GIULIO BARATTUCCI Giulio Barattucci ha legato indissolubilmente

ABRUZZESI ILLUSTRI
GIULIO BARATTUCCI
(1834 – 1898)
alchimista imprenditore
Giulio Barattucci ha legato indissolubilmente il suo nome alla creazione di quello che è
stato, insieme all’Aurum, il liquore più famoso d’Abruzzo: il Corfinio Barattucci.
Giulio nacque a Guilmi, nell’entroterra chietino, il 4 marzo
1834 da una famiglia originaria di Teano, nel cui albero
genealogico figurava Antonio Barattucci, Giudice della
Gran Corte della Vicaria nel 1523 e Avvocato Fiscale del
Real Patrimonio nel 1534. La figlia di Antonio, Isabella,
andò sposa in Abruzzo a Ferrante Caracciolo, signore di
Villa Santa Maria e Montelapiano, dal cui matrimonio
nacque, nel 1563, il santo Francesco Caracciolo, fondatore
dei Chierici Regolari Minori. Ancora giovane, Giulio
Barattucci si trasferisce a Chieti dove inizia a svolgere il
mestiere di pasticciere ma imperante emerge ben presto la
passione che lo aveva caratterizzato fin da bambino, quella
delle piante officinali. Nel 1858 riuscì a miscelare
sapientemente, in vari ed appropriati dosaggi, ben 42
Giulio Barattucci in una foto di
elementi tra erbe, semi e radici della Maiella; attraverso
Francesco Paolo Michetti
l’alchimia dei suoi alambicchi, seppe estrarre un bouquet di
odori e sapori. Nacque così il Corfinio Barattucci, un liquore di 39°, distillato di erbe scelte
e colorato con lo zafferano di Navelli per ottenere il colore del sole, che per oltre un secolo
riuscirà a recitare un ruolo di primissimo piano dentro e fuori le mura di Chieti. In Italia,
infatti, dall’atto della sua commercializzazione in poi, non vi furono cafés à la page o foyers
di teatro dove il Corfinio non venisse gustato e apprezzato per genuinità, calore e per il
suo sottile aroma.
Il nome dato a questo profumatissimo liquore proviene dall’antica Corfinium, che fu la
Capitale della Lega Italica contro Roma, i cui resti, visitati dal Barattucci, destarono
enorme ammirazione in lui al punto da ispirargli la denominazione.
La sua personalità creativa e geniale, gli consentì di essere accolto amichevolmente nel
Cenacolo Artistico del “Convento Michetti” di Francavilla, composto da Gabriele
D’Annunzio, Francesco Paolo Tosti, Costantino Barbella, e dallo stesso Michetti con
molte altre personalità. Fu D’Annunzio, estasiato dall’aroma del Corfinio, a coniare per
esso l’espressione forte e gentile, che in seguito finirà per connotare il carattere degli
abruzzesi. Alla sapienza dell’erborista, Giulio Barattucci unì la lungimiranza
dell’imprenditore; si rivelò geniale anche nel lancio pubblicitario dei suoi prodotti che
vennero reclamizzati contemporaneamente nelle più grandi città italiane. Per destare la
curiosità della gente faceva affiggere gruppi di manifesti pubblicitari, tre capovolti e uno
nel verso giusto. Durante le festività più importanti si serviva di uomini-sandwich che
Giulio Barattucci(1834-1898) alchimista imprenditore
ABRUZZESI ILLUSTRI
passeggiando tra la folla pubblicizzavano il liquore Corfinio. Occupò con la pubblicità
intere pagine dei quotidiani dell’epoca, iniziative impensabili nella metà dell’Ottocento.
Sfrutta l’amicizia di D’Annunzio che recensisce calorosamente il prodotto in una cronaca
giornalistica del 1885, definendo il liquore odoroso; il musicista Vittorio Pepe gli dedica
una gavotta per pianoforte. Fu soprattutto l’amicizia con Francesco Paolo Michetti a
favorire notevolmente la pubblicità del Corfinio che, oltre alla sua indubbia bontà, veniva
imbottigliato in eleganti anfore di terracotta, vagamente ellenico-etrusche, istoriate di
donne altocinte con felini al guinzaglio, ideate disegnate e realizzate dalle mani
dell’artista. Barattucci con il suo metodo di produzione della trasformazione a caldo fu il
primo ad ottenere in Abruzzo la licenza Utif n.1, diventando così il primo “industriale”
moderno della Città di Chieti. Nel corso della vita avrà due mogli, vedovo della prima e
separato dalla seconda, che gli daranno
complessivamente quattordici figli i cui nomi
inizieranno con la lettera “A” per i maschi, e con
la “E” per le femmine. Farà eccezione l’ultimo,
Paolo. Al Corfinio seguirono altri prodotti
altrettanto validi e fortunati come l’Amaro Majella,
l’Aternum, ed il Centerba. Ad una prima distilleria,
sita in Chieti alla via Gaetani d’Aragona, seguirono
quelle di Pescara e Napoli e altrettanti locali che
non saranno soltanto Caffè, ma veri salotti
culturali. Il piccolo Caffè nella città partenopea,
sito in via Toledo, per la vendita dei suoi prodotti,
fu affrescato ancora dall’amico Francesco Paolo
Michetti con gli stessi soggetti riprodotti sulle
anfore ellenico-etrusche, ottenendo un effetto così
estremamente piacevole da essere conosciuto dai
napoletani, come la Bomboniera di Toledo. Qui, tra le
pareti affrescate da Michetti, si davano
appuntamento Edoardo Scarfoglio, Matilde Serao,
Gennaro Finamore, Silvio e Bertrando Spaventa,
Locandina pubblicitaria
Ferdinando Russo, oltre a gente comune.
L’amico Michetti dipinse anche le pareti del Caffè di Chieti, è Edoardo Scarfoglio a
darne testimonianza in un articolo dedicato al pittore del 1884: “in Chieti ci è ora un caffè,
che può fornir materia d'invidia a qualunque più splendido palazzo moderno. Il proprietario, un tal
Barattucci, è un uomo onesto coraggioso e intraprendente, che ha pel Michetti un'ammirazione fanatica,
e Ciccillo gli ha dipinto a fresco tutto il caffè”. La fama dell’odoroso liquore arriva anche nei
salotti reali di Casa Savoia e nel 1879 Barattucci divenne ufficialmente “Fornitore della
Real Casa”, riconoscimento concessogli dal re Umberto I.
La morte lo sorprese prematuramente in Pescara il 27 dicembre 1898, il necrologio nel
Corriere Abruzzese così recitava: “E' morto a Pescara Giulio Barattucci, l'inventore del Corfinio.
Era uno dei più gioviali tipi abruzzesi. Industriale intraprendente, ha portato il suo Corfinio in ogni
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luogo d'Italia, e l'ha sostituito alla Chartreuse. Tuttavia non è morto ricco. Commoventi funerali ebbe a
Pescara ed a Chieti, dove fu sepolta la sua salma”.
Alla morte del fondatore, lo stabilimento passò ai figli maschi e nel 1900 il prodotto
viene presentato all’Esposizione Universale di Parigi e ad altre rassegne internazionali:
Napoli, Torino, Milano, Tripoli, Bologna, ricevendo ambiti premi e medaglie, che
purtroppo sono andati distrutti durante un bombardamento della II Guerra Mondiale,
unitamente ad attestazioni e ricordi di Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Michetti e
degli altri artisti del Cenacolo Abruzzese. Tra immancabili liti e lutti familiari, lo
stabilimento fu rilevato dal figlio Alceo che ne perpetuò la fortuna ma nel 1925 un
violento incendio distrugge irreparabilmente la distilleria di via d’Aragona, per altro non
coperta da assicurazione. La produzione del liquore più famoso d’Italia subisce un
brusco arresto. Successivamente lo stabilimento fu costruito ex novo a poche centinaia
di metri dal vecchio opificio, in via Ferri, dove la caparbietà di Attilio, figlio di Alceo,
insieme alla moglie Vittoria unitamente alle figlie Adriana ed Anna, riportarono in auge il
Corfinio ed altre specialità. Purtroppo nel dopoguerra il commercio andò in crisi per le
nuove strategie di mercato e lotte familiari, e la distilleria chiuse i battenti nel 1984, dopo
126 gloriosi anni. Oggi, la “favola bella” di questa eccellente specialità continua grazie a
Fausto Napoli Barattucci, figlio di Anna Barattucci, che con grande coraggio ha inteso
recuperare e riproporre la linea dei prodotti che più di 150 anni fa realizzò il trisavolo
Giulio, restituendo all’Abruzzo qualcosa di prezioso che è legato al passato ma che può
ancora dire molto nel futuro.
Museo Corfinio Barattucci Chieti
A lui si deve anche la realizzazione di un vero Museo dedicato al Corfinio in viale
Amendola a Chieti dove si possono ammirare cimeli e testimonianze del passato: il
documento firmato dal Re d’Italia che nominava Giulio Barattucci fornitore della Real
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Casa; le bottiglie di fine Ottocento, in splendide ceramiche di Michetti, poi i tantissimi
documenti affissi sulle pareti a ricordare tra l’altro le esportazioni del Corfinio in America
avvenute negli anni 30.
Sempre nel museo si trovano gli attestati di partecipazione alle fiere di Napoli, del 1900,
di Tripoli, 1929, e Parigi 1937. Un ricordo ma anche una sfida che Fausto è pronto a
raccogliere oggi, dopo aver riportato sul mercato il Corfinio e gli altri prodotti.
Carlo Maria d’Este
(Centro reg.le Beni Culturali)
BIBLIOGRAFIA E FONTI
Enrico Di Carlo, Gabriele d’Annunzio e l’enogastronomia della memoria, Castelli, Verdone, 2010
Gerardo Di Cola, Giulio Barattucci tra Chieti, Pescara e Napoli, Chieti, èDicola, 2015
Gino Di Tizio, I Barattucci e il distillato che offrivano al Cenacolo, in ilcentro.gelocal.it del
07.06.2015
Federico Adamoli, (a cura di), L’Ultima Dimora, gli annunci funebri del Corriere Abruzzese,
stampato in proprio, 2008-2013
http://corfiniobarattucci.com
http://literary.it
http://chietitoday.it
aggiunto in Sulmona in data 22 febbraio 2017
Giulio Barattucci(1834-1898) alchimista imprenditore