Procedura di valutazione comparativa per la copertura di n

Procedura di valutazione comparativa per la copertura di n. 1 posto di Professore
ordinario presso l’Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lingue e Letterature
Straniere,
settore
scientifico-disciplinare
M-DEA/01
DISCIPLINE
DEMOETNOANTROPOLOGICHE - D. R. n 1764 del 24.3.2003 pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 27, del 4.4.2003
RELAZIONE
La Commissione, nominata con decreto rettorale n. 2570 del 14.7.2003 e composta
dai Signori:
Prof. REMOTTI Francesco, professore ordinario M-DEA/01
Prof.a GUGGINO Elisabetta Elsa, professore ordinario M-DEA/01
Prof. FABIETTI Ugo, professore ordinario M-DEA/01
Prof.a DESTRO Adriana, professore ordinario M-DEA/01
Prof. MOSS David Martin, professore ordinario M-DEA/01
ottenuta l’autorizzazione del Rettore, avvalendosi degli strumenti telematici di lavoro
collegiale, come previsto dall’art. 4, comma 12, del D.P.R. 23.3.2000 n. 117, si è riunita in via
telematica il giorno 13 novembre 2003 con inizio alle ore 14,30, per predeterminare i criteri di
massima e le procedure della valutazione comparativa dei candidati e ha concordato che le
funzioni di Presidente vengano svolte dal Prof. Francesco Remotti e quelle di Segretario dal
Prof. Ugo Fabietti.
Con riferimento al bando, la Commissione ha preso atto in particolar modo degli artt.
1, 3, 5 e 7 ed in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 4, comma 1, del D.P.R. 23.3.2000, n.
117, ha predeterminato i criteri di massima e le procedure della valutazione comparativa dei
candidati, tenuto conto delle indicazioni contenute nell’ art. 7 del bando stesso:
Criteri per valutare le pubblicazioni scientifiche ed il curriculum complessivo del candidato:
a) originalità e innovatività della produzione scientifica e rigore metodologico;
b) apporto individuale del candidato, analiticamente determinato nei lavori in
collaborazione sulla base del seguente criterio: solo allorché esso venga esplicitamente
individuato nelle pubblicazioni mediante indicazione di capitoli, paragrafi e/o pagine;
c) congruenza dell'attività del candidato con le discipline ricomprese nel settore
scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura ovvero con tematiche
interdisciplinari che le comprendano;
d) rilevanza scientifica della collocazione editoriale delle pubblicazioni e loro
diffusione all'interno della comunità scientifica;
e) continuità temporale della produzione scientifica, anche in relazione alla
evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare.
Ai fini della suddetta valutazione la Commissione fa anche ricorso, ove possibile, a parametri
riconosciuti in ambito scientifico internazionale.
Titoli valutabili:
a) attività didattica svolta anche all’estero;
b) i servizi prestati negli atenei e negli enti di ricerca, italiani e stranieri;
c) l'attività di ricerca, comunque svolta, presso soggetti pubblici e privati, italiani e
stranieri;
d) i titoli di dottore di ricerca e la fruizione di borse di studio finalizzate ad attività di
ricerca;
1
e) il servizio prestato nei periodi di distacco presso i soggetti di cui all’articolo 3,
comma 2, del decreto legislativo 27 luglio 1999, n.297;
f) l'organizzazione, direzione e coordinamento di gruppi di ricerca;
g) il coordinamento di iniziative in campo didattico e scientifico svolte in ambito
nazionale ed internazionale.
Modalità di svolgimento della prova didattica per i candidati che non rivestono la qualifica di
Professore associato:
scelta di un tema da parte del candidato su tre temi da lui sorteggiati entro cinque
temi elaborati dalla Commissione;
il tema prescelto sarà svolto in una lezione pubblica di 45 minuti.
Criteri per la valutazione della prova didattica per i candidati che non rivestono la qualifica di
Professore associato:
a)
b)
c)
d)
chiarezza espositiva
efficacia didattica
inquadramento teorico e bibliografico
capacità di approfondimenti tematici.
La Commissione, inoltre, considerato il disposto dell’art. 4, comma 11, del D.P.R. n.
117/00, ha stabilito che il procedimento si concluderà entro il 31 gennaio 2004 (non oltre sei
mesi dalla data di pubblicazione del D.R. di nomina della Commissione Giudicatrice) e si è
riservata di definire non appena possibile il calendario di svolgimento della prova didattica
per i candidati che non rivestono la qualifica di Professore associato.
La Commissione ha preso altresì visione del bando e dell’elenco dei candidati
ammessi (Allovio Stefano, Bertirotti Alessandro, Faldini Luisa, Palumbo Berardino) e ha
constatato che non esisteva alcuna delle cause di incompatibilità prevista dagli artt. 51 e 52
del codice di procedura civile.
La Commissione, infine, ha disposto l’immediata consegna dei predetti criteri al
Dipartimento Risorse Umane e Organizzazione, Servizio Organico, Reclutamento e Mobilità
al fine di consentire la pubblicità dei criteri medesimi.
La comunicazione del calendario delle prove didattiche è stata inviata via fax il giorno
18 dicembre 2003.
Nella seconda seduta, il giorno 21 gennaio 2004, alle ore 9.30, la Commissione,
attenendosi ai criteri stabiliti nella 1^ seduta, ha proceduto alla valutazione delle
pubblicazioni scientifiche e dei titoli presentati dai candidati (eccetto che per il candidato
Bertirotti Alessandro, di cui era pervenuta ufficiale rinuncia) nel rispetto di quanto previsto
dal Bando e, dopo attenta analisi da parte di ogni Commissario, è stato formulato per ciascun
candidato un giudizio di cui all’allegato A che fa parte integrante della presente relazione.
Nella terza seduta, il giorno 21 gennaio 2004, alle ore 16.00, durante la quale si è
svolto il sorteggio della prova didattica per il candidato che non rivestiva la qualifica di
Professore associato, la Commissione, tenuto conto del programma generale della prova
didattica indicato nel bando, ha predeterminato le seguenti tracce secondo le modalità stabilite
nella prima seduta:
traccia n. 1) “La ricerca sul campo: testo e contesto”
traccia n. 2) “Antropologia culturale e scienze biologiche: problemi di comunicazione
e possibilità di dialogo”
traccia n. 3) “Incidenza della dimensione storica nell’analisi antropologica”
traccia n.4) “Il ruolo del rituale nella costruzione delle relazioni sociali”
2
traccia n. 5) “Il viaggio: pratica e metafora in una prospettiva antropologica”
Il tempo della prova è stato fissato in 45 minuti.
Fatto l’appello, è risultato presente il seguente candidato, del quale è stata accertata
l’identità personale:
Dott. ALLOVIO Stefano
.
La Commissione ha fatto sorteggiare la prova al candidato ALLOVIO Stefano,
il quale ha estratto la traccia n. 4 “Il ruolo del rituale nella costruzione delle relazioni sociali”.
Nella quarta seduta, che si è tenuta il giorno 22 gennaio 2004, alle ore 9.30, la
Commissione ha proceduto alla discussione collegiale attraverso la comparazione dei singoli
giudizi sui titoli e sulle pubblicazioni (ALL. A). Si è pervenuto, pertanto, alla formulazione di
un giudizio collegiale per ciascuno dei candidati di cui all’allegato B che fa parte integrante
della presente relazione.
Nella quinta seduta, che è svolta il giorno 22 gennaio 2004 a partire dalle ore 14.30, si
è svolta la prova didattica, al termine della quale, uscito il candidato, sono stati espressi i
giudizi individuali dei Commissari e successivamente, dopo ampia discussione, è stato
formulato il giudizio collegiale, di cui, rispettivamente agli allegati C e D che fanno parte
integrante della presente relazione.
Nella sesta seduta, che si è tenuta il giorno 23 gennaio 2004, alle ore 08.30, la
Commissione giudicatrice ha proceduto preliminarmente ad esprimere, per il candidato che
non rivestiva la qualifica di Professore associato, il giudizio complessivo di cui all’allegato E
che fa parte integrante della presente relazione, sulla base del giudizio collegiale formulato
sulle pubblicazioni scientifiche e sui titoli presentati nonché sulla base del giudizio collegiale
relativo alla prova didattica.
La Commissione, infine, ha proceduto alla valutazione comparativa dei candidati
sulla base dei predetti giudizi collegiali e complessivi e, con deliberazione assunta a
maggioranza, ha individuato inequivocabilmente, quali idonei, i seguenti due candidati, in
applicazione delle disposizioni di cui all’art. 4, comma 13, del D.P.R. n. 117/200:
Prof. Faldini Luisa
Prof. Palumbo Berardino.
Genova, 23 gennaio 2004
Letto, approvato e sottoscritto
La Commissione
Prof. Francesco Remotti (Presidente)
Prof. Elsa Guggino
Prof. Adriana Destro
Prof. David Martin Moss
Prof. Ugo Fabietti (segretario)
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ALL. A
Giudizi dei singoli Commissari sulle pubblicazioni scientifiche e sui titoli presentati da
ciascun candidato:
Candidato: ALLOVIO STEFANO
Commissario: Prof. Fabietti
Il Dott. Stefano Allovio, Ricercatore presso la facoltà di lettere e Filosofia dell’Università
degli Studi di Milano dal 2002, presenta venti pubblicazioni, come da bando. Le
pubblicazioni constano di volumi e di articoli. Trai primi si deve distinguere fra i tre libri
interamente redatti dal candidato, uno in collaborazione e un altro a cura del candidato stesso
(anche questo in collaborazione). Degli articoli, alcuni sono in collaborazione.
Prevalgono abbastanza nettamente gli interessi africanistici, che sono stati perseguiti dal
candidato sin dalle ricerche da lui compiute in vista della preparazione della tesi di dottorato.
I suoi lavori comprendono anche tematiche di tipo teorico con un buon equilibrio complessivo
tra etnografia e teoria.
Trai lavori che riflettono l’esperienza di ricerca etnografica del candidato spicca senza dubbio
La foresta di alleanze (1999, 222 pp.), dove si offre una presentazione dell’interpretazione
che i Medje-Mangbetu del Congo nord-orientale danno del rapporto essere umano - società
attraverso l’analisi di alcuni riti miranti all’instaurazione di alleanze di natura socio-politica.
La tematica del rapporto essere umano – società è d’altronde esplorata dal candidato anche in
altre pubblicazioni, come Le fucine rituali, un volume da lui curato in collaborazione, dove
sono raccolti testi emblematici della problematica suddetta, così come in articoli vari
pubblicati in volumi e riviste (v. articoli Koino-poiesi e Plasticità e incompletezza tra
etnografie e neuroscienze entrambi del 1999), in cui il candidato dimostra una buona capacità
di muoversi tra campi di ricerca tradizionalmente distanti tra loro).
Gli interessi africanistici del candidato, che come si è già rilevato sono nettamente prevalenti
all’interno della sua produzione, ritornano in Burundi, etnie, identità e potere nella storia di
un antico regno (1997, 178 pp.) e in Culture in transito. Trasformazioni, performance e
migrazioni nell’Africa sub-sahariana (2002, 150 pp.). Mentre il primo è la ricostruzione delle
forme rituali del potere nel regno del Burundi precoloniale, il secondo è incentrato sulle
trasformazioni storiche dei rituali in contesti coloniali e post-coloniali. Anche qui il candidato
mostra di sapersi muovere con disinvoltura tra epoche, culture e contesti politici differenti, su
temi di africanistica da lui coltivati e con un taglio teorico che non disdegna, ma anzi si
avvale, di continui riferimenti alla dimensione storica.
Un certo numero di pubblicazioni vertono invece su temi di etnografia e di antropologia
alpina, un campo nel quale il candidato ha compiuto ricerche e ha prodotto lavori in
collaborazione con colleghi specialisti di quest’area.
Nel complesso si rileva un buon controllo degli strumenti della disciplina e, anche se
mancano contributi teorici in senso stretto, un riuscito equilibrio fra trattazione etnografica e
problematizzazione teorica.
Commissario: Prof. Moss
Il candidato presenta pubblicazioni di notevole interesse, basate in parte su ricerche
etnografiche individuali e in collaborazione e in parte su analisi di letterature secondarie. I
suoi lavori sono comparsi a ritmo continuo in collane e su riviste italiane di prestigio. I
principali oggetti di ricerca in questi lavori sono due: la vita pastorale in una comunità nelle
Alpi Occidentali e la vita rituale in alcune comunità dell’Africa centrale. Recentemente ha
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potuto anche dimostrare un’ottima conoscenza della letteratura internazionale, sia empirica
che teorica, sulle trasformazioni delle performance culturali. Sul primo tema, il candidato ha
contribuito ad un lavoro d’équipe, fornendo un contributo soprattutto di taglio descrittivo,
dimostrando anche una buona conoscenza di altre ricerche su gruppi pastorali mediterranei. Il
suo trattamento del secondo tema comprende, da un lato, brevi ma mirate introduzioni a
contributi di altri su fenomeni rituali e, dall’altro, una sostanziale analisi di un rito
d’iniziazione e di alleanza in un complesso di società africane. Quest’analisi, prodotto di un
arduo lavoro sul campo, dimostra una capacità decisamente promettente di condurre ricerche
e di interpretarne i risultati anche in chiave comparativa. Sulla base dei lavori compiuti finora
il candidato si è già avviato verso una piena maturità scientifica e verso il riconoscimento che
sicuramente gli spetterà come analista fine e originale nella comunità antropologica.
Commissario: Prof. a Destro
Il candidato ha condotto varie ricerche di campo in Africa e Italia. Si è occupato
originariamente di un antico regno africano e dei suoi fondamenti storici e culturali. I risultati
sono apparsi in "Burundi. Etnie, identità e potere nella storia di un antico regno" (1997).
Accanto a questa prima monografia si collocano alcuni saggi (apparsi tra il 1993-1994) che
anticipavano e delineavano le prospettive della sua etnografica rundi.
Molto apprezzabile e ben esposta la tematica delle alleanze in "La foresta di alleanze" (1999)
che rappresenta il frutto di un lavoro di campo (fra i Medje Mangbetu) esteso ed equilibrato.
Con notevole allargamento delle prospettive teorico-analitiche precedenti, in tale monografia
il candidato discute in profondità alcune dinamiche culturali a più dimensioni - entro i
processi di iniziazione e di costruzione del soggetto - e attorno ad esse sviluppa una analisi
scientificamente solida.
Il candidato è co-curatore di un interessante volume relativo alla ritualità: "Le fucine rituali"
(1996). Fra le indagini relative alla ritualità sono anche significativi altri lavori, fra i quali va
notato il saggio "Fabbricazione e riparazione del corpo fra culti degli antenati e culti dei
discendenti" (2001).
In collaborazione con altri autori, il candidato si è inoltre occupato di pastori transumanti e di
contadini in area montana piemontese ("Sapersi muovere", 2001). Ha proposto puntuali e
ricche letture dei loro reciproci rapporti, dei fattori ambientali e dei loro processi di
ricostruzione della memoria, E' entrato così nel dibattito culturale riguardante la
trasformazioni delle società europee. Tra il 1998 ed il 2002, il candidato ha pubblicato alcuni
saggi e contributi di argomento affine o correlato. Essi ampliano la prospettiva scientifica
precedente e testimoniano un attività di ricerca intensa e pertinente.
Per originalità e ampiezza di orizzonti sono da segnalare vari saggi tra cui "Plasticità e
incompletezza tra etnografie e neuroscienze" (1999), "Contagi emici ed etici" (2000); "Dalla
morte iniziatica alla sopravvivenza possibile" (2002). Complessivamente matura e innovativa
appare l'analisi di "Culture in transito" (2002), volume dedicato alle trasformazioni delle
culture sub-sahariane, colte con sguardo acuto attraverso riti perfomativi, simboli esperiti e
nuove mobilità dei soggetti.
Il candidato ha insegnato Antropologia Culturale, Storia dell'Africa in varie Università. Ha
avuto incarichi seminariali e ha partecipato a vari progetti di ricerca e convegni.
Commissario: Prof. a Guggino
La produzione scientifica di Stefano Allovio si svolge in maniera continuativa a partire dal
1993, articolandosi essenzialmente in tre filoni di ricerca: il primo riguarda sistemi di potere e
alleanze in popoli dell’Africa centro-meridionale (Burundi e Congo), dove il candidato ha
svolto ricerche sul terreno con soggiorni più o meno prolungati. Ne costituiscono qualificati
esempi, oltre che vari articoli, i volumi Burundi. Etnie, identità e potere nella storia di un
antico regno (1997) e La foresta di alleanze. Popoli e riti in Africa equatoriale (1999). Nello
studio del 1997 Stefano Allovio, basandosi su una buona bibliografia, criticamente
5
riesaminata, offre un quadro esauriente della civiltà burundi, delineandone la storia,
l’organizzazione sociale e politica, i rituali religiosi. Nel secondo (1999), analizza
puntualmente e con sottile acume il sistema di alleanze che si crea anche fra etnie diverse
attraverso i rituali di circoncisione e all’interno di associazioni segrete. In ideale collegamento
con la ricerca sui pastori e i contadini burundi è quella sui pastori transumanti alpini i cui esiti
compaiono in Sapersi muovere. I pastori transumanti di Roaaschia (2001; ai capp. 2 e 7). Si
tratta di un ottimo lavoro, ben scritto, avvincente, da cui emergono con vivacità i modi di vita
dei pastori, le loro relazioni di solidarietà e di conflitto, il rapporto con i contadini lungo i
sentieri dei singoli gruppi transumanti, il loro sapere che essenzialmente consiste nel “sapersi
muovere”. Pregio non comune di questo studio è quello di riportare ampiamente le parole
degli uomini incontrati lungo i cammini della ricerca: da una parte ne acquista in valore la
costruzione del discorso scientifico, dall’altra si apre uno squarcio sulla ricchezza di una
umanità altrimenti appiattita e sfocata dentro l’autorialità dell’osservatore.
Un terzo ambito di interessi riguarda i rapporti fra antropologia e neuroscienze. In proposito si
segnala il saggio (scritto in collaborazione con A. Favole, redatto da Allovio per i paragrafi 2,
3, 7, 8, 10) "Plasticità e incompletezza tra etnografie e neuroscienze", in: F. Remotti (a cura
di), Forme di umanità. Progetti incompleti e cantieri sempre aperti. Partendo dalla
prospettiva dell'antropopoiesi, il processo di costruzione dell'essere umano messo in atto da
tutte le società di tutti i tempi e di tutti i luoghi (e più direttamente "osservabile" nelle culture
di interesse etnografico), e ampliando la nozione vangenneppiana di rito di passaggio come
percorso che assegna all'individuo uno status definito, il saggio individua la possibilità di un
punto di incontro fecondo con quel versante delle neuroscienze che studiano in particolare,
anche con l'aiuto di sofisticati strumenti tecnologici, il modo in cui "la cultura si 'inscrive' nel
cervello umano" (p. 169). La "plasticità" è la nozione, comune alle due prospettive
disciplinari, per definire la "natura umana", intorno a cui si sviluppa la riflessione del
candidato. Riprendendo temi classici del dibattito antropologico (il rapporto natura/cultura sia
in una prospettiva filogenetica sia in una prospettiva ontogenetica, ecc.), il saggio prospetta
percorsi di riflessione ulteriori per comprendere secondo quali procedure la diversità di ciò
che si apprende, delle esperienze culturalmente determinate si inscrivono nella neurofisiologia
(p. 207).
Riprendendo a considerare quanto gli aveva già suggerito l’osservazione dei rituali di
circoncisione, e cioè “la necessità di integrare lo studio antropologico con un’analisi storica
del rito”, Stefano Allovio nel suo recente volume Culture in transito. Trasformazioni,
performance e migrazioni nell’Africa sub-sahariana (2002), estendendo l’osservazione ad
altri comportamenti ( in particolare i riti e le danze), ribadisce, ampiamente motivando anche
sulla base di una qualificata bibliografia, il convincimento che una analisi antropologica delle
“performance” culturali non può prescindere da una loro “immersione” nella storia. Solo a
queste condizioni, potranno emergere –scrive lo studioso- “non tanto descrizioni
‘devitalizzate’ e ‘feticizzate’ di rituali e danze, ma trasformazioni, mescolanze e
contaminazioni capaci di ribadire o rinnovare i significati di determinate espressioni culturali,
in altre parole, capaci di restituire ad esse la vita” (p.14). E’ incoraggiante, all’interno di un
panorama di studi antropologici che non raramente si profila asettico, solo autorialmente
connotato, l’insistenza di Stefano Allovio (come già di Kenneth Read, di Victor Turner, di
Clifford Geertz e altri studiosi), sulla necessità di dar “vita” alle popolazioni osservate
dall’antropologo. Per quanto non sempre espressa o non relazionata al binomio analisi
antropologica/ analisi storica, la tensione del candidato verso ‘uomini vivi’, percorre
pressoché tutti i suoi lavori, facendone apprezzare il valore.
In conclusione. Stefano Allovio è una figura di studioso che si distingue per la controllata ma
evidente passione nonché per l’intelligenza con cui conduce la ricerca sul terreno; per la
solida preparazione; per le notevoli capacità di analisi e di organizzazione del discorso
scientifico. Nel panorama degli studi antropologici italiani egli si inserisce a pieno titolo
anche con tratti di innovatività e originalità.
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Commissario: Prof. Remotti
La produzione scientifica del candidato, Ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università Statale di Milano, dimostra non solo una indiscutibile congruenza con il
settore scientifico-disciplinare M-DEA/01, ma anche una notevole continuità temporale,
nonostante la molteplicità di contesti e di argomenti di cui il candidato ha inteso occuparsi. I
contributi più consistenti si concentrano tuttavia in area africanistica, dove il candidato ha
condotto i suoi lavori di campo più significativi. In un primo tempo, il Burundi e poi – a causa
delle difficoltà locali – il Congo nord-orientale. Dalle ricerche svolte in Burundi (tra
l’autunno 1991 e la primavera 1992), dedicate prevalentemente all’organizzazione dello
spazio nell’antico regno rundi il candidato ha saputo trarre contributi – poi confluiti nei sei
capitoli del volume Burundi. Etnie, identità e potere nella storia di un’antico regno (1997) –
che si segnalano per la significatività dei risultati e per l’originalità dell’impostazione, in
costante dialogo con la importante scuola storica franco-burundese. Il secondo campo di
ricerca coincide invece con i Medje-Mangbetu del Congo nord-orientale, dove, con una
ricerca sul campo svolta tra il 1995 e il 1996, ha analizzato un importante rituale di
circoncisione (il noutu), mediante cui si realizzano patti di sangue e alleanze inter-etniche in
ambiente di foresta. Molti e tutti significativi sono i temi che l’autore sa far emergere in
maniera innovativa dall’analisi del noutu, specialmente nel volume La foresta di alleanze
(1999) e che egli riprende e sviluppa ulteriormente in una serie di articoli e saggi pubblicati
tra il 1999 e il 2000. Tra questi almeno uno è opportuno segnalare: “Contagi emici e contagi
etici. Riti di iniziazione in Africa centrale” (2000), dove esplicitamente egli illustra la
fecondità di un approccio di comparazione regionale, dimostrando come in effetti nella
foresta equatoriale congolese si realizzasse una intricata rete di uomini, di scambi, di
trasformazioni. A partire dal 2001 emergono poi i risultati di un’altra ricerca che il candidato
ha svolto nelle Alpi occidentali, interessandosi soprattutto – in collaborazione con il dott.
Marco Aime e il prof. Pier Paolo Viazzo – delle modalità di transumanza dei pastori di
Roaschia. Le pubblicazioni relative a questo campo non hanno la consistenza di quelle
africanistiche, ma dimostrano la capacità del candidato di adattarsi a nuovi campi di indagine
con rigore e professionalità, di saper interagire collaborativamente in un gruppo di ricerca e
soprattutto di saper connettere in un proprio personale percorso dati e ispirazioni provenienti
dai vari campi frequentati. Queste stesse osservazioni possono essere fatte valere anche per un
altro argomento trattato in contesto alpino, quello della costruzione della fontina, assunto
spesso come elemento di identità valdostana e invece prodotto di scambi e interazioni con
l’alterità. Il tema del viaggio e della migrazione ritorna poi, in modo rinnovato e originale, nel
volume con cui il candidato conclude per ora i suoi contributi africanistici: Culture in
transito. Trasformazioni, performance e migrazioni nell’Africa sub-sahariana (2002), dove
viene sottolineata una inaspettata centralità della dimensione storica del rito e dove l’autore
connette, in maniera innovativa, l’analisi di performance culturali con un approccio
decisamente storico. Infine, sul piano più teorico è doveroso rimarcare l’innovatività e la
fecondità delle ricerche che il candidato (talvolta in collaborazione con Adriano Favole) ha
condotto in dialogo con le scienze biologiche e neurologiche in tema di plasticità,
incompletezza bioculturale, fabbricazione e riparazione del corpo. Anche in questi testi
(specialmente quelli del 1999 e del 2001) colpisce l’esigenza di superamento di confini
(culturali e disciplinari), realizzata tuttavia con rigore metodologico, così come si conferma
un’idea di antropologia intesa proficuamente come una rete di connessioni.
Per la molteplicità, profondità e innovatività dei temi trattati e soprattutto per la
capacità di connetterli in un discorso unitario e antropologicamente significativo, ritengo che
il candidato sia meritevole di una attenta considerazione.
Candidato: FALDINI LUISA
Commissario: Prof. Fabietti
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La Professoressa Luisa Faldini, Associato di Etnologia presso l’Università di Genova dal
1986, presenta una serie pubblicazioni consistenti in volumi e in articoli.
Agli interessi della candidata per l’americanistica si affiancano quelli per temi di etnologia
europea, i quali sono tuttavia nettamente secondari rispetto ai primi. L’interesse per
l’americanistica si sviluppa lungo due filoni principali: quello delle civiltà amerinde e quello
dei culti afro-americani. Per quanto riguarda gli interessi europeisti, la produzione della
candidata comprende interventi di minore importanza su oggetti ascrivibili alla categoria dei
fenomeni magico-religiosi (in maniera specifica in area italiana).
Alla produzione americanistica appartengono Città di pietra, villaggi di capanne (1979), 94
pp., dedicato ai Maya, sia di epoca pre-colombiana sia attuale. Le barrieree invisibili. I
Carajà del Mato Grosso (2002 92 pp., ristampa della I ed. del 1989), è una sintesi etnografica
su questa piccola “tribù”, mentre Genti e culture del Nuovo Mondo, del 1991, è una serie di
schede di commento a stampe ed incisioni europee finalizzate alla rappresentazione delle
popolazioni delle Americhe. Tali commenti sono preceduti da una introduzione di 50 pp.
Completano questo lavoro alcuni brevi scritti sulle concezioni locali relative al confine
uomo/animale, sull’abbigliamento, i profumi, i canoni estetici caratteristichi di queste
popolazioni native.
Questi lavori si distinguono per un certo “zelo descrittivo” che raramente si coniuga con il
tentativo di presentare queste realtà come immesse in un qualche flusso di storicità. Tale
“fissismo temporale” delle realtà esaminate (tecniche, arti e intere culture), si rivela anche, in
parte, nei lavori che la candidata ha prodotto nel quadro dello studio dei culti afro-brasiliani.
Il principale di questi lavori è quello, di sintesi, dedicato al Vudu (1999, 126 pp.).
Alcuni lavori più recenti, a cura della candidata, contengono alcuni suoi brevi contributi
(Sincretismo o Africanità? e Dall’etnocoreutica a Internet, entrambi del 2002),
I lavori che trattano temi come la magia, la “caccia alle streghe” nell’ Europa del XVI secolo,
la concezione del binomio salute/malattia nelle società “tradizionali”, l’identità e
l’etnocentrismo rivelano anche essi una tendenza a “porre fuori della storia” gli oggetti presi
in considerazione, a scapito di una comprensione di essi centrata sulla loro specificità. Dal
curricolo risulta come la candidata sia, nel corso della sua lunga carriera, assiduamente
intervenuta in convegni e incontri scientifici.
Commissario: Prof. Moss
La candidata presenta una produzione scientifica di notevole continuità soprattutto, ma non
esclusivamente, nel campo dell’etnografia religiosa dell’America Latina dove ha condotto
diverse ricerche. Autrice, curatrice e co-curatrice di libri su svariati temi, ha inoltre
pubblicato una serie di saggi succinti, spesso nella forma di introduzioni e capitoli su libri
altrui, che spaziano dai temi dell’identità e dell’etnocentrismo a quelli dell’arte
precolombiana a quelli del simbolismo nella medicina. In questi campi ha potuto dimostrare
un’ottima conoscenza della letteratura secondaria in più lingue e una encomiabile capacità di
riassumerla per esporre i punti di particolare interesse. E’ invece più restia ad indicare in
maniera inequivocabile i suoi apporti originali ai temi che ha affrontato. Dalla natura e dai
luoghi delle sue pubblicazioni, però, si evince un notevole sforzo da parte della candidata per
portare l’antropologia – notammente il suo valore intellettuale e i suoi risultati scientifici –
fuori dai confini dell’ambiente accademico. Inoltre, si desume, dalla vasta gamma di temi che
la candidata ha analizzato e la sua chiarezza espositiva, un altrettanto notevole impegno nella
didattica, anche innovativa, all’interno dell’università. Per tali motivi, la candidata più dirsi
sicuramente meritevole rispetto ai fini di questa valutazione comparativa.
Commissario: Prof. a Destro
La candidata presenta numerose pubblicazioni che ruotano attorno alle tematiche riguardanti
le civiltà precolombiane. La sua produttività scientifica è gradualmente cresciuta e ha
interessato le attuali culture indigene in una vasta area mesoamericana. Nel volume "Città di
pietra, villaggi di capanne. I Maya ieri e oggi" (1979), la candidata affronta, sulla base di
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materiale storico ed archeologico, il complesso e cruciale nodo della cultura Maya, con ampio
ricorso a fonti documentarie classiche. La candidata ha ampliato l'indagine con resoconti
relativi alle concrete condizioni di vita di tre gruppi (lacandoni, zinacantechi, yucatechi).
Sulla base di fonti antiche e moderne di vario livello, la candidata compie una visitazione
degli indiani Carajà in una breve monografia: "Le barriere invisibili" (1989).
Precedentemente, la candidata aveva pubblicato (in collaborazione con altri autori) una
interessante raccolta iconografica colombiana che testimonia impegno e lunga esperienza.
In seguito, la candidata ha concentrato sempre più il proprio interesse su alcuni problemi del
Vodu e del Candomblé (iniziazioni, pratiche, aggregazioni) in ambiente haitiano e brasiliano
(cfr. curatela e saggio in "Sotto le acque abissali", 1995). Sempre con riferimento alle culture
indigene d'America, le indagini della candidata si sono sempre più interessate ai temi della
religiosità e dei sistemi rituali. Questo tipo di interesse appare, ad esempio, in un saggio
"Candomblé, suono, potere, parola" apparso in un volume del 1997 ("Religione e Magia.
Culti di Possessione in Brasile"). Il volume è curato ed introdotto dalla candidata.
Piuttosto articolato il volume "Il Vodu" (1999) è dedicato all'area haitiana (con squarci sul
Brasile e sugli Stati Uniti). E' basato su una letteratura classica, largamente utilizzata.
L'aspetto storico-ricostruttivo della monografia ha talvolta il sopravvento rispetto a quello
teorico-analitico. Complessivamente la scrittura, in ogni caso, appare sollecitata da un
proposito ricognitivo etnografico.
Nel 2002, riprendendo temi di americanistica ai quali è fortemente legata, la candidata
pubblica un resoconto ("L'Ilé Alaketo Airan di Arborio") riguardante alcuni aspetti del
dinamismo sincretistico riguardante il Candomblé, con specifico riferimento a situazioni
italiane. Attorno a una tematica interessante è costruito il volume collettaneo "Dalla Coreutica
a Internet" (2002) curato e introdotto dalla candidata.
Vari saggi si aggiungono alla produzione maggioritaria della candidata, tra i quali si contano
"Simbolismo e Stereotipi della salute e della malattia" (1999), "Templi nelle
Americhe"(1999), "Agli orixas piace viaggiare" (2000), "Il viaggio di ricerca" (2002),
"Prestigio e richezza nei riti nuziali" (2002). In sostanza essi ruotano attorno a argomenti di
differente interesse scientifico e confermano una evoluzione nello stile di analisi e negli
approcci metodologici della candidata.
Continuativa è la sua attività didattica e ampio il suo lavoro di ricerca, concentrato nell'area
mesoamericana, area di grande interesse etno-antropologico.
Commissario: Prof. a Guggino
La produzione scientifica della candidata in larga parte riguarda le culture precolombiane,
quella afroamericana, nonché varie culture indigene dell’America latina e del Maghreb. Alle
civiltà precolombiane è dedicato Genti e culture del Nuovo Mondo, con il corredo di
numerose illustrazioni e relative schede ampie e accurate (ambedue in collaborazione con L.
Monferdini) Della Faldini è il saggio introduttivo. In esso fra l’altro si mette in luce il modo
in cui gli Europei si sono atteggiati, fra pregiudizi e fraintendimenti, nei confronti delle
popolazioni stanziate nel Nuovo Mondo, in particolare in alcune aree interessate dalle
spedizioni degli Spagnoli e dei Portoghesi. Si tratta nell’insieme di uno studio accurato,
appassionato, e non nuoce il tono in qualche luogo divulgativo.Nell’arco degli interessi nutriti
per le culture afroamericane si colloca Suono potere parola in ( a cura di) L. Faldini,
Religione e magia. Culti di possessione in Brasile dove la candidata esamina il modo in cui il
suono nelle sue varie articolazioni, in quanto avvertito “come vibrazione cosmica”, e dotato di
“potere di realizzazione”, sia parte costitutiva del rituale preso in esame. E’ una lettura
affascinante e scorrevole. Altrettanto scorrevole è la lettura del libro Il Vudu volto ad offrire
ad un ampio pubblico una immagine non mistificata del vudu, in particolare del vudu
haitiano, dei suoi principi religiosi, del culto e del rito. Ancora al vudu haitiano è dedicato il
saggio Sotto le acque abissali. Introduzione al vudu di Haiti, in (a cura di L. Faldini) Sotto le
acque abissali.
Altri brevi saggi, in massima parte frutto di ricerche sul terreno, attestano la curiosità
scientifica della candidata verso vari temi: Simbolismo e stereotipi della salute e della
9
malattia mette a confronto e discute momenti della medicina tradizionale e della medicina
euroculta; Identità ed etnocentrismo: immigrati e autoctoni riguarda i modi di inserimento
degli immigrati nordafricani e senegalesi in Italia e la percezione che di essi ha la cultura
ricevente. Una riflessione sulla scrittura etnografica è il saggio Il viaggio di ricerca. Lo stile
letterario nella scrittura etnografica: Wade Davis…
L’interesse per le culture magrebine e per quella brasiliana si legge ancora nella produzione
più recente. Ne sono esempio, il saggio Prestigio e ricchezza nei riti nuziali. Il richiamo della
tradizione in Tunisia: Mahadia, frutto di ricerche iniziate nel 1983, riprese nel 1986 e
protrattesi negli anni fino al 2001; il piccolo volume Le barriere invisibili. Gli indiani Carajà
del Mato Grosso, dove la studiosa illustra, attraverso un accurato spoglio bibliografico, la
cultura di una tribù che oggi vive in riserva lungo le rive dell’Araguaya, sull’Isola di Bananal.
A partire dal ‘mito di emergenza’, vengono a delinearsi, in stretto collegamento ad esso, la
visione dell’universo e la susseguente concezione dello spazio, la struttura fisica del villaggio
e la sua organizzazione sociale e politica: un ‘universo’ e un ‘mondo’ (degli uomini) ambedue
attraversati dall’idea dell’ordine; un ‘mondo’ che Luisa Faldini ha letto con sensibilità e
intelligenza evidenziando il lento svincolarsi dell’individuo dalla natura per divenire ‘essere
pienamente socializzato’.
Un saggio in cui confluiscono la costante attenzione portata dalla candidata alla cultura
brasiliana e quella rivolta ad aspetti e problemi dei ‘movimenti migratori’, è L’Ilé Alaketo
Airàn di Arborio. Identità e tradizione in un candomblé italiano, in ( a cura di) Bruno BarbaLuisa Faldini-Reginaldo José Prandi, Sincretismo o Africanizzazione? Dinamiche delle
religioni brasiliane, con Introduzione di Luisa Faldini. Si tratta di un breve, ma puntuale e
critico resoconto sui modi in cui da non molti anni si articola la vita cultuale intorno a un
terreiro (santuario) di candomblé keto nato a Milano sui Navigli per opera di un italiano che
progressivamente sarà abilitato all’esercizio di pai de santo (sacerdote).
Per concludere: La produzione scientifica di Luisa Faldini palesa una fervorosa attività di
ricerca e di studio protrattasi con continuità per oltre un ventennio. Si apprezza
particolarmente l’impegno etico profuso nel sottolineare e rendere noti a un vasto pubblico
sistemi di vita e di pensiero propri a culture di interesse etnologico su cui sono gravati e
gravano consistenti pregiudizi. Una lunga pratica didattica e consistenti capacità organizzative
qualificano inoltre in termini positivi il curriculum della candidata.
Commissario: Prof. Remotti
La candidata si caratterizza innanzi tutto per un’intensa e prolungata attività didattica, svolta
quasi interamente nell’Università di Genova. Dopo avere diretto i suoi interessi soprattutto
verso le culture precolombiane (e in particolar modo verso la loro produzione artistica),
indagate con metodi bibliografici, archivistici e museografici, ha iniziato nel 1983 una propria
attività di ricerca sul campo, recandosi in diversi periodi in una città del Sahel tunisino. Se è
vero che questa esperienza etnografica non ha prodotto risultati particolarmente significativi
sul piano delle pubblicazioni (v. pubbl. n. 15), essa ha però aperto nuovi orizzonti di ricerca
che la candidata ha sviluppato nelle aree culturali a lei più congeniali. L’interesse per i riti, le
terapie a sfondo religioso e i sincretismi caratterizza infatti la parte più recente, consistente e
innovativa della sua produzione scientifica. Il vodu in area caraibica (e soprattutto ad Haiti) e
il candomblé brasiliano sono gli argomenti su cui la candidata offre i suoi contributi più
rilevanti. Ai soggiorni di ricerca nelle aree americane, mediante cui ha potuto entrare in
contatto diretto con i protagonisti di questi movimenti religiosi, ella aggiunge una conoscenza
approfondita della letteratura etnologica, che nei suoi scritti utilizza in maniera efficace ed
equilibrata. Diversi sono i lavori che nella produzione di Luisa Faldini convergono verso
l’analisi antropologica di questi fenomeni, come la pubblicazione n. 6 (una raccolta di testi
mediante cui si procede a un confronto tra vodu e candomblé), la n. 8 (dove il contributo
specifico della candidata si concentra sulla cosmologia e sull’antropologia indigena a partire
dalle concezioni della parola e dei suoni nel candomblé), la n. 10 (un prezioso volume del
1999 che analizza il vodu nelle sue origini storiche, nella sua natura sincretistica, nei suoi
aspetti rituali e nei suoi risvolti artistici).
10
Se questi sono i contributi più importanti e originali della candidata sul piano scientifico, non
sottovaluterei tuttavia anche i contributi che nascono da interessi coltivati prevalentemente sul
piano bibliografico e che riescono comunque a fornire immagini nitide ed efficaci dei contesti
considerati (come per esempio le pubbl. 1 e 2). Sotto questo profilo, i contributi più
significativi sono forse quelli che riguardano i Carajà del Mato Grosso (pubbl. 3 e 16), di cui
la candidata riesce a cogliere gli aspetti strutturali e simbolici, e in particolare la cosmologia e
l’antropologia indigena, poste in relazione con la struttura del villaggio.
Lo stile di scrittura della candidata si fa apprezzare per la sua chiarezza, compostezza,
equilibrio, riuscendo in diverse occasioni a coniugare capacità di descrizione etnologica e
argomentazioni antropologiche. Anche per questa efficacia espositiva, oltre che per i
contributi di conoscenza originali via via offerti e per l’impegno organizzativo e didattico
profuso in molti anni di servizio soprattutto come professore associato nell’ateneo genovese,
ritengo che la candidata sia meritevole di una attenta considerazione.
Candidato: PALUMBO BERARDINO
Commissario: Prof. Fabietti
Il Professor Berardino Palumbo, Associato di Antropologia Sociale nell’Università degli
Studi di Messina dal 2000, presenta venti pubblicazioni. Queste constano di tre volumi e di
diciassette tra saggi e articoli, alcuni dei quali comparse su riviste statunitensi e francesi.
Gli interessi del candidato si sono focalizzati su due aree principali di ricerca: la parentela e le
tematiche dell’identità locale. Questi filoni di ricerca si sono, a loro volta, sviluppati entrambi
in relazione a due diverse aree: il Ghana e l’Italia meridionale.
Le ricerche del candidato sulla parentela sono state sviluppate in gran parte in relazione a agli
aspetti rituali della parentela e dell’identità di genere. Madre madrina. Rituale parentela e
identità in un paese del Sannio (1991, pp. 245) è appunto il risultato di un lavoro etnografico
mirante a cogliere, attraverso le pratiche e le simbologie rituali della nascita, il significato
della parentela spirituale in relazione al rapporto tra generi. La trattazione di tali argomenti è
proseguita in altri saggi e articoli pubblicati con continuità negli anni seguenti, una parte dei
quali è stata poi raccolta nel volume Identità nel tempo (1997, pp. 298). Qui, oltre a saggi di
etnografia europea e africana, si trovano anche lavori di carattere teorico in cui il candidato si
è confrontato con alcuni classici degli studi sull’argomento, quali M. Fortes per l’Africa e J.
Goody per l’Europa. Si tratta di lavori in cui spiccano, oltre alle competenze etnografiche,
anche conoscenze circostanziate e analitiche delle problematiche teoriche di riferimento.
Il lavoro più recente presentato dal candidato, L’Unesco e il campanile. Antropologia
culturale e beni culturali in Sicilia orientale (2003, 406 pp.) rappresenta lo sforzo più
cospicuo da lui compiuto nell’ambito delle ricerche che fanno riferimento alle problematiche
delle identità locali. Si tratta di un volume che corona un periodo di ricerche, sfociate in
pubblicazioni di saggi e articoli, nel quale viene ricostruito il processo di formazione di un
sentimento di appartenenza locale in una comunità siciliana, in congiunzione con fattori che
potrebbero essere definiti “globali”. In questo lavoro vengono decostruite e analizzate, anche
in relazione agli sviluppi teorici più recenti sull’argomento, le rappresentazioni del luogo e
della comunità così come queste si sono formate in relazione a una serie di fattori politici,
economici, culturali, senza trascurare il ruolo che agenti globali come le istituzioni
internazionali possono avere oggi nella costruzione di tali rappresentazioni.
Nel complesso si risconta, nei lavori presentati dal candidato, un elevato grado di
aggiornamento in relazione agli sviluppi disciplinari pertinenti ai temi da lui affrontati e una
raggiunta maturità per quanto riguarda lo stile di argomentazione e di presentazione dei
risultati della ricerca.
Commissario: Prof. Moss
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Il candidato presenta una più che solida produzione di lavori scientifici tra i quali spiccano i
due libri sulla parentela e quello recente (2003) sulla costruzione dell’identità locale e la
politica dei beni culturali in Sicilia. I suoi saggi, che analizzano in profondità materiali
etnografici sia italiani che africani, sono spesso comparsi sulle maggiori riviste italiane e
internazionali (americane, anglo-americane e francesi) del settore. I loro contenuti dimostrano
una sicura padronanza delle tecniche di analisi antropologiche, nonché un’ottima conoscenza
dello sviluppo e delle problematiche della disciplina stessa. Le capacità del candidato di
condurre e dirigere ricerche empiriche e di collegare e interpretare i dati raccolti all’interno di
paradigmi teorici sono particolarmente notevoli. A questo proposito la sua innovativa analisi
della politica dei beni culturali spinge l’antropologia contemporanea verso temi nuovi e
collaborazioni interdisciplinari di grande interesse. Per tali motivi il candidato appare
sicuramente degno di una valutazione altamente meritevole ai fini di questa valutazione
comparativa.
Commissario: Prof. a Destro
Il candidato presenta una vasta gamma di pubblicazioni. Buona parte della produzione del
periodo iniziale, è legata al suo interesse per i complessi rapporti parentelari (in aree italiane
meridionali).
Successivamente la sua attività si è sviluppata in più direzioni, sia su temi di stampo più
tradizionale sia attorno a campi di studio più innovativi. In "Madre madrina" (1991) e in
alcuni saggi (dei primi anni novanta), la identità culturale femminile è analizzata sullo sfondo
della vita simbolica e relazionale (soprattutto nel Sannio contadino). Questo tipo di interessi
ha portato il candidato ad orientare le proprie riflessioni teorico-analitiche sulle problematiche
della matrilinearità, delle storie di fondazione, sulla persona e la discendenza. Queste
riflessioni, pertinenti e accurate, costituiscono anche alcune linee base della monografia
"Identità nel tempo. Saggi di antropologia della parentela" (1997). Ad esse si sono aggiunti
contributi riguardanti altre aree italiane quali, ad esempio, “ ‘Fuoco di devozione’ e ‘politiche
inquietudini’ ” (2000) "Poétique de l'histoire e de l'identité dans une ville de Sicile orientale"
(2000) riguardanti cerimonialità, potere e politica in Sicilia, e "Questa madonna ha la
memoria lunga", una analisi delle complessità politiche e poetiche del rituale (2002).
Prima del 2002, accanto a questa produzione complessivamente maggioritaria si collocano
studi di ambiente africano (Nzema), come ad esempio: "Come Venere in cielo" (1995), "You
are going very deep" (1991) "Marriage, Land and Kinship in a Nzema Village (1992) e
efficaci analisi riguardanti il dibattito epistemologico in antropologia (1995). In anni recenti,
alcuni mirati contributi sono stati dedicati al sempre più visibile campo dei patrimoni museali
e alla indagine antropologica che essi suscitano. A questo tipo di indagine appartengono "The
social life of local museums" (2001), "Faire et défaire les monuments" (2001) e "Patrimoniidentità e sguardo di un etnografo" (2002).
Nel recente volume "L'Unesco e il campanile" (2003), la riflessione del candidato si è
maggiormente specializzata. Si è attentamente concentrata su tematiche in parte emerse in
saggi precedenti. In tale monografia, il candidato ha efficacemente proposto una
circonstanziata e ricca analisi dei legami intercorrenti fra prestigio che proviene dal passato e
affermazione di una complessa rete politica (nella Sicilia sud-orientale). L'indagine riguarda,
in particolar modo, i processi di istituzionalizzazione e di oggettivazione della cultura in un
assetto locale conflittuale. Complessivamente il candidato conduce la propria ricerca
etnografica, di buon livello, entro il terreno dei processi intellettuali nei quali si radica la
ricerca di identità e di appartenenza.
Molto apprezzabile il suo curriculum didattico e l’ attività di tipo scientifico-organizzativo, la
sua partecipazione a convegni e progetti di ricerca.
Commissario: Prof. a Guggino
Il candidato Berardino Palumbo, professore associato presso la Facoltà di Scienze della
Formazione dell’Università di Messina, ha al suo attivo una intensa e continuativa attività
didattica svolta sia in questo Ateneo che presso l’Università di Roma “La Sapienza. La sua
12
produzione chiaramente attesta tenace impegno nella ricerca sul terreno, varietà di interessi,
aperture a un nuovo discorso antropologico, un puntuale aggiornamento bibliografico. Per
illustrare le varie tappe del discorso tenuto da Berardino Palumbo, basterà segnalare,
inizialmente, Madre madrina (1991) e Identità nel tempo (1997), ambedue frutto di ricerche
condotte nel Sannio. Nel primo saggio, attraverso l’osservazione delle modalità cerimoniali
del battesimo a San Marco dei Cavoti (nel Sannio beneventano), dove la ‘madrina’ ha un
ruolo simbolico-rituale di assoluta centralità, il candidato mette in luce, attraverso sottili
analisi, i modi di costituzione dell’identità femminile entro una società che rappresenta se
stessa poggiata su un sapere ‘agnatico e maschile’. Nel secondo saggio il problema
dell’identità è ripreso da altra angolazione: quella dei rapporti di parentela di sangue e di
parentela spirituale quale il comparatico, sempre sullo sfondo di dinamiche economiche e
sociali.
<Forme e pratiche dell’identità> presso gli Nzema (Ghana) sono oggetto di studio nel denso
saggio Come Venere in cielo. Paradigmi di identità nzema, nel quale l’accurata ricerca sul
terreno si accompagna a un’ampia rivisitazione della letteratura antropologica pertinente.
La complessità epistemologica delle scienze sociali, quale emerge anche dalle stesse sue
singole ricerche, non sfugge a Palumbo, come si documenta nell’interessante Introduzione al
n.2 di “Etnosistemi”(1995) da lui curato. Per quanto ostacolato dalla fragilità speculativa e
dalla verbosità discorsiva di certi autori alla moda, risultano ben presenti nell’analisi condotta
dal candidato i nodi culturali posti dalla necessità di validazione dei risultati di ogni indagine
conoscitiva dei fenomeni
Un ampio studio, centrato sulle politiche dell’identità e del patrimonio, è L’Unesco e il
campanile (2003). Qui l’approccio critico al tema trattato è frutto di prolungate ricerche (a
Catalfaro, piccolo centro della Sicilia orientale) e di riflessioni in larga parte esposte in
precedenti saggi. In linea con tendenze dell’antropologia anglosassone dell’ultimo ventennio,
il candidato decostruisce, con un discorso non privo di veemenza, i concetti ‘naturalistici’ di
identità, patrimonio, tradizione, ecc., invitando l’antropologo a distanziarsi da una loro
visione estetica, conservativa, infine ‘nazionalista’, per considerarli piuttosto quali esiti delle
‘retoriche politiche di produzione della tradizionalità’ (p.15). Conclusivamente, i lavori di
Berardino Palumbo delineano un percorso di ricerca e di studio intenso, omogeneo e
caratterizzato da serio impegno scientifico.
Commissario: Prof. Remotti
La produzione scientifica del candidato (professore associato dal 2000 presso l’Università di
Messina), caratterizzata da una notevole continuità nel tempo, si articola in tre fasi
fondamentali, in relazione ai contesti in cui ha svolto le sue principali ricerche sul campo. La
prima fase riguarda la ricerca condotta nel Sannio (sette mesi tra il 1983 e il 1985), i cui
risultati emergono nei saggi pubblicati nel 1986 e nel 1987 (pubbl. 1 e 2) e culminano nella
monografia Madre madrina. Rituale, parentela e identità del 1991 (pubbl. 3). Se nei primi
saggi si trattava soprattutto di rendere più dinamici i modelli strutturali e funzionali con cui
spiegare le strutture di parentela (e in particolare la parentela spirituale), nella monografia
l’autore si apre più decisamente a un’antropologia interpretativa (Ricoeur, Geertz, Herzfeld),
mediante cui ricercare il senso dei rituali della parentela spirituale, della nascita, della
concezione del corpo femminile, dell’idea di maternità e del principio di agnazione. Nel 1989
– nell’ambito della Missione Etnologica Italiana in Ghana diretta da Italo Signorini – compie
due soggiorni di studio tra gli Nzema e, come già si era verificato per la sua ricerca nel
Sannio, il candidato sa sfruttare immediatamente i risultati dei suoi lavori sul campo per una
riflessione fortemente epistemologica (pubbl. 4), dove egli dimostra non solo di conoscere e
di padroneggiare la letteratura etnologica e storica relativa all’area considerata (offrendo
interpretazioni assai significative e originali dei modelli matrimoniali tra cugini incrociati
[pubbl. 6]), ma di saper affrontare diversi temi del dibattito epistemologico attuale, come per
esempio la decostruzione del concetto di etnia e di tribù (pubbl. 8). L’interesse per il dibattito
epistemologico è in effetti una costante della produzione del candidato, il quale dimostra una
notevole capacità di approfondimento, oltre che di informazione costantemente aggiornata,
13
collegando le problematiche teoriche con le esperienze di terreno. Il volume Identità nel
tempo (1997) rappresenta sotto questo profilo un momento di elaborazione teorica in cui
confluiscono esperienze di ricerca sul campo e di riflessione epistemologica. A partire da un
breve saggio del 1996 (pubbl. 10) comincia ad affiorare il terzo campo di indagine, relativo
alla Sicilia orientale, e via via emerge una nuova tematica, quella relativa all’antropologia dei
beni culturali, ovvero l’analisi delle strategie, dei conflitti e dei compromessi che, in nome
molto spesso di identità fittizie, si attuano mediante la costruzione di patrimoni culturali. A
partire dalle pubbl. 12 e 13 il candidato approfondisce questo tema, fino a concludersi con la
monografia L’Unesco e il campanile del 2003 (pubbl. 20), che conclude, almeno per ora, la
sua produzione scientifica.
Tenendo conto della lunga attività didattica svolta dal candidato, della sua partecipazione
attiva e produttiva a diversi e importanti progetti di ricerca, della impeccabile preparazione
disciplinare e della profondità con cui ha saputo affrontare molte problematiche (sia di
terreno, sia teoriche), dei contributi che è stato in grado di offrire anche a livello
internazionale (come testimoniano diverse sue pubblicazioni), ritengo che il candidato
Berardino Palumbo sia meritevole di una attenta considerazione ai fini della procedura di
valutazione comparativa in oggetto.
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ALL. B
Giudizi collegiali sulle pubblicazioni scientifiche e sui titoli presentati da ciascun
candidato:
ALLOVIO Stefano
Profilo
Dottore di ricerca dal 1998 nell’Università di Torino, è risultato vincitore di una borsa
post dottorale nel periodo 1998-2000.
Dal 1998 è stato professore a contratto nelle Università di Genova, Torino e Bologna.
Ha compiuto ricerche sul campo in Africa e in Italia, i cui risultati sono stati
pubblicati in volumi e articoli.
Dal 2002 è ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli
Studi di Milano.
E’ nel collegio di Dottorato in Antropologia della contemporaneità dell’Università
degli Studi di Milano – Bicocca.
Ha partecipato a vari progetti di ricerca.
Ha partecipato, con relazioni, a vari convegni nazionali e internazionali.
Giudizio collegiale
Constatata la piena congruità dell’attività del candidato con il settore scientifico-disciplinare
M-DEA/01, la Commissione ha apprezzato la continuità del suo impegno scientifico, quale si
è esplicato sia in ricerche africanistiche sia in ricerche di antropologia alpina, nonché
un’elevata produttività. I suoi contributi testimoniano una notevole capacità di
approfondimento tematico di connessioni anche di tipo interdisciplinare, senza mai venir
meno al rigore metodologico e alla professionalità disciplinare.
Il pronunciato interesse del candidato per la discussione di prospettive paradigmatiche sempre
in relazione ai campi di ricerca indagati, unitamente all’impegno sul piano didattico, suscitano
una valutazione molto positiva da parte della Commissione, soprattutto in vista di ulteriori
sviluppi.
FALDINI Luisa
Profilo
Ha prestato servizio come assistente volontaria e, a partire dal 1973, come assistente
ordinaria presso la Cattedra di Etnologia dell’Università degli Studi di Genova
(Facoltà di Lettere e Filosofia). E’ stata Professore Associato di Storia e civiltà
precolombiane presso la medesima Facoltà dal 1986, ed è attualmente Professore
Associato di Etnologia dal 1993 presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
nello stesso Ateneo.
E’ stata docente presso il Corso di perfezionamento in Antropologia dell’Università
degli Studi di Torino e ha fatto parte, nel biennio 1997-98, del Collegio Docenti del
Dottorato in Antropologia culturale ed Etnologia con sede amministrativa presso lo
stesso Ateneo.
Ha svolto corsi universitari anche presso altri Atenei italiani e stranieri.
Vanta un’attività di ricerca all’estero (America centrale e meridionale) anche in
collaborazione con istituzioni universitarie straniere.
Coordina diversi progetti di ricerca sia in America Latina sia in Italia.
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Ha svolto un cospicuo lavoro di catalogazione museografica e di organizzazione di
mostre ed esposizioni, anche a livello internazionale.
Ha al suo attivo una significativa attività editoriale.
Ha partecipato, con relazioni, a numerosi convegni in Italia e all’estero.
Giudizio collegiale
La Commissione, oltre ad aver constatato la totale congruità dei suoi lavori con il
settore scientifico-disciplinare della prova di valutazione comparativa in oggetto, ha
rilevato la continuità della produzione scientifica della candidata specialmente per
quanto attiene a movimenti e rituali religiosi in aree culturali latino-americane,
apprezzando l’ampiezza e la rilevanza di numerosi suoi contributi scientifici.
Ha inoltre apprezzato la quantità e la qualità dell’impegno profuso in campo
organizzativo, sottolineando la sua capacità di coordinamento e di produzione che
dimostrano la piena maturità scientifica.
PALUMBO Berardino
Profilo
Dottore di ricerca nel 1991 presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dopo diversi
anni di collaborazione con cattedre di antropologia a Roma, e di insegnamenti e
supplenze di materie etno-antropologiche in diverse università, è diventato ricercatore
a Messina nel 1993 e poi professore associato nello stesso Ateneo nel 2000.
Ha svolto ricerche sul campo in Ghana e in Italia, i risultati delle quali sono stati
pubblicati in volumi e articoli su riviste nazionali ed internazionali.
E’ stato redattore di riviste etno-antropologiche.
E’ nel collegio docenti del Dottorato in Pedagogia interculturale dell’Università di
Messina dal 1998.
Ha partecipato con relazioni a numerosi convegni nazionali e internazionali.
Ha partecipato a molti progetti di ricerca, in alcuni dei quali ha svolto il ruolo di
responsabile.
Giudizio collegiale
I lavori del candidato risultano pienamente congruenti con il settore scientificodisciplinare per il quale è stata bandita la procedura di valutazione comparativa.
Il candidato ha potuto dimostrare, attraverso le sue numerose attività di ricerca, il suo
impegno didattico e la qualità delle sue pubblicazioni in campo nazionale e
internazionale, oltre a una piena maturità scientifica in campo demo-etnoantropologico.
La Commissione ha apprezzato in particolare la profondità delle analisi basate sulle
sue ricerche e delle riflessioni documentate sugli strumenti dell’antropologia e gli
sviluppi della disciplina.
16
ALL. C
Giudizi dei singoli Commissari sulla prova didattica del candidato che non riveste
la qualifica di professore associato:
Candidato: ALLOVIO Stefano
Commissario: Prof. Fabietti
Lezione chiara sul piano espositivo, e valida sul piano didattico. Ricchi i riferimenti
alla letteratura teorica ed etnografica sull’argomento, esaminata in una prospettiva
eminentemente storica.
Commissario Prof. Moss
Il Candidato ha svolto una lezione pienamente soddisfacente dal punto di vista
dell’esposizione e del contenuto. Ha scelto un approccio soprattutto storico, ricco di
esempi bibliografici, mettendo a fuoco soprattutto la tradizione classica anglofrancese dell’analisi dei riti. Ha potuto così dimostrare una buona padronanza degli
autori rilevanti per questo tema.
Commissario Prof. a Destro
Il candidato espone in modo efficace la tematica suggerita dalla traccia sorteggiata
partendo da proposte espositive chiare. Presenta una serie di riflessioni e questioni
teoriche ben concatenate rifacendosi alla letteratura antropologica recente.
Riprendendo esempi etnografici, conclude la prova in maniera criticamente
approfondita.
Commissario Prof. a Guggino
Massima efficacia didattica. Esposizione rigorosa e chiara. Ottima padronanza della
letteratura pertinente al tema della lezione, richiamata con intelligenza critica. Con
chiarezza la capacità di approfondire singole tematiche esposte in necessaria sintesi
nel corso della lezione. In conclusione, ottima prova.
Commissario Prof. Remotti
La lezione è stata condotta in modo estremamente chiaro sul piano espositivo e
concettuale. Oltre a una notevole efficacia didattica il candidato ha saputo proporre
significativi inquadramenti teorici e bibliografici, dimostrando infine una rilevante
capacità di approfondimenti su diversi temi, pur nel tempo concesso di 45 minuti.
Ottima lezione.
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ALL. D
Giudizio collegiale sulla prova didattica del candidato che non riveste la qualifica di
professore associato:
Candidato: ALLOVIO Stefano
La Commissione giudica la prova del candidato Stefano Allovio in maniera positiva,
in quanto lineare, chiara e didatticamente valida, oltre che sostenuta da una ricca
documentazione testuale, sia teorica che etnografica
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ALL. E
Giudizio complessivo sul candidato che non riveste la qualifica di professore associato:
Candidato: ALLOVIO Stefano
Giudizio
La commissione ritiene che il giudizio collegiale espresso sulla prova didattica (ALL. D) sia
una conferma della chiarezza concettuale, delle qualità scientifiche e della preparazione
disciplinare già individuato nel giudizio collegiale riguardante i titoli e le pubblicazioni del
candidato (ALL. B).
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