LETTERE E COMMENTI 17 Mercoledì 17 marzo 2010 SERGIO LORUSSO Il processo penale virtuale >> CONTINUA DALLA PRIMA V ale a dire l’ulteriore arretramento della «soglia d’attenzione» e del conseguente punto d’intervento dei media rispetto ai tempi del processo. Se una volta si gridava allo scandalo per l’equiparazione giornalistica di una misura cautelare personale a una sentenza di condanna – accadeva di frequente all’epoca di «Mani pulite» – e poi è divenuta sufficiente un’informazione di garanzia – forse utopisticamente concepita dal legislatore a tutela dell’indagato ma finita per ritorcersi in suo danno – per sbattere i mostri (veri o presunti) in prima pagina, quella che stiamo vivendo è l’era delle intercettazioni, delle conversazioni captate e poi pubblicate dai giornali, spesso prima del consentito. «Vengo ascoltato? Qualcuno mi sente, mi intercetta, mi spia quando parlo, confido un segreto, esprimo un pensiero o un’opinione? Ma no - mi dico ragionando - che motivo ci sarebbe di sorvegliarmi in tal modo? Non c’è niente che possa portarmi a credere che io sia sotto ascolto, non è vero?». Non si tratta delle riflessioni a voce alta carpite da un brillante cronista proiettato sulle orme di uno degli attori della vicenda Rai-AgCom, bensì dell’esordio di un saggio di Peter Szendy, filosofo e musicologo francese, dall’icastico titolo «Intercettare» (2007). Un fenomeno non solo italiano, se lo studioso transalpino prosegue ammettendo che «leggendo i giornali trovo indizi ricorrenti, e spesso inquietanti, sullo sviluppo inaudito che, in forme violentemente arbitrarie, sembra aver conosciuto la sorveglianza uditiva». La novità del caso Rai-AgCom, tuttavia, è data da un’accelerazione mediatica senza precedenti che ha portato alla diffusione del solo ipotetico contenuto delle captazioni – non essendo ancora state depositate le loro trascrizioni – su cui si è innestato un aspro scontro politico-giudiziario nel quale nessuno dei protagonisti ha brillato per prudenza e lungimiranza. Prematuro e inutilmente dissuasivo l’invio in Puglia degli ispettori disposto dal ministro della Giustizia, eccessiva la reazione dei consiglieri del Csm che chiedono un’indagine sulla legittimità dell’ispezione disposta nei confronti degli investigatori (…). Precoci e azzardate le dichiarazioni dei difensori sull’«irrilevanza penale dei fatti» – prima ancora di sapere chi e per cosa fosse indagato – e sulla «totale e assoluta incompetenza territoriale di quella Procura» senza conoscere i motivi che hanno indotto i pubblici ministeri di Trani a occuparsi di quei fatti e capire, così, se realmente siano state violate le norme che disciplinano la ripartizione delle attribuzioni (e non le competenze, che sono prerogativa dei giudici!) tra le varie Procure. Irrispettosa la qualifica di «grottesca» attribuita all’iniziativa giudiziaria sulla base delle sole notizie di stampa, provocatoria l’etichetta di «stile mafioso» affibbiata al comportamento di premier e Guardasigilli. Resta l’indubbia e grave violazione del segreto investigativo, avvenuta ancor prima che le conversazioni intercettate fossero depositate, scremate e trascritte. Probabilmente un boomerang per l’inchiesta, lanciato proprio alla vigilia di una svolta significativa nelle indagini. Non è un caso che il Procuratore della Repubblica di Trani e il suo sostituto siano stati gli unici a mostrare misura e senso di responsabilità, evitando di finire travolti dal fragore mediatico o di rimanere incantati dall’irresistibile fascino delle telecamere. Ribadendo, così, il primato del processo - e delle sue regole - su ogni proiezione e/o distorsione mediatica. Servirà? Probabilmente no. Le intercettazioni sono ormai diventate un apprezzato «oggetto di consumo», utilizzato «per catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica»: «se si vuol censurare qualcuno, non serve altro che gettare in pasto alla fucina mediatica qualche intercettazione che lo riguarda», si legge nella postfazione all’edizione italiana del libro di Peter Szendy, alimentando «una logica perversa che moltiplica esponenzialmente le centrali di ascolto, gli origlianti e gli origliati, i ricattanti e i ricattati, in un vertiginoso incrociarsi di relazioni di affari e di potere in cui tutti controllano tutti». Sergio Lorusso GIACOMO VENTOLONE Sogno americano, sveglia cinese S e c'è un recupero dell'economia americana questo è tutto da vedere. Nei giorni scorsi la FED (Federal Reserve) ha riportato un aumento del reddito medio delle famiglie americane del 5% nell'ultimo trimestre del 2009. Buone notizie anche dal Dipartimento del Commercio che ha diffuso i dati sulle vendite al dettaglio del mese di febbraio registrando un +4%. L'aumento della ricchezza media arriva grazie al recupero del mercato azionario (l'indice Dow Jones è in netto recupero dall'inizio di quest'anno). Ma come mostrato dalla classifica stilata da Forbes, che consacra i 400 più ricchi al mondo, di questo trend ne hanno beneficiato in pochi: magnati come Carlos Slim, Bill Gates e Warren Buffett ottengono significativi incrementi di patrimonio nella misura di svariati miliardi di dollari. Questo aumento di ricchezza non corrisponde a un accresciuto benessere delle famiglie americane. Leggere ii trend economici attraverso "dati medi" allontana dalla comprensione del ciclo economico. Se il pollo è uno e i commensali sono due, la legge della media ci dice che il pranzo viene diviso in pari quantità, a meno che uno di essi non divori il pasto interamente. I “divoratori unici” sono in crescita nel mondo e questo spiega il declino della classe media e l'avvento dei nuovi poveri. Anche la classe media americana vive sempre più l'ansia di conservare il posto di lavoro o di ritrovalo per saldare i debiti fuori controllo, contratti quando tutto sembrava gratuito purché titolari di svariate carte di credito. Con questo sentiment riprendono a crescere debolmente le vendite retail dopo la gelata del 2009, spinte dal settore alimentare (+3%), dell'abbigliamento e dell'arredamento (sotto l'1%). Ma i posti di lavoro sono già andati altrove e della crescita attuale, nonché di quella attesa, il ceto medio americano non ne beneficerà subito, salvo ulteriori interventi dell'amministrazione Obama. Il Paese che un tempo era simbolo della libertà attraverso il lavoro oggi è fermo a un tasso di disoccupazione che supera il 9%. Lo sanno bene gli ex manager, con laurea, master di specializzazione e anni di esperienza nel ruolo, che dopo aver perso il lavoro e livelli di reddito del tutto rispettabili, si sono dovuti riadattare accettando posti temporanei retribuiti a 10 dollari all'ora. Medesime qualifiche, responsabilità e carichi di lavoro ma più instabilità e salari dimezzati perché il mercato è fermo, le aziende tagliano i costi, i consumi arrancano ed i grandi retailers come Wal Mart, Target e Best Buy impongono ai fornitori un'incessante riduzione dei costi di produzione per proteggere i margini e sostenere i consumi. Quell'America che ha creduto nel liberismo economico e nel libero scambio, creando ricchezza nei propri confini e oltre, oggi vive tutte le ansie e le incertezze di un mondo che va verso un nuovo ordine. Intellettuali, politici, economisti, ci diranno cosa accadrà nei prossimi anni e decenni. Ma forse la domanda più importante è se i Paesi che guideranno lo sviluppo economico nei prossimi mesi e anni, come la Cina, (oltre alla Russia, l'India e il Brasile), sapranno interpretare il proprio ruolo di leadership con la stessa passione per la libertà, per i diritti civili e per l'emancipazione sociale che hanno caratterizzato il sogno americano. FRANCO DERAMO* Pubblicità, l’anima delle elezioni C’ è sempre più bisogno che la pubblicità, su giornali e altri strumenti del comunicare, sia sempre geniale, originale ed efficace, capace di comunicare e di rappresentare con grande semplicità la complessità crescente nella quale rischiamo di perderci. Più che mai tutto ciò è necessario in campagna elettorale dove, alla pubblicità fatta dai singoli partiti è necessario tener presente anche quella dei singoli candidati. Non aiuta neanche la dimensione del manifesto, anzi, a ben guardarli, le facce sembrano tutte uguali e i messaggi spot-slogan che lanciano sono spesso retorici, banali, inconsistenti, poco efficaci. Ancora gli spazi pubblicitari regolamentati non eramo scattati, ma un manifesto aveva fatto ben il giro non solo del territorio del collegio di Bari, ma addirittura di numerosi organi di informazione nazionale. Come dice con grande acutezza Toni Muzi Falcone della FERPI (la Federazione delle Relazioni Pubbliche Italiana), il mes- saggio che la città di Bari in questi giorni ha ricevuto da alcuni manifesti è stato innanzitutto quello di “farti sorridere”. Qualcuno si indigna, ma c’è ben altra volgarità in giro. Ci sono ben altri impuniti stereotipi in giro che restano ostentati in maniera offensiva, per le donne e per gli uomini, e per i quali, forse, non si ha neanche il tempo e la voglia di indignarsi. Finalmente, manifesti elettorali non che non sono stati solo visti, ma anche guardati. * Responsabile FERPI Puglia FRODI «CAROSELLO» SMISURATO DANNO AGLI STATI di LUCA CELLAMARE L e recenti vicende giudiziarie hanno reso più che mai attuale la problematica delle frodi Iva che sembrano, col passare degli anni, caratterizzate da condotte sempre più sofisticate ed insidiose in grado di eludere i numerosi interventi legislativi in materia. A livello comunitario la frode più temuta è quella «carosello»: questo sistema fraudolento, molto presente nei settori merceologici ad alto valore aggiunto (differenza tra prezzo di vendita e costi di produzione), permette alle società coinvolte di creare un letale meccanismo a transizione circolare che arreca un danno smisurato all’Erario. La frode «carosello» consiste in una condotta illecita realizzata da più soggetti economici che effettuano scambi intracomunitari per ottenere indebiti vantaggi fiscali. UN GIRO DI SOCIETÀ FITTIZIE IN EUROPA -La condotta criminosa viene realizzata attraverso fittizie attività economiche che attribuiscono importanti crediti di imposta alle società destinatarie. La frode, nella sua versione più semplice, viene così attuata: la società straniera («società del condotto»), rende una fornitura «intracomunitaria» di merci ad un’altra società con sede legale nel nostro Paese. Trattandosi di cessioni tra Paesi membri, ai sensi del D.L. 331/1993, tali operazioni non sono imponibili ai fini Iva. A questo punto la società italiana creata ad hoc (la «missing trader»), che ha acquistato le merci senza la corresponsione dell’Iva, effettua una fornitura nazionale ad altra società «intermediaria». La «missing trader» raccoglie l’Iva sulle sue vendite ma non la versa all’Erario e scompare! Infine la società intermediaria, effettua una nuova fornitura intracomunitaria alla società di partenza (o del condotto). Dato che si tratta di una cessione «intra», quindi senza imposizione Iva, la società intermediaria (detta anche destinataria), acquista un credito Iva nei confronti dell’Erario. Nello stesso tempo trasmette alla società straniera «del condotto» gli stessi beni e servizi che permettono al sistema di ripartire. Di conseguenza, la perdita per l’Erario può diventare illimitata! Di solito, per rendere più complicato il lavoro di indagine, nella catena di società vengono interposte ulteriori società «cuscinetto», che talvolta possono essere all’oscuro della frode. Nelle macchinose frodi Iva c’è da considerare un altro aspetto importante: se sussistono, di volta in volta, i presupposti per attribuire alle società la responsabilità amministrativa da reato. Il D.Lgs. 231 del 2001 ha previsto, attraverso il criterio della immedesimazione organica, la possibilità di sottoporre a procedimento penale le società (persone giuridiche) in deroga al principio per cui la responsabilità penale è personale (persone fisiche). Perché la normativa sia applicabile è necessario che la condotta illecita sia compiuta da soggetti in posizione apicale e che sia diretta a conseguire un concreto vantaggio della società. FONDI NERI ALL’ESTERO - Le frodi «carosello», che rappresentano una pratica illecita già consolidata e per cui recentemente (con tempismo perfetto) la Corte di Cassazione si è nuovamente espressa, possono essere realizzate con un movente ben preciso: compiere un furto «contra statum et honorem eorum» in modo da creare fondi neri all’estero al fine di evadere in Italia le imposte sui redditi. In tal modo le società beneficiano di condizioni di vendita più vantaggiose e alterano le regole del mercato. Proprio la diffusione di questo tipo di frodi ha spinto il legislatore ad intervenire. Sono state introdotte: nuove regole sui modelli Intrasat; solidarietà nel pagamento dell’imposta; nuove ipotesi di reato (e quindi rilevanza penale) tra cui «omesso versamento Iva» e «indebita compensazione». Le frodi continuano comunque ad essere un punto cruciale a livello interno e comunitario. A questo punto l’attenzione si sposta su ulteriori misure deterrenti che evitino un più grave inquinamento dei settori economici. Bisognerebbe dare vita ad un nuovo sistema di imposta, basato sulla tassazione nel Paese di origine. Ma un meccanismo del genere, che prevede la standardizzazione delle autonomie tributarie, sembra di difficile attuazione nel breve periodo.