui e forma alla temperanza dell'istinto e del desiderio di avere. Aspetti catechistici Vengono indicati alcuni nuclei tematici che il relatore può approfondire attraverso i rimandi al CCC. «Non desidererai la moglie del tuo prossimo» 1. Nella tradizione cattolica il nono comandamento proibisce la concupiscenza della carne. La concupiscenza è il moto dell'appetito sensibile che si oppone alla ragione umana e ingenera disordine morale e, senza essere in se stesso una colpa, inclina l'uomo a commettere il peccato. La concupiscenza è eredità del peccato originale ed è parte dell'esperienza quotidiana nella quale cerchiamo di perseguire, con la nostra vita, il bene conosciuto e possibile. Il cuore è la sede della personalità morale, in questo senso la lotta contro la concupiscenza della carne passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della temperanza. La purezza di cuore consiste nel cercare di accordare la propria intelligenza e la propria volontà all'esigenza della volontà di Dio in quattro ambiti: la carità, la rettitudine sessuale, l'amore alla verità e l'ortodossia della fede. Il cuore puro rende l'uomo capace di penetrare il mistero di Dio e del prossimo e considerarli nella loro bellezza; permette di guardare il proprio corpo e l'altrui corpo come dimora dello Spirito Santo (cf. CCC 2514-2519). 2. La purezza del cuore va alimentata, custodita e sostenuta nella vita di fede. Nel battesimo viene donata la grazia che, purificando dalla colpa originale, sostiene l'uomo nella comunione con Dio; ma ogni uomo e ogni donna deve voler permanere nel flusso rigenerante della grazia provando a custodire la purezza del suo cuore. La purezza delle intenzioni e dello sguardo aiuta l'uomo e la donna a considerare la dignità della propria e altrui vita; ciò permette di evitare la mercificazione del corpo, conseguenza di un desiderio guidato unicamente della concupiscenza (cf. CCC 2520-2533). «21bNon bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo» 1. Il decimo comandamento proibisce la cupidigia dei beni altrui che è la radice del furto, della rapina e della frode. La cupidigia dei beni, la bramosia è frutto dell'idolatria: idolatrare i beni vuol dire aprire il cuore a un possesso smodato, causa di disordine. Il desiderio, di qualcosa che non si ha, smette di essere legittimo e stimolante per la propria crescita, quando non resta nei limiti della ragione e spinge a bramare ingiustamente ciò che non ci spetta, e appartiene o è dovuto agli altri. Il decimo comandamento, inoltre, proibisce l'avidità e il desiderio di appropriarsi, senza misura e a discapito degli altri, dei beni terreni. Chiede di bandire dal cuore umano l'invidia che è la fonte di ogni ingiustizia. L'invidia è un vizio capitale. Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente. Quando, per invidia, si arriva a volere un grave male per il prossimo, si realizza un peccato mortale. Essa è fonte di tristezza e rifiuto della carità. L'umiltà e la capacità di gioire di quanto onestamente si possiede è via maestra per combattere l'invidia (cf. CCC 2534-2540). 2. Come per il nono comandamento è raccomandata la «purezza del cuore», per il decimo è raccomandata la «povertà del cuore». «Tutti i fedeli devono sforzarsi di rettamente dirigere i propri affetti, affinché dall'uso delle cose di questo mondo e dell'attaccamento alle ricchezze, contrario allo Spirito della povertà evangelica, non siano impediti di tendere alla carità perfetta» (CCC 2545). La povertà di cuore, la povertà dello spirito è uno stato di beatitudine (Mt 5,3) perché descrive un ordine di felicità e di grazia, di bellezza e di pace. L'abbandono in Dio, la fiducia in lui apre il cuore dell'uomo all'atteggiamento della povertà: essa non è disprezzo delle ricchezze ma è vivere in un costante rendimento di grazie che apre il proprio cuore alla carità e alla condivisione, vere e uniche testimonianze della povertà (cf. CCC 2541-2557). Dibattito in aula (45-60') 2 Dopo una pausa, i partecipanti sono invitati a intervenire proponendo delle domande al relatore per approfondire quanto ascoltato. Si suggerisce di individuare un moderatore che gestisca il dibattito e che determini un tempo massimo per gli interventi. Al termine del dibattito è opportuno che il relatore restituisca sinteticamente i contenuti approfonditi. Preghiera conclusiva CEL.: Nel nome del Padre... Ass.: Amen. Momento di silenzio per il ringraziamento e la preghiera personale. CEL.: O Dio, nostro Padre, che nel tuo Figlio ci hai riaperto la porta della salvezza, infondi in noi la sapienza dello Spirito, perché fra le insidie del mondo sappiamo riconoscere la voce di Cristo, buon pastore, che ci dona l'abbondanza della vita. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Ass.: Amen. 3