Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli

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TENDA DELLA PACE 18 GENNAIO 2013
“BEATI GLI OPERATORI DI PACE SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO”
CANTO: VERBUM PANIS Vangelo Mt 5, 1-12
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi
discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché
di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché
erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per
causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno
perseguitato i profeti prima di voi.”
Cosa deve fare Dio per entrare nei nostri pensieri? Ci ha dato mille e mille uomini che continuano a donarsi a
Lui e noi non li vediamo neanche; intorno a noi ci sono uomini e donne che si tolgono il pane di bocca ogni
giorno per sfamare gli altri e non ce ne accorgiamo. Possiamo cambiare un pezzo di mondo realmente, ma ci
interessa? Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio: se io sono figlio di Dio veramente,
un musulmano figlio di Dio, che vive da figlio di Dio, mi riconosce; un ebreo, realmente ebreo, buono come
il pane, mi riconosce; un non credente che vive onestamente, che ha un’etica, mi riconosce e secondo me, gli
viene una grande nostalgia. Abbiamo una grande possibilità. Chi è innamorato non può pensare che l’altro
non sia innamorato, che l’altro non si possa innamorare, qualsiasi torto abbia compiuto. L’innamorato
continua a costruire ponti di dialogo, a dare nuove occasioni, nuova pazienza, a rientrare nuovamente nel
silenzio perché l’altro possa capire, possa ravvedersi. (E.Olivero – Per una Chiesa Scalza) PADRE
NOSTRO – CANTO : TU SEI
Beati voi.. ecco quel voi che ritorna , come nella notte ai pastori “per voi è venuto un Salvatore”, per voi, per
me, per te, per tutti gli uomini, ma gli uomini sanno ascoltare? Oppure sono lontani, distratti, come gli
abitanti di Gerusalemme, impegnati nei loro affari di tutti i giorni, come i sommi sacerdoti, per cui la venuta
del Messia sarebbe più una scocciatura che una bella notizia, come tutti coloro che guardano al loro piccolo
interesse senza accorgersi che anche per loro è arrivato Qualcuno che cambierà la loro vita. “Voi farete cose
più grandi di me”… guarda che Gesù dice a TE, non ad un altro, a te che pensi di essere un fallimento, che
nulla si possa cambiare, sì proprio tu ..tu farai cose grandissime se capirai che sei un capolavoro di Dio, se
non farai spegnere dentro di te quel piccolo fuoco e lo difenderai dai venti , dalle tempeste, dalle fatiche di
ogni giorno per trasformarlo in gioia vera da regalare a tutti in ogni momento della tua giornata. “Voi chi dite
io sia?” , tu chi dici che sia quel fratello in cammino che non riconosci, proprio come i discepoli ad Emmaus,
non lo riconosci , ma il tuo cuore batte forte nell’ascoltare la Sua voce…non spegnere quella fiammella e
falla diventare operatrice di pace,… beato te operatore di pace…PADRE NOSTRO CANTO JESUS
CHRIST YOU ARE MY LIFE
Il Figlio di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza, il piccolo Bambino che nasce nella grotta richiama tutti
a riaffermare con forza lo stupore e la grandezza di una vita nascente. Ci ricorda con quanto amore essa
debba essere accolta e custodita, e come l’iniziare ad esistere sia sempre segnato dalla gratuità. Nessuno
infatti può darsi la vita da solo. La vita la si accoglie e la si custodisce come dono prezioso. Dunque la
gratuità non segna un momento fra i tanti del nostro esistere, ma sta alla radice stessa di ognuno di noi e ci
interpella. Proprio in momenti come quelli che la nostra storia sta attraversando, segnati da crisi, da
incertezze lavorative, da fragilità, abbiamo bisogno di riscoprire questa dimensione: ovvero la capacità di
farci dono per gli altri e di saper accogliere gli altri come dono. A volte questo è faticoso, altre volte rimane
non compreso, ma tutto ciò non deve scoraggiarci: nessuno di noi è così povero da non poter donare un po’
di se stesso – del proprio tempo, dell’attenzione all’altro nella vicinanza, nel perdono, nella carità sincera – e
nello stesso tempo nessuno è così ricco da potersi permettere di dire agli altri “non ho bisogno di voi”. …..ho
avuto la possibilità di visitare un grande numero di realtà lavorative presenti in diocesi e di incontrare molte
persone ed istituzioni. Ho sentito e toccato con mano le preoccupazioni e le ansie reali di coloro che vi
operano. Nel contempo ho però trovato sempre persone accoglienti, determinate ad andare avanti, a non
arrendersi, a non lasciare che si spenga il motore della speranza….Il Figlio di Dio che si fa uomo si rende
realmente vicino ad ogni uomo: ne condivide le gioie e le sofferenze ma nel contempo chiede ai Suoi figli di
farsi prossimo, di diventare la mano della Provvidenza del Padre che è nei Cieli, ognuno secondo le proprie
responsabilità e competenze, di non cessare di collaborare gli uni con gli altri. Dunque un Natale che ci
illumina e che ci conforta, che ci interpella e che ci impegna, richiamando ognuno di noi ad uno stile più
autentico di vita, in un orizzonte decisamente più alto, nella ricerca del vero bene comune, in un cammino
autentico di santità e di comunione (S.E.Luigi Ernesto Paletti – Messaggio Natale 2012) PADRE NOSTRO
– CANTO: VIVERE LA VITA
Tutti noi possiamo diventare padri, madri. Tutti noi possiamo in qualsiasi momento dire al Signore: “Fino ad
ora sono stato un disgraziato, un farabutto, un figlio perso, ma io so che Tu sei venuto prima di tutto per i
figli persi, per i disgraziati, per i farabutti. Prendimi!” E incomincia un rapporto inimmaginabile. Da quel
momento ho degli occhi diversi, da quel momento ho una voce diversa, ho delle idee diverse perché mio
Padre mi riprende con sé, mio Padre mi dà nuova forza, nuove energie. Un Padre vero non chiude mai con
suo figlio, anche se è il più disgraziato del mondo. Il suo sogno è sempre lo stesso “Speriamo che questo
figlio si ravveda e ricominci da capo”. Anche noi possiamo ricominciare da capo e accorgerci di quello che
ci circonda. Cosa ne faccio dei miei 10 euro al giorno, o dei miei 10 euro alla settimana, o dei miei tanti o
pochi risparmi, cosa ne faccio? Io non dico di darli tutti ai poveri, ma di guardare gli stessi soldi con occhi
diversi. In concreto la mia vita a chi la voglio dare? A un uomo, a una donna, alla carriera? A me piacerebbe
che noi dicessimo ironicamente “A chi mi dà di più!”… allora la scelta è facile: a Dio che ci dà il centuplo.
Non è detto che dobbiamo farci preti e suore. Possiamo sposarci e dare la vita a Lui. Possiamo andare in
banca e fare carriera per fare in modo che la banca elimini delle ingiustizie. Possiamo andare al sindacato e
diventare dei sindacalisti che fanno veramente gli interessi degli operai. Possiamo diventare dei politici e
aggiungerci a quei pochi che fanno politica per servizio e , attraverso il nostro esempio, farlo diventare un
comportamento abituale. Possiamo…(E.Olivero – Per una Chiesa scalza) PADRE NOSTRO–CANTO :
MADRE IO VORREI
«Le sue braccia sono rimaste in cielo e nessuno ha fatto tragedie» ha scritto il grande e caro amico Candido
Cannavò, cogliendo in una semplice frase il senso più grande della mia vita. Sono nata così, senza le braccia,
da due genitori straordinari che mi hanno accolto senza tragedie, ma con tanto amore e positività. Siamo
cresciuti insieme, creandoci un mondo che rispecchiava la nostra prospettiva, con le mie «mani in basso» e
con la voglia di trovare il nostro posto in questo mondo, che a volte fa fatica ad accorgersi di quanto sia
bello e prezioso il fatto che tutti noi siamo diversi. Due braccia che all'apparenza non ci sono, ma che
diventano 4, poi 8, poi mille e poi infinite perché hanno il desiderio di accogliere tutte le braccia che hanno
voglia di donarmi il loro amore e il loro aiuto. Non so esattamente cosa abbia provato la mia mamma la
prima volta in cui mi ha tenuta tra le sue braccia, ma so con certezza che da quell'istante lei mi ha scelta per
la seconda volta come sua figlia, per donarmi tutto il suo amore e farmi crescere con serenità.
«Vivi la tua vita con serenità, come ho sempre fatto io», mi ha detto un giorno la mia mamma. Parole
preziose che mi accompagnano ogni giorno e che ora hanno acquistato un senso ancora più grande.
Insieme a lei sono cresciuta e ho sognato, credendoci così tanto e impegnandomi in ogni momento della
mia vita, ma sempre con lei al mio fianco. Quando ci dicevano che non potevo fare qualcosa, io la guardavo
e lei mi sorrideva dolcemente e mi diceva «sì» con la testa e non mi serviva altro. Sono diventata una
pittrice e una danzatrice insieme e anche grazie a lei, perché non ci siamo mai arrese. Il 24 dicembre la mia
mamma ha concluso il suo viaggio in questa vita. Quando le persone lasciano la terra alla vigilia di Natale si
dice che stiano accompagnando la Vergine nella nascita di suo figlio. Il pensiero che lei non abbia smesso di
essere madre mi ha dato quel senso di serenità che lei mi aveva augurato. Però non basta, il dolore che si
prova quando si perde la propria mamma è qualcosa che non si può spiegare e nemmeno immaginare
prima. Ora ho due braccia in meno. Lei mi ha tenuto stretta tra le sue braccia il giorno in cui sono venuta al
mondo ed io le ho tenuto la mano nel suo ultimo respiro. La sensazione di solitudine che mi pervade è
immensa, in alcuni momenti è dolorosa anche fisicamente. Molti dei miei gesti quotidiani erano fatti
insieme a lei. Le sue mani erano davvero anche le mie nel modo più spontaneo e sincero possibile. Una
sensazione che solo una mamma può provare quando il proprio bambino è piccolo, ma una sensazione che
le mamme che hanno un figlio con delle necessità particolari provano tutti i giorni, anche quando i propri
figli non sono più bambini. Ora questi gesti mancano come l'aria che respiro e assumono un significato
diverso. Ho avuto sei mesi di tempo per abituarmi a questa mancanza, da quando questa malattia ha reso il
suo corpo così debole. Sono stati mesi che sono serviti a lei per vedere che potevo farcela e che potevo
volare, come lei mi diceva sempre. «Tu devi volare...», ci ha creduto sempre, in ogni istante della sua vita,
anche quando aveva tutti contro. Non si è mai arresa e ha lottato insieme a me perché gli altri potessero
vedere quante cose la sua bambina sapeva e poteva fare. Ha lottato fino alla fine nel modo più dignitoso e
straordinario possibile. Amava la vita e non si poteva arrendere dopo averci creduto così tanto. Il suo corpo
non ce l'ha fatta, ma il suo spirito è ancora vivo. È vivo dentro me e tutte le persone che l'hanno amata e
apprezzata come donna, moglie, madre, nonna e amica. Sapevo che ci sarebbe stato un «dopo di lei», ma
non lo immaginavo, non così presto e non dopo tanta sofferenza. E ora questo momento è arrivato, non è
più un «dopo» ma un «adesso». Sento che mi ha lasciato tutti gli strumenti necessari per vivere e volare
come voleva lei, come mi ha insegnato lei e lo devo fare proprio senza di lei. Non so ancora come farò, ma
so che lo devo fare anche per lei. In questi anni di attività artistica sono spesso venuta in contatto con
realtà impegnate nel realizzare progetti e servizi per garantire un futuro sereno alle persone con disabilità e
ai loro familiari. Progetti importantissimi e fondamentali per molte famiglie che altrimenti non saprebbero
come fare. È già difficile per un figlio sopravvivere alla morte di un genitore, poi per un figlio che ha vissuto
tutta la vita con l'aiuto amorevole e spontaneo dei suoi genitori, trovarsi senza è come morire. Chissà
quante volte la mia mamma avrà pensato al momento in cui non sarebbe più stata lei a «donarmi» le sue
mani e quante preoccupazioni che non mi ha mai fatto percepire. In questi anni mi ha aiutato a costruirmi
delle basi su cui fondare la mia vita, sapendo che mi avrebbero aiutato anche nel momento in cui lei non
sarebbe più stata accanto a me. Lo ha fatto in mille modi e forse solo ora lo comprendo realmente, perché
lei non c'è più, ma tutto quello che abbiamo costruito resta e ora sta a me portarlo avanti. Questa è la
prova più grande della mia vita, è come se fossi nata una seconda volta, senza le sue braccia di madre, ma
con le braccia di tante altre persone che mi circondano e che non mi permettono di sentirmi sola. Ho tutti
gli strumenti per ricominciare questa vita e li ho costruiti tutti con il suo sostegno. Ora devo volare da sola...
Ce la posso fare, perché lei ci ha sempre creduto e io continuerò a crederci anche per lei.
PADRE NOSTRO – CANTO: SAN FRANCESCO
Oggi, Cristo vi pone la domanda che rivolse ai suoi discepoli: «Chi sono io per voi?». A tale
domanda, Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,15-16). E tutta la sua
vita divenne una risposta concreta a questa domanda. Cristo desidera ricevere anche da ciascuno di
voi una risposta che venga non dalla costrizione né dalla paura, ma dalla vostra libertà profonda.
Rispondendo a tale domanda la vostra vita troverà il suo senso più forte. .., possiate lasciar crescere
nei vostri cuori questo sì a Cristo, approfittando specialmente dei lunghi tempi di silenzio che
occupano un posto centrale nelle vostre preghiere comunitarie, dopo l’ascolto della Parola di Dio.
Questa Parola, dice la Seconda Lettera di Pietro, è «come una lampada che brilla in un luogo
oscuro», che voi fate bene a guardare «finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la
stella del mattino» (1,19). Voi l’avete capito: se la stella del mattino deve sorgere nei vostri cuori è
perché non sempre vi è presente. A volte il male e la sofferenza degli innocenti creano in voi il
dubbio e il turbamento. E il sì a Cristo può diventare difficile. Ma questo dubbio non fa di voi dei
non credenti! Gesù non ha respinto l’uomo del Vangelo che gridò: «Credo; aiuta la mia
incredulità!» (Mc 9,24). Perché in questo combattimento voi non perdiate la fiducia, Dio non vi
lascia soli e isolati…... Tornando a casa vi invito a scoprire che Dio vi fa corresponsabili della sua
Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni. Questa comunione che è il Corpo di Cristo ha bisogno di
voi e voi avete in esso tutto il vostro posto. A partire dai vostri doni, da ciò che è specifico di
ognuno di voi, lo Spirito Santo plasma e fa vivere questo mistero di comunione che è la Chiesa, al
fine di trasmettere la buona novella del Vangelo al mondo di oggi. Con il silenzio, il canto occupa
un posto importante nelle vostre preghiere comunitarie…. Il canto è un sostegno e un’espressione
incomparabile della preghiera. Cantando Cristo, voi vi aprite anche al mistero della sua speranza.
Non abbiate paura di precedere l’aurora per lodare Dio. Non sarete delusi. Cari giovani amici,
Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca, perché la portiate ad altri. Sì, siete
tutti chiamati ad essere delle piccole luci per quanti vi circondano. Con la vostra attenzione a una
più equa ripartizione dei beni della terra, con l’impegno per la giustizia e per una nuova solidarietà
umana, voi aiuterete quanti sono intorno a voi a comprendere meglio come il Vangelo ci conduca al
tempo stesso verso Dio e verso gli altri. Così, con la vostra fede, contribuirete a far sorgere la
fiducia sulla terra. Siate pieni di speranza. (Benedetto XVI Incontro Comunità Taizè 29 dic 2012)
PADRE NOSTRO – CANTO : TU AL CENTRO DEL MIO CUORE
Noi cristiani dobbiamo avere il coraggio della verità. Noi cristiani abbiamo smesso di essere segno,
siamo diventati i cristiani del “buon senso”, del quieto vivere; un po’ alla volta siamo riusciti a
conciliare il Vangelo con la mentalità del “mondo”…oggi che differenza passa tra uno che è
cristiano e gli altri? Cosa vuol dire oggi per la coscienza dei cristiani “non rubare”?...Oggi il
Vangelo è diventato scandalo prima di tutto per noi battezzati, inconciliabile con la nostra vita, con
le nostre esigenze, con la nostra “cultura”. Continuiamo a girare attorno ai problemi con indagini,
convegni , e non arriviamo a sciogliere il nodo del “venite e vedete” (Gv 1,39). Spesso oggi come
singoli e come comunità cristiane non siamo testimoni credibili di una cultura dell’amore reciproco
e della condivisione. Per scaldare il cuore degli altri dobbiamo conservarlo caldo noi. C’è bisogno
che anzitutto noi Chiesa ci rievangelizziamo per portare alla gente la buona notizia: il mondo si può
cambiare!...Le nostre comunità devono tornare a “parlare cristiano”, a “pensare cristiano”, ad
“amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5) Il Signore, ne siamo
convinti, ci sta domandando con forza di tornare ad essere cristiani a tempo pieno, 24 ore su 24
(E.Olivero – Per una Chiesa scalza) PADRE NOSTRO – CANTO : LE TENDE
Una vergine partorisce, un giovanotto semplice e generoso rinuncia ai suoi sogni per accudire ad
una sposa e a un figlio non suoi, Dio nasce viandante, accolto in una grotta. Solo dei personaggi
ambigui, i pastori, si accorgono della sua nascita, due anziani devoti e scoraggiati, Simeone e Anna,
riconoscono nel Tempio la luce delle nazioni. I Magi sono l’immagine dell’uomo che cerca, che
indaga, che si muove e segue la stella Lo stravolgimento del Natale continua: Gesù è riconosciuto
da pagani che con tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, così annota
l’ebreo Matteo. Ed è il rischio che anche le nostre comunità cristiane corrono: quello di vedere dei
non credenti incontrare Dio, di essere talmente assuefatti alla fede da non avere più il coraggio di
cercare. I Magi sono l’immagine di tutti quegli uomini che, spinti dal desiderio e dalla sete della
verità, hanno finito con l’incontrare un segno della presenza di Dio: una testimonianza, un
avvenimento, una parola di un cristiano e, seguendolo, hanno scoperto il volto di Dio. E noi
possiamo diventare la stella che conduce a Dio come altri sono stati il segno luminoso che ci ha
portato alle soglie del mistero. Narra una leggenda che ci fosse un quarto re, che portava in dono la
pace. Gesù bambino, pare, rimase molto deluso per quest’assenza. Da allora il dono della pace è
quello che Dio desidera con maggiore forza dagli uomini. Pare che il quarto re si attardò lungo la
via, fermandosi da persone bisognose, ammalate, a portare la pace. Forse anche a voi è successo di
incontrarlo. Forse siete voi il quarto re. Eccoci a vedere la meraviglia di un Dio che si consegna.
Che ci ha fatti rinascere.
Adesso, come fecero i pastori, possiamo tornare al nostro lavoro con gioia raccontando tutto ciò
che abbiamo visto e sentito. Incontrare Dio non ha migliorato la condizione di semi-schiavitù e di
sofferenza reiterata dei pastori. Ma il loro cuore, ora canta. Hanno visto Dio vagire.
(Paolo Curtaz – Ti racconto la Parola 6 gennaio 2012) PADRE NOSTRO – CANTO RESTA QUI
CON NOI
PREGHIERA FINALE (INSIEME): Maria è dai giovani che parte il futuro! I giovani
possono prendere il buono del passato e renderlo presente! Nei giovani sono seminate
la Santità, l’intraprendenza e il coraggio. Maria, madre dei giovani, coprili con il tuo
manto, difendili, proteggili dal Male, affidali al Tuo Figlio Gesù e poi mandali a dare
Speranza al Mondo.(SERMIG-Torino-Ernesto Olivero)
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